![]() Da ieri ho già letto non so quanti post e commenti che accusano Boldrini di ogni peggio cosa rispetto a questa sua affermazione. Io non capisco il perché di questo accanimento. E lo dice una che non sta di sicuro difendendo l’agire della sinistra in questo momento, anzi. La questione del linguaggio di genere è iniziata vent’anni fa e si sta metodicamente lavorando (non per vezzo, ma) perché il linguaggio condiziona l’apprendimento e, di conseguenza, il comportamento. Quindi, mi pare abbastanza facile capire che, se vogliamo cambiare i comportamenti, dobbiamo cambiare anche il linguaggio. Cioè, parliamo di processi delle reti neurali, provati dalle neuroscienze, non di una fissazione della Boldrini. La questione del linguaggio di genere coinvolge tutto il mondo da quasi vent’anni. Se vogliamo contestualizzare alle istituzioni, il Parlamento europeo adotta linee guida per il linguaggio di genere dal 2008 (e Meloni, ora, è tenuta a parlare anche là, ci intendiamo?). La Crusca ha dichiarato che la declinazione corretta è LA Presidente e che, essendo ancora tutto in evoluzione, chi preferisce le forme tradizionali maschili ha comunque diritto di farlo. Ecco cosa sta dicendo Boldrini: Meloni potrebbe scegliere di contribuire all’evoluzione verso la parità di genere, ma SCEGLIE di non farlo. Punto. Sapete che gli atenei italiani adottano vademecum di comunicazione rispettosa del linguaggio di genere da oltre un decennio? Se state pensando che siano soldi buttati, non lo dite, datemi retta... vi autoproclamereste ignoranti. E, se state pensando che la Presidente del Consiglio possa scegliere di farsi chiamare come le pare, state affermando che vi va bene che chi vi rappresenta non persegua il bene comune, intellettualmente ed economicamente. Avete un’idea di quanti soldi pubblici vengono spesi a livello mondiale per l’evoluzione del linguaggio e continueranno a essere spesi finché la gente non apprenderà? Banale dirlo, ma prima ci abitueremo, maggiore sarà il vantaggio che ne trarremo sia in parità di genere, sia a livello economico. Perché se, per incantesimo, stamattina chiunque parlasse un linguaggio adeguato, quei milioni sarebbero risparmiati. Di non sminuire l’importanza del linguaggio di genere lo chiedo soprattutto agli amici e alle amiche che sono, o si proclamano, scrittori e scrittrici. Quando scrivete, che sia per mestiere o per diletto, avete il dovere di usare un linguaggio aggiornato con le linee guida, salvo che la vostra motivazione a scrivere sia puramente egoriferita. Perché le scienze hanno stabilito che è necessario adeguare il linguaggio e, se non lo fate, diffondete ignoranza e ostacolate l’evoluzione della parità di genere. Non sto mica dicendo che sia facile, eh. Io ci combatto da anni, per esempio. All’inizio pensavo fosse una cazzata, inutile e superflua, poi ho studiato. Siccome è davvero complicato, ho pensato che potevo impegnarmi il più possibile nelle cose che scrivevo e che avevano una diffusione limitata, tipo questo post. Una rilettura dedicata solo ed esclusivamente a valutare la correttezza del linguaggio di genere. Però per i contenuti da pubblicare con un certo intento di diffusione, o da inviare ad altre persone che ci avrebbero poi lavorato su, ho scelto di sottoporre gli scritti a Chiara, la mia editor. Non solo per mandare cose corrette, ma anche perché le sue revisioni mi segnalano dove ho sbagliato, e prenderne atto mi aiuta ad apprendere. Proprio ieri, mentre io provavo a spiegare le cose qui sopra e mi sentivo rispondere da una donna che “da autrice” si sente male al pensiero che la lingua evolva in modo ridicolo, Chiara stava seguendo l’ennesimo corso di aggiornamento sulla questione del linguaggio di genere, per dire. Se volete farne uno gratuito, ma serio, eccolo qui. https://learn.eduopen.org/eduopenv2/course_details.php... Chi si occupa di editing e di scrittura sul serio, insomma, sa che è una partita durissima da giocare e che non c'è proprio nulla di ridicolo. Se ci impegniamo tutti, non facciamo altro che favorire un cambiamento sociale positivo in minor tempo. Se chi scrive usa un linguaggio corretto, chi legge apprende un linguaggio corretto. Rifletteteci, vi chiedo solo questo. Per chiudere, Boldrini altro non fa che tenere alta l’attenzione sul fatto che Meloni, ben sapendo che il linguaggio condiziona la mente, sceglie di mantenere un linguaggio disfunzionale alle pari opportunità. Quindi, dov’è che starebbe sbagliando? Sta esercitando la sua funzione politica. Perché non può fare un post o un tweet su questo, che dal punto di vista scientifico è corretto e politicamente fa parte delle sue aree di competenza? Ma soprattutto, e mi rivolgo alle donne che stanno sminuendo l’impegno di Boldrini, capite che c’è UN SISTEMA MONDIALE che sta lavorando per voi e voi lo state irridendo e attaccando? Il riconoscimento alla Ernaux è qualcosa che a me sa di straordinario non solo perché è attenzione al femminile. Scrittrici donne, i cui prodotti sono viaggi meravigliosi, ce ne sono tante. Ma la Ernaux è femminile crudo e schietto amalgamato al contesto sociale.
