![]() Che i giocattoli siano uno strumento di divertimento non è sicuramente una scoperta, come non lo è associare il divertimento al piacere sessuale. Credo la pensasse così pure l’addetto alla sicurezza dell’ultimo aeroporto dal quale sono partita che, vedendomi appoggiare sul nastro un paio di sacchetti trasparenti con dentro i miei preferiti, prima mi ha guardata in viso, poi ha sorriso dicendo “We can never be old enough to stop playing”. Una sorta di “Non si è mai abbastanza grandi per smettere di giocare”. Già. Negli aeroporti è un po’ un casino… qualche mese fa ne hanno evacuato uno perché un vibratore si era acceso dentro a una valigia pronta per essere stivata e ha fatto partire l’allarme, ad esempio. Quindi, se volete portarveli appresso, meglio dare un’occhiata alle regole per l’imbarco. Così come se non siete pratici e volete acquistarne qualcuno, meglio informarsi prima sulla qualità e le potenzialità di utilizzo. Ma andiamo con ordine. Oggi parliamo di sex toys, cioè di tutti quegli strumenti che si possono utilizzare per rendere il sesso più giocoso e più intenso, sia individualmente sia in coppia. Avevo deciso di farvi una lista ma poi ho pensato che, se fate un giro sul web, i siti specializzati e i magazine più trendy forniscono parecchie informazioni anche più dettagliate nelle specifiche di quanto potrei fare io qui, in un post. Ogni sito pubblica la propria lista di preferiti anche per ragioni di sponsorizzazione e marketing, però in generale le indicazioni che trovate sono davvero dettagliate e stimolanti, e c’è di che sbizzarrirsi. Al netto del fatto che in Italia solo il 28% delle donne possiede un vibratore, mentre nel resto del mondo occidentale si viaggia oltre il 45%, preferisco occuparmi del discorso un po’ più in generale perché anche riguardo ai sextoy, gli stereotipi e i luoghi comuni la fanno ancora da padroni. Rispetto ai vibratori, ad esempio, è facile sentir dire che serve per rimpiazzare un uomo. Ditemi che non devo spiegarvi che è una sciocchezza enorme e che, chi lo pensa, ha un grosso problema di autostima: a pensare che una donna possa sostituire l’uomo con un vibratore può essere solo chi vuole giustificare a se stesso l’incapacità di instaurare una relazione sana con l’altro sesso, lasciatemelo dire. E lo fa sminuendo così se stesso e il genere femminile. Un vibratore non è un uomo ma semplicemente un oggetto che consente un orgasmo alternativo: per quanto il design e i materiali possano essere ispirati “all’originale”, non hanno nulla a che fare né in termini di sensazione tattile né di quella affettiva, quindi leviamoci di dosso certi luoghi comuni banali e banalizzanti. Un po’ la “rabbia” degli uomini verso i vibratori la capisco perché quelli non fanno mai “cilecca” ma più nello specifico, chi ce l’ha con i vibratori, solitamente vive un vero e proprio conflitto con la masturbazione femminile in generale. Sono ancora tantissimi oggi gli uomini che non apprezzano l’autoerotismo femminile, soprattutto se parliamo di una situazione condivisa, durante un rapporto. La donna che si tocca, per molti, è simbolo di una propria inefficienza sessuale: “Se hai bisogno di toccarti mentre io ti sto penetrando, allora io non basto a farti provare piacere”. Questo è ciò che pensano ancora troppi uomini, che dobbiamo scusare perché tutto ciò deriva dal condizionamento socio-educativo che hanno ricevuto e dai conflitti che hanno dovuto e ancora devono affrontare a causa del perpetuo dover corrispondere ai canoni di mascolinità e potenza sessuale. Forse non tutti sappiamo o abbiamo mai pensato che, se la crescita sessuale della donna è minata da mille stereotipi, pure quella dell’uomo ha parecchi ostacoli tra i quali la parola “impotente”, ad esempio, o il bisogno di dimostrare ai pari di aver già fatto sesso in età adolescente e di avere un’attività frequente in età adulta. Discorso che magari riprenderemo ma che sta alla base del motivo per cui, per un uomo, la donna che si masturba è segno di una propria mancanza, di un’incapacità, che mina la sua autostima. Ragazzi, non è così. Semplicemente, essendo stimolazioni diverse, se una donna si tocca durante la penetrazione è perché il piacere viene amplificato dalla doppia stimolazione vaginale e clitoridea, punto. Una sorta di addizione matematica, niente di più. E se magari siete così avanti da toccarla voi, durante la penetrazione, ma lei vi sposta la mano e si tocca da sola è semplicemente perché ognuno di noi (anche voi) sa toccarsi meglio di come possa fare chiunque altro. Non sentitevi sminuiti, non è che non siete capaci: è solo che in quel momento magari, impegnati anche nella penetrazione, il tocco è incerto, o cambia ritmo e pressione, quindi il piacere clitorideo non cresce verso l’orgasmo perché i neuroni percettivi hanno bisogno di continuità e di specifici movimenti, che lei sa darsi perché li sente. Tutto qui. Dovete sempre tenere presente che fisicamente siamo molto diversi: la donna ha questa possibilità di associare ben più stimoli contemporaneamente, e non c’è nulla di sbagliato in voi. Semplicemente lei può associare la stimolazione