Cosa succeda quando un gruppo di donne si mette a parlare di sesso lo sappiamo tutti benissimo... è un casino! E' un casino perché quando non ci sono uomini in mezzo, le donne tirano fuori di tutto e di più, si mettono piacevolmente a nudo senza ipocrisie e senza esagerazioni perché, a differenza degli uomini, non hanno bisogno di parlarne per autostima (imprinting necessario per il sesso "forte") e per autoaffermazione ma lo fanno semplicemente per condividere, per divertirsi, per consigliarsi, per stimolarsi a vicenda. Questo gli uomini lo sanno, anche se non hanno idea della veridicità che si respira in queste reunion del gentil sesso: la gentilezza cede spesso il passo all'obiettività e alla messa al bando delle carinerie... insomma, tra di noi non abbiamo bisogno di fingere che la nostre prestazioni siano sempre al top, non enfatizziamo il partner per il bisogno di mostrare alle altre che noi seduciamo solo il top degli uomini e laddove possiamo consigliamo le altre in base alle nostre esperienze. E quando dico che "ci consigliamo" intendo anche passaggio di nomi con tanto di referenze, perché se abbiamo avuto una storia di sesso è finita per normale evoluzione e il partner in questione ci ha lasciato un che di molto positivo, non abbiamo problemi a stringere l'occhietto all'amica e dirle: "Goditelo, merita!". Lo fanno anche gli uomini talvolta (poche però) e se lo fanno, non neghiamolo, la donna in questione solitamente è consigliata perché "è una gran zoccola". Noi siamo un po' meno "etichettatrici"... se un uomo ci ha fatte godere come si deve, ci fa piacere che anche l'amica si prenda una parentesi di piacere assicurato. Poi naturalmente ogni storia è a sé e quindi potrebbe anche non scattare quel che tra il nostro ex-amante e l'amica, ma almeno sappiamo di instradare l'amica verso una meta che le basi le ha. Insomma, questo per dire che le donne che amano il sesso, e non hanno ipocrisie frenanti, tra di loro instaurano dinamiche davvero particolari ma touchables! Ed ecco qui una reunion femminile letteraria: LE STAROCCATE! Chi sono? Un gruppo di amiche che ha pubblicato una raccolta in e-book di racconti in cui, filo conduttore l'acqua, narrano una serie di esperienze sessuali(vi prego, non fate la solita domanda banale e proiettata al "se ci provo, ci sta": ma sono autobiografici?). La forza di questo libro sta senz'altro nella varietà delle situazioni proposte. La debolezza sta nell'editing. Gli stili narrativi sono naturalmente diversi e la maggior parte di essi è efficace, pulito e scorrevole. Le storie sono tutte coerenti, qualcuna magari pecca blandamente, scadendo in un circolo vizioso di déjà vu, ma scrivendo di eros non è così facile uscire indenni dal descrivere amplessi senza dare l'idea di una scena già vista. Insomma tra uomini incontrati per caso, conosciuti da sempre, annaffiando il giardino o in veste talare moderna.......... STAROCCATE promosse!! Il prezzo dell'E-book è 1,99€: più che accessibile per concedere qualche ora di sollazzo alla fantasia! Lo trovate qui: http://www.damster.it/index.php/features/eroxe-dove-l-eros-si-fa-parola/item/bagnami http://www.amazon.it/Bagnami-Damster-Erox%C3%A8-leros-parola-ebook/dp/B00SPADB9O/ref=sr_1_1?s=digital-text&ie=UTF8&qid=1422454381&sr=1-1&keywords=bagnami Essere attratti da scene erotiche non è patologico così come non lo è provare piacere nel "mostrarsi" purché non diventi indispensabile. Di questo vi parlo oggi su Starbene n°6 nella rubrica SESSO SENZA TABU'. Argomento che potrebbe sembrare superato e banale... ma davvero lo è? Per gli addetti ai lavori è normale e sdoganata la possibilità di guardare ed eccitarsi o farsi vedere ed eccitarsi, nella misura in cui non diventi un comportamento patologico, e cioè ci si ecciti o si provi piacere solo guardando altri o facendosi guardare da altri. Voi che ne pensate? Ringrazio per la collaborazione il Dott.Daniele Bonanno, psicologo e psicoterapeuta AISPS Roma. http://www.aisps.net/ Chi mi conosce lo sa, non amo il gossip e sono assolutamente ignorante riguardo la vita privata dei VIP perché niente mi interessa di meno. Eccezione fatta, oggi, leggo un articolo di Vanity Fair che non posso "ovviare". Angiolina Jolie e Bratt Pitt mi hanno sempre dato l'idea di essere una coppia concreta a livello famigliare (per quanto compatibile con impegni e fama), quantomeno parecchio