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Dinamiche di relazione e dinamiche sessuali. 

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GELOSIA DA SOCIAL NETWORK: LA DERIVA DELLA FIDUCIA

21/5/2015

 
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Qualche giorno fa, sulla mia bacheca Facebook scrivevo questo:


"Vengo a sapere che un amico virtuale (con cui ho avuto anche pochi scambi e solo su bacheche pubbliche per altro, mi ha tolto l'amicizia perché sua moglie/compagna era gelosa del fatto che fossimo amici. 
Mi rivolgo a lei ora: ma stellina mia... rifletti... il fatto che lui mi abbia levato l'amicizia per accontentarti, ti fa sentire meglio? Ti senti al sicuro ora?
Dammi retta... invece di chiedere a lui di togliere le amicizie che ritieni pericolose, fatti una domanda:
QUANTO E' FATICOSO ESSERE LA DONNA DI UN UOMO NEL QUALE NON HAI FIDUCIA?"


e naturalmente ne è nato un dibattito. C'è chi sostiene che sia normale, c'è chi insinua che probabilmente lui non la rassicuri abbastanza, la maggior parte dei commenti la trova una situazione assurda proprio per il fatto che si sta parlando di un ambito in cui, anche levata la "famosa amicizia" c'è la possibilità di continuare a "frequentarsi" in chat privata, senza restrizione alcuna.
Ovvio che l'oggetto della discussione è sempre quello: la GELOSIA, questo antico nemico della tranquillità di coppia o, per qualcuno, ingrediente fondamentale in una coppia "che funziona".
Tra questi l'amico giornalista Pellizzari che da quando abbiamo iniziato questo piacevole gioco di confronto sulle dinamiche "uomo-donna" si è un po' ammorbidito su certe convinzioni ma non su questa: la gelosia serve, è segnale di amore per l'altro e laddove non c'è significa che non si ha interesse per il partner. Io ovviamente non sono d'accordo: amo mio marito, la fiducia è intrinseca al nostro rapporto, non ho nessun bisogno e nessun stimolo a controllarlo o a pretendere che frequenti chi decido io, virtualmente o realmente.
In questo post  Pellizzari si schiera dalla parte dei gelosi e appoggia le richieste e le pretese da parte degli stessi nei confronti dei relativi partner: "Io sono geloso di un tuo amico virtuale quindi, se mi ami, lo devi bannare dalle tue amicizie".
Personalmente ritengo la gelosia una dinamica banale e sciocca ma capisco che per molti è una questione viscerale, incontrollabile, non modulabile. Personalmente, ribadisco, credo che amare una persona ed avere fiducia nella stessa dovrebbe bastare a non uscire dal seminato se questa scherza o interagisce con altri su Facebook... certo, può dare noia, soprattutto se la serenità della coppia non è proprio al top!
Non voglio di nuovo addentrarmi nei labirinti dell'argomento GELOSIA perché non ne usciremmo più. La gelosia fisiologica esiste ma dovrebbe essere correlata ad una capacità di valutazione adulta e consapevole del fatto che essere una coppia non significa doversi limitare a vicenda quanto più, semmai, fidarsi dell'altro.
Che sia fondata o no, la mancanza di fiducia è un deterrente alla serenità di coppia. Soprattutto quando riguarda sciocchezze del genere amicizie virtuali e altri similari perché è ovvio che se una persona, uomo o donna che sia, vuole tradire, tradisce o ha tradito non lo spiattella su una bacheca facebook e non ve lo lascia nemmeno intendere: credo si debba temere di più chi tace rispetto a chi liberamente commenta con ironia e la giusta dose di cazzeggio un post di facebook.
Ché state tranquilli... se il partner vi vuole tradire, non sarà chiedergli di bannare un amico o un'amica virtuale con il quale interagisce pubblicamente a mettervi al sicuro, anzi, magari succederà che inizino a parlare in privato per "non farsi vedere" e, lo sapete, da cosa nasce cosa... 
Premesso che personalmente trovo disfunzionale e patologica qualsiasi limitazione imposta al partner, il chiedere al compagno/a di interrompere un'amicizia virtuale a me sembra più una soluzione modello "occhio non vede, cuore non duole". Se questo vi rende tranquilli, sappiate però che un terzo dei profili Facebook è fittizio, utilizzato proprio da chi non vuole essere assoggettato ai tristi controlli di chi crede che un tradimento possa essere fermato con la cancellazione dell'amicizia virtuale.

