Qualche giorno fa, sulla mia bacheca Facebook scrivevo questo: "Vengo a sapere che un amico virtuale (con cui ho avuto anche pochi scambi e solo su bacheche pubbliche per altro, mi ha tolto l'amicizia perché sua moglie/compagna era gelosa del fatto che fossimo amici. Mi rivolgo a lei ora: ma stellina mia... rifletti... il fatto che lui mi abbia levato l'amicizia per accontentarti, ti fa sentire meglio? Ti senti al sicuro ora? Dammi retta... invece di chiedere a lui di togliere le amicizie che ritieni pericolose, fatti una domanda: QUANTO E' FATICOSO ESSERE LA DONNA DI UN UOMO NEL QUALE NON HAI FIDUCIA?" e naturalmente ne è nato un dibattito. C'è chi sostiene che sia normale, c'è chi insinua che probabilmente lui non la rassicuri abbastanza, la maggior parte dei commenti la trova una situazione assurda proprio per il fatto che si sta parlando di un ambito in cui, anche levata la "famosa amicizia" c'è la possibilità di continuare a "frequentarsi" in chat privata, senza restrizione alcuna. Ovvio che l'oggetto della discussione è sempre quello: la GELOSIA, questo antico nemico della tranquillità di coppia o, per qualcuno, ingrediente fondamentale in una coppia "che funziona". Tra questi l'amico giornalista Pellizzari che da quando abbiamo iniziato questo piacevole gioco di confronto sulle dinamiche "uomo-donna" si è un po' ammorbidito su certe convinzioni ma non su questa: la gelosia serve, è segnale di amore per l'altro e laddove non c'è significa che non si ha interesse per il partner. Io ovviamente non sono d'accordo: amo mio marito, la fiducia è intrinseca al nostro rapporto, non ho nessun bisogno e nessun stimolo a controllarlo o a pretendere che frequenti chi decido io, virtualmente o realmente. In questo post Pellizzari si schiera dalla parte dei gelosi e appoggia le richieste e le pretese da parte degli stessi nei confronti dei relativi partner: "Io sono geloso di un tuo amico virtuale quindi, se mi ami, lo devi bannare dalle tue amicizie". Personalmente ritengo la gelosia una dinamica banale e sciocca ma capisco che per molti è una questione viscerale, incontrollabile, non modulabile. Personalmente, ribadisco, credo che amare una persona ed avere fiducia nella stessa dovrebbe bastare a non uscire dal seminato se questa scherza o interagisce con altri su Facebook... certo, può dare noia, soprattutto se la serenità della coppia non è proprio al top! Non voglio di nuovo addentrarmi nei labirinti dell'argomento GELOSIA perché non ne usciremmo più. La gelosia fisiologica esiste ma dovrebbe essere correlata ad una capacità di valutazione adulta e consapevole del fatto che essere una coppia non significa doversi limitare a vicenda quanto più, semmai, fidarsi dell'altro. Che sia fondata o no, la mancanza di fiducia è un deterrente alla serenità di coppia. Soprattutto quando riguarda sciocchezze del genere amicizie virtuali e altri similari perché è ovvio che se una persona, uomo o donna che sia, vuole tradire, tradisce o ha tradito non lo spiattella su una bacheca facebook e non ve lo lascia nemmeno intendere: credo si debba temere di più chi tace rispetto a chi liberamente commenta con ironia e la giusta dose di cazzeggio un post di facebook. Ché state tranquilli... se il partner vi vuole tradire, non sarà chiedergli di bannare un amico o un'amica virtuale con il quale interagisce pubblicamente a mettervi al sicuro, anzi, magari succederà che inizino a parlare in privato per "non farsi vedere" e, lo sapete, da cosa nasce cosa... Premesso che personalmente trovo disfunzionale e patologica qualsiasi limitazione imposta al partner, il chiedere al compagno/a di interrompere un'amicizia virtuale a me sembra più una soluzione modello "occhio non vede, cuore non duole". Se questo vi rende tranquilli, sappiate però che un terzo dei profili Facebook è fittizio, utilizzato proprio da chi non vuole essere assoggettato ai tristi controlli di chi crede che un tradimento possa essere fermato con la cancellazione dell'amicizia virtuale. Il mio consiglio rimane quello: invece che avvelenarvi il fegato cercando di controllare e limitare la vita sociale del vostro partner, godetevelo e abbiate fiducia, che tanto se il tradimento deve succedere non saranno queste paranoie adolescenziali a impedirlo!
