Che i social network siano una giungla, in cui puoi vivere avventure meravigliose ma dove i pericoli sono sempre in agguato, lo sappiamo tutti. Lo sappiamo ma sicuramente sottostiamo i pericoli e le vicende tristemente famose degli ultimi tempi lo dimostrano: contenuti personali anche diffusi in via confidenziale a una persona di cui ci si fida, possono diventare virali e mettere a repentaglio la reputazione, in una società che acclama la libertà dai giudizi moralistici ma che in realtà li coltiva e non ci pensa un attimo a fomentarli per interesse personale. Ma se a fare notizia solitamente sono le vicende che interessano le donne oggi vorrei redarguirvi su un fenomeno dilagante in Facebook, che sta mettendo a repentaglio la reputazione e i portafogli degli uomini. La situazione tipo vede una fanciulla che vi chiede l'amicizia: se guardate il suo profilo potrebbe avere foto abbastanza esplicite sull'avvenenza fisica ma potrebbe anche apparire come una ragazza normalissima, niente di che. Non vi offenderete se dico che so che ricevere una richiesta di amicizia da una bella sconosciuta vi attizza, soprattutto se la suddetta fanciulla inizia a scrivervi messaggi che lasciano intendere una possibilità di "conoscersi meglio". Nulla di male fin qui anche perché non siete proprio da buttare via e magari la fanciulla in questione ha trovato in voi qualcosa di stimolante, di accattivante. Sì... ha visto che siete sposati ma a lei non interessa, vuole solo scambiare due chiacchiere o "giocare" un po' senza crearvi problemi. Perché voi problemi non ne volete giusto? E problemi non ce ne sono finché si scrive, anche in modo spinto. E lei sa spingere! Non impiegherà molto tempo a inviarvi una foto in cui vi mostra le natiche allo specchio nel tentativo di "accendervi" o due foto (in mise intima) diverse per chiedervi quale le doni di più. A questo punto che si fa? Iniziare a giocare è un attimo naturalmente. Se anche non siete sul social con intenzioni sessuali di alcun tipo, un po' vi stuzzica l'idea, no? E poi è solo un gioco. Qualche messaggio ancora e lei vi dirà che è sola sul letto, seminuda, eccitata e ha una voglia matta di vedervi, di toccarsi con voi. Le possibilità che offre spaziano dalla videochiamata su Fb a quella su Skype, ooVoo, FaceTime e via discorrendo. Qualcuno non ci pensa proprio, qualcuno tentenna ma poi cede, qualcuno ci mette un attimo, non vedeva l'ora... Si apre la schermata, ci si diverte per una decina di minuti e poi ci si saluta in un clima ludico di bell'amicizia. Tutti soddisfatti, "Sono stata benissimo, mi hai fatta impazzire" e baci baci. E mentre ancora state godendo del relax di quel momento ludico arriva un suo messaggio, lo aprite sorridendo ma il sorriso vi passa in un attimo: c'è un video allegato... ed è il video che vi ritrae durante quella videochiamata. Volete chiederle cosa significa? Ve lo spiego io: vuole denaro per non renderlo pubblico, per non metterlo su Youtube, YouPorn o altre piattaforme social. Per forti che siate, per single che siate, per liberi sessualmente che siate... è panico! Non volevate problemi ma i problemi sono arrivati e in un attimo vi trovate a non sapere che fare. Innanzitutto calma! Cercate di non farvi prendere dall'ansia (lo so, non è facile ma dovete agire lucidamente). Non rispondete al messaggio (non serve a nulla perché insulti o preghiere non faranno cambiare idea a quella che sembrava essere una donna speciale ma che in realtà, probabilmente, ha alle spalle un'organizzazione vera e propria che ha fatto di queste truffe un business). Non pagate nessuna cifra (se anche vi chiedesse solo 10€, sarebbero solo i primi di una lunga serie). Prendete rapidamente nota di tutti i contatti che vi ha fornito, fate uno screenshot del suo profilo, segnalatelo per spam/truffa poi rimuovetelo dai contatti e bloccatelo, sia su Fb che sulla piattaforma usata per la videochiamata. Aumentate il livello di privacy del vostro account Fb. Nel caso in cui il video fosse già stato caricato su YouTube, quando lei ve lo invia, fate subito segnalazione del filmato per contenuti espliciti e sarà rimosso entro 24 ore. E adesso che avete fatto tutto questo? Non vi sentite meglio, lo so. Ragioniamo quindi in termini emotivi: le domande che vi saltano alla mente sono centinaia e riguardano le conseguenze che tutto ciò potrebbe avere nel vostro ambiente famigliare, in quello lavorativo e in