Il mio consiglio rimane quello: invece che avvelenarvi il fegato cercando di controllare e limitare la vita sociale del vostro partner, godetevelo e abbiate fiducia, che tanto se il tradimento deve succedere non saranno queste paranoie adolescenziali a impedirlo!



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UOMINI TRADITORI INCALLITI: QUANTA BANALITA', QUANTI LUOGHI COMUNI, QUANTA IPOCRISIA!

15/5/2015

 
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Per me è sempre piacevole essere chiamata in causa da Pellizzari.... che quando mi chiama a commentare un suo scritto, sa già che arriva la guastafeste! Quella che non giudica quel che succede, ma preferisce analizzarlo, e che non ama molto che si giudichi generalizzando perché è la solita storia del "Al lupo, al lupo" ma di agnellini in giro ce ne sono veramente pochi (e poche)! 
Questa volta l'articolo di Alessandro porta a riflettere su un argomento sempre molto attuale e che difficilmente diventerà sorpassato perché viene immancabilmente trattato come un'accusa senza soluzione.
Gli uomini da sempre sono giudicati "peggiori" delle donne perché fanno questo, non fanno quello... Il fatto è uno, ed uno solo: siamo diversi!
Anche cerebralmente intendo e invece la morale ci vuole tutti uguali, tutti in riga. La natura ci ha creati diversi e la morale ci vuole uniformare, vuole eliminare ciò che "non sta bene"! La natura ci fa nascere da soli e la società ci vuole moribondi in coppia!
E stiamo sempre a puntare il dito contro il comportamento sbagliato (degli uomini soprattutto) ma posso dire? Il tradimento anche continuativo è nato quando si è deciso in Occidente che la monogamia è il modello unico (come il 730, non puoi scappare!) accettabile, gli altri sono tutti "malati, sbagliati o stronzi"! Riferendomi al post di Alessandro ed Eliselle, da moglie di un marito che dopo avermi guidata in qualità di "auto sportiva" per 5 anni, ha deciso di guidarmi come "utilitaria" (da 13 anni a questa parte), io dico che mi danno più noia gli uomini che maltrattano (fisicamente o psicologicamente), quelli assenti, quelli che impongono, che comandano, che non tradiscono ma sono delle amebe all'interno della famiglia.
Possiamo continuare a ragionare per luoghi comuni e stereotipi fino alla morte ma la REALTA’ è che se dovessimo mettere al muro tutti gli uomini che tradiscono (e donne pure) rischieremmo l'estinzione! E, per quanto mi riguarda, la realtà è l'unica che conta... il resto è polemica, gratuita e inutile. Problemi tali da autoanalizzarci li abbiamo TUTTI, io mi ci metto per prima, ma vogliamo vivere o passare il resto della vita dallo psicanalista a chiederci perché ci comportiamo come la morale non vuole?
Io non ce l'ho con chi continua a desiderare le storie da favola, ci mancherebbe... però mi piace ragionare sulla realtà dei fatti. Se vogliamo essere consapevoli dobbiamo ragionare su ciò che realmente accade, se vogliamo continuare a prenderci in giro possiamo continuare all'infinito a puntare il dito su chi fa cosa non si dovrebbe fare!
Vero che gli uomini sono più aridi, come sostiene Pellizzari, ma è allora io dico che le donne sono delle grandissime stracciacoglioni (e guai al primo che lo nega) mentre gli uomini rompono meno! Che significa? Gli uomini avranno (per le donne) il difetto di essere più aridi e le donne (per gli uomini) sono delle stracciacoglioni... 1 a 1! Cosa abbiamo risolto? Nulla!!
Proviamo invece a prendere consapevolezza che è inutile e deleterio ribadire i difetti dell'altro e piuttosto impariamo ad accettare il fatto che siamo diversi. Gli uomini riescono a tradire con più leggerezza  primo perché sono diversi, hanno dinamiche diverse e sono meno attaccati di noi donne (ehm, mi ci metto in mezzo ma che fatica!). Secondo perché vengono cresciuti nella convinzione di dover confermare la propria virilità proprio dimostrandosi dei conquistatori, dei potenti, de maschi! Più donne accumulano, più sono MASCHI! E allora non tollero che questo sia un difetto perché difetto diventa solo se lo relazioniamo alla moralità!
Le differenze, uomo-donna sono inopinabili, per natura e per stampo educativo, e non sono criticabili su questo aspetto (se le loro azioni non presuppongono violenza) ma perpetuare la critica in senso negativo a cosa serve? Gli uomini sono più portati a tradire (che poi avrei da dire anche in merito) e allora? Perché dobbiamo farli apparire come mostri! Se la maggior parte degli uomini è così, dovremo un giorno prendere atto che non è un difetto ma una caratteristica, che tale rimarrà fino a che continueremo a criticare con banalità e le donne non saranno disposte ad andare incontro ad un compromesso: quello di comprendere che gli uomini hanno per natura e per educazione un bisogno sessuale molto più ampio di quello della media femminile. Cosa dovrebbero fare, quindi? Diventare ciechi a suon di film porno? Di nascosto però, mi raccomando, perché la donna s’offende anche se il marito/compagno guarda i porno!
Il problema di base è sempre e solo uno: non ci si confronta o se lo si fa, non si dice chiaramente ciò che si pensa perché l’educazione ricevuta non ce lo consente, quindi si cerca altrove ciò che in famiglia non è nemmeno concesso dire!
E tutto ciò è palesemente confermato dal fatto che anche il mondo femminile sta evolvendo in questa direzione: è più alta l'incidenza della fascia femminile che ha iniziato o sta iniziando a tradire piuttosto che quella degli uomini che smette di farlo.
Questa è la realtà! E allora vogliamo chiederci il perché invece che continuare a criticare banalmente?
Vogliamo cominciare a mettere in discussione il concetto di "esclusivismo", sia di pensiero che di azione, soprattutto quando riguarda la sessualità?
L'esclusiva sessuale non funziona, sono i fatti a dimostrarcelo, non è un'opinione. Se i tradimenti sono così numerosi, qualcosa non funziona nelle regole morali.