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Per me è sempre piacevole essere chiamata in causa da Pellizzari.... che quando mi chiama a commentare un suo scritto, sa già che arriva la guastafeste! Quella che non giudica quel che succede, ma preferisce analizzarlo, e che non ama molto che si giudichi generalizzando perché è la solita storia del "Al lupo, al lupo" ma di agnellini in giro ce ne sono veramente pochi (e poche)! Questa volta l'articolo di Alessandro porta a riflettere su un argomento sempre molto attuale e che difficilmente diventerà sorpassato perché viene immancabilmente trattato come un'accusa senza soluzione. Gli uomini da sempre sono giudicati "peggiori" delle donne perché fanno questo, non fanno quello... Il fatto è uno, ed uno solo: siamo diversi! Anche cerebralmente intendo e invece la morale ci vuole tutti uguali, tutti in riga. La natura ci ha creati diversi e la morale ci vuole uniformare, vuole eliminare ciò che "non sta bene"! La natura ci fa nascere da soli e la società ci vuole moribondi in coppia! E stiamo sempre a puntare il dito contro il comportamento sbagliato (degli uomini soprattutto) ma posso dire? Il tradimento anche continuativo è nato quando si è deciso in Occidente che la monogamia è il modello unico (come il 730, non puoi scappare!) accettabile, gli altri sono tutti "malati, sbagliati o stronzi"! Riferendomi al post di Alessandro ed Eliselle, da moglie di un marito che dopo avermi guidata in qualità di "auto sportiva" per 5 anni, ha deciso di guidarmi come "utilitaria" (da 13 anni a questa parte), io dico che mi danno più noia gli uomini che maltrattano (fisicamente o psicologicamente), quelli assenti, quelli che impongono, che comandano, che non tradiscono ma sono delle amebe all'interno della famiglia. Possiamo continuare a ragionare per luoghi comuni e stereotipi fino alla morte ma la REALTA’ è che se dovessimo mettere al muro tutti gli uomini che tradiscono (e donne pure) rischieremmo l'estinzione! E, per quanto mi riguarda, la realtà è l'unica che conta... il resto è polemica, gratuita e inutile. Problemi tali da autoanalizzarci li abbiamo TUTTI, io mi ci metto per prima, ma vogliamo vivere o passare il resto della vita dallo psicanalista a chiederci perché ci comportiamo come la morale non vuole? Io non ce l'ho con chi continua a desiderare le storie da favola, ci mancherebbe... però mi piace ragionare sulla realtà dei fatti. Se vogliamo essere consapevoli dobbiamo ragionare su ciò che realmente accade, se vogliamo continuare a prenderci in giro possiamo continuare all'infinito a puntare il dito su chi fa cosa non si dovrebbe fare! Vero che gli uomini sono più aridi, come sostiene Pellizzari, ma è allora io dico che le donne sono delle grandissime stracciacoglioni (e guai al primo che lo nega) mentre gli uomini rompono meno! Che significa? Gli uomini avranno (per le donne) il difetto di essere più aridi e le donne (per gli uomini) sono delle stracciacoglioni... 1 a 1! Cosa abbiamo risolto? Nulla!! Proviamo invece a prendere consapevolezza che è inutile e deleterio ribadire i difetti dell'altro e piuttosto impariamo ad accettare il fatto che siamo diversi. Gli uomini riescono a tradire con più leggerezza primo perché sono diversi, hanno dinamiche diverse e sono meno attaccati di noi donne (ehm, mi ci metto in mezzo ma che fatica!). Secondo perché vengono cresciuti nella convinzione di dover confermare la propria virilità proprio dimostrandosi dei conquistatori, dei potenti, de maschi! Più donne accumulano, più sono MASCHI! E allora non tollero che questo sia un difetto perché difetto diventa solo se lo relazioniamo alla moralità! Le differenze, uomo-donna sono inopinabili, per natura e per stampo educativo, e non sono criticabili su questo aspetto (se le loro azioni non presuppongono violenza) ma perpetuare la critica in senso negativo a cosa serve? Gli uomini sono più portati a tradire (che poi avrei da dire anche in merito) e allora? Perché dobbiamo farli apparire come mostri! Se la maggior parte degli uomini è così, dovremo