quello sociale. Non voglio prendervi in giro naturalmente, quindi non posso dirvi "Tranquilli, non succederà nulla" ma posso comunque farvi riflettere su alcuni aspetti tranquillizzanti nel senso che un video pubblicato su YouTube con il vostro nome e cognome (perché così agiscono solitamente queste organizzazioni) è in effetti parecchio compromettente ma in realtà, salvo che siate personaggi famosi o youtubers, chi potrebbe proprio nell'arco di quelle 24 ore cercare un vostro video su YouTube? Se avessero caricato il video su YouPorn o piattaforma simile sarà un po' più difficile ottenerne la rimozione ma i contenuti caricati su questi siti sono talmente tanti (ma tanti ma tanti ma tanti) che la possibilità di essere riconosciuti è davvero molto blanda. Nei giorni successivi mantenete monitorata la situazione digitando vostro nome e cognome su un motore di ricerca privo di blocchi, giusto per accertarvi che non compaia il video, ma è difficile pensare che vi perseguitino se non gli avete dato soldi... è più facile che si dedichino a "nuova pesca". Siete un po' più sereni? Riflettiamo ora sul da farsi se siete sposati o avete un legame sentimentale. Conviene "confessare" in modo da non dover poi eventualmente rispondere anche dell'aver tentato di nascondere l'accaduto o conviene tacere e vedere che succede? A questo quesito non posso darvi una soluzione purtroppo, nel senso che la cosa migliore da fare potete stabilirla solo voi che conoscete la vostra compagna, conoscete il vostro rapporto e potete avere un'idea di come potrebbe reagire a questa situazione: io da moglie preferirei saperlo, non ci troverei nulla di così condannabile e vorrei essere un sostegno per mio marito contro l'accaduto ma io non faccio testo... Di sicuro vi consiglio però di mantenere più leggerezza possibile sulla situazione: fare sexting ormai è pratica diffusissima e a quelli che potrebbero puntare il dito risponderei con una sola affermazione/richiesta: "dammi il tuo telefono e fammi guardare la cronologia del tuo Pc!". Insomma fanciulli, se la frittata è fatta cercate di riparare i danni al meglio ma NON PAGATE perché diventerebbe solo il primo di tanti versamenti perché, una volta capito che possono attingere, non si faranno scrupoli. Ultimo consiglio, ma non in ordine di importanza, è FARE DENUNCIA ALLA POLIZIA POSTALE fornendo tutti i dati in vostro possesso (screenshot, foto della ragazza, contatti...). Andate senza timore perché oramai per loro è prassi, tanto diffuse sono queste situazioni. Se invece non vi è ancora successo e avete dei dubbi rispetto a chi vi contatta, segnalate senza farvi troppi scrupoli... voi magari non ci sareste cascati, sapete o non siete interessati a fare sexting ma segnalare profili sospetti è sicuramente un aiuto nella lotta a queste truffe.
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Victoria Milan, in queste ore, torna a far parlare di tradimento le principali testate giornalistiche, pubblicando un articolo che stila una classifica dei "traditori" in base al ruolo professionale: broker e operatori finanziari al primo posto, seguiti da piloti e assistenti di volo, medici e infermieri, uomini d'affari e segretarie, e così via. Anche se è ovvio che Victoria Milan abbia tutto l'interesse a diffondere la cultura del tradimento, quindi tendenzialmente di parte, è molto interessante leggere gli articoli del blog perché sono quasi sempre supportati da sondaggi e raccolte dati piuttosto attendibili che dipingono le dinamiche relazionali in maniera decisamente disincantata, e a me questo piace. Cosa io pensi del TRADIMENTO (parola che non amo) lo trovate qui in alcuni post che trattano l'argomento in aspetti diversi. Sappiamo bene che il tradimento, considerato e dichiarato "comportamento sbagliato" e condannabile dall'unanimità sociale, in realtà è perpetrato da una percentuale molto alta di uomini e donne, difficilmente definibile numericamente solo per l'ovvia riservatezza di tanti a confessarlo. Personalmente non ritengo interessante stabilire quanti tradiscono perché il fenomeno è ovvio e nemmeno nuovo... mi stupisce di più il fatto che ancora non si riesca a dargli una connotazione di "normalità" basandosi sui principi oggettivi che lo determinano. Mi stupisce ancora questa idea generale che alla base di un tradimento ci sia per forza una "mancanza" o uno "sbaglio" e non si instauri invece un concetto oggettivo