Una donna che guarda oltre sé attraverso sé. Annie Ernaux si fa da sempre veicolo di espressione del capitale umano inserito nel sistema. Usa sé stessa biograficamente senza alcun intento autoreferenziale, solo per focalizzare l'evoluzione dell'essenza umana nonostante il contesto e grazie al contesto. La narrazione esplicita, senza strategie di romanticismo per abbellire o imbruttire. Non ha bisogno di usarle, per coinvolgere. È chiaro, a chiunque la legga, che non le interessa apparire bella o brutta, giusta o sbagliata. Esperienza individuale che si fonde in quella sociale del periodo storico in cui si evolve, con l'unico intento di mostrare il capitale umano femminile come facente parte del sistema per stimolare riflessione sociologica. Mostrarlo per potenzialità e limiti. Per quello che è. Il Nobel ci sta dicendo: guardatelo. E io lo trovo straordinario. ![]() Ho questa malattia per la ricerca. Da sempre. Fin da piccola, più che leggere favole o romanzi, passavo ore a sfogliare le enciclopedie. Tipo che cercavo una cosa a caso e la leggevo. In quella, mi colpiva un qualcosa che veniva citato, andavo a cercarlo, leggevo e trovavo qualcos'altro, che andavo a cercare, leggevo e così via. All'università ho iniziato a fare la stessa cosa con i libri: ne dovevo leggere uno per un esame? Quel libro ne citava altri tre? Io li andavo a leggere. Quelli ne citavano altri? Io andavo a leggerli. Quando è arrivato internet, ovviamente, per me è stato come potrebbe essere iniziare la convivenza con un pusher per una persona con una dipendenza da stupefacenti. Ancora oggi, parto dal cercare un contenuto e sono capace di passare quattro ore senza staccare gli occhi dal video, in una staffetta di contenuti che magari mi porta a mille miglia da quello iniziale. Oppure mi addentra nei particolari di quel contenuto fino all'osso. Qualche mese fa, mi è stato citato un personaggio, vissuto a cavallo tra l'Ottocento e il Novecento, che ha una storia straordinaria che io non conoscevo. Sull'onda dell'entusiasmo, ho passato giornate ad approfondire tutto ciò che riguardasse lui e il contesto in cui ha vissuto, tra cui il terremoto di San Francisco del 1906. Ho spaziato dalla Gold Rush, alla guerra di secessione, all'immigrazione di ogni genere in America, alla questione della definizione della razza per gli italiani (lo sapete che quando siamo arrivati là, siccome gli immigrati italiani provenivano dal sud e avevano la pelle molto abbronzata, si è dibattuto sulla possibilità che fossimo neri e, pertanto, vendibili come schiavi?), a solo Cristo, se esiste, sa cosa. Perché macino parole dopo parole, contenuti dopo contenuti. Li mangio, me ne nutro. Articoli, immagini, archivi storici delle università di tutto il mondo, dei ministeri, delle associazioni culturali, delle raccolte di testimonianze... un delirio, letteralmente. Cercando libri e articoli di giornale americani di quel tempo, da leggere, mi sono inoltrata in quell'oceano di meraviglia che è Ebay e ho acquistato cose, tra cui due libri in lingua, da due venditori diversi, riguardanti questo personaggio. È arrivato il primo e ho avuto una botta al cuore: il libro portava una dedica scritta a mano proprio di sua figlia, che lo aveva inviato in omaggio a un ministro italiano. Una coincidenza meravigliosa, no? Quando qualche giorno più tardi è arrivato il secondo e l'ho aperto, ho passato una decina di minuti in un limbo mentale, cercando di capire se fossero le traveggole o cosa... una dedica, la stessa calligrafia, ancora inviato allo stesso ministro. Per una malata come me, quello è stato un segno, ovviamente. E siccome non sto cercando di disintossicarmi, ho continuato a cercare cose quasi compulsivamente. La cosa che più amo, su ebay, sono le lettere e le cartoline viaggiate, perché sono le persone che le hanno inviate a parlarmi. Ne leggo a centinaia, cercando di immaginare il contesto in cui quella persona l'ha scritta, la vita che stava facendo, da dove era partita, quando, ecc. E vado a vedere dove abitava chi l'ha ricevuta, a immaginare cosa dev'essere stato riceverla e cose così. Quelle degli emigrati italiani spedite alle famiglie, per esempio: sono pezzi di storia specifica e particolareggiata che dovremmo conoscere tutti, prima di esternare la nostra opinione sull'immigrazione, per dire. Perché a parlare di cifre e di stereotipi, son capaci tutti. Ma leggere le storie personali, entrare nella sofferenza e nella speranza di una persona che è andata a centinaia di migliaia di km da casa per cercare di mantenere chi è rimasto a casa, è tutt'altra. Ma lasciamo perdere, che sto divagando. In uno dei miei viaggi mentali, mentre studiavo la questione dei newspapers di San Francisco durante il terremoto, sfogliando le centinaia di cartoline che ritraggono la città devastata, spedite dall'America a chissà dove, mi sono imbattuta in questa che ritrae l'entrata della sede del Chronicle (che nel terremoto poi è bruciato). È stata inviata due mesi prima del disastro. Mi ha colpito subito, l'ho comprata. In attesa che arrivasse, con l'entusiasmo di una bambina che aspetta di poter aprire il regalo di Natale, ci ho costruito su una storia tra la sorella del venditore di fiori e il marito della signora che li sta comprando, che poi è un giornalista del Chronicle. Ci ho scalettato un romanzo, che da domani inizierò a scrivere e che diventerà la mia terra di nessuno. Ieri è arrivata. Solitamente, la posta la ritira mio marito, tranne quando aspetto cose di questo genere. Avevo guardato la buchetta della posta ogni giorno, questa settimana. Anche ieri, ma non c'era niente. Poi, quando è rientrato lui, me l'ha portata. Il regalo. Divento una bambina. Per la malattia che ho, tenerla tra le mani, pensare che si è conservata per oltre centosedici anni, peraltro in ottime condizioni, mi assale una sensazione che è difficile da spiegare. L'immagine è la prima cosa che colpisce, certo, ma io l'avevo già guardata chissà quante volte... ed è tutto l'insieme che mi ammalia. Il timbro di spedizione. Immaginare questa persona che è entrata all'ufficio postale di Palo Alto, il 24 febbraio 1906 alle 12.30. Era sabato. Un'impronta vicino al francobollo. L'impiegato dell'ufficio che lo attacca, con le dita imbrattate di inchiostro, e poi lo timbra. Il viaggio. Sarà stata chiusa in un sacco e portata all'imbarco con una delle prime macchine che