Se in linea di massima detesto proprio gli articoli modello “Dieci cose che dovresti sapere sul sesso” o “Sette modi per farl* impazzire a letto”, perché solitamente sono intrisi di luoghi comuni, non di rado sono scritti veramente male e rischiano di creare confusione, oggi voglio fare una sorta di viaggio in quelle cose di cui si parla poco e male, facendo in pratica un excursus di argomenti, alcuni dei quali intendo trattare nei prossimi post.
La BISESSUALITÀ Dinamica poco studiata scientificamente parlando, accentra diversi condizionamenti socio-culturali: avere rapporti sessuali con una persona dello stesso sesso è ancora considerato un comportamento legato a una possibile omosessualità latente e ancora c’è una certa ignoranza determinata dalla consistenza anacronistica degli studi a riguardo. Unica nota positiva è che la comunità scientifica riconosce che gli studi andrebbero affrontati non solo in campo medico ma in ottica socio-antropologica perché finora la ricerca si è basata più sulla genetica e la condizione biologica, mentre è ben chiaro che a influire sul comportamento sessuale siano in larga parte i condizionamenti ambientali, socio-culturali. Quella poca educazione sessuale che riceviamo ci dice che dobbiamo provare attrazione sessuale verso il genere opposto e che se ci eccita il pensiero di avere rapporti con un individuo dello stesso sesso probabilmente siamo omosessuali. Con tutti i pregiudizi che l’essere omosessuali comporta ancora oggigiorno. La stessa scala Kinsey (redatta sessanta anni fa e ancor oggi strumento di valutazione più utilizzato) usa come riferimenti l’eterosessualità e l’omosessualità, mentre l’antropologia e i successori di Kinsey ci dicono da molto tempo che dovremmo abbandonare il concetto per il quale l’eterosessualità è sinonimo di normalità. Ancor di più, non si dovrebbero categorizzare le persone in etero/bi/omosessuali perché l’esperienza dimostra che una stessa persona può variare il suo orientamento sessuale durante la vita. Il rapporto bisessuale FEMMINILE è ben tollerato a livello sociale perché, essendo inserito in un contesto socio-culturale di stampo maschilista, la visione generale è ancora molto legata al punto di vista del piacere maschile e a concetti legati al machismo. Quindi succede che nell’immaginario collettivo due donne che fanno sesso tra loro risultano essere ben accette, anzi auspicabili proprio se si lasciano guardare da un uomo o lo fanno partecipare. Alle ragazze ho solo una cosa da dire: se vi stimola l’idea di avere un rapporto sessuale con una donna, godetevelo prima a tu per tu e comunque, se non vi va di farlo, non acconsentite solo per assecondare una richiesta da parte del vostro lui. L’incidenza delle richieste maschili riguardo a questa pratica, quindi il threesome M/F/F, è altissima: sono molti gli uomini che chiedono questo tipo di esperienza alla compagna stabile od occasionale. Personalmente sono convinta che la donna che abbia interesse nella pratica dovrebbe viverla per conto proprio, prima di condividerla: solo così potrà capire davvero se le risulta piacevole e appagante, mentre in tre presuppone dinamiche di relazione che complicano e condizionano l’esperienza. Una volta appurato che quella dinamica sessuale vi piace, sarà sicuramente più appagante un eventuale gioco a tre, sempre che vi stimoli l’idea. Non sentitevi mai obbligate, questo lo ripeterò fino alla noia riguardo a qualsiasi pratica sessuale. Per quanto riguarda i rapporti bisessuali MASCHILI il discorso diventa un po’ più complicato: si sa che, sempre per motivi di sovrastrutture di stampo machista, se un uomo prova attrazione sessuale per un soggetto del suo stesso genere, è frocio, gay, finocchio e chi più ne ha più ne metta. In realtà, una percentuale altissima di uomini si eccita al pensiero di avere un rapporto sessuale omo, anche se più solitamente cede a rapporti con trans, ad esempio, perché l’aspetto femminile del soggetto mette un po’ meno in difficoltà la propria l’identità sessuale: si può quindi avere a che fare con un pene, ma si vive meno l’ansia di essere omosessuali o essere ritenuti tali. Sappiamo bene che tutto questo è sempre dovuto ai condizionamenti socio-culturali, alle paturnie che questi ci impongono, e la prova del nove arriva dai siti di cam, ad esempio, dove i performer maschi sono guardati da tantissimi uomini che, se non fossero nascosti dietro a un nickname, mai lo farebbero e mai esprimerebbero desiderio verso un altro uomo. Sono uomini che nella vita di tutti i giorni non raccontano a nessuno di provare attrazione per talune pratiche (la più quotata quella di praticare una fellatio, ma anche il pensiero di ricevere una penetrazione scalda molto). Torneremo su questo discorso in uno dei prossimi post perché l’argomentazione richiede un’analisi molto articolata e so che moltissimi uomini vivono tutto ciò come un vero e proprio conflitto. Per il momento vi dico di non preoccuparvi perché non siete anormali e comprendo perfettamente la difficoltà che si può avere nel comunicare fantasie o desideri al riguardo. Parleremo presto di come affrontare la cosa con serenità e magari trarne pure appagamento senza entrare in crisi d’identità. La PORNOGRAFIA. Direte voi: perché è rimasto ancora qualcosa da dire sulla pornografia? Sì. Sì perché i luoghi comuni al riguardo sono tantissimi. Da sempre oggetto di posizioni controverse, più spesso anche all’interno delle singole persone che si trovano a usufruirne ma a doverla demonizzare quando ne parlano con gli altri, la pornografia in alcuni aspetti è evoluta. Ad esempio le nuove produzioni degli ultimi anni hanno visto cambiare i cliché e il modo di presentare la situazione sessuale; si è diffusa ampiamente la produzione hentai che necessita di diverse considerazioni, considerando che nasce in una cultura ben diversa da quella occidentale; è incrementata notevolmente l’abitudine di diffondere contenuti multimediali autoprodotti e spesso i partner ne sono all’oscuro; è aumentato il pubblico femminile, sia perché c’è una notevole produzione di video costruiti proprio sui desideri femminili (cosa quasi inesistente fino a una decina di anni fa) quindi le donne trovano ciò su cui fantasticano, sia perché le donne hanno cambiato l’approccio alla pornografia. Questo ci porta dritti al discorso del mercato e del guadagno: sappiamo bene che il mercato offre ciò che appaga la richiesta e, contemporaneamente, condiziona il soggetto cui è indirizzato. La pornografia è sempre un male? Considerando che gli adolescenti passano in larga maggioranza per la pornografia e molto spesso è l’unico contenuto “educativo” che hanno a disposizione, non sarebbe utile produrre contenuti che indirizzano verso una sessualità consapevole? In sostanza, potremmo usare la pornografia per educarli? Inoltre