clitoridea a quella vaginale, di cui vi state prendendo cura voi. Potrebbe pure pensare di associare quella anale con un vibratore e a quel punto, se volete fare di più, potreste pensare alla stimolazione dei capezzoli, per esempio, o di una parte del suo corpo che sapete essere zona erogena per lei. Insomma, il corpo femminile ha molte più innervazioni di piacere e possibilità di orgasmi, per conformazione fisica, quindi più se ne associano, più potente sarà il piacere. Avete mani e bocca, quindi potete sicuramente adoperarvi e stimolarla in diversi modi ma, siccome non avete centoquattordici mani e spesso sono impegnate a mantenere la posizione per gestire la penetrazione, i sex toys –capite bene- dovreste vederli come degli alleati. Non a caso ne esistono a migliaia, anche se quando si parla di sex toys si pensa principalmente ai vibratori. Non saprei proprio da dove partire se dovessi elencarli tutti, quindi qui adesso su due piedi, ho deciso di aprire la mia valigetta e presentarvi i miei preferiti. Ne ho un discreto numero perché per un periodo ho collaborato con una rappresentante: lei mi mandava il giocattolo da testare, io lo provavo e facevo una recensione. Parto sicuramente da #Womanizer, il re dei succhiaclitoride. Questo lo testai in una situazione un po’ particolare, durante una trasmissione in radio, in un clima amichevole e di divertente ironia. Io ero a casa mia, in collegamento telefonico, e i ragazzi in radio facevano da spalla a un momento che, condotto con i giusti modi, è risultato gioviale e divertente. Nulla di volgare, nulla di vergognoso. E piuttosto stupefacente per me perché il succhiaclitoride, seppur palesemente deficitario in termini di sensazioni tattili rispetto a una bocca, è un portento nel condurre all’orgasmo clitorideo. Cioè, se pure tu non volessi godere, se quello è lì ed è acceso, tu godi, punto. Questo succede perché, agendo meccanicamente, lo stimolo non cambia mai intensità e ritmo, salvo che sia tu ad aumentarlo o diminuirlo spingendo il bottone. E la clitoride non può esimersi dal godere. Attrezzo che consiglio vivamente alle donne che faticano a raggiungere l’orgasmo o non l’hanno mai provato. Dopo di lui ne ho testati altri tre per una motivazione semplicissima: ha un costo importante, quindi volevo capire se qualche prodotto meno dispendioso, potesse equipararlo nell’effetto. Ahimè, no. E ci tengo a specificare che per lui, come per tutti gli altri oggetti che citerò, non percepisco nessun compenso a scopo pubblicitario. Ho scelto di indicare i nomi commerciali solo perché capisco bene che nell’acquisto ci sia pure il bisogno di valutare la spesa, quindi preferisco indicarvi acquisti sicuri per evitarvi di spendere magari la metà ma in oggetti che poi finireste a non utilizzare… e ve lo dice una che ne ha mezzo armadio pieno. Succede esattamente come con i vestiti: ne compriamo venti ma più della metà finiscono solo a impegnare grucce perché alla fine scegliamo sempre quell’abito che ci fa sentire meglio, no? E la metafora degli abiti si confà perfettamente perché un vestito di scarsa qualità, dopo essere stato indossato qualche volta, si deteriora, si scuce, si rompe. Se non è di buona fattura e di buoni materiali, rischiamo pure di usarlo una volta e mai più. Rischio che non si corre con Womanizer, che io ho da quattro anni e non ha mai sbagliato un orgasmo. La particolarità di questo aggeggio, oltre alla qualità e alla potenzialità nel portare all’orgasmo, è che non dà mai fastidio. Mi spiego: non so se sapete che tantissime donne, subito dopo aver avuto un orgasmo clitorideo, nei minuti successivi non sopporta nessuna stimolazione della clitoride. Sentirla toccare dà addirittura una sensazione dolorosa, a qualcuna. Personalmente provo solo fastidio ma, per il tipo di stimolazione che mette in atto Womanizer, posso non toglierlo e “partire” subito per l’orgasmo successivo. Cosa che non mi succede con gli altri che ho testato e cosa che non mi è possibile nemmeno con le mie stesse mani. Non si corre nessun rischio nemmeno acquistando i prodotti Lelo. Un marchio che probabilmente avrete sentito nominare, del quale io non posso parlare che bene, considerando che il primo vibratore specifico per stimolare lo squirt che comprai è di questa azienda e resta sicuramente il mio preferito in termini di stimolazione. Sto parlando di Mona, garantito dieci anni e io sto fuori garanzia, con il mio, ma funziona ancora alla perfezione e il materiale non ha subìto alcun mutamento. Ha una forma talmente ben disegnata che anche per il sesso anale è davvero il top, soprattutto per chi è alle prime armi. Decisamente un attrezzo genderfluid. Sempre della Lelo, segnalo anche Ina Wave (un rabbit che stimola clitoride e punto G insieme), Hugo per lui (per il massaggio prostatico è top) e Tor2 (il miglior anello fallico vibrante di tutti quelli testati e valutati (tanti). E sugli ANELLI FALLICI mi soffermo perché in questo periodo ho ricevuto diverse richieste di consigli su quali acquistare, cosa che mi è piaciuta tantissimo perché un uomo che va oltre lo stereotipo del “non ne ho bisogno” è