viaggiavano o, essendo l'ufficio a poca distanza dal porto, più probabilmente su un carretto trainato da qualche bracciante cinese sottopagato o, chissà, era un facchino italiano? Avrà viaggiato nella stiva di qualche nave che portava a casa emigrati, che tornavano dalle proprie famiglie o per prendere moglie, forse. Presumibilmente a Genova. Come ci sarà arrivata, poi, in Germania? Di fatto, è giunta a Bruchsal, un paese che sta nelle lande sopra Stoccarda, il 10 marzo 1906. Quattordici giorni dopo. Era sabato. Frau Clara Grohe l'avrà ricevuta il lunedì... Chissà chi era, per lei, la persona che l'ha spedita. Chissà cos'ha pensato, vedendo che è un'immagine quasi estiva, quando ha letto che si tratta della mattina di Natale a San Francisco. Lei che, abitando lì, forse non ha mai visto un Natale senza la neve. ![]() Parole che scrissi un po' di tempo fa, che per me hanno un grande valore, sono state interpretate in questo video Parole che vorrei che tutti ascoltassero e comprendessero in toto. Emozione pura, sentirle interpretate, e in questo modo. Grazie Renata Balicchi Grazie TemperaMenti - Associazione di promozione sociale #ilcorpodelledonne ![]() - Allora, donna Romilda... ambizioni, sogni speranze di sua figlia. Vogliamo sapere tutto. - Le dirò... come sul campo di battaglia, può risponderle un generale... Abbiamo combattuto e credo che abbiamo vinto. Sophia è tenace e intelligente. E posso dirlo... ambiziosa. Fin dal giorno in cui decisi quale strada Sofia doveva prendere, sapevo che i suoi piani si sarebbero attuati. Ora sono sicura che Sofia percorrerà tutta la sua strada nella maniera migliore, senza equilibrismi né sensazionali invenzioni pubblicitarie. #SofiaLoren #Sofia! Docu dell'ottimo regista MarcoSpagnoli, lo trovate qui. ![]() Cosa ci vuole per essere felici? Vincere un'asta su eBay, ricevere la seconda annata de #LaLettura (1902) e perdersi a sfogliare riviste intrise di tutto ciò che potevi sapere solo acquistando un giornale. Ecco, io sono felice. Leggo la storia di Santos-Dumont e dei suoi dirigibili, so chi erano le principesse ancora disponibili e osservo i loro volti, così come quelli di chi, in sette anni, ha costruito il traforo del Sempione. Leggo i racconti e le novelle del tempo, il crollo del campanile di San Marco a Venezia e la travagliata storia di Teatro Marcello. Come funziona la tratta dei Negri, in uno scoop, o come ci si prende cura di un elefante e di un ippopotamo. Le recensioni dei migliori libri del momento, una poesia o l'editoriale sul processo a Silvio Pellico, secondo gli Atti officiali segreti. Gli albori dei movimenti femministi, la morte del Re buono. Le macchine fotografiche in liquidazione. Milioni di informazioni, diversamente non accessibili, scritte in un italiano corretto e chiaro, senza allarmismi, senza complottismi. Ecco, io sono felice. Sto sfogliando le pagine nella speranza di trovarci uno scritto a mano, un'indicazione riguardo a chi fosse il proprietario... colui o colei che ogni mese andava a comprare la rivista... vorrei ringraziarlo o ringraziarla. Ve l'immaginate il momento in cui allungava i soldi? Come era vestito/a? E lo stupore che probabilmente lo/la colpiva leggendo le notizie? Per ora, di sicuro, so solo che amava leggere e conoscere (al punto da aver conservato al salvo queste riviste anche attraverso due guerre) e ch fumava... perché i bordi sono ingialliti come quelli dei miei libri. Ah. Le pubblicità sono straordinarie... e già nel 1902 vendevano prodotti per dimagrire e aumentare il seno. La Lettura - Corriere della Sera Trascorrere qualche giorno a Villa Rucellai Bed&Breakfast sta significando scendere dal mondo, per qualche giorno, e lasciarsi espandere in lungo e in largo.
Come se non esistessero più il tempo e lo spazio. Se passate dalla Toscana, o se cercate un posto che vi consenta di ritrovare voi stessi, questa Villa è il posto che fa per voi. L'ambiente ottocentesco, la pulizia, la gentilissima accoglienza dei proprietari, mai invadenti ma sempre pronti a rispondere alle esigenze. Gestione familiare di ottimo livello, quindi, la colazione viene preparata dalla proprietaria... una signora che è emblema di cura. E lo vedrete nell'eccellenza che offre la sala colazioni, con la possibilità di consumarla anche sulla bellissima terrazza che sovrasta Prato. Ottimo luogo di soggiorno anche per gruppi di persone che vogliano godersi attività in tranquillità (yoga, pittura, meditazione, riunioni di lavoro, ecc.) Fatevi un regalo, veniteci. #Toscana #Italy ![]() Fatevi un regalo: leggete questo. Lo so, libri straordinari da leggere ce ne sono tanti, ma dico proprio questo perché nei giorni a venire sarà inevitabile guardarsi dentro, salvo andare ai matti. Rallentare in una sorta di reclusione imporrà a tutti - chi più chi meno - un'autoanalisi, un ricalcolo di ciò che siamo rispetto a quella società in cui siamo abituati a vivere freneticamente, rincorrendo successo e fama. O, quantomeno, provando a saltarci fuori. Bè, questo lavoro della Hakim è un'opportunità in più per capire a fondo un potenziale che la maggior parte delle persone possiede senza saperlo e che non ha a che fare con la sessualità, in senso stretto. Non fatevi ingannare dal sottotitolo e dal termine "erotico" che per accezione comune potrebbero farvi credere a una sciocca guida per essere sexy. È un lavoro di grande spessore, che può dare tanto. Nell'intro sembra rivolto in particolare alle donne ma, date retta, utile a tutti. ![]() Qualche giorno fa, sotto a quel turbopost di Fusaro che girava sui social facendo ridere un po' tutti, ho letto un commento che diceva questo: "È un filosofo... la filosofia è quella cosa con la quale e senza la quale il mondo rimane tale e quale!" Non era