Sull’astensione e sull’astinenza sessuale, nel post precedente, abbiamo detto tanto e do per scontato che abbiamo tutti capito che l’assenza di desiderio sessuale è fisiologica in certi periodi della vita che variano, per durata, da individuo a individuo.
Questo già dovrebbe aver cambiato un po’ il punto di vista riguardo all’argomento: è convinzione socialmente diffusa che se non si prova desiderio sessuale nei confronti del partner non lo/la si ama più o non si prova più il sentimento di prima. Ma noi abbiamo capito che è un luogo comune, vero? Bene. Partiamo da qui per dire che il sesso è intrinsecamente legato ai modi in cui comunichiamo come esseri umani, quindi, se siamo in un periodo in cui siamo particolarmente stressati, preoccupati, stanchi o subissati di cose da fare e pensare, l’astensione diventa un modo per riacquistare il controllo di sé e per stabilire i confini tra sé e gli altri, tutti, anche il partner. Se abbiamo subìto un trauma emotivo, ad esempio, o una delusione di qualsiasi genere da parte di una persona qualsiasi, non è difficile che il tutto si riversi proprio sulla sessualità perché entra in crisi la nostra capacità di fidarci e si fatica a condividersi di nuovo, anche se la delusione non viene dal partner. Razionalmente sappiamo che del partner possiamo fidarci ma il nostro subconscio se ne frega altamente della razionalità, quando è in crisi, quindi ci impone una pausa di ricognizione che non può fare che bene. Le motivazioni scatenanti possono essere tantissime e diversissime tra loro, ma l’astensione diventa il modo per capire quanto davvero chi abbiamo vicino sia interessato a noi nella nostra essenza e non solo per la sessualità: se è vero che il sesso è un ingrediente ottimo in una relazione amorosa, è altrettanto vero che se un periodo di assenza sessuale mette in crisi il rapporto, la mente automaticamente ci porta a chiederci quanto quel rapporto sia davvero ciò che pensiamo. Cosa succede quindi in una coppia? Chi si astiene vive il senso di colpa per la sensazione di inadeguatezza verso il partner ma, a fronte di un’insistenza o di un cambiamento di comportamento del partner nelle altre sfere di vita, si sente incompreso e comincia a dubitare della relazione. Chi vive l’astinenza imposta, d’altro canto, dubita fin da subito della relazione: non mi desideri più, quindi non mi ami più, forse c’è addirittura qualcun altro (perché nella concezione sociale del sesso non è previsto che una persona non abbia desiderio sessuale). Lo capite da voi che è un cane che si morde la coda e non c’è sicuramente bisogno che vi dica che tutto questo dipende dal condizionamento socio-educativo che abbiamo ricevuto: se fossimo stati educati a distinguere sesso e amore, nei periodi di astensione dell’uno, l’altro potrebbe non doversi astenere per forza e il problema non sussisterebbe proprio. Lo so che quando faccio questi discorsi non vi piaccio tanto, ma è un dato di fatto, oggettivo, e mi preme ribadirlo solo perché è fondamentale essere consapevoli che se abbiamo queste problematiche è perché non viviamo secondo la biologia ma siamo esseri biologici inseriti in un contesto di norme comportamentali imposte, non proprie dell’individuo come essere vivente. La coppia a lungo periodo non è una realtà istintiva, ce lo dicono gli studi scientifici che monogami lo siamo solo in maniera seriale: possiamo desiderare quell’unico partner per quattro/cinque anni, poi le cose cambiano. Ma restiamo sulla concezione classica di coppia e vediamo cosa si può fare, ok? Preso atto che: -l’astensione è un bene nei limiti in cui ci sia consapevolezza che è funzionale a “ricaricarsi”, che non si deve riprendere solo per accontentare il partner perché imporsi di fare sesso controvoglia è equiparabile a una violenza su di sé, che la durata è soggettiva ma se diventa una situazione di stallo è bene chiedere aiuto a un professionista; -l’astinenza imposta è da considerarsi un trauma che, non elaborato, può essere fattore di rischio per la salute mentale dell’individuo; la prima cosa da fare sicuramente è NON EVITARE IL PROBLEMA. Il problema non è l’astensione ma ciò che l’astensione genera e qui è fondamentale il dialogo: per quanto sia difficile e possa scatenare confronti pesanti dal punto di vista emotivo, è necessario affrontare il discorso. Sarà anche l’occasione per capire se la situazione dipende da un calo di desiderio fisiologico, funzionale a ricaricarsi, o se ci sia altro da chiarire. Parlatene apertamente, senza nascondervi lo stato d’animo reciproco: comprendere come si sente l’altro, vi aiuterà a capire anche di più di voi stessi. Se non riuscite a farlo, se ci avete provato e ne sono nate solo discussioni, risentimenti, ecc, potrà