Chi mi segue su Facebook sa che da qualche tempo, nell'ambito di uno studio riguardante gli approcci sui social network, sto pubblicando i contenuti di alcune chat che, tra il serio e l'ironico, hanno lo scopo di stimolare gli uomini a riflettere sul "come" approcciare una donna online. Molte le critiche pervenute riguardo a #chatting (così ho titolato la "serie" di pubblicazioni), soprattutto da parte degli uomini che si sentono derisi e offesi. Puntualmente ho provato a spiegare che uso le chat in modo ironico perché l'ironia è per me strumento di diffusione: non credo di dovermi giustificare se attuo strategie di pubblicazione perché trovo abbastanza normale in qualità di blogger cercare di farmi leggere da più persone possibili. Ma difficilmente mi sentono, arroccati dietro a pregiudizi del tipo "tu ce l'hai con gli uomini", spesso contestano le pubblicazioni arrivando anche a chiedere "Perché non fai lo stesso per le donne? Guarda che anche loro sono ridicole spesso o biasimabili". Io non voglio biasimare nessuno, semplicemente essendo donna mi approcciano gli uomini e non posso riportare esperienza diretta sul fare femminile. Detto questo (che piaccia o non piaccia è una situazione oggettiva) non posso non specificare che NON TUTTI GLI UOMINI approcciano in maniera ridicola, ripetitiva o banale. Alcuni lo fanno in maniera creativa, interessante, coinvolgente e anche simpatica. Solitamente ciò che "infastidisce" una donna nella maggioranza degli approcci che riceve è la serialità e l'evidente sensazione di essere oggetto di attenzione impersonale, nel senso che ti scrivono senza nemmeno prima guardare chi sei, cosa fai, dove vivi, di cosa ti interessi. Guardando ad esempio la bacheca di Facebook di una persona (non a caso ho scelto questo social per lo studio) è abbastanza facile capire con chi ci stiamo rapportando no? A parte le informazioni che ognuno di noi decide di mettere a disposizione degli altri, anche dare un'occhiata ai link pubblicati e al genere di post scritti da una persona può essere molto indicativo riguardo al tipo di persona a cui ci stiamo rivolgendo. E allora succede che quando arrivano messaggi da un uomo che comincia a chiederti di dove sei, cosa fai nella vita e se sei sposata (quando tu nelle info hai messo tutti questi dati) già storci il naso perché questo ti sta scrivendo senza nemmeno aver guardato chi sei. Dopo tre messaggi al massimo hai già la sensazione che questo abbia scritto a te ma avrebbe potuto scrivere a mille altre con lo stesse interesse: butto l'amo, vediamo chi abbocca... come fossero dei pescatori. La sensazione che hanno le donne, con i pescatori virtuali, è quella del "Se abbocca, me la mangio! Virtualmente o anche realmente se accetta di incontrarci." Qui nasce la diatriba: anche alle donne piace ricevere proposte, non ci stiamo nascondendo, ma non ci piace che avvenga in questo modo! Ci hanno cresciute con le favole delle principesse, vi ricordate? Ma ciò non significa che ci scaldiamo per ogni principe che ci fa provare la scarpa... abbiamo questo dannato (per voi) bisogno di sentirci uniche. E i pescatori questo lo sanno quindi inviano complimenti a go go che però al netto del numero degli approcci che riceviamo, sono un ripetersi dei soliti apprezzamenti (bellissima, meravigliosa, intrigante, intelligente, dea, magnifica creatura...). Quindi, diranno gli uomini, che ciccio andate cercando? Anche niente a volte, ma un uomo che si propone distinguendosi, facendoci capire che è interessato proprio a noi e non a qualsiasi essere di genere femminile che possa inviargli una foto osé o concedere una videochiamata sessuale, potrebbe anche coinvolgerci. Sì, è vero, siamo impegnative (anche pesanti spesso) ma siamo fatte così... prendetene atto. Quindi che succede? Tra cento approcci di tipo "pescatore seriale" arriva invece quello di un tipo con il quale già pubblicamente interagisci da un po' e che un po' conosci perché avete "parlato" di diversi argomenti magari. Ti scrive in privato senza subito "puntarti" e lo scambio è anche piacevole. Ha un certo modo di fare, si rivolge a te in maniera consona (nel senso che anche lui un po' ti conosce quindi non hai la sensazione del "fa così con tutte". E' una persona che dimostra una certa cultura, parlare con lui è davvero interessante e stimolante. Magari ci scappa un invito per un caffè o qualche allusione al piacere che ci sarebbe nell'incontrarsi o nel videochiamarsi... perché no? Questo è diverso. Poi succede che, come nella realtà, magari ti trovi a parlare con un'amica comune e dici: "Sai che Tizio ci sta provando e, ti dirò, ci sto facendo un pensiero?" " Ah sì? Sai che ci sta provando pure come me?" "Dai!" "Sì sì e anche io ci stavo facendo un pensierino... Mi scrive cose molto belle, mi manda suoi scritti, mi dedica anche pensieri che sembrano quasi poesie..." "Ehm... tipo?" " Aspetta, ti faccio leggere quello che mi ha mandato stamattina" e te lo copia in chat "Ahahahahah!!! È lo stesso che ha mandato a me ieri sera!" "No dai!" "Giuro!" Ci ridete su e vi viene anche voglia di scrivere a un'altra amica che avete in comune con lui e, facile da prevedere, anche lei è "sotto approccio". E indovinate un po'!! La stessa "poesia" (che si riferiva ai vostri occhi, alla vostra anima e alla vostra femminilità) lei l'ha ricevuta l'altro ieri! Risata generale, nessuna rimane troppo delusa e, ahimè per lui, inevitabilmente diventa oggetto di derisione, perdendo chiaramente quell'aurea del "lui è diverso". Che a dire la verità un po' si è distinto, non è un pescatore seriale ma un pescatore seriale intellettuale. Ovviamente ci scherziamo su e questa situazione fa parte della "normalità": non è sicuramente un problema ma ho voluto scriverne qualche riga per stimolare gli INTELLECTUAL SERIAL FISHERMEN con un consiglio: state andando benino, meglio dei pescatori "semplici", ma se volete che funzioni abbiate la prontezza di non approcciare le amiche a tappeto e non con gli stessi slanci poetici dicendo che sono scritti per lei ad hoc... ché lo sapete che le donne hanno la mania di confidarsi con l'amica, no? ;)
