![]() Che i giocattoli siano uno strumento di divertimento non è sicuramente una scoperta, come non lo è associare il divertimento al piacere sessuale. Credo la pensasse così pure l’addetto alla sicurezza dell’ultimo aeroporto dal quale sono partita che, vedendomi appoggiare sul nastro un paio di sacchetti trasparenti con dentro i miei preferiti, prima mi ha guardata in viso, poi ha sorriso dicendo “We can never be old enough to stop playing”. Una sorta di “Non si è mai abbastanza grandi per smettere di giocare”. Già. Negli aeroporti è un po’ un casino… qualche mese fa ne hanno evacuato uno perché un vibratore si era acceso dentro a una valigia pronta per essere stivata e ha fatto partire l’allarme, ad esempio. Quindi, se volete portarveli appresso, meglio dare un’occhiata alle regole per l’imbarco. Così come se non siete pratici e volete acquistarne qualcuno, meglio informarsi prima sulla qualità e le potenzialità di utilizzo. Ma andiamo con ordine. Oggi parliamo di sex toys, cioè di tutti quegli strumenti che si possono utilizzare per rendere il sesso più giocoso e più intenso, sia individualmente sia in coppia. Avevo deciso di farvi una lista ma poi ho pensato che, se fate un giro sul web, i siti specializzati e i magazine più trendy forniscono parecchie informazioni anche più dettagliate nelle specifiche di quanto potrei fare io qui, in un post. Ogni sito pubblica la propria lista di preferiti anche per ragioni di sponsorizzazione e marketing, però in generale le indicazioni che trovate sono davvero dettagliate e stimolanti, e c’è di che sbizzarrirsi. Al netto del fatto che in Italia solo il 28% delle donne possiede un vibratore, mentre nel resto del mondo occidentale si viaggia oltre il 45%, preferisco occuparmi del discorso un po’ più in generale perché anche riguardo ai sextoy, gli stereotipi e i luoghi comuni la fanno ancora da padroni. Rispetto ai vibratori, ad esempio, è facile sentir dire che serve per rimpiazzare un uomo. Ditemi che non devo spiegarvi che è una sciocchezza enorme e che, chi lo pensa, ha un grosso problema di autostima: a pensare che una donna possa sostituire l’uomo con un vibratore può essere solo chi vuole giustificare a se stesso l’incapacità di instaurare una relazione sana con l’altro sesso, lasciatemelo dire. E lo fa sminuendo così se stesso e il genere femminile. Un vibratore non è un uomo ma semplicemente un oggetto che consente un orgasmo alternativo: per quanto il design e i materiali possano essere ispirati “all’originale”, non hanno nulla a che fare né in termini di sensazione tattile né di quella affettiva, quindi leviamoci di dosso certi luoghi comuni banali e banalizzanti. Un po’ la “rabbia” degli uomini verso i vibratori la capisco perché quelli non fanno mai “cilecca” ma più nello specifico, chi ce l’ha con i vibratori, solitamente vive un vero e proprio conflitto con la masturbazione femminile in generale. Sono ancora tantissimi oggi gli uomini che non apprezzano l’autoerotismo femminile, soprattutto se parliamo di una situazione condivisa, durante un rapporto. La donna che si tocca, per molti, è simbolo di una propria inefficienza sessuale: “Se hai bisogno di toccarti mentre io ti sto penetrando, allora io non basto a farti provare piacere”. Questo è ciò che pensano ancora troppi uomini, che dobbiamo scusare perché tutto ciò deriva dal condizionamento socio-educativo che hanno ricevuto e dai conflitti che hanno dovuto e ancora devono affrontare a causa del perpetuo dover corrispondere ai canoni di mascolinità e potenza sessuale. Forse non tutti sappiamo o abbiamo mai pensato che, se la crescita sessuale della donna è minata da mille stereotipi, pure quella dell’uomo ha parecchi ostacoli tra i quali la parola “impotente”, ad esempio, o il bisogno di dimostrare ai pari di aver già fatto sesso in età adolescente e di avere un’attività frequente in età adulta. Discorso che magari riprenderemo ma che sta alla base del motivo per cui, per un uomo, la donna che si masturba è segno di una propria mancanza, di un’incapacità, che mina la sua autostima. Ragazzi, non è così. Semplicemente, essendo stimolazioni diverse, se una donna si tocca durante la penetrazione è perché il piacere viene amplificato dalla doppia stimolazione vaginale e clitoridea, punto. Una sorta di addizione matematica, niente di più. E se magari siete così avanti da toccarla voi, durante la penetrazione, ma lei vi sposta la mano e si tocca da sola è semplicemente perché ognuno di noi (anche voi) sa toccarsi meglio di come possa fare chiunque altro. Non sentitevi sminuiti, non è che non siete capaci: è solo che in quel momento magari, impegnati anche nella penetrazione, il tocco è incerto, o cambia ritmo e pressione, quindi il piacere clitorideo non cresce verso l’orgasmo perché i neuroni percettivi hanno bisogno di continuità e di specifici movimenti, che lei sa darsi perché li sente. Tutto qui. Dovete sempre