![]() So che può sembrare tutto molto distante da noi ma, così come sapere la storia nei fatti dovrebbe essere basilare per capire da dove veniamo in termini di società, dovrebbe esserlo almeno a pari importanza sapere da dove vengono i nostri comportamenti sessuali e di coppia. Io consiglio sempre la lettura di "IN PRINCIPIO ERA IL SESSO" di Cacilda Jethá e Christopher Ryan per chi vuole avere una visione davvero efficace della storia delle relazioni, cosa che consentirebbe a noi tutti una maggior consapevolezza sulla nostra vita di relazione, ma lo scritto che segue spiega non poco dell'evoluzione dal matriarcato al patriarcato, ponendo particolare attenzione quindi sull'oggettiva correlazione tra le dinamiche di coppia e la sessualità. I COMPORTAMENTI SESSUALI NELLA PREISTORIA Ormai è ben documentato che il pianeta Terra ha un’età di ben circa 6 Mld. di anni e che in esso la specie animale preumana i cui membri sono stati denominati ''parapithechi'' ad incipiente conformità di quella che sarà definita specie umana vi è comparsa oltre 4 Ml. di anni fa (addirittura circa 6 Ml. di anni fa, secondo le recentissime scoperte del palentologo Robert Eckhardt. Ma il comportamento sessuale di tale specie animale permane, fino a meno di 30.000 anni fa, con carattere istintivo-compulsivo,strettamente dipendente da cicliche condizioni ormonali ad insorgenza periodica, per il raggiungimento esclusivo dell’accoppiamento riproduttivo, effettuato senza la minima coscienza dell’evento conseguenziale. Soltanto in tale epoca (cioè circa 30.000 anni or sono), in quella specie animale ormai qualificabile umana e solo in essa inizia lentamente a stigmatizzarsi la cosiddetta sessualità, complesso dei comportamenti maschili e femminili, propri dell’essere umano attivati volontariamente, al fine di soddisfare la concupiscenza reciproca mediante qualsiasi tipo di contatti erotici, compreso l’accoppiamento definito ''coito'' esprimenti la modalità di soddisfazione della pulsione erotica, consciamente vissuta ed indipendente dall’esito riproduttivo. I primi “ominidi” prototipi della specie umana (delineatisi circa 1.700.000 anni fa) sono stati denominati ''australopitechi'' poiché i loro resti fossili sono stati rinvenuti nell’Africa meridionale presso la regione etiopica dell’Afar, cioè appartenente all’emisfero australe. La struttura corporea degli “australopitechi” era ancora molto diversa da quella di un essere umano odierno, basta sottolineare che il loro cervello aveva un volume molto piccolo, equivalente a meno della metà di quello dell’attuale Homo sapiens sapiens, e che dovette trascorrere più di un milione di anni per raggiungere un apprezzabile successivo volume, pur sempre limitato, proprio dei cosidetti ''pitecantropi'' contemporaneamente in più parti del pianeta terra (i suoi resti fossili sono stati rinvenuti in Europa, Africa, Indonsia e Cina) e giunti fino a circa 30.000 anni fa (limite superiore del paleolitico medio, periodo compreso tra 80.000 e 30.000 anni fa, epoca in cui si è posto il confine con l’inizio del paleolitico superiore, che si ritiene concluso 20.000 anni or sono). Da questi ominidi i quali, ad un certo momento,cominciarono ad assumere preferibilmente la postura eretta ed a camminare con i soli arti posteriori, a tenere la testa in posizione quasi verticale (Homo erectus, di cui il più noto è quello giavanese) (delineatosi circa 600.000 anni fa), ad essere abili a costruire i rudimentali utensili di selce (Homo habilis detto anche Homo faber) ed a provvedere alla conservazione di parte delle provviste raccolte è derivato ''l’Homo sapiens'' che, pur avendo avuto origine evolutiva oltre 200.000 anni or sono, si è ben delineato come tale poco più di 20.000 mila anni fa, e che, a sua volta, ha dato origine all’attuale ''Homo sapiens-sapiens'' circa 15.000 anni fa. All’inizio del ''paleolitico medio'' (circa 80.000 anni fa) coincide anche la comparsa dei ''neanderthaliani'', i