creativa, attiva e poco condizionata dai pregiudizi (6 figli di cui 3 adottivi e 3 biologici). Non ho mai deciso se la Jolie mi piacesse o no (non ci ho perso mai il sonno a dir la verità) perché, non interessandomi di gossip, ho sempre e solo saputo quello che i titoli dei media recitavano ma la passione della Jolie per i bambini (malelingue a parte) è nota, così come è noto che Brad Pitt sia in sintonia con la moglie al punto di aver richiesto ed ottenuto l'affidamento dei figli adottati in primis solo dall'attrice, prima della loro relazione. Ora che succede? Shiloh Nouvel, la loro primogenita biologica di otto anni, manifesta il desiderio di essere chiamata John, indossare abiti maschili e portare i capelli corti perché si sente più maschio che femmina. I genitori hanno deciso di assecondare questo suo modo di essere e di darle la possibilità di vivere come meglio si sente. Ho deciso: i coniugi Pitt-Jolie mi piacciono!! Non solo perché dimostrano di avere rispetto per l'essenza della figlia ma anche perché dimostrano di fregarsene del giudizio del pubblico e dei media:avrebbero potuto tenerla "nascosta" ai riflettori per evitare di finire sui giornali, invece no, la portano ovunque e dimostrano di rispettare l'indole della ragazzina e darle la possibilità di non dover vivere nella vergogna il percorso che la porterà a capire quale sia realmente la sua essenza. Viene da sé che le battaglie della Jolie per i diritti dei gay non fossero una semplice "facciata da marketing" e che l'impegno che l'attrice mette nel crescere i figli non è superficiale. Si morda la lingua chi sta per cedere ai banalissimi luoghi comuni ("Chissà quante baby-sitter ha" e tutto il resto...) perché forse starà anche poco tempo con i figli -che poi che ne sappiamo noi di cosa fa lei ogni giorno- ma lei ha messo un bisogno psicologico della figlia davanti a sé e a tutto quello che poteva essere detto a riguardo, dimostrando di essere indenne alla vergogna che la maggior parte della popolazione mondiale proverebbe in una situazione simile (negatelo se avete coraggio!). I miei complimenti coniugi Pitt, continuate ad insegnarci cosa vuol dire amare i figli!! L'articolo di cui parlavo: http://www.vanityfair.it/people/mondo/15/01/05/angelina-jolie-figlia-shiloh-vestita-da-maschio-maroni-gay-foto Potrebbe interessarti anche: http://graziascanavini.weebly.com/uomini-e-donne/uomini-donne-e-katoey Da sempre città godereccia dietro le maschere, oggi Venezia scatena la "caccia" agli scambisti... non per linciarli a suon di pregiudizi ma per guardare e riconoscere gli attivi protagonisti di un qualcosa che stuzzica la curiosità anche dei puritani! Sì perché nella laguna più misteriosa e fashion di tutti i tempi uscirà a breve nelle edicole un film (senza trama ma pure riprese di situazioni hard) i cui protagonisti sono otto abitanti locali che praticano lo scambio di coppia. Lo hanno fatto per il piacere di esibirsi e per l'adrenalina del momento, non per soldi, pare. Intraprendenti, senza dubbio, gli otto attori non professionisti hanno girato scene di scambismo sia in location private che pubbliche di Venezia, la città dove vivono e la notizia, scontato, ha infiammato l'animo di molti concittadini che, oltre alla curiosità di poter riconoscere gli attori, soddisferanno anche il desiderio di entrare (anche se da spettatori) in una di quelle dinamiche sessuali che da sempre provoca sentimenti avversi. Chi critica, chi giudica, chi inorridisce... ma sotto sotto l'interesse va oltre il pregiudizio e cede al desiderio di conoscere anche ciò che la morale definisce perversione. Chi lo acquisterà dirà che lo fa solo per cercare di capire chi sono gli otto (si sa già che ci sono un meccanico, un dentista, una tour operator...) ma sono convinta che l'agitazione della laguna sia anche per le scene che il film promette di mostrare! Quel che è certo è che l'investimento della casa produttrice otterrà sicuramente un ritorno importante considerando il numero delle prenotazioni che le edicole stanno raccogliendo per questo "spaccato di sessualità veneziana"! Molto interessante leggere un dibattito stimolato sulla bacheca Fb da Alessandro Pellizzari: "Provocazione pre-chiusura del giornale. Ho diversi amici gay che stanno insieme come marito e moglie da anni. Sono coppie che, qualche volta, come solidità, danno dei punti a quelle etero. Se