farvi bene farlo con un terapeuta di coppia che in sostanza vi guidi nel confrontarvi, mediando. So che non è facile pensare di andare da un “estraneo” a parlare di queste cose ma vi garantisco che –vinto il primo imbarazzo- troverete nel terapeuta un buon alleato per entrambi. Se invece riuscite a parlarne con calma, in modo costruttivo, senza buttarvi addosso colpe o responsabilità, magari anche sdrammatizzando, ci sono alcune cose che potete fare per smuovere la situazione. COSA PUÒ FARE CHI NON PROVA DESIDERIO SESSUALE Abbiamo detto nel post precedente che il desiderio sessuale è alimentato anche dagli stimoli. E allora, se vi sentite pronti a provare a uscire dallo stato di astensione, dovreste provare a fare cose che vi stimolino, come leggere qualcosa di erotico, guardare un video porno o semplicemente decidere a tavolino di masturbarvi, magari usando un sex toy. Vi sembra assurdo? Vi garantisco che, provarci, male non farà. Fatelo da soli, in un momento in cui nessuno può interrompervi e in una condizione di relax assoluto. È importante ritrovare prima sé stessi, per poi condividersi. Eviterei di dirlo al partner, soprattutto se non ha preso benissimo la vostra astensione, perché potrebbe crearsi aspettative o voi sentirvi in dovere di riprendere subito anche in coppia. Se così facendo ritroverete il piacere, sarà più facile che vi venga poi il desiderio di condividerlo. Non abbiate fretta, godetevi la ripresa. Quando avvertirete il desiderio senza deciderlo a tavolino, o anche solo vi sfiorerà l’idea di voler condividere, potrete avvicinarvi al partner e cercare il contatto… magari anche dicendo chiaro che la sensazione del momento è desiderio, che non è detto diventi costante e duraturo ma “In questo momento c’è, ce lo godiamo insieme?” Questo ve lo dico perché so bene che a volte, nella ripresa, si evita di approcciare il partner per timore che poi lui/lei consideri quell’approccio come un “È tutto passato” mentre voi ancora non sapete bene se effettivamente è così. È consigliabile ripartire con gradualità anche perché, qualora poi doveste fare qualche passo indietro, sarà tutto molto meno pesante, emotivamente parlando, e si eviterà una nuova chiusura. Se si riparte alla grande, “meglio”. Se si riparte a singhiozzo, va bene uguale. Se non si riparte e lo si desidera a ogni costo, l’unica soluzione possibile è il terapeuta. Vi invito anche a riflettere, qualora non vi interessi riprendere l’attività sessuale e personalmente non ci trovo niente di assurdo, di considerare la possibilità di dire apertamente al partner che può cercare altrove il soddisfacimento sessuale: questo ovviamente implica un confronto molto maturo e consapevole sulla vostra relazione di coppia, lo capite bene, ma non è detto che sia propedeutico a una situazione negativa. Comunque la maggioranza delle persone che subisce astinenza, prima o poi, cede e cerca altrove: è decisamente meglio stabilirlo insieme e decidere, magari, di separare almeno momentaneamente, sesso e amore. Non lo sto dicendo con leggerezza, vi stimolo solo a riflettere: non possiamo pensare che, se noi non vogliamo più avere a che fare con il sesso, l’altro si sacrifichi per tutta la vita… come detto sopra l’astinenza imposta induce un rischio sulla salute mentale. D'altro canto, lo ribadisco, trovo tutt'altro che sano imporre a sé stessi di fare sesso se non lo si desidera. Ve lo dico qui, perché io ne sono umanamente convinta, con una metafora: a me piace la pizza, tanto. In certi periodi la mangio ogni giorno, in altri una volta a settimana, in altri per niente proprio. Posso stare anche un anno senza mangiarla, se non mi va. Ma mi sento alla perfezione, perché la mia felicità non dipende dalla conta delle pizze. Se mi va la mangio. Se non mi va non la mangio. Punto. Mi sono spiegata? COSA PUÒ FARE CHI SUBISCE L’ASTINENZA Con voi devo fare un discorso molto preciso. Avete una sola arma fatta di accoglienza e comprensione. Lo so che vi sentite frustrati sotto diversi punti di vista, che non è per niente facile, però sta a voi decidere. Se tenete al/la partner, se la relazione amorosa è importante, dovete davvero comprendere che non può fare diversamente. Insistere, riversare la frustrazione, attribuire colpe, non farà che allontanarvi. Davvero non dovete cadere nel tranello e credere che se non vi desidera sessualmente non vi ama più. Se riuscirete a fargli/le capire che non ce l’avete con lui/lei, che non mettete il discussione la relazione amorosa per il mero fatto sessuale, aprirete la possibilità al ritorno di desiderio in un modo che nemmeno vi aspettate. La vostra comprensione sarà la conferma che amate, che non avete pretesa, che non volete sesso a ogni costo pur di