GRAZIA SCANAVINI È QUESTIONE DI PELLE
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Rubrica settimanale di Frontpage Post

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FELLATIO, IRRUMATIO E ALTRE QUESTIONI

28/10/2020

 
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Mi è saltato alla mente un articolo scientifico letto qualche giorno fa riguardo alla fellatio e ho dato uno sguardo agli articoli pubblicati online che parlano, appunto, di sesso orale all’uomo. 
As usual volevo solo dare un’occhiata ma mi sono persa per ore tra guide, forum e gente “disperata”.
Parto direttamente dal fatto che, facendo una ricerca base su un qualsiasi motore di ricerca, le guide sul “come” sono scritte quasi esclusivamente da uomini.
Ci sta, direte voi, essendo che sono loro a sapere cosa si sente. 

NI. 
Ni perché le diverse narrazioni che ho letto hanno in media un approccio decisamente inefficace, se si considera che destinatarie del post siamo proprio noi donne. 
In generale quelle guide sono tutte un monito, zero comprensione per certe dinamiche e svalutazione della donna che non lo fa, punto. 
Hanno pure un altro limite non da poco perché va per la maggiore l’articolo scritto su proprie preferenze personali, mentre le donne sanno bene che non tutti gli uomini amano lo stesso tipo di approccio. 
Al netto del fatto che io penso davvero che per il sesso orale, che sia cunningulus o sia fellatio, una società evoluta potrebbe benissimo istituire corsi di apprendimento, vediamo di fare un po’ di chiarezza.

IL “COME” È IMPORTANTE –SÌ- MA È SOGGETTIVO ALL’ENNESIMA POTENZA. 
Tocca fare il solito discorso, quasi noioso ormai, ma ognuno di noi è altamente diverso dall’altro anche nella percezioni delle sensazioni, quindi non è la tecnica in sé a fare la differenza quanto la capacità di cogliere l’effetto che ha sul partner un certo tipo di stimolo. 
Se leggete qualche guida (online ce ne sono a migliaia e trovate pure libri che spiegano la tecnica), lo evincerete da voi: ogni uomo insegna a farlo nel modo che piace a lui sostenendo che quella è la guida definitiva. L’Oscar delle guide. 
In realtà poi succede che Luigi vi dice che i denti dovete possibilmente farveli levare, mentre Mario dice che una leggera stimolazione non è affatto male, anzi. 
A Luigi piace che la lingua stimoli il frenulo, Mario non lo sopporta… avverte proprio un fastidio insostenibile. Luigi ama una stimolazione rapida, Mario è un amante della lentezza. E così via.
La sensibilità in zona genitale è talmente diversa, da persona a persona, che non esiste UN modo di farlo meglio.
Banale, sì, ma l’unica guida davvero efficace è il partner, dal quale possiamo facilmente evincere indicazioni osservandone le reazioni ma il quale può pure farci capire esplicitamente cosa preferisce, cosa lo stimola più piacevolmente. 
E qui andiamo ad analizzare una questione che molti sottovalutano, relegandola a sciocchezza, ma vi assicuro che non lo è per niente: la modalità di comunicazione.

COME GRATIFICARE LA PARTNER 
Uso il genere femminile come riferimento, non a caso: non perché io consideri solo i rapporti etero ma perché più spesso siamo noi donne ad avere problemi con terminologie e modalità di comunicazione.
Facile capire che dipende sempre dal condizionamento socio-culturale ricevuto: in linea di massima la maggior parte delle donne vive ancora forte, spesso inconsapevolmente, il conflitto con il giudizio che le fa sentire delle poco di buono se sono molto aperte sessualmente. Non di meno, il condizionamento viene dal costrutto sociale per il quale la donna sessualmente libera è stata ed è tutt’ora spesso accostata alla figura della prostituta (a dirlo carinamente). 

Motivo per cui, se una donna sta dando un alto grado di piacere, sentirsi dire BRAVA non è il massimo.
Io lo so che l’uomo che lo dice lo fa con i migliori intenti ma “brava” è un aggettivo che esprime giudizio, come se fosse una prova. E se consideriamo che quelle brave a fare fellatio sono spesso enfatizzate e correlate alla figura della prostituta, quella parola incrina la situazione. 

Se lo ritenete sciocco, sbagliate.
Sbagliate nel senso che non otterrete nulla di buono, perché sminuite il sentire della vostra partner. 

Ben diverso invece se usate espressioni che riguardano solo lei, ciò che vi sta dando. Tra un “Brava” e un “Sentissi cosa mi stai facendo” o “Stare nella tua bocca è qualcosa di meraviglioso” passano molte differenze, tra cui l’eccitazione di lei. Brava ce lo diceva la maestra a scuola, voglio dire, ci siamo intesi?
Provate a dirle cosa state provando invece. Spostate su di voi la situazione, su ciò che state vivendo, anziché usare un giudizio generico e stereotipato. La coinvolgerete di più, la ecciterete di più. 
Non che vi si chieda di tenere un comizio nel momento in cui vi state godendo la situazione, ma se vi viene di parlare, ciò che dite veicola in lei sensazioni: se la volete mantenere coinvolta ed eccitare ulteriormente, prenderle delicatamente la testa con le mani e guardarla mentre la gratificate con le parole “giuste”, avrà il suo bell’effetto. 
Il Dirty talk non è per tutti/e, ma fatto nel modo adeguato a chi avete davanti crea un coinvolgimento di cui non vi pentirete. 
Banalmente: tra un uomo che dice “Mi fai un pompino?” e uno che bacia appassionatamente mentre vicinissimo alle labbra sussurra un “Mi fai sentire la tua bocca lì dove mi manda ai matti?” su moltissime donne fa la sua bella differenza. 
So che in linea di massima per un uomo cambia poco sentirsi dire “La lecchi bene” piuttosto che “La tua bocca è fantastica” ma per noi donne funziona un po’ diversamente.
Anche qui, dovete porre attenzione alla soggettività di chi avete di fronte, per capire come le piace sentirsi incentivata e gratificata ma vi dico di certo che l’uomo che si pone come quello che “Ah ma che stronzata. Guarda che se ti dico brava non voglio darti della t***a, eh!” ci perde. Magari si sentirà strafigo, ma di fatto metterà distanza tra sé e la partner che (succede spessissimo) smetterà di “abbassarsi” con piacere e volontariamente. 

VOLONTARIAMENTE. 
Cosa ve lo dico a fare: quando c’è di mezzo la bocca, non si scherza. La maggioranza delle donne afferma che considera più intimo l’uso della bocca rispetto a quello della vagina, ma lo sapete già, giusto?
Vi invito comunque a ricordarvi che una donna, a differenza di un uomo, si trova sempre nella condizione di dover accogliere. 
Quindi sì, mi permetto di dire che le donne hanno diritto a certe attenzioni in più perché accogliere, quando non si prova totale piacere nel farlo, è una sorta di violenza. 
Non scateniamo battaglie tra i generi, lavoriamo per venirci incontro, senza sentirci inadeguati se un’abitudine che abbiamo, all’altro non piace. Siamo qui per stare meglio insieme, no? Non per decidere chi abbia ragione. Se un partner o una partner vi dicono che qualcosa li infastidisce, non fatelo, punto. Anche perché nel sesso la razionalizzazione non è sufficiente. 
Accogliere nella bocca il membro di una persona che ci sminuisce in altre cose, per esempio, ci viene impossibile.
Dargli piacere ci diventa pesante e finiamo per non farlo più.

Così come per diverse donne è impossibile farlo se non c’è una condizione di perfetta pulizia. 

TASTO DOLENTE
Per molti uomini l’odore “maschio” è un’affermazione della mascolinità, appunto, mentre per diverse donne è un deterrente, nel doverci metterci la bocca. 
Anche qui le soggettività fanno la differenza, ma, se non siete certi che la partner gradisca stimoli olfattivi forti, non fatene una questione di vita o di morte. Inutile piccarsi.
Diversi uomini vedono un rifiuto della propria mascolinità nella donna che chiede pulizia: si sentono proprio feriti nell’ego, spesso perché loro stessi invece amano (nella pratica inversa) che la partner non sia fresca di sapone. 
Al netto di tutte le discussioni e le ragioni, provate a non interpretare questo aspetto come un giudizio sulla vostra persona: è questione di gusti, punto. Partite dal presentarvi “freschi”, poi verrà da sé che se l’altro/a preferisce un odore forte lo dirà o lo farà capire. 

L’IRRUMATIO LA SI CONQUISTA
Non lo conoscete questo termine, eh? È il termine in latino che indica la pratica in cui l’uomo spinge con i fianchi per affondare il pene nella bocca di chi sta facendo la fellatio ed eiacularle in bocca. Se volete approfondire, il discorso storico riguardante fellatio e irrumatio è molto interessante ma in sostanza il termine caduto in disuso indica la forma violenta della fellatio, che può arrivare fino al Deep throat passivo, termine derivato dal linguaggio del “porno”.

Sì, perché si fa presto a dire fellatio, ma mica ne esiste solo un tipo. 
E mica per forza significa lui in piedi e lei in ginocchio… soprattutto se rispetto alla pratica lei non è proprio appassionata.
Per chi non lo sapesse, quando un uomo sta facendo dipendere il suo piacere dalla partner, è lui quello assoggettato, anche se la posizione eretta (intendo “in piedi”) lascerebbe intendere altro. 
Se qualcuna avverte fastidio a inginocchiarsi, meglio evitare discussioni e invitare lui a mettersi in posizione seduta o addirittura distesa.
L’UOMO STESO È UOMO ARRESO, l’avete mai sentita? 
Io no, ma mi è saltata in mente adesso immaginando la scena. 
Se dovessi consigliare un percorso in crescendo, se la partner è un po’ diffidente verso la pratica, direi che la cosa migliore è partire da stesi lasciando che sia lei a condurre il gioco, per poi arrivare gradualmente fin dove il piacere vi porta. 
Non dico che sia scontato poter arrivare alla situazione in cui potete prenderle la testa e ancheggiare con una certa determinazione, ma di sicuro partire da lì equivale a essere dei kamikaze.
​Piccolo appunto: non pretendete un “69” subito… soprattutto se vi conoscete poco. Darei priorità al piacere alternato, che consente di capirsi meglio a vicenda. Quando la conoscenza è più profonda, allora avventuratevi pure.

Come al solito avrei ancora mille cose da dire e considerazioni da fare ma il post è già un “pippone”.
Allora andiamo per punti; se poi volete approfondire lo facciamo nei commenti:

-più o meno ovunque trovate affermazioni per le quali ci sono DONNE ALLE QUALI PIACE E DONNE ALLE QUALI NON PIACE. Non è vero. Tant’è che moltissime affermano che con alcuni uomini amano tantissimo farlo, con altri no.
Le motivazioni vanno dal modo in cui lui “le tratta”, al grado di pulizia o preparazione (molte detestano i peli pubici, per esempio), alle pretese sulla conclusione. Lo so che per voi uomini è altamente piacevole che la partner non rifiuti lo sperma ma la questione, lo capite bene, non è una scelta razionale. Se la cosa disgusta può dipendere sia dalle caratteristiche dello sperma (qui un post sulla specificità dell’argomento), sia da un gusto personale rispetto alla cosa.
Non vi fissate nel volere che ingoi a tutti i costi: se le fa schifo non può proprio farlo; se insistete, è facile che quella pratica diventi sempre meno frequente;


-lo SGUARDO: mantenere il contatto visivo, in questa pratica, è per entrambi un rafforzativo davvero indiscutibile. Mai sentito nessuno che non leghi l’eccitazione allo scambio di sguardi durante la fellatio. Lui che guarda lei, lei che guarda lui. 

-Ah sì, i CAPELLI: la donna che discosta i capelli nell’atto, per far sì che sia possibile il contatto visivo, risulta molto seducente ed eccitante. L’uomo che segue ciò che accade con lo sguardo è una carezza eccitante, per lei. Come lo è lui che discosta i capelli di lei (o li trattiene) se lei, intenta a dare piacere, non riesce a domarli;

-la LUBRIFICAZIONE: in generale agli uomini piace veder colare saliva ma non tutte le donne amano farlo perché, magari anche inconsciamente, richiama i film porno, ecc. Questione di gusti soggettivi, come sempre. Parlatene e tenete in considerazione che in commercio ci sono ottimi lubrificanti studiati apposta per facilitare lo scorrimento anche nel sesso orale. Vi invito però a evitare di sputare in qualsiasi pratica: a tanti piace, a molti fa proprio ribrezzo. Parlate, parlate, parlate!

-la STIMOLAZIONE TESTICOLI/PERINEO/ANO: credo sappiate che la maggior parte degli uomini ama la stimolazione aggiuntiva, adeguata, durante la fellatio. Qui il dialogo è importantissimo perché per molti uomini il solo sentir avvicinare un dito alle natiche è PANICO! Dall’irrigidirsi (e non dove serve) all’immediata perdita dell’erezione. Stessa cosa per l’utilizzo dei DENTI: solo la minor parte degli uomini ama la stimolazione –seppur delicata- con i denti. Qualcuno la adora, soprattutto alla base del pene. Parlate, parlate, parlate!

-il FRENULO, quella delicatissima porzione di pelle che sta alla base posteriore del glande e lo unisce al prepuzio, è molto sensibile perché ricco di recettori nervosi e vasi sanguigni. Una stimolazione adeguata porta piacere, troppo intensa può causare disagio. Se eccessivamente stimolato può andare incontro a lacerazioni parziali o totali e portare dolore. Qualcuno è più sensibile, qualcuno meno. Lo capirete da voi ma come sopra: parlate, parlate, parlate!
Anzi, no, basta parlare!

Usate la bocca per fare altro, questo weekend!

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AVETE MAI PENSATO CHE REGALARE UN SEX TOY È COME DIRE "MI PIACE CHE PROVI PIACERE"?

28/10/2020

 
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​Nel post precedente abbiamo parlato di alcuni oggetti in particolare e anche in questo ne vedremo altri, ma voglio prima spiegarvi una cosa. 
Già abbiamo detto che non sostituiscono il/la partner e non entrano in competizione. 
Ma, se ancora lo pensate, forse dipende dalla vostra autostima e il condizionamento che ne deriva, ragion per cui il pensiero che un oggetto possa dare piacere al/alla vostra partner vi disturba. 
Vi butto lì un discorso sul bisogno che il piacere dell’altro venga esclusivamente da voi. Lancio il sasso e nascondo la mano: rifletteteci da soli. 
E non lo sto dicendo solo agli uomini, eh, perché spesso il discorso inverso è anche più ostico. Se un uomo si compra, per esempio, una vagina finta, nella maggior parte dei casi: apriti cielo!
Eppure vale il medesimo concetto: non è che lui s’innamorerà di una vagina finta o sarà attratto da lei. La userà quando vorrà darsi piacere da solo e in un modo diverso. Di male non c’è assolutamente nulla. Se avete una consapevolezza sessuale di base almeno accettabile, saprete che la masturbazione è un fatto fisiologico, anche in una persona che ha una regolare attività sessuale. 
Non è che si fa sesso con sé stessi soltanto in mancanza di una persona con cui condividerlo. Non si tratta di “un ripiego”. 
Siamo la base del nostro essere sessuale, siamo il fulcro. Non dimentichiamoci di noi.
 
È importante toccarsi in adolescenza per conoscersi, ma lo è altrettanto continuare a farlo per mantenere un contatto diretto con il proprio sé sessuale, per poterlo condividere efficacemente con l’altro. 
E i sex toy usati in solitudine, per esempio, sono un ottimo modo per conoscere orgasmi diversi. 
Se pensate che sia una cosa sciocca, inutile, superflua, be'… dovreste ascoltare chi li usa. E dovreste farlo considerando che, a parte le preferenze soggettive, se non li avete provati non potete conoscere questa esperienza. Punto. 
Io ne ho provati un’infinità. Nessuno è necessario, nessuno sostituisce un partner, molti invece danno orgasmi che nessun partner può dare. 
Perché? Semplicemente perché sono studiati per fare questo. E se non lo facessero davvero, capite bene che non ci sarebbe il mercato che c’è: le persone avrebbero smesso di comprarli. 

Dato per scontato che i sex toy aumentano le possibilità del piacere perché ne procurano uno diverso che può essere vissuto individualmente o condiviso con il partner, vi dico che le donne si stanno molto evolvendo su questo, traendone un beneficio personale. Infatti quando giocano con i sex toy imparano a conoscere meglio il proprio orgasmo essendo concentrate esclusivamente sul proprio piacere. 
Questo si verifica di conseguenza anche sul sesso a due, in senso molto positivo. 
Altra “curiosità” sulle donne": se li comprano di nascosto dal partner vuol dire che temono di ferirlo, come se significasse escluderlo da qualcosa o potesse scatenare in lui il pensiero che un’evoluzione in quel senso sia causata da un cambiamento sessuale, cosa che destabilizza sempre. Queste donne hanno paura di essere considerate troppo spregiudicate, poiché nell’immaginario collettivo l’apertura e la giocosità sessuale sono ancora viste con sospetto e giudizio moralistico. 
Abbiamo tutti 'sti casini, lo sapete: i pregiudizi, le convinzioni, le paure. 
Anche quando parliamo di semplici oggetti inanimati (alcuni si muovono ma non vi rubano niente, stay easy), affrontiamo le nostre insicurezze e i nostri timori. 
Pensate a un vibratore come se fosse un dolce. 
Mi piace mangiare un piatto di pasta o una bistecca, ma se c’è anche un dolcino sono più appagata. Non posso vivere solo di dolci, ovvio, ma la sensazione che mi dà il dolcino, dalla bistecca non la posso avere. Un dolcino da solo è buono, ma a fine pasto è un qualcosa che aggiunge un tocco di piacere in più. 
Ho parlato di vibratore ma quanti altri “dolci” esistono?
Un’infinità, più o meno conosciuti. 
Fatevi un giro sul web, date un’occhiata così, per curiosità: scoprirete cose molto particolari e magari vi si smuoverà pure la creatività. 
Chissà che non vi venga voglia di regalarne qualcuno, anche. Avete mai pensato che regalare un sex toy è un po’ come dire “Mi piace che tu provi piacere”?
Al partner, ma anche a un’amica, a un amico, una sorella, un fratello… basta con le sciarpe a Natale! 
Battute a parte, come dicevo sopra di sex toy ce ne sono tantissimi, lo sa bene chi ha fatto l’esperienza di entrare in un sexy shop anche solo per curiosare. Qualcuno forse non si sente a proprio agio immaginandosi di entrare in un negozio, ma vi garantisco che oggi il personale addetto alle vendite è spettacolare: nessuno vi guarderà sogghignando e nessuno farà caso a quale oggetto state guardando. Vi accoglieranno con un “Prego, faccia pure. Se ha bisogno sono qui” e se avete bisogno potete davvero affidarvi e chiedere, perché vi spiegheranno tutto ciò che volete sapere in tono di assoluta astensione dal giudizio. 
Esperienza ancor più coinvolgente potrebbe essere quella di richiedere una visita a domicilio di un rappresentante di sex toy. Sto parlando di aziende che organizzano riunioni nel vostro salotto di casa e vi mostrano diversi attrezzi. Sono aziende specializzate che trovate facilmente sul web, e come tali inviano a casa vostra una persona preparata che spesso viene definita sexual trainer perché sa affrontare la situazione con la giusta dose di ironia, competenze e consapevolezza riguardo al fatto che si sta parlando di un tema un po’ “spinoso”. Ci sanno fare, insomma. Basta contattarle per capire. 
Vi garantisco che una serata tra amici (dello stesso genere o misto) con un sexual trainer garantisce divertimento e giovialità. Mai a sorpresa, però, mi raccomando: la sessualità per qualcuno potrebbe essere un argomento non facile, anche se apparentemente sembra una persona aperta, emancipata, etc. Chiedete sempre. Come dovreste fare con le riunioni della Tupperware se pensate di invitare me: prima ditemelo! Sarebbe un trauma devastante che non riuscirei a elaborare!