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La primavera, si sa, è periodo di ormoni sessuali fisiologicamente in ripresa. E le confidenze delle mie donne, così come le temperature di questi giorni, confermano che quest'anno la primavera è in netto anticipo. Detta così può sembrare l'inizio di una festa e, in modalità pregiudizio, già immagino gli uomini che sorridono dentro e si fregano le mani. ALT! Prendetevi dieci minuti per riflettere insieme a me, mettetevi in modalità "ascolto" e spegnete quella del "io non sono così" perché questo post vuole essere un suggerimento, non una critica. Chi mi legge lo sa, non mi interessa accusarvi, anche perché a me non porterebbe proprio nessuna soddisfazione farlo, mentre mi appaga molto pensare di poter essere stimolo a migliorare i rapporti e le relazioni, in termini di benessere. Oggi parto dal punto di vista femminile, non perché le donne abbiano sempre ragione ma perché le loro confidenze ultimamente fanno molto riflettere e credo possano esservi utili alcuni suggerimenti su una condizione che molti criticheranno (ma noi di quelli ce ne freghiamo pari pari): quella di amanti. E allora vi spiego alcune cose, nella speranza che la modalità "ascolto" resti attiva e vi permetta di sfruttare alcuni aspetti. Perché si decida di avere una storia extra coniugale, lo sappiamo, è molto soggettivo: chi lo fa per cercare ciò che manca nel rapporto stabile ha sicuramente, a mio pare, la motivazione più deprimente ma molto diffusa e intrisa di conflitti deleteri, se non servono a crescere in senso affettivo. Ma oggi ci occupiamo di quelli che invece hanno una relazione duratura, appagante, che non cercano un rifugio ma semplicemente non hanno una mentalità legata all'esclusivismo sessuale e amano vivere emozioni diverse, con persone diverse. In fin dei conti ognuno di noi è diverso ed emoziona l'altro in modo diverso. Sì, lo so, volete affermare che se si cerca altro qualcosa manca, ma non è così, e quindi voi che non avete la mentalità di cui stiamo parlando non potete giudicare, ok? Ve lo vieto proprio, oggi. Torniamo agli amanti per scelta e non per necessità. Una donna che imbastisce una relazione sessuale extraconiugale per scelta, cerca intensità. È appagata dal rapporto coniugale ma ama vivere situazioni che le diano scosse di passione... quella passione che, bando alle ipocrisie, è data dalla scoperta, dal vivere un nuovo odore di pelle, una nuova mente. Quell'emozione che stimola la produzione di oppioidi endogeni e che regala intensità con leggerezza (in senso positivo), quello stato che non condiziona la relazione stabile e che, semmai, le dona anche lustro. Lo so che in tanti stanno corrucciando il viso e vorrebbero bastonarmi ma non potete, ho detto! Dunque... io di queste donne ne conosco parecchie: hanno mandato a quel paese il senso di colpa dopo aver capito che fa bene a loro stesse e pure alla loro relazione stabile. Ma cosa cercano? È presto detto: un uomo che sappia trasmettere forza, un uomo risolto, non banale, non in cerca di una mamma o di una fidanzata ma di momenti ad alta intensità. Un uomo che non le tenga ore e ore in discorsi sui problemi personali, soprattuto legati a eventuali mogli o fidanzate, presenti o passate. Un uomo che non le renda partecipi delle mille difficoltà a trovare il modo per vedersi, ma sappia autogestirsi e dire "ci sono". Non servono miliardi di messaggi al giorno, non servono fiori, non servono regali... serve passione, e tanta! Non serve nemmeno esserci sempre ma ESSERCI in quelle due ore che ci si ritaglia dalla quotidianità. Serve creare desiderio, serve attenzione al momento dell'incontro, serve essere in grado di farla sentire desiderata (e non solo a parole). Serve non crearle problemi, serve non metterle ansia, serve non essere gelosi, serve essere in grado di amarla (sì, ho scritto amarla) di quell'amore in grado di scindere dal tempo, anche in termini di evoluzione della storia. Vada come vada insomma, godiamoci l'un l'altro finché vogliamo farlo, finché ci appaga. Ché poi lo sappiamo tutti che sono storie destinate a finire e, se vissute con la giusta mentalità, possono finire anche molto bene, senza tragedie e senza pianti apocalittici: come guardare un bel film insomma... magari dispiace che sia finito ma portare avanti la trama avrebbe portato noia, perché a eccitare una donna, in tutto questo, è la conoscenza. Lo stimolo che solo la novità può dare. Poi può succedere di tutto: qualche incontro e poi amici come prima o anche una relazione più duratura, ma non infinita. Può essere l'occasione per vivere quelle esperienze che si ha il timore di proporre alla partner abituale (lo so, le "abituali" si offendono ma la realtà è questa). Può diventare una amicizia particolare, che solo chi vive o ha vissuto sa capire. Concludo dicendovi perché ho scritto questo post: la maggior parte delle donne di cui abbiamo parlato sopra lamentano, da parte degli uomini, l'incapacità di "entrare nel film" in veste di protagonista. Uomini che, magari conosciuti