sicuramente un ottimo compagno di giochi. Ma cosa fa esattamente un cock ring? In primis rafforza l’erezione, risultando quindi un alleato per chi ha problemi a mantenerla ma anche per chi non ha problemi… allungando i tempi, il che non guasta sicuramente. Indossato intorno alla base del pene, quando è semieretto, fa sì che la successiva fase dell’erezione (quando cioè il pene va in erezione rigida e completa) venga mantenuta più a lungo. Inoltre l’anello preme sull’uretra e può quindi indurre un orgasmo molto più intenso. Preoccupati al pensiero di come posizionarlo? È comprensibile. Potrei pure burlarmi un po’ di voi in questo passaggio perché, se penso a quanto maldestri siete in generale anche solo a indossare un preservativo, mi viene da sorridere a immaginarvi alle prese con un anello. In realtà, come in tutte le cose, è solo questione di pratica. E di modello che scegliete. Se cercate sul web, di anelli fallici vibranti e non, ne trovate un’infinità ma in generale il modo più comune di indossarlo è alla base: tutto ciò che dovete fare è applicare una piccola quantità di lubrificante all’interno dell’anello e farlo scorrere lungo l’asta semieretta fino alla base. Tutto qui. Dopo il rapporto va rimosso nello stesso modo, sfilandolo, quando siete tornati in semierezione. Quando sarete un po’ più pratici, potrete anche scegliere di indossarlo dietro allo scroto: io non so descrivervi quale differenza ci sia a livello di sensazione, non potendola provare direttamente, ma so che parecchi uomini dicono di sentirlo più fermo, più sicuro. Qui dovete sperimentare voi, insomma. Per indossarlo valgono le stesse indicazioni (semierezione e lubrificante) mentre la manovra da fare è infilare prima i testicoli e poi tirare l’anello, infilandovi il pene. Niente di complesso, nemmeno per rimuoverlo: fate la manovra inversa, prima il pene poi lo scroto. Ma come si sceglie un anello fallico? Dipende dallo scopo. Se lo si sceglie come giocattolo, quelli vibranti promettono sensazioni aggiuntive anche per la partner, ad esempio. Dico “promettono” perché bene o male lo garantiscono tutti ma non tutti mantengono. Per questo ho scelto di indicarvi Tor2 della Lelo: lui so per certo essere “di parola” e il tipo di vibrazione che emette è effettivamente percepibile anche dalla partner. Diversi altri provati, soprattutto quelli monouso, lasciano il tempo che trovano. Ma, oltre a quello vibrante che già abbiamo detto dover essere di qualità per mantenere le promesse, facciamo un breve elenco dei tipi che potete trovare: -anello fallico regolabile: sceglietelo in silicone e di buona qualità (quelli economici può succedere che si sciolgano). Tutto quello che dovete fare è mettere questo “laccetto” intorno alla base del pene e stringere il cordino quanto vi piace. Potete eventualmente stringerlo o allentarlo anche durante i giochi. -anello fallico elastico: è sicuramente la scelta migliore per i principianti. È altamente flessibile, quindi si adatta anche se la taglia non è esattamente quella giusta. Anche qui insisto sulla qualità perché quelli economici tendono a perdere elasticità e potenziale costrittivo, quindi dopo un paio di usi vi toccherebbe buttarlo. -anelli fallici con supplemento: si tratta di anelli fallici che hanno elementi aggiuntivi che stimolano lo scroto o la clitoride o entrambi. Alcuni hanno anche un fallo supplementare. Gran bei giocattoli ma meglio provarli quando sarete già un po’ più esperti del modello base. -anello con teardrop: paura per il parolone? Si tratta di un anello che ha un supplemento speciale, piccolo, che va a stimolare il perineo (zona tra testicoli e ano). Stuzzica in maniera decisamente piacevole. Come capite bene, c’è da sbizzarrirsi ma cosa c’è da sapere riguardo alla misura da scegliere? La maggior parte degli anelli fallici è flessibile, quindi si adatta bene alle dimensioni. Solitamente quelli di buona qualità sono in misura standard proprio perché essendo silicone ottimo non si deteriora e non cede. Se volete invece avventurarvi verso quelli di metallo, le misure contano eccome: dovete misurare la circonferenza della base dell’asta in erezione e dividerla per 3,14 per ottenere il diametro e scegliere l’oggetto in base al risultato ottenuto. Considerate che in vendita ne trovate di diversi materiali (pelle, metallo, lattice…). Io consiglio sempre il silicone, sia per una questione di adattabilità di forma, quindi confort, sia per questioni igieniche: si lavano molto facilmente e sono quindi più igienici. Quelli in metallo sono difficoltosi soprattutto per la scelta della misura, non così facile: una dimensione inadatta può portare dolore durante l’erezione e i rapporti (se troppo stretto) o può risultare inutile (se troppo largo). Quelli in pelle hanno spesso bottoni con i quali è possibile regolare la misura ma personalmente li trovo antiigienici. Ultima cosa sugli anelli: andando a esercitare un’azione meccanica, possono causare danno se non usati correttamente ma è sufficiente che non siano troppo stretti e che non li indossiate per più di venti/trenta minuti e non succederà nulla di che. Riassumo? Scegliete preferibilmente un anello flessibile, mantenetelo ben igienizzato e non indossatelo per “sedute” infinite. Potete togliere e rimettere. A questo punto, guardo la mia valigetta e vedo le pompette, le pinze e gli elastici per i capezzoli; i giochini con telecomando; le lingue leccapatata (termine confidenziale) e altre cose curiose, ma realizzo di aver già scritto tantissimo. E volevo parlarvi anche delle diverse possibilità, in coppia o da soli, e di vivere un’esperienza interessante con le aziende professioniste dei sex toys… quelle che vengono anche a mostrarveli a casa. Riapriamo la valigetta nel prossimo post? (su #womanizer leggi anche questo)