sulla pornografia ci sono molte considerazioni da fare. Dalla convinzione che chi usa la pornografia sia una persona insoddisfatta sessualmente o pervertita, alla condizione fuori controllo dei contenuti pubblicati, ai canali Telegram che sono divenuti terreno fertilissimo per le diffusioni illegali, ecc. Le PRATICHE CONSIDERATE PERVERSE Si tratta di pratiche che mantengono una connotazione sempre negativa ma non necessariamente ce l’hanno. Lo stesso Kinsey, che ho nominato sopra, nei rapporti statistici sul comportamento sessuale umano dimostrò che la maggior parte delle cosiddette perversioni non era necessariamente patologica. Nei suoi studi rivelò che molte pratiche sessuali devianti dalla norma erano in realtà abbastanza comuni nella popolazione e, poiché molte delle stesse perversioni si possono trovare anche negli animali, affermò che non avesse senso interpretarle come una violazione di qualche norma naturale. Nell’ultimo DSM, il Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali, le parafilie in quanto tali non sono più considerate disturbi mentali ma indicano qualsiasi interesse sessuale diverso dai più diffusi; diventa disturbo solo quando causa disagio o danno alla persona stessa o ad altri. Sto parlando anche del semplice voyeurismo, dell’esibizionismo, delle pratiche sado-maso, ecc. Ne parleremo ma intanto vi anticipo una regoletta facile facile: se una cosa vi eccita e vi appaga, non entrate in casini mentali… fatela purché non porti danno o disagio a voi o ad altri. Le PRATICHE SESSUALI NON CONVENZIONALI Qui parliamo dello scambio di coppia, della coppia aperta e del poliamore. Sono tutte dinamiche che possono essere veramente comprese solo da chi le vive, eppure tutti le giudicano. Giudicare senza conoscere è un errore sempre e se lo si fa, oltre a palesarsi ignoranti, si va a condizionare la libertà altrui di vivere la propria sessualità liberamente. Banalmente dico che non capirò mai come si possa giudicare ciò che non si conosce e mi chiedo perché si avverta questo bisogno di irridere, sminuire, tacciare persone che semplicemente vivono dinamiche diverse dalle nostre. In breve, se non vi arrecano danno, che bisogno avete di esprimere un giudizio? Perché si avverte il bisogno di dire una sciocchezza come ad esempio che una coppia che pratica scambismo sia una coppia “alla frutta”? Se davvero la gente avesse coscienza e conoscenza di questa dinamica, capirebbe quanta forza e quale grado di funzionalità di legame deve avere la coppia per potersi permettere di avere rapporti sessuali con soggetti esterni alla coppia. Abbiamo un’idea di quanto ci si debba fidare del partner e quale livello di complicità richieda questa pratica? Perché lasciarsi andare alla pratica in un momento di eccitazione magari non è nemmeno difficilissimo, ma quanto dev’essere forte il legame tra i partner per mantenersi saldi “dopo”? Lo stesso accade per il Cuckoldismo, che sembra essere un fenomeno così limitato ma la realtà dei dati statistici vede un elevatissima ricerca di contenuti nel web al riguardo e gli annunci sui siti dedicati sono milioni; segno che milioni di persone lo praticano. Non sono coppie “stanche” che cercano nuovi stimoli: sono coppie che in consapevolezza scelgono di condividere la sessualità in modo più ampio rispetto alle dinamiche classiche e che hanno la capacità di mantenere salda la relazione, nonostante l’introduzione di soggetti terzi nei giochi sessuali. So che spesso queste affermazioni provocano fastidio e disagio, ma se non avete mai provato, se non sapete di cosa si parla se non per sentito dire, sospendete il giudizio e magari proviamo a capire insieme prossimamente. LA POCA ATTENZIONE VERSO IL SENO La maggioranza delle donne lamenta poca attenzione verso il seno. Se a parole è una delle parti femminili più attenzionata dagli uomini, nei rapporti sessuali poi viene spesso dimenticata o poco sollecitata. La stimolazione del seno, invece, è qualcosa che –generalmente- induce molto piacere: dalla semplice stimolazione manuale sia sul capezzolo che su tutto il seno, alla stimolazione con la bocca, la lingua, i denti (piano, eh!)… fino a giochi veri e propri che possono servirsi di sex toys ma pure di cose che tutti abbiamo in casa. La biancheria la stendiamo tutti, no? Per dirne una. Parleremo presto di tutte le possibilità e di cosa succede nella stimolazione. E lo faremo anche in ottica maschile, perché sono molti gli uomini che avvertono come erogena la zona mammaria, non solo limitatamente ai capezzoli. TOCCARE UN CLITORIDE, STIMOLARLO, SUCCHIARLO, APPENA LA PARTNER HA GODUTO DI UN ORGASMO CLITORIDEO, ALLA MAGGIORANZA DELLE DONNE PROVOCA FASTIDIO; a qualcuna addirittura dolore. Qui non è necessario approfondire: semplicemente chiedete alla partner se la infastidisce, tutto qui. Perché a volte, nell’estasi post-orgasmica lei non riesce a dirlo o non lo fa per non ferirvi. La clitoride è un concentrato assurdo di terminazioni nervose, lo sapete, quindi è una questione di fisiologia e non che lei non voglia essere toccata. GLI ANELLI FALLICI, VIBRANTI O MENO Ultimamente sono stati diversi gli uomini che mi hanno contattato chiedendomi consiglio riguardo all’utilizzo di questi sex toys. Vi anticipo che sono molto utili sia nel mantenere l’erezione più a lungo, sia per prolungare il tempo orgasmico dell’uomo. Aumentano la potenzialità di piacere in diversi aspetti, insomma, e arriverà un post in cui vi spiegherò come usarli, quali sono i benefici, i rischi, e quali i modelli più funzionali da acquistare. LA RICHIESTA DEL PARTNER DI ESSERE PENETRATO Sto parlando di uomini che desidererebbero provare la penetrazione anale e lo dicono alle partner. Già che lo dicano è un gran bel passo perché significa che avvertono talmente tanta complicità da potersi permettere di manifestare un desiderio che richiama ancora molto pregiudizio. In generale l’uomo prova vergogna a chiederlo e/o teme di insinuare dubbi nella partner (torniamo un po’ al discorso della bisessualità fatto prima). Vi aiuterò a capire perché invece, un uomo che chiede, è un uomo che avverte una forte sintonia nei vostri confronti. E vi aiuterò anche a comprendere come elaborare questa richiesta per superare eventuali pregiudizi e sfruttare invece l’occasione per rendere ancora più intenso il legame sessuale che vi accomuna. IL FISTING Il termine spaventa tanti e se non viene affrontato con le giuste modalità fa più danni che bene. Come proporlo al/alla partner, come metterlo in pratica, perché fa paura, quali sensazioni dà e quali limiti sono necessari. Abbiamo tanto di cui parlare e su cui riflettere, insomma. #love
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Se non avete letto il post precedente, ovvero la prima parte di considerazioni legate al #cunnilingus, vi invito a farlo cliccando sul link.
