![]() Ascolta. Lo senti il rumore dei miei tacchi che si avvicinano? Sto salendo le scale. Hai lasciato la porta socchiusa, come ti avevo ordinato. Non puoi vedermi con gli occhi bendati . Sai che mi piace trovarti così. Nudo, bendato, mani legate, seduto sulla sedia ad aspettarmi. Sei mio. Posso fare di te quello che voglio. Non una parola. Ti giro intorno. Ti stai chiedendo come sono vestita? Lo saprai solo dopo. Dopo che le mie mani e la mia bocca ti avranno sfinito di piacere. Dopo che avrò levato la benda dai tuoi occhi e potrai farmi tutto ciò che vorrai. Ti sto cercando.
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Tempo di mare, di spiagge, di costumi e di vestiti scollati.
Proprio lì, sul seno... bello quell’angelo alato, un po’ triste ma ha un che di coccola, di carezza, di appartenenza. Avrà una quarantina di anni lei. Ma quanti altri tatuaggi ha? Sta fumando una sigaretta e mentre alza il braccio per portarla alle labbra intravedo una rosa blu. Non blu colorata, è blu disegnata, quasi fosse impressa con una Bic blu, del blu in cui scrivevano 20 anni fa le Bic. Particolare però! Si spoglia. Fa caldo, o forse lo sento solo io. Distolgo un attimo lo sguardo, vorrei mai se ne accorgesse che la sto fissando. A bordo acqua c’è un gran via vai e curiosamente oggi sono attirato da questi disegni sulla pelle. Caspita quanti ce ne sono: fiori, farfalle, teschi, pugnali, bracciali, leoni, serpenti, lune, stelle e soli, come se il sole di oggi non scaldasse abbastanza. Ma guarda tu quelle due! Lo stesso tatuaggio e nella stessa posizione: un tribale sul basso ventre, proprio sotto l’ombelico. Potevano fare così: una si faceva il tribale, l’altra si tatuava la traduzione, almeno potevo capire che caspita significa. Boh! Che non senso! Lei è ancora lì, le sarà suonato il telefono intanto perché sta ridacchiando mentre parla ad alta voce. Eccola, riattacca. Riprende a spogliarsi, sfila la gonna lungo le gambe… un altro? Questa volta è una scritta, illeggibile ma non un tribale come quello delle aspiranti gemelle di pancia di prima. Si direbbe una scritta a pennarello, irregolare, quasi improbabili lettere scritte da un maldestro. Le prende tutto l’esterno della coscia destra. E non è nemmeno dritto ma ha un che di spontaneo, non è certo uno di quei tatuaggi riportati identici su centinaia di corpi come fossero il risultato di una copisteria! Curiosa questa tipa, anche piacevole, non bellissima ma piacevole. Belle gambe! Si sfila la maglia. Fiuuuuuu… sulla pancia nessun disegno. Sistema gli abiti al gancio dell’ombrellone e siede sul lettino dandomi le spalle. E ti pareva! Che c’è scritto tra le sue scapole? Pensare divide sentire unisce Impegnativo questo! Era meglio quello della coscia, tanto potevi pensarci finché volevi ma non ci saresti mai arrivato. Una signora, avrà 60 anni, urta la mia sedia passandomi a fianco e nemmeno si gira per chiedere scusa… ma vaff… manco al bar della spiaggia la gente diventa educata, eppure siamo in vacanza! E poi guardala… sulla natica destra sfoggia un cuore modello cupido trafitto da un pugnale con scritto: “Amami adesso”. …appello scaduto da tempo signora mia, a giudicare dalla cadenza del gluteo! E io che mi ero seduto per leggere il giornale, c’è più da leggere sui corpi che mi gravitano intorno!! Ahahahah! Pensa che differenza tra questa dell’ombrellone e tutti i prodotti di copisteria che si arrostiscono al sole, giocano a volley, rincorrono bambini e si ungono come fossero sarde pronte da friggere. Uh! Si alza! Prende qualcosa dalla borsa. Il portafogli. Si incammina proprio nella mia direzione, mi passa accanto