un giorno prendere atto che non è un difetto ma una caratteristica, che tale rimarrà fino a che continueremo a criticare con banalità e le donne non saranno disposte ad andare incontro ad un compromesso: quello di comprendere che gli uomini hanno per natura e per educazione un bisogno sessuale molto più ampio di quello della media femminile. Cosa dovrebbero fare, quindi? Diventare ciechi a suon di film porno? Di nascosto però, mi raccomando, perché la donna s’offende anche se il marito/compagno guarda i porno! Il problema di base è sempre e solo uno: non ci si confronta o se lo si fa, non si dice chiaramente ciò che si pensa perché l’educazione ricevuta non ce lo consente, quindi si cerca altrove ciò che in famiglia non è nemmeno concesso dire! E tutto ciò è palesemente confermato dal fatto che anche il mondo femminile sta evolvendo in questa direzione: è più alta l'incidenza della fascia femminile che ha iniziato o sta iniziando a tradire piuttosto che quella degli uomini che smette di farlo. Questa è la realtà! E allora vogliamo chiederci il perché invece che continuare a criticare banalmente? Vogliamo cominciare a mettere in discussione il concetto di "esclusivismo", sia di pensiero che di azione, soprattutto quando riguarda la sessualità? L'esclusiva sessuale non funziona, sono i fatti a dimostrarcelo, non è un'opinione. Se i tradimenti sono così numerosi, qualcosa non funziona nelle regole morali. Mi nasce spontanea una affermazione: MARIO B. è morto e lo piangono disperate due famiglie... evidentemente MARIO B. era ben voluto da entrambi le famiglie. Ed è stato in grado di dare molto ad entrambe se nessuna delle due mogli è mai arrivata a capire che lui avesse un'altra famiglia! O sbaglio? Sono in un frangente molto cinico e quindi, ciò di cui mi dispiaccio in relazione a questa storia, è che il signor Mario sarà ricordato come una brutta persona e non per le qualità che evidentemente aveva se due famiglie lo hanno amato fino alla morte! Le regole morali indubbiamente sono un vademecum sociale per mantenere uno standard nelle dinamiche. Ma le dinamiche cambiano coi tempi e ognuno di noi, in fin dei conti, ha le proprie esigenze, le proprie affinità e un cervello per pensare. Invece di criticare sterilmente gli altri e poi ritrovarsi da soli sul divano la sera a ingozzarsi di schifezze per ovviare la solitudine, proviamo a goderci momenti buoni anche se non corrispondono in toto a ciò che ci hanno insegnato che ci deve piacere!! Era Caterina Caselli a cantarla ed era il 1966: una delle sue bellissime creazioni che io amo cantare a squarciagola! Inevitabile il coinvolgimento quando ci sta di mezzo la tragedia che nasce da una situazione in cui uno ha tradito e l'altro cerca venia, no?! Il termine per-donum è stato usato per la prima volta da Quintiliano ed ha il significato di dichiarazione di benevolenza nei confronti di chi, con il suo agire, ha violato la nostra vita. In sostanza chi perdona promette di non vendicarsi o portare rancore, sebbene l'altro abbia gravemente ferito nei sentimenti. Il che dovrebbe presupporre un totale oblìo dell'accaduto. Ti perdono, stop... non è successo nulla! E' passato qualche anno, canzoni struggenti sul perdono ne escono puntualmente, il povero Quintiliano è storia anche un po' dimenticata ma noi sta c.... di parola non riusciamo a levarcela dalla bocca. Come avrete capito, la parola in questione non mi piace! Perché? Perché presuppone che chi perdona si disponga in condizione di superiorità verso chi ha "ferito", che inevitabilmente passa in condizione di svantaggio perché è colui che si mette alla mercé del ferito affinché gli venga concessa la grazia! Ma perché vi faccio questo discorso? Perché l'amico giornalista Alessandro Pellizzari mi invita a leggere questo suo post senza essere consapevole del fatto che in questi giorni sono di un cinismo unico e particolarmente refrattaria alle parole di circostanza. Passo periodi di grande interesse a stimolare gli altri a capire certe dinamiche reali dei rapporti sentimentali, che la maggioranza della gente fa fatica anche ad assimilare perché troppo abituata a ragionare secondo gli schemi