tenere presente che fisicamente siamo molto diversi: la donna ha questa possibilità di associare ben più stimoli contemporaneamente, e non c’è nulla di sbagliato in voi. Semplicemente lei può associare la stimolazione clitoridea a quella vaginale, di cui vi state prendendo cura voi. Potrebbe pure pensare di associare quella anale con un vibratore e a quel punto, se volete fare di più, potreste pensare alla stimolazione dei capezzoli, per esempio, o di una parte del suo corpo che sapete essere zona erogena per lei. Insomma, il corpo femminile ha molte più innervazioni di piacere e possibilità di orgasmi, per conformazione fisica, quindi più se ne associano, più potente sarà il piacere. Avete mani e bocca, quindi potete sicuramente adoperarvi e stimolarla in diversi modi ma, siccome non avete centoquattordici mani e spesso sono impegnate a mantenere la posizione per gestire la penetrazione, i sex toys –capite bene- dovreste vederli come degli alleati. Non a caso ne esistono a migliaia, anche se quando si parla di sex toys si pensa principalmente ai vibratori. Non saprei proprio da dove partire se dovessi elencarli tutti, quindi qui adesso su due piedi, ho deciso di aprire la mia valigetta e presentarvi i miei preferiti. Ne ho un discreto numero perché per un periodo ho collaborato con una rappresentante: lei mi mandava il giocattolo da testare, io lo provavo e facevo una recensione. Parto sicuramente da #Womanizer, il re dei succhiaclitoride. Questo lo testai in una situazione un po’ particolare, durante una trasmissione in radio, in un clima amichevole e di divertente ironia. Io ero a casa mia, in collegamento telefonico, e i ragazzi in radio facevano da spalla a un momento che, condotto con i giusti modi, è risultato gioviale e divertente. Nulla di volgare, nulla di vergognoso. E piuttosto stupefacente per me perché il succhiaclitoride, seppur palesemente deficitario in termini di sensazioni tattili rispetto a una bocca, è un portento nel condurre all’orgasmo clitorideo. Cioè, se pure tu non volessi godere, se quello è lì ed è acceso, tu godi, punto. Questo succede perché, agendo meccanicamente, lo stimolo non cambia mai intensità e ritmo, salvo che sia tu ad aumentarlo o diminuirlo spingendo il bottone. E la clitoride non può esimersi dal godere. Attrezzo che consiglio vivamente alle donne che faticano a raggiungere l’orgasmo o non l’hanno mai provato. Dopo di lui ne ho testati altri tre per una motivazione semplicissima: ha un costo importante, quindi volevo capire se qualche prodotto meno dispendioso, potesse equipararlo nell’effetto. Ahimè, no. E ci tengo a specificare che per lui, come per tutti gli altri oggetti che citerò, non percepisco nessun compenso a scopo pubblicitario. Ho scelto di indicare i nomi commerciali solo perché capisco bene che nell’acquisto ci sia pure il bisogno di valutare la spesa, quindi preferisco indicarvi acquisti sicuri per evitarvi di spendere magari la metà ma in oggetti che poi finireste a non utilizzare… e ve lo dice una che ne ha mezzo armadio pieno. Succede esattamente come con i vestiti: ne compriamo venti ma più della metà finiscono solo a impegnare grucce perché alla fine scegliamo sempre quell’abito che ci fa sentire meglio, no? E la metafora degli abiti si confà perfettamente perché un vestito di scarsa qualità, dopo essere stato indossato qualche volta, si deteriora, si scuce, si rompe. Se non è di buona fattura e di buoni materiali, rischiamo pure di usarlo una volta e mai più. Rischio che non si corre con Womanizer, che io ho da quattro anni e non ha mai sbagliato un orgasmo. La particolarità di questo aggeggio, oltre alla qualità e alla potenzialità nel portare all’orgasmo, è che non dà mai fastidio. Mi spiego: non so se sapete che tantissime donne, subito dopo aver avuto un orgasmo clitorideo, nei minuti successivi non sopporta nessuna stimolazione della clitoride. Sentirla toccare dà addirittura una sensazione dolorosa, a qualcuna. Personalmente provo solo fastidio ma, per il tipo di stimolazione che mette in atto Womanizer, posso non toglierlo e “partire” subito per l’orgasmo successivo. Cosa che non mi succede con gli altri che ho testato e cosa che non mi è possibile nemmeno con le mie stesse mani. Non si corre nessun rischio nemmeno acquistando i prodotti Lelo. Un marchio che probabilmente avrete sentito nominare, del quale io non posso parlare che bene, considerando che il primo vibratore specifico per stimolare lo squirt che comprai è di questa azienda e resta sicuramente il mio preferito in termini di stimolazione. Sto parlando di Mona, garantito dieci anni e io sto fuori garanzia, con il mio, ma funziona ancora alla perfezione e il materiale non ha subìto alcun mutamento. Ha una forma talmente ben disegnata che anche per il sesso anale è davvero il top, soprattutto per chi è alle prime armi. Decisamente un attrezzo genderfluid. Sempre della Lelo, segnalo