farlo, ma che vi interessa solo stare bene insieme. Non limitatevi nelle coccole, nelle attenzioni, solo perché siete insoddisfatti sessualmente. Provate a elargire carezze e baci non sessuali: se non smuoveranno desiderio, comunque daranno al/la partner la certezza di essere sempre amato/a. Questo genere di apertura concede all’altro di potersi rilassare, di non sentirsi in dovere, di non vivere il sesso come un conflitto. Più si insiste, più si fa pesare l’astinenza, più l’altro si chiude. E non lo fa consapevolmente, sia chiaro. È proprio la mente che comanda. Più la situazione sarà trattata con astio, più sarà dura uscirne. Potrebbe essere che il/la partner eviti proprio il discorso: non cerchi l’approccio, dica no agli approcci e poi finga che il problema non esista: non lo fa per cattiveria… semplicemente si sente in colpa e non riesce ad affrontare il problema. Cercate il dialogo, con molta calma, con molta comprensione. Cercate di chiarire quali possono essere le motivazioni, ascoltate, accogliete, non giudicate. L’assenza di desiderio (mi ripeto, lo so) non è assenza d’amore. Non posso non dirvi che comprendo chi cerca altrove il soddisfacimento sessuale: qui dovete fare i conti con le vostre soggettività, con il tipo di relazione che vivete, pur consapevoli che -se questo avviene di nascosto dal partner- le possibilità di evoluzioni problematiche possono essere diverse. Ma lo sapete già. Chiudo raccontandovi che ieri mi sono studiata i dati Censis-Bayer 2019 sulle abitudini sessuali degli italiani: non sono riuscita ad avere lo studio vero e proprio, quindi non ho capito né il campionamento né le variabili dello studio, ho potuto solo prendere atto del report in cui viene dipinta una nazione molto attiva e soddisfatta, sessualmente parlando. Sorrido e mi scuso se non riesco a credere a quanto riportato. Sarà che sono immersa h24 in tutt’altra proiezione e che il panorama della sessuologia medica non dipinge una bella situazione, invece. Però mi piace il pensiero positivo, quindi continuo a dirvi di non smettere mai di cercare il Ben Essere sessuale e di non fare mai sesso perché vi sentite soli. Fatelo per appagarvi di piacere, se ne avete desiderio.
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Mi è saltato alla mente un articolo scientifico letto qualche giorno fa riguardo alla fellatio e ho dato uno sguardo agli articoli pubblicati online che parlano, appunto, di sesso orale all’uomo.
As usual volevo solo dare un’occhiata ma mi sono persa per ore tra guide, forum e gente “disperata”. Parto direttamente dal fatto che, facendo una ricerca base su un qualsiasi motore di ricerca, le guide sul “come” sono scritte quasi esclusivamente da uomini. Ci sta, direte voi, essendo che sono loro a sapere cosa si sente. NI. Ni, perché le diverse narrazioni che ho letto hanno in media un approccio decisamente inefficace, se si considera che destinatarie del post siamo proprio noi donne. In generale quelle guide sono tutte un monito, zero comprensione per certe dinamiche e svalutazione della donna che non lo fa, punto. Hanno pure un altro limite non da poco perché va per la maggiore l’articolo scritto su proprie preferenze personali, mentre le donne sanno bene che non tutti gli uomini amano lo stesso tipo di approccio. Al netto del fatto che io penso davvero che per il sesso orale, che sia cunningulus o sia fellatio, una società evoluta potrebbe benissimo istituire corsi di apprendimento, vediamo di fare un po’ di chiarezza. IL “COME” È IMPORTANTE – SÌ - MA È SOGGETTIVO ALL’ENNESIMA POTENZA. Tocca fare il solito discorso, quasi noioso ormai, ma ognuno di noi è altamente diverso dall’altro anche nella percezioni delle sensazioni, quindi non è la tecnica in sé a fare la differenza quanto la capacità di cogliere l’effetto che ha sul partner un certo tipo di stimolo. Se leggete qualche guida (online ce ne sono a migliaia e trovate pure libri che spiegano la tecnica), lo evincerete da voi: ogni uomo insegna a farlo nel modo che piace a lui sostenendo che quella è la guida definitiva. L’Oscar delle guide. In realtà poi succede che Luigi vi dice che i denti dovete possibilmente farveli levare, mentre Mario dice che una leggera stimolazione non è affatto male, anzi. A Luigi piace che la lingua stimoli il frenulo, Mario non lo sopporta… avverte proprio un fastidio insostenibile. Luigi ama una stimolazione rapida, Mario è un amante della lentezza. E così via. La sensibilità in zona genitale è talmente diversa, da persona a persona, che non esiste UN modo di farlo meglio. Banale, sì, ma l’unica guida davvero efficace è il partner, dal quale possiamo facilmente evincere indicazioni osservandone le reazioni ma il quale può pure farci capire esplicitamente