Per questo non aprirò l’armadio della cucina ma apro la mia valigetta. 
Abbiamo guardato alcune cose sabato scorso; oggi prendiamo in mano:
- Il lubrificante: anche qui potrei beccare migliaia di euro per tutta la pubblicità che invece faccio gratuitamente al mio preferito: Durex Play, massage due in uno, a base di aloe (conf. fuxia-violacea). Ne ho provati un numero assurdo ma questo resta il mio preferito per consistenza, per capacità di asciugarsi quando lui non serve più (non si scivola all’infinito come su un pavimento di cera) e… ehm… per la forma! Ai venditori di sex toy non piace che io lo dica, ma questo lubrificante ha una forma ottima per partecipare ai giochi anche attivamente. Per la doppia penetrazione, ad esempio, quasi tutte le mie amiche lo usano perché inserito in vagina non sguscia fuori ed è sensibile ai movimenti del bacino del partner. Da sole, semisedute, ottimo per favorire lo squirting. 
- Pompette per capezzoli: sono bruttine da vedere, sono piccoli stantuffi in sostanza, però lo stimolo è tutt’altro che banale. Si appoggiano sul capezzolo e si gira la vite che, alzando lo stantuffo, crea il vuoto e risucchia il capezzolo all’interno. Usandole si imparerà ad adattarle alle proprie esigenze: c’è chi le usa sul capezzolo lubrificato perché facilita il risucchio di tessuto; c’è chi preferisce usarle sul capezzolo asciutto perché “tira di più”; se poi nell’applicarlo tirerete la pelle del seno, darà quella sensazione di “dolore buono” che a diversi piace. Va a gusti. Possono essere usate anche sulla clitoride, l’effetto è sempre il risucchio; non vi allarmate se quando toglierete la pompetta, la parte intorno alla clitoride si sarà un po’ gonfiata: è fisiologico, tornerà tutto a posto in breve. Come per tutte le cose: la giusta misura in termini di tempo. Le stimolazioni eccessive possono avere conseguenze non graditissime, ma siete grandi, giusto?
- Pompette con elastico: sono pompettine come quelle che si usano nei lavaggi dell’orecchio, avete presente? Una gocciona di gomma, all’estremità della quale c'è una cannuccia di plastica dura. Vengono vendute insieme a elastici di silicone. In pratica si prende l’elastico e lo si applica intorno alla circonferenza della cannuccia, vicino all’imbocco il cui lume va poi posizionato sul capezzolo. A questo punto si schiaccia la gocciona di gomma andando a creare il risucchio del capezzolo, infine si fa scendere l’elastico che va quindi ad avvolgere la base del capezzolo risucchiato. Diventerà molto sensibile, più generoso in termini di piacere e esso stesso diventa stimolo all’eccitazione. Se non ci credete, amiche, provate a metterli una mattina prima di uscire di casa… poi mi dite. Anche qui è importante valutare il tempo: prima di usarli per lunghe passeggiate, dovete prenderci confidenza. Da pochi minuti a tutto il tempo che capite essere confacente a voi e alle sensazioni che volete avvertire. 
- Per i capezzoli esistono anche veri e propri gioielli che rendono interessante un eventuale incontro galante e hanno proprietà di stimolazione diversa: pinzette, morsetti, anelli, pendenti… c’è da sbizzarrirsi. 
- Plug anali: anche di questi ce ne sono di tipi e misure da perderci una vita. Qualcuno ha pure la versione “bellezza”: potete indossarlo e nella parte che rimane esterna (la base) sarà visibile l’imitazione di una pietra preziosa. O anche una coda, volendo (oh, son gusti!).
- Le palline geisha: oltre che piacevoli, sono anche utili per migliorare la muscolatura pelvica, così come i pesi vaginali. Lo sapete che quasi la metà delle donne in età adulta ha problemi relativi alla tenuta della pavimentazione pelvica? Be', niente male prevenire certi problemi giocando. Trovate diversi siti che vi spiegano come e perché (esercizi di Kegel). Questo vi fa bene non solo in termini di piacere ma anche di salute. 

Nella mia valigetta ci sono pure alcuni giocattoli con telecomando esterno (divertenti da usare in coppia, anche fuori), un aggeggio fatto di venti lingue che girano a ruota, susseguendosi (tipo la ruota panoramica, insomma, e al posto di ogni seggiolino c’è una lingua di silicone), un vibratore trasparente di silicone morbido al cui interno, lungo l’asta, ci sono palline metalliche che girano e danno una sensazione particolarissima.
Capito perché non c’entrano nulla i sex toy con voi? Un uomo non potrà mai far roteare delle palline metalliche dentro il proprio pene. Una donna non potrà mai stimolare il perineo di un uomo mentre lui la penetra, salvo lavori in un circo o sia una campionessa di ginnastica. 

Se avete curiosità verso altri oggetti, chiedete pure nei commenti. Replico volentieri. 
Detto questo: davvero a Natale volete regalare un’altra sciarpa o un maglione? 
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SEX TOYS/GIOCATTOLI PER ADULTI. LI CONOSCI?

6/10/2020

 
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Che i giocattoli siano uno strumento di divertimento non è sicuramente una scoperta, come non lo è associare il divertimento al piacere sessuale. 
Credo la pensasse così pure l’addetto alla sicurezza dell’ultimo aeroporto dal quale sono partita che, vedendomi appoggiare sul nastro un paio di sacchetti trasparenti con dentro i miei preferiti, prima mi ha guardata in viso, poi ha sorriso dicendo “We can never be old enough to stop playing”. Una sorta di “Non si è mai abbastanza grandi per smettere di giocare”.
Già. 
Negli aeroporti è un po’ un casino… qualche mese fa ne hanno evacuato uno perché un vibratore si era acceso dentro a una valigia pronta per essere stivata e ha fatto partire l’allarme, ad esempio. 
Quindi, se volete portarveli appresso, meglio dare un’occhiata alle regole per l’imbarco. Così come se non siete pratici e volete acquistarne qualcuno, meglio informarsi prima sulla qualità e le potenzialità di utilizzo. 
Ma andiamo con ordine. 
Oggi parliamo di sex toys, cioè di tutti quegli strumenti che si possono utilizzare per rendere il sesso più giocoso e più intenso, sia individualmente sia in coppia. 
Avevo deciso di farvi una lista ma poi ho pensato che, se fate un giro sul web, i siti specializzati e i magazine più trendy forniscono parecchie informazioni anche più dettagliate nelle specifiche di quanto potrei fare io qui, in un post. 
Ogni sito pubblica la propria lista di preferiti anche per ragioni di sponsorizzazione e marketing, però in generale le indicazioni che trovate sono davvero dettagliate e stimolanti, e c’è di che sbizzarrirsi. 
Al netto del fatto che in Italia solo il 28% delle donne possiede un vibratore, mentre nel resto del mondo occidentale si viaggia oltre il 45%, preferisco occuparmi del discorso un po’ più in generale perché anche riguardo ai sextoy, gli stereotipi e i luoghi comuni la fanno ancora da padroni. 
Rispetto ai vibratori, ad esempio, è facile sentir dire che serve per rimpiazzare un uomo. Ditemi che non devo spiegarvi che è una sciocchezza enorme e che, chi lo pensa, ha un grosso problema di autostima: a pensare che una donna possa sostituire l’uomo con un vibratore può essere solo chi vuole giustificare a se stesso l’incapacità di instaurare una relazione sana con l’altro sesso, lasciatemelo dire. E lo fa sminuendo così se stesso e il genere femminile. 
Un vibratore non è un uomo ma semplicemente un oggetto che consente un orgasmo alternativo: per quanto il design e i materiali possano essere ispirati “all’originale”, non hanno nulla a che fare né in termini di sensazione tattile né di quella affettiva, quindi leviamoci di dosso certi luoghi comuni banali e banalizzanti. 
Un po’ la “rabbia” degli uomini verso i vibratori la capisco perché quelli non fanno mai “cilecca” ma più nello specifico, chi ce l’ha con i vibratori, solitamente vive un vero e proprio conflitto con la masturbazione femminile in generale. 
Sono ancora tantissimi oggi gli uomini che non apprezzano l’autoerotismo femminile, soprattutto se parliamo di una situazione condivisa, durante un rapporto. La donna che si tocca, per molti, è simbolo di una propria inefficienza sessuale: “Se hai bisogno di toccarti mentre io ti sto penetrando, allora io non basto a farti provare piacere”. 
Questo è ciò che pensano ancora troppi uomini, che dobbiamo scusare perché tutto ciò deriva dal condizionamento socio-educativo che hanno ricevuto e dai conflitti che hanno dovuto e ancora devono affrontare a causa del perpetuo dover corrispondere ai canoni di mascolinità e potenza sessuale. Forse non tutti sappiamo o abbiamo mai pensato che, se la crescita sessuale della donna è minata da mille stereotipi, pure quella dell’uomo ha parecchi ostacoli tra i quali la parola “impotente”, ad esempio, o il bisogno di dimostrare ai pari di aver già fatto sesso in età adolescente e di avere un’attività frequente in età adulta. Discorso che magari riprenderemo ma che sta alla base del motivo per cui, per un uomo, la donna che si masturba è segno di una propria mancanza, di un’incapacità, che mina la sua autostima. 
Ragazzi, non è così. Semplicemente, essendo stimolazioni diverse, se una donna si tocca durante la penetrazione è perché il piacere viene amplificato dalla doppia stimolazione vaginale e clitoridea, punto. Una sorta di addizione matematica, niente di più. 
E se magari siete così avanti da toccarla voi, durante la penetrazione, ma lei vi sposta la mano e si tocca da sola è semplicemente perché ognuno di noi (anche voi) sa toccarsi meglio di come possa fare chiunque altro. Non sentitevi sminuiti, non è che non siete capaci: è solo che in quel momento magari, impegnati anche nella penetrazione, il tocco è incerto, o cambia ritmo e pressione, quindi il piacere clitorideo non cresce verso l’orgasmo perché i neuroni percettivi hanno bisogno di continuità e di specifici movimenti, che lei sa darsi perché li sente. Tutto qui. 
Dovete sempre tenere presente che fisicamente siamo molto diversi: la donna ha questa possibilità di associare ben più stimoli contemporaneamente, e non c’è nulla di sbagliato in voi. Semplicemente lei può associare la stimolazione clitoridea a quella vaginale, di cui vi state prendendo cura voi. Potrebbe pure pensare di associare quella anale con un vibratore e a quel punto, se volete fare di più, potreste pensare alla stimolazione dei capezzoli, per esempio, o di una parte del suo corpo che sapete essere zona erogena per lei. 
Insomma, il corpo femminile ha molte più innervazioni di piacere e possibilità di orgasmi, per conformazione fisica, quindi più se ne associano, più potente sarà il piacere. 
Avete mani e bocca, quindi potete sicuramente adoperarvi e stimolarla in diversi modi ma, siccome non avete centoquattordici mani e spesso sono impegnate a mantenere la posizione per gestire la penetrazione, i sex toys –capite bene- dovreste vederli come degli alleati.
Non a caso ne esistono a migliaia, anche se quando si parla di sex toys si pensa principalmente ai vibratori. 
Non saprei proprio da dove partire se dovessi elencarli tutti, quindi qui adesso su due piedi, ho deciso di aprire la mia valigetta e presentarvi i miei preferiti.
Ne ho un discreto numero perché per un periodo ho collaborato con una rappresentante: lei mi mandava il giocattolo da testare, io lo provavo e facevo una recensione. 

Parto sicuramente da #Womanizer, il re dei succhiaclitoride. Questo lo testai in una situazione un po’ particolare, durante una trasmissione in radio, in un clima amichevole e di divertente ironia. Io ero a casa mia, in collegamento telefonico, e i ragazzi in radio facevano da spalla a un momento che, condotto con i giusti modi, è risultato gioviale e divertente. Nulla di volgare, nulla di vergognoso. E piuttosto stupefacente per me perché il succhiaclitoride, seppur palesemente deficitario in termini di sensazioni tattili rispetto a una bocca, è un portento nel condurre all’orgasmo clitorideo. Cioè, se pure tu non volessi godere, se quello è lì ed è acceso, tu godi, punto. 
Questo succede perché, agendo meccanicamente, lo stimolo non cambia mai intensità e ritmo, salvo che sia tu ad aumentarlo o diminuirlo spingendo il bottone. E la clitoride non può esimersi dal godere. Attrezzo che consiglio vivamente alle donne che faticano a raggiungere l’orgasmo o non l’hanno mai provato. 
Dopo di lui ne ho testati altri tre per una motivazione semplicissima: ha un costo importante, quindi volevo capire se qualche prodotto meno dispendioso, potesse equipararlo nell’effetto. 
Ahimè, no. 
E ci tengo a specificare che per lui, come per tutti gli altri oggetti che citerò, non percepisco nessun compenso a scopo pubblicitario. Ho scelto di indicare i nomi commerciali solo perché capisco bene che nell’acquisto ci sia pure il bisogno di valutare la spesa, quindi preferisco indicarvi acquisti sicuri per evitarvi di spendere magari la metà ma in oggetti che poi finireste a non utilizzare… e ve lo dice una che ne ha mezzo armadio pieno.
Succede esattamente come con i vestiti: ne compriamo venti ma più della metà finiscono solo a impegnare grucce perché alla fine scegliamo sempre quell’abito che ci fa sentire meglio, no? E la metafora degli abiti si confà perfettamente perché un vestito di scarsa qualità, dopo essere stato indossato qualche volta, si deteriora, si scuce, si rompe. Se non è di buona fattura e di buoni materiali, rischiamo pure di usarlo una volta e mai più. 

Rischio che non si corre con Womanizer, che io ho da quattro anni e non ha mai sbagliato un orgasmo.
La particolarità di questo aggeggio, oltre alla qualità e alla potenzialità nel portare all’orgasmo, è che non dà mai fastidio. Mi spiego: non so se sapete che tantissime donne, subito dopo aver avuto un orgasmo clitorideo, nei minuti successivi non sopporta nessuna stimolazione della clitoride. Sentirla toccare dà addirittura una sensazione dolorosa, a qualcuna. Personalmente provo solo fastidio ma, per il tipo di stimolazione che mette in atto Womanizer, posso non toglierlo e “partire” subito per l’orgasmo successivo. Cosa che non mi succede con gli altri che ho testato e cosa che non mi è possibile nemmeno con le mie stesse mani. 


Non si corre nessun rischio nemmeno acquistando i prodotti Lelo. Un marchio che probabilmente avrete sentito nominare, del quale io non posso parlare che bene, considerando che il primo vibratore specifico per stimolare lo squirt che comprai è di questa azienda e resta sicuramente il mio preferito in termini di stimolazione. Sto parlando di Mona, garantito dieci anni e io sto fuori garanzia, con il mio, ma funziona ancora alla perfezione e il materiale non ha subìto alcun mutamento. Ha una forma talmente ben disegnata che anche per il sesso anale è davvero il top, soprattutto per chi è alle prime armi. Decisamente un attrezzo genderfluid. 
Sempre della Lelo, segnalo anche Ina Wave (un rabbit che stimola clitoride e punto G insieme), Hugo per lui (per il massaggio prostatico è top) e Tor2 (il miglior anello fallico vibrante di tutti quelli testati e valutati (tanti). 

E sugli ANELLI FALLICI mi soffermo perché in questo periodo ho ricevuto diverse richieste di consigli su quali acquistare, cosa che mi è piaciuta tantissimo perché un uomo che va oltre lo stereotipo del “non ne ho bisogno” è sicuramente un ottimo compagno di giochi. 
Ma cosa fa esattamente un cock ring? In primis rafforza l’erezione, risultando quindi un alleato per chi ha problemi a mantenerla ma anche per chi non ha problemi… allungando i tempi, il che non guasta sicuramente. Indossato intorno alla base del pene, quando è semieretto, fa sì che la successiva fase dell’erezione (quando cioè il pene va in erezione rigida e completa) venga mantenuta più a lungo. Inoltre l’anello preme sull’uretra e può quindi indurre un orgasmo molto più intenso. 
Preoccupati al pensiero di come posizionarlo? È comprensibile. Potrei pure burlarmi un po’ di voi in questo passaggio perché, se penso a quanto maldestri siete in generale anche solo a indossare un preservativo, mi viene da sorridere a immaginarvi alle prese con un anello. 
In realtà, come in tutte le cose, è solo questione di pratica. E di modello che scegliete. 
Se cercate sul web, di anelli fallici vibranti e non, ne trovate un’infinità ma in generale il modo più comune di indossarlo è alla base: tutto ciò che dovete fare è applicare una piccola quantità di lubrificante all’interno dell’anello e farlo scorrere lungo l’asta semieretta fino alla base. Tutto qui.
Dopo il rapporto va rimosso nello stesso modo, sfilandolo, quando siete tornati in semierezione. 
Quando sarete un po’ più pratici, potrete anche scegliere di indossarlo dietro allo scroto: io non so descrivervi quale differenza ci sia a livello di sensazione, non potendola provare direttamente, ma so che parecchi uomini dicono di sentirlo più fermo, più sicuro. Qui dovete sperimentare voi, insomma. Per indossarlo valgono le stesse indicazioni (semierezione e lubrificante) mentre la manovra da fare è infilare prima i testicoli e poi tirare l’anello, infilandovi il pene. Niente di complesso, nemmeno per rimuoverlo: fate la manovra inversa, prima il pene poi lo scroto. 
Ma come si sceglie un anello fallico?
Dipende dallo scopo. Se lo si sceglie come giocattolo, quelli vibranti promettono sensazioni aggiuntive anche per la partner, ad esempio. Dico “promettono” perché bene o male lo garantiscono tutti ma non tutti mantengono. Per questo ho scelto di indicarvi Tor2 della Lelo: lui so per certo essere “di parola” e il tipo di vibrazione che emette è effettivamente percepibile anche dalla partner. Diversi altri provati, soprattutto quelli monouso, lasciano il tempo che trovano.
Ma, oltre a quello vibrante che già abbiamo detto dover essere di qualità per mantenere le promesse, facciamo un breve elenco dei tipi che potete trovare: 
-anello fallico regolabile: sceglietelo in silicone e di buona qualità (quelli economici può succedere che si sciolgano). Tutto quello che dovete fare è mettere questo “laccetto” intorno alla base del pene e stringere il cordino quanto vi piace. Potete eventualmente stringerlo o allentarlo anche durante i giochi. 
-anello fallico elastico: è sicuramente la scelta migliore per i principianti. È altamente flessibile, quindi si adatta anche se la taglia non è esattamente quella giusta. Anche qui insisto sulla qualità perché quelli economici tendono a perdere elasticità e potenziale costrittivo, quindi dopo un paio di usi vi toccherebbe buttarlo.
-anelli fallici con supplemento: si tratta di anelli fallici che hanno elementi aggiuntivi che stimolano lo scroto o la clitoride o entrambi. Alcuni hanno anche un fallo supplementare. Gran bei giocattoli ma meglio provarli quando sarete già un po’ più esperti del modello base. 
-anello con teardrop: paura per il parolone? Si tratta di un anello che ha un supplemento speciale, piccolo, che va a stimolare il perineo (zona tra testicoli e ano). Stuzzica in maniera decisamente piacevole. 
Come capite bene, c’è da sbizzarrirsi ma cosa c’è da sapere riguardo alla misura da scegliere?
La maggior parte degli anelli fallici è flessibile, quindi si adatta bene alle dimensioni. Solitamente quelli di buona qualità sono in misura standard proprio perché essendo silicone ottimo non si deteriora e non cede. 
Se volete invece avventurarvi verso quelli di metallo, le misure contano eccome: dovete misurare la circonferenza della base dell’asta in erezione e dividerla per 3,14 per ottenere il diametro e scegliere l’oggetto in base al risultato ottenuto. 
Considerate che in vendita ne trovate di diversi materiali (pelle, metallo, lattice…). 
Io consiglio sempre il silicone, sia per una questione di adattabilità di forma, quindi confort, sia per questioni igieniche: si lavano molto facilmente e sono quindi più igienici. Quelli in metallo sono difficoltosi soprattutto per la scelta della misura, non così facile: una dimensione inadatta può portare dolore durante l’erezione e i rapporti (se troppo stretto) o può risultare inutile (se troppo largo). Quelli in pelle hanno spesso bottoni con i quali è possibile regolare la misura ma personalmente li trovo antiigienici. 
Ultima cosa sugli anelli: andando a esercitare un’azione meccanica, possono causare danno se non usati correttamente ma è sufficiente che non siano troppo stretti e che non li indossiate per più di venti/trenta minuti e non succederà nulla di che. 
Riassumo? Scegliete preferibilmente un anello flessibile, mantenetelo ben igienizzato e non indossatelo per “sedute” infinite. Potete togliere e rimettere.

A questo punto, guardo la mia valigetta e vedo le pompette, le pinze e gli elastici per i capezzoli; i giochini con telecomando; le lingue leccapatata (termine confidenziale) e altre cose curiose, ma realizzo di aver già scritto tantissimo. 
E volevo parlarvi anche delle diverse possibilità, in coppia o da soli, e di vivere un’esperienza interessante con le aziende professioniste dei sex toys… quelle che vengono anche a mostrarveli a casa.
Riapriamo la valigetta nel prossimo post?

​(su #womanizer leggi anche questo)
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ASTENSIONE SESSUALE. NON FARE SESSO NON SIGNIFICA NON AMARE

27/9/2020

 
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Sull’astensione e sull’astinenza sessuale, nel post precedente, abbiamo detto tanto e do per scontato che abbiamo tutti capito che l’assenza di desiderio sessuale è fisiologica in certi periodi della vita che variano, per durata, da individuo a individuo. 
Questo già dovrebbe aver cambiato un po’ il punto di vista riguardo all’argomento: è convinzione socialmente diffusa che se non si prova desiderio sessuale nei confronti del partner non lo/la si ama più o non si prova più il sentimento di prima. 
Siamo tutti convinti che sia un luogo comune, non è vero?
Bene.
Partiamo da qui per dire che il sesso è intrinsecamente legato ai modi in cui comunichiamo come esseri umani, quindi se siamo in un periodo in cui siamo particolarmente stressati, preoccupati, stanchi o subissati di cose da fare e pensare, l’astensione diventa un modo per riacquistare il controllo di sé e per stabilire i confini tra sé e gli altri, tutti, anche il partner. Se abbiamo subìto un trauma emotivo, ad esempio, o una delusione di qualsiasi genere da parte di una persona qualsiasi, non è difficile che il tutto si riversi proprio sulla sessualità perché entra in crisi la nostra capacità di fidarci e si fatica a condividersi di nuovo, anche se la delusione non viene dal partner. Razionalmente sappiamo che del partner possiamo fidarci ma il nostro subconscio se ne frega altamente della razionalità, quando è in crisi, quindi ci impone una pausa di ricognizione che non può fare che bene. 