unici imposti dalla società. Poi vado in burn out e BOOM, per una settimana perdo i freni e spiattello le verità per quello che sono, senza tergiversare.PERDONO è una parola da falsi moralismi e tristi minestre riscaldate! PERDONO NON ESISTE, soprattutto nei rapporti d'amore. Esiste che il tradito conceda al traditore di non lasciarlo, pagando tutte le pene del caso: il tradito diventa la vittima e il traditore diventa debitore: "tu mi hai fatto la grazia (grazie!) e io devo fare di tutto per ripagarti del danno che ti ho arrecato"! Questo vi sembra un buon modo per procedere? A me per nulla, anzi, lo schifo proprio! Due adulti che hanno una relazione, in cui uno dei due "tradisce", hanno tre scelte: -mollarsi perché il tradito non tollera il pensiero del tradimento: in questo caso mi sfugge che la relazione gravitasse intorno ad un discorso di vero amore quanto più ad un discorso di pretesa fedeltà! Non dico che il tradito non amasse il traditore ma di sicuro l'amore (e quindi gli aspetti positivi del traditore, prima che si rivelasse tale) è inferiore come importanza all'ego del tradito che ritiene insormontabile il tradimento perché diviene consapevole di non essere l'unico oggetto d'amore. -stare insieme a suon di meccanismi malati e deleteri per chiunque: il traditore avrà per sempre dalla sua la carta del "ma tu mi hai tradito, non te lo dimenticare" e il traditore sarà un debitore all'infinito, controllato più che da Equitalia e dovrà sentirsi in colpa per sempre per ciò che ha fatto! E che ha fatto? Lo hanno capito quelli che hanno scelto la terza opzione: -due adulti consapevoli e che hanno un rapporto realmente amoroso, non mediocri, non si prendono a suon di botte o di offese ma si fermano a riflettere insieme sull'accaduto, a comprenderne i motivi (di qualsiasi genere siano) e ad affrontare lo stato delle cose. Senza vittimismi e richieste di perdono, senza pretese di riscatti e senza fomentazione di sensi di colpa. E' successo, punto. Quindi, dopo un po' di divagazione per spiegare il mio punto di vista, rispondo ad Alessandro dicendo che è necessario focalizzare e sottolineare che il PERDONO come lo intendiamo noi oggi viaggia da sempre per volere della Chiesa sull'infliggere all'altro il senso di colpa... Le coppie che oggi, come dici tu, attraverso il PERDONO vanno avanti, sono in maggior parte coppie che si autoimpiccano all'albero del VD (vittima contro debitore) o persone che non hanno possibilità logistiche ed economiche di fare diversamente (anche per comodo...). Vorrei sperare che fosse perché molto consapevolmente si siedono e si confrontano per capire l'origine, la causa e l'effetto del tradimento, le corresponsabilità e le possibilità di proseguire. Soprattutto vorrei che lo facessero chiedendosi se hanno più valore i sentimenti condivisi, il tempo trascorso insieme e quel sentimento che sembrava così forte fino alla scoperta del tradimento. Era davvero così forte (e quindi non può essere sbaragliato da due ore di sesso con un'altra persona) o forse era apparentemente forte, in realtà molto debole? Non so voi ma io se un giorno mio marito dovesse tradirmi o io dovessi farlo, siccome lo amo, preferirei capire cosa è successo piuttosto che nascondere la testa sotto i sensi di colpa e rovinare la mia e la sua vita!!! E, di sicuro, non cancellerei una vita di benessere per la ferita nell'orgoglio di non essere stata (per due ore) il centro del suo desiderio! Io al PERDONO ci sto solo se significa capire insieme che quel che è successo aveva un valore nettamente inferiore al rapporto e, soprattutto, se non presuppone che il traditore diventa un debitore nei confronti del tradito. Anche Gandhi diceva che "il perdono è la virtù dei forti". Ecco, io trovo che sia pessimo continuare un rapporto in cui uno diventa il forte perché ha perdonato. Ancora una volta Alessandro Pellizzari ci invita a riflettere su una dinamica uomo-donna, forse quella che all'interno della coppia è la più sentita, soprattutto quando gli anniversari cominciano ad avere una consistenza numerica importante. La famosissima "crisi del settimo anno" mi sembra aver perso popolarità: fino a