basato sulla conoscenza che abbiamo, in termini antropologici. Anche in psicologia, ancora oggi, si elabora il tradimento come fosse una conseguenza di problematiche riguardanti l'inconscio in senso psicanalitico mentre sappiamo perfettamente che le pulsioni hanno radici ben più profonde e non razionalizzabili. Ma parliamo in maniera semplice, ché la questione è resa già fin troppo complicata dai centenni di condizionamenti morali che continuano ad accumularsi, e partiamo dal presupposto fondamentale del rapporto di coppia: la dinamica di accoppiamento (in termini di monogamia) è una strategia sociale che si è instaurata per preservare la riproduzione. In parole semplici si fonda una società all'interno della quale i due soci producono e si adoperano per garantire sostentamento a essi stessi e al prodotto della società (figli), e ovviamente c'è bisogno che i due soci investano tutto in questa società. O almeno, questo è ciò che il contratto richiede. Il problema dove nasce? Proprio dal fatto che si sia applicata una strategia razionale a ciò che di meno razionale abbiamo: l'istinto. L'antropologia ci ha ben dimostrato che la nostra natura non è monogama e che non è sufficiente che un partner ci garantisca amore e rispetto per non provare attrazione o desiderio per altre persone. Certo, le regole morali hanno tentato e ancora tentano di contenere i comportamenti che minano "il sistema coppia" ma con scarsi risultati e conseguenze non proprio positive sulle persone che durante il tradimento subiscono il malessere dei sensi di colpa (altra strategia sociale nata per preservare la coppia) e nel momento in cui vengono scoperte a tradire, quindi ad attuare un comportamento d'istinto, vengono investite di una connotazione negativa: "Gli/Le hai fatto le corna quindi sei una brutta persona". Lo so, siete già agitati, state già pensando ai vari "Eh sì, il senso di colpa è il minimo, vorrei vedere!" "Ah be', ha tradito, ha mentito, doveva essere sincero/a". Ecco. Proprio su questo vorrei invitarvi a riflettere: come possiamo continuare a ragionare e giudicare in termini di "sincerità" quando abbiamo fondato una strategia (quella della fedeltà di coppia) su un concetto falso? NOI NON SIAMO MONOGAMI, non lo siamo per natura, addirittura ci sono studi accreditati sulla mappatura genetica che hanno provato che i portatori del gene 334 hanno un istinto più elevato alla "multipartnerialità". Io vi invito solo a riflettere su questo ora: è impossibile accettare che il "per sempre" a cui ci hanno educati sia stato, in fin dei conti ma conti alla mano, un errore di sistema? Si può davvero pensare che funzioni un sistema creato su presupposti che non sono reali o, peggio, sono l'opposto della realtà? Si può davvero pensare di gestire razionalmente una caratteristica irrazionale senza che nascano problemi? Lo so amici monogami e contenti che vi arrabbiate quando dico queste cose ma non lo faccio per cattiveria, credetemi, e non voglio nemmeno convincervi del contrario... Io credo alla vostra felicità però non posso esimermi dal dirvi che non siete migliori di chi tradisce ma semplicemente il condizionamento sociale su di voi è stato più efficace che su altri. Come sempre, da un anno a questa parte, vi invito a leggere "IN PRINCIPIO ERA IL SESSO" di Christopher Ryan e Cacilda Jethá non per farvi cambiare idea ma perché dovete conoscere il nostro percorso antropologico se volete capire come siamo arrivati a essere ciò che siamo. Se invece non volete conoscere, liberi di non leggerlo, ma allora non arrogatevi il diritto di giudicare chi tradisce. IL SAPORE DELLO SPERMA. NESSUNO NE PARLA MA CONDIZIONA LA VITA SESSUALE. #lospermastacambiando2/10/2016 Gli uomini stanno pensando "Che ciccio dice questa...", le donne stanno esultando. Molte almeno perché molte sono quelle che dicono che a loro non dispiace fare sesso orale a un uomo ma che questo bisogno che hanno di volerlo "fino alla fine" le rende allergiche alla pratica. Sì lo so, gli uomini non crederanno ma la maggior parte delle donne dice che alla vostra domanda "Ti piace bere lo sperma?" le donne vi pensano dei minorati mentali perché è come dire "Ti piace il vino"? Sì ok, ci piace, ma non tutto... quello che ci lascia cattivo gusto in bocca anche no! Lo so, voi generalmente non sapete che gusto ha e cambia pure, quindi non è colpa vostra. Ma è anche e soprattutto una questione di dieta quindi