Ti sto cercando. Sei al di là di una porta chiusa, di cui io non so trovare la chiave. Vorrei aprirla, spalancarla, e correre dentro, dentro te. Non riesco, non ce la faccio. Tutte le chiavi che provo sembrano sbarrare sempre più quell’unica via per raggiungerti, quella porta. Fatta di apparenza e di ipocrisia. Aprimi.
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Una donna realmente innamorata (e non "attaccata") ama ascoltare il suo uomo. Ama conoscere il suo Io e perdersi dentro al suo pensiero. Cerca di entrare dentro all'uomo attraverso la conoscenza del suo pensiero. Possibile che la donna abbia bisogno di ascoltarlo per sentircisi dentro mentre l'uomo ha la possibilità di entrare dentro alla donna in modo più immediato? Ergo: la donna penetra mentalmente? E l'uomo che non si apre mentalmente alla sua donna, equivale ad una donna che non vuole essere penetrata? Vieni. Appoggiati alle mie spalle. E toccami. Appoggia il viso tra i miei capelli. E respirami. Appoggia le labbra al mio collo. E mordilo. Lascia andare la testa, non devi temere. Ti prendo la realtà, solo per un attimo. Un attimo in cui voglio che tu pensi solo al piacere. Un attimo in cui voglio sentirti entrare dentro me con tutta la forza delle volte in cui ti sei trattenuto. Un attimo in cui voglio darti tutto quello che ho dentro. Un attimo in cui devi godere di tutto quello che ho dentro. Vieni. Ti prendo la realtà un attimo. Te la rendo intrisa di piacere. Sola, in un mondo di frenesia, in una stanza di tempo fermo. Sola con la mia pelle, sola con i miei pensieri, sola con la luce di una candela che scalda come fosse fuoco. Musica che suona dolcemente, che entra piano, che brucia dentro. Incanto, pensieri lievi che si fanno fiamme, odore intenso che toglie il respiro. Sola, abbracciata dal tuo pensiero, avvolta dal tuo desiderio, scaldata dalla tua passione. Amo stare sola. Quante volte mi hai chiesto di non dire, di fermarmi, di non portarti in mezzo ai miei pensieri. E ogni volta quella richiesta era un invito a continuare, ad insistere, ad abbattere le tue resistenze. Il tuo silenzio è lo spazio infinito in cui si muovono il mio desiderio, la mia passione. Lo ascolto ogni giorno, mi chiama ogni notte, mi dice più delle tue parole. Il tuo silenzio, mentre guardi quella scatola, che contiene tutta me stessa. Così vorrei arrivarti, al semibuio, in silenzio. In quel silenzio che ti ferma per il timore di perderti nella mia testa, che ti urla dentro la fame che ho di te. Quel silenzio che mi tiene lì, dentro al tuo pensiero, a un soffio dalla tua pelle. Pensieri in confusione. Cuore che batte all’impossibile. Pelle calda e sensibile, ogni centimetro. L’odore della tua pelle è la sola aria che mi ossigena. Aria che mi sfiora ed è carezza irresistibile. Le tue mani mi rubano la realtà, assecondano ogni mia fantasia, trasportano i miei sensi, mi accompagnano nel mio mondo. Mondo fatto di pelle, di odore, di calore, di piacere. Piacere intenso, e sempre diverso. Sono attimi. Durano una vita. Succede di rado che le persone ti stupiscano… soprattutto piacevolmente. Ci sono sguardi che ti scivolano addosso senza che tu te ne accorga, per lungo tempo, per anni. Non li percepisci, forse deviata dall’atteggiamento scherzoso, giocoso, apparentemente superficiale. Poi succede che un giorno nasce un gioco, sembra casuale, qualche battuta che capisci non essere uno scherzo, non essere il solito gioco. Parole che escono, una dopo l’altra, quasi legate al filo del tempo, del lungo tempo in cui sono state taciute. Escono come una liberazione pacata, un’ammissione del sentire quasi non importassero le conseguenze. Un dire gentile, un chiedere dolcemente, nulla pretendere. Parole che non ti aspettavi, pensieri che non immaginavi. La cosa strana è che non ti sconvolgono, ti sembrano quasi una carezza, un lieve sfiorare il tuo essere, un dolce cullare il tuo aver vissuto. Ti fermi. Non pensi. Non ti chiedi cosa vorresti, se vorresti. Non ci avevi mai pensato, non vuoi pensarci. Resti lì, immobile, a lasciarti accarezzare dalla dolcezza di quei pensieri, senza chiederti dove porteranno. E