Partiamo quindi dando per scontato che avete capito che il cunnilingus non è quella pratica approssimativa e sbrigativa che decenni di mancata reale educazione sessuale e condizionamento da porno hanno dipinto. E non è nemmeno qualcosa in cui si è esperti perché si conosce la tecnica; lo si può essere o diventare, invece, se si riesce a sentire la partner, a leggerne le movenze, a percepirne il grado di eccitazione attraverso lo sguardo e l’udito e anche attraverso la bocca, appoggiata proprio lì. Aggiungo che verificare il grado di lubrificazione è un po’ una cartina al tornasole: se non c’è risposta, qualcosa non sta funzionando. Ma se nel post precedente ci siamo concentrati sul ruolo di chi pratica, oggi mettiamo in relazione causa-effetto in senso biunivoco. Cosa significa? Semplicemente che il risultato di un rapporto orale lo si ottiene in due, nel cunnilingus come nella fellatio. Vero che l’alto grado di piacere di queste pratiche dipende dal fatto che chi riceve può lasciarsi andare e concentrarsi esclusivamente sulle proprie sensazioni, ma è pur vero che non dipende tutto da chi pratica. Let’s go! Amici uomini: se la vostra autostima vi dice che siete dei perfetti cunnilinguatori, dovete trovare la forza di mettervi un attimo in discussione a fronte del fatto che la maggioranza delle donne afferma di ricevere raramente un cunnilingus come si deve. Vero, magari sono solo state sfortunate a non incontrare proprio voi, ma al netto del fatto che tutti gli uomini si considerano campioni nella pratica, magari c’è qualcosa che vi sfugge. Non è una critica malevola, sia chiaro: è un invito a farvi apprezzare ancora di più come amanti, anche in considerazione del fatto che molto spesso NOI DONNE per una serie di fattori che viene dal condizionamento culturale o dal vissuto in generale NON RIUSCIAMO A DIRE CHE NON STA ANDANDO PROPRIO COME DOVREBBE ANDARE. Abbiamo paura di ferirvi, di farvi sentire incapaci o pensiamo di essere frigide, termine che ci fa male dentro da sempre perché usato spesso per sminuirci anche al di fuori del contesto sessuale, quindi fingiamo di apprezzare, fingiamo di godere in fretta per poi passare ad altro. Eccolo qui il discorso biunivoco: le fanciulle mi ascolteranno e cominceranno a essere un po’ più schiette, magari a darvi indicazioni dirette su cosa piace loro e come, collaborando quindi a uno scambio vivo e partecipativo: una sintonizzazione. In linea generale però non dimenticate mai che: -introdurre i giochi di bocca mettendo la vostra partner a proprio agio, magari proprio in termini di “Adesso tocca a te godere. Vieni, sistemati qui, così. Non pensare più a niente, non devi fare niente, ci penso io a te” è un bel modo di favorire il suo piacere; -la luce: occupatevi che ci sia la possibilità di guardarsi negli occhi. Il buio a volte favorisce l’estraniamento, c’è chi lo avverte come favorente, ma in realtà l’eccitazione che viene da uno sguardo che si alza per un attimo e ci viene a cercare è sempre immediata; -non si deve andare dritti alla clitoride: anche se la tentazione è forte, quando la partner è già eccitata e la clitoride quindi è in condizione di estrema sensibilità, un approccio diretto e deciso dà nella maggioranza delle donne più fastidio che piacere. Partite dalle grandi labbra, poi le piccole, poi giocate di fantasia, insomma… la stimolazione della zona circostante induce piacere attraverso l’attesa che la bocca arrivi proprio lì. Qui mi soffermo un attimo proprio perché, essendo tutte diverse, sta agli uomini capire un po’ come muoversi ma di nostro possiamo fare quel qualcosa che solitamente li eccita e non poco: quando è il momento (cioè quando l’interno coscia, le grandi labbra e le piccole hanno già avuto sufficiente attenzione e l’attesa sta diventando eccessiva) andiamo a prender loro la testa con le mani e guidiamola esattamente lì, magari pure un po’ trattenendola, spingendola con delicatezza (poi magari pure con più convinzione) contro di noi. Capirà senza ombra di dubbio che è il momento di concentrarsi lì; -quando siete lì, mettetevi comodi fisicamente perché sapete bene che non dovete avere fretta: la lentezza, in questo caso, è alleata del nostro piacere; -non soffiate: molte donne riferiscono questa abitudine maschile a soffiare sulla clitoride. Da cosa venga l’idea che il soffio possa dare piacere non è dato saperlo ma la maggioranza delle donne lo trova sgradevole: distoglie dalle belle sensazioni, abbassa il grado di eccitazione e spesso dà proprio un fastidio enorme. Un conto è sentire il vostro respiro lì, che è decisamente piacevole (anche perché non vi vogliamo morti), un conto è provocare l’effetto compressore: no, grazie; -risulta invece molto eccitante che ogni tanto stacchiate la bocca da lì, pochi millimetri, alziate lo sguardo ai nostri occhi e ci diciate “cose”. Quali, ognuno sa di sé e della propria partner. Vale anche l’inverso, e questo lo dico alle fanciulle: qualche parola ogni tanto, finanche un vero e proprio monologo se vi eccita, indirizzato a lui che si sta tanto impegnando, potrebbe guidarlo e stimolarlo a fare ancora meglio. Che si tratti di dirty talk o semplicemente di parole ad hoc, l’effetto può essere interessante; -quando percepite che l’eccitazione della partner è a buon punto, infilare due dita e giocare anche con l’interno può essere una combinata per niente spiacevole, anzi. Sapete dove toccare, giusto: non infilatele piegate verso il basso (cribbio!) e nemmeno come se fossero un martello pneumatico. Andate piuttosto a carezzare con una certa pressione quella zona che corrisponde esattamente alla base interna del clitoride. Poi quando si starà giungendo al dunque, simulare una penetrazione vera e propria potrebbe pure essere fantastico, ma vedete un po’ come reagisce la partner… non perdetela mai di vista; -barba, baffi, pizzetti: l’incognita. A qualcuna risultano fonti di stimolazione piacevole aggiunta, a qualcuna danno noia. Io invito le ragazze a dirvelo chiaro e tondo, magari prima del momento clou, ma voi evitate comunque di eccedere: l’effetto carta vetrata non stimola sul momento e si fa ricordare non piacevolmente nei giorni successivi. Salvo esplicite richieste da parte di lei, la delicatezza è sempre la scelta più appropriata. Se questi erano consigli integrati, mossi più verso l’universo maschile, adesso passo alle ragazze: -concedetevi questo piacere e concedetevi anche voi di non avere fretta, di non sentirvi in dovere di averne: è un momento tutto vostro. A lui piace, poi. Trovate la posizione più comoda, in cui i muscoli possano abbandonare ogni tensione, e affidatevi alla bocca di lui. Godetevi le sensazioni che sentite, non abbiate timore nel guidarlo se non sta facendo ciò che è efficace per la vostra eccitazione. Magari sarà imbarazzante la prima volta, dirlo, ma poi scoprirete che anche lui trae piacere diverso se godete davvero anziché fingere; -se lui non è solito farlo, se non si propone per un cunnilingus, è possibile che abbia avuto brutte esperienze. Ve lo dico perché diversi uomini hanno subito veri e propri traumi per le condizioni igieniche, ad esempio. Pare brutto dirlo, sembrerebbe superfluo, ma l’igiene è fondamentale perché se l’odore eccita, l’eccesso odoroso (leggi puzza) no. O, almeno, non tutti. Al punto che qualcuno ha proprio tirato una croce sull’idea di metterci la bocca. Quindi parlatene, chiedetegli il motivo, se lo vedete restio. Se semplicemente è un discorso di “fatica”, nel senso che lui lo trova noioso, potrebbe