![]() È iniziata così: nel clima di estraniamento quasi totale che -chi più, chi meno- abbiamo tutti vissuto, complici le erezioni mattutine e il perpetuo condizionamento da favola dal quale non riusciamo a emanciparsi tanto noi principesse quanto voi cavalieri erranti, ci siamo lasciati travolgere da relazioni virtuali spettacolari. Dico spettacolari non con l'intento di irridere i sentimenti e le erezioni fisiologiche che si sono investiti nel periodo appena trascorso ma per fare un po' di chiarezza su quelle dinamiche di cui quasi nessuno parla e che oggi, riacquistata la possibilità di incontrare le persone, sta condizionando negativamente la vita affettiva di tante persone. È successo che, in lockdown, milioni di persone si sono trovate ad alleviare la percezione dell'isolamento sociale utilizzando quegli strumenti che oggi abbiamo a disposizione per restare sempre vicini anche quando vicini fisicamente non ci si può stare. E, nel marasma generale di una situazione destabilizzante sotto tutti i punti di vista, milioni di persone hanno intrecciato relazioni virtuali intrise di desiderio e passione ma anche di condivisione di interessi comuni e di momenti altamente empatici. Soprattutto nei primi giorni, quando tutto sembrava irreale e il tempo assumeva quell'aspetto di sospensione e notti lunghissime, ci siamo trovati in uno stato d'animo di propensione a parlare di più di noi, a essere più disponibili e a cercare negli altri la conferma di non essere soli. E non è successo esclusivamente alle persone che hanno vissuto il lockdown effettivamente sole in casa ma anche a chi, pur non essendo solo in casa, era inserito nel sistema social e ha sfruttato il mezzo per sentirsi comunque un individuo sociale. Così, tra nuove amicizie nate, molto più tempo a disposizione da dedicare, la crisi interiore determinata dall'imposizione di un cambio repentino dello stile di vita, sono nate milioni di relazioni virtuali. Lo so, quando si parla di relazioni virtuali ancora oggi si tende a sorridere, a considerarle poco importanti e poco influenti sulla vita reale ma, se io stessa fino a pochi anni fa credevo che andassero ben distinte dalle relazioni classiche nate in presenza e conoscenza fisica, oggi più che mai dovremmo prendere atto che le relazioni virtuali funzionano all'incirca come quelle classiche e che non c'è più una netta distinzione tra le due dimensioni perché la virtualità è diventata parte integrante di noi. Ci piace pensarlo, non ci piace? Non cambia nulla, è così. E fingere che queste relazioni siano roba da poco non serve assolutamente a nulla, oltre a essere proprio controproducente. Equivale a negare i sentimenti. Sì, lo so, tanta gente sorride quando parlo di sentimenti investiti nelle relazioni virtuali e c'è l'abitudine a giudicare leggere le persone che si coinvolgono in queste relazioni. Oggi, al netto di un periodo che ha visto azzerate le nuove relazioni in presenza e moltiplicate quelle virtuali, tocca prendere atto che le storie virtuali agiscono sui sentimenti tanto quanto quelle in presenza, e tocca farlo perché in questi giorni tante persone stanno soffrendo. Qualcuno sta pure godendo dell'evoluzione di relazioni che da virtuali diventano "vere" (l'incontrarsi, il conoscersi anche fisicamente) ma la maggior parte sta affrontando la difficoltà di capire perché quella persona che tanto si era esposta in romantici "Non vedo l'ora di poterti guardare negli occhi" o più carnali "Non vedo l'ora di scoparti", adesso che sarebbe possibile trova mille scuse oppure è sparita. E se razionalmente si prova a relegare il tutto a "È solo uno stronza!", "Quello voleva solo spararsi seghe", ecc, la realtà è che in quelle relazioni ci si investono sentimenti, anche inconsapevolmente magari, e banalizzare il coinvolgimento emotivo non porta mai grandi risultati. Potrà sembrarvi efficace, vi verrà spontaneo, ma non è funzionale al ben essere perché di fatto se siete arrabbiati, delusi e inquieti, ciò che provate è negativo quindi bene non state. E non è da stupidi, starci male, non è sbagliato, non è da sciocchi, date retta: è normale, è fisiologico. Vi aveva detto che sareste state la prima persona che avrebbe visto appena fosse stato concesso di uscire e voi detestavate ancora di più il Covid e il Governo che non vi permettevano di vivere subito quell'impellenza