se fosse che eri già dentro me. E se fosse che mi hanno insegnato ad alzare un muro dentro me. E se fosse che in fondo ai miei pensieri ce n’era uno che non ho mai voluto leggere. Un solo neurone forse ha capito davvero il significato di quella frase, uno solo, in mezzo a milioni. Ma non si è isolato, non si è spento. Ha lentamente iniziato ad irradiare informazioni ai neuroni vicini. Qualcuno ha respinto. Qualcuno si è modificato. Qualcuno ha continuato ad agire sinapticamente. E ora sei qui, nella mia testa. I miei pensieri sono pieni di te, di sensazioni immaginate, di emozioni desiderate. La mia testa freme e il mio corpo pure. Cercano te. Bramano te. Non fermerò i miei pensieri e non taccerò la mia bocca. Respirerò il tuo odore e ti dirò quello che sento. Immaginerò il tuo piacere e ti griderò il mio. Animerò il tuo desiderio e ti restituirò le mie sensazioni. Mi sentirai nelle tue mani. Stringerai. E capirai che sono tua. Entra. Non dire niente. Parla ai miei sensi. Parlagli piano e forte. Con carezze e schiaffi, con saliva e morsi, con anima e corpo, con diletto e passione. Concedimi. E privami. Dammi. E prendimi. Chiedimi. E comandami. Sussurrami. E urlami. Non un attimo. Non un’ora. Non una notte. Giorni e giorni. Chiusi nel nostro piacere. Vieni. Stenditi con me. a guardare oltre il mondo oltre l’infinito. Guardami. Non dirmi che sono bella. Non dirmi che mi ami. Non dirmi parole scontate. Parlami. Dimmi quello che senti. Dimmi l’effetto che ti fa toccare la mia pelle. Dimmi la sensazione che hai nel mordere le mie labbra. Raccogli una stella. Con cui accarezzarmi la pelle. Con cui ossigenarmi il respiro. Con cui sfiorare le mie labbra. Portami fino alla Luna. Sento il tuo desiderio di me cerco la dimensione in cui incontrarlo. Sento il tuo pensiero sulla mia pelle cerco la chiave per leggerlo. Sento la tua immagine farsi spazio tra i miei neuroni cerco di elaborarla e darle una collocazione. Sento l’intensità della tua carne che chiama la mia cerco il tuo respiro per lasciarmi andare. Sento passione indecisa, impaurita cerco di capire qual è il grado di piacere che riesci a sopportare. Uomo. Di apparente durezza in mezzo al mondo, per la convinzione di sentirsi più sicuro. Uomo. Di poche parole, per il timore di dover dare risposte. Uomo. Di certezze assolute, per la paura di dover cambiare. Uomo. Di pensieri nascosti, per la convinzione che siano solo suoi. Uomo. Di sogni taciuti, per il turbamento che potrebbero causare. Uomo. Di apparente indifferenza, per l’ansia di dover affrontare conseguenze. Uomo. Di cortese retrocedere, per l’incertezza di non essere all’altezza. Uomo. Di donne diverse, per la ricerca di quello che la sua donna non da. Uomo. Di corpi pagati, per la sicurezza che non chiederanno altro in cambio. Uomo. Di donne che pretendono, per il desiderio di incontrarlo nei suoi sogni. Uomo. Di donne che si lamentano, per l’indifferenza che le fa soffrire. Uomo. Di donne che piangono, per l’incapacità di sentirlo soddisfatto. Uomo. Che se riuscisse a chiedere, avrebbe riscontri mai creduti. Donna. Che se riuscisse a non pretendere, avrebbe la passione che desidera. Tu che di me sai tutto, che conosci ogni millimetro della mia pelle. Tu che hai toccato tutto ciò che si può toccare di me, che hai, dai miei neuroni e dalla mia pelle, tutto ciò che una mente e un corpo possono dare. Tu che mi vedi ogni mattina aprire gli occhi e ogni sera chiuderli, che senti il mio respiro mentre la mia mente sogna. Tu che mi hai vista provare il massimo del dolore e il massimo del piacere, che mi hai dato lo spazio per diventare me stessa. Tu non mi perderai mai per un altro uomo. Mai. Dimmi se è un gioco. Dimmi che gioco è. Dimmi se ho abbattuto le mie resistenze ed i miei perché per una banale curiosità o per qualcosa che senti. Dimmi se non guardi i miei occhi per timore di cadervi o per evitare di svelarti. Dimmi se cercavi un momento di svago o se cercavi me. Mi hai chiesto di giocare una carta… Ho giocato l’asso. L’asso prende tutto. |
AuthorGRAZIA SCANAVINI Archives
Febbraio 2017
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