c'è una cosa che non discuto sono le preferenze sessuali: nel sesso non ci sono regole, e mai devono esserci. È il privato del privato, è la scelta delle scelte. Sono quindi favorevole ai matrimoni gay, nonostante io sia cattolico credente, e penso che molti gay siano ottimi cristiani. Detto questo sono contrario all'adozione di bambini o similari (utero in affitto ecc) da parte delle coppie gay per un solo motivo: la mancanza della madre biologica vera, presente. Chi ha figli, soprattutto se è padre, può vedere, sentire, toccare con mano il profondo vincolo, viscerale, biologico, genetico che i suoi figli hanno con la mamma. Un vincolo che neanche il padre biologico può sostituire, e che si vede dal momento in cui il piccolo viene messo sul ventre della madre e succhia il primo latte, alle sue confidenze di semiadulto adolescente che cerca ancora la coccola della madre. Fino alla morte della madre, una mutilazione per qualsiasi figlio. Alessandro Pellizzari " che altro non è, a mio parere, che un frammento dello specchio della nostra società: il diverso c'è, esiste e crea destabilizzazione. Io sono chiaramente a favore dei matrimoni gay, ci mancherebbe, chi sono io per decidere con chi deve condividere la vita un altro? Ho avuto riserve sul fatto dell'adozione da parte di coppie gay fino a che ragionavo esclusivamente in base alle leggi della natura: pensavo che la genitorialità dovesse essere competenza solo di chi può avere figli naturalmente. Poi ho cambiato punto di vista da quando sono diventata madre, da quando ho preso coscienza di cosa significhi crescere un figlio, non partorirlo. Partorire un figlio non è essere madre e l'istinto materno, se riusciamo ad andare oltre l'aspetto poetico, altro non è che l'amalgama di amore e desiderio di impegnarsi nella crescita di un essere umano. E' fuori discussione che il legame biologico sia la base perfetta del rapporto madre-figlio ma solo se consideriamo il fatto da un punto di vista "idealizzato": la condizione ideale è che ogni madre che partorisce un figlio se ne prende cura con amore e capacità educativa fino a che il bambino raggiunge l'età adulta. Fantastico, no? Ma la realtà è un'altra e non possiamo ovviarla per idealismo poetico. Il Prof Vittorino Andreoli, che io vorrei come Presidente della Repubblica, ha racchiuso il tutto in un ragionamento molto semplice e pragmatico: chiaro che l'iter ideale sarebbe che un bambino venisse cresciuto dalla madre e dal padre biologici con amore, rispetto e capacità educativa. Ma piuttosto che un bambino cresca in un orfanotrofio, preferisco che sia cresciuto nell'amore che anche una coppia gay può dare allo stesso livello di una coppia etero. E' fuori discussione che i bambini in questione dovranno affrontare purtroppo momenti di difficoltà sociale perché l'educazione ottusa di questa epoca ancora non predispone al rispetto dell'altro ma bensì alla sovrastazione. Ma più che vietare che questi bambini vengano adottati da coppie gay bisognerebbe educare i figli delle coppie etero a non schernirli, offenderli o ferirli. NON SI PUO' CONTINUARE A RAGIONARE IN BASE ALLA PERFEZIONE perché la perfezione non è realtà. Sinceramente, ho visto e vedo figli di coppie etero cresciuti in clima di totale disamore e diseducazione che non posso non credere che, probabilmente, sarebbero cresciuti più serenamente con una coppia gay che magari non avrà istinto materno biologico ma decide in modo consapevole di impegnarsi amorevolmente nella crescita di un bambino. Ammetto di concordare con Alessandro sul fatto che un figlio "di ventre" sia un'altra storia ma non è scontato, non è assoluto e quindi, ben venga che qualsiasi persona che si prende l'impegno consapevole ed affettivo di crescere un bambino abbandonato, possa farlo! Indipendentemente dall'inclinazione sessuale che, personalmente, è solo una variabile di disagio perché si trova a scontrarsi con la morale ipocrita del nostro tempo. Le favole non esistono, i bambini negli istitui sì! Io la penso così... chiaro che vorrei (nella visione "favolistica" della questione) che ogni madre biologica a questo mondo avesse le capacità psichiche, pratiche ed attitudinali di crescere il proprio figlio, allora potremmo basarci sul discorso della naturalità. Se non ci fosse nemmeno un bambino abbandonato, maltrattato o (cosa che sembra poco grave ma io la ritengo