cosa preferisce, cosa lo stimola più piacevolmente. E qui andiamo ad analizzare una questione che molti sottovalutano, relegandola a sciocchezza, ma vi assicuro che non lo è per niente: la modalità di comunicazione. COME GRATIFICARE LA PARTNER Uso il genere femminile come riferimento, non a caso: non perché io consideri solo i rapporti etero ma perché più spesso siamo noi donne ad avere problemi con terminologie e modalità di comunicazione. Facile capire che dipende sempre dal condizionamento socio-culturale ricevuto: in linea di massima la maggior parte delle donne vive ancora forte, spesso inconsapevolmente, il conflitto con il giudizio che le fa sentire delle poco di buono se sono molto aperte sessualmente. Non di meno, il condizionamento viene dal costrutto sociale per il quale la donna sessualmente libera è stata ed è tutt’ora spesso accostata alla figura della prostituta (a dirlo carinamente). Motivo per cui, se una donna sta dando un alto grado di piacere, sentirsi dire BRAVA non è il massimo. Io lo so che l’uomo che lo dice lo fa con i migliori intenti ma “brava” è un aggettivo che esprime giudizio, come se fosse una prova. E se consideriamo che quelle brave a fare fellatio sono spesso enfatizzate e correlate alla figura della prostituta, quella parola incrina la situazione. Se lo ritenete sciocco, sbagliate. Sbagliate nel senso che non otterrete nulla di buono, perché sminuite il sentire della vostra partner. Ben diverso invece se usate espressioni che riguardano solo lei, ciò che vi sta dando. Tra un “Brava” e un “Sentissi cosa mi stai facendo” o “Stare nella tua bocca è qualcosa di meraviglioso” passano molte differenze, tra cui l’eccitazione di lei. Brava ce lo diceva la maestra a scuola, voglio dire, ci siamo intesi? Provate a dirle cosa state provando invece. Spostate su di voi la situazione, su ciò che state vivendo, anziché usare un giudizio generico e stereotipato. La coinvolgerete di più, la ecciterete di più. Non che vi si chieda di tenere un comizio nel momento in cui vi state godendo la situazione, ma se vi viene di parlare, ciò che dite veicola in lei sensazioni: se la volete mantenere coinvolta ed eccitare ulteriormente, prenderle delicatamente la testa con le mani e guardarla mentre la gratificate con le parole “giuste”, avrà il suo bell’effetto. Il Dirty talk non è per tutti/e, ma fatto nel modo adeguato a chi avete davanti crea un coinvolgimento di cui non vi pentirete. Banalmente: tra un uomo che dice “Mi fai un pompino?” e uno che bacia appassionatamente mentre vicinissimo alle labbra sussurra un “Mi fai sentire la tua bocca lì dove mi manda ai matti?” su moltissime donne fa la sua bella differenza. So che in linea di massima per un uomo cambia poco sentirsi dire “La lecchi bene” piuttosto che “La tua bocca è fantastica” ma per noi donne funziona un po’ diversamente. Anche qui, dovete porre attenzione alla soggettività di chi avete di fronte, per capire come le piace sentirsi incentivata e gratificata ma vi dico di certo che l’uomo che si pone come quello che “Ah ma che stronzata. Guarda che se ti dico brava non voglio darti della t***a, eh!” ci perde. Magari si sentirà strafigo, ma di fatto metterà distanza tra sé e la partner che (succede spessissimo) smetterà di “abbassarsi” con piacere e volontariamente. VOLONTARIAMENTE. Cosa ve lo dico a fare: quando c’è di mezzo la bocca, non si scherza. La maggioranza delle donne afferma che considera più intimo l’uso della bocca rispetto a quello della vagina, ma lo sapete già, giusto? Vi invito comunque a ricordarvi che una donna, a differenza di un uomo, si trova sempre nella condizione di dover accogliere. Quindi sì, mi permetto di dire che le donne hanno diritto a certe attenzioni in più perché accogliere, quando non si prova totale piacere nel farlo, è una sorta di violenza. Non scateniamo battaglie tra i generi, lavoriamo per venirci incontro, senza sentirci inadeguati se un’abitudine che abbiamo, all’altro non piace. Siamo qui per stare meglio insieme, no? Non per decidere chi abbia ragione. Se un partner o una partner vi dicono che qualcosa li infastidisce, non fatelo, punto. Anche perché nel sesso la razionalizzazione non è sufficiente. Accogliere nella bocca il membro di una persona che ci sminuisce in altre cose, per esempio, ci viene impossibile. Dargli piacere ci diventa pesante e finiamo per non farlo più. Così come per diverse donne è impossibile farlo se non c’è una condizione di perfetta pulizia. TASTO DOLENTE Per molti uomini l’odore “maschio” è un’affermazione della mascolinità, appunto, mentre per diverse donne è un deterrente, nel doverci metterci la bocca. Anche qui le soggettività fanno la differenza, ma, se non siete certi che la partner