Mi nasce spontanea una affermazione: MARIO B. è morto e lo piangono disperate due famiglie... evidentemente MARIO B. era ben voluto da entrambi le famiglie. Ed è stato in grado di dare molto ad entrambe se nessuna delle due mogli è mai arrivata a capire che lui avesse un'altra famiglia! O sbaglio? Sono in un frangente molto cinico e quindi, ciò di cui mi dispiaccio in relazione a questa storia, è che il signor Mario sarà ricordato come una brutta persona e non per le qualità che evidentemente aveva se due famiglie lo hanno amato fino alla morte!

Le regole morali indubbiamente sono un vademecum sociale per mantenere uno standard nelle dinamiche. Ma le dinamiche cambiano coi tempi e ognuno di noi, in fin dei conti, ha le proprie esigenze, le proprie affinità e un cervello per pensare. Invece di criticare sterilmente gli altri e poi ritrovarsi da soli sul divano la sera a ingozzarsi di schifezze per ovviare la solitudine, proviamo a goderci momenti buoni anche se non corrispondono in toto a ciò che ci hanno insegnato che ci deve piacere!!


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PERDONO, PERDONO, PERDONO!

14/5/2015

 
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Era Caterina Caselli a cantarla ed era il 1966: una delle sue bellissime creazioni che io amo cantare a squarciagola! Inevitabile il coinvolgimento quando ci sta di mezzo la tragedia che nasce da una situazione in cui uno ha tradito e l'altro cerca venia, no?!
Il termine per-donum è stato usato per la prima volta da Quintiliano ed ha il significato di dichiarazione di benevolenza nei confronti di chi, con il suo agire, ha violato la nostra vita. In sostanza chi perdona promette di non vendicarsi o portare rancore, sebbene l'altro abbia gravemente ferito nei sentimenti.
Il che dovrebbe presupporre un totale oblìo dell'accaduto. Ti perdono, stop... non è successo nulla!
E' passato qualche anno, canzoni struggenti sul perdono ne escono puntualmente, il povero Quintiliano è storia anche un po' dimenticata ma noi sta c.... di parola non riusciamo a levarcela dalla bocca.
Come avrete capito, la parola in questione non mi piace!
Perché?
Perché presuppone che chi perdona si disponga in condizione di superiorità verso chi ha "ferito", che inevitabilmente passa in condizione di svantaggio perché è colui che si mette alla mercé del ferito affinché gli venga concessa la grazia!
Ma perché vi faccio questo discorso?
Perché l'amico giornalista Alessandro Pellizzari mi invita a leggere questo suo post senza essere consapevole del fatto che in questi giorni sono di un cinismo unico e particolarmente refrattaria alle parole di circostanza. Passo periodi di grande interesse a stimolare gli altri a capire certe dinamiche reali dei rapporti sentimentali, che la maggioranza della gente fa fatica anche ad assimilare perché troppo abituata a ragionare secondo gli schemi unici imposti dalla società. Poi vado in burn out e BOOM, per una settimana perdo i freni e spiattello le verità per quello che sono, senza tergiversare.PERDONO è una parola da falsi moralismi e tristi minestre riscaldate! PERDONO NON ESISTE, soprattutto nei rapporti d'amore. 
Esiste che il tradito conceda al traditore di non lasciarlo, pagando tutte le pene del caso: il tradito diventa la vittima e il traditore diventa debitore: "tu mi hai fatto la grazia (grazie!) e io devo fare di tutto per ripagarti del danno che ti ho arrecato"!