magari qualche accorgimento si può provare a osservarlo e chissà che la partner non diventi meno riluttante... Gli odori e i sapori piacciono anche alle donne, che siano sì naturali ma non sgradevoli. Eccezion fatta, naturalmente, per le soggettività. Credo che questo sia un tabù per le donne. Il fatto di non dirvelo, o vi è capitato? Io l'ho pensato ma non l'ho mai detto, per esempio. Una delle fantasie sessuali più diffusa fra gli uomini, è quella di eiaculare in bocca o sul corpo della partner. Personalmente lo trovo molto erotico e sensuale sulla schiena... però credo di aver iniziato a "chiederlo" per evitare la bocca. Diciamo che ho conosciuto un piacere alternativo per "colpa" di un condizionamento e molte donne mi raccontano di usare strategie diversissime per evitarlo. Naturalmente è un problema, crea dissapori... amarezze. A lui piace un sacco, lo vorrebbe. Lei, se può, evita. Allora dai, facciamo un patto! Voi seguite qualcuno almeno di questi suggerimenti e io faccio pubblicità alle donne "LO SPERMA STA CAMBIANDO". Che soddisfazione sarebbe per me avvicinarvi in questa pratica così intensa. Più di una penetrazione. Molte donne ritengono la condivisione orale molto più intensa di quella genitale. E poi vi dico un'altra piccola particolarità: per molte donne fa differenza la posizione. Soprattutto per le donne che non amano giochi di ruolo o hanno un carattere particolarmente forte, e non amano inginocchiarsi ai vostri piedi, vi preferiscono stesi sul letto, completamente abbandonati. Gradito che ogni tanto "partecipiate" con movimenti del bacino o con le mani sulla testa (ci siamo capiti) però alternanza è la parola chiave. A qualcuna piace che le si tolga il fiato, non a tutte. Lasciate che ve lo faccia capire lei... Ma torniamo agli accorgimenti che altrimenti voi vi agitate, partite di immaginazione e non finite di leggere. Il liquido seminale per il 90% è costituito da un liquido di acqua, zuccheri, proteine, vitamine e sali minerali provenienti dagli alimenti.
Naturalmente non vi sto dicendo di non mangiare più certe cose ma magari, saperlo, vi farà cambiare abitudini sugli eccessi. E chissà... Don't forget! Se voi vi impegnate un po' io pubblicizzo alle fanciulle che #lospermastacambiando Sto concludendo un libro-inchiesta sulla prostituzione. In particolare su quella fascia di prostitute che non trovi la sera lungo le strade ma che scelgono la prostituzione come mestiere sì spinte dal bisogno economico ma anche dal lato piacevole che questo tipo di lavoro offre loro. E ci sono sempre state. Nelle case chiuse non si trovavano solo donne costrette a farlo ma anche donne che lo facevano perché "portate", così come avviene anche oggi all'estero, nei Paesi che (bando all'ipocrisia) hanno deciso di regolarizzare l'attività. In seguito ad una discussione stimolata dalla pubblicazione di questo mio post su Facebook: "Il mondo è pieno di prostitute e di uomini che non pagherebbero mai una donna per fare sesso! I conti non tornano..." ho deciso di pubblicare qui uno stralcio dell'inchiesta, secondo me molto significativo. BIANCA Presenza notevole quella di Bianca: sarà alta un metro e settantacinque ma indossa un tacco dodici quindi è impossibile non notare una donna di quell’altezza. Le gambe camminano eleganti e sicure, appaiono forti. I muscoli scolpiti, decisi. Elegante e sensuale, in abito nero molto semplice che sembra esserle stato creato addosso. Un corpo importante, spalle larghe, fianchi evidenti ma non sgarbati. Armoniosa. Ha quasi quarantacinque anni ma ne dimostra trentotto, trentanove al massimo. Pelle candida, trucco impercettibile, labbra ben disegnate di un rosso intenso naturale. Il pensiero che ho avuto vedendola è stato questo: “Qualsiasi uomo pagherebbe per venire a letto con te… ne sono certa” e lei ha sorriso, lo sa meglio di me! Bianca è sposata da diciotto anni con un marito che venera. Lui sa che lei si prostituisce, è una soluzione che hanno trovato insieme dopo che la ditta del marito, in cui lavorava anche Bianca, è stata pignorata. Hanno tre figli, in età adolescente, e si sono trovati da un momento all’altro senza soldi per vivere. Non conducevano una vita di lusso prima del pignoramento, una vita normale ma fatta di buon vivere, vacanze e sufficiente serenità economica. In pochi mesi si sono trovati a non avere più i soldi nemmeno per pagare le utenze. Tra Bianca e il marito c’è sempre stata