essere indicativo di una sessualità piuttosto egoistica. Fate vobis. -la donna che lo chiede risulta molto eccitante agli occhi degli uomini, in generale. Che sia bello quando, all’interno di un momento sessuale pieno ci si dedichi anche al cunnilingus, è scontato. Che di punto in bianco, magari mentre si sta facendo tutt’altro in casa, la donna decida di prendersi un po’ di piacere, si sieda comoda sulla poltrona, sul divano, e dica un semplice “Ehi” sorridendo e aprendo le gambe, non è per nulla comune. Agli uomini piace, ve lo assicuro, e voi potete prendervi un momento proprio solo vostro, anche giocando sul “Non avrai niente in cambio”. Sedetevi e basta, o magari sfruttate il tempo della sigaretta, o inscenate una specie di gioco di ruolo passeggero: difficilmente lui farà storie a inginocchiarsi. -la maggior parte degli uomini trova la sicurezza femminile estremamente eccitante. Qui interviene un discorso psicologico molto ampio e complesso: non è che ci si inventa la sicurezza, però è anche vero che potreste provarci una volta sola e vedreste che effetto ha sugli uomini sentirsi chiedere qualcosa che loro sanno darvi piacere: si sentirà lusingato, desiderato a sua volta. Non dovete temere che vi giudichi, che gli vengano paranoie perché non glielo avevate mai chiesto. Gli uomini sono meno laboriosi di noi donne (sempre in linea di massima): vedrete che saprà godersi l’evoluzione giocosa. Spero sia chiaro che non lo sto dicendo in termini di “Ecco cosa dovete fare per compiacere gli uomini” ma in accezione ben più divertente e importante: ampliare le potenzialità di eccitazione vicendevole nella coppia. -le paturnie da ceretta: lo so, ci piace essere sempre al top perché il condizionamento sociale ci ha abbastanza tartassate con queste cose. Consiglio spassionato che garantisce passione: siamo molto più sensuali quando ci abbandoniamo alle sensazioni che quando ci preoccupiamo di come appariamo ai suoi occhi. Non perdetevi l’occasione di godere e farlo godere per qualche pelo fuori posto. Del resto anche il livello di depilazione rientra nei gusti personali. -se il top è la posizione comoda, in ambiente accogliente, con la musica di sottofondo e magari pure un cuscino sotto le natiche, non disdegnate di cogliere qualche occasione in situazioni meno comuni. Magari non arriverete all’orgasmo, ma di sicuro ne guadagnerà la giocosità del rapporto. Lo stupore di una proposta del genere, in un momento inaspettato, è garante di un “poi” carico di tutto il desiderio dell’attesa. Adesso non resta che provare di nuovo, esercitarsi, approfondire. Qualcuno consigliava, ai colleghi uomini sprovvisti di partner, di fare esperienza sul cocomero, essendo in stagione: cercare di rimuovere i semini con la lingua e io ho aggiunto un “lingua larga fino a creare un leggero solco”. Attenzione però: non fatelo al pranzo domenicale con i parenti, intesi? Di sesso anale abbiamo già parlato nel post precedente sottolineando come provochi un orgasmo molto intenso dovuto alla stimolazione di una zona particolarmente ricca di terminazioni nervose di senso.
Abbiamo detto che È DOLOROSO SOLO SE NON VIENE FATTO NEL MODO CORRETTO. Se è fatto di fretta, senza il desiderio da parte di chi riceve la penetrazione, solo per compiacere il partner, senza lubrificazione e senza una dilatazione preliminare, diventa un’esperienza negativa e dolorosa. Mi preme ribadire che, come in ogni pratica sessuale, imporsi qualcosa contro il proprio desiderio equivale a commettere una vera e propria violenza su di sé. Affinché sia fonte di piacere, la penetrazione anale va affrontata con metodo e preparazione sia fisica sia psicologica, ovvero: -un DIALOGO APERTO e senza omissioni rispetto all’emotività che ci stimola l’idea di penetrare e di ricevere la penetrazione. Questo è il preliminare più importante. Non dobbiamo sentirci in dovere di farlo e nemmeno in diritto di imporlo. -la SCELTA DELLA POSIZIONE: pensate che il Kamasutra ne elenca trenta! Date un’occhiata a ciò che propone ed evitate di iniziare da quelle che richiedono doti ginniche da acrobati circensi. Scegliete, invece, quella che, a chi riceve la penetrazione, dia la sensazione di poter controllare maggiormente l’atto dell’inserimento. Se chi riceve la penetrazione sente di poter gestire la forza di chi penetra, c’è una predisposizione mentale che favorisce il rilassamento della muscolatura ed è fondamentale perché, se gestire la dilatazione del muscolo sfinterico esterno è questione volontaria, il muscolo sfinterico anale interno è composto di fibre muscolari che agiscono involontariamente; quindi, quando abbiamo paura, si contraggono. Solo se abbiamo estrema fiducia nel partner e siamo certi di poter gestire la penetrazione non proveremo dolore. -l’ASPETTO IGIENICO: considerando che del sesso ci piacciono l’aspetto passionale e l’impeto del desiderio, il sesso anale è una di quelle pratiche che richiede invece un po’ più di attenzione (sempre soprattutto le prime volte). La questione igienica specifica è spesso motivo di imbarazzo (anche se non per tutti) e può non consentire il relax completo. Cosa si può fare? Intanto l’utilizzo di un preservativo sarebbe sempre consigliato, anche se sappiamo tutti che è un’effettiva barriera che diminuisce le sensazioni. In questo caso, oltre che per tutte le motivazioni già conosciute per cui andrebbe usato, eviterebbe il timore di “sporcare e sporcarsi”. Questo anche al netto di una preparazione che è sempre consigliata: la pulizia preventiva. Può essere effettuata mediante microclisteri a base di glicerina, ad esempio, soprattutto se non si ha molto tempo per la preparazione. La cosa ottimale, per essere totalmente sicuri, è la lavanda anale: in vendita trovate veri e propri “doccini” specifici, di calibro e forma adatti, che vanno collegati al tubo della doccia. Si svita il doccino tradizionale, si avvita quello specifico, e si apre il rubinetto. Fate particolare attenzione alla temperatura dell’acqua: lasciatela correre prima di inserire il doccino in modo da essere sicuri che l’acqua sia a una temperatura fisiologica, né troppo calda, né troppo fredda. Non deve mai superare la temperatura corporea perché andrebbe a ledere le mucose interne. -la LUBRIFICAZIONE e la DILATAZIONE: scegliere un lubrificante di ottima qualità e stimolare la zona mettendo in atto preliminari piacevoli, consentiranno di favorire poi l’inserimento del pene. Le possibilità sono tantissime: la stimolazione orale, quella tattile mediante un dito, quella dilatatoria mediante plug anali specifici: ce ne sono di mille diverse tipologie, scegliete quello che vi ispira di più ed usatelo con estrema lentezza, le prime volte soprattutto. Sulla TECNICA di penetrazione ci siamo già soffermati in modo piuttosto specifico nel post precedente, mentre erano rimaste escluse alcune considerazioni “di contorno” ma ugualmente importanti: -la penetrazione anale è strettamente correlata alla psicologia, perché RIGUARDA COMUNQUE L’IMMAGINARIO DI SOTTOMISSIONE: si sente sottomesso chi viene penetrato e sente di sottomettere chi penetra. Se anche razionalmente non la viviamo così, il nostro inconscio la percepisce come tale (per tutta una serie di motivi). Non a caso -per fare un esempio- la posizione volgarmente definita “a pecorina”, in genere è quella che eccita maggiormente l’immaginario di chi penetra perché in quella posizione domina il/la partner che si trova completamente esposto/a. Proprio per questo le posizioni nelle quali chi riceve la