online, quando giunge il momento del "real" sfioriscono in intensità. Cioè, sembrano avere più vita virtuale che reale. Per non parlare di quelli (numerosi) che si lanciano in promesse da mille e una notte poi magari (è successo) "cedessero" dopo pochissimi minuti, magari pure ammettendo di essere affetti da un problema di lunga data. Ora, non incazzatevi subito... keep calm: non sto bastonando chi ha problemi relativi alla sessualità ma credo sia questione di coerenza affrontarli prima di surriscaldare una donna per poi chiedere comprensione, visto che non stiamo parlando di storie "canoniche" imbastite nell'ottica di arrivare insieme alla pensione! Stiamo parlando di storie sessuali, che possono avere sfumature di affettività, di sentimenti veri e propri pur non essendo usuali, ma sono comunque storie basate sulla sessualità. E poi ci sono i "cuccioli": quelli che non sanno essere propositivi, cercano una guida, una mamma, una seconda fidanzata. Ecco... per quelli ho un solo consiglio: lasciate perdere. Queste donne non fanno per voi. Per avere una storia con queste donne serve determinazione, serve la capacità di vivere la storia per quello che è, serve essere in grado di "possedere" a termine, di estraniarsi dal contesto esterno e da tutte quelle dinamiche che aspirano al "per sempre". Se vi si è spenta la modalità "ascolto", riaccendetela e siate obiettivi: può esservi solo utile. Era da un po' di tempo che volevo scrivere due righe a riguardo e oggi arriva lo stimolo giusto. Siamo tutti consapevoli, credo, che la nostra epoca sia scandita dalla necessità di categorizzare: dall'etnia, ai prodotti di commercio, allo status, alle caratterialità, alle fisicità. Tutto! Perché essendo una società che ragiona principalmente sul pregiudizio, se non abbiamo una dicitura che ci indica il genere, in qualsiasi cosa, ci troviamo destabilizzati. L'argomento è molto vasto ma io, chiaramente, mi limito a riflettere sulle categorizzazioni nell'ambito sessuale, quello a me pertinente. Stamattina mi sono trovata a leggere questo interessante racconto che riguarda "le tardone", scritto da Laura Costantini, giornalista e scrittrice per la quale nutro molta stima. E anche oggi non mi ha delusa, portando all'attenzione dei suoi lettori una situazione che richiama le più vecchie dinamiche sessuali del ragazzino che aspira al letto della appetibile ultra quarantenne. Quella che, volendola categorizzare, viene definita con l'acronimo MILF. Ecco qui... alla parola MILF la maggior parte degli uomini ha un movimento ormonale (anche inconscio, eh) difficile da tenere a freno: i ragazzini perdono la ragione, i giovani fremono, gli adulti comunque si figurano un'avvenente figura composta di due gambe ben tornite, un seno abbondante, fianchi dalla presa facile e tanto desiderio sessuale che la vede incapace di resistere a qualsiasi uomo le passi davanti, specie se più giovane di lei. Insomma: un'affamata di sesso, resa ancora più famelica dal tempo che le sta per scadere. Ma posticipiamo le considerazioni e leggiamo il racconto di Laura Costantini, che potete trovare anche qui: Un raccontino sulle “tardone” e le sorprese che possono riservare... LAURA ZG COSTANTINI·LUNEDÌ 27 FEBBRAIO 2017 Davide è un ragazzo sulla ventina senza particolari attrattive, più trendy che elegante. Ha in mano una rosa rossa a stelo lungo quando entra nel ristorante preceduto dal cameriere che lo guida al tavolo “Tavolo d’angolo, signore, come aveva chiesto.” “Grazie.” Davide si siede, avendo cura di scegliere la sedia che guarda verso l’ingresso del ristorante. Il cameriere intanto accende la candela sul tavolo. “Aspettiamo la signora per la scelta dei vini?” “Si, grazie.” E’ evidente che vuole liquidare il cameriere. L’uomo recepisce e si allontana. Appena esce di scena, Davide infila la mano in tasca e ne estrae un telefonino. Un unico tasto di chiamata rapida e dopo pochi secondi è in linea. “Ohi, Giacomo, sono io. Sono appena arrivato al ristorante. No, macchè, vedrai che si farà aspettare, la tardona. Beh, oddio, a giudicare dalla foto su Meetic ha un suo perché, ma lo sai che non è questo che mi interessa. E che vuol dire? Certo che me le scopo, ma si tratta pur sempre di una tesi sperimentale, no? La tua è solo invidia, caro mio. Se l’idea fosse venuta a te, adesso non faresti tanto il moralista. Rossana, Rossana, stai diventando un disco rotto: sei amico mio o di Rossana? Certo che è la mia ragazza, ma questo che c’entra? Per studiare i rapporti intergenerazionali tra i sessi ai tempi di Internet bisogna scendere sul campo ed è proprio questo che faccio. Si, esatto. Il mio è interesse antropologico e ti consiglierei di provare. Le tardone hanno una marcia in più, caro mio. Hanno una fame repressa e la possibilità di sfogarla, ti assicuro che se ne provi una, dopo guardi tua madre con altri occhi. Ma che c’entra! Certo che non mi farei mai mia madre, ma adesso so che non è una creatura asessuata, come mi è sempre piaciuto pensare. E certo! Ti pare che la tua non doveva essere diversa? Ma piantala che secondo me i tuoi non scopano più da una vita. Beh, si, perché no? Magari neanche i miei sono tanto attivi sessualmente, ma questo non significa che mia madre, se ne avesse la possibilità, non si farebbe una scappatella con un pischello della mia età. Le donne sono arrapate quanto noi. Si, infatti, è questa la tesi che voglio sostenere e che sto scientificamente dimostrando. A Rossana ho detto quello che le dico tutte le volte: sto lavorando per la tesi. Che poi è la sacrosanta verità.” Davide punta lo sguardo