un’ottima intesa, hanno vissuto vicende intense ma sono sempre stati affiatati. A sentire lei l’affiatamento è sempre aumentato, anno dopo anno, vicenda dopo vicenda. MI RACCONTI COME SIETE ARRIVATI A QUESTA SOLUZIONE? In un modo molto semplice, abbiamo unito l’utile al dilettevole. Non ci siamo arrivati subito, non è che appena chiusa l’azienda ho iniziato a prostituirmi. L’idea mi è venuta un giorno, leggendo il giornale. Mio marito in quel periodo faceva turni notturni in nero in una fabbrica dove fortunatamente è stato preso subito ma con i soldi che portava a casa non riuscivamo più a sostenere la famiglia. L’articolo di quel giornale diceva che una donna era stata arrestata per prostituzione, per un giro di affari altissimo, e quella sera stessa lanciai a mio marito una battuta: “Ma se ci provassi anche io?”. Glielo dissi con molta ironia, come se stessi scherzando, ma in realtà volevo vedere la sua reazione. Lui ed io siamo molto legati, anche sessualmente… il nostro è stato un percorso intenso: siamo passati dal semplice conoscerci ad amarci realmente per quello che siamo, senza gelosie, senza pudori, senza limiti. Lui è la persona che meglio mi conosce al mondo e sa come sono fatta. Gli sono stata fedele per molti anni poi un giorno mi è scattato qualcosa: ho sentito che per amarlo intensamente avevo bisogno di avere stimoli nuovi ma temevo che cambiasse qualcosa nel nostro rapporto, così ho iniziato a tradirlo. Non una storia d’amore ma innamoramenti. Tanti. Sapevo di piacere agli uomini e ho semplicemente smesso di dire di no quando mi facevano proposte uomini che mi intrigavano. Poi ho iniziato anche io a esplicitare il mio interesse, ero capace di vedere un uomo che mi piaceva per strada e seguirlo dentro al bar magari, facendo in modo che si accorgesse della mia attenzione nei suoi confronti e cercando di creare la situazione giusta per innescare il gioco! Sì, era un gioco, il gioco di un attimo. La realtà è che tutti mi volevano. Pochissimi uomini rimanevano indifferenti nei miei confronti e quindi ero libera di scegliere. Non sono mai stata rifiutata o lasciata, nemmeno una volta, perché ognuno si innamorava di me a suo modo ma in nessuno avevo mai trovato una quantità tale di caratteristiche e stimoli da saziarmi, da farmi smettere di "cercare" in continuazione nuove emozioni. Naturalmente mio marito ha sospettato dopo pochissimo tempo e mi ha affrontata a viso aperto. Abbiamo parlato a lungo, ci siamo confrontati e abbiamo capito che potevamo farlo insieme. A lui eccitava ad esempio l’idea di guardarmi fare l’amore con un altro, quindi in pochi mesi abbiamo trovato un equilibrio fantastico: non avevo più bisogno di tradirlo… mi bastava dire quale fosse la situazione fantasiosa che desideravo e lui si amalgamava al mio desiderio. Così, quando ho lanciato quella battuta sull’articolo del giornale ho visto il viso di mio marito “rimescolarsi”. Un misto di paura, eccitazione, timore e positività. Come me pensava che ero stata con altri uomini gratuitamente, solo per il piacere, perché non unire l’utile al dilettevole? Poi la ragione, naturalmente, ci ha portati a considerare i rischi e tutto il resto, e allora abbiamo deciso di provare a pianificare questa attività: una sorta di progetto! Volevamo capire se era fattibile senza che accadesse nulla, senza avere conseguenze. Non ci abbiamo impiegato molto, tre giorni dopo stavamo già cercando clienti. Sono molto selettiva: solo uomini distinti, intorno ai cinquant’anni meglio, solo sposati (per evitare di avere problemi da single che si innamorano) e solo nell’appartamento in cui lavoro. Lo abbiamo affittato non in regola, senza contratto, in centro. Roma è talmente grande che nessuno fa caso a chi entra o esce da quel palazzo e gli inquilini degli altri interni li incontro raramente. L’appartamento è l’unico ricavato sul terrazzato del tetto, quindi non ho vicini e oltre a godermi la vista della città in modo fantastico, posso godere di tranquillità assoluta. Abbiamo predisposto tutto insomma: i miei figli e tutti sanno che lavoro come manager, quindi è normale che ogni tanto io esca a cena o dorma via o trascorra qualche giornata fuori città. Tendo a non lavorare di sera comunque, per stare con i ragazzi. Intanto mio marito ha trovato impiego in un’azienda in regola e quindi siamo una famiglia normale che ora, grazie alle mie entrate, può pagare i debiti che ha