Dai. L'ultima sigaretta e poi andiamo. Torniamo a quella finta vita. Io alla mia, tu alla tua. Con il desiderio di essere di nuovo vicini. Con la sensazione di esserci ancora dentro. Con gli odori delle nostre pelli ancora addosso. Con i segni della bramosia che ci ha presi. Con il calore del piacere che ci siamo dati. Con la convinzione che l'abitudine soffocherebbe la passione. O forse no.
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Poi succede che non torna. Tu aspetti. Ti arrabbi. Ti disperi. Vuoi che torni. Non tornerà. Non c'è mai stato. Avevi il suo corpo, ma non la sua mente. Avevi l'apparenza, ma non il sentire. Non chiederti il perché. La ragione è scritta sulla mia pelle. Non cadere nella lotta delle colpe. Non è una colpa voler vivere. Non tornerà. Non c'è mai stato. La sua testa era altrove. Era sulla mia pelle. Era dentro di me. Nella mia bocca c’è ancora il sapore della tua bocca. Mentre respiro sento ancora l’odore della tua pelle. Sto chiudendo i pugni per stringere ancora la tua carne. La tua voce risuona nella mia testa, mi vuoi ancora. Mi piace godere di te in mezzo alla gente. Quella gente che si scandalizza se scrivo di sensazioni, di pelle, di amore. Quella gente che sogna storie impossibili, rincorre sentimenti che si spengono, rimpiange le sensazioni provate pensando che fossero uniche, ineguagliabili, insuperabili. Quella gente che vive in ciò che è stato, che si ferma a ciò che la morale gli consente. Dietro l’apparenza, dietro l’ostentata ipocrisia c’è la vergogna, c'è la paura, c'è l’incapacità di abbandonarsi a ciò che è vero. Io e te. Veri. Una strada, che non è la tua solita. La percorri senza incertezze, spinta dal desiderio di arrivare, di guardare ad occhi pieni cosa ti aspetta all'arrivo. Affronti i bivi con un respiro profondo, rallenti un attimo e riparti, mettendoci ancora più impegno perché credi nelle scelte che hai fatto. Continui a camminare anche quando la stanchezza si fa sentire e ti accorgi, guardando indietro, che il percorso era in salita, che hai evitato ostacoli quasi non accorgendotene perché volevi raggiungere il traguardo. E li hai superati con la convinzione che quella fosse la strada giusta. Guardi avanti ancora. Cammini ed ogni passo diventa più pesante. Lo vedi. Il tuo obiettivo è lì, a pochi passi. Ma non ha il colore che immaginavi, non ha i profumi che ti aspettavi, non ha la consistenza che sognavi. E ti fermi. Ti siedi. Lo guardi. E guardi indietro. La tua testa sembra impazzire in un mare di indecisione. Sei ad un passo da quello che credevi l'obiettivo della tua vita e solo ora ti accorgi che era un castello con muri di compromessi e finestre di finzione. Pensi di tornare indietro. Entrare in quel castello sarebbe assuefarsi ad idee che non sono le tue, vestirsi di abiti che non sono della tua misura, camminare su pavimenti incerti. Dov'è finito l'entusiasmo che avevi alla partenza? Non si è spento per la fatica. Si è dissolto guardando quelle finestre di finzione che avevi creduto solide. Ti alzi e cammini. Cammini in direzione di quel castello, a passi lenti, quasi avessi il timore del non ritorno. E ora sei lì, davanti a quella porta immensa e serrata. Puoi aprirla. Ce l'hai la chiave. Infili la mano in tasca e la senti: fredda, pesante, inerte. La stringi nel palmo della mano e la infili nella serratura. Giri. Basterebbe spingere ora per entrare. All'improvviso la mente si fa lucida. Sulle tue labbra emerge un sorriso che nasce da dentro, dal tuo profondo, dai tuoi pensieri. Fai un passo indietro. Volgi lo sguardo al cielo, oltre il tetto di questo enorme e grigio castello. Che appare morto al confronto con l'azzurro limpido del cielo. Puoi entrare, la porta è aperta. Mentre sorridi, ti allontani e vai oltre. Una nuova strada. Non tornerai indietro, quel cammino ti è costato fatica e ti ha messa alla prova. E ora cammini serena, lasciandoti i compromessi alle spalle. Fiera di non aver permesso alla finzione di prendersi la tua vita. La vita è oltre. |
AuthorGRAZIA SCANAVINI Archives
Febbraio 2017
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