cui resti furono originariamente rinvenuti nel 1856 in Germania presso la valle di Neander, i quali, sebbene possedessero un cervello di volume relativamente superiore a quello umano attuale e fossero sufficentemente intelligenti, si estinsero completamente circa 30.000 anni fa. Per quanto riguarda il comportamento sessuale degli ''australopitechi'' (vissuti in un’epoca compresa tra circa 1.700.000 e 500.000 anni fa) dai reperti paleontologici si può solo arguire che essi vivevano nella più assoluta promiscuità e che copulavano in posizione ''mores ferarum''(da dietro). E' la posizione più simile al mondo animale. ferarum accoppiandosi a caso con qualsiasi femmina in estro, spinti dalla momentanea periodica tensione genesiaca. La relativa azione coitale era estremamente rapida e, spesso, doveva essere subito interrotta prima di averne completato l’espletamento per le frequenti interferenze di altri individui ed anche di animali. La reazione orgasmica femminile era del tutto sconosciuta non potendo essere assolutamente provocata, anche se la tensione erotica femminile diveniva, a periodi, talmente indominabile da elicitare un notevole comportamento recettivo. Per quanto riguarda il comportamento sessuale dei ''pitecantropi'' (vissuti in un epoca compresa tra circa 500.000 e 30.000 anni or sono) dai reperti paleontologici si rileva che, almeno da 100.000 a 30.000 anni fa (allorché divennero ''erectus'' ed ''habilis''), i maschi si allontanavano spesso dalle femmine per periodi più o meno brevi ma, a volte, anche abbastanza lunghi per recarsi a cacciare ogni tipo di selvaggina. I rapporti sessuali erano effettuati ancora mores ferarum, esclusivamente con femmine in estro e quasi sempre al ritorno degli uomini dalle uscite di caccia, in specie se prolungate e proficue, ma non si aveva ancora alcuna consapevolezza della connessione con le gravidanze. Le femmine, gravate dalle gestazioni, affaticate dall’allattamento e dall’accudimento della prole, non potevano essere di alcun aiuto nelle spedizioni di caccia. Pertanto, il loro compito era di raccogliere la legna nell’immediato dintorno, di alimentare il fuoco e di raccogliere frutti e vegetali commestibili. Di conseguenza, le donne diventarono autorevolmente padrone dei luoghi di ritiro domestico e, quando periodicamente divenivano sessualmente eccitate e recettive, si concedevano con selettiva preferenza a quei maschi che al rientro, oltre essere eroticamente ipereccitati dall’odore dei ferormoni del loro estro, potevano dimostrare di essere stati i più abili nel predare la selvaggina. Si costituiva, così, il matriarcato, destinato a durare fino a circa 15.000 anni or sono. Il matriarcato si è progressivamente consolidato nel periodo dell’ultima glaciazione del quaternario (circa 45.000 anni or sono) in quanto la donna, essendo preposta a conservare il fuoco, divenne una figura indispensabile di notevole importanza essenziale. Infatti, era lei che assicurava il confortevole calore del rifugio, che cuoceva i cibi rendendo la selvaggina più gustosa, ed era intorno a lei che i bambini e gli uomini si disponevano a cerchio per ricevere il pasto caldo. Conseguentemente, la donna, come dimostrato da Bachofen (1861),alla superiore forza fisica dell’uomo oppose un possente prestigio al principio della violenza quello della pace, ad ogni inimicizia cruenta lo spirito di conciliazione, all’odio l’amore, e così riusci ad indirizzare l’esistenza selvaggia primordiale, non frenata da alcuna legge, verso una forma temperata di civiltà da essa dominata . Ciò è ampiamente confermato dai rilievi archeologici effettuadi da Mallaart (1967) e da Gimbutas (1987) che attestano come il patriarcato di ritorno sia stato preceduto, nella preistoria, da un lungo e solido matriarcato caratterizzato dall’assenza di ogni attività bellica e dal culto della ''Dea Madre''. Per quanto riguarda il comportameno sessuale dell’Homo sapiens (iniziato a delinerasi da oltre 