Le motivazioni scatenanti possono essere tantissime e diversissime tra loro ma l’astensione diventa il modo per capire quanto davvero chi abbiamo vicino sia interessato a noi nella nostra essenza e non solo per la sessualità: se è vero che il sesso è un ingrediente ottimo in una relazione amorosa, è altrettanto vero che se un periodo di assenza sessuale mette in crisi il rapporto, la mente automaticamente ci porta a chiederci quanto quel rapporto sia davvero ciò che pensiamo. 
Cosa succede quindi in una coppia?
Chi si astiene vive il senso di colpa per la sensazione di inadeguatezza verso il partner ma, a fronte di un’insistenza o di un cambiamento di comportamento del partner nelle altre sfere di vita, si sente incompreso e comincia a dubitare della relazione. 
Chi vive l’astinenza imposta, d’altro canto, dubita fin da subito della relazione: non mi desideri più, quindi non mi ami più, forse c’è addirittura qualcun altro (perché nella concezione sociale del sesso non è previsto che una persona non abbia desiderio sessuale). 
Lo capite da voi che è un cane che si morde la coda e non c’è sicuramente bisogno che vi dica che tutto questo dipende dal condizionamento socio-educativo che abbiamo ricevuto: se fossimo stati educati a distinguere sesso e amore, nei periodi di astensione dell’uno, l’altro potrebbe non doversi astenere per forza e il problema non sussisterebbe proprio. 
Lo so che quando faccio questi discorsi non vi piaccio tanto, ma è un dato di fatto, oggettivo, e mi preme ribadirlo solo perché è fondamentale essere consapevoli che se abbiamo queste problematiche è perché non viviamo secondo la biologia ma siamo esseri biologici inseriti in un contesto di norme comportamentali imposte, non proprie dell’individuo come essere vivente.
La coppia a lungo periodo non è una realtà istintiva, ce lo dicono gli studi scientifici che monogami lo siamo solo in maniera seriale: possiamo desiderare quell’unico partner per quattro/cinque anni, poi le cose cambiano.

Ma restiamo sulla concezione classica di coppia e vediamo cosa si può fare, ok?
Preso atto che:
-l’astensione è un bene nei limiti in cui ci sia consapevolezza che è funzionale a “ricaricarsi”, che non si deve riprendere solo per accontentare il partner perché imporsi di fare sesso controvoglia è equiparabile a una violenza su di sé, che la durata è soggettiva ma se diventa una situazione di stallo è bene chiedere aiuto a un professionista;
-l’astinenza imposta è da considerarsi un trauma che, non elaborato, può essere fattore di rischio per la salute mentale dell’individuo;
la prima cosa da fare sicuramente è NON EVITARE IL PROBLEMA. Il problema non è l’astensione ma ciò che l’astensione genera e qui è fondamentale il dialogo: per quanto sia difficile e possa scatenare confronti pesanti dal punto di vista emotivo, è necessario affrontare il discorso. Sarà anche l’occasione per capire se la situazione dipende da un calo di desiderio fisiologico, funzionale a ricaricarsi, o se ci sia altro da chiarire. 
Parlatene apertamente, senza nascondervi lo stato d’animo reciproco: comprendere come si sente l’altro, vi aiuterà a capire anche di più di voi stessi. 
Se non riuscite a farlo, se ci avete provato e ne sono nate solo discussioni, risentimenti, ecc, potrà farvi bene farlo con un terapeuta di coppia che in sostanza vi guidi nel confrontarvi, mediando. So che non è facile pensare di andare da un “estraneo” a parlare di queste cose ma vi garantisco che –vinto il primo imbarazzo- troverete nel terapeuta un buon alleato per entrambi.
Se invece riuscite a parlarne con calma, in modo costruttivo, senza buttarvi addosso colpe o responsabilità, magari anche sdrammatizzando, ci sono alcune cose che potete fare per smuovere la situazione. 

COSA PUÒ FARE CHI NON PROVA DESIDERIO SESSUALE
Abbiamo detto nel post precedente che il desiderio sessuale è alimentato anche dagli stimoli. E allora, se vi sentite pronti a provare a uscire dallo stato di astensione, dovreste provare a fare cose che vi stimolino, come leggere qualcosa di erotico, guardare un video porno o semplicemente decidere a tavolino di masturbarvi, magari usando un sex toy. 
Vi sembra assurdo? Vi garantisco che, provarci, male non farà. 
Fatelo da soli, in un momento in cui nessuno può interrompervi e in una condizione di relax assoluto. 
È importante ritrovare prima sé stessi, per poi condividersi. 
Eviterei di dirlo al partner, soprattutto se non ha preso benissimo la vostra astensione, perché potrebbe crearsi aspettative o voi sentirvi in dovere di riprendere subito anche in coppia. 
Se così facendo ritroverete il piacere, sarà più facile che vi venga poi il desiderio di condividerlo. 
Non abbiate fretta, godetevi la ripresa. Quando avvertirete il desiderio senza deciderlo a tavolino, o anche solo vi sfiorerà l’idea di voler condividere, potrete avvicinarvi al partner e cercare il contatto… magari anche dicendo chiaro che la sensazione del momento è desiderio, che non è detto diventi costante e duraturo ma “In questo momento c’è, ce lo godiamo insieme?”
Questo ve lo dico perché so bene che a volte, nella ripresa, si evita di approcciare il partner per timore che poi lui/lei consideri quell’approccio come un “È tutto passato” mentre voi ancora non sapete bene se effettivamente è così. 
È consigliabile ripartire con gradualità anche perché, qualora poi doveste fare qualche passo indietro, sarà tutto molto meno pesante, emotivamente parlando, e si eviterà una nuova chiusura.
Se si riparte alla grande, “meglio”. Se si riparte a singhiozzo, va bene uguale. Se non si riparte e dura da troppo tempo, l’unica soluzione possibile è il terapeuta. 
Vi invito anche a riflettere, qualora non vi interessi proprio riprendere l’attività sessuale, di considerare la possibilità di dire apertamente al partner che può cercare altrove il soddisfacimento sessuale: questo ovviamente implica un confronto molto maturo e consapevole sulla vostra relazione di coppia, lo capite bene, ma non è detto che sia propedeutico a una situazione negativa. Comunque la maggioranza delle persone che subisce astinenza, prima o poi, cede e cerca altrove: è decisamente meglio stabilirlo insieme e decidere, magari, di separare almeno momentaneamente, sesso e amore. Non lo sto dicendo con leggerezza, vi stimolo solo a riflettere: non possiamo pensare che, se noi non vogliamo più avere a che fare con il sesso, l’altro si sacrifichi per tutta la vita… come detto sopra l’astinenza imposta induce un rischio sulla salute mentale. Riflettiamo. 

COSA PUÒ FARE CHI SUBISCE L’ASTINENZA
Con voi devo fare un discorso molto preciso. Avete una sola arma fatta di accoglienza e comprensione. Lo so che vi sentite frustrati sotto diversi punti di vista, che non è per niente facile, però sta a voi decidere. Se tenete al/la partner, se la relazione amorosa è importante, dovete davvero comprendere che non può fare diversamente. 
Insistere, riversare la frustrazione, attribuire colpe, non farà che allontanarvi. 
Davvero non dovete cadere nel tranello e credere che se non vi desidera sessualmente non vi ama più. 
Se riuscirete a fargli/le capire che non ce l’avete con lui/lei, che non mettete il discussione la relazione amorosa per il mero fatto sessuale, aprirete la possibilità al ritorno di desiderio in un modo che nemmeno vi aspettate. La vostra comprensione sarà la conferma che amate, che non avete pretesa, che non volete sesso ad ogni costo pur di farlo, ma che vi interessa solo stare bene insieme. 
Non limitatevi nelle coccole, nelle attenzioni, solo perché siete insoddisfatti sessualmente. Provate a elargire carezze e baci non sessuali: se non smuoveranno desiderio, comunque daranno al/la partner la certezza di essere sempre amato/a.
Questo genere di apertura concede all’altro di potersi rilassare, di non sentirsi in dovere, di non vivere il sesso come un conflitto. 
Più si insiste, più si fa pesare l’astinenza, più l’altro si chiude. 
E non lo fa consapevolmente, sia chiaro. È proprio la mente che comanda. 
Più la situazione sarà trattata con astio, più sarà dura uscirne. 
Potrebbe essere che il/la partner eviti proprio il discorso: non cerchi l’approccio, dica no agli approcci e poi finga che il problema non esista: non lo fa per cattiveria… semplicemente si sente in colpa e non riesce ad affrontare il problema. Cercate il dialogo, con molta calma, con molta comprensione. Cercate di chiarire quali possono essere le motivazioni, ascoltate, accogliete, non giudicate. L’assenza di desiderio (mi ripeto, lo so) non è assenza d’amore. 
Non posso non dirvi che comprendo chi cerca altrove il soddisfacimento sessuale: qui dovete fare i conti con le vostre soggettività, con il tipo di relazione che vivete, pur consapevoli che -se questo avviene di nascosto dal partner- le possibilità di evoluzioni problematiche possono essere diverse. Ma lo sapete già.

Chiudo raccontandovi che ieri mi sono studiata i dati Censis-Bayer 2019 sulle abitudini sessuali degli italiani: non sono riuscita ad avere lo studio vero e proprio, quindi non ho capito né il campionamento né le variabili dello studio, ho potuto solo prendere atto del report in cui viene dipinta una nazione molto attiva e soddisfatta, sessualmente parlando. 
Sorrido e mi scuso se non riesco a credere a quanto riportato. Sarà che sono immersa h24 in tutt’altra proiezione e che il panorama della sessuologia medica non dipinge una bella situazione, invece. 
Però mi piace il pensiero positivo, quindi continuo a dirvi di non smettere mai di cercare il Ben Essere sessuale e di non fare mai sesso perché ci si sente soli, ma farlo per appagarsi di piacere.
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SESSO, ASTENSIONE E ASTINENZA.

5/9/2020

 
Eccoci qui, rientrati dalle ferie estive durante le quali sono certa che abbiate ben impiegato il vostro tempo a mettere in pratica i consigli che avevamo snocciolato nei post precedenti, giusto?
L’estate, il mare, il tempo a disposizione, le nuove conoscenze, la leggerezza del trascorrere nottate lontane dall’ansia dei problemi lavorativi… 
No, eh!?
Vedo tanti che fanno di no con la testa o abbassano gli occhi, chi un po’ triste, chi un po’ ferito dai sensi di colpa: chi avrebbe voluto ma non ha potuto, chi avrebbe potuto ma non ha voluto.
Via quelle facce tristi perché oggi facciamo una di quelle riflessioni che raramente si affrontano perché, se riguardo alla sessualità persistono pregiudizi e pudore, ne esistono altrettanti sull’astinenza e l’astensione. 
Termini che la lingua italiana usa come sinonimi ma che in questo post io userò a modo mio:
sono entrambi indicativi di privazione ma, mentre l’astensione è un comportamento adottato per scelta e quindi attivo, l’astinenza è qualcosa di più sofferto, subìto, indotto da una situazione. 
Anche se l’argomento è spesso sbrigato in poche battute ironiche o racchiuso nei silenzi, le considerazioni da fare al riguardo sono tante perché l’assenza di attività sessuale è uno dei principali motivi di malessere, soprattutto all’interno della coppia. 
Prima di affrontare i diversi aspetti nella relazione, ho bisogno che sappiate che la psicologia del desiderio sessuale è qualcosa di ancora molto discusso anche tra i ricercatori nel campo della psicosessualità: se Freud l’aveva relegato a una questione meramente pulsionale, facendo un parallelo tra la soddisfazione sessuale a quella alimentare, le teorie più recenti si basano sul concetto di “incentivo” e ipotizzano che il desiderio sessuale sia dipendente dalla stimolazione ambientale. 
Cosa significa?
Che se fino a qualche anno fa si affermava che praticare sesso rispondesse esclusivamente a un bisogno di base determinato dall’istinto (come mangiare lo è per la fame) e che quindi più aumentava la deprivazione (quindi la fame) più si accumulava desiderio, le ipotesi più recenti sostengono che il desiderio sessuale è un appetito che si risveglia solo se posto di fronte a uno stimolo adeguato, quindi in quest’ottica il desiderio sessuale diminuisce con la deprivazione. 
Non vi annoierò raccontandovi gli studi al riguardo ma mi preme che abbiate chiari questi concetti perché considerando che viviamo in una società ipersessualizzata dobbiamo essere consapevoli che spesso il desiderio sessuale è qualcosa che avvertiamo perché sottoposti a degli stimoli esterni e non direttamente correlato al nostro grado di bisogno. 
Un po’ quello che succede quando ci viene fame perché vediamo una pubblicità tra uno spezzone di film e un altro.  
La prova più semplice potete farla anche da voi: andate su un sito di video porno, ne fate partire uno a caso e il vostro corpo, anche se stavate pensando a tutt’altro e non avevate proprio nulla di sessuale in testa, reagirà alla stimolazione attivandosi in termini di desiderio. 
La posizione attuale della psicologia si può riassumere così: il desiderio sessuale dipende in modo importante dal grado di elaborazione delle aspettative che ognuno di noi ha nei confronti del comportamento sessuale, le quali sono il risultato di apprendimenti culturali conflittuali (la società dice che il sesso è appagante -quindi va ricercato- ma anche che è peccaminoso -e va evitato-), di esperienze personali (positive o negative), di eventuali stati ormonali o di deprivazione. 
Insomma, non è solo questione di “voglio” o “non voglio” ma le variabili che incidono sono numerose e questo è il punto fondamentale da cui partire per riflettere sulla privazione perché i luoghi comuni e le convinzioni errate sono alla base dei problemi che ci facciamo riguardo all’astinenza e all’astensione. 

Adesso andiamo per punti.
-CHI NON PRATICA SESSO, HA UN PROBLEMA
Lo sentiamo dire da chiunque e in ogni dove ma è un’affermazione sbagliata: studi recenti e accreditati hanno dimostrato che chi si astiene dal sesso ha lo stesso grado di appagamento personale e raggiunge il medesimo stato di serenità/felicità di chi lo pratica. E non sto parlando solo di single ma anche di individui che hanno relazioni più o meno stabili. 
-COSA SUCCEDE NELLA COPPIA
Non c’è sicuramente bisogno che vi dica che all’interno della coppia, se uno dei due si astiene (e l’altro di conseguenza subisce l’astinenza), nasce un problema. Problema che solitamente ruota intorno alla convinzione del partner che subisce l’astinenza: “NON MI AMI PIÙ”.
Comprensibile che lo si pensi, ma sbagliato. Il conflitto in questo concetto nasce dal condizionamento culturale che ha identificato il sesso con l’amore al mero fine di regolamentare l’istituzione coppia e mantenerla salda al concetto di monogamia, al fine di mantenere ordine sociale. E dipende anche dalla convinzione che una persona in salute debba necessariamente avere una vita sessuale attiva per tutta la vita, almeno fino a che non ce la fa per motivazioni fisiche. Non è così. Periodi di astensione sessuale sono perfettamente fisiologici, che siano determinati da uno stato ormonale variato, da particolari momenti di stress ma anche dall’assuefazione e mille altri motivi. 
Certo che spesso si associano a problematiche legati a conflitti di coppia, ma su questo credo non si possa dire altro a parte che il desiderio sessuale tornerà solo se quei conflitti verranno affrontati e risolti. 
Ma c’è una dinamica sulla quale mi preme soffermarmi: quando in una coppia la partner, ad esempio, si astiene, il partner solitamente ovvia il problema con la masturbazione, spesso aiutata da materiali pornografici. Ci troviamo quindi nella situazione in cui lei non ha desiderio sessuale e lui, attraverso i contenuti pornografici (ricordate: stimoli) aumenta la stimolazione ambientale su di sé, quindi “avrà sempre più fame”. 
Ora, non sto dicendo che non lo dobbiate fare, ognuno ragiona per sé, però è necessario avere consapevolezza che il desiderio sessuale che si prova non è un desiderio primario, è uno stato di eccitazione aumentato rispetto a quello fisiologico, ok? Vale per uomini e donne, sia chiaro. Perché è fondamentale avere questa consapevolezza? Perché nella quasi totalità dei conflitti di coppia sul discorso sessuale succede che il partner che vorrebbe fare sesso metta in atto comportamenti che inducono l’altro partner a sentirsi in colpa, a sentirsi inadeguato. E, ovviamente, più ho fame, più chiedo cibo, più mi irrito se non lo ottengo. E più mi irrito, più induco senso di colpa, più il partner si chiuderà: al punto che anche qualora avesse un piccolo appetito, non si siederà a tavola per la paura che poi il partner si illuda di allestire banchetti nei giorni a venire, chiedendo insistentemente di abbuffarsi. 
-IL SENSO DI COLPA
È inevitabile. Nella cultura in cui siamo immersi, totalmente ignari che l’astensione sessuale non sia una “malattia”, chi non ha desiderio sessuale si sente inadeguato verso il partner. Partner che il più delle volte non è che pretende il sesso, eh, anzi: dimostra tutti i sentimenti di buona intenzione perché manifesta apprezzamento, dimostra amore, desidera coinvolgimento fisico. E allora diventa sempre più difficile non dargli ciò che vorrebbe. Ma non ci si riesce. 
Partner che difficilmente riuscirà a capire che non è la sua persona a indurci assenza di desiderio, ma è uno stato nostro. Non è lui/lei che non ci piace più, è che non ci piace e basta, in quel momento. 
Sul senso di colpa posso solo dirvi una cosa: cercate di non soffrirlo, se potete. Non siete sbagliati, è che viviamo condizionati da certe convinzioni che non ci permettono di vedere le cose per quel che sono ma ci obbligano a dover corrispondere a degli stereotipi: leggiamo ovunque che dovremmo fare sesso almeno tot volte a settimana, che dovremmo reinventare la coppia, che dovremmo essere animali sessuali sempre. Non è così: la sessualità è un fatto molto soggettivo, che condividiamo con altri, ma è solo nostro. Solo noi sappiamo come ci sentiamo e non possiamo obbligarci a nulla nel sesso, considerando quanto viscerale è il coinvolgimento che richiede. 
A fronte del senso di colpa, potrebbe venire spontaneo concedersi anche se non se ne ha voglia. Per l’uomo più difficile, per ovvi motivi, ma per le donne è un must da millenni…
Bè, non fatelo. Concedersi controvoglia ha ripercussioni psicologiche che sono simili a quelle che conseguono una violenza sessuale, e non lo dico io per opinione personale, sia chiaro. Accettare una penetrazione senza desiderarla crea un conflitto che andrà a generare ancor di più desiderio di astensione. Un trauma meno imponente di una violenza sessuale vera e propria, ovviamente, ma pur sempre un trauma. 
Saperlo dovrebbe essere utile anche agli uomini per razionalizzare: volete davvero che la partner faccia sesso con voi per accontentarvi, anche se non ne ha voglia? Se state rispondendo affermativamente, allora c’è un problema più grande nella coppia e non è quello sessuale bensì, davvero, riguarda il concetto di amore. 
-L’ASTENSIONE È UNA SCELTA, PIÙ O MENO CONSAPEVOLE 
Se molte persone non sanno per quale motivo non avvertono desiderio sessuale, molte praticano l’astensione per scelta: parliamo di chi segue certe dottrine, ad esempio, o di chi ha capito che quando si astiene dal sesso diventa più produttivo in termini di efficacia nello studio o nel lavoro. 
Sono tantissime le persone che si sentono più capaci se non distratte dal desiderio sessuale. Pensate che fino agli anni sessanta la medicina sosteneva che per gli uomini eiaculare fosse una dispersione di sostanze nutritive (fosforo, lecitina, ecc) talmente imponente da condizionare le capacità intellettive. 
Poi ci sono quelli che si astengono per non avere problemi “il giorno dopo”. Parliamo di persone che non hanno intenzione di instaurare una relazione affettiva ma non si concedono nemmeno “avventure” sessuali per il timore di trovarsi invischiati in una situazione per la quale, anche chi diceva di non crearsi aspettative, di fatto se le crea eccome. Una sorta di tutela, insomma. Non che ne siano felici ma prediligono la tranquillità. Fenomeno crescente, e questo dovrebbe farci interrogare su tante cose. 
-È UNA SITUAZIONE SPESSO TEMPORANEA
Questo vi tirerà un po’ su il morale, credo. Se la fase di assenza di desiderio viene vissuta senza ansie particolari (proprie o indotte dal partner) tenderà a risolversi in un tempo che può essere breve ma anche fisiologicamente lungo (anche anni, sì) ma non è quasi mai permanente. 
Una nota particolare va appuntata per chi in astensione ci finisce per motivi di salute, dopo un intervento o in caso di problematiche fisiche traumatizzanti, come chi subisce modificazioni dello schema corporeo: in questi casi lo stato psico-fisico è sotto pressione per diversi motivi non fisiologici, quindi vanno affrontati con estrema cautela e anche con l’aiuto di un professionista che possa supportare e guidare nell’elaborazione della problematica. 