con lo Stato e con le banche. Loro ci hanno instradato a questo, nessun lavoro mi avrebbe mai permesso di pagare le cifre che siamo arrivati ad accumulare con gli interessi, nel tentativo di salvare l’azienda. Per noi la prostituzione, se così vogliamo chiamarla, è stata il giro di svolta insomma, la salvezza. Certo che per fortuna io ho questa predisposizione al sesso e il legame con mio marito è talmente forte già da prima che non abbiamo mai problemi dettati dalla gelosia, anzi, spesso mi chiede di raccontargli cosa succede quando sono con altri… lo eccita. PROSTITUZIONE, SE COSI’ VOGLIAMO CHIAMARLA, DICI… TU TI SENTI UNA PROSTITUTA? Per nulla. Mi sento una donna, punto. Donna che sfrutta la sua attitudine con il mondo maschile, niente di più. La prostituta, nell’immaginario della gente, è una donna “sporca”, senza amor proprio, che sottostà agli uomini per compiacerli, che farebbe qualsiasi cosa per denaro. Io non sono così. Io mi dedico a loro realmente, per questo la selezione dei clienti è molto importante in ciò che faccio: quando arrivo a conoscerli, di loro mi sono già fatta un’idea attraverso la corrispondenza online e, solitamente, non sbaglio. Il momento della conoscenza è fondamentale e non transigo: la persona deve piacermi e corrispondere ai canoni di sicurezza che io e mio marito abbiamo stabilito, altrimenti non se ne fa nulla. In un mese posso conoscere e avere una storia (di qualsiasi livello di intensità) con una decina di nuovi uomini e continuare le storie in atto con quelli presenti da giorni, da mesi, da anni. Sì, perché in tutte le nuove conoscenze scelgo di continuarne qualcuna e qualcuna resta il ricordo di un caffè, una cena, una scopata. Con qualcuno si instaurano rapporti intensissimi, con alcuni un po' più freddi, con alcuni puramente sessuali. Le prime volte ho anche intrattenuto relazioni basate su una soglia di sopportazione: ci stavo giusto per non dir di no, per non rinunciare al denaro ma in realtà non ne avevo voglia perché non mi sentivo stimolata né intellettualmente né fisicamente. Quindi il rapporto si riduceva a un incontro che sentivo pesantissimo e, pensa, la parte meno pesante era il momento sessuale. Per farti un esempio, i primi tempi ho conosciuto un avvocato, persona distinta, gentilissimo, sempre molto attento e rispettoso nei miei confronti. Troppo. Sai quegli uomini che ti venerano in tutto e per tutto, che farebbero qualsiasi cosa per compiacerti… Ecco, ogni volta che dovevo incontrarlo sentivo una pesantezza enorme anche se mi dispiaceva perché di fatto era una buonissima persona, ma pesante caspita! Ogni volta che entrava in casa mi prendeva una tristezza tale da diventare quasi asettica quando attaccava a raccontare dei suoi problemi, del figlio ammalato, della moglie distaccata. E’ caratteristica di tanti clienti quella di “usarmi” per parlare, per sfogarsi, per alleggerire la mente, soprattutto quando la frequentazione diventa abituale e si instaura una sorta di confidenza. Solitamente non mi da fastidio, anzi, ma con lui proprio non ce la facevo, era più forte di me. Sono arrivata al punto di trattarlo quasi male, o per lo meno in modo totalmente diverso sia dal mio modo di fare che dal mio modo di essere. Non sopportavo la sua presenza e cercavo sempre di portarlo a letto subito, in modo che se ne andasse il prima possibile. Era l’unico con il quale ero fiscale sul tempo: due ore, non di più. Se concordavamo di vederci dalle dieci a mezzogiorno e arrivava in ritardo anche di un’ora per il traffico, comunque alle dodici doveva andarsene… inventavo scuse di ogni genere affinché non prolungasse la sua presenza. Mi chiedevo come facesse a chiamarmi “amore”, “tesoro”, a desiderare di stare in mia compagnia nonostante e a pagarmi duecentocinquanta euro quando io lo trattavo con insofferenza. Era davvero impossibile per me comportarmi diversamente. A letto facevo in modo che godesse prima possibile… già lui soffriva di eiaculazione precoce, quindi diventava una lotta tra i miei movimenti che sapientemente cercavano di portarlo all’orgasmo subito e la sua difficoltà a cercare di resistere, perché non si esaurisse tutto in pochi minuti. Mi dava proprio fastidio averlo addosso, non sopportavo che mi baciasse e chiudevo la bocca, giravo il viso di lato. Parlare con lui mi annoiava, fare sesso anche perché non era per niente eccitante, mi guardava come se fossi la Madonna scesa