Questo vi sembra un buon modo per procedere? A me per nulla, anzi, lo schifo proprio!
Due adulti che hanno una relazione, in cui uno dei due "tradisce", hanno tre scelte: 
-mollarsi perché il tradito non tollera il pensiero del tradimento: in questo caso mi sfugge che la relazione gravitasse intorno ad un discorso di vero amore quanto più ad un discorso di pretesa fedeltà! Non dico che il tradito non amasse il traditore ma di sicuro l'amore (e quindi gli aspetti positivi del traditore, prima che si rivelasse tale) è inferiore come importanza all'ego del tradito che ritiene insormontabile il tradimento perché diviene consapevole di non essere l'unico oggetto d'amore.
-stare insieme a suon di meccanismi malati e deleteri per chiunque: il traditore avrà per sempre dalla sua la carta del "ma tu mi hai tradito, non te lo dimenticare" e il traditore sarà un debitore all'infinito, controllato più che da Equitalia e dovrà sentirsi in colpa per sempre per ciò che ha fatto! E che ha fatto?
Lo hanno capito quelli che hanno scelto la terza opzione:
-due adulti consapevoli e che hanno un rapporto realmente amoroso, non mediocri, non si prendono a suon di botte o di offese ma si fermano a riflettere insieme sull'accaduto, a comprenderne i motivi (di qualsiasi genere siano) e ad affrontare lo stato delle cose. Senza vittimismi e richieste di perdono, senza pretese di riscatti e senza fomentazione di sensi di colpa. E' successo, punto. 
Quindi, dopo un po' di divagazione per spiegare il mio punto di vista, rispondo ad Alessandro dicendo che è necessario focalizzare e sottolineare che il PERDONO come lo intendiamo noi oggi viaggia da sempre per volere della Chiesa sull'infliggere all'altro il senso di colpa... 
Le coppie che oggi, come dici tu, attraverso il PERDONO vanno avanti, sono in maggior parte coppie che si autoimpiccano all'albero del VD (vittima contro debitore) o persone che non hanno possibilità logistiche ed economiche di fare diversamente (anche per comodo...).
Vorrei sperare che fosse perché molto consapevolmente si siedono e si confrontano per capire l'origine, la causa e l'effetto del tradimento, le corresponsabilità e le possibilità di proseguire. Soprattutto vorrei che lo facessero chiedendosi se hanno più valore i sentimenti condivisi, il tempo trascorso insieme e quel sentimento che sembrava così forte fino alla scoperta del tradimento. Era davvero così forte (e quindi non può essere sbaragliato da due ore di sesso con un'altra persona) o forse era apparentemente forte, in realtà molto debole?

Non so voi ma io se un giorno mio marito dovesse tradirmi o io dovessi farlo, siccome lo amo, preferirei capire cosa è successo piuttosto che nascondere la testa sotto i sensi di colpa e rovinare la mia e la sua vita!!! E, di sicuro, non cancellerei una vita di benessere per la ferita nell'orgoglio di non essere stata (per due ore) il centro del suo desiderio!
Io al PERDONO ci sto solo se significa capire insieme che quel che è successo aveva un valore nettamente inferiore al rapporto e, soprattutto, se non presuppone che il traditore diventa un debitore nei confronti del tradito.
Anche Gandhi diceva che "il perdono è la virtù dei forti". Ecco, io trovo che sia pessimo continuare un rapporto in cui uno diventa il forte perché ha perdonato.


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LA FIDANZATA TUTTO SESSO SI TRASFORMA IN SUOR CASALINGA... ECCO COSA PENSANO GLI UOMINI!