200.000 anni e pienamente affermatosi poco più di 20.000 anni fa) dai reperti preistorici si rileva la piena continuazione del matriarcato. Si presume che nel periodo in cui è vissuto ''l’Homo sapiens'' la sessualità della donna ha iniziato progressivamente a sganciarsi dalle cicliche condizioni ormonali. Infatti, si hanno notizie che, specialmente nell’ultima fase di tale periodo, le matriarche esercitavano spesso pratiche erotiche per secondi scopi (tra i più frequenti, per ottenere cibo o oggetti, per rinforzare l’amicizia e per disinnescare l’aggressività), indipendentemente dalle fasi di estro, tanto che molte immagini rupestri, risalenti a questo periodo, rappresentano l’unione sessuale con la donna di enorme dimensione posta al di sopra dell’uomo di dimensioni notevolmente inferiore. Per quanto riguarda il comportamento sessuale ''dell’Homo sapiens-sapiens'' (ben delinatosi 15.000 anni fa e tutt’ora in evoluzione) dai reperti preistorici di essenziale si rileva che gli uomini i quali, fino a quell’epoca, nell’atto dell’accoppiamento erano stati dominati dalle donne prendono coscienza dell’indispensabilità maschile per indurre la procreazione, iniziano ad esercitare autorità sulle donne sottomettendole non solo ai fini sessuali tanto che molte immagini rupestri, risalenti a questo periodo, rappresentano l’unione sessuale con scene in cui la donna risulta posta a gambe divaricate al disotto dell’uomo , il quale le introduce in vagina un enorme pene eretto coniforme, ma progressivamente anche ad ogni altro fine, dando così inizio al patriarcato che perdura tutt’ora, sebbene in subdola decadenza. Il persistere della sottomissione sessuale della donna al potere maschile è documentata dal fatto che nelle raffigurazioni artistiche prodotte tra il VI sec. a. C. ed il I sec. d.C., in pieno patriarcato dell’epoca storica, compare nuovamente con notevole frequenza la posizione coitale ''mores ferarum'', ma non come rappresentazione dell’accoppiamento istintivo, bensì per rappresentare l’asservimento femminile al soddisfacimento erotico maschile. Tuttavia, si deve precisare che le immagini rupestri dei comportamenti sessuali degli esseri umani dell’epoca preistorica non costituivano pornografia , nel senso attuale del termine, ed in chi le osservava non suscitavano alcun eccitamento erotico, né lo scopo di chi le realizzava era quello di erotizzare. Infatti, le immagini ipermacroscopiche dell’organo genitale maschile eretto, in specie, servivano per simboleggiare la potenza creatrice e ad esse si attribuiva virtù propiziatoria di buon auspicio ed anche potere di mantenere lontano gli spiriti maligni, cioè potere apotropaico. In definitiva, le predette immagini costituivano le ''Immagini Sacre'' della religione ancestrale. Claudio Nucci (2013) Minerologo, Cultore di Scienze Geologiche, Riproduttore di Manufatti e Utensili Preistorici
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![]() Sto portando a termine la stesura del reportage complementare a NON CHIAMATELE PUTTANE. In quella prima pubblicazione riportavo dieci storie e testimonianze di donne che -per libera scelta- si prostituiscono. Storie che sono andata ad ascoltare in prima persona, chiedendo la disponibilità delle prostitute a raccontarsi. In questa seconda, invece, offrirò di leggere -direttamente dalle testimonianze dei diretti interessati- le risposte a quelle domande che tutti mi fanno: chi sono gli uomini che pagano per avere una relazione (sessuale ma non solo) con queste donne? Perché lo fanno? Hanno carenze nel rapporto matrimoniale? E perché pagare? Cosa pensano delle donne che si prostituiscono? In quelle relazioni, trovano appagamento reale o è solo tutta finzione? Per rispondere a queste domande nel modo più esauriente possibile, ho messo annunci fingendomi io stessa prostituta e sono andata a conoscere cinquanta uomini che usufruiscono di questa fascia di prostituzione. Il volume sarà pubblicato in piattaforma