in terra, era come se io fossi su un piedistallo e lui fosse disposto a qualsiasi cosa pur di stare ai miei piedi. Io non amo gli uomini “oggetto”, quelli che si assoggettano alle donne. Amo il confronto alla pari, sia dal punto di vista relazionale che sessuale. Evito sempre di conoscere gli “schiavi” ad esempio, quelli che cercano una donna che li domini: non è nel mio carattere e non riesco a comandare nessuno. Preferisco un uomo deciso, che sappia quello che vuole, che mi tenga testa insomma. Quindi, appena il giro di clienti me lo ha permesso, ho chiuso la relazione con questo anche perché mi metteva a disagio prendere i suoi soldi senza dargli ciò che cercava, non mi sembrava giusto. Io sono fatta così! Gli uomini che pagano per stare con me, che sia sesso o compagnia, devono avere il meglio, devono essere soddisfatti quando mi salutano, altrimenti mi sento in difetto. Questa è solo una parte di una delle venti storie riportate dalle protagoniste di questa inchiesta che va a rivelare le dinamiche caratteristiche della fascia di prostitute che, anche attraverso percorsi diversi, è arrivata a scegliere la prostituzione come professione. Professione che tutti giudicano, nessuno confessa di usufruirne ma non tutte le donne sarebbero in grado di sostenere. Per concludere, vi riporto la riflessione di Roberta, una delle protagoniste dell'inchiesta: "Quando sento le persone giudicare le prostitute e dire che ci piacciono i soldi facili o temiamo la fatica, mi viene una gran voglia di chieder loro se davvero pensano che loro stesse o loro moglie abbia le caratteristiche psicologiche e mentali per far star bene un uomo al punto che questo arrivi a pagarle anche mille euro per trascorrere una serata insieme! E magari senza fare sesso! Per fare l'amante a pagamento, come mi definisco io, bisogna avere la capacità di innamorarsi di nuovo, sempre, e riuscire a trovare sempre il lato positivo delle caratteristiche di un uomo. Potrebbero farlo quel branco di isteriche che si accontentano di guardare reality e inventano mal di testa ogni due per tre?" Oggi arriviamo a quota sessanta. Sessanta donne uccise in Italia, dall'inizio dell'anno, per mano di chi "le amava e non poteva sopportare di perderle". Questo titolano i giornali ogni volta che un fidanzato o un marito ammazzano la propria donna perché li ha lasciati o ha intenzione di farlo, no? E il problema reale sta proprio in queste poche parole, che sono diventate la normalità nella comunicazione mediatica (magari allegate a un selfie della coppia, scattato in un momento di "guardate quanto siamo felici"). Io sono schifata dai titoli che vengono utilizzati e anche dal modo in cui, solitamente, vengono redatti gli articoli su questi fatti, perché spesso usano le parole dell'assassino (per fare clamore) e hanno sempre un che di "giustificazione sommaria" dell'accaduto che inconsapevolmente va a "scusare" l'azione: "L'amavo troppo", "Non sopportavo di perderla" ,"Ho perso la testa perché voleva lasciarmi", "Non potevo vivere senza di lei". Sono tutte rivelazioni sensazionali, che esprimono cioè uno stato d'animo di sofferenza, un'attenuante, e altro non sono che la conferma perpetua di una convinzione patologica che non vede evoluzione dalla notte dei tempi: il partner è una nostra proprietà. Convinzione non solo maschile con l'unica differenza che mentre le donne, da sempre meno educate alla violenza rispetto al genere maschile, agiscono mediante ricatti morali e rigature delle auto o tagli delle gomme, gli uomini arrivano anche a usare la forza fisica perché quella, hanno insegnato loro, è la massima espressione di quanto vale un uomo. Quindi attraverso l'omicidio rivendica la proprietà mentre nell'omicidio/ suicidio, immagina di ritrovare nella morte quell'unità che si stava perdendo in vita. Ogni volta che viene mediaticamente diffusa una notizia relativa alla violenza sulle donne mi dispiaccio e mi stupisco di come non si arrivi mai al nocciolo della questione, che non troverà mai soluzione nel " deve essere impazzito, era un bravo ragazzo" e nemmeno nel "è sempre stato un violento". Personalmente sono convinta che l'unica soluzione possibile sia andare al di là dei singoli accadimenti (che sono l'estrema punta dell'iceberg) e comprendere che alla base ci sta la convinzione che se abbiamo una relazione con una persona, quella persona diventa di nostra proprietà e che non possa cambiare