anche Ina Wave (un rabbit che stimola clitoride e punto G insieme), Hugo per lui (per il massaggio prostatico è top) e Tor2 (il miglior anello fallico vibrante di tutti quelli testati e valutati (tanti). E sugli ANELLI FALLICI mi soffermo perché in questo periodo ho ricevuto diverse richieste di consigli su quali acquistare, cosa che mi è piaciuta tantissimo perché un uomo che va oltre lo stereotipo del “non ne ho bisogno” è sicuramente un ottimo compagno di giochi. Ma cosa fa esattamente un cock ring? In primis rafforza l’erezione, risultando quindi un alleato per chi ha problemi a mantenerla ma anche per chi non ha problemi… allungando i tempi, il che non guasta sicuramente. Indossato intorno alla base del pene, quando è semieretto, fa sì che la successiva fase dell’erezione (quando cioè il pene va in erezione rigida e completa) venga mantenuta più a lungo. Inoltre l’anello preme sull’uretra e può quindi indurre un orgasmo molto più intenso. Preoccupati al pensiero di come posizionarlo? È comprensibile. Potrei pure burlarmi un po’ di voi in questo passaggio perché, se penso a quanto maldestri siete in generale anche solo a indossare un preservativo, mi viene da sorridere a immaginarvi alle prese con un anello. In realtà, come in tutte le cose, è solo questione di pratica. E di modello che scegliete. Se cercate sul web, di anelli fallici vibranti e non, ne trovate un’infinità ma in generale il modo più comune di indossarlo è alla base: tutto ciò che dovete fare è applicare una piccola quantità di lubrificante all’interno dell’anello e farlo scorrere lungo l’asta semieretta fino alla base. Tutto qui. Dopo il rapporto va rimosso nello stesso modo, sfilandolo, quando siete tornati in semierezione. Quando sarete un po’ più pratici, potrete anche scegliere di indossarlo dietro allo scroto: io non so descrivervi quale differenza ci sia a livello di sensazione, non potendola provare direttamente, ma so che parecchi uomini dicono di sentirlo più fermo, più sicuro. Qui dovete sperimentare voi, insomma. Per indossarlo valgono le stesse indicazioni (semierezione e lubrificante) mentre la manovra da fare è infilare prima i testicoli e poi tirare l’anello, infilandovi il pene. Niente di complesso, nemmeno per rimuoverlo: fate la manovra inversa, prima il pene poi lo scroto. Ma come si sceglie un anello fallico? Dipende dallo scopo. Se lo si sceglie come giocattolo, quelli vibranti promettono sensazioni aggiuntive anche per la partner, ad esempio. Dico “promettono” perché bene o male lo garantiscono tutti ma non tutti mantengono. Per questo ho scelto di indicarvi Tor2 della Lelo: lui so per certo essere “di parola” e il tipo di vibrazione che emette è effettivamente percepibile anche dalla partner. Diversi altri provati, soprattutto quelli monouso, lasciano il tempo che trovano. Ma, oltre a quello vibrante che già abbiamo detto dover essere di qualità per mantenere le promesse, facciamo un breve elenco dei tipi che potete trovare: -anello fallico regolabile: sceglietelo in silicone e di buona qualità (quelli economici può succedere che si sciolgano). Tutto quello che dovete fare è mettere questo “laccetto” intorno alla base del pene e stringere il cordino quanto vi piace. Potete eventualmente stringerlo o allentarlo anche durante i giochi. -anello fallico elastico: è sicuramente la scelta migliore per i principianti. È altamente flessibile, quindi si adatta anche se la taglia non è esattamente quella giusta. Anche qui insisto sulla qualità perché quelli economici tendono a perdere elasticità e potenziale costrittivo, quindi dopo un paio di usi vi toccherebbe buttarlo. -anelli fallici con supplemento: si tratta di anelli fallici che hanno elementi aggiuntivi che stimolano lo scroto o la clitoride o entrambi. Alcuni hanno anche un fallo supplementare. Gran bei giocattoli ma meglio provarli quando sarete già un po’ più esperti del modello base. -anello con teardrop: paura per il parolone? Si tratta di un anello che ha un supplemento speciale, piccolo, che va a stimolare il perineo (zona tra testicoli e ano). Stuzzica in maniera decisamente piacevole. Come capite bene, c’è da sbizzarrirsi ma cosa c’è da sapere riguardo alla misura da scegliere? La maggior parte degli anelli fallici è flessibile, quindi si adatta bene alle dimensioni. Solitamente quelli di buona qualità sono in misura standard proprio perché essendo silicone ottimo non si deteriora e non cede. Se volete invece avventurarvi verso quelli di metallo, le misure contano eccome: dovete misurare la circonferenza della base dell’asta in erezione e dividerla per 3,14 per ottenere il diametro e scegliere l’oggetto in base al risultato ottenuto. Considerate che in vendita ne trovate di diversi materiali (pelle, metallo, lattice…). Io consiglio sempre il silicone, sia per una questione di adattabilità di forma, quindi confort, sia per questioni igieniche: si lavano molto facilmente