verso l’ingresso e assume una postura meno rilassata sulla sedia. “Ti mollo Giac, è arrivata ed è decisamente in gran tiro. Poi ti racconto.” Chiude la comunicazione e infila il cellulare in tasca, poi si alza in piedi e mette la rosa dietro la schiena. Fiorella è una bella donna, elegante e curata in ogni particolare, si vede che ha una quarantina ma li porta alla grande. Entra accompagnata dal cameriere che si allontana subito. Davide si produce in un baciamano, poi le offre la rosa. “Addirittura!” commenta ironica. Davide le gira attorno per scostarle la sedia, poi torna al suo posto. “Eccoci qui, finalmente.” “Finalmente?” “Beh, non è un segreto per nessuno che morivo dalla voglia di incontrarti.” Fiorella giocherella con la rosa. “Si era parlato di massima sincerità, quindi non sentirti in dovere di essere galante e romantico.” “E tu non sentirti in dovere di fare la cinica. Dopo un mese di chat ti conosco meglio di quanto pensi.” “Ma davvero?” Fiorella aspira il profumo della rosa e continua a fissarlo, Davide sostiene lo sguardo, poi alza la mano per fare cenno al cameriere che arriva prontamente con i menù. “Buonasera signora, la scelta è ampia ma, se posso, consiglierei la spigola al sale.” Fiorella scorre rapidamente il menù. “Tutto a base di pesce”, commenta rivolta a Davide. Lui sorride e assume un’aria complice. “Non si dice sia afrodisiaco?” sussurra incurante della presenza del cameriere. “Vada per la spigola al sale, ma prima, per rimanere in tema, prendiamo un antipasto di ostriche e tartine di aragosta.” “Ottima scelta, signora. Posso consigliare un Ferrari per accompagnare l’antipasto?” “Volentieri, ma per la spigola ci porti la carta dei vini.” Il cameriere si allontana. Fiorella fruga nella borsetta e ne estrae il cellulare che consulta prima di chiuderlo e posarlo sul tavolo. “Mi devi scusare, ma con il lavoro che faccio devo sempre essere reperibile.” Davide allunga la mano attraverso il tavolo con aria complice. Lei lo lascia fare. “Ti ammiravo mentre ordinavi. Mi piacciono le donne che sanno quello che vogliono.” “Altrimenti non saresti qui, ma con qualche tua coetanea.” “Le mie coetanee non stimolano il mio interesse. Per lo più sono noiose e insicure, alla continua ricerca di conferme su quanto sono belle, quanto sono magre, quanto sono alla moda, quanto sono brave a letto.” Fiorella mima un applauso. “Bella sfilza di luoghi comuni, bravo.” “E’ la verità, ne abbiamo già parlato.” “Certo, tu sei quello che si trova bene con le tardone.” “Non ho mai usato quella parola.” “Non davanti a me.” “Non cercare complimenti, non ne hai bisogno.” “E allora tu non farne.” Il cameriere si avvicina con il Ferrari nel cestello e Davide lo blocca. “Lasci, faccio io.” “Come desidera, signore”, si allontana. Davide stappa con abilità lo spumante e lo versa nelle flutes. “A questo incontro a lungo desiderato.” “A questo incontro”, gli fa eco Fiorella, poi posa il bicchiere. “Dunque, mi dicevi che sei uno studente universitario.” “Laureando per l’esattezza. Sto preparando la tesi in Sociologia.” “Argomento?” “I rapporti intergenerazionali tra i sessi ai tempi di Internet.” “Quindi stasera ti sei portato i compiti a casa.” “Non ancora, ma conto di farlo.” “Molto sicuro di te, direi.” “Più che sicuro, pieno di fondate speranze.” “Interessante.” Fiorella gioca con il cellulare e lo spinge verso il centro del tavolo. “E sentiamo, dottor Davide, cosa pensi di poter offrire a una donna della mia età, una che potrebbe esserti madre?” “Mi stai intervistando?” “Perché no? Mi incuriosisce la tua scelta.” “Sei una donna stupenda.” “Quanti anni hai, Davide?” “Ventitrè, lo sai bene. E tu ne hai venti più di me. Però io non lo vivo come un problema. Una donna della tua età ha fascino.” Fiorella scuote la testa. “Ancora luoghi comuni, Davide, non ci siamo.” “Non posso dire le cose che tu vuoi sentirmi dire.” “E quali sarebbero?” Il cameriere si avvicina con il vassoio delle ostriche e le tartine di aragosta. Devono aspettare di essere serviti. “La lista dei vini, signora.” Fiorella la scorre rapidamente. “Direi Falanghina, ben freddo, mi raccomando.” “Ottima scelta, signora.” Il cameriere si ritira e Fiorella addenta una tartina. “Dicevamo?” “Dicevamo che sono un ragazzo con molti più talenti di quanto immagini, ma che non riesco ancora a leggerti nel pensiero.” “Oh, ne troveresti di sorprese!” “Ma renderebbe tutto troppo facile, non trovi?” “Con me niente è facile.” “Me ne sto accorgendo.” “Sei sempre in tempo per tirarti indietro.” “E se ti dicessi che mi piacciono le sfide?” “Direi che hai quasi esaurito l’elenco dei luoghi comuni.” “Bene, allora ribaltiamo il gioco: perché hai accettato di incontrarmi?” “Perché sono curiosa. Succede sempre più spesso, a me e alle mie amiche, di essere corteggiate da ragazzini della tua età.” “Non sono un ragazzino.” “E il divario è talmente enorme che non riesco a capire come sia possibile. Cosa abbiamo in comune io e te?” “Ci piacciono le ostriche, per esempio.” “Che altro?” “Siamo stufi della banalità che ci circonda.” Fiorella si guarda intorno. “Potresti scoprire che una coppia male assortita ormai è più banale di quanto immagini. Altro?” “Siamo attratti fisicamente.” “Mi vedi oggi per la prima volta.” “Dimentichi le foto in rete.” “E che sono attraente lo hai deciso da pochi pixel su Internet?” “Non è quello che hai fatto anche tu?” “No.” “No?” “No.” “Questo vuol dire che non mi trovi attraente?” Davide cerca di dirlo con tono ironico, ma è colpito. “Lo vedi che sei un ragazzino?” “E tu sei una strega. Queste ostriche sono favolose.” Ne