una battuta, lo affermava con convinzione e diverse persone hanno likato il commento. Sono riuscita a non rispondere. Mi sono trattenuta. Sia perché la bacheca non era la mia, sia perché un po' di tempo fa ho razionalmente deciso di praticare l'astensione dalle battaglie virtuali sterili: se quella è arrivata a settant'anni senza sviluppare una conoscenza consapevole, potrà mai dargliela un mio commento? No. Non ho risposto - anche perché sono pronta a scommettere che avrebbe pensato che io fossi lì a difendere Fusaro - ma, per la malattia mentale cronica che mi porto dietro da una vita, dopo tre giorni ho ancora la nausea esistenziale ogni volta che ci ripenso. Esagerato? Può essere, sì, ma non riesco a non avvertire dolore quando una persona ignorante in materia sentenzia deficientate del genere e altri le vanno appresso. Vabbè, lo sappiamo, direte voi... in rete gira di tutto, le persone sono prese dal bisogno di distruggere prima che dalla consapevolezza della necessità di conoscere. È normale. Cioè, È DIVENTATO normale. E poi sono votata alla comprensione, quindi comprendo che la signora, per tutte le variabili di vita che si affrontano, non ha avuto la possibilità di capire la consistenza della filosofia. Adesso la nausea mi è passata, dopo aver trascorso la notte a "curarmi", leggendo questo. Purtroppo è edito solo in francese, quindi posso consigliarlo solo a chi conosce la lingua o a chi, pur di leggerlo, intende sbattersi e leggerlo attraverso un traduttore. Che c'azzecca Jung con la filosofia (dirà chi lo conosce solo di nome), ma soprattutto con me? Ve lo spiega Lenoir in questo ottimo saggio in cui analizza e divulga la visione di Jung sull'autorealizzazione, mettendola in relazione all'inconscio collettivo e fornendo una fotografia specifica di quanto il mito di cambiare il mondo con la politica non sia altro che psicologia di un'illusione. E direi che, in questi giorni, è dannatamente palese. "Come psicologo sono profondamente interessato ai disturbi mentali, in particolare quando contagiano intere nazioni. Voglio sottolineare che disprezzo la politica di tutto cuore: non sono né un bolscevico, né un nazista, né un antisemita. Sono uno svizzero neutrale e perfino nel mio paese non mi interesso di politica, perché sono convinto che per il novantanove per cento la politica sia solo un sintomo e che tutto faccia tranne che curare i mali sociali. Circa il cinquanta per cento della politica è detestabile perché avvelena la mente del tutto incompetente delle masse. Ci mettiamo in guardia contro le malattie contagiose del corpo, ma siamo esasperatamente incauti riguardo alle malattie collettive – ancora più pericolose – della mente. Faccio questa dichiarazione per scoraggiare sin dall’inizio ogni tentativo di coinvolgimenti in qualsivoglia partito politico. Ho delle buone ragioni per farlo: il mio nome è stato più volte portato nella discussione politica anche, come ben sapete, si trova attualmente in uno stato febbrile. È soprattutto a causa del fatto che mi occupo delle incontestabili differenze all’interno della psicologia nazionale e razziale che si è verificata una serie di fraintendimenti quasi fatali e di errori pratici nelle relazioni internazionali e nelle frizioni sociali interne. In un’atmosfera come questa, politicamente avvelenata e surriscaldata, è diventato praticamente impossibile condurre una discussione scientifica sana e spassionata su questi problemi così delicati eppure estremamente importanti. Discutere pubblicamente questi problemi avrebbe più o meno la stessa efficacia di un direttore di manicomio che si mettesse a discutere le particolari fissazioni dei suoi pazienti proprio in mezzo a loro. Vedete, il fatto tragicomico è che tutti sono convinti della loro normalità, esattamente come il dottore stesso è convinto del proprio equilibrio mentale…" “Sono convinto che lo studio scientifico dell’anima sia la scienza dell’avvenire… Appare in effetti, con una chiarezza sempre più accecante che non sono né le carestie, né i terremoti, né i microbi, né il cancro ma che è proprio l’uomo a costituire per l’uomo il più grande pericolo. Il motivo è semplice: non esiste ancora alcuna protezione efficace contro le malattie psichiche: ora, queste epidemie sono infinitamente più devastatrici delle peggiori catastrofi! Il supremo pericolo che minaccia tanto l’essere individuale quanto i popoli nel loro insieme è infatti il pericolo psichico”. Così parlò Jung nel 1936. E siamo ancora qui. Notevolmente peggiorati da decenni di manipolazione a opera del mercato, del potere economico. È un testo fruibile a chiunque, non serve una formazione specifica per leggerlo. Servono l'interesse a conoscere sé stessi e la presa di consapevolezza che chi ci rappresenta politicamente è lo specchio di ciò che siamo come individui: se non cambiamo noi come individui, non cambia la società. Se vi sembra una chiusa banale, non avete contezza della sua importanza. Quel che mi dispiace di più rispetto alla filosofia è che le persone che la sminuiscono, che la definiscono inutile e anacronistica, sono quelle che non la conoscono. La ignorano. Se decidessero invece di nutrirsene, scoprirebbero quanto tutto ciò che di positivo e funzionale abbiamo oggi venga da lei (anche scientificamente parlando) e tutto ciò che abbiamo di negativo venga proprio dall'ignorarla. ![]() Se fate parte in qualche modo del mondo dei libri (da chi li scrive, a chi li legge, passando per gli editor, gli uffici stampa, i recensori, gli agenti letterari, gli editori, i librai... insomma, tutti) fatevi questo regalo. Una narrazione dissacrante a livelli magistrali, divertente e che fa riflettere molto. MOLTISSIMO. L'ho divorato. E per fortuna che l'ho letto kindle... perché