![]() Era Caterina Caselli a cantarla ed era il 1966: una delle sue bellissime creazioni che io amo cantare a squarciagola! Inevitabile il coinvolgimento quando ci sta di mezzo la tragedia che nasce da una situazione in cui uno ha tradito e l'altro cerca venia, no?! Il termine per-donum è stato usato per la prima volta da Quintiliano ed ha il significato di dichiarazione di benevolenza nei confronti di chi, con il suo agire, ha violato la nostra vita. In sostanza chi perdona promette di non vendicarsi o portare rancore, sebbene l'altro abbia gravemente ferito nei sentimenti. Il che dovrebbe presupporre un totale oblìo dell'accaduto. Ti perdono, stop... non è successo nulla! E' passato qualche anno, canzoni struggenti sul perdono ne escono puntualmente, il povero Quintiliano è storia anche un po' dimenticata ma noi sta c.... di parola non riusciamo a levarcela dalla bocca. Come avrete capito, la parola in questione non mi piace! Perché? Perché presuppone che chi perdona si disponga in condizione di superiorità verso chi ha "ferito", che inevitabilmente passa in condizione di svantaggio perché è colui che si mette alla mercé del ferito affinché gli venga concessa la grazia! Ma perché vi faccio questo discorso? Perché l'amico giornalista Alessandro Pellizzari mi invita a leggere questo suo post senza essere consapevole del fatto che in questi giorni sono di un cinismo unico e particolarmente refrattaria alle parole di circostanza. Passo periodi di grande interesse a stimolare gli altri a capire certe dinamiche reali dei rapporti sentimentali, che la maggioranza della gente fa fatica anche ad assimilare perché troppo abituata a ragionare secondo gli schemi unici imposti dalla società. Poi vado in burn out e BOOM, per una settimana perdo i freni e spiattello le verità per quello che sono, senza tergiversare.PERDONO è una parola da falsi moralismi e tristi minestre riscaldate! PERDONO NON ESISTE, soprattutto nei rapporti d'amore. Esiste che il tradito conceda al traditore di non lasciarlo, pagando tutte le pene del caso: il tradito diventa la vittima e il traditore diventa debitore: "tu mi hai fatto la grazia (grazie!) e io devo fare di tutto per ripagarti del danno che ti ho arrecato"! Questo vi sembra un buon modo per procedere? A me per nulla, anzi, lo schifo proprio! Due adulti che hanno una relazione, in cui uno dei due "tradisce", hanno tre scelte: -mollarsi perché il tradito non tollera il pensiero del tradimento: in questo caso mi sfugge che la relazione gravitasse intorno ad un discorso di vero amore quanto più ad un discorso di pretesa fedeltà! Non dico che il tradito non amasse il traditore ma di sicuro l'amore (e quindi gli aspetti positivi del traditore, prima che si rivelasse tale) è inferiore come importanza all'ego del tradito che ritiene insormontabile il tradimento perché diviene consapevole di non essere l'unico oggetto d'amore. -stare insieme a suon di meccanismi malati e deleteri per chiunque: il traditore avrà per sempre dalla sua la carta del "ma tu mi hai tradito, non te lo dimenticare" e il traditore sarà un debitore all'infinito, controllato più che da Equitalia e dovrà sentirsi in colpa per sempre per ciò che ha fatto! E che ha fatto? Lo hanno capito quelli che hanno scelto la terza opzione: -due adulti consapevoli e che hanno un rapporto realmente amoroso, non mediocri, non si prendono a suon di botte o di offese ma si fermano a riflettere insieme sull'accaduto, a comprenderne i motivi (di qualsiasi genere siano) e ad affrontare lo stato delle cose. Senza vittimismi e richieste di perdono, senza pretese di riscatti e senza fomentazione di sensi di colpa. E' successo, punto. Quindi, dopo un po' di divagazione per spiegare il mio punto di vista, rispondo ad Alessandro dicendo che è necessario focalizzare e sottolineare che il PERDONO come lo intendiamo noi oggi viaggia da sempre per volere della Chiesa sull'infliggere all'altro il senso di colpa... Le coppie che oggi, come dici tu, attraverso il PERDONO vanno avanti, sono in maggior parte coppie che si autoimpiccano all'albero del VD (vittima contro debitore) o persone che non hanno possibilità logistiche ed economiche di fare diversamente (anche per comodo...). Vorrei sperare che fosse perché molto consapevolmente si siedono e si confrontano per capire l'origine, la causa e l'effetto del tradimento, le corresponsabilità e le possibilità di proseguire. Soprattutto vorrei che lo facessero chiedendosi se hanno più valore i sentimenti condivisi, il tempo trascorso insieme e quel sentimento che sembrava così forte fino alla scoperta del tradimento. Era davvero così forte (e quindi non può essere sbaragliato da due ore di sesso con un'altra persona) o forse era apparentemente forte, in realtà molto debole? Non so voi ma io se un giorno mio marito dovesse tradirmi o io dovessi farlo, siccome lo amo, preferirei capire cosa è successo piuttosto che nascondere la testa sotto i sensi di colpa e rovinare la mia e la sua vita!!! E, di sicuro, non cancellerei una vita di benessere per la ferita nell'orgoglio di non essere stata (per due ore) il centro del suo desiderio! Io al PERDONO ci sto solo se significa capire insieme che quel che è successo aveva un valore nettamente inferiore al rapporto e, soprattutto, se non presuppone che il traditore diventa un debitore nei confronti del tradito. Anche Gandhi diceva che "il perdono è la virtù dei forti". Ecco, io trovo che sia pessimo continuare un rapporto in cui uno diventa il forte perché ha perdonato.
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GRAZIA SCANAVINI Ricercatrice Educatrice umanista Counselor filosofica Blog con intento educativo.
L'obiettivo è stimolare riflessione al fine di favorire la consapevolezza personale nelle relazioni.
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