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Sull’astensione e sull’astinenza sessuale, nel post precedente, abbiamo detto tanto e do per scontato che abbiamo tutti capito che l’assenza di desiderio sessuale è fisiologica in certi periodi della vita che variano, per durata, da individuo a individuo.
Questo già dovrebbe aver cambiato un po’ il punto di vista riguardo all’argomento: è convinzione socialmente diffusa che se non si prova desiderio sessuale nei confronti del partner non lo/la si ama più o non si prova più il sentimento di prima. Ma noi abbiamo capito che è un luogo comune, vero? Bene. Partiamo da qui per dire che il sesso è intrinsecamente legato ai modi in cui comunichiamo come esseri umani, quindi, se siamo in un periodo in cui siamo particolarmente stressati, preoccupati, stanchi o subissati di cose da fare e pensare, l’astensione diventa un modo per riacquistare il controllo di sé e per stabilire i confini tra sé e gli altri, tutti, anche il partner. Se abbiamo subìto un trauma emotivo, ad esempio, o una delusione di qualsiasi genere da parte di una persona qualsiasi, non è difficile che il tutto si riversi proprio sulla sessualità perché entra in crisi la nostra capacità di fidarci e si fatica a condividersi di nuovo, anche se la delusione non viene dal partner. Razionalmente sappiamo che del partner possiamo fidarci ma il nostro subconscio se ne frega altamente della razionalità, quando è in crisi, quindi ci impone una pausa di ricognizione che non può fare che bene. Le motivazioni scatenanti possono essere tantissime e diversissime tra loro, ma l’astensione diventa il modo per capire quanto davvero chi abbiamo vicino sia interessato a noi nella nostra essenza e non solo per la sessualità: se è vero che il sesso è un ingrediente ottimo in una relazione amorosa, è altrettanto vero che se un periodo di assenza sessuale mette in crisi il rapporto, la mente automaticamente ci porta a chiederci quanto quel rapporto sia davvero ciò che pensiamo. Cosa succede quindi in una coppia? Chi si astiene vive il senso di colpa per la sensazione di inadeguatezza verso il partner ma, a fronte di un’insistenza o di un cambiamento di comportamento del partner nelle altre sfere di vita, si sente incompreso e comincia a dubitare della relazione. Chi vive l’astinenza imposta, d’altro canto, dubita fin da subito della relazione: non mi desideri più, quindi non mi ami più, forse c’è addirittura qualcun altro (perché nella concezione sociale del sesso non è previsto che una persona non abbia desiderio sessuale). Lo capite da voi che è un cane che si morde la coda e non c’è sicuramente bisogno che vi dica che tutto questo dipende dal condizionamento socio-educativo che abbiamo ricevuto: se fossimo stati educati a distinguere sesso e amore, nei periodi di astensione dell’uno, l’altro potrebbe non doversi astenere per forza e il problema non sussisterebbe proprio. Lo so che quando faccio questi discorsi non vi piaccio tanto, ma è un dato di fatto, oggettivo, e mi preme ribadirlo solo perché è fondamentale essere consapevoli che se abbiamo queste problematiche è perché non viviamo secondo la biologia ma siamo esseri biologici inseriti in un contesto di norme comportamentali imposte, non proprie dell’individuo come essere vivente. La coppia a lungo periodo non è una realtà istintiva, ce lo dicono gli studi scientifici che monogami lo siamo solo in maniera seriale: possiamo desiderare quell’unico partner per quattro/cinque anni, poi le cose cambiano. Ma restiamo sulla concezione classica di coppia e vediamo cosa si può fare, ok? Preso atto che: -l’astensione è un bene nei limiti in cui ci sia consapevolezza che è funzionale a “ricaricarsi”, che non si deve riprendere solo per accontentare il partner perché imporsi di fare sesso controvoglia è equiparabile a una violenza su di sé, che la durata è soggettiva ma se diventa una situazione di stallo è bene chiedere aiuto a un professionista; -l’astinenza imposta è da considerarsi un trauma che, non elaborato, può essere fattore di rischio per la salute mentale dell’individuo; la prima cosa da fare sicuramente è NON EVITARE IL PROBLEMA. Il problema non è l’astensione ma ciò che l’astensione genera e qui è fondamentale il dialogo: per quanto sia difficile e possa scatenare confronti pesanti dal punto di vista emotivo, è necessario affrontare il discorso. Sarà anche l’occasione per capire se la situazione dipende da un calo di desiderio