prende una con la forchettina e gliela porge attraverso il tavolo. Fiorella accetta di farsi imboccare, poi fa altrettanto. “Si, sei proprio una strega.” “Siamo solo all’antipasto, Davide. Non bruciare le tappe.” “Per me potremmo anche saltare la cena.” “Per arrivare dove?” “Alla conoscenza. Quella più vera, profonda, carnale.” “Quindi si tratta di questo, sostanzialmente.” “Conosci qualcosa di meglio?” “Se conosco qualcosa di meglio di una sveltina nel discreto alberghetto qui accanto? Si, direi proprio di si.” “Chi ha parlato di una sveltina?” “La tua faccia, Davide. Stai correndo troppo con la fantasia e la fantasia, alle volte, gioca brutti scherzi.” “Ok, madame, prendiamocela con calma. Potremmo parlare del tuo lavoro.” “No, per carità. Non parlo d’altro tutti i giorni. Tu, piuttosto, ce l’hai una ragazza?” “Se ce l’avessi sarei qui con te, ora?” “Vuoi sapere quello che penso? Si, saresti esattamente dove ti trovi.” “Infatti”, ridacchia lusingato. “Quindi una ragazza c’è.” “Beccato!” “E come si chiama?” “Rossana.” “E’ carina?” “Vuoi sapere se può competere con te? No, non può.” “Perché?” “Perché non ha niente da insegnarmi.” “Quindi stiamo parlando del solito mito della nave scuola, giusto?” “Che c’è di male? Te l’ho detto fin dall’inizio, una donna che sa quel che vuole, in ogni circostanza, è una vincente. Tu hai un lavoro di successo, hai una posizione, sei bella e non ti lasci scegliere.” “Non mi lascio scegliere?” “Esatto. Non è andata così tra noi? Non sei stata tu a pescarmi tra le facce e i ridicoli annunci di Meetic?” “E da questo cosa si arguisce?” “Che sei una donna cui piace fare la prima mossa, tenere ben salde le redini del gioco. Non è così?” “Forse, ma in quanto rappresentante della categoria maschi, non dovresti sentirtene troppo lusingato.” “Al contrario. Mi lusinga moltissimo, perché tra tanti hai scelto proprio me.” “Potrei dirti che tu o un altro non faceva nessuna differenza.” “E saresti ingiusta nei confronti di entrambi.” “Tu non capisci. Non mi lascio scegliere perché se aspettassi da un uomo la prima mossa, starei fresca. Credi che gli uomini della mia età siano diversi da te? Ti sbagli. Voi maschi odiate la fatica della conquista, del corteggiamento. Trovate irresistibile una donna che ha le idee chiare, perché vi serve su un piatto d’argento ciò che più desiderate.” “E’ vero ma insisto: che c’è di male in questo?” “Per esempio che la tua… Rosanna?” “Rossana.” “Che la tua Rossana potrebbe fare esattamente come te e cercare in un uomo di vent’anni più vecchio, qualcuno che sappia farla sentire desiderata, circondata di attenzioni, ricercata come una rarità. Gli uomini della mia generazione non si sprecano con le coetanee, ma sono molto bravi a imbambolare ragazzine. Come reagiresti?” “Rossana non è il tipo.” “Davvero?” “Davvero. E adesso basta parlare di lei. Come ci sei finita su un sito per cuori solitari?” “Ci sono finita perché sono una single. Io.” “Difficile credere che una donna come te abbia bisogno di Meetic per trovare compagnia.” “La compagnia in realtà si trova facilmente.” “Adesso sei tu che scadi nel luogo comune. Vuoi farmi credere che tutte le tue coetanee che si mettono on line sono alla ricerca dell’anima gemella? Dai!” “Dimenticavo di avere davanti un vero esperto in sociologia dei rapporti umani in rete.” “Puoi dirlo forte. Le donne dai 35 in su viaggiano su Internet alla ricerca di sesso. Del sano, vigoroso, soddisfacente sesso.” “Parli per esperienza diretta?” “Diciamo che si, qualche esperienza diretta l’ho avuta.” “Qualche?” “Sono un gentiluomo, non dimenticarlo. Però parlo a ragion veduta e credo sia giunto il momento di sfatare la concezione della donna romantica, poco interessata al sesso fine a se stesso. Soprattutto voi adulte dovreste prendere atto che il desiderio e il piacere sessuale hanno per la donna lo stesso valore che hanno per il maschio. Tutto il resto è sovrastruttura sociale, condizionamento morale e religioso.” “Interessante punto di vista. Ma continuo a chiedermi se una simile apertura mentale valga anche per la tua fidanzata. Se anche lei, in questo momento, fosse a caccia di sesso?” Davide si protende a prenderle le mani, ammiccante. “Cosa vuoi sentirti dire, dolce Fiorella?” “Fa’ uno sforzo di creatività.” “Vuoi che ti dica che in questo momento l’unica cosa che realmente mi interessa è riuscire a portarti a letto?” “Poco romantico ma efficace.” “Vuoi che ti dica che non vedo l’ora di dimostrarti cosa sa fare tra le lenzuola un ragazzino come me?” “E dicevi di non saper leggere nel pensiero.” “Posso chiamare il cameriere e dirgli che per quelle spigole al sale sarà per la prossima volta?” “Direi che devi.” Davide non sta più nella pelle. Si sbraccia in direzione del cameriere che arriva rapidamente. “Posso portare via, signori?” “Si, e può anche portarci il conto.” “C’è stato qualche problema, signore?” “Nessun problema.” “Avete qualche lamentela sulla freschezza delle ostriche?” “Niente di tutto questo. Abbiamo semplicemente fretta”, gli strizza l’occhio, cercando una complicità tra maschi. “Metta in conto anche le spigole, se necessario.” “Come vuole signore, il conto arriva in un attimo.” Il cameriere si allontana. “Finalmente l’ha capita. Dovrebbero trovare personale più perspicace.” “La perspicacia non è una dote molto diffusa, Davide.” “Me ne sono accorto.” “Davvero?” Qualcosa nel tono di Fiorella lo colpisce. “Ho detto qualcosa di sbagliato?” “Non chiederlo a me”, gli porge il telefonino. “C’è qualcuno che vuole parlarti.” Davide se lo porta istintivamente all’orecchio. “Pronto?” “Davide, mi