penetrazione può controllare il movimento favoriscono la rilassatezza: creano una sorta di equilibrio tra i due partner e la percezione di sottomissione è minore. Pensiamo ad esempio alla posizione comunemente definita “a candela”: se è chi riceve il pene a stare sopra e regolare ritmi e profondità di penetrazione, la sensazione di essere dominat* decade quasi completamente. Alcune persone, soprattutto chi ha subito qualche genere di violenza, può scegliere di fare comunque sesso anale ma solo con “strumenti” di piccolo calibro o in determinati modi, e qui torniamo al discorso dell’importanza del dialogo tra i partner. Non ha nessun senso offendersi se un/a partner ci nega qualcosa nel sesso, soprattutto se ha subito violenze e cerca comunque di vivere una sessualità appagante. Forse con la comprensione ci saranno evoluzioni; con l’insistenza sicuramente no, anzi: l’insistenza diviene una violenza psicologica vera e propria che altro non farà se non creare distanza. -la penetrazione anale per CHI SOFFRE DI EMORROIDI O PATOLOGIE ANALOGHE: non è “vietata” ma richiede sicuramente un’attenzione specifica. Il sesso anale non va ovviamente praticato quando la zona è infiammata, la lubrificazione deve essere abbondante e molto delicata, soprattutto nella prima fase di dilatazione, quando ancora la muscolatura involontaria deve rilassarsi completamente. Chi soffre o ha sofferto in passato di questa patologia, è condizionato dal ricordo del dolore, quindi necessita di un po’ più di tempo e attenzioni per abbandonarsi completamente. Un'ultima nota sulla preparazione al sesso anale: sento spesso consigliare l'utilizzo di gel e creme anestetizzanti al fine di limitare il dolore. Io non sono d'accordo perché ritengo che sia un palliativo per nulla funzionale al piacere. Anestetizzare la zona porta chi viene penetrato a non sentire, a non godere e imparare a conoscere il proprio corpo. Altri aspetti che riguardano il sesso anale e non abbiamo affrontato sono: l’utilizzo dei sex toy, in particolare lo strap-on (cintura con un fallo sopra); il collegamento del piacere anale alla masturbazione e la doppia penetrazione. ![]() Che i giocattoli siano uno strumento di divertimento non è sicuramente una scoperta, come non lo è associare il divertimento al piacere sessuale. Credo la pensasse così pure l’addetto alla sicurezza dell’ultimo aeroporto dal quale sono partita che, vedendomi appoggiare sul nastro un paio di sacchetti trasparenti con dentro i miei preferiti, prima mi ha guardata in viso, poi ha sorriso dicendo “We can never be old enough to stop playing”. Una sorta di “Non si è mai abbastanza grandi per smettere di giocare”. Già. Negli aeroporti è un po’ un casino… qualche mese fa ne hanno evacuato uno perché un vibratore si era acceso dentro a una valigia pronta per essere stivata e ha fatto partire l’allarme, ad esempio. Quindi, se volete portarveli appresso, meglio dare un’occhiata alle regole per l’imbarco. Così come se non siete pratici e volete acquistarne qualcuno, meglio informarsi prima sulla qualità e le potenzialità di utilizzo. Ma andiamo con ordine. Oggi parliamo di sex toys, cioè di tutti quegli strumenti che si possono utilizzare per rendere il sesso più giocoso e più intenso, sia individualmente sia in coppia. Avevo deciso di farvi una lista ma poi ho pensato che, se fate un giro sul web, i siti specializzati e i magazine più trendy forniscono parecchie informazioni anche più dettagliate nelle specifiche di quanto potrei fare io qui, in un post. Ogni sito pubblica la propria lista di preferiti anche per ragioni di sponsorizzazione e marketing, però in generale le indicazioni che trovate sono davvero dettagliate e stimolanti, e c’è di che sbizzarrirsi. Al netto del fatto che in Italia solo il 28% delle donne possiede un vibratore, mentre nel resto del mondo occidentale si viaggia oltre il 45%, preferisco occuparmi del discorso un po’ più in generale perché anche riguardo ai sextoy, gli stereotipi e i luoghi comuni la fanno ancora da padroni. Rispetto ai vibratori, ad esempio, è facile sentir dire che serve per rimpiazzare un uomo. Ditemi che non devo spiegarvi che è una sciocchezza enorme e che, chi lo pensa, ha un grosso problema di autostima: a pensare che una donna possa sostituire l’uomo con un vibratore può essere solo chi vuole giustificare a se stesso l’incapacità di instaurare una relazione sana con l’altro sesso, lasciatemelo dire. E lo fa sminuendo così se stesso e il genere femminile. Un vibratore non è un uomo ma semplicemente un oggetto che consente un orgasmo alternativo: per quanto il design e i materiali possano essere ispirati “all’originale”, non hanno nulla a che fare né in termini di sensazione tattile né di quella affettiva, quindi leviamoci di dosso certi luoghi comuni banali e banalizzanti. Un po’ la “rabbia” degli uomini verso i vibratori la capisco perché quelli non fanno mai “cilecca” ma più nello specifico, chi ce l’ha con i vibratori, solitamente vive un vero e proprio conflitto con la masturbazione femminile in generale. Sono ancora tantissimi oggi gli uomini che non apprezzano l’autoerotismo femminile, soprattutto se parliamo di una situazione condivisa, durante un rapporto. La donna che si tocca, per molti, è simbolo di una propria inefficienza sessuale: “Se hai bisogno di toccarti mentre io ti sto penetrando, allora io non basto a farti provare piacere”. Questo è ciò che pensano ancora troppi uomini, che dobbiamo scusare perché tutto ciò deriva dal condizionamento socio-educativo che hanno ricevuto e dai conflitti che hanno dovuto e ancora devono affrontare a causa del perpetuo dover corrispondere ai canoni di mascolinità e potenza sessuale. Forse non tutti sappiamo o abbiamo mai pensato che, se la crescita sessuale della donna è minata da mille stereotipi, pure quella dell’uomo ha parecchi ostacoli tra i quali la parola “impotente”, ad esempio, o il bisogno di dimostrare ai pari di aver già fatto sesso in età adolescente e di avere un’attività frequente in età adulta. Discorso che magari riprenderemo ma che sta alla base del motivo per cui, per un uomo, la donna che si masturba è segno di una propria mancanza, di un’incapacità, che mina la sua autostima. Ragazzi, non è così. Semplicemente, essendo stimolazioni diverse, se una donna si tocca durante la penetrazione è perché il piacere viene amplificato dalla doppia stimolazione vaginale e clitoridea, punto. Una sorta di addizione matematica, niente di più. E se magari siete così avanti da toccarla voi, durante la penetrazione, ma lei vi sposta la mano e si tocca da sola è semplicemente perché ognuno di noi (anche voi) sa toccarsi meglio di come possa fare chiunque altro. Non sentitevi sminuiti, non è che non siete capaci: è solo che in quel momento magari, impegnati anche nella penetrazione, il tocco è incerto, o cambia ritmo e pressione, quindi il piacere clitorideo non cresce verso l’orgasmo perché i neuroni percettivi hanno bisogno di continuità e di specifici movimenti, che lei sa darsi perché li sente. Tutto qui. Dovete sempre tenere presente che fisicamente siamo molto diversi: la donna ha questa possibilità di associare ben più stimoli contemporaneamente, e non c’è nulla di sbagliato in voi. Semplicemente lei può associare la stimolazione clitoridea a quella vaginale, di cui vi state prendendo cura voi. Potrebbe pure pensare di associare quella anale con un vibratore e a quel punto, se volete fare di più, potreste pensare alla stimolazione dei capezzoli, per esempio, o di una