fisiologico, funzionale a ricaricarsi, o se ci sia altro da chiarire. Parlatene apertamente, senza nascondervi lo stato d’animo reciproco: comprendere come si sente l’altro, vi aiuterà a capire anche di più di voi stessi. Se non riuscite a farlo, se ci avete provato e ne sono nate solo discussioni, risentimenti, ecc, potrà farvi bene farlo con un terapeuta di coppia che in sostanza vi guidi nel confrontarvi, mediando. So che non è facile pensare di andare da un “estraneo” a parlare di queste cose ma vi garantisco che –vinto il primo imbarazzo- troverete nel terapeuta un buon alleato per entrambi. Se invece riuscite a parlarne con calma, in modo costruttivo, senza buttarvi addosso colpe o responsabilità, magari anche sdrammatizzando, ci sono alcune cose che potete fare per smuovere la situazione. COSA PUÒ FARE CHI NON PROVA DESIDERIO SESSUALE Abbiamo detto nel post precedente che il desiderio sessuale è alimentato anche dagli stimoli. E allora, se vi sentite pronti a provare a uscire dallo stato di astensione, dovreste provare a fare cose che vi stimolino, come leggere qualcosa di erotico, guardare un video porno o semplicemente decidere a tavolino di masturbarvi, magari usando un sex toy. Vi sembra assurdo? Vi garantisco che, provarci, male non farà. Fatelo da soli, in un momento in cui nessuno può interrompervi e in una condizione di relax assoluto. È importante ritrovare prima sé stessi, per poi condividersi. Eviterei di dirlo al partner, soprattutto se non ha preso benissimo la vostra astensione, perché potrebbe crearsi aspettative o voi sentirvi in dovere di riprendere subito anche in coppia. Se così facendo ritroverete il piacere, sarà più facile che vi venga poi il desiderio di condividerlo. Non abbiate fretta, godetevi la ripresa. Quando avvertirete il desiderio senza deciderlo a tavolino, o anche solo vi sfiorerà l’idea di voler condividere, potrete avvicinarvi al partner e cercare il contatto… magari anche dicendo chiaro che la sensazione del momento è desiderio, che non è detto diventi costante e duraturo ma “In questo momento c’è, ce lo godiamo insieme?” Questo ve lo dico perché so bene che a volte, nella ripresa, si evita di approcciare il partner per timore che poi lui/lei consideri quell’approccio come un “È tutto passato” mentre voi ancora non sapete bene se effettivamente è così. È consigliabile ripartire con gradualità anche perché, qualora poi doveste fare qualche passo indietro, sarà tutto molto meno pesante, emotivamente parlando, e si eviterà una nuova chiusura. Se si riparte alla grande, “meglio”. Se si riparte a singhiozzo, va bene uguale. Se non si riparte e lo si desidera a ogni costo, l’unica soluzione possibile è il terapeuta. Vi invito anche a riflettere, qualora non vi interessi riprendere l’attività sessuale e personalmente non ci trovo niente di assurdo, di considerare la possibilità di dire apertamente al partner che può cercare altrove il soddisfacimento sessuale: questo ovviamente implica un confronto molto maturo e consapevole sulla vostra relazione di coppia, lo capite bene, ma non è detto che sia propedeutico a una situazione negativa. Comunque la maggioranza delle persone che subisce astinenza, prima o poi, cede e cerca altrove: è decisamente meglio stabilirlo insieme e decidere, magari, di separare almeno momentaneamente, sesso e amore. Non lo sto dicendo con leggerezza, vi stimolo solo a riflettere: non possiamo pensare che, se noi non vogliamo più avere a che fare con il sesso, l’altro si sacrifichi per tutta la vita… come detto sopra l’astinenza imposta induce un rischio sulla salute mentale. D'altro canto, lo ribadisco, trovo tutt'altro che sano imporre a sé stessi di fare sesso se non lo si desidera. Ve lo dico qui, perché io ne sono umanamente convinta, con una metafora: a me piace la pizza, tanto. In certi periodi la mangio ogni giorno, in altri una volta a settimana, in altri per niente proprio. Posso stare anche un anno senza mangiarla, se non mi va. Ma mi sento alla perfezione, perché la mia felicità non dipende dalla conta delle pizze. Se mi va la mangio. Se non mi va non la mangio. Punto. Mi sono spiegata? COSA PUÒ FARE CHI SUBISCE L’ASTINENZA Con voi devo fare un discorso molto preciso. Avete una sola arma fatta di accoglienza e comprensione. Lo so che vi sentite frustrati sotto diversi punti di vista, che non è per niente facile, però sta a voi decidere. Se tenete al/la partner, se la relazione amorosa è importante, dovete davvero comprendere che non può fare diversamente. Insistere, riversare la frustrazione, attribuire colpe, non farà che allontanarvi. Davvero non dovete cadere nel tranello e credere che se non vi desidera sessualmente non vi ama più. Se riuscirete a fargli/le capire che non ce l’avete con lui/lei, che non mettete il discussione la relazione amorosa per il mero fatto sessuale, aprirete la possibilità al ritorno di desiderio in un modo che nemmeno vi aspettate. La vostra comprensione sarà la conferma che amate, che non avete pretesa, che non volete sesso a ogni costo pur di farlo, ma che vi interessa solo stare bene insieme. Non limitatevi nelle coccole, nelle