Amazon, come il primo, e sarà acquistabile dal 15/06/2020. Vi propongo intanto un estratto, e vi chiedo di soffermarvi al titolo un attimo: se l'ho scelto è perché usare un termine intriso di pregiudizi per definire persone, comporta spesso il fatto di approcciarsi con pregiudizio... è solo una questione di logica. Provate a leggere queste storie per quello che sono, non per dare giudizio. A dirci chi sono questi uomini, saranno i dati emersi dallo studio. GIOVANNI Roma Sono le undici di mattina e sono seduta in una caffetteria, a Piazza Santa Maria Maggiore. Giovanni è leggermente in ritardo per l’appuntamento ma mi ha avvisato con un messaggio. Nello scambio di mail mi ha raccontato di avere cinquant’anni, di essere sposato e di avere un ruolo lavorativo dirigenziale, che lo appaga. È laureato in scienze politiche e il suo linguaggio induce a pensare a una persona di ottimo livello culturale. Quando entra, capisco subito che è lui. Si è descritto alto, capelli neri, corporatura imponente e sorriso smagliante. Non ha mentito. Si avvicina al tavolo sorridendo e si presenta come se fosse un incontro qualsiasi, con molta naturalezza e giovialità. Un leggero imbarazzo nello sguardo, forse, che lascia svanire scherzando, chiedendomi se mi sia seduta così vicina all’uscita per potermela dare a gambe. Scambiamo qualche parola di circostanza, poi mi chiede come mai io abbia messo quell’annuncio e io rispondo ampliando la versione che già avevo dato nelle mail: il lavoro non mi va granché bene e ho deciso di unire il dilettevole all’utile. Giovanni non corrisponde di certo all’immagine che si può avere di un uomo che abbia bisogno di pagare una donna, per averla: è spigliato, allegro, espansivo. Molto cortese e affabile. Giacca blu, jeans e camicia bianca, è anche decisamente un bell’uomo. Mi conferma di essere sposato. Ha una figlia e una vita famigliare serena. E ALLORA PERCHÉ HAI RISPOSTO AL MIO ANNUNCIO? O, MEGLIO, PERCHÉ UN UOMO COME TE LEGGE QUEGLI ANNUNCI? Non è facile da capire, eh? Non mi manca niente, men che meno la possibilità di avere storie senza pagare, ma non voglio mettermi nei casini. Sono sposato da venticinque anni e lo troverai assurdo ma non ti racconterò di una moglie che non sopporto più o di frustrazioni: io amo mia moglie. Amo lei e amo la mia famiglia, però come dice mia sorella sono probabilmente un eterno Peter Pan! Ho bisogno di volare, almeno qualche ora ogni tanto. Di uscire da tutto: dalle responsabilità del lavoro, dalle pressioni quotidiane di ciò che la vita comporta. E ho bisogno di farlo in sicurezza, senza avere problemi… ché se devo andare a incasinarmi ancor di più, che senso ha? Ho come bisogno di quella sensazione che si prova quando ci si innamora di una persona che non si conosce, hai presente? È come se nella tua vita cambiasse tutto, se tutto prendesse un colore più vivo. Adrenalina, che ne so. La prima volta che ho sentito questo desiderio, qualche anno fa, è successo con una donna che lavorava al mio studio: lei era single, io sentivo questo trasporto per lei al punto che avevo messo in discussione tutta la mia vita. Non che non amassi più mia moglie, anzi, mi sentivo tremendamente in colpa, ma quando andavo a casa di Laura (la collega) mi sentivo un altro. Passavamo ore ad amarci, a ridere, a scherzare, abbracciarci, mangiare, ascoltare musica… un po’ come due ragazzini, insomma. Dopo qualche tempo tutto questo svanì, nel senso che svanì proprio in me il desiderio di continuare: conoscevo già tutto di Laura. I nostri pomeriggi, le nostre serate, erano diventate abitudine, pure quelle. Piacevoli, eh, ma abitudini. Avevo la sensazione di essere sposato due volte. Te la faccio corta: le dissi apertamente le mie sensazioni. Lei sapeva che tra di noi non ci sarebbe mai stato niente più di quello, ero stato molto sincero con lei, ma quando capì che stavo troncando, cominciò a tampinarmi: in studio, al telefono. Mi ritrovai in un casino infinito, con