e sono quindi più igienici. Quelli in metallo sono difficoltosi soprattutto per la scelta della misura, non così facile: una dimensione inadatta può portare dolore durante l’erezione e i rapporti (se troppo stretto) o può risultare inutile (se troppo largo). Quelli in pelle hanno spesso bottoni con i quali è possibile regolare la misura ma personalmente li trovo antiigienici. Ultima cosa sugli anelli: andando a esercitare un’azione meccanica, possono causare danno se non usati correttamente ma è sufficiente che non siano troppo stretti e che non li indossiate per più di venti/trenta minuti e non succederà nulla di che. Riassumo? Scegliete preferibilmente un anello flessibile, mantenetelo ben igienizzato e non indossatelo per “sedute” infinite. Potete togliere e rimettere. A questo punto, guardo la mia valigetta e vedo le pompette, le pinze e gli elastici per i capezzoli; i giochini con telecomando; le lingue leccapatata (termine confidenziale) e altre cose curiose, ma realizzo di aver già scritto tantissimo. E volevo parlarvi anche delle diverse possibilità, in coppia o da soli, e di vivere un’esperienza interessante con le aziende professioniste dei sex toys… quelle che vengono anche a mostrarveli a casa. Riapriamo la valigetta nel prossimo post? (su #womanizer leggi anche questo)
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Nel post precedente abbiamo parlato dello squirting, abbiamo spiegato cosa è e come funziona, e abbiamo detto che se una donna decide di voler provare questa esperienza, come qualsiasi altra, deve farlo per se stessa.
È vero che la sessualità riguarda anche la coppia ma, perché funzioni, è necessario che ognuno conosca bene il proprio corpo, le sensazioni di cui può godere e come provarle. Se già un orgasmo in generale non è cosa scontata per tutte, l’orgasmo legato allo squirting lo è ancora meno per una serie di motivi che vanno dal percorso che è necessario fare per capire come funziona, alle inibizioni che bisogna riuscire a contrastare e al fatto che le informazioni che si trovano in giro sono spesso incomplete, superficiali e spesso contrastanti, quando non proprio fuorvianti, e il più delle volte trattano l’argomento solo in termini “tecnici”. Io oggi vorrei parlarvi delle sensazioni che si provano quando l’orgasmo con squirting arriva a essere la risultante di diverse stimolazioni insieme, le quali permettono di raggiungere un grado di piacere che ci fa perdere la testa. Premesso che stiamo parlando di sensazioni, quindi di qualcosa legato agli organi di senso, dobbiamo tenere presente che ognuna di noi ha una conformazione diversa, una propria mappa di nervi di senso. Quindi questa narrazione è la mia. La grossa fortuna è che il nostro corpo, quello femminile, ha un numero incredibile di terminazioni nervose: pensate che soltanto nella clitoride ce ne sono più di ottomila. Ottomila! E se la geografia del nervo pelvico maschile ha una sola diramazione che dalla colonna vertebrale arriva al pene, molto complessa e articolata è quella femminile, invece: dalla colonna vertebrale il nervo pelvico si divide in tre diramazioni che vanno a loro volta a propagarsi in tutto il ventre femminile, formando una rete di terminazioni nervose che interessa tutta la zona pelvica. Provate a pensare a quante sollecitazioni può ricevere il cervello. Pensate anche però che proprio per questo, essendo così tante, imparare a conoscerle, riconoscerle e “gestirle” è complesso. Se ci conoscessimo a fondo, potremmo godere in mille modi diversi associando stimolazioni di diverse parti di noi. Questo è ciò che ho fatto io quando ho iniziato a cercare di capire come funzionasse lo squirting nella pratica: mi sono studiata. Fuorviata da quanto trovavo in rete (e pure dai porno, sì) ho prima commesso “l’errore” di provarci da subito in coppia ma, dopo diversi tentativi e nessun esito positivo, l’unico risultato ottenuto era un groviglio di emozioni negative date dalla frustrazione mia di non capire e dalle aspettative di mio marito deluse. Non che lui me lo facesse pesare, anche perché già lo “studiare” era pratica di per sé intensa e portava comunque al piacere: ero io a sentirmi incapace. Lui aspettava, come è fisiologico che sia, e io niente. A poco servivano le sue rassicurazioni: il suo entusiasmo deluso, per me era fonte di frustrazione. Presi allora la decisione di provarci da sola. Ricavatami uno spazio di assoluta privacy che nessuno potesse interrompere, armata di asciugamani (nella speranza che mi servissero), vibratore ad hoc (uno di quelli ricurvi, per intenderci) e tanta pazienza, ho trascorso un’intera settimana di pomeriggi a masturbarmi prestando molta attenzione alle diverse sensazioni che sentivo toccando un punto piuttosto che un altro. La prima “seduta” mi portò un’illuminazione: la sensazione alla quale dovevo “andare dietro” era quella stessa che avevo represso innumerevoli volte durante