di carta me lo sarei magnato proprio. ![]() Non dirò a nessuno che questo è un romanzo bellissimo, perché la banalità dell'espressione potrebbe portare a pensare che sia bellissimo come mille altri. Chi conosce la scrittura di Salvatore Basile sa che non delude mai, ma questo è un viaggio davvero incredibile. Prima della pubblicazione l'ho letto solo cinque volte, sullo schermo, e a ognuna diventava più grande, scavava più a fondo per restituire più Bellezza. Il 14 aprile, leggerlo sulla carta, stringendolo in mano... e stata ancor più Bellezza. Poi mi direte se non è impressionante quanto la ragazza del ritratto in copertina sia esattamente LEI. Maria, la giovane protagonista che ci trasporta l'anima in questo viaggio di formazione e ci tocca tutti i tasti più profondi dell'essenza umana. Dell'essere umani, non superbì, e del dover affrontare stereotipi, pregiudizi e difficoltà che spingerebbero ad arrendersi. Se avessi la possibilità economica, ne comprerei due camion con rimorchio e mi metterei a regalarlo a tutte le persone che conosco... anche a quelle brutte, ché magari ne guadagneremmo tutti. Mento poco. Sui libri MAI. ![]() Vi faccio un regalo. Ho letto un romanzo e vorrei raccontarvelo, ma preferisco rinunciare a questo per regalarvi la meraviglia di leggere una scrittura del genere senza sapere cosa vi aspetti. Lasciarvi la possibilità di stupirvi parola dopo parola, come è successo a me. Qualcuno che mi conosce bene, e mi regala sempre Bellezza, me lo ha donato, io ho aperto e iniziato a leggere. Non vi anticipo nulla. Vi dico solo che è una di quelle narrazioni così potenti che mi ha fatto pensare a quanto sia inutile e sfiancante perdere il tempo dietro a gente disonesta, in discussioni sterili, quando posso invece dedicarlo a drogarmi di Bellezza. Compratelo e buttatevi dentro senza leggere né sinossi online, né la seconda di copertina... niente. Senza sapere di cosa parli. E, quando arrivate al punto in cui nomina la canzone, attaccatela e lasciatela andare in loop. Vi condizionerà al punto che, poi, la sentirete proprio amalgamarsi a ciò che siete e portarvi ancor più dentro alla storia. Non sono solo una canzone e un romanzo intensamente legati, sono un'esperienza emotiva a tutto tondo. Aspettando Bojangles, di OlivierBourdeaut. Se non lo leggete, vi fate un torto. È scritto con la stessa arte di Jerry Jeff Walker, che ha scritto questa canzone, che cantata dalla voce di Nina Simone è già di per sé un regalo. Se non volete leggere il romanzo, insomma, cliccate e fate almeno partire la canzone e leggete la traduzione qui sotto, se non conoscete l'inglese. Conoscevo un tale Bojangles che avrebbe ballato per te nelle sue scarpe consumate Capelli argentati, camicia stracciata, pantaloni larghi e scarpe morbide Saltava così in alto, saltava così in alto e poi atterrava gentilmente Mr. Bojangles, Mr. Bojangles, balla Lo incontrai in cella a New Orleans, ero triste e abbattuto Mi guardò negli occhi e mi parlò con saggezza della vita, della vita e si picchiava sulla gamba Mr. Bojangles, Mr. Bojangles, balla Disse di chiamarsi Bojangles e improvvisò un balletto nella cella e si prese i pantaloni per una performance migliore Oh, saltò così in alto e fece scioccare gli stivali E scoppiò a ridere, a ridere, e lanciò i vestiti ovunque Mr. Bojangles, Mr. Bojangles, balla, yeah, balla Aveva ballato per quegli spettacoli itineranti e alle feste di paese in tutto il sud Parlò con lacrime vecchie di quindici anni di come lui e il suo cane avevano viaggiato insieme Ma il suo cane morì, morì e dopo vent'anni lui ancora lo piange Mr. Bojangles, Mr. Bojangles, balla Disse: "Ora balla in ogni balera in cambio di cibo e di mance ma buona parte del tempo la passo al bancone perché bevo un po'" Scosse la testa, sì, scosse la testa Qualcuno gli chiese: "Per favore... Mr. Bojangles, Mr. Bojangles, balla, balla Mr. Bojangles, balla" ![]() Sabato pomeriggio. Seduta sotto al portico di Zibello, mi si para davanti un tipo che - senza dire nulla - mi appoggia sul tavolo alcuni libri. Io sono rimasta stranita. Mi ha ricordato un po' quelli che entrano al ristorante e appoggiano gadget sul tavolo, poi passano a ritirare i soldi, se chi è seduto vuole acquistare l'oggetto... Ho chiesto che stesse succedendo, ovviamente, e ho conosciuto questa realtà che trovo decisamente geniale, oltre che carezza per l'anima di chi ama leggere: Equi-Libristi. Allora vi presento Marco, Fabrizio e Alberto. Tre persone a dir poco stimolanti, fosse anche solo per questa idea. Cosa fanno questi tre tipi? Recuperano libri destinati a essere smaltiti e li distribuiscono gratuitamente in luoghi pubblici, per promulgare l'azione della loro Associazione di recupero e di riuso dei libri. Chi si associa può scegliere un tot di libri dal catalogo e andare direttamente nella loro sede di Bologna a ritirarli. Nelle Book Stations, che trovate indicate nel sito, si possono scegliere libri... con nessun obbligo di restituzione. E non parliamo di libri di "scarto", che nessuno vuol leggere. Guardate il catalogo, voi che amate leggere. La storia di un libro destinato al macero, che riprende vita. Non so a voi, ma a me ste cose piacciono da impazzire. Io ho scelto questo: Il mangialibri, di Klaas Huizing. Nel SITO degli EQUI-LIBRISTI potete capire meglio cosa fanno, contattarli per donare libri o andare ad acquistarne; conoscere le date delle loro iniziative, dove sono e tanto altro. ![]() Vi ho già parlato di un romanzo che mi aveva presa, caricata su un treno e portata via: LO STRANO VIAGGIO DI UN OGGETTO SMARRITO, di Salvatore Basile. Lettura che ho amato al punto che, il giorno dopo, ho letto pure questo sotto... il suo secondo romanzo. Temendo che Salvatore mi prendesse per