senti?” “Rossana? Ma cosa? Come?” “Vuoi sapere chi è la donna che non vedevi l’ora di portarti a letto?” “Rossana, aspetta.” “E’ mia madre.” “Rossana, non hai capito.” “Ti ho capito benissimo e adesso sparisci dalla mia vita.” Rossana ha riattaccato. Fiorella sfila dolcemente il telefonino dalle mani di Davide e lo mette in borsa. Intanto il cameriere arriva con il conto ma percepisce qualcosa di strano ed esita con il vassoio tra le mani. “Prego”, lo incoraggia Fiorella. “Lo consegni al signore e si assicuri che le aggiunga una lauta mancia. E questa”, gli porge la rosa, “la porti alla sua fidanzata. La apprezzerà.” Prende la borsa ed esce senza neanche uno sguardo per Davide che rimane lì, seduto al tavolo. Laura, con ironia e brillantezza, ha fatto un puzzle di tutti i luoghi comuni che riguardano le MILF (se non sapete cosa significhi questo acronimo, usatemi la cortesia di googlarlo) andando poi a chiudere evidenziando una situazione che non è sicuramente rara, anzi. Sui siti di incontri sono innumerevoli i ragazzi sotto i trent'anni che cercano sesso con ultra quarantenni. E io proprio su questo mi vorrei soffermare: d'accordo che Freud possa dire la sua, d'accordo che la maturità sessuale abbia un tempo, d'accordo pure che l'inesperto cerchi l'esperta, sia per imparare ma soprattutto, e ribadisco soprattutto, per vantare la propria capacità sessuale. A sé stesso, se la performance è buona, agli altri indipendentemente da come vada a finire la storia: l'importante è vantarsi. D'accordo, dicevo, che le donne che hanno esperienze sessuali con uomini più giovani lo sappiano e d'accordo pure che alcune ne siano fiere, ma quel che mi preme specificare, concludendo questo post, è che: - la pornografia influisce talmente tanto sulla nostra vita che un termine, nato negli anni ’90 in alcuni newsgroup di Internet riferito alla signora Robinson del film “Il laureato” (considerata la prima milf della storia del cinema), e diffusosi nell'ambiente porno fino a creare un vero e proprio mercato di video e foto specifico, ora fa parte della normalità nel definire una 35-50enne. Laura non ha usato questo termine e, se la conosco almeno un po', non è un caso: nessuna donna con una buona capacità intellettiva ama essere categorizzata con un termine che la annulla, che la volgarizza e ne rende un'immagine da film porno; e lei, credo, non ha voluto usarlo nemmeno per definire un personaggio di creatività per non sminuirne l'intelligenza; - la maturità sessuale di una quarantenne, in linea di massima, è innegabilmente ciò a cui un uomo aspira, ma la maturità sessuale femminile non sottintende che la donna in oggetto abbia perso la lucidità nel gestire le proprie relazioni sessuali, in base ai propri desideri, gusti e soggettività. Traduco: una donna matura sessualmente non necessariamente si scoperebbe chiunque, pur di scopare! - l'idea che una donna "matura" debba sentirsi lusingata dai complimenti o dai tentati approcci di un uomo più giovane, è frutto della vostra creatività! Ce ne saranno, ne sono certa, ma non stiamo sicuramente parlando di donne risolte (le quali non trovano appagamento nell'essere la Mother I'd Like to Fuck, bensì in un rapporto che appaghi la loro totale essenza); - quando usate il termine MILF o COUGAR o qualsiasi altro termine che categorizzi una donna ricordatevi sempre che quel termine viene usato anche per definire vostra madre, vostra moglie, vostra figlia che in quel momento, qualsiasi sia il momento, viene associata a un comportamento di richiamo pornografico. Non ci provate a dirmi che voi lo usate il termine milf, ma in senso ironico, affettuoso, carino ecc... digitate la parola MILF su Google immagini e fatemi sapere cosa ci trovate di carino e affettuoso. Potete trovare contenuti ironici, sì... marche di abbigliamento, di tutto... Chiudo chiedendovi di ragionare su questo: categorizzare una persona, uomo o donna che sia, a livello mentale implica una deformazione (vostra) della percezione di quella stessa persona e vi limita nella conoscenza perché partite già da un pregiudizio. Stabilire a priori come andranno le cose con una donna potrebbe essere fuorviante... potrebbe riservarvi delle sorprese! Come ci ha narrato Laura, che ringrazio. "Lo sapevate che in molte zone d'Italia praticare il sesso orale alla propria moglie (non all'amante di turno) è considerato poco virile, da "femminucce" perché l'uomo non si dovrebbe mai abbassare alla stregua di un cane che lecca?" A porre questa domanda, sulla sua bacheca Facebook, è Francesco Blaze Esposito ed è stato molto interessante leggere il dibattito che ne è seguito. A intervenire sono state solo donne ma si sa che questi argomenti agli uomini risultano piuttosto scomodi e non necessariamente perché maschilisti ma perché discutere di questi fatti, per loro, sembra essere difficile e troppo impegnativo. La prima a intervenire è Carolina Mattera, laureata in Giurisprudenza, della quale cito il commento: "Lo stalking è un problema in primis femminile e con esso tante altre forme di violenza contro le donne (senza voler considerare però i casi inversi, sicuramente di numero inferiore ma non per questo inesistenti). sicuramente Finché ci saranno donne che invocando una tradizione per certi versi ormai oltraggiosa, al grido "mammà così mi ha insegnato, cosa penserà la gente", ci sarà sempre un uomo che si sentirà in diritto di esercitare il suo potere e di pretendere di essere obbedito. È un problema, grave, di schemi sociali e mentali, che non devono essere ribaltati ma più semplicemente equilibrati. Parlarne