attenzioni, solo perché siete insoddisfatti sessualmente. Provate a elargire carezze e baci non sessuali: se non smuoveranno desiderio, comunque daranno al/la partner la certezza di essere sempre amato/a. Questo genere di apertura concede all’altro di potersi rilassare, di non sentirsi in dovere, di non vivere il sesso come un conflitto. Più si insiste, più si fa pesare l’astinenza, più l’altro si chiude. E non lo fa consapevolmente, sia chiaro. È proprio la mente che comanda. Più la situazione sarà trattata con astio, più sarà dura uscirne. Potrebbe essere che il/la partner eviti proprio il discorso: non cerchi l’approccio, dica no agli approcci e poi finga che il problema non esista: non lo fa per cattiveria… semplicemente si sente in colpa e non riesce ad affrontare il problema. Cercate il dialogo, con molta calma, con molta comprensione. Cercate di chiarire quali possono essere le motivazioni, ascoltate, accogliete, non giudicate. L’assenza di desiderio (mi ripeto, lo so) non è assenza d’amore. Non posso non dirvi che comprendo chi cerca altrove il soddisfacimento sessuale: qui dovete fare i conti con le vostre soggettività, con il tipo di relazione che vivete, pur consapevoli che -se questo avviene di nascosto dal partner- le possibilità di evoluzioni problematiche possono essere diverse. Ma lo sapete già. Chiudo raccontandovi che ieri mi sono studiata i dati Censis-Bayer 2019 sulle abitudini sessuali degli italiani: non sono riuscita ad avere lo studio vero e proprio, quindi non ho capito né il campionamento né le variabili dello studio, ho potuto solo prendere atto del report in cui viene dipinta una nazione molto attiva e soddisfatta, sessualmente parlando. Sorrido e mi scuso se non riesco a credere a quanto riportato. Sarà che sono immersa h24 in tutt’altra proiezione e che il panorama della sessuologia medica non dipinge una bella situazione, invece. Però mi piace il pensiero positivo, quindi continuo a dirvi di non smettere mai di cercare il Ben Essere sessuale e di non fare mai sesso perché vi sentite soli. Fatelo per appagarvi di piacere, se ne avete desiderio. Eccoci qui, rientrati dalle ferie estive durante le quali sono certa che abbiate ben impiegato il vostro tempo a mettere in pratica i consigli che avevamo snocciolato nei post precedenti, giusto?
L’estate, il mare, il tempo a disposizione, le nuove conoscenze, la leggerezza del trascorrere nottate lontane dall’ansia dei problemi lavorativi… No, eh!? Vedo tanti che fanno no con la testa o abbassano gli occhi, chi un po’ triste, chi un po’ ferito dai sensi di colpa: chi avrebbe voluto ma non ha potuto, chi avrebbe potuto ma non ha voluto. Via quelle facce tristi perché oggi facciamo una di quelle riflessioni che raramente si affrontano perché, se riguardo alla sessualità persistono pregiudizi e pudore, ne esistono altrettanti sull’astinenza e l’astensione. Termini che la lingua italiana usa come sinonimi ma che in questo post io userò a modo mio: sono entrambi indicativi di privazione ma, mentre l’astensione è un comportamento adottato per scelta e quindi attivo, l’astinenza è qualcosa di più sofferto, subìto, indotto da una situazione. Anche se l’argomento è spesso sbrigato in poche battute ironiche o racchiuso nei silenzi, le considerazioni da fare al riguardo sono tante perché l’assenza di attività sessuale è uno dei principali motivi di malessere, soprattutto all’interno della coppia. Prima di affrontare i diversi aspetti nella relazione, ho bisogno che sappiate che la psicologia del desiderio sessuale è qualcosa di ancora molto discusso anche tra i ricercatori nel campo della psicosessualità: se Freud l’aveva relegato a una questione meramente pulsionale, facendo un parallelo tra la soddisfazione sessuale e quella alimentare, le teorie più recenti si basano sul concetto di “incentivo” e ipotizzano che il desiderio sessuale sia dipendente dalla stimolazione ambientale. Cosa significa? Che se fino a qualche anno fa si affermava che praticare sesso rispondesse esclusivamente a un bisogno di base determinato dall’istinto (come mangiare lo è per la fame) e che quindi più aumentava la deprivazione (quindi la fame) più si accumulava desiderio, le ipotesi più recenti sostengono che il desiderio sessuale è un appetito che si risveglia solo se posto di fronte a uno stimolo adeguato, quindi in quest’ottica il desiderio sessuale diminuisce con la deprivazione. Non vi annoierò raccontandovi gli studi al riguardo, ma mi preme che abbiate chiari questi concetti perché considerando che viviamo in una società ipersessualizzata dobbiamo essere consapevoli che spesso il desiderio sessuale è qualcosa che avvertiamo perché sottoposti a degli stimoli esterni, e non direttamente correlato al nostro grado di bisogno. Un po’ quello che succede quando ci viene fame perché vediamo una pubblicità tra uno spezzone di film e un altro, insomma. La prova più semplice potete farla così: andate su un sito di video porno, ne fate partire uno a caso e il vostro corpo, anche se stavate pensando a tutt’altro e non avevate proprio nulla di sessuale in testa, reagirà alla stimolazione