una stalker, non conoscendomi, ho aduggiato* l'entusiasmo e non ho fatto nessun post, ripromettendomi di farlo un po' più in là. Se con il primo romanzo mi ha portata in treno, con il secondo mi ha portata al mare e mi ha fatto lo sgambetto per farmi tuffare dentro all'anima di una storia che non fa sconti. Adesso Basile sa che non sono una stalker. Una rompicojoni sì, ma stalker no. Adesso sa che mi sono innamorata dei suoi "come se" e del suo modo di usare le parole per portare chi legge a una profondità di pensiero assurda. Il suo stile è divertimento puro, per chi ama il gioco delle parole che creano immagini mentali e inducono all'identificazione. Se d'abitudine, in tutto ciò che leggo, sottolineo i passaggi che mi stupiscono e mi divertono mentalmente, in questo romanzo non c'è una pagina intonsa. Il consiglio è sempre lo stesso. Leggetelo se volete farvi un gran bel viaggio. Ma leggetelo pure se volete imparare a scrivere, perché qui non si tratta di letture tanto per... si tratta di maestria. LA LEGGENDA DEL RAGAZZO CHE CREDEVA NEL MARE *aduggiato, me lo ha insegnato lui e adesso faccio la strafiga! ![]() Si fa presto a dire LIBRO. Quanti ne leggo all'anno... cinquanta, sessanta? Romanzi, quanti... venti? E mi piacciono quasi tutti, perché - salvo proprio strafalcioni o noia - ognuno di loro fornisce uno spunto di riflessione, un punto di vista alternativo o una storia che avrei voluto che qualcuno mi raccontasse. Poi ne arriva uno che mi inchioda. Posso anche chiuderlo a metà e andare a fare altro, ma lui continua a starmi in testa finché non ci torno. Eccolo. La copertina non mi aveva attratta (lo dico nell'ovvietà delle percezioni soggettive) ma ero curiosa di leggerlo perché considero lui, Salvatore Basile, decisamente più che ammirevole nel campo del cinema. E, leggerlo in un romanzo, mi incuriosiva. Non posso dire altro che "Mi ha divertito l'anima". È un viaggio - tanto assurdo, quanto vero - dentro l'essere umano. L'assurdità umana in senso positivo. La sua complessità snocciolata. Una storia resa unica da personaggi caratterizzati in modo magistrale. Uno stile narrativo che... non lo leggi: lo vedi e lo senti. Boh, vorrei raccontarvi la storia, i mille particolari che mi hanno colpito. Vorrei copiare qui tutte le cose che ho sottolineato con l'entusiasmo del "vorrei averlo pensato io", ma in senso di stupore, meraviglia, incanto. Sono malata per le storie di Vita e per le Parole, un'ossessione proprio. E questo romanzo è una medicina buonissima, che fomenta la mia dipendenza. A Salvatore ribadisco la mia ammirazione, con tutta la stima che posso. E lo ringrazio anche perché, leggere lui, mi ha sbattuto in faccia l'immaturità di un mio romanzo che deve uscire dopo l'estate, ma che ieri ho deciso di riscrivere completamente. Perché LO STRANO VIAGGIO DI UN OGGETTO SMARRITO è un romanzo di formazione in tutti i sensi. A chi scrive dico che, analizzare questo romanzo, è un ottimo corso intensivo di scrittura. A tutti gli altri dico che, non leggendolo, vi perdereste davvero un gran bel viaggio. ![]() Anche Repubblica si occupa di HO FATTO LA CAM GIRL (Edizioni Effetto). In questi giorni sono usciti diversi articoli sul saggio dedicato all'indagine sul mondo del sesso virtuale a pagamento, e devo dire che ognuno di loro mi ha appagato perché hanno tutti centrato i concetti che volevo trasmettere. E con punti di vista davvero interessanti. Come questo, di Eleonora Giovinazzo, che ringrazio davvero dall'anima. È una bella soddisfazione che testate nazionali riconoscano un valore nella mia attività, e soprattutto che lo facciano con l'intento di diffondere consapevolezza. Hanno capito che c'è un nesso sociologico che va ben oltre la superficialità alla quale i pregiudizi e gli stereotipi ci hanno abituati, e questo non può fare che bene. ![]() Speravo nell'attenzione dei media? Sì, ovviamente. Perché metto passione nel mio lavoro, nei miei studi, quindi è banale dire che, essere attenzionata, mi appaga. Ma c'è una ragione ben più forte... sono undici anni che mi occupo di dinamiche di relazione in quegli àmbiti che solitamente vengono taciuti, o dei quali si parla per stereotipo. Sono abituata a restare nella "bolla" di persone che mi segue sui social, sul sito, o che mi chiede consulenza. Bè, in questi giorni sto respirando aria purissima... mi sta venendo il dubbio che sia possibile andare al di là degli stereotipi e cominciare a guardare certe dinamiche in modo oggettivo. Conoscerle. E, considerato che abbattere i pregiudizi, e stimolare a riflettere su ciò che siamo noi tutti realmente, è il mio obiettivo... sono giorni di speranza, per me. Che ci si stia predisponendo a guardarci per ciò che siamo? Oggi ringrazio Monica Coviello e Rolling Stone. Qui trovate l'articolo. Qui trovate l'anteprima su Books.Google.it. ![]() ...e io sono davvero felice. Perché il libro l'ho scritto io? Sì, anche per questo, ma soprattutto perché di queste dinamiche sommerse, tenute nell'ombra dall'ipocrisia sociale, solitamente non si parla. Anche se contano milioni di utenti. Anche se è la via che molte donne sono sempre più costrette a prendere, messe economicamente in ginocchio dalla disoccupazione post-lockdown. Non sarà facendo finta di non vedere il fenomeno, che lo si risolverà. La crisi attuale ha indotto un numero incontrollabile di donne a immettersi nel mercato del sesso a pagamento virtuale (ma non solo) con tutti i rischi che ne possono conseguire, se l'attività viene affrontata senza consapevolezza. Ringrazio quindi Francesca Favotto che ha scelto di occuparsi di questo argomento in QUESTO ARTICOLO, aiutandomi così a diffondere un messaggio davvero importante: è necessario abbattere i pregiudizi, attraverso la consapevolezza. ![]() Sì, lo