gradisca stimoli olfattivi forti, non fatene una questione di vita o di morte. Inutile piccarsi. Diversi uomini vedono un rifiuto della propria mascolinità nella donna che chiede pulizia: si sentono proprio feriti nell’ego, spesso perché loro stessi invece amano (nella pratica inversa) che la partner non sia fresca di sapone. Al netto di tutte le discussioni e le ragioni, provate a non interpretare questo aspetto come un giudizio sulla vostra persona: è questione di gusti, punto. Partite dal presentarvi “freschi”, poi verrà da sé che se l’altro/a preferisce un odore forte lo dirà o lo farà capire. L’IRRUMATIO LA SI CONQUISTA Non lo conoscete questo termine, eh? È il termine in latino che indica la pratica in cui l’uomo spinge con i fianchi per affondare il pene nella bocca di chi sta facendo la fellatio ed eiacularle in bocca. Se volete approfondire, il discorso storico riguardante fellatio e irrumatio è molto interessante ma in sostanza il termine caduto in disuso indica la forma violenta della fellatio, che può arrivare fino al Deep throat passivo, termine derivato dal linguaggio del “porno”. Sì, perché si fa presto a dire fellatio, ma mica ne esiste solo un tipo. E mica per forza significa lui in piedi e lei in ginocchio… soprattutto se rispetto alla pratica lei non è proprio appassionata. Per chi non lo sapesse, quando un uomo sta facendo dipendere il suo piacere dalla partner, è lui quello assoggettato, anche se la posizione eretta (intendo “in piedi”) lascerebbe intendere altro. Se qualcuna avverte fastidio a inginocchiarsi, meglio evitare discussioni e invitare lui a mettersi in posizione seduta o addirittura distesa. L’UOMO STESO È UOMO ARRESO, l’avete mai sentita? Io no, ma mi è saltata in mente adesso immaginando la scena. Se dovessi consigliare un percorso in crescendo, se la partner è un po’ diffidente verso la pratica, direi che la cosa migliore è partire da stesi lasciando che sia lei a condurre il gioco, per poi arrivare gradualmente fin dove il piacere vi porta. Non dico che sia scontato poter arrivare alla situazione in cui potete prenderle la testa e ancheggiare con una certa determinazione, ma di sicuro partire da lì equivale a essere dei kamikaze. Piccolo appunto: non pretendete un “69” subito… soprattutto se vi conoscete poco. Darei priorità al piacere alternato, che consente di capirsi meglio a vicenda. Quando la conoscenza è più profonda, allora avventuratevi pure. Come al solito avrei ancora mille cose da dire e considerazioni da fare ma il post è già un “pippone”. Allora andiamo per punti; se poi volete approfondire lo facciamo nei commenti: -più o meno ovunque trovate affermazioni per le quali ci sono DONNE ALLE QUALI PIACE E DONNE ALLE QUALI NON PIACE. Non è vero. Tant’è che moltissime affermano che con alcuni uomini amano tantissimo farlo, con altri no. Le motivazioni vanno dal modo in cui lui “le tratta”, al grado di pulizia o preparazione (molte detestano i peli pubici, per esempio), alle pretese sulla conclusione. Lo so che per voi uomini è altamente piacevole che la partner non rifiuti lo sperma ma la questione, lo capite bene, non è una scelta razionale. Se la cosa disgusta può dipendere sia dalle caratteristiche dello sperma (qui un post sulla specificità dell’argomento), sia da un gusto personale rispetto alla cosa. Non vi fissate nel volere che ingoi a tutti i costi: se le fa schifo non può proprio farlo; se insistete, è facile che quella pratica diventi sempre meno frequente; -lo SGUARDO: mantenere il contatto visivo, in questa pratica, è per entrambi un rafforzativo davvero indiscutibile. Mai sentito nessuno che non leghi l’eccitazione allo scambio di sguardi durante la fellatio. Lui che guarda lei, lei che guarda lui. -Ah sì, i CAPELLI: la donna che discosta i capelli nell’atto, per far sì che sia possibile il contatto visivo, risulta molto seducente ed eccitante. L’uomo che segue ciò che accade con lo sguardo è una carezza eccitante, per lei. Come lo è lui che discosta i capelli di lei (o li trattiene) se lei, intenta a dare piacere, non riesce a domarli; -la LUBRIFICAZIONE: in generale agli uomini piace veder colare saliva ma non tutte le donne amano farlo perché, magari anche inconsciamente, richiama i film porno, ecc. Questione di gusti soggettivi, come sempre. Parlatene e tenete in considerazione che in commercio ci sono ottimi lubrificanti studiati apposta per facilitare lo scorrimento anche nel sesso orale. Vi invito però a evitare di sputare in qualsiasi pratica: a tanti piace, a molti fa proprio ribrezzo. Parlate, parlate, parlate! -la STIMOLAZIONE TESTICOLI/PERINEO/ANO: credo sappiate che la maggior parte degli uomini ama la stimolazione aggiuntiva, adeguata, durante la fellatio. Qui