In questo sistema sociale frenetico, che ci porta a funzionare come macchine in gara, a restare sempre più in superficie, a vergognarci del sentire come se fosse anacronistico, e a mortificare quello altrui, a un certo punto ho capito che quel modo di vivere non mi appartiene e ho scelto di essere quella che cammina a piedi, seguendo il proprio ritmo. E si ferma ogni volta che ha voglia di riposare o vede qualcosa che le interessa. E si mette a disposizione dell’altro, con accoglienza e comprensione.
Del resto… sono cresciuta a pane e filosofia.
Filosofia che, per definirla in sintesi, nel linguaggio di Wikipedia conosciuto ai più, è “lo studio sistematizzato di questioni generali e fondamentali, come quelle sull’esistenza, il senso della vita, la ragione, la conoscenza, i valori, la mente e il linguaggio”. Quindi, capisci bene quanta attinenza abbia con la nostra vita quotidiana, le nostre relazioni e il nostro equilibrio, no?
Quel che mi dispiace è che chi non la conosce, chi ne ignora la reale consistenza, la sminuisce e la definisce inutile. Se decidesse di nutrirsene, scoprirebbe quanto tutto ciò che abbiamo oggi di positivo e funzionale tragga origine proprio da lei (anche scientificamente parlando) e tutto ciò che abbiamo di negativo derivi proprio dall’ignorarla. Capirebbe che l’educazione filosofica guida il comportamento delle persone che, quando ti chiedono “Come stai?”, sono davvero interessate a saperlo, anche per empatizzare e capire se possono fare qualcosa per favorire il tuo Ben Essere.
Se ogni individuo venisse formato attraverso la filosofia (non insegnata così come succede nelle scuole, come se fosse una questione di personaggi storici che hanno detto la loro su dei concetti astratti), ciascuno di noi conoscerebbe il proprio senso della Vita e saprebbe individuare, di conseguenza, il proprio scopo e cosa fare per realizzarlo. E saprebbe anche mettersi a disposizione dell’altro rispettandolo, grazie alla consapevolezza del Sé e alla stabilità emotiva che concede.
Banalmente, e lo dico con tutta l’umiltà che posso, io cammino a piedi perché so bene dove voglio arrivare, conosco il senso del mio mettere un piede davanti all’altro e questo mi consente anche di ricalcolare il mio percorso ogni giorno, in base a ciò che desidero, a come mi sento, a cosa voglio vedere.
Vivo nel presente, non arranco per scalare il futuro o per sfuggire al passato. E lo devo ai miei studi umanistici e delle scienze umane. Alla filosofia in primis, ma anche alla psicologia, alla sociologia, all’antropologia culturale, alla letteratura, alla pedagogia, alla sessuologia.
Lo devo alla lettura, allo studio e alla scrittura.
Come intrinseco nel nome stesso, la filosofia è l’amore per la sapienza e la ricerca, che sono i mezzi per approcciarsi alla comprensione dei comportamenti individuali e delle dinamiche delle relazioni umane; quindi, io vivo nella ricerca e nell’approfondimento di quelle cose che la maggior parte delle persone ritiene superflue e banali, da sciocchi, da testa sulle nuvole, relative a quei problemi che nascondono con pudore.
Finché non si scoprono troppo stanche per continuare a correre, destabilizzate dal non sapere più dove stiano andando e perché. O avvertono la paura di cadere rovinosamente, poiché in quel vagare troppo veloce corrono il rischio di perdere l’equilibrio e l’orientamento.
E allora io sono qui che cammino lentamente e continuo ad affinare le mie competenze con la ricerca, a ogni passo. Grata di aver scelto di non gareggiare, non giudico negativamente chi corre, anzi, ho estrema comprensione: senza un’educazione umanistica, quella persona non ha avuto la possibilità di dare importanza al proprio Sé e coltivarlo. So che oggi si trova nell’incapacità di superare autonomamente una crisi solo perché il sistema l’ha trattata come una macchina e non le ha dato gli strumenti per capire, invece, come funziona l’essenza umana. Essendo umana, continuando a correre come fosse una macchina, non ha potuto far altro che sfinirsi, o smarrirsi, o schiantarsi.
Do accoglienza a tutte le persone che, stremate dalla corsa o finite contro un muro, decidono di sedersi.
Nelle consulenze metto a loro disposizione il mio bagaglio di esperienze, adoperandomi – con tutto il bene che posso – per essere guida competente nel trovare il modo per superare la crisi, capire dove vogliono andare e in quale direzione riprendere a camminare.
Perché, qualunque sia il motivo per cui si sono dovute fermare, essendo umane devono necessariamente ripartire da loro stesse.
Nel sito trovi un blog suddiviso in sezioni che trattano diversi ambiti umani. My two cents per invitarti a rallentare, a non ragionare per stereotipi e pregiudizi, a volgere lo sguardo verso la fallibilità umana che è una caratteristica, non un difetto. Accettare di essere fallibili concede di guardarsi con oggettività e di investire sulle nostre reali potenzialità per migliorare la nostra vita.
Abbiamo bisogno di dismettere le narrazioni falsate da supereroi, di considerarci macchine in gara l’una con l’altra senza sapere dove stia il traguardo. Abbiamo bisogno di ritrovare la nostra dimensione, per poter capire quali siano i nostri punti di forza.
Siamo persone.
Grazia Scanavini