Fino ad ora, come avrete notato, ho solo cercato di contestualizzare il fenomeno e di farvi riflettere sulle convinzioni errate che abbiamo al riguardo, cercando di spiegare che c’è un’enorme pressione sociale verso l’essere sessualmente attivi, fare sesso e divertirsi ma non per tutti funziona allo stesso modo e per ognuno di noi non funziona sempre nello stesso modo: periodi, fasi di più o meno desiderio sessuale, ma anche nullo. 
Di certo è importante focalizzare che:
-un partner che non ci corrisponde sessualmente non ha necessariamente smesso di amarci;
-non siamo macchine del sesso, checché ne dica l’ipersessualizzazione che ci bombarda quotidianamente;
-insistere o mortificare il partner che non ci corrisponde sessualmente, altro non fa che allontanare la possibilità di riprendere l’attività sessuale;
-pretendere che il partner faccia sesso con voi, in qualche modo, è un’azione forzata che andrà a incidere anche sulla relazione di coppia, e non in senso positivo.


Insomma: IMPORRE O IMPORSI DI DESIDERARE NON È POSSIBILE. 
Lo è imporre o imporsi di avere un rapporto sessuale ma NON È FUNZIONALE NÉ AL BENESSERE INDIVIDUALE NÉ A QUELLO DI COPPIA. 

Tutto qui? (penserete ora) Nessun consiglio?
Nel prossimo post, quando avrete ben elaborato i concetti sopra. Perché la teoria è una cosa, ma la pratica è un’altra storia.
Al netto di aver preso coscienza che la questione non è proprio come la pensavamo noi, ora che si fa?

Provate a concentrarvi su ciò che avete letto e provate a immaginare come può sentirsi la persona che vi ama ma non riesce a darvi ciò che vorreste, se siete il partner in astinenza non per scelta. 
Perché so per certo, invece, che chi si trova in fase di astensione sessuale e si sente inadeguato, ha già chiaro in mente come vi sentite voi e non sapete quanto vorrebbe rendervi felici.

#love

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IL SENO, QUESTO SCONOSCIUTO

15/8/2020

 

Eccoci qui a parlare di quella parte femminile che tanto appassiona tutti, uomini e donne, per mille svariate ragioni: IL SENO. 
Seno che viaggia attraverso la vita e le culture in maniera decisamente trasversale: dall’essere simbolo della maternità fino alla sua sessualizzazione e alle lotte femministe al riguardo. 
Non mi inoltrerò in alcuna discussione ideologica perché l’argomento è davvero troppo ampio per un post.
Di sicuro tutti sapete che all’interno della società c’è un eccesso di stimolo alla simbologia sessuale e che, un po’ come tutto il corpo della donna, il seno viene usato per creare un’attrattiva.
La sessualizzazione, appunto, e l’ipersessualizzazione. 
Quindi siete consapevoli tutti che se un seno ci attrae, non è semplicemente per istinto, piacere, ecc, quanto più per il fatto che il sistema guadagno ci ha condizionato la mente bombardando di “ti piace tantissimissimo” gli uomini e “devi avere almeno una quarta soda senza smagliature” le donne. 
Le strategie di marketing hanno accresciuto la percezione di desiderio nell’uomo e hanno portato le donne a doversi sentire in obbligo di fare qualcosa per corrispondere ai canoni ideali di una società a stampo maschilista.
Non sto dicendo niente di nuovo, che viviamo in un contesto sociale maschilista è dato di fatto, ce lo dicono tutti gli studi effettuati a riguardo. 
 
Ho solo introdotto a grandi linee il concetto di sessualizzazione perché la maggioranza delle donne afferma che -in media- i partner maschili le ha deluse per la bassa attenzione che è stata prestata al seno durante i rapporti sessuali, e avevo bisogno di contestualizzare per spiegarvi che se gli uomini non si soffermano così poco sui seni, probabilmente è proprio perché l’entusiasmo e l’eccitazione che hanno quando si tratta di una quarta coppa D, è in realtà scatenato più dall’ipersessualizzazione che dal reale piacere che gli uomini traggono dall’averci a che fare.
Piace, sì, ma solitamente è un passaggio veloce. 

Ma facciamo delle considerazioni…
-LA STIMOLAZIONE DEI CAPEZZOLI DURANTE I RAPPORTI SESSUALI È DECISAMENTE APPREZZATA
L’81% delle donne dice che accende il desiderio di fare sesso, il 78,2% afferma che la sollecitazione dei capezzoli AUMENTA L’ECCITAZIONE consentendo di raggiungere l’orgasmo più rapidamente e con più facilità. Lo dice uno studio dell’Università della California ma la spiegazione è veramente semplice, e fisiologica: quando i capezzoli sono sollecitati, si attiva l’ipofisi la quale rilascia ossitocina, confidenzialmente chiamata “ormone del piacere” perché amplifica le sensazione tattili e favorisce la comparsa delle contrazioni che caratterizzano l’orgasmo femminile. 
Anche per l’uomo può essere piacevole essere stimolato, però la sensibilità dei capezzoli maschili, in media, non è accentuata come quella dei capezzoli femminili. 
In media. Poi esistono tutte le possibili variabili, finanche a chi ha un solo capezzolo davvero sensibile, l’altro pare assopito. 
Pensate al fatto che NOI DONNE POSSIAMO ARRIVARE ALL’ORGASMO anche soltanto con questa stimolazione, mentre per voi uomini una simile possibilità è inverosimile (rarissimi casi). Gli uomini avvertono una sensazione decisamente più lieve. 
Tenete anche presente però che la non totalità delle persone gradisce la stimolazione dei capezzoli, quindi la regola base che ormai conoscete a memoria vale anche in questo caso: chiedetelo al partner, con molta serenità. E se al partner crea disagio, non fatevene un cruccio o una fissazione: passate ad altro, cose divertenti da fare ce ne sono, no? Se insistete, il partner non potrà far altro che mostrarvi il disagio o fingere il piacere. E noi non vogliamo finzione nel sesso, giusto?
-LA SENSIBILITÀ VARIA DA DONNA A DONNA
Può variare in funzione dell’età, della taglia e della forma dei seni, dell’attività ormonale, della quantità di terminazioni nervose. Per un sacco di motivi, insomma.
È quindi importante comprendere che qualsiasi tocco o massaggio che si faccia, dev’essere in media piuttosto delicato almeno se, o finché, non si conosce bene la partner. 

E comunque, a prescindere dalle preferenze individuali, se trattate fin da subito in modo brusco i capezzoli della partner, otterrete l’effetto contrario: fastidio, dolore. Fine del divertimento. 
Iniziate sempre con molta delicatezza: man mano che aumenta l’eccitazione, aumenterà anche il desiderio in lei di essere toccata, leccata, succhiata un po’ più forte. 
Quanto forte dovrete capirlo da lei, chiedendo, osservando, sentendo. 
Non dimenticate mai che il seno è una parte delicata del corpo.
-STIMOLARE I SENI FAVORISCE LA LUBRIFICAZIONE DELLA VAGINA
Non ho quindi bisogno di dirvi che più vi ci dedicate, più aumenta l’eccitazione nella partner, più ci sarà “da divertirsi”, dopo. Esistono i lubrificanti, sì, ma una partner più eccitata è un bel vivere, no?
Toccarli, baciarli, leccarli o erotizzarli correttamente, in qualsiasi modo aggradi entrambi i partner, aumenta il desiderio femminile e anche l’intensità del suo orgasmo. 
-MA COME SI STIMOLANO I CAPEZZOLI?
Sì sì, lo so che siete tutti massimi esperti, però un ripasso non vi farà male. E non farà male nemmeno alle donne perché ciò che segue è indicativamente ciò che produce piacere anche negli uomini. 
Abbiamo detto COMINCIARE CON DELICATEZZA: piccoli sfregamenti, tocchi delicati con le dita, con la lingua, ma anche con altri parti del corpo, con il dorso della mano… fantasia, insomma, ma delicatezza. 
Mettete in atto MOVIMENTI CIRCOLARI LENTI: toccare la punta del capezzolo con lentissimi giri a spirale per poi estendere il tocco a tutto il capezzolo, come a disegnare dei cerchi, in sostanza. 
Per molte persone LA STIMOLAZIONE ORALE È LA PIÙ PIACEVOLE e anche qui la gradualità è importante per evitare dolore o fastidio. Cominciate accostando la bocca al capezzolo e senza toccarlo espirateci aria sopra, poi un leggero soffio. Dunque appoggiate la lingua, delicatamente. Con la punta realizzate dei movimenti circolari, stimolateli un po’ ma non per troppo tempo. Passate a leccarli con la lingua più larga, avvolgeteli con le labbra e -quando l’eccitazione inizia a salire- potete succhiare e persino mordere, sempre con delicatezza e sempre che la partner non vi abbia detto che le crea fastidio, ovviamente. 
Evitate di passare dal leccare al succhiare al mordere ogni dieci secondi. Anche i capezzoli hanno bisogno di attenzione come la clitoride: la stimolazione deve essere ciclica, concedere il tempo al corpo di avere effetto sull’eccitazione. Bisogna dedicare tempo, insomma: il seno non è un contorno. 
Anche i MASSAGGI portano il loro bel piacere. Realizzati dolcemente o in modalità un po’ più decisa -sempre importante la gradualità- producono un incremento dell’eccitazione. 
Potete anche unire le due cose: sentirsi tenere “stretto” tra le mani o massaggiato il seno, mentre si riceve sesso orale al capezzolo, per la donna è estremamente eccitante. 
Qualcuno potrebbe anche chiedervi o desiderare pratiche un po’ più “brusche” come “schiaffi”, compressione del capezzolo con le dita, con i denti, ecc. Qui torniamo al solito punto: il dialogo. D’accordo voi, d’accordo tutti. 
-STIMOLAZIONI ALTERNATIVE
Di cosa sto parlando? Di tutte le possibilità che ci sono di giocare con i capezzoli, dall’uso di tessuti, di bevande, di cibi, di materiali, fino all’uso dei sex toys. 
Pochi conoscono l’esistenza di sex toys specifici, eppure sono tantissimi. Potete fare una semplice ricerca online e ne troverete una quantità infinita. Io ne ho testati diversi (testati, come se fosse stata una fatica!) e posso parlarvi di alcuni che ho provato e preferito: 
-le pompette succhiacapezzoli manuali, piacciono tanto anche agli uomini. Vanno applicate a capezzolo già stimolato e creano una bella sensazione di “aspirazione”, suzione.
- gli elastici: parliamo di elasticini in silicone che, applicati intorno alla bocca della pompetta e fatti scendere sul capezzolo quando è molto turgido, quando si leva la pompetta mantengono legato il capezzolo alla base. È una pratica da provare e che in un primo momento potrebbe pure dare fastidio, ma gradualmente ci si abitua e si impara a goderne solo il lato piacevole. Quindi andateci con calma: la prima volta qualche minuto, poi lo togliete, e gradualmente aumentate il tempo. Imparerete da voi a gestirvi, a seconda delle vostre preferenze, finanche a poterli indossare sotto agli abiti quando uscite: mantengono un particolare stato di eccitazione permanente. 
Ma a cosa servono? Intanto già è piacevole di per sé indossarli ma, quando li leverete, la sensibilità sarà molto aumentata per l’aumento della circolazione.
Quindi eventuale massaggio, sesso orale, ecc, potranno risultare anche più eccitanti. 

Siate prudenti nell’utilizzarli, approfondite bene l’uso prima di provare e non eccedete mai.
-vibratori succhiacapezzoli, aspiratori, pompe… vi basterà scrivere “succhiacapezzoli” su un qualsiasi motore di ricerca e scoprirete un mondo! Avrete di che divertirvi! 
-pinzette, mollettine, clip: ce ne sono un’infinità di modelli: anche qui non posso consigliare altro che andare a curiosare e divertirsi a scegliere ciò che più vi sembra piacevole e divertente. Vanno provati. 
In alternativa vi dico che anche le mollette per stendere la biancheria possono essere utili in assenza di altro: provatele lentamente e con attenzione perché i diversi modelli esercitano una diversa pressione. Anche alcune mollette per i sacchetti di cucina possono essere un bel gioco (attenzione perché spesso stringono molto). 
I SEXTOYS, anche per i seni o per i soli capezzoli, sono davvero tanti: dagli aggeggi con le lingue rotanti ai vibratori specifici. 
Sbizzarritevi, prestando attenzione alla qualità di ciò che acquistate. Io, che a oggi avrò testato un migliaio di prodotti, posso dirvi che quelli che mi porto dietro nel tempo si contano sulle dita delle mani e non sono quelli di scarsa qualità. Potete anche valutare di contattare qualche consulente o cercare tutorial online, leggere recensioni. 

Anche questo post ha assunto proporzioni piuttosto importanti in termini di lunghezza eppure avrei ancora un po’ di cose da dirvi. 
Avrei anche voluto raccontarvi di quella volta che al mare d’estate, quando avevo dieci/undici anni e mi aspettavo di essere baciata da quello che vedevo come il mio Principe Azzurro, lui mi disse che potevo pure non mettermi il reggiseno per quel niente che avevo. 
Me lo ricordo ancora quel trauma, tanto che quando mi sono iscritta a Facebook dieci anni fa sono andata a cercarlo, gli ho chiesto l’amicizia e da dieci anni appena posso lo “bastono” virtualmente per quel gesto assolutamente indelicato, soprattutto mentre ci si aspetta un bacio.
Lui pagherà all’infinito e lo sa: gli ricordo spesso che porto una quinta che rimpiangerà a vita! Voi evitate di fare battute o considerazioni negative gratuite sul seno perché per una donna non è per niente piacevole. 

Se lo fa lei con autoironia, è un conto. Voi non calcate troppo la mano. 
Butto in chiusa anche una curiosità che pochi conoscono: pure gli uomini possono allattare e non è necessario aver partorito, ma basta stimolare la lattazione. Esiste infatti la lattazione erotica, al netto di chi si scandalizza o la vede cosa perversa.
Per quanto mi riguarda, LIBERI TUTTI! 
Se una pratica vi dà piacere, se si mette in pratica con partner consenzienti e non lede nessuno, per me si può fare.

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QUELLE COSE CHE CI PIACCIONO MA DELLE QUALI NON PARLIAMO

8/8/2020

 
Se in linea di massima detesto proprio gli articoli modello “Dieci cose che dovresti sapere sul sesso” o “Sette modi per farl* impazzire a letto”, perché solitamente sono intrisi di luoghi comuni, non di rado sono scritti veramente male e rischiano di creare confusione, oggi voglio fare una sorta di viaggio in quelle cose di cui si parla poco e male, facendo in pratica un excursus di argomenti, alcuni dei quali intendo trattare nei prossimi post. 

La BISESSUALITÀ 
Dinamica poco studiata scientificamente parlando, accentra diversi condizionamenti socio-culturali: avere rapporti sessuali con una persona dello stesso sesso è ancora considerato un comportamento legato a una possibile omosessualità latente e ancora c’è una certa ignoranza determinata dalla consistenza anacronistica degli studi a riguardo. 
Unica nota positiva è che la comunità scientifica riconosce che gli studi andrebbero affrontati non solo in campo medico ma in ottica socio-antropologica perché finora la ricerca si è basata più sulla genetica e la condizione biologica, mentre è ben chiaro che a influire sul comportamento sessuale siano in larga parte i condizionamenti ambientali, socio-culturali. 
Quella poca educazione sessuale che riceviamo ci dice che dobbiamo provare attrazione sessuale verso il genere opposto e che se ci eccita il pensiero di avere rapporti con un individuo dello stesso sesso probabilmente siamo omosessuali. Con tutti i pregiudizi che l’essere omosessuali comporta ancora oggigiorno. 
La stessa scala Kinsey (redatta sessanta anni fa e ancor oggi strumento di valutazione più utilizzato) usa come riferimenti l’eterosessualità e l’omosessualità, mentre l’antropologia e i successori di Kinsey ci dicono da molto tempo che dovremmo abbandonare il concetto per il quale l’eterosessualità è sinonimo di normalità. Ancor di più, non si dovrebbero categorizzare le persone in etero/bi/omosessuali perché l’esperienza dimostra che una stessa persona può variare il suo orientamento sessuale durante la vita.
Il rapporto bisessuale FEMMINILE è ben tollerato a livello sociale perché, essendo inserito in un contesto socio-culturale di stampo maschilista, la visione generale è ancora molto legata al punto di vista del piacere maschile e a concetti legati al machismo. Quindi succede che nell’immaginario collettivo due donne che fanno sesso tra loro risultano essere ben accette, anzi auspicabili proprio se si lasciano guardare da un uomo o lo fanno partecipare. Alle ragazze ho solo una cosa da dire: se vi stimola l’idea di avere un rapporto sessuale con una donna, godetevelo prima a tu per tu e comunque, se non vi va di farlo, non acconsentite solo per assecondare una richiesta da parte del vostro lui. L’incidenza delle richieste maschili riguardo a questa pratica, quindi il threesome M/F/F, è altissima: sono molti gli uomini che chiedono questo tipo di esperienza alla compagna stabile od occasionale. Personalmente sono convinta che la donna che abbia interesse nella pratica dovrebbe viverla per conto proprio, prima di condividerla: solo così potrà capire davvero se le risulta piacevole e appagante, mentre in tre presuppone dinamiche di relazione che complicano e condizionano l’esperienza. Una volta appurato che quella dinamica sessuale vi piace, sarà sicuramente più appagante un eventuale gioco a tre, sempre che vi stimoli l’idea. Non sentitevi mai obbligate, questo lo ripeterò fino alla noia riguardo a qualsiasi pratica sessuale.
Per quanto riguarda i rapporti bisessuali MASCHILI il discorso diventa un po’ più complicato: si sa che, sempre per motivi di sovrastrutture di stampo machista, se un uomo prova attrazione sessuale per un soggetto del suo stesso genere, è frocio, gay, finocchio e chi più ne ha più ne metta. In realtà, una percentuale altissima di uomini si eccita al pensiero di avere un rapporto sessuale omo, anche se più solitamente cede a rapporti con trans, ad esempio, perché l’aspetto femminile del soggetto mette un po’ meno in difficoltà la propria l’identità sessuale: si può quindi avere a che fare con un pene, ma si vive meno l’ansia di essere omosessuali o essere ritenuti tali. Sappiamo bene che tutto questo è sempre dovuto ai condizionamenti socio-culturali, alle paturnie che questi ci impongono, e la prova del nove arriva dai siti di cam, ad esempio, dove i performer maschi sono guardati da tantissimi uomini che, se non fossero nascosti dietro a un nickname, mai lo farebbero e mai esprimerebbero desiderio verso un altro uomo. Sono uomini che nella vita di tutti i giorni non raccontano a nessuno di provare attrazione per talune pratiche (la più quotata quella di praticare una fellatio, ma anche il pensiero di ricevere una penetrazione scalda molto). 
Torneremo su questo discorso in uno dei prossimi post perché l’argomentazione richiede un’analisi molto articolata e so che moltissimi uomini vivono tutto ciò come un vero e proprio conflitto. Per il momento vi dico di non preoccuparvi perché non siete anormali e comprendo perfettamente la difficoltà che si può avere nel comunicare fantasie o desideri al riguardo. Parleremo presto di come affrontare la cosa con serenità e magari trarne pure appagamento senza entrare in crisi d’identità. 

La PORNOGRAFIA. 
Direte voi: perché è rimasto ancora qualcosa da dire sulla pornografia? Sì. Sì perché i luoghi comuni al riguardo sono tantissimi. Da sempre oggetto di posizioni controverse, più spesso anche all’interno delle singole persone che si trovano a usufruirne ma a doverla demonizzare quando ne parlano con gli altri, la pornografia in alcuni aspetti è evoluta. Ad esempio le nuove produzioni degli ultimi anni hanno visto cambiare i cliché e il modo di presentare la situazione sessuale; si è diffusa ampiamente la produzione hentai che necessita di diverse considerazioni, considerando che nasce in una cultura ben diversa da quella occidentale; è incrementata notevolmente l’abitudine di diffondere contenuti multimediali autoprodotti e spesso i partner ne sono all’oscuro; è aumentato il pubblico femminile, sia perché c’è una notevole produzione di video costruiti proprio sui desideri femminili (cosa quasi inesistente fino a una decina di anni fa) quindi le donne trovano ciò su cui fantasticano, sia perché le donne hanno cambiato l’approccio alla pornografia. Questo ci porta dritti al discorso del mercato e del guadagno: sappiamo bene che il mercato offre ciò che appaga la richiesta e, contemporaneamente, condiziona il soggetto cui è indirizzato. La pornografia è sempre un male? Considerando che gli adolescenti passano in larga maggioranza per la pornografia e molto spesso è l’unico contenuto “educativo” che hanno a disposizione, non sarebbe utile produrre contenuti che indirizzano verso una sessualità consapevole? In sostanza, potremmo usare la pornografia per educarli? Inoltre sulla pornografia ci sono molte considerazioni da fare. Dalla convinzione che chi usa la pornografia sia una persona insoddisfatta sessualmente o pervertita, alla condizione fuori controllo dei contenuti pubblicati, ai canali Telegram che sono divenuti terreno fertilissimo per le diffusioni illegali, ecc.