parte del suo corpo che sapete essere zona erogena per lei. Insomma, il corpo femminile ha molte più innervazioni di piacere e possibilità di orgasmi, per conformazione fisica, quindi più se ne associano, più potente sarà il piacere. Avete mani e bocca, quindi potete sicuramente adoperarvi e stimolarla in diversi modi ma, siccome non avete centoquattordici mani e spesso sono impegnate a mantenere la posizione per gestire la penetrazione, i sex toys –capite bene- dovreste vederli come degli alleati. Non a caso ne esistono a migliaia, anche se quando si parla di sex toys si pensa principalmente ai vibratori. Non saprei proprio da dove partire se dovessi elencarli tutti, quindi qui adesso su due piedi, ho deciso di aprire la mia valigetta e presentarvi i miei preferiti. Ne ho un discreto numero perché per un periodo ho collaborato con una rappresentante: lei mi mandava il giocattolo da testare, io lo provavo e facevo una recensione. Parto sicuramente da #Womanizer, il re dei succhiaclitoride. Questo lo testai in una situazione un po’ particolare, durante una trasmissione in radio, in un clima amichevole e di divertente ironia. Io ero a casa mia, in collegamento telefonico, e i ragazzi in radio facevano da spalla a un momento che, condotto con i giusti modi, è risultato gioviale e divertente. Nulla di volgare, nulla di vergognoso. E piuttosto stupefacente per me perché il succhiaclitoride, seppur palesemente deficitario in termini di sensazioni tattili rispetto a una bocca, è un portento nel condurre all’orgasmo clitorideo. Cioè, se pure tu non volessi godere, se quello è lì ed è acceso, tu godi, punto. Questo succede perché, agendo meccanicamente, lo stimolo non cambia mai intensità e ritmo, salvo che sia tu ad aumentarlo o diminuirlo spingendo il bottone. E la clitoride non può esimersi dal godere. Attrezzo che consiglio vivamente alle donne che faticano a raggiungere l’orgasmo o non l’hanno mai provato. Dopo di lui ne ho testati altri tre per una motivazione semplicissima: ha un costo importante, quindi volevo capire se qualche prodotto meno dispendioso, potesse equipararlo nell’effetto. Ahimè, no. E ci tengo a specificare che per lui, come per tutti gli altri oggetti che citerò, non percepisco nessun compenso a scopo pubblicitario. Ho scelto di indicare i nomi commerciali solo perché capisco bene che nell’acquisto ci sia pure il bisogno di valutare la spesa, quindi preferisco indicarvi acquisti sicuri per evitarvi di spendere magari la metà ma in oggetti che poi finireste a non utilizzare… e ve lo dice una che ne ha mezzo armadio pieno. Succede esattamente come con i vestiti: ne compriamo venti ma più della metà finiscono solo a impegnare grucce perché alla fine scegliamo sempre quell’abito che ci fa sentire meglio, no? E la metafora degli abiti si confà perfettamente perché un vestito di scarsa qualità, dopo essere stato indossato qualche volta, si deteriora, si scuce, si rompe. Se non è di buona fattura e di buoni materiali, rischiamo pure di usarlo una volta e mai più. Rischio che non si corre con Womanizer, che io ho da quattro anni e non ha mai sbagliato un orgasmo. La particolarità di questo aggeggio, oltre alla qualità e alla potenzialità nel portare all’orgasmo, è che non dà mai fastidio. Mi spiego: non so se sapete che tantissime donne, subito dopo aver avuto un orgasmo clitorideo, nei minuti successivi non sopporta nessuna stimolazione della clitoride. Sentirla toccare dà addirittura una sensazione dolorosa, a qualcuna. Personalmente provo solo fastidio ma, per il tipo di stimolazione che mette in atto Womanizer, posso non toglierlo e “partire” subito per l’orgasmo successivo. Cosa che non mi succede con gli altri che ho testato e cosa che non mi è possibile nemmeno con le mie stesse mani. Non si corre nessun rischio nemmeno acquistando i prodotti Lelo. Un marchio che probabilmente avrete sentito nominare, del quale io non posso parlare che bene, considerando che il primo vibratore specifico per stimolare lo squirt che comprai è di questa azienda e resta sicuramente il mio preferito in termini di stimolazione. Sto parlando di Mona, garantito dieci anni e io sto fuori garanzia, con il mio, ma funziona ancora alla perfezione e il materiale non ha subìto alcun mutamento. Ha una forma talmente ben disegnata che anche per il sesso anale è davvero il top, soprattutto per chi è alle prime armi. Decisamente un attrezzo genderfluid. Sempre della Lelo, segnalo anche Ina Wave (un rabbit che stimola clitoride e punto G insieme), Hugo per lui (per il massaggio prostatico è top) e Tor2 (il miglior anello fallico vibrante di tutti quelli testati e valutati (tanti). E sugli ANELLI FALLICI mi soffermo perché in questo periodo ho ricevuto diverse richieste di consigli su quali acquistare, cosa che mi è piaciuta tantissimo perché un uomo che va oltre lo stereotipo del “non ne ho bisogno” è sicuramente un ottimo compagno di giochi. Ma cosa fa esattamente un cock ring? In primis rafforza l’erezione, risultando quindi un alleato per chi ha problemi a mantenerla ma anche per chi non ha problemi… allungando i tempi, il che non guasta sicuramente. Indossato intorno alla base del pene, quando è semieretto, fa sì che la successiva fase dell’erezione (quando cioè il pene va in erezione rigida e completa) venga mantenuta più a lungo. Inoltre l’anello preme sull’uretra e può quindi indurre un orgasmo molto più intenso. Preoccupati al pensiero di come posizionarlo? È comprensibile. Potrei pure burlarmi un po’ di voi in questo passaggio perché, se penso a quanto maldestri siete in generale anche solo a indossare un preservativo, mi viene da sorridere a immaginarvi alle prese con un anello. In realtà, come in tutte le cose, è solo questione di pratica. E di modello che scegliete. Se cercate sul web, di anelli fallici vibranti e non, ne trovate un’infinità ma in generale il modo più comune di indossarlo è alla base: tutto ciò che dovete fare è applicare una piccola quantità di lubrificante all’interno dell’anello e farlo scorrere lungo l’asta semieretta fino alla base. Tutto qui. Dopo il rapporto va rimosso nello stesso modo, sfilandolo, quando siete tornati in semierezione. Quando sarete un po’ più pratici, potrete anche scegliere di indossarlo dietro allo scroto: io non so descrivervi quale differenza ci sia a livello di sensazione, non potendola provare direttamente, ma so che parecchi uomini dicono di sentirlo più fermo, più sicuro. Qui dovete sperimentare voi, insomma. Per indossarlo valgono le stesse indicazioni (semierezione e lubrificante) mentre la manovra da fare è infilare prima i testicoli e poi tirare l’anello, infilandovi il pene. Niente di complesso, nemmeno per rimuoverlo: fate la manovra inversa, prima il pene poi lo scroto. Ma come si sceglie un anello fallico? Dipende dallo scopo. Se lo si sceglie come giocattolo, quelli vibranti promettono sensazioni aggiuntive anche per la partner, ad esempio. Dico “promettono” perché bene o male lo garantiscono tutti ma non tutti mantengono. Per questo ho scelto di indicarvi Tor2 della Lelo: lui so per certo essere “di parola” e il tipo di vibrazione che emette è effettivamente percepibile anche dalla partner. Diversi altri provati, soprattutto quelli monouso, lasciano il tempo che trovano. Ma, oltre a quello vibrante che già abbiamo detto dover essere di qualità per mantenere le promesse, facciamo un breve elenco dei tipi che potete trovare: -anello fallico regolabile: sceglietelo in silicone e di buona qualità (quelli economici può