qualche anno fa era quasi una regola, un must... se superavi il settimo anno di matrimonio, eri salvo. Adesso la storia è cambiata, la crisi è in agguato da subito e non si è al riparo nemmeno dopo 10 anni perché le dinamiche uomo-donna sono in continua evoluzione. Alessandro pubblica questo post, che vi invito a leggere, che senza tanti giri di parole vi dice cosa, per gli uomini, non va nel decorso matrimoniale (o di convivenza, per me poco cambia). Le 5 sindromi che Pellizzari descrive con occhio maschile racchiudono tutte le caratteristiche femminili che, dalla notte dei tempi, sono il sintomo di una lotta che dura da anni: quella del volere che l'altro corrisponda alle nostre aspettative. Chi mi conosce sa che ho sempre difeso gli uomini sul desiderio perpetuo delle donne di trasformarli, di cambiarli, di plasmarli. Per questo mi batto sulla convinzione che si debbano avere parecchie esperienze prima di "scegliere" con chi impegnarsi per una convivenza o un matrimonio. Non nego che qualche coppia abbia funzionato anche se il legame è stato intrapreso in giovanissima età e senza esperienze precedente da parte dei partner, ma sono fermamente convinta che un rapporto possa essere efficace davvero solo quando si ha consapevolezza piena di quali caratteristiche caratteriali debba avere il partner per essere quello giusto con cui condividere la vita. Lo so, state pensando: e l'amore, dove lo metti? Al cuor non si comanda! Vero... i sentimenti però nascono, oltre che per alchimia, anche per compatibilità! Quante volte abbiamo pensato di esserci innamorati follemente, di desiderare una persona al punto di impazzirci e poi abbiamo realizzato (con tempi variabili) che quella persona in realtà non faceva al caso nostro? A me è successo un sacco di volte, perché l'innamoramento è una cosa, l'amore un altro. Mi sono "innamorata" di molte persone ma solo una volta nella mia vita ho sentito che c'era compatibilità tale da potermi impegnare a condividere tutto ciò che sono, senza pretendere dall'altro alcuna variazione del suo modo di essere. Ormai il concetto di accettazione dell'altro è usurpato e ha perso, secondo me, il significato originario... sembra una cosa negativa! Preferisco invece definire l'accettazione come rispetto per l'essenza del partner. Non si può pensare di costruire un rapporto efficace se si parte dal presupposto di dover cambiare l'altro per sentirci a nostro agio. E questo è quanto si può fare "prima" per evitare che i casini grossi nascano nel "dopo". Il "dopo". Direi che Pellizzari ha espresso chiaramente il punto di vista maschile, che elenca tutto ciò che gli uomini recriminano alle donne nell'evoluzione del rapporto: il punto cruciale, da sempre e chissà per quanto tempo ancora, è il divario tra la sessualità maschile e quella femminile. Il tasto è dolente, molto dolente, perché da sempre per motivi fisici e psicologici, il percorso negli anni vede l'uomo sempre attivo sessualmente e "bisognoso" di un'attività intensa mentre la donna sembra "sedersi". Se dovessi riassumere il post di Pellizzari, lo farei con due punti: -perché non volete più fare sesso? Gli uomini non ci sentono quando le donne apportano le mille motivazioni per le quali il sesso diventa un bisogno meno impellente: la stanchezza, le preoccupazioni, lo stato fisico. Eppure le donne hanno bisogno di sentirsi bene sia fisicamente che mentalmente per fare sesso. Alle donne l'ormone che spinge non basta a liberare la mente e il corpo dalle pesantezze quotidiane. Non vi piace uomini, noi donne lo sappiamo bene, ma non è un comportamento che abbiamo scelto... viene dalle dinamiche ormonali femminili, dallo stile di vita che conduciamo (non sto facendo vittimismo ma neghereste che la maggior parte della gestione dei problemi di una famiglia gravi sulle spalle femminili?), dal nostro modo di vivere le cose (innegabile che le donne vivano le situazioni con una complessità riflessiva più accentuata). Anche per questo, credo, che molte donne accettino i tradimenti dei mariti. Ricordo che qualche anno fa rimasi stupita dall'affermazione di un'amica cara che so per certo avere un matrimonio che funziona: lei