so, va contro tutto ciò che ho sempre affermato io e cioè che credo che i difetti fisici altro non siano che caratteristiche caratterizzanti. E che il passare degli anni vada preso per quello che è: esperienza, non decadenza. Però. Però, quando qualche tempo fa mi è arrivato il giochino della Lelo (il #Sona2Cruise), non vi ho detto che nel pacco c'era pure un altro aggeggio. Non ve l'ho detto perché mi sembrava poco divertente e perché io di attrezzi per quelle cose lì ne ho almeno una ventina: comprati, ricevuti per testarli, di una forma, di un'altra, monocolore, multicolore, più o meno pesanti, misure diverse... Insomma, una moltitudine. Inutile. Sto parlando di oggetti che servono al recupero della tonicità pelvica, del perineo, che è quell'insieme di muscoli, legamenti e tessuti che sostengono gli organi del ventre. Avete presente tutte quelle pubblicità -spesso banali- di donne che mentre ridono hanno perdita di urina, ecc? Ecco. Forse non sapete che il problema della perdita di tonicità tocca la quasi totalità delle donne, spesso anche di giovane età. Gravidanze, parti, sovrappeso, stitichezza, tipologia di lavoro, sforzi fisici, deficit di estrogeni durante la menopausa, interventi chirurgici, invecchiamento, malattie croniche come l'asma e le broncopatie, la sedentarietà, sono tutti fattori che rivestono un ruolo basilare: succede che la muscolatura del perineo si rilassa, quindi gli organi interni non sono più sorretti in modo efficace. Allora. Quasi tutte le donne sanno che esistono quei famosi esercizi di Kegel, semplicissimi, che tutte possiamo fare in qualsiasi momento e luogo. Basta contrarre i muscoli della patata. Stai lì, contrai, molli, contrai, molli, contrai e molli, e i muscoli diventano tonici. Esattamente come succede ai bicipiti in palestra: se fai un'attività costante, la muscolatura si rafforza. Ma io sono pigra e la parola "costante" nel mio vocabolario non l'hanno inserita. Proprio per un discorso affine alla palestra di chi fa un abbonamento, ci va una volta e poi mai più, io ho nell'armadio tutti questi attrezzi che ho usato una volta e mai più, perché mi annoiano. Palline, attrezzi da stringere tra le cosce, pesi da indossare quando esci... sapevate che esistono? Sono oggetti a peso crescente: si parte indossando il più leggero, per arrivare dopo un mesetto circa al più pesante, e l'esercizio sta nel non lasciarlo fuoriuscire dalla patata. Mentre cammini, insomma, devi stringere per contrastare la forza di gravità e l'ambiente umido che lo farebbero uscire. Io che mi ritengo sempre l'eroina di turno, quando ho iniziato ovviamente non ho usato il più leggero, ma sono partita dal quarto. Pensavo di avere una patata potente, ecco: fatti sei passi, la forza di gravità aveva già vinto. Mi sono depressa, non li ho mai più usati. Forse ho usato alcune volte in più le palline, per un discorso di gioco sessuale però, quindi paragonabile a uno che deve farsi i bicipiti solo mantenendosi sollevato nell'atto di penetrare qualcuno: non bastano due "sessioni" da cinque minuti a mese! (la media dei quaranta/cinquantenni, RIDO). Quindi. Quando è arrivato questo attrezzo, ho sollevato gli occhi al cielo e pensare di doverlo testare mi ha annoiata subito. Perché, esattamente come per la palestra, io non ho nessuna continuità e gli esercizi di Kegel vanno fatti bene e con costanza perché diano risultati. Ma me lo hanno mandato, quindi mi sono in sostanza sentita obbligata a farli. Obbligo che ho avvertito solo prima di iniziare però, perché una volta partita... bè, ho fatto la tessera e sono arrivata a vincere un premio: una patata nuova. Perché? Perché a differenza delle palline, dei pesi e dei vari attrezzi provati prima, questo non è un oggetto amorfo a cui tu devi fare cose ma diciamo che è un piacevole stimolo ad interagire. Farò la seria, non vi dirò che è eccitante la sensazione che dà, perché per una volta vorrei apparire una persona sobria. Funziona così: lo accendete, lo inserite, e lui dopo venticinque secondi comincia a vibrare. Esegue sequenze di vibrazioni (no, non dirò che sono piacevoli, smettetela!) alternate a momenti di pausa. Intermittenti, insomma. Voi cosa dovete fare? Semplicemente stringere la patata quando lui vibra e rilassarla quando si ferma. Stringere quando vibra, mollare quando smette. Il ciclo completo dura appena tre minuti e otto secondi, e un ciclo al giorno per tre settimane garantisce il risultato. Se prima di iniziare mi annoiava il pensiero di farli, e credevo che avrei mollato presto, quando si è spento la prima volta ci sono rimasta male Sì perché davvero è una sorta di massaggio molto delicato ma che si sente bene, insomma Sono passate tre settimane e io ho la patata nuova. Si chiama #KegelSmart. Lo potete ordinare online ma lo trovate anche nelle farmacie, perché appunto è un dispositivo di cura, fabbricato in silicone medicale. Lo potete usare in un momento di relax (distese), ma pure mentre state sedute in ufficio, per dire. La sua presenza non è ingombrante, quindi se resta lì non dà noia. Il prezzo, che sta sulla novantina (lo trovate anche a 47€ circa, a seconda del venditore) potrà sembrarvi alto ma vi dico per conoscenza diretta che quando ci si trova con il pavimento pelvico atonico, e servono quindi cure per riportare tonicità al fine di contrastare incontinenza, prolassi, ecc., si devono poi affrontare cicli di elettrostimolazione funzionale che hanno una spesa media di cinquanta euro a seduta. E, a seconda di quanto si sia sottostimato il problema, quindi della gravità, si può arrivare a dover sostenere cicli anche di dieci sedute. Da ripetere poi quando si presenterà di nuovo il problema, perché se non si fa il mantenimento, si torna da capo. Non vi annoio