succedere che si sciolgano). Tutto quello che dovete fare è mettere questo “laccetto” intorno alla base del pene e stringere il cordino quanto vi piace. Potete eventualmente stringerlo o allentarlo anche durante i giochi. -anello fallico elastico: è sicuramente la scelta migliore per i principianti. È altamente flessibile, quindi si adatta anche se la taglia non è esattamente quella giusta. Anche qui insisto sulla qualità perché quelli economici tendono a perdere elasticità e potenziale costrittivo, quindi dopo un paio di usi vi toccherebbe buttarlo. -anelli fallici con supplemento: si tratta di anelli fallici che hanno elementi aggiuntivi che stimolano lo scroto o la clitoride o entrambi. Alcuni hanno anche un fallo supplementare. Gran bei giocattoli ma meglio provarli quando sarete già un po’ più esperti del modello base. -anello con teardrop: paura per il parolone? Si tratta di un anello che ha un supplemento speciale, piccolo, che va a stimolare il perineo (zona tra testicoli e ano). Stuzzica in maniera decisamente piacevole. Come capite bene, c’è da sbizzarrirsi ma cosa c’è da sapere riguardo alla misura da scegliere? La maggior parte degli anelli fallici è flessibile, quindi si adatta bene alle dimensioni. Solitamente quelli di buona qualità sono in misura standard proprio perché essendo silicone ottimo non si deteriora e non cede. Se volete invece avventurarvi verso quelli di metallo, le misure contano eccome: dovete misurare la circonferenza della base dell’asta in erezione e dividerla per 3,14 per ottenere il diametro e scegliere l’oggetto in base al risultato ottenuto. Considerate che in vendita ne trovate di diversi materiali (pelle, metallo, lattice…). Io consiglio sempre il silicone, sia per una questione di adattabilità di forma, quindi confort, sia per questioni igieniche: si lavano molto facilmente e sono quindi più igienici. Quelli in metallo sono difficoltosi soprattutto per la scelta della misura, non così facile: una dimensione inadatta può portare dolore durante l’erezione e i rapporti (se troppo stretto) o può risultare inutile (se troppo largo). Quelli in pelle hanno spesso bottoni con i quali è possibile regolare la misura ma personalmente li trovo antiigienici. Ultima cosa sugli anelli: andando a esercitare un’azione meccanica, possono causare danno se non usati correttamente ma è sufficiente che non siano troppo stretti e che non li indossiate per più di venti/trenta minuti e non succederà nulla di che. Riassumo? Scegliete preferibilmente un anello flessibile, mantenetelo ben igienizzato e non indossatelo per “sedute” infinite. Potete togliere e rimettere. A questo punto, guardo la mia valigetta e vedo le pompette, le pinze e gli elastici per i capezzoli; i giochini con telecomando; le lingue leccapatata (termine confidenziale) e altre cose curiose, ma realizzo di aver già scritto tantissimo. E volevo parlarvi anche delle diverse possibilità, in coppia o da soli, e di vivere un’esperienza interessante con le aziende professioniste dei sex toys… quelle che vengono anche a mostrarveli a casa. Riapriamo la valigetta nel prossimo post? (su #womanizer leggi anche questo) Sull’astensione e sull’astinenza sessuale, nel post precedente, abbiamo detto tanto e do per scontato che abbiamo tutti capito che l’assenza di desiderio sessuale è fisiologica in certi periodi della vita che variano, per durata, da individuo a individuo.
Questo già dovrebbe aver cambiato un po’ il punto di vista riguardo all’argomento: è convinzione socialmente diffusa che se non si prova desiderio sessuale nei confronti del partner non lo/la si ama più o non si prova più il sentimento di prima. Ma noi abbiamo capito che è un luogo comune, vero? Bene. Partiamo da qui per dire che il sesso è intrinsecamente legato ai modi in cui comunichiamo come esseri umani, quindi, se siamo in un periodo in cui siamo particolarmente stressati, preoccupati, stanchi o subissati di cose da fare e pensare, l’astensione diventa un modo per riacquistare il controllo di sé e per stabilire i confini tra sé e gli altri, tutti, anche il partner. Se abbiamo subìto un trauma emotivo, ad esempio, o una delusione di qualsiasi genere da parte di una persona qualsiasi, non è difficile che il tutto si riversi proprio sulla sessualità perché entra in crisi la nostra capacità di fidarci e si fatica a condividersi di nuovo, anche se la delusione non viene dal partner. Razionalmente sappiamo che del partner possiamo fidarci ma il nostro subconscio se ne frega altamente della razionalità, quando è in crisi, quindi ci impone una pausa di ricognizione che non può fare che bene. Le motivazioni scatenanti possono essere tantissime e diversissime tra loro, ma l’astensione diventa il modo per capire quanto davvero chi abbiamo vicino sia interessato a noi nella nostra essenza e non solo per la sessualità: se è vero che il sesso è un ingrediente ottimo in una relazione amorosa, è altrettanto vero che se un periodo di assenza sessuale mette in crisi il rapporto, la mente automaticamente ci porta a chiederci quanto quel rapporto sia davvero ciò che pensiamo. Cosa succede quindi in una coppia? Chi si astiene vive il senso di colpa per la sensazione di inadeguatezza verso il partner ma, a fronte di un’insistenza o di un cambiamento di comportamento del partner nelle altre sfere di vita, si sente incompreso e comincia a dubitare della relazione. Chi vive l’astinenza imposta, d’altro canto, dubita fin da subito della relazione: non mi desideri più, quindi non mi ami più, forse c’è addirittura qualcun altro (perché nella concezione sociale del sesso non è previsto che una persona non abbia desiderio sessuale). Lo capite da voi che è un cane che si morde la coda e non c’è sicuramente bisogno che vi dica che tutto questo dipende dal condizionamento socio-educativo che abbiamo ricevuto: se fossimo stati educati a distinguere sesso e amore, nei periodi di astensione dell’uno, l’altro potrebbe non doversi astenere per forza e il problema non sussisterebbe proprio. Lo so che quando faccio questi discorsi non vi piaccio tanto, ma è un dato di fatto, oggettivo, e mi preme ribadirlo solo perché è fondamentale essere consapevoli che se abbiamo queste problematiche è perché non viviamo secondo la biologia ma siamo esseri biologici inseriti in un contesto di norme comportamentali imposte, non proprie dell’individuo come essere vivente. La coppia a lungo periodo non è una realtà istintiva, ce lo dicono gli studi scientifici che monogami lo siamo solo in maniera seriale: possiamo desiderare quell’unico partner per quattro/cinque anni, poi le cose cambiano. Ma restiamo sulla concezione classica di coppia e vediamo cosa si può fare, ok? Preso atto che: -l’astensione è un bene nei limiti in cui ci sia consapevolezza che è funzionale a “ricaricarsi”, che non si deve riprendere solo per accontentare il partner perché imporsi di fare sesso controvoglia è equiparabile a una violenza su di sé, che la durata è soggettiva ma se diventa una situazione di stallo è bene chiedere aiuto a un professionista; -l’astinenza imposta è da considerarsi un trauma che, non elaborato, può essere fattore di rischio per la salute mentale dell’individuo; la prima cosa da fare sicuramente è NON EVITARE IL PROBLEMA. Il problema non è l’astensione ma ciò che l’astensione genera e qui è fondamentale il dialogo: per quanto sia difficile e possa scatenare confronti pesanti dal punto di vista emotivo, è necessario affrontare il discorso. Sarà anche l’occasione per capire se