è un buon inizio...". Fin qui tutto bene perché credo che nessuno possa ribattere tale riflessione. I problemi sono arrivati nel momento in cui un'altra lettrice ha chiesto al Dott. Blaze Esposito in quali zone si verificasse questo fenomeno: "Da intercettazioni telefoniche per reati associativi è emerso, tra le altre cose, che affiliati alla associazioni criminali facessero considerazione del genere. Si parla di alcune zone del sud ed isole, dove possiamo dire che la tradizione è radicata. Poi che io sappia per conoscenza diretta echi di questa mentalità li troviamo in tutta Italia." Qui sono insorte allusioni a discriminazione culturale: chi afferma che la cultura del Sud non sia più così arretrata e chi sostiene che invece il retaggio culturale riferito alla condizione "donna" sia ancora molto radicato. Diciamo che si è perso il binario principale della discussione che il Dott Blaze Esposito aveva proposto, ma solo apparentemente, nel senso che partendo dall'analisi di un comportamento sessuale come punto di vista alternativo si è finiti a scontrarsi sulla questione vera e propria, quella a cui aveva fatto riferimento Carolina Mattera. Si è scatenato un diverbio tra donne che non lavorano perché la donna deve stare a casa con i bambini e donne che rivendicano il diritto a realizzarsi anche al di fuori della famiglia. Le prime, avendone anche la possibilità economica, affermano che vogliono essere donna non uomo e che i pantaloni li devono portare i mariti, non le mogli: "Ci sono troppe donne che fanno l'uomo e troppi uomini che fanno le donne." e forse è proprio per questo che i matrimoni non funzionano più. Ribadiscono che la loro è una libera scelta, non sono obbligate dal marito, e non evitano di affermare che molte cose vanno male perché le donne preferiscono fare carriera anziché crescere i figli. Di contro, le seconde affermano che i figli si fanno in due, che non tutte le donne vogliono essere solo moglie e madre e che non tutte, comunque, hanno la possibilità economica di scegliere. Com'è finita? Non è finita. Nel senso che hanno smesso di commentare quando la tensione si è alzata ed esaurita in una sorta di "se tu non capisci, non è colpa mia." Premettendo che la mia posizione è quella del "anche se potessi permettermelo, non rinuncerei al lavoro" e non perché mi darebbe fastidio essere mantenuta da mio marito ma perché amo sentirmi parte attiva di un sistema produttivo, credo che il confronto nato sullo stimolo del Dott Blaze Esposito abbia dimostrato quanto siano radicate le convinzioni condizionate dalla mentalità retrograda: possiamo davvero ancora affermare che se un matrimonio non funziona è perché la donna esce dal ruolo che la vede esclusivamente moglie e madre? Non è forse, anche se dichiarato di libera scelta, un comportamento che riporta all'incipit del Dott Blaze Esposito? Sì. È vero che per molti uomini praticare sesso orale a una donna è segno di debolezza, di mancanza di virilità. Magari meno diffuso negli ultimi anni ma per nulla di poco conto. Rimane arroccato, nella nostra cultura, il concetto che la donna debba soddisfare l'uomo e non necessariamente viceversa. Sono di due anni fa i dati riportati al congresso della Società Italiana di Andrologia Medica e Medicina della Sessualità (SIAMS), dai quali si evince che tredici milioni di donne italiane sono insoddisfatte sessualmente e che attestano una minor consapevolezza degli uomini sul benessere sessuale. Le testimonianze di donne obbligate (magari non "a botte" ma pur sempre obbligate) a soddisfare il compagno/marito sono numerosissime e credo basti questa per far riflettere: "È un buon marito, non mi lamento di questo. Lavora, mantiene me e i miei figli, ma a letto gli interessa solo soddisfare se stesso. Ho provato ad andare sull'argomento: le prime volte non mi ha risposto proprio poi una volta lo ha fatto: quello è il suo modo di fare l'amore e se non mi sta bene posso cercarmi un altro, ma che mi mantenga anche. Sono rimasta arrabbiata per una settimana e mi sono negata sessualmente ma ho ottenuto solo la sua rabbia nei miei confronti. Non mi guardava più in faccia e mi ha tolto il bancomat dal portafogli senza dirmi nulla. Mi sento una stupida a raccontare questo perché, come dice mia mamma, forse sono irriconoscente. Un marito come il mio se lo sognano in tante, dice. E allora che faccio? Dico sì anche quando non vorrei, ho smesso di chiedere, lo accontento e continuiamo il nostro tran tran. Ho anche pensato di tradirlo, di cercarmi qualcuno, ma qui dove vivo io se solo mettessi il naso fuori di casa lui lo saprebbe in un minuto. Lui, e mia mamma, e chiunque altro. Separarmi? Non lo vorrei perché io con lui non ci sto male se non sollevo polemiche e poi dove vado senza un lavoro, con due figli e nessun aiuto? Perché i miei mi ucciderebbero se me ne andassi da lui solo perché se ne frega di me sessualmente." Riprendo un attimo il post del Dott Blaze Esposito per invitarvi a una riflessione: i dati dicono che gli uomini che non praticano sesso orale alla propria moglie, lo fanno invece all'amante. Perché? Perché per queste mentalità la moglie è una certezza, un dato assunto. L'amante invece è una donna da conquistare, Nella quale mantenere vivo l'interesse che non è scontato, quindi occorre dare più piacere possibile. E non implica la perdita dello status di "quello che comanda in casa" sia perché non c'è una casa in comune, sia perché non c'è la sicurezza data da una donna che dipende. Una donna che dipende, per scelta (non sempre consapevole) o per obbligo, è SEMPRE in condizione