attivandosi in termini di desiderio. La posizione attuale della psicologia si può riassumere così: il desiderio sessuale dipende in modo importante dal grado di elaborazione delle aspettative che ognuno di noi ha nei confronti del comportamento sessuale, le quali sono il risultato di apprendimenti culturali conflittuali (la società dice che il sesso è appagante - quindi va ricercato - ma anche che è peccaminoso - e va evitato -), di esperienze personali (positive o negative), di eventuali stati ormonali o di deprivazione. Insomma, non è solo questione di “voglio” o “non voglio” ma le variabili che incidono sono numerose e questo è il punto fondamentale da cui partire per riflettere sulla privazione perché i luoghi comuni e le convinzioni errate sono alla base dei problemi che ci facciamo riguardo all’astinenza e all’astensione. Adesso andiamo per punti. - CHI NON PRATICA SESSO, HA UN PROBLEMA Lo sentiamo dire da chiunque e in ogni dove, ma è un’affermazione sbagliata: studi recenti e accreditati hanno dimostrato che chi si astiene dal sesso ha lo stesso grado di appagamento personale e raggiunge il medesimo stato di serenità/felicità di chi lo pratica. E non sto parlando solo di single ma anche di individui che hanno relazioni più o meno stabili. - COSA SUCCEDE NELLA COPPIA Non c’è sicuramente bisogno che vi dica che all’interno della coppia, se uno dei due si astiene (e l’altro di conseguenza subisce l’astinenza), nasce un problema. Problema che solitamente ruota intorno alla convinzione del partner che subisce l’astinenza: “NON MI AMI PIÙ”. Umanamente comprensibile che lo si pensi, ma è sbagliato. Il conflitto in questo concetto nasce dal condizionamento culturale che ha identificato il sesso con l’amore al mero fine di regolamentare l’istituzione coppia e mantenerla salda al concetto di monogamia, al fine di mantenere ordine sociale. E dipende anche dalla convinzione che una persona in salute debba necessariamente avere una vita sessuale attiva per tutta la vita, almeno fino a che non ce la fa più per motivazioni fisiche. Non è così. Periodi di astensione sessuale sono perfettamente fisiologici, che siano determinati da uno stato ormonale variato, da particolari momenti di stress ma anche dall’assuefazione e mille altri motivi. Certo che spesso si associano a problematiche legate a conflitti di coppia, ma su questo credo non si possa dire altro a parte che il desiderio sessuale tornerà solo se quei conflitti verranno affrontati e risolti. C’è però una dinamica sulla quale mi preme soffermarmi: quando in una coppia la partner si astiene, per esempio, il partner solitamente risolve il problema con la masturbazione, spesso aiutata da materiali pornografici. Ci troviamo quindi nella situazione in cui lei non ha desiderio sessuale e lui, attraverso i contenuti pornografici (ricordate: stimoli) aumenta la stimolazione ambientale su di sé, quindi “avrà sempre più fame”. Ora, non sto dicendo che non lo dobbiate fare, ognuno ragiona per sé, però è necessario avere consapevolezza che il desiderio sessuale che si prova non è un desiderio primario, è uno stato di eccitazione aumentato rispetto a quello fisiologico, ok? Vale per uomini e donne, sia chiaro. Perché è fondamentale avere questa consapevolezza? Perché nella quasi totalità dei conflitti di coppia sul discorso sessuale succede che il partner che vorrebbe fare sesso metta in atto comportamenti che inducono l’altro partner a sentirsi in colpa, a sentirsi inadeguato. E, ovviamente, più ho fame, più chiedo cibo, più mi irrito se non lo ottengo. E più mi irrito, più induco senso di colpa, più il partner si chiuderà: al punto che anche qualora avesse un piccolo appetito, non si siederà a tavola per la paura che poi il partner si illuda di allestire banchetti nei giorni a venire, chiedendo insistentemente di abbuffarsi. - IL SENSO DI COLPA È inevitabile. Nella cultura in cui siamo immersi, totalmente ignari che l’astensione sessuale non sia una “malattia”, chi non ha desiderio sessuale si sente inadeguato verso il partner. Partner che il più delle volte non è che pretende il sesso, eh, anzi: dimostra tutti i sentimenti di buona intenzione perché manifesta apprezzamento, dimostra amore, desidera coinvolgimento fisico. E allora diventa sempre più difficile non dargli ciò che vorrebbe. Ma non ci si riesce. Partner che difficilmente riuscirà a capire che non è la sua persona a indurci assenza di desiderio, ma è uno stato nostro. Non è lui/lei che non ci piace più, è che non ci piace e basta, in quel momento. Sul senso di colpa posso solo dirvi una cosa: cercate di non soffrirlo, se potete. Non siete sbagliati, è che viviamo condizionati da certe convinzioni che non ci permettono di vedere le cose per quel che sono ma ci obbligano a dover corrispondere a degli stereotipi: leggiamo ovunque che dovremmo fare sesso almeno tot volte a settimana, che dovremmo reinventare la coppia, che dovremmo essere animali sessuali sempre. Non è così: la sessualità è un fatto molto soggettivo, che condividiamo con altri, ma è solo nostro. Solo noi sappiamo come ci sentiamo e non possiamo obbligarci a nulla nel