la paura che facesse colpi di testa, con il timore di giocarmi la famiglia per le mie ore da Peter Pan. Ci vollero un paio di mesi perché le cose tornassero alla normalità e credo siano stati i mesi più difficili della mia vita. Il timore di perdere mia moglie erano all’ennesima potenza. Tu dirai: ben ti sta! MA FIGURATI! CREDO DI AVER CAPITO COSA INTENDI… Dopo quella storia mi misi buono buono. Ovvio che continuavo a sognare le ore da Peter Pan, sono fatto così, c’è poco da fare. Un annetto più tardi, a un evento di lavoro, iniziò un gioco di sguardi complici con una ragazza dello staff che gestiva la serata; il mio socio se ne accorse e mi stuzzicò. Io gli dissi che mai e poi mai mi sarei ricacciato nei casini e lui molto candidamente mi disse che potevo averla e non avere problemi, bastava pagare. Lei mi piaceva e pensai che un paio d’ore di sesso non mi avrebbero fatto male. Fu una delle storie più belle della mia vita, quella in cui mi sono sentito di poter essere me stesso fino in fondo. Lei era una bellissima persona, in tutto, e pagarla era come prendersi cura di lei, ringraziarla per essere quel che era. Dopo un paio di mesi successe la stessa cosa che accadeva con le altre donne, l’abitudine, ma non ci fu nulla di quanto vissuto in passato: nessun pianto, nessun litigio. Mi disse accarezzandomi che pure per lei cominciavo a essere come una vecchia ciabatta. Facemmo l’amore e quella storia si chiuse, così come si era aperta. Dopo qualche tempo le scrissi che mi mancava, il che era vero. Lei mi rispose che non le mancavo io, mi mancava la possibilità di essere Peter Pan, e che dovevo cercarmi una nuova Trilli per poter fare i voli che piacciono a me. Vuoi essere la mia Trilli? (RIDO) E CON QUANTE TRILLI HAI VOLATO? Non tantissime, a dir la verità. Non è facile trovare una donna che sappia volare davvero e poi, rimessi i piedi a terra, non pretenda di più. Che poi Trilli, da quanto ho capito attraverso mia figlia, è gelosa di Peter Pan, no? Quindi la metafora ci sta fino a un certo punto. Comunque, quando mi viene voglia di volare, cerco di farlo, ecco. E mi organizzo il volo in questo modo perché ho capito che le storie coi soldi di mezzo sono più schiette e meno problematiche. Può sembrare una posizione da vigliacco, ma io me ne frego: ho smesso da tempo di farmi seghe mentali su questa cosa, perché se dovessi misurarmi in termini moralistici probabilmente mi suiciderei. La morale la lascio agli altri: mi sono accettato per quel che sono, ho bisogno di spazi in cui sentirmi solo Giovanni: non marito di, padre di, titolare di. Giovanni ha bisogno di momenti in cui dedicarsi al bello della leggerezza e, viste le esperienze, questa in cui cercherò di portare pure te è la forma migliore che conosco. MA TI ECCITA ANCHE IL PENSIERO DI PAGARMI O È SOLO IL MODO PER SENTIRTI AL SICURO? Se avessi confidenza, ti direi di metterci una mano e sentirlo da te. EFFETTO POTERE MASCHILISTA? Uhm… mi pare che sia più l’effetto delle tue labbra e il pensiero di perdermici. Mi sa che il potere, qui, ce l’hai tu. Se ti alzi e te ne vai senza lasciarmi il tuo numero, io con il mio potere e i miei soldi mi ci faccio una pippa! SE INVECE TI LASCIO IL MIO NUMERO? Mi paleso per ciò che sono: un maschio semplice. Che appena sarai uscita da quella porta ti chiamerà per prenotare il primo volo disponibile, sperando che sia in giornata o domani al più tardi. VABBÈ MA SE FAI IL PIACIONE, CI CREDO CHE LE DONNE POI SI INNAMORANO. Ma quale piacione. Ovvio che non sono insensibile alla tua sensualità e che sto facendo di tutto per piacerti e strapparti una conferma. Mi incuriosisci. Tu sei una da storia fuori dal comune, ne sono certo. E io, quello voglio. |
GRAZIA SCANAVINI Ricercatrice Educatrice umanista Counselor filosofica Blog con intento educativo.
L'obiettivo è stimolare riflessione al fine di favorire la consapevolezza personale nelle relazioni.
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