la penetrazione. Quella sensazione simile allo stimolo a urinare che in alcune posizioni mi faceva, appunto, temere di far pipì e che un sacco di volte mi aveva indotto a trattenere o cambiare postura. Tranquillizzata dalla cerata che avevo messo sul materasso, sotto agli asciugamani, sistematami in posizione semi-seduta con l’aiuto di cuscini dietro la schiena. Ho iniziato a masturbarmi andando contestualmente a cercare -con il vibratore- quel punto esatto che mi provocava lo stimolo e ci ho lavorato per un paio di giorni prima di riuscire a non avvertirlo come qualcosa di “spiacevole”. Ho capito che a renderlo tale non era la sensazione in sé, quanto il condizionamento mentale della paura di bagnare. Vinto quello, nei pomeriggi successivi mi sono goduta -termine azzeccatissimo- una vastità di orgasmi differenti tra loro, affrontando il tutto quasi con fare metodologico: provando a toccarmi in modi diversi, stimolando quindi la clitoride in modi alternativi all’abitudine e lottando non poco con il vibratore che (un po’ tutti) ha il difetto di scappare se non lo tieni. Sono poi arrivata a capire che non serviva masturbarmi diversamente quanto stimolare quel punto che chiamano G, di cui qualcuno nega l’esistenza, che nessuno s’è mai preso briga di studiare davvero seriamente in modo esauriente, e che io in me stessa identifico come la base interna della clitoride. In me sta proprio lì, basta infilare due dita e lo avverto come un rigonfiamento spugnoso, più duro all’interno rispetto alla consistenza del tessuto circostante. Punto che dà sensazioni diverse a seconda di come lo si stimola: grado di pressione, modalità di tocco, ecc. La cosa certa invece è che lo stimolo deve essere costante nel ritmo e anche nella modalità: se lo si cambia “in corso d’opera” è come dover tornare dall’inizio. Ma inizio di cosa, direte voi? Provo a spiegarvi quello che è l’insieme di cose che concorrono a questo tipo di orgasmo, in me. In sostanza, la masturbazione della clitoride guida il tutto: mi masturbo come per un normale orgasmo e contestualmente stimolo quel punto interno accarezzandolo -con due dita o con il vibratore- mantenendo costante il modo, sia in termini di tipo di movimento, sia di pressione. Quanto energico debba essere il tocco è ovviamente soggettivo, di certo però la pressione va esercitata verso la parete, verso la base di quel punto, quasi a comprimerlo insomma. La sinergia delle due stimolazioni diverse è un po’ simile a una danza, a una “corsa” in crescendo. Potrei quasi disegnarvela! Provate a figurarvi una linea retta rossa per l’orgasmo clitorideo, quello che già conoscete: la sua stimolazione aumenta il piacere in crescendo, no? E figuratevi una parallela blu per il crescendo della sensazione dovuta alla stimolazione del punto interno. Mantenendo stabile ritmo e pressione, i due piaceri crescono simultaneamente, in parallelo. Poi si arriva a quel punto in cui il piacere clitorideo è talmente forte che, solitamente, ci si lascia andare e si gode. Ecco. Quello è il momento da imparare a gestire e che è forse il passaggio più difficile da spiegare a parole. Per come lo vivo io, quando arrivo al grado di piacere in cui mi verrebbe istintivo “lasciar andare”, continuo a trattenere e vado oltre: come se aggirassi l’orgasmo, come se ci girassi proprio intorno passando oltre. In sostanza, la linea blu continua retta, mentre la linea rossa aggira l’orgasmo “classico” e ritorna poi parallela alla linea blu. Da lì inizia un turbinio di sensazioni che non distinguo più cosa sia rosso e cosa blu. È ancora un crescendo ma che non riesco più a razionalizzare perché la mente va altrove mentre il corpo si contrae e i muscoli del ventre spingono fuori questo liquido in preda a un’energia diffusa a tutto il corpo (tutto!) che non riesco a descrivere se non con il termine “animalesca”. Un qualcosa che non è più controllabile, un insieme di sensazioni ed emozioni irruenti, istintive, impetuose… Vi sembra esagerato? Vi basti allora sapere che spesse volte perdo proprio conoscenza o, meglio, a chi è con me sembra che io perda conoscenza mentre in realtà vado a finire in un posto che io chiamo “Il mondo bianco” dove ci sono solo io, non sento più il corpo ma divento solo mente. Resto inerme e inerte, fisicamente, ma mentalmente è come se vedessi tutto da un’altra dimensione. Ho gli occhi chiusi ma mi sembra di potermi guardare da quel posto bianco. Riesco a sentire se mi si tocca un braccio, per esempio, o a sentire se mi si parla, ma non riesco a muovermi, a parlare, a interagire. Sento il mio respiro, che dall’affanno del momento animalesco è passato a flebile, lento, superficiale, quasi impercettibile. Stato che può durare da pochi secondi fino ad alcuni minuti quando poi improvvisamente riprendo il controllo del corpo e riprendo coscienza, con un atto respiratorio molto profondo al quale seguono alcuni secondi di respiro