immane) cresciuto in un ambiente diseducativo, potremmo ragionare in termini di naturalità, ma lo stato della nostra società non ce lo consente. Non mi pare che sia discutibile il rapporto viscerale, ma che c'entra il rapporto viscerale con l'adozione da parte di gay? Non è che vengano tolti figli a madri con cui hanno rapporto viscerale e vengano affidati ai gay. Semmai il concetto di base che spicca nella provocazione di Pellizzari è che ai gay no e agli etero sì! Ma nemmeno nell'adozione da parte di coppie etero abbiamo "la madre biologica vera, presente" (cito Alessandro). E allora, se questo è il concetto portante di questa discussione, dovremmo non appoggiare qualsiasi tipo di adozione, no?! Secondo me l'unico "ma" può essere determinato dal fatto che, finché l'adozione da coppie gay sarà un "fenomeno" da stabilizzare, i bambini adottati potrebbero subire maltrattamenti psicologici da parte di coetanei male-educati o peggio da adulti ottusi. Io vedo questo unico problema! Concludo il discorso dedicato all'adozione di bambini da parte di coppie dello stesso sesso puntualizzando che 20 Paesi al mondo consentono l'adozione e, in Australia ad esempio, questi sono i risultati. So che lo spirito conservatore dela nostra società ci tiene legati alla coppia tradizionale ma #ilprosciuttovamessosulpane http://www.ilpost.it/2014/07/08/figli-coppie-omosessuali-studio-australia/ Colgo un post pubblicato su Facebook dalla Psicologa LAURA GRIMELLI per pubblicare un mio scritto di qualche giorno fa, scaturito dalla riflessione su un episodio accaduto a mio figlio. E' uno di quegli episodi quasi banali, nel senso che succede talmente spesso di sentire dinamiche di questo tipo che la diffusione ne ha reso banali i contenuti, ma solo agli occhi degli ottusi. "Tu educhi tuo figlio al rispetto e lui a 9 anni sa già (da 2 anni) che essere gay non è una malattia, non è una cosa malfatta e non è sbagliato! È semplicemente essere sé stessi, essere meno ipocriti del mondo che ti circonda, è AMARE... semplicemente Al di la' di ogni pregiudizio morale. Impieghi tempo ed energie a spiegarglielo in modo che possa comprendere. Gli dici che l'importante è stare bene, indipendentemente dal genere. Si deve solo cercare il benessere. Nessuno ha deciso che un uomo deve stare con una donna o viceversa. Ognuno deve stare con una persona che lo faccia stare bene, per compatibilità e condivisione. Così discuti con l'insegnante di religione che dice che tuo figlio lo mette in imbarazzo dicendo in classe queste cose, con il vicino di casa che in presenza di tuo figlio continuamente fa battute di cattivo gusto sui gay e con chiunque altro abbia la mente talmente ottusa da definire gli omosessuali malati, perversi o deviati. Tuo figlio è sereno e ha compreso benissimo che il torto è degli ottusi. Poi un giorno torna triste dai campi ricreativi: i bambini più grandi lo prendono in giro dicendogli che è gay perché porta l'orecchino (da 4 anni peraltro). Ed è triste non perché gli abbiano detto che è gay, ma perché non capisce per quale motivo un bambino voglia gratuitamente offenderne un altro, fargli del male. E tu sorridi, nonostante la sua tristezza. Gli sorridi perché ce l'avete fatta! Siete una famiglia che ha cresciuto un figlio capace di andare al di la' dell'ipocrisia stereotipata: lui non ritiene essere gay un'offesa, ma ritiene sbagliato che un bambino usi concetti tali per offendere. Tesoro mio, quei bambini sono il risultato della mala educazione che genitori ottusi hanno dato loro o quantomeno sono figli di genitori che non hanno capito quanto sia importante insegnare al proprio figlio che la sessualità è il motore della vita e che, i pregiudizi, sono quelli che già hanno portato alla morte troppi adolescenti!" Questo è stato il mio pensiero ma vi invito caldamente a leggere questo articolo pubblicato sul sito dei Giovani Psicologi della Lombardia. E vi invito soprattutto a riflettere. http://www.giovanipsicologi.it/index.php/56-commissioni-gpl/news-di-gpl/204-a-proposito-del-dibattito-sulle-terapie-riparative Foto di STEFANO CRUPI https://www.facebook.com/stefano.crupi.54 |
GRAZIA SCANAVINI
Ricercatrice Educatrice umanista Counselor filosofica Accanita divoratrice di film, libri, serie tv e... di Vita. Blog dedicato a fatti, film, libri, serie tv e cose belle.
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