la situazione dipende da un calo di desiderio fisiologico, funzionale a ricaricarsi, o se ci sia altro da chiarire. Parlatene apertamente, senza nascondervi lo stato d’animo reciproco: comprendere come si sente l’altro, vi aiuterà a capire anche di più di voi stessi. Se non riuscite a farlo, se ci avete provato e ne sono nate solo discussioni, risentimenti, ecc, potrà farvi bene farlo con un terapeuta di coppia che in sostanza vi guidi nel confrontarvi, mediando. So che non è facile pensare di andare da un “estraneo” a parlare di queste cose ma vi garantisco che –vinto il primo imbarazzo- troverete nel terapeuta un buon alleato per entrambi. Se invece riuscite a parlarne con calma, in modo costruttivo, senza buttarvi addosso colpe o responsabilità, magari anche sdrammatizzando, ci sono alcune cose che potete fare per smuovere la situazione. COSA PUÒ FARE CHI NON PROVA DESIDERIO SESSUALE Abbiamo detto nel post precedente che il desiderio sessuale è alimentato anche dagli stimoli. E allora, se vi sentite pronti a provare a uscire dallo stato di astensione, dovreste provare a fare cose che vi stimolino, come leggere qualcosa di erotico, guardare un video porno o semplicemente decidere a tavolino di masturbarvi, magari usando un sex toy. Vi sembra assurdo? Vi garantisco che, provarci, male non farà. Fatelo da soli, in un momento in cui nessuno può interrompervi e in una condizione di relax assoluto. È importante ritrovare prima sé stessi, per poi condividersi. Eviterei di dirlo al partner, soprattutto se non ha preso benissimo la vostra astensione, perché potrebbe crearsi aspettative o voi sentirvi in dovere di riprendere subito anche in coppia. Se così facendo ritroverete il piacere, sarà più facile che vi venga poi il desiderio di condividerlo. Non abbiate fretta, godetevi la ripresa. Quando avvertirete il desiderio senza deciderlo a tavolino, o anche solo vi sfiorerà l’idea di voler condividere, potrete avvicinarvi al partner e cercare il contatto… magari anche dicendo chiaro che la sensazione del momento è desiderio, che non è detto diventi costante e duraturo ma “In questo momento c’è, ce lo godiamo insieme?” Questo ve lo dico perché so bene che a volte, nella ripresa, si evita di approcciare il partner per timore che poi lui/lei consideri quell’approccio come un “È tutto passato” mentre voi ancora non sapete bene se effettivamente è così. È consigliabile ripartire con gradualità anche perché, qualora poi doveste fare qualche passo indietro, sarà tutto molto meno pesante, emotivamente parlando, e si eviterà una nuova chiusura. Se si riparte alla grande, “meglio”. Se si riparte a singhiozzo, va bene uguale. Se non si riparte e lo si desidera a ogni costo, l’unica soluzione possibile è il terapeuta. Vi invito anche a riflettere, qualora non vi interessi riprendere l’attività sessuale e personalmente non ci trovo niente di assurdo, di considerare la possibilità di dire apertamente al partner che può cercare altrove il soddisfacimento sessuale: questo ovviamente implica un confronto molto maturo e consapevole sulla vostra relazione di coppia, lo capite bene, ma non è detto che sia propedeutico a una situazione negativa. Comunque la maggioranza delle persone che subisce astinenza, prima o poi, cede e cerca altrove: è decisamente meglio stabilirlo insieme e decidere, magari, di separare almeno momentaneamente, sesso e amore. Non lo sto dicendo con leggerezza, vi stimolo solo a riflettere: non possiamo pensare che, se noi non vogliamo più avere a che fare con il sesso, l’altro si sacrifichi per tutta la vita… come detto sopra l’astinenza imposta induce un rischio sulla salute mentale. D'altro canto, lo ribadisco, trovo tutt'altro che sano imporre a sé stessi di fare sesso se non lo si desidera. Ve lo dico qui, perché io ne sono umanamente convinta, con una metafora: a me piace la pizza, tanto. In certi periodi la mangio ogni giorno, in altri una volta a settimana, in altri per niente proprio. Posso stare anche un anno senza mangiarla, se non mi va. Ma mi sento alla perfezione, perché la mia felicità non dipende dalla conta delle pizze. Se mi va la mangio. Se non mi va non la mangio. Punto. Mi sono spiegata? COSA PUÒ FARE CHI SUBISCE L’ASTINENZA Con voi devo fare un discorso molto preciso. Avete una sola arma fatta di accoglienza e comprensione. Lo so che vi sentite frustrati sotto diversi punti di vista, che non è per niente facile, però sta a voi decidere. Se tenete al/la partner, se la relazione amorosa è importante, dovete davvero comprendere che non può fare diversamente. Insistere, riversare la frustrazione, attribuire colpe, non farà che allontanarvi. Davvero non dovete cadere nel tranello e credere che se non vi desidera sessualmente non vi ama più. Se riuscirete a fargli/le capire che non ce l’avete con lui/lei, che non mettete il discussione la relazione amorosa per il mero fatto sessuale, aprirete la possibilità al ritorno di desiderio in un modo che nemmeno vi aspettate. La vostra comprensione sarà la conferma che amate, che non avete pretesa, che non volete sesso a ogni costo pur di farlo, ma che vi interessa solo stare bene insieme. Non limitatevi nelle coccole, nelle attenzioni, solo perché siete insoddisfatti sessualmente. Provate a elargire carezze e baci non sessuali: se non smuoveranno desiderio, comunque daranno al/la partner la certezza di essere sempre amato/a. Questo genere di apertura concede all’altro di potersi rilassare, di non sentirsi in dovere, di non vivere il sesso come un conflitto. Più si insiste, più si fa pesare l’astinenza, più l’altro si chiude. E non lo fa consapevolmente, sia chiaro. È proprio la mente che comanda. Più la situazione sarà trattata con astio, più sarà dura uscirne. Potrebbe essere che il/la partner eviti proprio il discorso: non cerchi l’approccio, dica no agli approcci e poi finga che il problema non esista: non lo fa per cattiveria… semplicemente si sente in colpa e non riesce ad affrontare il problema. Cercate il dialogo, con molta calma, con molta comprensione. Cercate di chiarire quali possono essere le motivazioni, ascoltate, accogliete, non giudicate. L’assenza di desiderio (mi ripeto, lo so) non è assenza d’amore. Non posso non dirvi che comprendo chi cerca altrove il soddisfacimento sessuale: qui dovete fare i conti con le vostre soggettività, con il tipo di relazione che vivete, pur consapevoli che -se questo avviene di nascosto dal partner- le possibilità di evoluzioni problematiche possono essere diverse. Ma lo sapete già. Chiudo raccontandovi che ieri mi sono studiata i dati Censis-Bayer 2019 sulle abitudini sessuali degli italiani: non sono riuscita ad avere lo studio vero e proprio, quindi non ho capito né il campionamento né le variabili dello studio, ho potuto solo prendere atto del report in cui viene dipinta una nazione molto attiva e soddisfatta, sessualmente parlando. Sorrido e mi scuso se non riesco a credere a quanto riportato. Sarà che sono immersa h24 in tutt’altra proiezione e che il panorama della sessuologia medica non dipinge una bella situazione, invece. Però mi piace il pensiero positivo, quindi continuo a dirvi di non smettere mai di cercare il Ben Essere sessuale e di non fare mai sesso perché vi sentite soli. Fatelo per appagarvi di piacere, se ne avete desiderio. |
GRAZIA SCANAVINI Educatrice umanista Ricercatrice Counselor filosofica Raccolta dei post della rubrica settimanale sulle dinamiche sessuali ideata per Frontpage Post.
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