e il marito dopo vent'anni vanno d'accordo in tutto, vivono serenamente e non lamentano problemi. Lei dice che se anche il marito le facesse le corna, lo capirebbe, perché lei non ha bisogno di fare sesso spesso mentre lui lo farebbe ogni giorno. Lei si dice dispiaciuta di non essere sempre "carica" proprio perché non è che lo ama meno, semplicemente le basta "farne meno". Sono anche molte le donne, soprattutto negli ultimi due anni, che mi dicono che amano fare sesso con il marito ma che hanno scoperto di aver bisogno di altro... non che il marito non dia loro quello di cui hanno bisogno sessualmente ma hanno capito che la propria carica sessuale dipende molto dall'aspetto emotivo della sessualità: a renderle "pantere" è la carica emozionale che provano durante l'innamoramento, per intenderci, e quindi la novità, la scoperta, la conquista. So che questo discorso non piace ma sono tantissime le donne che negli ultimi anni hanno scoperto che tradire le rende più attive. So anche che i luoghi comuni su questi discorsi sono milioni ma credo che la verità, se abbiamo il coraggio di guardarla negli occhi, sia sempre dipendente dal fatto che le dinamiche sociali ci hanno voluti "fedeli" ma che la nostra natura non sia quella. E a condire il tutto è la diversità caratteriale tra uomo e donna: l'uomo sarebbe più fedele se la donna fosse più attiva perché la predisposizione al sesso dell'uomo è più fisica. Per la donna. il sesso, è l'ingrediente aggiunto ad una situazione che scatena l'adrenalina non solo per il sesso per tutta una serie di componenti emotive più complesse. -non vi lamentate se vi tradiamo: e su questo non nego ragione uomini, sono dalla vostra parte. Può sembrare un luogo comune dire che l'uomo ha fisicamente bisogno di mantenere un ritmo sessuale elevato ma così è e non possiamo farvene una colpa. Insomma, credo che con questo post non abbiamo risolto nulla! Ma credo che sia proprio perché uomini e donne hanno sentimenti talmente diversi in campo sessuale che, un po' per natura, un po' per condizionamento sociale venuto da centenni, servirà ancora qualche cambio generazionale perché si arrivi a vivere la sessualità in modo un po' più simile. Le sindromi elencate da Alessandro hanno componente sessuale ma non solo: è chiaro che la sessualità di una coppia è legata indissolubilmente alle dinamiche di rapporto ma personalmente credo che siano molto dipendenti dalle differenze innegabili e non ovviabili, per ora, tra uomini e donne. Poi Pellizzari, questo lo chiedo direttamente a te... siamo così sicuri che a cambiare, dopo il matrimonio, siano solo le donne? Colgo l'invito di Alessandro Pellizzari a riflettere su questo suo post perché credo ci sia bisogno di focalizzare qualche punto sulle "nuove" dinamiche di relazione. La novità è relativa e in continua evoluzione, nel senso che segue passo passo il progresso dei metodi di comunicazione e si adatta alle situazioni conseguenti, niente di più. Cosa intendo dire con questa "introduzione"? Semplicemente che nell'essenza dei rapporti sono semplicemente cambiate le modalità: che si tratti di tradimento o di relazione ufficiale, non è cambiato un granché se non il fatto che la tecnologia, sicuramente, ha assoggettato tutti all'obbligo di reperibilità e ha favorito la continuità di comunicazione (aspetto non sempre positivo). Nella notte dei tempi ci si scrivevano missive che impiegavano giorni e giorni per arrivare al destinatario, e altrettanti per ricevere una risposta, quindi i tempi che intercorrevano erano più diluiti. Adesso, che stiamo vivendo l'era del "tutto subito", il contatto con l'altro è immediato e (questo è ciò che non sopporto) si è instaurato questo meccanismo per il quale se leggi il messaggio l'altro sa che lo hai letto, quindi se non rispondi subito "sei in fallo"! Perché non hai risposto? Cosa stavi facendo? Non ti interessava rispondermi o forse avevi di meglio da fare? Allora, se avevi meglio da fare, significa che di me non ti interessa abbastanza... e via tutte le paturnie allegate! La realtà è che viviamo un delirio: ci sentiamo in diritto di controllare e condizionare l'altro in ogni momento della