Le PRATICHE CONSIDERATE PERVERSE
Si tratta di pratiche che mantengono una connotazione sempre negativa ma non necessariamente ce l’hanno. Lo stesso Kinsey, che ho nominato sopra, nei rapporti statistici sul comportamento sessuale umano dimostrò che la maggior parte delle cosiddette perversioni non era necessariamente patologica. Nei suoi studi rivelò che molte pratiche sessuali devianti dalla norma erano in realtà abbastanza comuni nella popolazione e, poiché molte delle stesse perversioni si possono trovare anche negli animali, affermò che non avesse senso interpretarle come una violazione di qualche norma naturale. Nell’ultimo DSM, il Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali, le parafilie in quanto tali non sono più considerate disturbi mentali ma indicano qualsiasi interesse sessuale diverso dai più diffusi; diventa disturbo solo quando causa disagio o danno alla persona stessa o ad altri. Sto parlando anche del semplice voyeurismo, dell’esibizionismo, delle pratiche sado-maso, ecc. 
Ne parleremo ma intanto vi anticipo una regoletta facile facile: se una cosa vi eccita e vi appaga, non entrate in casini mentali… fatela purché non porti danno o disagio a voi o ad altri. 

Le PRATICHE SESSUALI NON CONVENZIONALI
Qui parliamo dello scambio di coppia, della coppia aperta e del poliamore. Sono tutte dinamiche che possono essere veramente comprese solo da chi le vive, eppure tutti le giudicano. Giudicare senza conoscere è un errore sempre e se lo si fa, oltre a palesarsi ignoranti, si va a condizionare la libertà altrui di vivere la propria sessualità liberamente. Banalmente dico che non capirò mai come si possa giudicare ciò che non si conosce e mi chiedo perché si avverta questo bisogno di irridere, sminuire, tacciare persone che semplicemente vivono dinamiche diverse dalle nostre. In breve, se non vi arrecano danno, che bisogno avete di esprimere un giudizio? Perché si avverte il bisogno di dire una sciocchezza come ad esempio che una coppia che pratica scambismo sia una coppia “alla frutta”? Se davvero la gente avesse coscienza e conoscenza di questa dinamica, capirebbe quanta forza e quale grado di funzionalità di legame deve avere la coppia per potersi permettere di avere rapporti sessuali con soggetti esterni alla coppia. Abbiamo un’idea di quanto ci si debba fidare del partner e quale livello di complicità richieda questa pratica? Perché lasciarsi andare alla pratica in un momento di eccitazione magari non è nemmeno difficilissimo, ma quanto dev’essere forte il legame tra i partner per mantenersi saldi “dopo”?
Lo stesso accade per il Cuckoldismo, che sembra essere un fenomeno così limitato ma la realtà dei dati statistici vede un elevatissima ricerca di contenuti nel web al riguardo e gli annunci sui siti dedicati sono milioni; segno che milioni di persone lo praticano. 
Non sono coppie “stanche” che cercano nuovi stimoli: sono coppie che in consapevolezza scelgono di condividere la sessualità in modo più ampio rispetto alle dinamiche classiche e che hanno la capacità di mantenere salda la relazione, nonostante l’introduzione di soggetti terzi nei giochi sessuali. So che spesso queste affermazioni provocano fastidio e disagio, ma se non avete mai provato, se non sapete di cosa si parla se non per sentito dire, sospendete il giudizio e magari proviamo a capire insieme prossimamente. 

LA POCA ATTENZIONE VERSO IL SENO 
La maggioranza delle donne lamenta poca attenzione verso il seno. Se a parole è una delle parti femminili più attenzionata dagli uomini, nei rapporti sessuali poi viene spesso dimenticata o poco sollecitata. La stimolazione del seno, invece, è qualcosa che –generalmente- induce molto piacere: dalla semplice stimolazione manuale sia sul capezzolo che su tutto il seno, alla stimolazione con la bocca, la lingua, i denti (piano, eh!)… fino a giochi veri e propri che possono servirsi di sex toys ma pure di cose che tutti abbiamo in casa. La biancheria la stendiamo tutti, no? Per dirne una. Parleremo presto di tutte le possibilità e di cosa succede nella stimolazione. E lo faremo anche in ottica maschile, perché sono molti gli uomini che avvertono come erogena la zona mammaria, non solo limitatamente ai capezzoli. 

TOCCARE UNA CLITORIDE, STIMOLARLA, SUCCHIARLA, APPENA LA PARTNER HA GODUTO DI UN ORGASMO CLITORIDEO, ALLA MAGGIORANZA DELLE DONNE PROVOCA FASTIDIO; a qualcuna addirittura dolore. Qui non è necessario approfondire: semplicemente chiedete alla partner se la infastidisce, tutto qui. Perché a volte, nell’estasi post-orgasmica lei non riesce a dirlo o non lo fa per non ferirvi. La clitoride è un concentrato assurdo di terminazioni nervose, lo sapete, quindi è una questione di fisiologia e non che lei non voglia essere toccata. 

GLI ANELLI FALLICI, VIBRANTI O MENO
Ultimamente sono stati diversi gli uomini che mi hanno contattato chiedendomi consiglio riguardo all’utilizzo di questi sex toys. Vi anticipo che sono molto utili sia nel mantenere l’erezione più a lungo, sia per prolungare il tempo orgasmico dell’uomo. Aumentano la potenzialità di piacere in diversi aspetti, insomma, e arriverà un post in cui vi spiegherò come usarli, quali sono i benefici, i rischi, e quali i modelli più funzionali da acquistare. 

LA RICHIESTA DEL PARTNER DI ESSERE PENETRATO
Sto parlando di uomini che desidererebbero provare la penetrazione anale e lo dicono alle partner. Già che lo dicano è un gran bel passo perché significa che avvertono talmente tanta complicità da potersi permettere di manifestare un desiderio che richiama ancora molto pregiudizio. In generale l’uomo prova vergogna a chiederlo e/o teme di insinuare dubbi nella partner (torniamo un po’ al discorso della bisessualità fatto prima). Vi aiuterò a capire perché invece, un uomo che chiede, è un uomo che avverte una forte sintonia nei vostri confronti. E vi aiuterò anche a comprendere come elaborare questa richiesta per superare eventuali pregiudizi e sfruttare invece l’occasione per rendere ancora più intenso il legame sessuale che vi accomuna.

IL FISTING
Il termine spaventa tanti e se non viene affrontato con le giuste modalità fa più danni che bene. Come proporlo al/alla partner, come metterlo in pratica, perché fa paura, quali sensazioni dà e quali limiti sono necessari. 

Abbiamo tanto di cui parlare e su cui riflettere, insomma.
#love

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CUNNILINGUS. SENTIRSI ED ECCITARSI A VICENDA.

1/8/2020

 
Se non avete letto il post precedente, ovvero la prima parte di considerazioni legate al #cunnilingus, vi invito a farlo cliccando sul link. 
Partiamo quindi dando per scontato che avete capito che il cunnilingus non è quella pratica approssimativa e sbrigativa che decenni di mancata reale educazione sessuale e condizionamento da porno hanno dipinto.
E non è nemmeno qualcosa in cui si è esperti perché si conosce la tecnica; lo si può essere o diventare, invece, se si riesce a sentire la partner, a leggerne le movenze, a percepirne il grado di eccitazione attraverso lo sguardo e l’udito e anche attraverso la bocca, appoggiata proprio lì.
Aggiungo che verificare il grado di lubrificazione è un po’ una cartina al tornasole: se non c’è risposta, qualcosa non sta funzionando.
Ma se nel post precedente ci siamo concentrati sul ruolo di chi pratica, oggi mettiamo in relazione causa-effetto in senso biunivoco.
Cosa significa?
Semplicemente che il risultato di un rapporto orale lo si ottiene in due, nel cunnilingus come nella fellatio.
Vero che l’alto grado di piacere di queste pratiche dipende dal fatto che chi riceve può lasciarsi andare e concentrarsi esclusivamente sulle proprie sensazioni, ma è pur vero che non dipende tutto da chi pratica. 


Let’s go!

Amici uomini: se la vostra autostima vi dice che siete dei perfetti cunnilinguatori, dovete trovare la forza di mettervi un attimo in discussione a fronte del fatto che la maggioranza delle donne afferma di ricevere raramente un cunnilingus come si deve. Vero, magari sono solo state sfortunate a non incontrare proprio voi, ma al netto del fatto che tutti gli uomini si considerano campioni nella pratica, magari c’è qualcosa che vi sfugge. 
Non è una critica malevola, sia chiaro: è un invito a farvi apprezzare ancora di più come amanti, anche in considerazione del fatto che molto spesso NOI DONNE per una serie di fattori che viene dal condizionamento culturale o dal vissuto in generale NON RIUSCIAMO A DIRE CHE NON STA ANDANDO PROPRIO COME DOVREBBE ANDARE.
Abbiamo paura di ferirvi, di farvi sentire incapaci o pensiamo di essere frigide, termine che ci fa male dentro da sempre perché usato spesso per sminuirci anche al di fuori del contesto sessuale, quindi fingiamo di apprezzare, fingiamo di godere in fretta per poi passare ad altro. 

Eccolo qui il discorso biunivoco: le fanciulle mi ascolteranno e cominceranno a essere un po’ più schiette, magari a darvi indicazioni dirette su cosa piace loro e come, collaborando quindi a uno scambio vivo e partecipativo: una sintonizzazione.

In linea generale però non dimenticate mai che: 
-introdurre i giochi di bocca mettendo la vostra partner a proprio agio, magari proprio in termini di “Adesso tocca a te godere. Vieni, sistemati qui, così. Non pensare più a niente, non devi fare niente, ci penso io a te” è un bel modo di favorire il suo piacere; 
-la luce: occupatevi che ci sia la possibilità di guardarsi negli occhi. Il buio a volte favorisce l’estraniamento, c’è chi lo avverte come favorente, ma in realtà l’eccitazione che viene da uno sguardo che si alza per un attimo e ci viene a cercare è sempre immediata;
-non si deve andare dritti alla clitoride: anche se la tentazione è forte, quando la partner è già eccitata e la clitoride quindi è in condizione di estrema sensibilità, un approccio diretto e deciso dà nella maggioranza delle donne più fastidio che piacere. 
Partite dalle grandi labbra, poi le piccole, poi giocate di fantasia, insomma… la stimolazione della zona circostante induce piacere attraverso l’attesa che la bocca arrivi proprio lì. 
Qui mi soffermo un attimo proprio perché, essendo tutte diverse, sta agli uomini capire un po’ come muoversi ma di nostro possiamo fare quel qualcosa che solitamente li eccita e non poco: quando è il momento (cioè quando l’interno coscia, le grandi labbra e le piccole hanno già avuto sufficiente attenzione e l’attesa sta diventando eccessiva) andiamo a prender loro la testa con le mani e guidiamola esattamente lì, magari pure un po’ trattenendola, spingendola con delicatezza (poi magari pure con più convinzione) contro di noi. Capirà senza ombra di dubbio che è il momento di concentrarsi lì;
-quando siete lì, mettetevi comodi fisicamente perché sapete bene che non dovete avere fretta: la lentezza, in questo caso, è alleata del nostro piacere; 
-non soffiate: molte donne riferiscono questa abitudine maschile a soffiare sulla clitoride. Da cosa venga l’idea che il soffio possa dare piacere non è dato saperlo ma la maggioranza delle donne lo trova sgradevole: distoglie dalle belle sensazioni, abbassa il grado di eccitazione e spesso dà proprio un fastidio enorme. Un conto è sentire il vostro respiro lì, che è decisamente piacevole (anche perché non vi vogliamo morti), un conto è provocare l’effetto compressore: no, grazie;
-risulta invece molto eccitante che ogni tanto stacchiate la bocca da lì, pochi millimetri, alziate lo sguardo ai nostri occhi e ci diciate “cose”. Quali, ognuno sa di sé e della propria partner. Vale anche l’inverso, e questo lo dico alle fanciulle: qualche parola ogni tanto, finanche un vero e proprio monologo se vi eccita, indirizzato a lui che si sta tanto impegnando, potrebbe guidarlo e stimolarlo a fare ancora meglio. Che si tratti di dirty talk o semplicemente di parole ad hoc, l’effetto può essere interessante;
-quando percepite che l’eccitazione della partner è a buon punto, infilare due dita e giocare anche con l’interno può essere una combinata per niente spiacevole, anzi. Sapete dove toccare, giusto: non infilatele piegate verso il basso (cribbio!) e nemmeno come se fossero un martello pneumatico. Andate piuttosto a carezzare con una certa pressione quella zona che corrisponde esattamente alla base interna del clitoride. Poi quando si starà giungendo al dunque, simulare una penetrazione vera e propria potrebbe pure essere fantastico, ma vedete un po’ come reagisce la partner… non perdetela mai di vista;
-barba, baffi, pizzetti: l’incognita. A qualcuna risultano fonti di stimolazione piacevole aggiunta, a qualcuna danno noia. Io invito le ragazze a dirvelo chiaro e tondo, magari prima del momento clou, ma voi evitate comunque di eccedere: l’effetto carta vetrata non stimola sul momento e si fa ricordare non piacevolmente nei giorni successivi. Salvo esplicite richieste da parte di lei, la delicatezza è sempre la scelta più appropriata.

Se questi erano consigli integrati, mossi più verso l’universo maschile, adesso passo alle ragazze:
-concedetevi questo piacere e concedetevi anche voi di non avere fretta, di non sentirvi in dovere di averne: è un momento tutto vostro. A lui piace, poi. Trovate la posizione più comoda, in cui i muscoli possano abbandonare ogni tensione, e affidatevi alla bocca di lui. Godetevi le sensazioni che sentite, non abbiate timore nel guidarlo se non sta facendo ciò che è efficace per la vostra eccitazione. Magari sarà imbarazzante la prima volta, dirlo, ma poi scoprirete che anche lui trae piacere diverso se godete davvero anziché fingere;
-se lui non è solito farlo, se non si propone per un cunnilingus, è possibile che abbia avuto brutte esperienze. Ve lo dico perché diversi uomini hanno subito veri e propri traumi per le condizioni igieniche, ad esempio. Pare brutto dirlo, sembrerebbe superfluo, ma l’igiene è fondamentale perché se l’odore eccita, l’eccesso odoroso (leggi puzza) no. O, almeno, non tutti. Al punto che qualcuno ha proprio tirato una croce sull’idea di metterci la bocca. Quindi parlatene, chiedetegli il motivo, se lo vedete restio. Se semplicemente è un discorso di “fatica”, nel senso che lui lo trova noioso, potrebbe essere indicativo di una sessualità piuttosto egoistica. Fate vobis. 
-la donna che lo chiede risulta molto eccitante agli occhi degli uomini, in generale. Che sia bello quando, all’interno di un momento sessuale pieno ci si dedichi anche al cunnilingus, è scontato. Che di punto in bianco, magari mentre si sta facendo tutt’altro in casa, la donna decida di prendersi un po’ di piacere, si sieda comoda sulla poltrona, sul divano, e dica un semplice “Ehi” sorridendo e aprendo le gambe, non è per nulla comune. Agli uomini piace, ve lo assicuro, e voi potete prendervi un momento proprio solo vostro, anche giocando sul “Non avrai niente in cambio”. Sedetevi e basta, o magari sfruttate il tempo della sigaretta, o inscenate una specie di gioco di ruolo passeggero: difficilmente lui farà storie a inginocchiarsi. 
-la maggior parte degli uomini trova la sicurezza femminile estremamente eccitante. Qui interviene un discorso psicologico molto ampio e complesso: non è che ci si inventa la sicurezza, però è anche vero che potreste provarci una volta sola e vedreste che effetto ha sugli uomini sentirsi chiedere qualcosa che loro sanno darvi piacere: si sentirà lusingato, desiderato a sua volta. Non dovete temere che vi giudichi, che gli vengano paranoie perché non glielo avevate mai chiesto. Gli uomini sono meno laboriosi di noi donne (sempre in linea di massima): vedrete che saprà godersi l’evoluzione giocosa. Spero sia chiaro che non lo sto dicendo in termini di “Ecco cosa dovete fare per compiacere gli uomini” ma in accezione ben più divertente e importante: ampliare le potenzialità di eccitazione vicendevole nella coppia. 
-le paturnie da ceretta: lo so, ci piace essere sempre al top perché il condizionamento sociale ci ha abbastanza tartassate con queste cose. Consiglio spassionato che garantisce passione: siamo molto più sensuali quando ci abbandoniamo alle sensazioni che quando ci preoccupiamo di come appariamo ai suoi occhi. Non perdetevi l’occasione di godere e farlo godere per qualche pelo fuori posto. Del resto anche il livello di depilazione rientra nei gusti personali.
-se il top è la posizione comoda, in ambiente accogliente, con la musica di sottofondo e magari pure un cuscino sotto le natiche, non disdegnate di cogliere qualche occasione in situazioni meno comuni. Magari non arriverete all’orgasmo, ma di sicuro ne guadagnerà la giocosità del rapporto. Lo stupore di una proposta del genere, in un momento inaspettato, è garante di un “poi” carico di tutto il desiderio dell’attesa. 

Adesso non resta che provare di nuovo, esercitarsi, approfondire. 
Qualcuno consigliava, ai colleghi uomini sprovvisti di partner, di fare esperienza sul cocomero, essendo in stagione: cercare di rimuovere i semini con la lingua e io ho aggiunto un “lingua larga fino a creare un leggero solco”. 
Attenzione però: non fatelo al pranzo domenicale con i parenti, intesi?

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IL CUNNILINGUS, E PERCHÉ LE DONNE GODONO RARAMENTE

25/7/2020

 
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​Oggi parliamo di una pratica sessuale in cui gli uomini sono maestrAH NO, NIENTE.
Seleziono tutto, elimino, riscrivo. 

Oggi parliamo di una pratica in cui gli uomini PENSANO di essere maestri. 
E invece. 
Invece
una esigua percentuale di uomini risulta efficace nel portare una donna all’orgasmo mediante il sesso orale. 
A dirlo è l’83% di un campione di duecento donne, tra i 20 e i 60 anni, le quali confermano però l’ipotesi del “Studiando si impara” perché ammettono che la soddisfazione, quando è arrivata, solitamente aveva come protagonista un uomo con una certa esperienza, solitamente maturo d’età. 
Insomma:
grossi estimatori, ma poco efficaci.
Potrei sostenere la tesi per la quale anche questo rientri un po’ nel discorso che il maschilismo li ha educati a prestare più attenzione a ciò che piace a loro che a ciò che piace alle donne ma, siccome io sono poco maliziosa per carattere, penso invece che la discrepanza tra la convinzione maschile di saperci fare e il mancato soddisfacimento femminile sia da attribuire ancora una volta a quei difetti di comprensione tra i generi che non dovremmo mai smettere di cercare di cambiare. 
Sto parlando di quel condizionamento socio-culturale per il quale:
-gli uomini sono stati educati in generale a una percezione più egoistica del piacere (anche se non ne sono sempre consapevoli); inoltre, oltre alla ricerca del loro piacere fisico, devono sentirsi appagati come maschi e quindi devono convincersi di aver soddisfatto la partner in quanto ottimi amanti. E lo dico con tutto il bene che posso, perché so che le battaglie adolescenziali -che hanno dovuto combattere per rispondere ai canoni di virilità e machismo- hanno lasciato cicatrici di cui si parla molto poco. 
-pochi sono stati indirizzati a osservare con attenzione la partner, a percepire il cambio del ritmo del respiro, a osservare le espressioni del volto. In questa pratica in particolare, pochi hanno capito che è fondamentale recepire proprio con la bocca, attraverso i movimenti di lei e il cambio di consistenza della clitoride, il livello di eccitazione della partner. Cosa che gli uomini, ovviamente, pensano di fare e conoscere benissimo… In realtà, a smentirli, sono tutte le cause primarie di insoddisfazione indicate dalle intervistate, che elencheremo dopo. 
-noi donne, di contro, siamo state educate nella vergogna e anche al bisogno di far sentire l’uomo capace sessualmente, perché da lui dipendiamo storicamente parlando: se non lo soddisfiamo, lui potrebbe cercare altrove, ecc. Noi stesse siamo state educate a mettere prima davanti gli uomini: prima il loro piacere, imprescindibile. Se noi non godiamo, amen. In fin dei conti nella storia il piacere femminile ha sempre avuto ben poca importanza, se non quella di essere strumento di pregiudizio, controllo, soggiogamento: una donna che cerca e si gode il piacere non è mai stata una donna seria nella visione sociale. Non devo argomentare ulteriormente, no? Sappiamo tutti come funziona. Quindi noi donne spessissimo abbiamo finto (e continuiamo a fingere) appagamento e soddisfazione, e senza nemmeno troppa enfasi per non sembrare delle poco serie. Ricordate Gaber in Dopo l’amore? “Le sarà piaciuto?” Riascoltatelo.
-“In molte zone d'Italia praticare il sesso orale alla propria moglie (non all'amante di turno) è considerato poco virile, una cosa da "femminucce" perché l'uomo non si dovrebbe mai abbassare alla stregua di un cane che lecca. Tra gli 'ndranghetisti più ortodossi l'uomo che confessa di "andare in immersione" tra le gambe della moglie è come se dichiarasse di non avere le palle. Naturalmente non vale il fatto a parti invertite, anzi la donna che non beve lo sperma dell'uomo è considerata frigida. Gli antichi romani, che avevano una società fortemente patriarcale e reazionaria, pensavano fosse disdicevole per un uomo abbassarsi ad affondare il viso nella vagina. È una dimostrazione di debolezza e di essere al servizio di un essere che non vale (poi così tanto).” Cito queste parole del criminologo Francesco Esposito e non commento: credo che ognuno di voi possa contestualizzare e trarne l’ovvio messaggio concettuale.