idea senza subirne le conseguenze, qualsiasi esse siano. Questo comportamento ha radici lontanissime, lo sappiamo bene: nel momento storico in cui le donne sono diventate dipendenti dall'uomo economicamente parlando, e cioè alla nascita dell'era dell'agricoltura, si è instaurato il meccanismo dell'esclusivismo sentimentale e sessuale come valore assoluto, un garante dello status: io uomo lavoro e ti garantisco il cibo e la protezione, tu donna devi garantirmi l'accudimento e la procreazione di figli che continuino la mia dinastia. Sono trascorsi millenni... ma cosa è cambiato? Niente, o poco, semmai l'evoluzione ha portato a una "relativa" indipendenza economica delle donne (conquistata a suon di battaglie ancora in corso) per la quale la donna, oltre ad accudire e procreare, ha "ottenuto" di poter lavorare. Ma in realtà l'approccio mentale è evoluto ben poco, talmente poco che ancora oggi l'unico garante dell'amore rimane ai nostri occhi il possesso dell'altro, non il piacere della condivisione della vita con una persona compatibile. E mentre la maggior parte delle donne, se scopre tradimento, mette in atto una serie di comportamenti atti a colpire l'uomo in modo che abbia problemi con un'eventuale nuova partner, l'uomo agisce usando la forza sia per preservare il proprio onore (che un uomo tradito è da sempre vittima di derisione e non può accettarlo), sia per ribadire il concetto di proprietà (tu sei mia e se ti ribelli, non sarai di nessun altro). MIA. Quante volte alle donne ha fatto piacere sentirsi dire "tu sei mia!"? Anche a quelle stesse donne che in queste tre parole hanno trovato la morte sarà capitato di provare un brivido piacevole all'epoca in cui si scattavano i selfie con il loro amato, con quell'uomo che le aveva portate a toccare il cielo con un dito. I film, la letteratura, le poesie sono intrisi di scene strappacuore in cui il dirsi "sei mia" "sono tua" ha scatenato coinvolgimento emotivo all'ennesima potenza. E questa è e rimane la nostra gabbia, dalla quale purtroppo ancora pochissime persone riescono a liberarsi. E allora io vi invito a riflettere su questo: se non apprendiamo la necessità di educare le nuove generazioni a non dipendere dall'altro, a non instaurare relazioni che si basino sull'attaccamento, a non considerare l'altro come una nostra proprietà, come possiamo credere che questa mattanza finisca? Non sicuramente a suon di denunce per stalking, che ovviamente vanno fatte e prese in considerazione con molta molta serietà, a cui dovrebbero seguire pene imponenti, ma hanno il limite di agire solo laddove la situazione è già a rischio. Non con manifestazioni femministe, che non nego avere estrema importanza per stimolare le donne a non piegarsi, a non sottomettersi, ma che sulla mentalità sociale hanno impatto relativo perché solitamente vi partecipa solo chi ha già chiaro il problema mentre un uomo la cui personalità potrebbe portarlo ad uccidere una donna non cambia carattere perché vede un corteo sfilare. Solo l'educazione può affrontare il problema alla base! Educazione, al rispetto dell'altro in primis, ma mirata a cambiare totalmente l'approccio mentale alle relazioni: nessuno è di nessuno! Si possono condividere momenti, anni, una vita ma amare davvero un'altra persona significa viverla come un valore aggiunto, accettarne l'individualità ed essere consapevoli della possibilità che un giorno possa non volere più condividere la vita con noi! E' ora di affrontare con serietà e competenza l'educazione sentimentale e sessuale dei bambini e degli adolescenti, prendendo consapevolezza che loro saranno gli adulti di domani e se continueremo a fingere che non abbiano sessualità e sentimenti questi casi saranno sempre più frequenti! Finiamola di crescere i bambini con le favole del "E vissero per sempre felici e contenti" o di riempirgli la testa dei "per sempre" che la religione continua a volerci imporre perché è proprio nel nome del "per sempre" che molti uomini hanno ucciso e continueranno a uccidere. Vi invito a leggere "IN PRINCIPIO ERA IL SESSO" (Ryan/Jethà) se siete davvero interessati a comprendere da dove veniamo e dove stiamo andando. |
GRAZIA SCANAVINI Ricercatrice Educatrice umanista Counselor filosofica Blog con intento educativo.
L'obiettivo è stimolare riflessione al fine di favorire la consapevolezza personale nelle relazioni.
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