affannato. E sorrido. Ora. Ne è uscito un post immensamente lungo e avrei ancora da dirvi mille cose: per esempio che questo è solo UN tipo di orgasmo con squirting, ma ce ne sono tanti quanti possono essere le associazioni tra gli stimoli (la penetrazione anale, per dirne una); che a seconda delle diverse posizioni che assumete è diversa la sensazione; che se il partner sa come stimolarvi internamente, voi potete dedicarvi solo alla masturbazione ed, essendo meno impegnativo, vi godete di più il gioco; che va considerata come una possibilità, non come un obbligo o una mancanza se non interessa provarlo; che quando descrivo questa sensazione molte donne ci si riconoscono mentre altre hanno sensazioni diverse. Insomma, davvero tante cose ci sono da dire su questo tipo di orgasmo. Vedi post e commenti su Frontpage Post Se nei due post precedenti che riguardavano lo squirting abbiamo analizzato alcuni aspetti del piacere che si può provare con questo orgasmo e abbiamo ribadito che una donna deve provare ad arrivarci solo se ha la curiosità e il desiderio di farlo per se stessa, oggi guardiamo la cosa dal punto di vista maschile e cerchiamo di dare anche qualche indicazione agli uomini.
Solitamente, quando parlo di squirting, i maschi manifestano un comportamento che va dal malinconico all’entusiastico: malinconia per chi non ha mai assistito o partecipato “live” a un orgasmo con squirting, entusiasmo per chi ha ricordi legati a un’esperienza passata o lo vive abitualmente. In linea generale, nell’immaginario maschile, lo squirting è una benedizione dal cielo. È quasi banale dire che questo loro amore per lo squirting nasce dalle fantasie legate al porno, ma è un dato di fatto. I siti pornografici sono zeppi di contenuti al riguardo, spesso fittizi ma qualcuno anche molto reale: non posso non citare Manuel Ferrara e Angela White, due attori che quando fanno sesso, fanno l’Amore. L’ho scritto con la maiuscola, sì, e capirete perché se vi farete il regalo di guardarli (tra gli altri, c’è un video in rete in cui lei piange -alla fine- e lui la coccola e stringe a sé). Ecco, guardate Manuel Ferrara: potrà sembrarvi assurdo, amici maschietti, ma può essere molto istruttivo riguardo al come approcciarsi alla sessualità femminile. Prendetelo come un input angelico: potete guardarvi porno e dire alla vostra partner che lo state facendo per lei. Detto questo, analizziamo alcuni spunti di riflessione prima che io mi perda a sognare su Ferrara. PERCHÉ AGLI UOMINI PIACE COSÌ TANTO LO SQUIRTING? Perché, anche se inconsapevolmente, quando si guarda un porno (e non solo) ci si identifica nell’attore/attrice che corrisponde al nostro genere, quindi gli uomini dopo aver guardato una scena di squirting si sentono efficaci e sessualmente potenti come quell’attore che non fallisce mai e che porta sempre la partner (o le partner) a livelli di piacere irraggiungibili per i più. Per gli uomini una donna che “squirta” diventa il simbolo della propria capacità sessuale. Non che non esistano quelli che invece lo amano in quanto segnale di grande piacere per la compagna, ma in media è più per una gratificazione al proprio ego che altro. CAMBIARE PUNTO DI VISTA è il primo consiglio che posso dare agli uomini perché sicuramente può favorire la condivisione in coppia dell’esperienza. Nel post precedente, parlando della mia esperienza personale, ho spiegato che ho dovuto studiare da sola cosa mi accadesse prima di condividere con il mio partner proprio perché il suo entusiasmo era diventato inconsapevolmente un’aspettativa che mi metteva a disagio e mi impediva di raggiungere il “risultato”. La sua aspettativa, in quel momento, mi creava ansia e mi distoglieva da me stessa. Ho realizzato, in sostanza, che lo squirting diventa piacere solo se la donna è in grado davvero di godere solo per se stessa. Un orgasmo egocentrico, anche un po’ egoista. Avevo bisogno di provare da sola, prima di condividere. Una volta capito come funzionava, abbiamo “lavorato” insieme alla questione fino a che sono riuscita a lasciarmi andare totalmente e vivere la gioia di quell’orgasmo con naturalezza, anche insieme a lui. Piano piano, insegnandogli l’esatto punto da toccare, il ritmo da tenere, il grado di pressione da esercitare, abbiamo costruito un momento di coppia in cui entrambi ci dedicavamo solo al MIO piacere, e così facendo è scomparsa anche l’ansia da aspettativa. Ebbene sì, l’ansia da prestazione non è una questione unicamente maschile: succede anche a noi. Anche noi donne quando “non riusciamo” ad avere un rapporto e gli uomini ci dicono “non ti preoccupare” ci sentiamo un po’ come quando agli uomini svanisce l’erezione e noi diciamo “succede, non è un problema”. Quanto siamo simili, seppur con caratteristiche diverse, eh!? Quindi, nel concreto, GLI UOMINI COSA DEVONO FARE? - SENTIRE LA PARTNER. Sentire nel senso di osservarla, ascoltarne il respiro, seguire i