ed ordina un caffè al bancone del bar che sta alle mie spalle. Vorrei girarmi e guardarla, ci sarà altro da leggere? Chiede gentilmente se può avere il caffè al tavolo e si siede due sedie più in là della mia. Non ci duro. “Scusi...” sorrido (serve sempre sorridere). “Posso farle una domanda?” Sorride anche lei, vai! “Prego”. Come glielo chiedo, mannaggia. Non vorrei sembrare invadente, ma lo sono del resto, quindi che mi importa? “Mi ha incuriosito la scritta che ha sulla gamba… posso chiederle cosa significa?” Sorride di nuovo, non è infastidita, anzi, sembra gradire l’intrusione. “E’ la firma di mio figlio, di quando aveva 2 anni e mezzo. Ero uscita dalla doccia e lui è entrato in bagno con un pennarello in mano: a quell’epoca amava scrivere ovunque, muri compresi, e mi chiese se poteva scrivere il suo nome sulla mia gamba. Acconsentii e, senza lavarlo via, il giorno dopo andai da un amico tatuatore chiedendogli di riprodurre la scritta esattamente così com’era. Sa, io amo ricordare i momenti piacevoli della vita e scriverli sul corpo per me è come fissare un preciso istante e ricordarlo per sempre. Credo che se non lo avessi fatto, quel momento sarebbe sfumato come mille altri… che lasciano una piacevole sensazione ma non lasciano una collocazione precisa. Emozioni scritte sulla pelle.” Sentire parlare quella donna era come andare in un’altra dimensione: avessi fatto la stessa domanda ai prodotti di copisteria transitanti, mi avrebbero risposto che avevano scelto quel disegno da un catalogo perché era quello che gli piaceva di più! I più profondi avrebbero risposto che quel pugnale era il segno del dolore inferto da un fidanzato che se l’era filata con un’altra o che quel tribale era uguale a quello della Canalis di cui però non conosceva il significato. Arriva il caffè! Non ho osato chiedere oltre. Curioso dei significati anche degli altri tatuaggi portati sul corpo ma rispettoso dell’intensità di questa donna… avrà avuto quanto, 40 anni? Lei, come se mi avesse letto nel pensiero, mi rivolge un sorriso alzandosi e prende il portafogli (chiaro segno che se ne va). Si ferma un attimo, passandomi accanto e mi dice: “Ho iniziato a scrivere sulla mia pelle quando ho perso un caro amico, avevo solo 15 anni, ma me lo volevo portare sul petto, volevo tenerlo protetto sul mio seno e sentirmelo vicino. E la sensazione di portare con me un’emozione che mai più avrei vissuto se non nei ricordi, mi ha fatto capire quanto sia importante la pelle. Da allora, sono trascorsi momenti felici e non, ma non riesco a non imprimere sulla mia pelle le emozioni più forti.” “E se un giorno dovesse stancarsi? Voglio dire… se desiderasse non averli più?” “Perché, a lei è successo? Voglio dire, lei ha desiderato dimenticare le cose che nella vita le hanno dato più intensità?” Muto. Mi sento troppo stupido per rispondere. Mi sorride di nuovo, non mi considera uno stupido, è sicura che io abbia capito la differenza tra le sue ragioni e quelle dei prodotti da copisteria! “Arrivederci” e si incammina. “Arrivederla…. o meglio, a-rileggerla!” Si gira e mi sorride. ![]() Vuoi essere trattata diversamente da come "gli uomini trattano le donne"? Dimostra di esserlo, diversa. Non invidiare le altre. Ama te stessa. Non lamentarti di ciò che non hai. Guadagnatelo. Esci dalla parte, la finzione ti annienta. Devi volere, fortemente volere. Respirarti dentro. Infrangere le regole. Non amare per dovere, per bisogno, per avere accanto qualcuno. Ama per piacere, per passione, per sentire dentro l'altro. |
AuthorGRAZIA SCANAVINI Archives
Febbraio 2017
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