sua giornata, indipendentemente dalla situazione in cui l'altro si trova e nell'assoluta mancanza di rispetto del suo stato d'animo e del diritto che l'altro ha di gestire come crede il suo tempo e le sue emozioni. Cosa c'entra tutto ciò con il post di Alessandro? L'attinenza è molto banale: non è che adesso si tradisce e quindi si passa il tempo a messaggiare e chattare. Si tradisce come si è sempre fatto, solo che fino ad un decennio fa non c'erano queste dinamiche di comunicazione, di cui ora siamo schiavi, oltre che per il desiderio di farlo anche perché ci sentiamo in obbligo! Io per prima un sacco di sere, prima di andare a dormire, prendo in mano il telefono e (anche un po' controvoglia) mi metto lì a rispondere a chi sta aspettando la mia replica (anche da molte ore, spesso). Diciamo che in chiusura di giornata rispondo a chi devo per non trovarmi il giorno dopo un "carico" doppio. E' diventato un compito obbligatorio, per non deludere aspettative... triste, no?! Mi chiedo quando ci renderemo conto la mole di energia mentale che tutto ciò richiede perché, non so voi, ma io sento il peso di tutto ciò. Mi disturba. Così come mi disturba che mi venga chiesto perché non ho risposto: domanda di una retorica inaudita perché è chiaro che ti posso raccontare ciò che voglio e, chiedo a voi, quante volte mentite a questa domanda ma non perché abbiate nulla da nascondere... semplicemente perché se diceste "guarda, in quel momento non avevo voglia di risponderti" cadrebbe il mondo! E non parliamo di quando poi, eventualmente, qualcuno scopre che avete risposto mentendo!! Insomma... io credo che dovremmo rilassarci su questo aspetto... ne guadagneremmo senz'altro in serenità! Detto questo, anche per quanto riguarda lo svolgere attività di comunicazione durante momenti che potrebbero essere dedicati alla sessualità, è solo questione di evoluzione delle attività: adesso si tarda ad andare a letto per colpa del tablet o del pc ma fino a qualche anno fa gli uomini andavano al bar (abitudine che si sta estinguendo), guardavano la partita e le donne facevano lavori a mano o altro. Concludo raccontando un aneddoto di una decina di anni fa: una collega mi raccontò che lei durante il rapporto sessuale con il marito, leggeva un giornale. Io naturalmente rimasi basita (oltre che divertita da questa immagine) e chiesi spiegazioni. Lei disse che, siccome il marito voleva sempre farlo e a lei invece sarebbe bastato farlo molto meno frequentemente, per accontentarlo gliela dava quando lui la chiedeva... e intanto lei leggeva il giornale. Probabilmente, adesso, lei anziché leggere una rivista, guarda facebook, twitter o chatta con qualcuno, non necessariamente a sfondo sessuale. E' chiaro che le "nuove" teconologie, l'avvento dei social network e i vari sistemi di chattamento favoriscono l'insorgenza e il mantenimento di relazioni... lo sappiamo tutti perfettamente e i numeri lo confermano: basta pensare ai milioni di iscritti a siti dedicati alla ricerca di relazioni ufficiali o ufficiose (soprattutto ufficiose!) per comprendere l'agevolazione. Ma il tradimento è sempre esistito, adesso numericamente è aumentato ma semplicemente perché è cambiata anche la mentalità femminile a riguardo e lo stile di vita attuale concede l'opportunità di farlo con più facilità, sia perché è più facile conoscere altre persone, sia perché è più facile programmare incontri, spostarsi, trovare "scuse" legate al lavoro o alla moltitudine di impegni che abbiamo ogni giorno... Ben diverso da una casalinga di paese, degli anni Novanta, magari senza patente che al massimo usciva per recarsi dal fornaio... o dal giornalaio per acquistare la rivista da leggere mentre il marito la penetrava. Se invece vogliamo parlare della variazione delle dinamiche sessuali in relazione al sesso virtuale, trovate qui un post che parla del sexting, del suo utilizzo e le riflessioni attinenti. |
GRAZIA SCANAVINI Ricercatrice Educatrice umanista Counselor filosofica Blog con intento educativo.
L'obiettivo è stimolare riflessione al fine di favorire la consapevolezza personale nelle relazioni.
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