
Il motivo del titolo lo capirete leggendo il libro ma intanto iniziate già a ripetere: "Non voglio morire vergine"
"Non voglio morire vergine"
"Non voglio morire vergine"
...
Avete perso la verginità da tempo? Non importa, la verginità di cui stiamo parlando qui va ben oltre il primo rapporto sessuale.
Amo leggere da sempre ma il reale "appagamento da lettura" sopravviene di rado: perché un libro mi appaghi deve succedere che le parole mi trasportino nel sentire dello scrittore e dopo averlo chiuso io mi senta modificata, dentro.
Questo scritto di Barbara Garlaschelli mi ha interessata ancor prima di leggerlo perché avendo io lavorato (vent'anni fa) come infermiera per lungo tempo in una reparto di riabilitazione, avevo l'impressione che questo libro mi avrebbe spiegato ancor di più ciò che allora (giovane) potevo non aver capito completamente dello stato d'animo di un mieloleso. E naturalmente per il mio lavoro attuale poteva essere un accrescimento conoscitivo, per quanto riguarda l'aspetto sessuale dei disabili.
Avendo già letto alcune cose di Barbara Garlaschelli, intuivo il suo grado di consapevolezza rispetto alla vita in generale (non solo alla sua disabilità) ma "Non volevo morire vergine" è tutt'altra cosa da ciò che le mie aspettative si aspettavano!
Nessun elogio di circostanza e non faccio sconti a Barbara perché si muove su due ruote anziché su due gambe, anche perché in #Nonvolevomorirevergine mi ha presa di forza e mi ha trascinata nelle sue riflessioni, quindi non la vedo poi così debole come l'immagine di una donna in sedia a rotelle potrebbe far pensare.
Insomma... avrei un sacco di cose da scrivere riguardo a questo libro perché emozioni tante, e stimoli a riflettere ancor di più, ma significherebbe dire troppo per chi ancora deve leggerlo, quindi riassumo in poche righe il "perché" DOVETE leggerlo:
- questa non è una storia strappacuore di una disabile eterna incazzata, introversa, vanitosa, "uguale a oltranza" o appartenente a una di quelle categorie che lei ironicamente descrive: è una donna che ha deciso di non diventare vittima di se stessa, punto. E leggerla sarà utilissimo a tutte quelle persone (uomini e donne) che pur avendo gambe leggiadre e potenti restano immobili nei propri limiti invisibili, dettati dalla paura, dai pregiudizi e da tutto ciò che ritengono impossibile o sbagliato ma senza conoscere.
- non è un romanzo. È l'essenza di una donna, talmente consapevole da non temere di esporsi anche sugli aspetti più intimi della propria vita. Cosa che ben pochi dotati di agilità fisica riescono a fare! Applausi!
- è una spiegazione facile e immediata di cosa realmente sia la sensualità e di quali siano i meccanismi psicologici che si celano dietro alle dinamiche di seduzione.
- è uno stimolo di riflessione di altissimo livello sull'essere genitori: Barbara vi porterà a chiedervi come sarebbe stata la vostra vita se l'incidente che l'ha resa tetraplegica fosse accaduto a voi o se accadesse a vostro figlio. Barbara sa di essere stata molto fortunata ad avere due genitori di un'intelligenza eccellente, che non sono caduti (come sarebbe stato facile fare) in uno stato di commiserazione e autocommiserazione ma hanno avuto come unico obiettivo il benessere di Barbara. Ecco, credo possa insegnare molto questo loro modo di essere... Franca e Renzo sono ottimo esempio di ciò che un genitore dovrebbe essere, a prescindere.
Mi impongo di fermarmi qui perché alle altre conclusioni dovete arrivarci da soli, leggendo il libro.
Solo un'ultima considerazione: stimo la consapevolezza di Barbara perché è riuscita a focalizzarsi sui fatti, confermando la mia tesi che prendere le cose per quel che sono risulta il metodo più efficace per costruire efficacemente.
Barbara non è una donna come tante, Barbara fa parte di quelle donne che amo perché capaci di andare oltre i limiti che la società impone, nonostante la fatica che tutto ciò implica.
Barbara ha molto da insegnare: è supporto, monito e stimolo per chi pensa che i limiti vengano dall'esterno. È consapevolmente disincantata.
Ciò che tutti noi dovremmo imparare ad essere.
#nonvolevomorirevergine è uno specchio in cui riflettere noi stessi.
PS Ho utilizzato il termine "sessualità disabili e mielolesi" nei search terms ma solo perché possa essere utile leggere questo consiglio alla lettura per chi deve affrontare il problema ma confesso che non mi piace l'idea di avere catalogato Barbara in quello che sembra un termine di limitazione... perché lei viaggia molto più in fretta della maggior parte di donne che conosco.