il dialogo è importantissimo perché per molti uomini il solo sentir avvicinare un dito alle natiche è PANICO! Dall’irrigidirsi (e non dove serve) all’immediata perdita dell’erezione. Stessa cosa per l’utilizzo dei DENTI: solo la minor parte degli uomini ama la stimolazione –seppur delicata- con i denti. Qualcuno la adora, soprattutto alla base del pene. Parlate, parlate, parlate! -il FRENULO, quella delicatissima porzione di pelle che sta alla base posteriore del glande e lo unisce al prepuzio, è molto sensibile perché ricco di recettori nervosi e vasi sanguigni. Una stimolazione adeguata porta piacere, troppo intensa può causare disagio. Se eccessivamente stimolato può andare incontro a lacerazioni parziali o totali e portare dolore. Qualcuno è più sensibile, qualcuno meno. Lo capirete da voi ma come sopra: parlate, parlate, parlate! Anzi, no, basta parlare! Usate la bocca per fare altro, questo weekend! Eccoci qui, rientrati dalle ferie estive durante le quali sono certa che abbiate ben impiegato il vostro tempo a mettere in pratica i consigli che avevamo snocciolato nei post precedenti, giusto?
L’estate, il mare, il tempo a disposizione, le nuove conoscenze, la leggerezza del trascorrere nottate lontane dall’ansia dei problemi lavorativi… No, eh!? Vedo tanti che fanno no con la testa o abbassano gli occhi, chi un po’ triste, chi un po’ ferito dai sensi di colpa: chi avrebbe voluto ma non ha potuto, chi avrebbe potuto ma non ha voluto. Via quelle facce tristi perché oggi facciamo una di quelle riflessioni che raramente si affrontano perché, se riguardo alla sessualità persistono pregiudizi e pudore, ne esistono altrettanti sull’astinenza e l’astensione. Termini che la lingua italiana usa come sinonimi ma che in questo post io userò a modo mio: sono entrambi indicativi di privazione ma, mentre l’astensione è un comportamento adottato per scelta e quindi attivo, l’astinenza è qualcosa di più sofferto, subìto, indotto da una situazione. Anche se l’argomento è spesso sbrigato in poche battute ironiche o racchiuso nei silenzi, le considerazioni da fare al riguardo sono tante perché l’assenza di attività sessuale è uno dei principali motivi di malessere, soprattutto all’interno della coppia. Prima di affrontare i diversi aspetti nella relazione, ho bisogno che sappiate che la psicologia del desiderio sessuale è qualcosa di ancora molto discusso anche tra i ricercatori nel campo della psicosessualità: se Freud l’aveva relegato a una questione meramente pulsionale, facendo un parallelo tra la soddisfazione sessuale e quella alimentare, le teorie più recenti si basano sul concetto di “incentivo” e ipotizzano che il desiderio sessuale sia dipendente dalla stimolazione ambientale. Cosa significa? Che se fino a qualche anno fa si affermava che praticare sesso rispondesse esclusivamente a un bisogno di base determinato dall’istinto (come mangiare lo è per la fame) e che quindi più aumentava la deprivazione (quindi la fame) più si accumulava desiderio, le ipotesi più recenti sostengono che il desiderio sessuale è un appetito che si risveglia solo se posto di fronte a uno stimolo adeguato, quindi in quest’ottica il desiderio sessuale diminuisce con la deprivazione. Non vi annoierò raccontandovi gli studi al riguardo, ma mi preme che abbiate chiari questi concetti perché considerando che viviamo in una società ipersessualizzata dobbiamo essere consapevoli che spesso il desiderio sessuale è qualcosa che avvertiamo perché sottoposti a degli stimoli esterni, e non direttamente correlato al nostro grado di bisogno. Un po’ quello che succede quando ci viene fame perché vediamo una pubblicità tra uno spezzone di film e un altro, insomma. La prova più semplice potete farla così: andate su un sito di video porno, ne fate partire uno a caso e il vostro corpo, anche se stavate pensando a tutt’altro e non avevate proprio nulla di sessuale in testa, reagirà alla stimolazione attivandosi in termini di desiderio. La posizione attuale della psicologia si può riassumere così: il desiderio sessuale dipende in modo importante dal grado di elaborazione delle aspettative che ognuno di noi ha nei confronti del comportamento sessuale, le quali sono il risultato di apprendimenti culturali conflittuali (la società dice che il sesso è appagante - quindi va ricercato - ma anche che è peccaminoso - e va evitato -), di esperienze personali (positive o negative), di eventuali stati ormonali o di deprivazione. Insomma, non è solo questione di “voglio” o “non voglio” ma le variabili che incidono sono numerose e questo è il punto fondamentale da cui partire per riflettere sulla privazione perché i luoghi comuni e le convinzioni errate sono alla base dei problemi che ci facciamo