Come ne usciamo? 
Per prima cosa prendiamo atto che le donne “lamentano” le seguenti situazioni.
Inutile fare gli offesi, imbastire lotte di genere modello “Eh ma le donne però”, ecc: bocca chiusa, fanciulli, e impegnarsi in modo che nessuna possa più dire che:
-gli uomini usano la lingua come un frullino: non è una gara di velocità in cui più spingete in velocità, più il motore va su di giri, prima arrivate. Sì, c’è un nesso tra l’accelerazione e l’arrivo al traguardo, ma non dobbiamo arrivarci in meno tempo possibile: si parte lentamente, lingua larga, senza fretta alcuna. Dite tutti che ci stareste ore e ore, no? Bè, è arrivato il momento di farlo davvero. Se realmente vi piace e imparate a sentirla, le donne sicuramente non disdegneranno di mettersi lì e godersi quella sorta di assenza di tempo in cui sentire il partner che si dedica esclusivamente a lei. Non sto quindi parlando di posizioni numeriche per pratiche vicendevoli, decisamente famose tra le vostre preferenze, ma di un momento in cui è lei che si stende, comoda, e si prende “un attimo” solo per sé. Sarete voi a darle quel piacere “solo suo”, in cui non deve fare niente altro che goderne. 
-cambiano il ritmo ogni due per tre e io devo ripartire da capo: questo è uno degli aspetti più ricorrenti nelle testimonianze raccolte. La crescita del piacere è come una salita, no? Per arrivare in cima dev’esserci una stimolazione crescente, che non subisca cambi troppo repentini né di modo né di ritmo. Considerate che la concentrazione di recettori di senso in quella zona è talmente alta che noi percepiamo anche il vostro respiro, per dire, e ogni volta che cambiate tipo di movimento in modo repentino, il nostro livello di eccitazione “crolla” perché i recettori vengono stimolati diversamente. Ci vuole impegno, sì, ma siete estimatori, ricordatelo. Provate proprio a usare la bocca per sentire il calore della zona che aumenta. La clitoride come si “muove”? Li avvertite quei movimenti che lei fa con i muscoli? Il respiro lo state ascoltando? Se lei stava ansimando e improvvisamente il respiro è meno affannoso, forse avete cambiato ritmo… 
-usano i denti improvvisamente, mentre ti stavano leccando, e non capiscono che fa malissimo (variante: un fastidio intollerabile): tutti sanno che la clitoride è molto, molto, molto sensibile ma pochi hanno idea di quanto lo sia, in realtà. Una clitoride eccitata, come dicevo sopra, percepisce il respiro, anche l’aria ambientale, per dire. Se lo colpite, lo mordete, ecc, può essere anche piacevole da un punto di vista soggettivo, ma siate consapevoli che è quasi “un trauma” parlando in termini di percezione sensoriale, quindi una volta ogni tanto ok, ma non quando la donna è quasi sul punto di venire. Può pure essere un gioco divertente il portarla lì lì, e poi fermarsi prima dell’orgasmo. Bello scherzo, se poi siete disposti a ripartire. 
-quel risucchio come stessero aspirando da una cannuccia: anche qui, moderazione. Succhiare sì, ma con intensa gentilezza. Non serve (e non piace) che tentiate di estirpare la clitoride: un gentil succhiare a labbra avvolgenti. Perché no la lingua che intanto gentilmente accarezza… ma niente potenze modello aspirapolvere, grazie. 

Al netto del fatto che io aprirei proprio scuole tipo #gloryhole a parti inverse e che mi espongo a nome del mio genere d’appartenenza per chiedervi di farci godere come ci piace, devo rimandarvi al prossimo post per la seconda parte di questo mini-trattato: il post ha già una lunghezza importante e avete già non poche cose sulle qual riflettere ed esercitarvi. 
Fin qui vi sembrano cose ovvie? 
Ok, posso anche darvi ragione se mi promettete che stasera invitate la vostra partner a stendersi, comoda, e mettete in atto la vostra già sicuramente eccellente capacità nell’orale ma -mentre lo fate- vi chiedete se state seguendo gli accorgimenti di cui sopra e se state sentendo la partner così come vi ho descritto. 
Poi intanto che io preparo la seconda parte.
Lingua in spalle e decisamente buona serata!

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IL FACIAL

18/7/2020

 
Se nelle relazioni “metterci la faccia” è un obbligo, nel sesso no. Non in senso fisico. 
Partiamo da qui per fare alcune considerazioni su una pratica di cui non si parla tanto ma che in una coppia può ripercuotersi negativamente sulla relazione emotiva. 
Stiamo parlando di #facial, termine ben conosciuto da chi frequenta il mondo del porno che indica l’atto di eiaculare sul viso di una persona. 
Immagino che a qualcuno l’argomento possa risultare disturbante o di cattivo gusto ma ho deciso di affrontarlo perché è una di quelle pratiche che ha talmente tante implicazioni psicologiche ed emotive che credo sia bene prenderne consapevolezza. 
Che sia stato il mondo del porno a condizionare tutti i vari aspetti riguardanti questa pratica sessuale è innegabile, ma vediamo di snocciolare la questione per comprendere perché, se nei rapporti occasionali lascia un po’ il tempo che trova, può essere davvero importante in un rapporto di coppia.

Se sessuologia e psicologia non possono non analizzare LA COMPONENTE DOMINAZIONE/SOTTOMISSIONE che caratterizza questa pratica (a partire dalla posizione che assume il partner che riceve lo sperma, in genere in ginocchio con il volto all’altezza dei genitali dell’uomo) è pur vero che le testimonianze maschili dicono anche altro: parlano della forte emotività stimolata dalla connessione visiva tra l’uomo e la persona che riceve l’eiaculazione sul volto, del legame meno impersonale rispetto ad altre pratiche, della sensazione di complicità totale se la partner arriva ad amare l’essere cosparsa dello sperma.
Molti uomini riferiscono di un estremo coinvolgimento dato dal fatto che il viso sia la parte che più amano della compagna perché nel viso si concentra l’essenza della persona, quindi bagnare di piacere il viso è come rendere omaggio alla bellezza. A livello di grado di eccitazione, è molto stimolante perché nell’immaginario la donna che “aspetta” è una donna “insaziabile”, che di te accetterebbe tutto tanto è il desiderio. Molti uomini vedono il rifiuto del contatto così diretto con lo sperma come un rifiuto di loro stessi.

Le indagini in merito ci dicono che PER LA MAGGIORANZA DEGLI UOMINI È UNA DELLE COSE PIÙ ECCITANTI IN ASSOLUTO.
Questo non vuol dire, però, che se il partner ce la propone dobbiamo per forza accettare: come per ogni cosa nella sfera sessuale, non ci si deve sentire in dovere di fare cose che non danno piacere a entrambi.
E questa è una di quelle situazioni in cui le donne non si sentono sempre a proprio agio, sia per il fatto che viene spesso percepita come situazione umiliante e degradante (anche perché nel porno viene così presentata da decenni), sia perché spesso viene volgarmente ostentata come una pratica di disprezzo. 
Forse non tutte le donne sanno che gli uomini vivono il facial con approcci emotivi diversi a seconda di chi sia la destinataria dell’eiaculazione: se è la partner di cui sono innamorati, avvertono la sensazione di rendere più completo il coinvolgimento amoroso; se è partner occasionale ufficialmente impegnata con un altro uomo, diventa eccitante pensare così di togliere il possesso all’altro (un marcare territorio, uno sfregio alla concorrenza); se è partner occasionale ufficialmente libera, l’aspetto dell’insaziabilità sessuale è predominante. 
Insomma, l’eccitazione non ha sempre la stessa motivazione: dal “sei talmente mia che posso sporcarti come voglio”, al piacere di vedere i propri getti colpire un viso amato e ritenuto molto bello, al ritorno che ha la propria autostima verso potenziali concorrenti, alla sensazione di complicità totale, e così via. E non è sempre la stessa per lo stesso uomo, ma cambia a seconda della relazione con la partner.
Essendo comunque largamente amata, la pratica viene quindi proposta spesso a DONNE CHE NON SEMPRE APPREZZANO.
Le motivazioni sono anche qui molto diverse: il rifiuto dell’idea di sottomissione, la consistenza dello sperma che non è gradita a tutte, i condizionamenti socio-educativi che hanno attribuito al sesso e alle sue componenti concetti di sporcizia ma anche di giudizio negativo verso la donna che si presta a queste pratiche
, ecc.
Potremmo elencare decine di motivazioni pro o contro per chi sta in piedi e chi sta in ginocchio, ma credo sia più importante focalizzarci sull’IMPORTANZA DEL DIALOGO: molti siti web consigliano all’uomo di non chiedere, perché tanto le donne direbbero di no, ma di “provarci”. Di avvicinarsi al viso quasi con nonchalance, magari alzando un po’ il tiro con le parole per far sì che si scaldi molto e poi farlo. 
Non è il modo giusto, posso assicurarvelo: la donna non di rado la vive come una violenza psicologica vera e propria, e si rischia di mettere in crisi la relazione.
Molto più funzionale spiegarle cosa si prova in termini emotivi rispetto alla pratica, quale significato ha per voi. Magari, se a priori era restia, potrebbe considerare la possibilità di provare. Mai pretendere, nel sesso, perché non è mai funzionale al ben essere di nessuno dei due. Alcuni uomini, infatti, ammettono di non provare piacere se percepiscono la partner in situazione di disagio o di disgusto.

Molti uomini non propongono la pratica, anche se vorrebbero, per paura di offendere la partner o metterla in difficoltà. Qui mi rivolgo alle donne: se avete già vissuto positivamente la situazione in passato, se vi eccita pensarla, non abbiate vergogna a proporla voi per prime. Difficilmente troverete un uomo contrariato. So che magari temete di essere giudicate poco serie (sempre per quei pregiudizi socio-culturali che ci soggiogano) ma se così dovesse essere capite bene che c’è un problema di relazione. Una relazione che funziona davvero è quella in cui si può parlare di tutto, senza temere il giudizio da parte dell’altro.

Concludo riassumendo tutta la questione in una frase: L’EIACULAZIONE SUL VISO HA TALMENTE TANTE COMPONENTI EMOTIVE CHE L’UNICO MODO PER EVITARE POTENZIALI PROBLEMI È PARLARNE.
Un po’ come tutto ciò che riguarda il sesso, sì, ma questa magari è una pratica considerata meno “pericolosa” in termini di conseguenze perché non prevede penetrazione, quindi non prevede dolore, e potrebbe sembrare meno aggressiva.
Non è così, può ferire. 

E anche in termini di dolore può avere il suo bel da dire perché tra le cose che forse pochi sanno è che lo sperma, negli occhi, brucia in una maniera impressionante. Quindi, una volta compreso che la partner apprezza, occhio comunque alla mira!

E di mira parliamo anche nel citare alcuni consigli e CURIOSITÀ:
-evitate i capelli! Agli uomini può sembrare una sciocchezza, ma alle donne infastidisce. Se lavarsi il viso non è un problema, doversi lavare i capelli (e magari trovarsi in una situazione in cui non lo si può fare) è un disagio. 
-è vero che lo sperma fa bene alla pelle? Devo rispondere sì, al punto che un’azienda norvegese ha prodotto una linea cosmetica a base di estratti di sperma. Sì, nella misura in cui ha una bio-composizione che vede sostanze nutrienti, tanto che esistono persone che conservano lo sperma e autoproducono creme per la pelle ma addirittura cibi e bevande. Non sono impazzita… andate pure a fare una ricerca online: troverete ricette di dolci e altre “leccornie”. De gustibus. 
-la spermafagia (o spermatofagia) è l’ingestione dello sperma. Principalmente l’atto viene vissuto a fini erotici, in generale al termine della fellatio. È molto comune la richiesta da parte dell’uomo che il proprio sperma venga ingerito, come conclusione perfetta di rapporto orogenitale perché, aldilà del significato di completa accettazione da parte del soggetto che ingerisce lo sperma (quindi più o meno consciamente possesso, complicità, ecc), buona parte del piacere gli deriva dal fatto che la stimolazione orale del pene non cessa durante la fase di orgasmo e successivamente ad esso, quando il pene risulta ancor più sensibile.

Se l’argomento vi ha stimolato interesse, riflessione, se vi siete trovati già a dovervi confrontare tra partner al riguardo e non è andata proprio benissimo, potete dare un’occhiata online per prendere ancor più confidenza con tutte le dinamiche emotive che stanno dietro a questa pratica sessuale: esistono parecchi forum sull’argomento dove potete trovare i diversi punti di vista che riguardano sia chi ama il #facial, sia chi non ci pensa proprio, chi non è attratto, chi vorrebbe farlo ma proprio non se la sente…
Leggere le testimonianze può consapevolizzare, tenendo sempre presente che sono esperienze soggettive e come tali vanno prese. 

Al netto di tutte le opinioni e i desideri soggettivi, la cosa fondamentale è sempre una: tanto dialogo, nessun giudizio, nessuna imposizione e nessun obbligo, se si vuole vivere una sessualità davvero appagante.

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LA DOPPIA PENETRAZIONE: IL GRANDE AMPLIFICATORE DEL PIACERE

11/7/2020

 
DOPPIA PENETRAZIONE: il nome più esplicito possibile per una pratica che molti desiderano ma che non tutti vivono per una serie di variabili che stiamo per affrontare.
Partiamo dal dire che è conosciuta soprattutto nella variante che vede la donna al centro delle attenzioni: se andate a googlare, i risultati riguardano un’infinità di contenuti porno che hanno come soggetto una donna penetrata contemporaneamente da due uomini. 
In realtà le possibilità di godersi una doppia penetrazione sono tante e diverse tra loro.
In linea di massima possiamo suddividerle in tre filoni: 
-da sola, con due sex toy
-con un partner e un sex toy
-con due o più uomini (qui le possibilità “geometriche” e numeriche sono diverse).
Teniamo in considerazione che la doppia penetrazione vale anche per l’uomo, che può accogliere due membri contemporaneamente o un membro e un sex toy, ecc. 
Diciamo che per chi non si pone limiti e ama sperimentare, le possibili varianti di pluri-penetrazione sono tante.
Qui oggi parleremo dei concetti di base che riguardano la penetrazione vaginale e anale praticate in simultanea. 
Parlando in termini di fantasia, la DP (Doppia Penetrazione) eccita gli uomini non solo per quell’idea di “pienezza” che ovviamente induce e perché stimola un’idea di piacere estremo provato dalla partner, ma anche perché quando una donna accoglie due uomini lo spazio si fa più ristretto e le sensazioni più intense.
Inoltre, il fatto di venire a contatto con il pene dell’altro uomo, attraverso la membrana che separa ano e vagina nel corpo femminile, è considerato da alcuni molto eccitante. 

A eccitare l’immaginario femminile, invece, oltre al piacere meramente fisico dato dalla doppia stimolazione, è l’idea di ritrovarsi a contatto con due corpi che respirano, accarezzano, baciano, entrano e provano piacere. Al di là di ogni questione di genere e di condizionamenti legati all’essere donna, l’eccitazione è stimolata dal sentirsi fisicamente sovrastate, completamente in balìa dei partner, ma al contempo essere il centro del loro piacere. 
Se a livello di fantasia si tratta di una situazione ritenuta intrigante dalla maggioranza delle persone e se nelle fantasie di coppia succede spesso di provare piacere immaginando questa situazione durante un rapporto, a livello pratico, invece, è tutt’altra storia perché intervengono tutte quelle dinamiche di condizionamento che le relazioni si portano dietro.
Andare oltre il concetto di esclusivismo sessuale e abbracciare ideali di condivisione della sessualità con più partner rimane un obiettivo difficile da raggiungere. 
Quando si affronta concretamente l’argomento, infatti, sorgono subito timori importanti, primo fra tutti quello di perdersi: se introdurre una terza persona nei giochi sessuali equivale a rischiare impennate di gelosia che mettono a rischio la relazione, meglio lasciare perdere.
Se non si riesce a superare il bisogno di esclusivismo sessuale, io sconsiglio sempre di intraprendere “la prova”. In questo caso lascerei perdere l’inserimento del “terzo” e ovvierei all’assenza fisica del secondo uomo con un sex toy adatto alla pratica, che può essere inserito in vagina o nell’ano, a seconda della posizione. 
L’importante è scegliere il giocattolo adatto al tipo di penetrazione e, sembrerebbe inutile dirlo ma forse no, aver già sperimentato in precedenza la penetrazione anale semplice, perché la DP va affrontata con cautela. 
Il percorso migliore è quello di provare prima con due sex toy: da sole, o giocando con il partner che -libero dal compito di essere lui l’attore della penetrazione- potrà assecondare i vostri movimenti e i vostri ritmi con un po’ più di lucidità, evitando di incorrere in spinte eccessive. 
Se siete sole, dovrete organizzarvi: scegliendo un plug anale, ad esempio, potrete gestire a meraviglia il movimento. La cosa fondamentale è associare le penetrazioni alla masturbazione della clitoride, soprattutto finché non sarete esperte. In linea di massima l’associazione della masturbazione agevola ogni tipo di penetrazione e ogni tipo di orgasmo.
So che parecchi uomini si sentono quasi mortificati se lei si tocca, durante un rapporto: temono di non essere “abbastanza”, di non indurre sufficiente piacere. Spiegate loro che non sono deficitari in nulla ma che toccare la clitoride simultaneamente ad altre stimolazioni amplifica il piacere, tutto qui. 
Una volta presa confidenza con la DP, sarà molto facile e appagante fare a meno di uno dei due sex toy e passare alla penetrazione “naturale”.
Le posizioni da sperimentare sono davvero tante e la ricerca di quella che vi consente di godere più a fondo non sarà per nulla spiacevole.

Sappiate anche che esistono strap-on (falli con cintura) a doppio foro che il partner può indossare, infilando il pene in un foro e un dildo nell’altro (questo strap-on viene molto utile anche alle coppie FF (Femmina-Femmina), ovviamente.
Nel gioco a due, insomma, la DP è la possibilità di potenziare l’orgasmo grazie alla stimolazione fisica simultanea dei due canali. 

Sul gioco a tre, invece, cosa occorre sapere?
Innanzitutto bisogna essere davvero convinti di mettere in pratica questa esperienza “trasgressiva”, perché anche un solo dubbio potrebbe mettere in ansia uno dei due partner maschili e fargli perdere l’erezione. Erezione che è fondamentale per la riuscita della DP: se non è “consistente” al massimo, il pene verrà spinto fuori dalla consistenza e dai movimenti dell’altro.
Altro aspetto da tenere presente: durante il doppio amplesso i due uomini sentiranno il contatto dei propri membri, seppur attraverso la membrana che divide ano e vagina.
Questo pensiero, se per alcuni uomini è eccitante, per altri è fonte di disagio.
Chiedetevi prima come come reagireste in quella situazione onde evitare di trovarvi lì e sentirvi a disagio fino al punto di non farcela.
Soprattutto nelle prime esperienze, conviene che il partner meno dotato penetri l’ano… almeno fino a che non si sarà esperti nelle pratiche: considerate che i due uomini devono mantenere un ritmo piuttosto sincronizzato e che la “regia” di tre corpi è un po’ più complessa dell’istintivo movimento di una coppia. Pratica e feeling, però, vi condurranno a orgasmi davvero importanti, sia a livello fisico che mentale. 

So di non dovervi dire che è importante scegliere un lubrificante di qualità e usarlo con generosità. E nemmeno devo specificare che l’utilizzo del preservativo è sempre consigliato. 