sesso, considerando quanto viscerale è il coinvolgimento che richiede. A fronte del senso di colpa, potrebbe venire spontaneo concedersi anche se non se ne ha voglia. Per l’uomo più difficile, per ovvi motivi, ma per le donne è un must da millenni… Bè, non fatelo. Concedersi controvoglia ha ripercussioni psicologiche che sono simili a quelle che conseguono una violenza sessuale, e non lo dico io per opinione personale, sia chiaro. Accettare una penetrazione senza desiderarla crea un conflitto che andrà a generare ancor di più desiderio di astensione. Un trauma meno imponente di una violenza sessuale vera e propria, ovviamente, ma pur sempre un trauma. Saperlo dovrebbe essere utile anche agli uomini per razionalizzare: volete davvero che la partner faccia sesso con voi per accontentarvi, anche se non ne ha voglia? Se state rispondendo affermativamente, allora c’è un problema più grande nella coppia e non è quello sessuale bensì, davvero, riguarda il concetto di amore. - L’ASTENSIONE È UNA SCELTA, PIÙ O MENO CONSAPEVOLE Se molte persone non sanno per quale motivo non avvertono desiderio sessuale, molte praticano l’astensione per scelta: parliamo di chi segue certe dottrine, ad esempio, o di chi ha capito che quando si astiene dal sesso diventa più produttivo in termini di efficacia nello studio o nel lavoro. Sono tantissime le persone che si sentono più capaci se non distratte dal desiderio sessuale. Pensate che fino agli anni sessanta la medicina sosteneva che per gli uomini eiaculare fosse una dispersione di sostanze nutritive (fosforo, lecitina, ecc) talmente imponente da condizionare le capacità intellettive. Poi ci sono quelli che si astengono per non avere problemi “il giorno dopo”. Parliamo di persone che non hanno intenzione di instaurare una relazione affettiva e non si concedono nemmeno “avventure” sessuali per il timore di trovarsi invischiati in una situazione per la quale, anche chi dice di non crearsi aspettative, di fatto se le crea eccome. Una sorta di tutela, insomma. Non che ne siano felici, magari, ma prediligono la tranquillità. Fenomeno crescente, e questo dovrebbe farci interrogare su tante cose. - È UNA SITUAZIONE SPESSO TEMPORANEA Questo vi tirerà un po’ su il morale, credo. Se la fase di assenza di desiderio viene vissuta senza ansie particolari (proprie o indotte dal partner) tenderà a risolversi in un tempo che può essere breve ma anche fisiologicamente lungo (anche anni, sì). Però non è quasi mai permanente. Una nota particolare va appuntata per chi in astensione ci finisce per motivi di salute, dopo un intervento o in caso di problematiche fisiche traumatizzanti, come chi subisce modificazioni dello schema corporeo: in questi casi lo stato psico-fisico è sotto pressione per diversi motivi non fisiologici, quindi vanno affrontati con estrema cautela e anche con l’aiuto di un professionista che possa supportare e guidare nell’elaborazione della problematica. Fino ad ora, come avrete notato, ho solo cercato di contestualizzare il fenomeno e di farvi riflettere sulle convinzioni errate che abbiamo al riguardo, cercando di spiegare che c’è un’enorme pressione sociale verso l’essere sessualmente attivi, fare sesso e divertirsi... ma non per tutti funziona allo stesso modo e anche per ognuno di noi non funziona sempre nello stesso modo: periodi, fasi di più o meno desiderio sessuale, ma anche nullo. Di certo è importante focalizzare che: - un partner che non ci corrisponde sessualmente non ha necessariamente smesso di amarci; - non siamo macchine del sesso, checché ne dica l’ipersessualizzazione che ci bombarda quotidianamente; - più siamo sottoposti a stimolo sessuale, più aumenta il nostro bisogno di farlo (questione puramente biochimica); - insistere o mortificare il partner che non ci corrisponde sessualmente, altro non fa che allontanare la possibilità di riprendere l’attività sessuale; - pretendere che il partner faccia sesso con voi, in qualche modo, è un’azione forzata che andrà a incidere anche sulla relazione di coppia, e non in senso positivo. Insomma: IMPORRE O IMPORSI DI DESIDERARE NON È POSSIBILE. Lo è imporre o imporsi di avere un rapporto sessuale ma NON È FUNZIONALE NÉ AL BENESSERE INDIVIDUALE NÉ A QUELLO DI COPPIA. Tutto qui? (penserete ora) Nessun consiglio? Nel prossimo post, quando avrete ben elaborato i concetti sopra. Perché la teoria è una cosa, ma la pratica è un’altra storia. Al netto di aver preso coscienza che la questione non è proprio come la pensavamo noi, ora che si fa? Provate a concentrarvi su ciò che avete letto e provate a immaginare come può sentirsi la persona che vi ama ma non riesce a darvi ciò che vorreste, se siete il partner in astinenza non per scelta. Perché so per certo, invece, che chi si trova in fase di astensione sessuale e si sente inadeguato, ha già chiaro in mente come vi sentite voi e non sapete quanto vorrebbe rendervi felici. #love |
GRAZIA SCANAVINI Educatrice umanista Ricercatrice Counselor filosofica Raccolta dei post della rubrica settimanale sulle dinamiche sessuali ideata per Frontpage Post.
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