riguardo all’astinenza e all’astensione. Adesso andiamo per punti. - CHI NON PRATICA SESSO, HA UN PROBLEMA Lo sentiamo dire da chiunque e in ogni dove, ma è un’affermazione sbagliata: studi recenti e accreditati hanno dimostrato che chi si astiene dal sesso ha lo stesso grado di appagamento personale e raggiunge il medesimo stato di serenità/felicità di chi lo pratica. E non sto parlando solo di single ma anche di individui che hanno relazioni più o meno stabili. - COSA SUCCEDE NELLA COPPIA Non c’è sicuramente bisogno che vi dica che all’interno della coppia, se uno dei due si astiene (e l’altro di conseguenza subisce l’astinenza), nasce un problema. Problema che solitamente ruota intorno alla convinzione del partner che subisce l’astinenza: “NON MI AMI PIÙ”. Umanamente comprensibile che lo si pensi, ma è sbagliato. Il conflitto in questo concetto nasce dal condizionamento culturale che ha identificato il sesso con l’amore al mero fine di regolamentare l’istituzione coppia e mantenerla salda al concetto di monogamia, al fine di mantenere ordine sociale. E dipende anche dalla convinzione che una persona in salute debba necessariamente avere una vita sessuale attiva per tutta la vita, almeno fino a che non ce la fa più per motivazioni fisiche. Non è così. Periodi di astensione sessuale sono perfettamente fisiologici, che siano determinati da uno stato ormonale variato, da particolari momenti di stress ma anche dall’assuefazione e mille altri motivi. Certo che spesso si associano a problematiche legate a conflitti di coppia, ma su questo credo non si possa dire altro a parte che il desiderio sessuale tornerà solo se quei conflitti verranno affrontati e risolti. C’è però una dinamica sulla quale mi preme soffermarmi: quando in una coppia la partner si astiene, per esempio, il partner solitamente risolve il problema con la masturbazione, spesso aiutata da materiali pornografici. Ci troviamo quindi nella situazione in cui lei non ha desiderio sessuale e lui, attraverso i contenuti pornografici (ricordate: stimoli) aumenta la stimolazione ambientale su di sé, quindi “avrà sempre più fame”. Ora, non sto dicendo che non lo dobbiate fare, ognuno ragiona per sé, però è necessario avere consapevolezza che il desiderio sessuale che si prova non è un desiderio primario, è uno stato di eccitazione aumentato rispetto a quello fisiologico, ok? Vale per uomini e donne, sia chiaro. Perché è fondamentale avere questa consapevolezza? Perché nella quasi totalità dei conflitti di coppia sul discorso sessuale succede che il partner che vorrebbe fare sesso metta in atto comportamenti che inducono l’altro partner a sentirsi in colpa, a sentirsi inadeguato. E, ovviamente, più ho fame, più chiedo cibo, più mi irrito se non lo ottengo. E più mi irrito, più induco senso di colpa, più il partner si chiuderà: al punto che anche qualora avesse un piccolo appetito, non si siederà a tavola per la paura che poi il partner si illuda di allestire banchetti nei giorni a venire, chiedendo insistentemente di abbuffarsi. - IL SENSO DI COLPA È inevitabile. Nella cultura in cui siamo immersi, totalmente ignari che l’astensione sessuale non sia una “malattia”, chi non ha desiderio sessuale si sente inadeguato verso il partner. Partner che il più delle volte non è che pretende il sesso, eh, anzi: dimostra tutti i sentimenti di buona intenzione perché manifesta apprezzamento, dimostra amore, desidera coinvolgimento fisico. E allora diventa sempre più difficile non dargli ciò che vorrebbe. Ma non ci si riesce. Partner che difficilmente riuscirà a capire che non è la sua persona a indurci assenza di desiderio, ma è uno stato nostro. Non è lui/lei che non ci piace più, è che non ci piace e basta, in quel momento. Sul senso di colpa posso solo dirvi una cosa: cercate di non soffrirlo, se potete. Non siete sbagliati, è che viviamo condizionati da certe convinzioni che non ci permettono di vedere le cose per quel che sono ma ci obbligano a dover corrispondere a degli stereotipi: leggiamo ovunque che dovremmo fare sesso almeno tot volte a settimana, che dovremmo reinventare la coppia, che dovremmo essere animali sessuali sempre. Non è così: la sessualità è un fatto molto soggettivo, che condividiamo con altri, ma è solo nostro. Solo noi sappiamo come ci sentiamo e non possiamo obbligarci a nulla nel sesso, considerando quanto viscerale è il coinvolgimento che richiede. A fronte del senso di colpa, potrebbe venire spontaneo concedersi anche se non se ne ha voglia. Per l’uomo più difficile, per ovvi motivi, ma per le donne è un must da millenni… Bè, non fatelo. Concedersi controvoglia ha ripercussioni psicologiche che sono simili a quelle che conseguono una violenza sessuale, e non lo dico