con le specifiche tecniche e i vari "È perfettamente lavabile", ecc., però faccio due considerazioni. Una per l'azienda, che è sempre la #Lelo, marchio #INTIMINA: non si poteva fare che continuasse a vibrare finché non decidessi io di smettere? Ah già, non è un sex toy. Una per voi: non è un sex toy ma è un buon amico divertente per fare quegli esercizi che sappiamo di dover fare ma non facciamo mai. Una sorta di trainer interno, insomma (non a caso lo hanno definito personal trainer per pavimento pelvico), che ti stimola proprio lì dove deve. Ed è un buon alleato anche per chi soffre di vaginismo, sia per la conformazione, sia per la delicatezza che ha nello stimolare. Lo dico alle donne, ma lo dico anche agli uomini perché con Natale che si avvicina e il costante dilemma su cosa regalare, magari un vero e proprio sex toy non ve la sentite ma questo è un regalo davvero piacevole, oltre che utile. Personalmente, se me lo avesse regalato mio marito, l'avrei ritenuta un'attenzione intima. Un gesto del prendersi cura di me. Ndr. Ho usato il termine PATATA in senso affettuoso; in regime di standard social, insomma. Questa è una di quelle situazioni in cui i panni sporchi andrebbero lavati in casa perché fa parte di quelle questioni che, ci hanno insegnato, non è proprio il caso di sbandierare ai quattro venti.
Ma chi mi conosce sa che la coerenza per me è un principio. Insomma, non posso esimermi dal rendervi partecipi di questa mia scelta, dopo che per anni ho usato il mio legame con lui per parlarvi anche di fatti miei personali. Se oggi vengo qui a raccontarvi questa cosa è perché sono arrivata a una decisione per nulla avventata. Non sono una che prende le cose alla leggera, lo sapete. Per quanto io viva di emozioni, non sono quella che interrompe una relazione dall'oggi al domani, soprattutto se durava da tanti anni. Ho ponderato, ho anche cercato di non dimenticare i momenti che abbiamo vissuto insieme perché certe emozioni, certe sensazioni, me la ha date solo lui. Qui nasce il conflitto: la realtà è che me le AVEVA date solo lui. Poi una mattina è arrivato uno che mi ha mandata in crisi. Uno confezionato su misura per me: discreto, elegante, con un certo carattere. Me ne avevano parlato bene, mi avevano detto "Devi conoscerlo!" ma giuro che non avevo la minima idea che sarei arrivata a preferirlo, rispetto alla relazione solida che si era creata negli anni. Una relazione che era la mia sicurezza: mai un dubbio, mai una defaillance, mai una volta che io abbia pensato che lui non fosse l'unico in grado di darmi quel tipo di piacere. E niente. Non era così. Siamo umani, ci succede mica raramente di credere che ciò che abbiamo per le mani sia la cosa migliore possibile, fatto salvo poi renderci conto che esiste di meglio. Con tutto l'amore che proviamo per ciò che è stato e senza rinnegare, scopriamo di poter provare nuove emozioni, nuove sensazioni, magari nemmeno paragonabili perché è proprio diverso il modo di fare tra uno e l'altro. Il modo di farti sentire. La mattina che è entrato LUI in casa mia la prima volta, ero sola, e non ho resistito. E quel momento tutto nostro, è stato il primo di una lunga serie di momenti che ho sfruttato appena la situazione mi consentiva di restare da sola. Non avete idea di quanti orgasmi in venti giorni. Quanti in senso numerico, ma quanti soprattutto in senso di qualità diversa l'uno dall'atro. LUI ha questa capacità di stimolarti che è assurda. Io ero convinta di aver già trovato il massimo, e non dico che lui non fosse bravo, ma LUI ti prende la clitoride ogni volta in modo diverso e tu non devi fare altro che lasciarlo fare. È sufficiente che tu gli dia l'input su come ti senti in quel momento: se hai voglia di godere lentamente, con quel tipo di orgasmo che da lì si diffonde a tutto il corpo e che ti manda in pappa la testa, LUI ti porta sapientemente all'estasi proprio. Se invece hai voglia di godere forte, a ripetizione, senza poterti opporre a lasciarlo fare, anche quando hai appena goduto e vorresti respirare, LUI è una macchina del piacere. Non ti molla, ti tiene stretta e continua a farti godere fino a che non gli dici "Basta!" perché sei esausta. Ammetto che la prima volta ci ho messo un attimo ad abituarmi: nel piacere noi siamo così, un po' abitudinari. Sappiamo cosa ci fa godere e cerchiamo quella sensazione lì. Le volte successive l'ho lasciato fare, restando lì a sentire il suo modo di toccarmi, prima con leggerezza e gentilezza, poi con crescente intensità, fino a prendermi senza lasciarmi scampo. Venti giorni appena e ci siamo anche aperti a una doppia stimolazione. Ho invitato nel letto anche una mia vecchia conoscenza di lunga data, che è anche un suo collega, fanno parte della stessa azienda e lavorano decisamente bene insieme. LUI si occupa della clitoride, l'altro di penetrarmi. Ho preso una decisione definitiva: ho lasciato #Womanizer per #Lelo Sona Cruise 2 Domani arriva il telefono nuovo, promette video eccellenti e vi faccio vedere come funziona il #succhiaclitoridedelmiocuor. Womanizer lo avevo recensito provandolo in diretta in una trasmissione radio. Per il Sona Cruise 2 mi spingo oltre: ve lo mostro proprio con un video Ah. Nessun uomo è stato maltrattato per questo post! Non piccatevi per il gioco ironico che ho usato. Nessun sex toy sostituirà mai nessuno e nessuna. Sono sensazioni diverse. Completamente diverse. E se pensate che un sex toy possa penalizzare il vostro ruolo, tocca fare un discorsetto sull'autostima. |
GRAZIA SCANAVINI
Ricercatrice Educatrice umanista Counselor filosofica Accanita divoratrice di film, libri, serie tv e... di Vita. Blog dedicato a fatti, film, libri, serie tv e cose belle.
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