Dopo consigli più o meno pratici e didascalici, vi lascio con un passaggio che scrissi qualche tempo fa. Parole che dedico a chi pensa che una donna oggetto dell’attenzione di due uomini sia una donna sottomessa.

“Non riusciva più a distinguere chi stesse penetrando cosa, chi stesse toccando cosa, chi stesse dicendo cosa. Era ebbra di quella sensazione incredibile del sentirli muoversi dentro di sé insieme, sfiorarsi attraverso lei, prendersi entrambi spazio nella sua carne. I loro respiri, le loro voci, le loro bocche, i loro sguardi, le loro mani, erano diventati un tutt’uno in lei. 
Lei. Il collante del piacere.”

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SESSO ANALE: SEGRETI E BUGIE

4/7/2020

 
Di sesso anale abbiamo già parlato nel post precedente sottolineando come provochi un orgasmo molto intenso dovuto alla stimolazione di una zona particolarmente ricca di terminazioni nervose di senso.
Abbiamo detto che È DOLOROSO SOLO SE NON VIENE FATTO NEL MODO CORRETTO.
Se è fatto di fretta, senza il desiderio da parte di chi riceve la penetrazione, solo per compiacere il partner, senza lubrificazione e senza una dilatazione preliminare, diventa un’esperienza negativa e dolorosa.
Mi preme ribadire che, come in ogni pratica sessuale, imporsi qualcosa contro il proprio desiderio equivale a commettere una vera e propria violenza su di sé.
Affinché sia fonte di piacere, la penetrazione anale va affrontata con metodo e preparazione sia fisica sia psicologica, ovvero:
-un DIALOGO APERTO e senza omissioni rispetto all’emotività che ci stimola l’idea di penetrare e di ricevere la penetrazione. Questo è il preliminare più importante. Non dobbiamo sentirci in dovere di farlo e nemmeno in diritto di imporlo.
-la SCELTA DELLA POSIZIONE: pensate che il Kamasutra ne elenca trenta! Date un’occhiata a ciò che propone ed evitate di iniziare da quelle che richiedono doti ginniche da acrobati circensi. Scegliete, invece, quella che, a chi riceve la penetrazione, dia la sensazione di poter controllare maggiormente l’atto dell’inserimento. Se chi riceve la penetrazione sente di poter gestire la forza di chi penetra, c’è una predisposizione mentale che favorisce il rilassamento della muscolatura ed è fondamentale perché, se gestire la dilatazione del muscolo sfinterico esterno è questione volontaria, il muscolo sfinterico anale interno è composto di fibre muscolari che agiscono involontariamente; quindi, quando abbiamo paura, si contraggono. Solo se abbiamo estrema fiducia nel partner e siamo certi di poter gestire la penetrazione non proveremo dolore.
-l’ASPETTO IGIENICO: considerando che del sesso ci piacciono l’aspetto passionale e l’impeto del desiderio, il sesso anale è una di quelle pratiche che richiede invece un po’ più di attenzione (sempre soprattutto le prime volte). La questione igienica specifica è spesso motivo di imbarazzo (anche se non per tutti) e può non consentire il relax completo. Cosa si può fare? Intanto l’utilizzo di un preservativo sarebbe sempre consigliato, anche se sappiamo tutti che è un’effettiva barriera che diminuisce le sensazioni. In questo caso, oltre che per tutte le motivazioni già conosciute per cui andrebbe usato, eviterebbe il timore di “sporcare e sporcarsi”. Questo anche al netto di una preparazione che è sempre consigliata: la pulizia preventiva. Può essere effettuata mediante microclisteri a base di glicerina, ad esempio, soprattutto se non si ha molto tempo per la preparazione. La cosa ottimale, per essere totalmente sicuri, è la lavanda anale: in vendita trovate veri e propri “doccini” specifici, di calibro e forma adatti, che vanno collegati al tubo della doccia. Si svita il doccino tradizionale, si avvita quello specifico, e si apre il rubinetto. Fate particolare attenzione alla temperatura dell’acqua: lasciatela correre prima di inserire il doccino in modo da essere sicuri che l’acqua sia a una temperatura fisiologica, né troppo calda, né troppo fredda. Non deve mai superare la temperatura corporea perché andrebbe a ledere le mucose interne.
-la LUBRIFICAZIONE e la DILATAZIONE: scegliere un lubrificante di ottima qualità e stimolare la zona mettendo in atto preliminari piacevoli, consentiranno di favorire poi l’inserimento del pene. Le possibilità sono tantissime: la stimolazione orale, quella tattile mediante un dito, quella dilatatoria mediante plug anali specifici: ce ne sono di mille diverse tipologie, scegliete quello che vi ispira di più ed usatelo con estrema lentezza, le prime volte soprattutto.

Sulla TECNICA di penetrazione ci siamo già soffermati in modo piuttosto specifico nel post precedente, mentre erano rimaste escluse alcune considerazioni “di contorno” ma ugualmente importanti:
-la penetrazione anale è strettamente correlata alla psicologia, perché RIGUARDA COMUNQUE L’IMMAGINARIO DI SOTTOMISSIONE: si sente sottomesso chi viene penetrato e sente di sottomettere chi penetra.
Se anche razionalmente non la viviamo così, il nostro inconscio la percepisce come tale (per tutta una serie di motivi).
Non a caso -per fare un esempio- la posizione volgarmente definita “a pecorina”, in genere è quella che eccita maggiormente l’immaginario di chi penetra perché in quella posizione domina il/la partner che si trova completamente esposto/a. Proprio per questo le posizioni nelle quali chi riceve la penetrazione può controllare il movimento favoriscono la rilassatezza: creano una sorta di equilibrio tra i due partner e la percezione di sottomissione è minore. Pensiamo ad esempio alla posizione comunemente definita “a candela”: se è chi riceve il pene a stare sopra e regolare ritmi e profondità di penetrazione, la sensazione di essere dominat* decade quasi completamente.

Alcune persone, soprattutto chi ha subito qualche genere di violenza, può scegliere di fare comunque sesso anale ma solo con “strumenti” di piccolo calibro o in determinati modi, e qui torniamo al discorso dell’importanza del dialogo tra i partner. Non ha nessun senso offendersi se un/a partner ci nega qualcosa nel sesso, soprattutto se ha subito violenze e cerca comunque di vivere una sessualità appagante.
Forse con la comprensione ci saranno evoluzioni; con l’insistenza sicuramente no, anzi: l’insistenza diviene una violenza psicologica vera e propria che altro non farà se non creare distanza.
-la penetrazione anale per CHI SOFFRE DI EMORROIDI O PATOLOGIE ANALOGHE: non è “vietata” ma richiede sicuramente un’attenzione specifica. Il sesso anale non va ovviamente praticato quando la zona è infiammata, la lubrificazione deve essere abbondante e molto delicata, soprattutto nella prima fase di dilatazione, quando ancora la muscolatura involontaria deve rilassarsi completamente. Chi soffre o ha sofferto in passato di questa patologia, è condizionato dal ricordo del dolore, quindi necessita di un po’ più di tempo e attenzioni per abbandonarsi completamente. Un'ultima nota sulla preparazione al sesso anale: sento spesso consigliare l'utilizzo di gel e creme anestetizzanti al fine di limitare il dolore. Io non sono d'accordo perché ritengo che sia un palliativo per nulla funzionale al piacere. Anestetizzare la zona porta chi viene penetrato a non sentire, a non godere e imparare a conoscere il proprio corpo.

Altri aspetti che riguardano il sesso anale e non abbiamo affrontato sono: l’utilizzo dei sex toy, in particolare lo strap-on (cintura con un fallo sopra); il collegamento del piacere anale alla masturbazione e la doppia penetrazione.

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IL SESSO ANALE È DEMOCRATICO

27/6/2020

 
Che il sesso anale sia una delle pratiche più controverse è un dato di fatto. 
È quella che potrebbe concedere piacere a tutti, ma proprio tutti, eppure, per ignoranza, pregiudizi e leggende metropolitane che la circondano, diventa spesso causa di problematiche fisiche o psicologiche. 
Il danno maggiore viene dall’errata convinzione, socialmente molto diffusa, che sia doloroso: la penetrazione anale è concettualmente ritenuta da alcuni una pratica estrema, un atto invasivo, al punto che moltissimi la considerano quasi una violenza, mentre –in realtà- non lo è affatto se vissuta con consapevolezza e senza imposizioni.

Partiamo demolendo il primo dei pregiudizi a suo carico: quello di genere.
Fisiologicamente parlando, la stimolazione anale porta lo stesso piacere a uomini e donne perché -anatomicamente parlando- abbiamo le medesime terminazioni nervose e quindi le stesse potenzialità di piacere.
Capito perché è democratica?

Ovviamente sappiamo tutti quali pregiudizi esistano a carico del piacere anale maschile, ma i dati ci dicono che sempre più uomini ci si dedicano, mettendo da parte l’ignoranza e i condizionamenti che collegano il piacere anale all’omosessualità o comunque all’assenza di virilità e mascolinità.
E questo è, indubbiamente, positivo.

Io voglio dare per scontato che chi sta leggendo, queste sciocchezze le abbia già archiviate da tempo e che, se ancora teme che la pratica sia dolorosa, in questo post troverà l’incoraggiamento giusto per superare le sue paure. 
Diciamo subito che la penetrazione anale è dolorosa solo se “fatta male”, se imposta contro la volontà del partner, e se temuta per paura di soffrire.
Proviamo, quindi, a predisporci come se non sapessimo che può far male e concentriamoci su alcune considerazioni che possono aiutarci a non provare alcun dolore. Ve la sentite? 

La POSIZIONE, in primis.
Nell’immaginario collettivo la posizione più diffusa è quella volgarmente definita “a pecorina” ma quella ideale, che consente a chi viene penetrato di accogliere con più facilità e meno rischio di dolore, è la posizione supina. Potete aiutarvi mettendo un cuscino sotto le natiche e mantenendo le gambe semi-piegate: questa postura, favorisce sia i movimenti, sia il relax muscolare. Concede anche di sentirsi un po’ meno esposti e sottomessi, che potrà sembrare superfluo ma psicologicamente aiuta molto.
Viene spesso consigliata anche la posizione “a cucchiaio”, con il partner sempre alle spalle quindi, ma finché non sarete avvezz* alla pratica, consiglio sicuramente quella supina anche perché permette di arrivare a stimolare la spugna perineale (e il cosiddetto Punto G) nella donna e la prostata nell’uomo, apportando in questo modo un piacere maggiore.

La STIMOLAZIONE deve necessariamente avvenire con cura e non può prescindere dall’attenzione che il/la partner deve avere per noi: quando saremo esperti potremo giocare seguendo i nostri istinti, ma le prime volte dobbiamo essere noi il centro dell’attenzione.
La stimolazione può essere messa in pratica in diversi modi. L’impiego di un LUBRIFICANTE agevolerà la pratica che deve essere delicata e graduale e, se avviata contestualmente alla MASTURBAZIONE, risulterà già di per sé piacevole. Considerate anche che il lubrificante è un buon alleato - così come la lingua, a chi piace - ma pure l’ano ci mette del suo lubrificandosi fisiologicamente.
Quindi: voi pensate a masturbarvi, il/la partner si occuperà di stimolarvi la zona anale e lo sfintere ci metterà del suo, se non lo chiuderete voi volontariamente. La stimolazione manuale è fondamentale e rende molto più facile la successiva penetrazione. Si può fare sia, per l’appunto, con la mano o con un vibratore o anche con il pene stesso.

Dettaglio importante: le unghie. Per quanto belle siano le unghie lunghe, non sono certo amiche delle penetrazioni, e anche un’unghia non troppo lunga può risultare spiacevole e fastidiosa proprio nel momento in cui c’è bisogno di non avvertire fastidi.

E arriviamo al momento che tutti aspettiamo, la penetrazione. È molto importante che il partner sia attento alle nostre reazioni, che si appoggi ma senza spingere: non deve forzare ma esercitare una pressione misurata. Avvertendo la pressione forse vi verrà istintivo stringere la muscolatura, sempre per effetto di quella paura di cui parlavamo sopra. Dobbiamo pensare che non farà male, ricordate? E non lo farà, se nessuno forzerà. 
Quindi, nel momento in cui avvertite la pressione, concentratevi sul concetto di ACCOGLIENZA.
Non dovete temere perché il/la partner non forzerà, non è lì per farvi male, ma per darvi piacere. Continuate a masturbarvi e provate ad avvertire “l’oggetto” che sta esercitando pressione come un qualcosa da accogliere, da far entrare dentro voi. A questo scopo, vi aiuterà fare una sorta di ginnastica con lo sfintere: stringere e rilasciare, stringere e rilasciare… lentamente. Vi accorgerete che questo consente una percezione molto forte della sensazione che quella pressione sta esercitando e, man mano che aumenterà il piacere che vi viene dalla masturbazione, aumenterà anche la disponibilità ad accogliere l’oggetto.

Guidate pure il/la partner indicandogli di aumentare o diminuire la pressione a seconda di come la percepite: sarete così più in sintonia.
Qui mi fermo, nel senso che da questo momento in poi sarete voi a sentirvi e, se manterrete alta l’attenzione verso le sensazioni che state provando in termini di piacere, non avrete di certo difficoltà a godervi il tutto… perché l’orgasmo anale, specie se associato a quello della masturbazione, è davvero da “Fiuuuuuu”. Si può dire Fiuuuuuu?
Abbiamo parlato in termini di “coppia” ma potete pure provare da sol*: un vibratore, magari poggiato contro il cuscino per mantenerlo fermo, e basterà muovere il bacino per regolare la pressione sullo sfintere. Questo dovrebbe rassicurarvi ancora di più, le prime volte, considerato che sarete voi direttamente a dosare il grado di pressione. 
Quello che sicuramente consiglio è di non provare senza la masturbazione: l’eccitazione provocata dalla stimolazione genitale distoglie dalla lucidità che razionalmente potrebbe frenarvi per paura del dolore. 
Una volta appresa la tecnica dell’ACCOGLIENZA (la quale consente di non essere la parte che subisce, ma parte attiva nel “risucchiare” l’oggetto dentro di voi) sarete liberi di associare il piacere anale a qualsiasi altra pratica che vi ecciti. 

Concludo con una riflessione dedicata agli uomini: alcuni di voi si trovano in difficoltà perché il piacere anale, in passato, è stato spesso associato all’assenza di virilità o alla tendenza alla femminilizzazione. 
Non fatevi condizionare da vecchi stereotipi superati e privi di alcun fondamento scientifico. Se apprezzate la stimolazione anale, una donna che non sia una sciocca non potrà far altro che apprezzare la vostra apertura mentale… e non solo quella.

Un uomo che va oltre gli stereotipi e sa godersi il piacere, è un uomo attraente. Perché a definire la vostra sessualità non è quello che fate a letto, ma con chi lo fate.
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GLI UOMINI E LO SQUIRTING

20/6/2020

 
Se nei due post precedenti che riguardavano lo squirting abbiamo analizzato alcuni aspetti del piacere che si può provare con questo orgasmo e abbiamo ribadito che una donna deve provare ad arrivarci solo se ha la curiosità e il desiderio di farlo per se stessa, oggi guardiamo la cosa dal punto di vista maschile e cerchiamo di dare anche qualche indicazione agli uomini.
Solitamente, quando parlo di squirting, i maschi manifestano un comportamento che va dal malinconico all’entusiastico: malinconia per chi non ha mai assistito o partecipato “live” a un orgasmo con squirting, entusiasmo per chi ha ricordi legati a un’esperienza passata o lo vive abitualmente.
In linea generale, nell’immaginario maschile, lo squirting è una benedizione dal cielo. 
È quasi banale dire che questo loro amore per lo squirting nasce dalle fantasie legate al porno, ma è un dato di fatto.
I siti pornografici sono zeppi di contenuti al riguardo, spesso fittizi ma qualcuno anche molto reale: non posso non citare Manuel Ferrara e Angela White, due attori che quando fanno sesso, fanno l’Amore. L’ho scritto con la maiuscola, sì, e capirete perché se vi farete il regalo di guardarli (tra gli altri, c’è un video in rete in cui lei piange -alla fine- e lui la coccola e stringe a sé).
Ecco, guardate Manuel Ferrara: potrà sembrarvi assurdo, amici maschietti, ma può essere molto istruttivo riguardo al come approcciarsi alla sessualità femminile. Prendetelo come un input angelico: potete guardarvi porno e dire alla vostra partner che lo state facendo per lei. 
Detto questo, analizziamo alcuni spunti di riflessione prima che io mi perda a sognare su Ferrara.

PERCHÉ AGLI UOMINI PIACE COSÌ TANTO LO SQUIRTING?
Perché, anche se inconsapevolmente, quando si guarda un porno (e non solo) ci si identifica nell’attore/attrice che corrisponde al nostro genere, quindi gli uomini dopo aver guardato una scena di squirting si sentono efficaci e sessualmente potenti come quell’attore che non fallisce mai e che porta sempre la partner (o le partner) a livelli di piacere irraggiungibili per i più.
Per gli uomini una donna che “squirta” diventa il simbolo della propria capacità sessuale. Non che non esistano quelli che invece lo amano in quanto segnale di grande piacere per la compagna, ma in media è più per una gratificazione al proprio ego che altro.

CAMBIARE PUNTO DI VISTA è il primo consiglio che posso dare agli uomini perché sicuramente può favorire la condivisione in coppia dell’esperienza.
Nel post precedente, parlando della mia esperienza personale, ho spiegato che ho dovuto studiare da sola cosa mi accadesse prima di condividere con il mio partner proprio perché il suo entusiasmo era diventato inconsapevolmente un’aspettativa che mi metteva a disagio e mi impediva di raggiungere il “risultato”.
La sua aspettativa, in quel momento, mi creava ansia e mi distoglieva da me stessa.

Ho realizzato, in sostanza, che lo squirting diventa piacere solo se la donna è in grado davvero di godere solo per se stessa. Un orgasmo egocentrico, anche un po’ egoista. Avevo bisogno di provare da sola, prima di condividere. 
Una volta capito come funzionava, abbiamo “lavorato” insieme alla questione fino a che sono riuscita a lasciarmi andare totalmente e vivere la gioia di quell’orgasmo con naturalezza, anche insieme a lui.
Piano piano, insegnandogli l’esatto punto da toccare, il ritmo da tenere, il grado di pressione da esercitare, abbiamo costruito un momento di coppia in cui entrambi ci dedicavamo solo al MIO piacere, e così facendo è scomparsa anche l’ansia da aspettativa. 
Ebbene sì, l’ansia da prestazione non è una questione unicamente maschile: succede anche a noi. Anche noi donne quando “non riusciamo” ad avere un rapporto e gli uomini ci dicono “non ti preoccupare” ci sentiamo un po’ come quando agli uomini svanisce l’erezione e noi diciamo “succede, non è un problema”.
Quanto siamo simili, seppur con caratteristiche diverse, eh!?
Quindi, nel concreto, GLI UOMINI COSA DEVONO FARE?
- SENTIRE LA PARTNER. Sentire nel senso di osservarla, ascoltarne il respiro, seguire i suoi movimenti, toccarla dove e come vuole, senza mai cambiare ritmo, soprattutto se vediamo che il piacere in lei sta crescendo: cambiare ritmo o spostare le dita anche solo di un centimetro, la riporta indietro, interrompe il piacere e bisogna ripartire quasi zero. Vi faccio sorridere: a mio marito, le prime volte, veniva male al braccio. Quindi, amici uomini, cercate di trovare una posizione di appoggio che vi consenta di mantenere abbastanza a lungo il movimento e di non spostare la mano.
- EVITARE DI METTERCI TROPPA ENFASI: lo so, non è facile, però magari -anziché guardarla solo “lì” con la brama di veder uscire liquido- provate a guardarla in viso, a vedere come cambiano le sue espressioni, perché è nel percorso che lei prova piacere. Se l’evidenza dello squirting si realizza con la fuoriuscita del liquido, il piacere sta invece nel crescendo di piacere che la porterà a spingerlo fuori. Quindi i “dài” mentre le guardate la vagina, mettono ansia a lei e non vi aiutano di certo a capire quale grado di piacere abbia raggiunto in quel percorso.
-USARE LA GIUSTA FORZA: la penetrazione delle dita in vagina deve essere possente, sì, ma non un vero e proprio caterpillar. Il movimento da fare lo conoscete un po’ tutti, e se non lo conoscete trovate in rete moltissimi tutorial su come farlo. Non commettete l’errore di pensare di saperlo fare a prescindere: guardatene qualcuno, guardate pure qualche video porno di massaggiatori che inducono lo squirting all’attrice di turno. Solitamente sono piuttosto realistici e abbastanza affini ai desideri femminili.
- EVITATE DI TOCCARLA IN ALTRI PUNTI: la maggior parte delle donne riferisce come DISTURBANTE il fatto che lui accarezzi loro anche solo una gamba, un seno o altre parti.
Attenzione particolare la dedico alla convinzione che hanno parecchi uomini riguardo al fatto che fare un cunnilingus in quel momento possa essere esaltante per lei: spesso non è così. La maggioranza delle donne, per avere questo orgasmo, deve toccarsi da sé per un motivo semplicissimo: nessuno ci sa toccare come sappiamo toccarci noi. Questo perché chi si tocca da sé si ascolta e può modificare ritmi e modalità di stimolazione in base alla percezione del suo piacere. Per quanto possa piacermi essere toccata dal partner, lui non può sentire quel che sento io, e se in altri momenti l’orgasmo lo si raggiunge anche per mano dell’altro, in questo particolare frangente diventa davvero basilare gestire in maniera ottimale l’orgasmo clitorideo.
So che all’uomo toccare più punti può sembrare uno stimolo in più, magari fonte di piacere aggiuntivo, ma in quel particolare momento no: distoglie dalla sensazione specifica. Dopo l’orgasmo potrete accarezzarla finché volete.
In quel momento dovete solo SEGUIRLA, SENTIRLA; se alla vostra partner piace un certo tipo di dialogo sessuale, incalzatela con le parole che la eccitano.
-Per lo squirting le UNGHIE CORTE sono fondamentali: può sembrarvi una sciocchezza, ma il punto che andate a toccare è talmente sensibile che anche un accenno di unghia impedisce la giusta stimolazione. Fa male, insomma, e distoglie dal crescendo di piacere.