io per opinione personale, sia chiaro. Accettare una penetrazione senza desiderarla crea un conflitto che andrà a generare ancor di più desiderio di astensione. Un trauma meno imponente di una violenza sessuale vera e propria, ovviamente, ma pur sempre un trauma. Saperlo dovrebbe essere utile anche agli uomini per razionalizzare: volete davvero che la partner faccia sesso con voi per accontentarvi, anche se non ne ha voglia? Se state rispondendo affermativamente, allora c’è un problema più grande nella coppia e non è quello sessuale bensì, davvero, riguarda il concetto di amore. - L’ASTENSIONE È UNA SCELTA, PIÙ O MENO CONSAPEVOLE Se molte persone non sanno per quale motivo non avvertono desiderio sessuale, molte praticano l’astensione per scelta: parliamo di chi segue certe dottrine, ad esempio, o di chi ha capito che quando si astiene dal sesso diventa più produttivo in termini di efficacia nello studio o nel lavoro. Sono tantissime le persone che si sentono più capaci se non distratte dal desiderio sessuale. Pensate che fino agli anni sessanta la medicina sosteneva che per gli uomini eiaculare fosse una dispersione di sostanze nutritive (fosforo, lecitina, ecc) talmente imponente da condizionare le capacità intellettive. Poi ci sono quelli che si astengono per non avere problemi “il giorno dopo”. Parliamo di persone che non hanno intenzione di instaurare una relazione affettiva e non si concedono nemmeno “avventure” sessuali per il timore di trovarsi invischiati in una situazione per la quale, anche chi dice di non crearsi aspettative, di fatto se le crea eccome. Una sorta di tutela, insomma. Non che ne siano felici, magari, ma prediligono la tranquillità. Fenomeno crescente, e questo dovrebbe farci interrogare su tante cose. - È UNA SITUAZIONE SPESSO TEMPORANEA Questo vi tirerà un po’ su il morale, credo. Se la fase di assenza di desiderio viene vissuta senza ansie particolari (proprie o indotte dal partner) tenderà a risolversi in un tempo che può essere breve ma anche fisiologicamente lungo (anche anni, sì). Però non è quasi mai permanente. Una nota particolare va appuntata per chi in astensione ci finisce per motivi di salute, dopo un intervento o in caso di problematiche fisiche traumatizzanti, come chi subisce modificazioni dello schema corporeo: in questi casi lo stato psico-fisico è sotto pressione per diversi motivi non fisiologici, quindi vanno affrontati con estrema cautela e anche con l’aiuto di un professionista che possa supportare e guidare nell’elaborazione della problematica. Fino ad ora, come avrete notato, ho solo cercato di contestualizzare il fenomeno e di farvi riflettere sulle convinzioni errate che abbiamo al riguardo, cercando di spiegare che c’è un’enorme pressione sociale verso l’essere sessualmente attivi, fare sesso e divertirsi... ma non per tutti funziona allo stesso modo e anche per ognuno di noi non funziona sempre nello stesso modo: periodi, fasi di più o meno desiderio sessuale, ma anche nullo. Di certo è importante focalizzare che: - un partner che non ci corrisponde sessualmente non ha necessariamente smesso di amarci; - non siamo macchine del sesso, checché ne dica l’ipersessualizzazione che ci bombarda quotidianamente; - più siamo sottoposti a stimolo sessuale, più aumenta il nostro bisogno di farlo (questione puramente biochimica); - insistere o mortificare il partner che non ci corrisponde sessualmente, altro non fa che allontanare la possibilità di riprendere l’attività sessuale; - pretendere che il partner faccia sesso con voi, in qualche modo, è un’azione forzata che andrà a incidere anche sulla relazione di coppia, e non in senso positivo. Insomma: IMPORRE O IMPORSI DI DESIDERARE NON È POSSIBILE. Lo è imporre o imporsi di avere un rapporto sessuale ma NON È FUNZIONALE NÉ AL BENESSERE INDIVIDUALE NÉ A QUELLO DI COPPIA. Tutto qui? (penserete ora) Nessun consiglio? Nel prossimo post, quando avrete ben elaborato i concetti sopra. Perché la teoria è una cosa, ma la pratica è un’altra storia. Al netto di aver preso coscienza che la questione non è proprio come la pensavamo noi, ora che si fa? Provate a concentrarvi su ciò che avete letto e provate a immaginare come può sentirsi la persona che vi ama ma non riesce a darvi ciò che vorreste, se siete il partner in astinenza non per scelta. Perché so per certo, invece, che chi si trova in fase di astensione sessuale e si sente inadeguato, ha già chiaro in mente come vi sentite voi e non sapete quanto vorrebbe rendervi felici. #love |
GRAZIA SCANAVINI Educatrice umanista Ricercatrice Counselor filosofica Raccolta dei post della rubrica settimanale sulle dinamiche sessuali ideata per Frontpage Post.
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