di svantaggio. Lo sapete, non sono una femminista e non accuso gli uomini per partito preso, anzi. Analizzo le situazioni per quello che sono e la situazione italiana rimane comunque ancora molto condizionata dal concetto assunto che "la donna deve fare la donna". Io sono una donna, pur lavorando, pur condividendo con mio marito l'impegno dei figli e pur chiedendo soddisfacimento. E ho una vita di coppia serena e molto appagante. Lavorare non significa fare l'uomo. Chiedere soddisfacimento sessuale non significa fare l'uomo. Queste dinamiche sono spesso inconsapevoli, nel senso che si cresce in questi retaggi culturali che sembrano essere la normalità, la cosa giusta. Quindi non offendetevi (mi rivolgo a uomini e donne) quando un professionista come il Dott Blaze Esposito riporta dei dati e vi stimola a riflettere: i retaggi culturali sono insiti in noi e non è facile riconoscerceli addosso. Si ripercuotono sul vivere quotidiano determinando situazioni a volte anche sostenibili ma altre davvero terribili. Evolvere è difficile e faticoso. Impossibile farlo, però, se si continua a credere che una coppia possa funzionare solo se "è l'uomo a portare i pantaloni". PS: vi invito a leggere questo... spunti a go go! Sicuramente la gelosia è uno di quegli argomenti che, sempre molto attuale ma da sempre senza soluzione, è diventato quasi noioso, ridondante. Questo stato d'animo così sanguigno per molti è lo strumento di misura dell'amore perché "se non sei geloso del partner, non lo ami davvero". Per qualcuno è diventato il mal di vivere, dall'ossessione di controllo sul partner a tragedie vere e proprie, fatti di cronaca che ogni giorno leggiamo sui quotidiani. Ma per qualcuno è acqua passata, o quasi. IMPOSSIBILE! grida la maggioranza delle persone perché se ami una persona non puoi non avere il timore di perderla. Non tutti sanno che questo sentimento è nato con l'avvento della proprietà privata, all'inizio dell'era dell'agricoltura, quando si sono instaurate le dinamiche di coppia "fedele" atta alla preservazione dello status, che allora significava semplicemente sopravvivere, avere cibo e mezzi di sostentamento. La fedeltà era garanzia di sopravvivenza. Era quindi legata all'aspetto economico, non a quello sentimentale, e sottintendeva quindi il concetto del possesso e dell'esclusivismo sessuale e sentimentale. In questi termini, non ci siamo evoluti un granché e, sopraggiunte anche le regole moralistiche della Chiesa, non ce ne siamo più liberati. Ma oggi che succede? Perché ci sono persone eccessivamente gelose e persone per le quali la gelosia è solo un vecchio ricordo? I vissuti, le soggettività, l'educazione hanno fatto tanto, certo, ma in linea generale possiamo affermare che le persone meno gelose sono quelle che non vivono una relazione amorosa basata sull'attaccamento all'oggetto del possesso ma più come una situazione ideale in cui condividersi per migliorare il benessere. Cosa significa? Che sono persone piuttosto indipendenti, che non annientano la propria soggettività nella coppia ma per le quali la coppia è la condizione nella quale aumentare il benessere soggettivo e il senso di appartenenza non è un dovere o un diritto ma semplicemente una condizione naturale che viene dal benessere. Ed è proprio il benessere il nocciolo della questione. Il benessere psichico intendo. Se siamo individui risolti e abbiamo come obiettivo la serenità, siamo in grado di amare senza possedere l'altro. Mi spiego meglio: io amo mio marito perché la sua presenza nella mia vita aumenta il mio benessere, ma non ho nei suoi confronti un'ideale di possesso, lui non è mio. Condivido un senso di appartenenza dovuto al benessere che viene dal nostro convivere ma non nutro nei suoi confronti il timore di perderlo perché il mio obiettivo è il benessere. Se lui dovesse, per qualsiasi evenienza, incontrare una persona che lo fa stare meglio di me, a nulla servirebbe il possesso perché sarebbe solo una clausola da sormontare. E io, che lo amo, non vorrei che restasse con me solo perché è mio... verrebbe meno il mio benessere, sapendo che resta con me solo perché essendo una coppia ci apparteniamo. Quando affronto questo tema, di solito, mi sento rispondere: "Sì ma tu la fai facile... il discorso fila ma poi in realtà come si fa?". Si tratta di mettere a fuoco l'obiettivo, di pensare che è inutile arrovellarsi dietro a dinamiche di controllo, che generano ansia e non sono assolutamente garanzia di successo, perché lo sapete meglio di me... potete controllare tutti i telefoni e i pc che volete ma già perdete la serenità facendolo (e non siete sereni se avete bisogno di farlo) e poi i messaggi, le telefonate, le cronologie... chi non vuol farveli trovare, sa come fare. E non basterà vietargli di uscire o cose simili per evitare che vi lasci... anzi! Le limitazioni di libertà e le manifestazioni di mancanza di fiducia, altro non fanno che generare ansia. E allora provate a pensare che sarà la serenità il miglior deterrente all'eventuale dipartita del vostro partner... non il controllo che esercitate su di lui! Poi comunque andrà come deve andare, perché il "per sempre" a cui vi hanno educati fin da piccoli, credetemi, non è una decisione che si prende su un foglio di carta... è solo la serenità a creare le condizioni necessarie perché si avveri! |
GRAZIA SCANAVINI Ricercatrice Educatrice umanista Counselor filosofica Blog con intento educativo.
L'obiettivo è stimolare riflessione al fine di favorire la consapevolezza personale nelle relazioni.
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