Su questo argomento avremmo mille altre cose da dire: come arrivarci con la penetrazione, anche quella anale; come usare sex toys adatti e molto funzionali; come renderlo parte di altre pratiche; come raggiungerlo con stimolazioni diverse; ecc.
​Ci torniamo.

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TUTTO QUELLE CHE AVRESTE VOLUTO SAPERE SULLO SQUIRTING, MA NON AVETE MAI OSATO CHIEDERE

13/6/2020

 
Nel post precedente abbiamo parlato dello squirting, abbiamo spiegato cosa è e come funziona, e abbiamo detto che se una donna decide di voler provare questa esperienza, come qualsiasi altra, deve farlo per se stessa.
È vero che la sessualità riguarda anche la coppia ma, perché funzioni, è necessario che ognuno conosca bene il proprio corpo, le sensazioni di cui può godere e come provarle.

Se già un orgasmo in generale non è cosa scontata per tutte, l’orgasmo legato allo squirting lo è ancora meno per una serie di motivi che vanno dal percorso che è necessario fare per capire come funziona, alle inibizioni che bisogna riuscire a contrastare e al fatto che le informazioni che si trovano in giro sono spesso incomplete, superficiali e spesso contrastanti, quando non proprio fuorvianti, e il più delle volte trattano l’argomento solo in termini “tecnici”.
Io oggi vorrei parlarvi delle sensazioni che si provano quando l’orgasmo con squirting arriva a essere la risultante di diverse stimolazioni insieme, le quali permettono di raggiungere un grado di piacere che ci fa perdere la testa.
Premesso che stiamo parlando di sensazioni, quindi di qualcosa legato agli organi di senso, dobbiamo tenere presente che ognuna di noi ha una conformazione diversa, una propria mappa di nervi di senso. Quindi questa narrazione è la mia.
La grossa fortuna è che il nostro corpo, quello femminile, ha un numero incredibile di terminazioni nervose: pensate che soltanto nella clitoride ce ne sono più di ottomila.
Ottomila!
E se la geografia del nervo pelvico maschile ha una sola diramazione che dalla colonna vertebrale arriva al pene, molto complessa e articolata è quella femminile, invece: dalla colonna vertebrale il nervo pelvico si divide in tre diramazioni che vanno a loro volta a propagarsi in tutto il ventre femminile, formando una rete di terminazioni nervose che interessa tutta la zona pelvica.
Provate a pensare a quante sollecitazioni può ricevere il cervello. Pensate anche però che proprio per questo, essendo così tante, imparare a conoscerle, riconoscerle e “gestirle” è complesso.
Se ci conoscessimo a fondo, potremmo godere in mille modi diversi associando stimolazioni di diverse parti di noi.
Questo è ciò che ho fatto io quando ho iniziato a cercare di capire come funzionasse lo squirting nella pratica: mi sono studiata.
Fuorviata da quanto trovavo in rete (e pure dai porno, sì) ho prima commesso “l’errore” di provarci da subito in coppia ma, dopo diversi tentativi e nessun esito positivo, l’unico risultato ottenuto era un groviglio di emozioni negative date dalla frustrazione mia di non capire e dalle aspettative di mio marito deluse. Non che lui me lo facesse pesare, anche perché già lo “studiare” era pratica di per sé intensa e portava comunque al piacere: ero io a sentirmi incapace. Lui aspettava, come è fisiologico che sia, e io niente. A poco servivano le sue rassicurazioni: il suo entusiasmo deluso, per me era fonte di frustrazione.
Presi allora la decisione di provarci da sola.
Ricavatami uno spazio di assoluta privacy che nessuno potesse interrompere, armata di asciugamani (nella speranza che mi servissero), vibratore ad hoc (uno di quelli ricurvi, per intenderci) e tanta pazienza, ho trascorso un’intera settimana di pomeriggi a masturbarmi prestando molta attenzione alle diverse sensazioni che sentivo toccando un punto piuttosto che un altro.
La prima “seduta” mi portò un’illuminazione: la sensazione alla quale dovevo “andare dietro” era quella stessa che avevo represso innumerevoli volte durante la penetrazione. Quella sensazione simile allo stimolo a urinare che in alcune posizioni mi faceva, appunto, temere di far pipì e che un sacco di volte mi aveva indotto a trattenere o cambiare postura. Tranquillizzata dalla cerata che avevo messo sul materasso, sotto agli asciugamani, sistematami in posizione semi-seduta con l’aiuto di cuscini dietro la schiena.
Ho iniziato a masturbarmi andando contestualmente a cercare -con il vibratore- quel punto esatto che mi provocava lo stimolo e ci ho lavorato per un paio di giorni prima di riuscire a non avvertirlo come qualcosa di “spiacevole”. Ho capito che a renderlo tale non era la sensazione in sé, quanto il condizionamento mentale della paura di bagnare.
Vinto quello, nei pomeriggi successivi mi sono goduta -termine azzeccatissimo- una vastità di orgasmi differenti tra loro, affrontando il tutto quasi con fare metodologico: provando a toccarmi in modi diversi, stimolando quindi la clitoride in modi alternativi all’abitudine e lottando non poco con il vibratore che (un po’ tutti) ha il difetto di scappare se non lo tieni.
Sono poi arrivata a capire che non serviva masturbarmi diversamente quanto stimolare quel punto che chiamano G, di cui qualcuno nega l’esistenza, che nessuno s’è mai preso briga di studiare davvero seriamente in modo esauriente, e che io in me stessa identifico come la base interna della clitoride.
In me sta proprio lì, basta infilare due dita e lo avverto come un rigonfiamento spugnoso, più duro all’interno rispetto alla consistenza del tessuto circostante.
Punto che dà sensazioni diverse a seconda di come lo si stimola: grado di pressione, modalità di tocco, ecc. La cosa certa invece è che lo stimolo deve essere costante nel ritmo e anche nella modalità: se lo si cambia “in corso d’opera” è come dover tornare dall’inizio.

Ma inizio di cosa, direte voi?
Provo a spiegarvi quello che è l’insieme di cose che concorrono a questo tipo di orgasmo, in me.
In sostanza, la masturbazione della clitoride guida il tutto: mi masturbo come per un normale orgasmo e contestualmente stimolo quel punto interno accarezzandolo -con due dita o con il vibratore- mantenendo costante il modo, sia in termini di tipo di movimento, sia di pressione. Quanto energico debba essere il tocco è ovviamente soggettivo, di certo però la pressione va esercitata verso la parete, verso la base di quel punto, quasi a comprimerlo insomma.
La sinergia delle due stimolazioni diverse è un po’ simile a una danza, a una “corsa” in crescendo.
Potrei quasi disegnarvela! 

Provate a figurarvi una linea retta rossa per l’orgasmo clitorideo, quello che già conoscete: la sua stimolazione aumenta il piacere in crescendo, no?
E figuratevi una parallela blu per il crescendo della sensazione dovuta alla stimolazione del punto interno.
Mantenendo stabile ritmo e pressione, i due piaceri crescono simultaneamente, in parallelo.
Poi si arriva a quel punto in cui il piacere clitorideo è talmente forte che, solitamente, ci si lascia andare e si gode.
Ecco. Quello è il momento da imparare a gestire e che è forse il passaggio più difficile da spiegare a parole.
Per come lo vivo io, quando arrivo al grado di piacere in cui mi verrebbe istintivo “lasciar andare”, continuo a trattenere e vado oltre: come se aggirassi l’orgasmo, come se ci girassi proprio intorno passando oltre. 
In sostanza, la linea blu continua retta, mentre la linea rossa aggira l’orgasmo “classico” e ritorna poi parallela alla linea blu.
Da lì inizia un turbinio di sensazioni che non distinguo più cosa sia rosso e cosa blu. È ancora un crescendo ma che non riesco più a razionalizzare perché la mente va altrove mentre il corpo si contrae e i muscoli del ventre spingono fuori questo liquido in preda a un’energia diffusa a tutto il corpo (tutto!) che non riesco a descrivere se non con il termine “animalesca”. Un qualcosa che non è più controllabile, un insieme di sensazioni ed emozioni irruenti, istintive, impetuose… Vi sembra esagerato? Vi basti allora sapere che spesse volte perdo proprio conoscenza o, meglio, a chi è con me sembra che io perda conoscenza mentre in realtà vado a finire in un posto che io chiamo “Il mondo bianco” dove ci sono solo io, non sento più il corpo ma divento solo mente. Resto inerme e inerte, fisicamente, ma mentalmente è come se vedessi tutto da un’altra dimensione. Ho gli occhi chiusi ma mi sembra di potermi guardare da quel posto bianco.
Riesco a sentire se mi si tocca un braccio, per esempio, o a sentire se mi si parla, ma non riesco a muovermi, a parlare, a interagire.
Sento il mio respiro, che dall’affanno del momento animalesco è passato a flebile, lento, superficiale, quasi impercettibile.
Stato che può durare da pochi secondi fino ad alcuni minuti quando poi improvvisamente riprendo il controllo del corpo e riprendo coscienza, con un atto respiratorio molto profondo al quale seguono alcuni secondi di respiro affannato.
E sorrido.
Ora. Ne è uscito un post immensamente lungo e avrei ancora da dirvi mille cose: per esempio che questo è solo UN tipo di orgasmo con squirting, ma ce ne sono tanti quanti possono essere le associazioni tra gli stimoli (la penetrazione anale, per dirne una); che a seconda delle diverse posizioni che assumete è diversa la sensazione; che se il partner sa come stimolarvi internamente, voi potete dedicarvi solo alla masturbazione ed, essendo meno impegnativo, vi godete di più il gioco; che va considerata come una possibilità, non come un obbligo o una mancanza se non interessa provarlo; che quando descrivo questa sensazione molte donne ci si riconoscono mentre altre hanno sensazioni diverse.
​Insomma, davvero tante cose ci sono da dire su questo tipo di orgasmo.

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LO SQUIRTING RIGUARDA SOLO IL NOSTRO PIACERE

6/6/2020

 
Di squirting, chi lavora nel campo della sessualità, sente parlare da diversi anni. Cosa sia o cosa non sia resta argomento piuttosto dibattuto perché andiamo sulla Luna, fotografiamo buchi neri, approntiamo tecniche ingegneristiche da fantascienza ma non studiamo il piacere.

L'ultimo studio scientifico attendibile pubblicato su The journal of sexuality risale al 2015, ha un campione limitato a sette donne e anziché chiarire perpetua il "non sappiamo come succeda" in sostanza.
A oggi sappiamo che lo squirting, inteso come emissione di liquido durante l'orgasmo, non può essere propriamente definito eiaculazione femminile, o comunque va suddiviso a seconda della quantità e della tipologia del liquido emesso, perché i liquidi sono due:
-quantità minima, biancastro, ad alta concentrazione di PSA (antigene prostatico specifico rilasciato dalle ghiandole di Skene che si trovano in prossimità dell'uretra): sarebbe questa la reale eiaculazione femminile perché contiene appunto questo liquido che è affine alla composizione dello sperma maschile;
-quantità importante, trasparente, composto principalmente da acqua e urina molto diluita, concentrazione bassa di PSA: questo è quello che generalmente viene definito squirting. Quello che abbiamo visto spesso rappresentato nei porno, per intenderci.
Di sicuro si sa che quando avviene il secondo fenomeno, il liquido è prodotto dai reni, transita in vescica e viene espulso con forza durante l'orgasmo. Probabilmente assorbe il PSA nella fase di passaggio in uretra, all'altezza delle ghiandole di Skene, ma non è dato certo perché appunto il fenomeno non è stato studiato scientificamente in modo esauriente.
Non lo sappiamo, punto.
Negli anni il fenomeno è stato argomentato da tanti ma, mancando un riferimento scientifico certo, non si è creato altro che confusione di termini, di concetti e di dinamiche.
Peccato.
Lo dico perché quando ho iniziato a studiare questo fenomeno, mi sono messa in gioco in prima persona, cercando di scoprire come funzionasse.
Ho prima studiato la teoria, stupendomi del fatto che ovunque si trovassero solo ed esclusivamente narrazioni riguardo alla dinamica o alla composizione del liquido, mai una narrazione emotiva di ciò che succede in quel momento.
È sempre analizzato in termini di "prestazione" e mai di "emozione".

Questo succede perché la sua diffusione mediatica è avvenuta attraverso la narrazione pornografica, che sappiamo bene essere stata (almeno in passato) mirata esclusivamente al pubblico maschile. Il punto di vista narrativo quindi non è mai stato quello del piacere femminile ma quello dell'appagamento maschile.
Andiamo avanti, allora, ma avanti evolvendo, per cortesia.
Non fermiamoci di nuovo davanti alle sciocchezze di alcuni estremismi femministi che dicono "Non provateci che andate solo a rinforzare le aspettative maschili nei vostri confronti".
Non cadiamo nella trappola di rimettere ancora il nostro piacere all'eterno conflitto tra i generi.
Non consideriamo lo squirting un qualcosa che andremmo a fare per il partner, pensiamolo come una possibilità tutta nostra di provare un piacere diverso. Totalizzante.
Sì, perché questo è. E non lo dico solo per esperienza personale ma perché in dieci anni di confronto con le donne su questo argomento, tutte quelle che lo hanno provato, lo definiscono un orgasmo che per intensità supera tutti gli altri.

Qui è necessario prendere in analisi un ulteriore conflitto: complice la difficoltà di capire come funzioni, l'impegno necessario e tutti i tabù sessuali palesi con cui la nostra società ci condiziona anche quando non ce ne accorgiamo, moltissime donne manifestano disagio quando si parla di squirting perché, essendo dall'esito incerto e dipendendo da molti fattori, temono di sentirsi meno capaci sessualmente agli occhi degli uomini.
Se davvero vogliamo fare un'azione femminista costruttiva e non perpetrare l'errore di valutare sempre la nostra sessualità mettendola in relazione all'uomo, dobbiamo necessariamente porci una sola domanda: mi interessa sperimentare un tipo di piacere che non conosco, oppure no?
Se non ci interessa, poco male. Non lo facciamo, punto. Ma non possiamo accusare le donne che invece sono interessate di farlo per piacere di più agli uomini.

Credo che valga la pena di provare, e lo dico perché mi piacerebbe che tutte le donne potessero sperimentare quella sensazione. Non lo facciamo per vanto, non lo facciamo per sminuire le donne che non lo fanno e non lo facciamo per attirare l’attenzione degli uomini: lo facciamo perché ci prendiamo cura del NOSTRO piacere.
Il MIO piacere come donna e nient’altro.

Emanciparsi dal maschilismo significa compiere scelte che siano totalmente centrate su ciò che noi vogliamo, e non in termini di dispetto all’uomo. Agli uomini piace, sì. E allora?
Se non proviamo (lo squirting così come qualsiasi altra cosa ci stimoli interesse sessuale) perché siamo convinte che sia solo per appagare l'uomo, leviamo a noi stesse la possibilità di emanciparci nel piacere.
Se ci vietiamo un'esperienza per non dare soddisfazione a un uomo o se consigliamo alle donne di non farla perché ne godono solo gli uomini, non stiamo pensando al nostro piacere ma stiamo ragionando solo in termini (sbagliati) di lotta nelle questioni di genere.
Chiudo con una considerazione che è un dato di fatto: questi consigli non vengono mai da donne che hanno provato questo tipo di orgasmo, ma vengono da quelle che non sanno cosa sia, emotivamente parlando.
Non sanno che sensazioni si provano, non sanno che l'emozione è diversa a seconda che lo squirting sia provocato da un'azione meccanica o che sia "governato" attraverso la conoscenza profonda del proprio corpo.
Non sanno che è l'orgasmo più egocentrico in assoluto e, anche se fosse il partner a indurlo (non necessario, eh, possiamo fare anche da sole), il partner risulta un mero strumento di piacere in quel momento perché la sensazione prende mente e corpo ed è impossibile pensare a lui.
Non sanno che è un tipo di orgasmo in cui si perde proprio il controllo di sé, in cui l'energia sessuale è di un'intensità difficile da descrivere.

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"NON C'È SESSO SENZA AMORE" lo dici a tua sorella!

29/5/2020

 
NON C'È SESSO SENZA AMORE
Quante volte avete sentito ripetere questa frase?
Magari lo pensate anche voi, il che sarebbe pure lecito considerando che la nostra cultura è la risultante di un conflitto, che dura da millenni e che ha sempre visto strumentalizzare la sessualità in ogni ambito: il mercato la usa per vendere, le religioni la usano per mantenere le pecore in gregge, i governi che si sono succeduti l’hanno usata per mantenere gestibile il sistema fondato sulla famiglia, attraverso l’esclusivismo sessuale.
Millenni in cui, per essere persone d’animo nobile, bisognava fare sesso solo –appunto- con la persona di cui si era ufficialmente innamorati.
Al netto dei retaggi culturali che ci portiamo dietro, l’oggettività ci dice che il sesso è una cosa e l’amore un’altra: potete mescolarli, identificarli l’uno nell’altro, ma la realtà è che l’eccitazione sessuale insorge anche al di fuori di un rapporto amoroso.
Ovvio che ognuno fa sesso con chi vuole e secondo i propri princìpi ma voglio invitarvi a una riflessione molto semplice e lineare: se incontrate un nuovo possibile partner, non cadete nella trappola di affermare o esplicitare il concetto che non esista il sesso al di là dell’amore. È una tutela personale.
Mi spiego: gli studi più attuali e attendibili che abbiamo al riguardo della coppia, ci dicono che, antropologicamente parlando, ha una durata di quattro o cinque anni.
Non sono opinioni, sono studi scientifici.
Ci dicono anche che non essendo monogami per natura siamo passati dal sesso inteso come dinamica a sé, indipendente dal concetto di amore (che si viveva prima dell’avvento dell’Era dell’agricoltura) alla monogamia seriale nell’amore per i primi anni, ma poi avvertiamo il bisogno di cambiare partner, di novità, perché la nostra storia biologica ci condiziona ancora oggi, con buona pace delle promesse di eterna fedeltà.
Siamo biologicamente portati a cercare un nuovo partner e sesso/amore sono legati in questa dinamica perché l’educazione sociale ci ha imposto per millenni di credere che fossero la stessa cosa solo perché si è identificato il sesso con la procreazione.
​Se fino a un paio di decenni fa la relazione amorosa era considerata indissolubile per principio, oggi il trend è decisamente diverso: sono nettamente in aumento coloro che preferiscono cercare un nuovo partner.
Quello che non cambia invece è il numero di relazioni extraconiugali basate sul sesso, più o meno durature, così come l’incidenza di rapporti sessuali occasionali fuori dalla coppia (basti pensare ai numeri della prostituzione).
Per quanto possa essere destabilizzante, bisogna riconoscere che “non c’è sesso senza amore” è un’affermazione falsa, dovuta a retaggio culturale, che ripeto può benissimo essere uno stile di vita, se lo scegliete, ma potreste pure ritrovarvi tra qualche anno a non pensarla più così… e ne nascerebbe un problema insormontabile: come fate a dire al vostro partner che non la pensate più così?
Finireste a nutrire le fila di coloro che tradiscono perché – e lo dico sulla base di vent’anni di studi sulle dinamiche di coppia - razionalmente siamo tutti quelli che “Nella coppia ci vuole onestà”, “Bisogna dirsi le cose”, ecc. Ma quando hai una famiglia, due figli e un mutuo da pagare, la difficoltà a parlarne è davvero tanta, troppa. Trovare comprensione, poi, è pressoché impossibile: agli occhi di tutti si diventa la “bestia”, la brutta persona.
Io lo so che Cenerentola e i vari “E vissero per sempre felici e contenti” rimangono un gran bel pensare, ma sono favole.
​Noi, prima che concetti romantici che cambiano nell’evoluzione, siamo biologia.
Poi la scarpetta, lo sappiamo tutti, poteva essere calzata solo da quella #granstronza di Cenerentola.
#EnjoyYourWellBeing   
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