di desiderio, quell'urgenza di vivere la persona a pelle. E ora, che sarebbe all'incirca possibile, che succede? Perché quella persona non vuole più vedervi? Perché è sparita? Perché non vi dice che non vuole vedervi, anziché rispondere alla vostra richiesta adducendo scuse? Avete sbagliato qualcosa? Forse non le piacete più. O forse non le siete mai piaciuti e in voi ha solo trovato il modo per distrarsi in quel momento, per racimolare qualche foto hot o per risolvere meno in solitudine quelle erezioni fisiologiche che al risveglio prima del lockdown sedava per correre al lavoro e invece negli ultimi due mesi si è potuto godere dedicandovi anche ore, viaggiando sull'onda ormonale ma anche spingendosi oltre. Stop! Fermiamo le domande e smettiamo di chiederci cose alle quali probabilmente non troveremo mai risposta. Prendiamo atto di aver vissuto tutti un momento molto particolare e nel quale ognuno di noi si è lasciato trasportare da ciò che quei momenti consentivano. Non sto dicendo che non capisco che anche nelle relazioni virtuali si investono sentimenti, l'ho scritto prima. Vi sto invece invitando a non farvi male inutilmente e a non cadere nell'errore di fissarvi in storie che sono oggettivamente nate in una condizione molto particolare per tutti. Magari sì, quello è uno stronzo o quella una mantide virtuale, ma non sarà insistendo, pretendendo spiegazioni o riversando offese che vi sentirete meglio. Come succede anche nelle relazioni vere, capire cosa sia successo sicuramente ci aiuterebbe a rasserenare la nostra autostima, ad assolverci nell'esserci immessi in una relazione con delle aspettative, a non sentirci degli stupidi creduloni; ma, siccome ciò che dovrebbe essere raramente corrisponde a ciò che è, e il nostro obiettivo deve essere il nostro ben essere, vi propongo di provare a considerare queste relazioni mal evolute non come fallimenti ma bensì nello stesso modo in cui si guarda un film che non è finito come ci sarebbe piaciuto. Ed è andata così perché la sceneggiatura non l'abbiamo scritta noi, i personaggi forse non erano quelli che avevamo idealizzato, ecc. Vi sto dicendo che io lo so che i sentimenti che si sentono sono veri: delusione, mancanza, incredulità, tristezza, rabbia, incompiutezza e similari... ma non ingabbiatevi in circoli viziosi di mal essere. È davvero inutile. Dovreste pure tenere in considerazione il fatto che, oltre all'agire in uno stato d'animo falsato dalla condizione destabilizzante imposta dal lockdown, il trasporto virtuale è di per sé più immediato, meno consapevole della reale consistenza emotiva della persona con la quale abbiamo a che fare e lo viviamo sempre e comunque in una dimensione priva di tante variabili che invece la presenza fisica impone. Il coinvolgimento emotivo è forte, ma è anche più effimero, più labile. Rigirando la situazione, se siete invece quella persona che aveva promesso, paventato passione mai vista, ma adesso vi siete resi conto che non vi va più (per i vostri mille motivi), non affondate in una situazione che vi metterà sotto pressione per nulla. Siate puliti. Fa molti meno danni un "Mi dispiace, sai. È che adesso mi sento così". Spiegare i motivi? Sì, se ve la sentite. Anche dicendo pari pari che era solo un gioco, che in quel momento effettivamente il desiderio c'era ma ora non c'è più. Magari siate carini nel dire che non dipende dalla persona ma da come vi sentivate voi in quel momento e da come invece vi sentite ora. Farlo non vi salverà dall'essere appellati stronzi (se va bene) ma almeno eviterà di ritrovarvi ad affrontare giorni di richiesta di attenzione, di risposte alle aspettative, ecc. Perpetrare un comportamento di giustificazioni assurde nell'attesa che la persona si stanchi, non fa altro che togliervi energia (e fomentare la rottura di palle). Prendetevi la responsabilità, che è sempre più efficace rispetto allo sfuggire: dire nel modo più vero possibile come ci si sente è il modo più semplice per non mantenersi in una relazione che non si vuole più. Virtuale o vera che sia.
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GRAZIA SCANAVINI Ricercatrice Educatrice umanista Counselor filosofica Blog con intento educativo.
L'obiettivo è stimolare riflessione al fine di favorire la consapevolezza personale nelle relazioni.
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