suoi movimenti, toccarla dove e come vuole, senza mai cambiare ritmo, soprattutto se vediamo che il piacere in lei sta crescendo: cambiare ritmo o spostare le dita anche solo di un centimetro, la riporta indietro, interrompe il piacere e bisogna ripartire quasi zero. Vi faccio sorridere: a mio marito, le prime volte, veniva male al braccio. Quindi, amici uomini, cercate di trovare una posizione di appoggio che vi consenta di mantenere abbastanza a lungo il movimento e di non spostare la mano. - EVITARE DI METTERCI TROPPA ENFASI: lo so, non è facile, però magari -anziché guardarla solo “lì” con la brama di veder uscire liquido- provate a guardarla in viso, a vedere come cambiano le sue espressioni, perché è nel percorso che lei prova piacere. Se l’evidenza dello squirting si realizza con la fuoriuscita del liquido, il piacere sta invece nel crescendo di piacere che la porterà a spingerlo fuori. Quindi i “dài” mentre le guardate la vagina, mettono ansia a lei e non vi aiutano di certo a capire quale grado di piacere abbia raggiunto in quel percorso. -USARE LA GIUSTA FORZA: la penetrazione delle dita in vagina deve essere possente, sì, ma non un vero e proprio caterpillar. Il movimento da fare lo conoscete un po’ tutti, e se non lo conoscete trovate in rete moltissimi tutorial su come farlo. Non commettete l’errore di pensare di saperlo fare a prescindere: guardatene qualcuno, guardate pure qualche video porno di massaggiatori che inducono lo squirting all’attrice di turno. Solitamente sono piuttosto realistici e abbastanza affini ai desideri femminili. - EVITATE DI TOCCARLA IN ALTRI PUNTI: la maggior parte delle donne riferisce come DISTURBANTE il fatto che lui accarezzi loro anche solo una gamba, un seno o altre parti. Attenzione particolare la dedico alla convinzione che hanno parecchi uomini riguardo al fatto che fare un cunnilingus in quel momento possa essere esaltante per lei: spesso non è così. La maggioranza delle donne, per avere questo orgasmo, deve toccarsi da sé per un motivo semplicissimo: nessuno ci sa toccare come sappiamo toccarci noi. Questo perché chi si tocca da sé si ascolta e può modificare ritmi e modalità di stimolazione in base alla percezione del suo piacere. Per quanto possa piacermi essere toccata dal partner, lui non può sentire quel che sento io, e se in altri momenti l’orgasmo lo si raggiunge anche per mano dell’altro, in questo particolare frangente diventa davvero basilare gestire in maniera ottimale l’orgasmo clitorideo. So che all’uomo toccare più punti può sembrare uno stimolo in più, magari fonte di piacere aggiuntivo, ma in quel particolare momento no: distoglie dalla sensazione specifica. Dopo l’orgasmo potrete accarezzarla finché volete. In quel momento dovete solo SEGUIRLA, SENTIRLA; se alla vostra partner piace un certo tipo di dialogo sessuale, incalzatela con le parole che la eccitano. -Per lo squirting le UNGHIE CORTE sono fondamentali: può sembrarvi una sciocchezza, ma il punto che andate a toccare è talmente sensibile che anche un accenno di unghia impedisce la giusta stimolazione. Fa male, insomma, e distoglie dal crescendo di piacere. Su questo argomento avremmo mille altre cose da dire: come arrivarci con la penetrazione, anche quella anale; come usare sex toys adatti e molto funzionali; come renderlo parte di altre pratiche; come raggiungerlo con stimolazioni diverse; ecc. Ci torniamo. Vedi post e commenti su Frontpage Post Di squirting, chi lavora nel campo della sessualità, sente parlare da diversi anni. Cosa sia o cosa non sia resta argomento piuttosto dibattuto perché andiamo sulla Luna, fotografiamo buchi neri, approntiamo tecniche ingegneristiche da fantascienza ma non studiamo il piacere.
L'ultimo studio scientifico attendibile pubblicato su The journal of sexuality risale al 2015, ha un campione limitato a sette donne e anziché chiarire perpetua il "non sappiamo come succeda" in sostanza. A oggi sappiamo che lo squirting, inteso come emissione di liquido durante l'orgasmo, non può essere propriamente definito eiaculazione femminile, o comunque va suddiviso a seconda della quantità e della tipologia del liquido emesso, perché i liquidi sono due: -quantità minima, biancastro, ad alta concentrazione di PSA (antigene prostatico specifico rilasciato dalle ghiandole di Skene che si trovano in prossimità dell'uretra): sarebbe questa la reale eiaculazione femminile perché contiene appunto questo liquido che è affine alla composizione dello sperma maschile; -quantità importante, trasparente, composto principalmente da acqua e urina molto diluita, concentrazione bassa di PSA: questo è quello che generalmente viene definito squirting. Quello che abbiamo visto spesso rappresentato nei porno, per intenderci. Di sicuro si sa che quando avviene il secondo fenomeno, il liquido è prodotto dai reni, transita in vescica e viene espulso con forza durante l'orgasmo. Probabilmente assorbe il PSA nella fase di passaggio in uretra, all'altezza delle ghiandole di Skene, ma non è dato certo perché appunto il fenomeno non è stato studiato scientificamente in modo esauriente. Non lo sappiamo, punto. Negli anni il fenomeno è stato argomentato da tanti ma, mancando un riferimento scientifico certo, non si è creato altro che confusione di termini, di concetti e di dinamiche. Peccato. Lo dico perché quando ho iniziato a studiare questo fenomeno, mi sono messa in gioco in prima persona, cercando di scoprire come funzionasse. Ho prima studiato la teoria, stupendomi del fatto che ovunque si trovassero solo ed esclusivamente narrazioni riguardo alla dinamica o alla composizione del liquido, mai una narrazione emotiva di ciò che succede in quel momento. È sempre analizzato in termini di "prestazione" e mai di "emozione". Questo succede perché la sua diffusione mediatica è avvenuta attraverso la narrazione pornografica, che sappiamo bene essere stata (almeno in passato) mirata esclusivamente al pubblico maschile. Il punto di vista narrativo quindi non è mai stato quello del piacere femminile ma quello dell'appagamento maschile. Andiamo avanti, allora, ma avanti evolvendo, per cortesia. Non fermiamoci di nuovo davanti alle sciocchezze di alcuni estremismi femministi che dicono "Non provateci che andate solo a rinforzare le aspettative maschili nei vostri confronti". Non cadiamo nella trappola di rimettere ancora il nostro piacere all'eterno conflitto tra i generi. Non consideriamo lo squirting un qualcosa che andremmo a fare per il partner, pensiamolo come una possibilità tutta nostra di provare un piacere diverso. Totalizzante. Sì, perché questo è. E non lo dico solo per esperienza personale ma perché in dieci anni di confronto con le donne su questo argomento, tutte quelle che lo hanno provato, lo definiscono un orgasmo che per intensità supera tutti gli altri. Qui è necessario prendere in analisi un ulteriore conflitto: complice la difficoltà di capire come funzioni, l'impegno necessario e tutti i tabù sessuali palesi con cui la nostra società ci condiziona anche quando non ce ne accorgiamo, moltissime donne manifestano disagio quando si parla di squirting perché, essendo dall'esito incerto e dipendendo da molti fattori, temono di sentirsi meno capaci sessualmente agli occhi degli uomini. Se davvero vogliamo fare un'azione femminista costruttiva e non perpetrare l'errore di valutare sempre la nostra sessualità mettendola in relazione all'uomo, dobbiamo necessariamente porci una sola domanda: mi interessa sperimentare un tipo di piacere che non conosco, oppure no? Se non ci interessa, poco male. Non lo facciamo, punto. Ma non possiamo accusare le donne che invece sono interessate di farlo per piacere di più agli uomini. Credo che valga la pena di provare, e lo dico perché mi piacerebbe che tutte le donne potessero sperimentare quella sensazione. Non lo facciamo per vanto, non lo facciamo per sminuire le donne che non lo fanno e non lo facciamo per attirare l’attenzione degli uomini: lo facciamo perché ci prendiamo cura del NOSTRO piacere. Il MIO piacere come donna e nient’altro. Emanciparsi dal maschilismo significa compiere scelte che siano totalmente centrate su ciò che noi vogliamo, e non in termini di dispetto all’uomo. Agli uomini piace, sì. E allora? Se non proviamo (lo squirting così come qualsiasi altra cosa ci stimoli interesse sessuale) perché siamo convinte che sia solo per appagare l'uomo, leviamo a noi stesse la possibilità di emanciparci nel piacere. Se ci vietiamo un'esperienza per non dare soddisfazione a un uomo o se consigliamo alle donne di non farla perché ne godono solo gli uomini, non stiamo pensando al nostro piacere ma stiamo ragionando solo in termini (sbagliati) di lotta nelle questioni di genere. Chiudo con una considerazione che è un dato di fatto: questi consigli non vengono mai da donne che hanno provato questo tipo di orgasmo, ma vengono da quelle che non sanno cosa sia, emotivamente parlando. Non sanno che sensazioni si provano, non sanno che l'emozione è diversa a seconda che lo squirting sia provocato da un'azione meccanica o che sia "governato" attraverso la conoscenza profonda del proprio corpo. Non sanno che è l'orgasmo più egocentrico in assoluto e, anche se fosse il partner a indurlo (non necessario, eh, possiamo fare anche da sole), il partner risulta un mero strumento di piacere in quel momento perché la sensazione prende mente e corpo ed è impossibile pensare a lui. Non sanno che è un tipo di orgasmo in cui si perde proprio il controllo di sé, in cui l'energia sessuale è di un'intensità difficile da descrivere. Vedi post e commenti su Frontpage Post |
GRAZIA SCANAVINI Educatrice umanista Ricercatrice Counselor filosofica Raccolta dei post della rubrica settimanale sulle dinamiche sessuali ideata per Frontpage Post.
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