25/3/2015

 
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Ancora una volta Alessandro Pellizzari ci invita a riflettere su una dinamica uomo-donna, forse quella che all'interno della coppia è la più sentita, soprattutto quando gli anniversari cominciano ad avere una consistenza numerica importante. La famosissima "crisi del settimo anno" mi sembra aver perso popolarità: fino a qualche anno fa era quasi una regola, un must... se superavi il settimo anno di matrimonio, eri salvo. Adesso la storia è cambiata, la crisi è in agguato da subito e non si è al riparo nemmeno dopo 10 anni perché le dinamiche uomo-donna sono in continua evoluzione. Alessandro pubblica questo post, che vi invito a leggere, che senza tanti giri di parole vi dice cosa, per gli uomini, non va nel decorso matrimoniale (o di convivenza, per me poco cambia).
Le 5 sindromi che Pellizzari descrive con occhio maschile racchiudono tutte le caratteristiche femminili che, dalla notte dei tempi, sono il sintomo di una lotta che dura da anni: quella del volere che l'altro corrisponda alle nostre aspettative.
Chi mi conosce sa che ho sempre difeso gli uomini sul desiderio perpetuo delle donne di trasformarli, di cambiarli, di plasmarli. Per questo mi batto sulla convinzione che si debbano avere parecchie esperienze prima di "scegliere" con chi impegnarsi per una convivenza o un matrimonio. Non nego che qualche coppia abbia funzionato anche se il legame è stato intrapreso in giovanissima età e senza esperienze precedente da parte dei partner, ma sono fermamente convinta che un rapporto possa essere efficace davvero solo quando si ha consapevolezza piena di quali caratteristiche caratteriali debba avere il partner per essere quello giusto con cui condividere la vita. 
Lo so, state pensando: e l'amore, dove lo metti? Al cuor non si comanda!
Vero... i sentimenti però nascono, oltre che per alchimia, anche per compatibilità!
Quante volte abbiamo pensato di esserci innamorati follemente, di desiderare una persona al punto di impazzirci e poi abbiamo realizzato (con tempi variabili) che quella persona in realtà non faceva al caso nostro? 
A me è successo un sacco di volte, perché l'innamoramento è una cosa, l'amore un altro. Mi sono "innamorata" di molte persone ma solo una volta nella mia vita ho sentito che c'era compatibilità tale da potermi impegnare a condividere tutto ciò che sono, senza pretendere dall'altro alcuna variazione del suo modo di essere.
Ormai il concetto di accettazione dell'altro è usurpato e ha perso, secondo me, il significato originario... sembra una cosa negativa! Preferisco invece definire l'accettazione come rispetto per l'essenza del partner. Non si può pensare di costruire un rapporto efficace se si parte dal presupposto di dover cambiare l'altro per sentirci a nostro agio. 
E questo è quanto si può fare "prima" per evitare che i casini grossi nascano nel "dopo".
Il "dopo".
Direi che Pellizzari ha espresso chiaramente il punto di vista maschile, che elenca tutto ciò che gli uomini recriminano alle donne nell'evoluzione del rapporto: il punto cruciale, da sempre e chissà per quanto tempo ancora, è il divario tra la sessualità maschile e quella femminile. Il tasto è dolente, molto dolente, perché da sempre per motivi fisici e psicologici, il percorso negli anni vede l'uomo sempre attivo sessualmente e "bisognoso" di un'attività intensa mentre la donna sembra "sedersi".
Se dovessi riassumere il post di Pellizzari, lo farei con due punti:
-perché non volete più fare sesso? Gli uomini non ci sentono quando le donne apportano le mille motivazioni per le quali il sesso diventa un bisogno meno impellente: la stanchezza, le preoccupazioni, lo stato fisico. Eppure le donne hanno bisogno di sentirsi bene sia fisicamente che mentalmente per fare sesso. Alle donne l'ormone che spinge non basta a liberare la mente e il corpo dalle pesantezze quotidiane. Non vi piace uomini, noi donne lo sappiamo bene, ma non è un comportamento che abbiamo scelto... viene dalle dinamiche ormonali femminili, dallo stile di vita che conduciamo (non sto facendo vittimismo ma neghereste che la maggior parte della gestione dei problemi di una famiglia gravi sulle spalle femminili?), dal nostro modo di vivere le cose (innegabile che le donne vivano le situazioni con una complessità riflessiva più accentuata). Anche per questo, credo, che molte donne accettino i tradimenti dei mariti. Ricordo che qualche anno fa rimasi stupita dall'affermazione di un'amica cara che so per certo avere un matrimonio che funziona: lei e il marito dopo vent'anni vanno d'accordo in tutto, vivono serenamente e non lamentano problemi. Lei dice che se anche il marito le facesse le corna, lo capirebbe, perché lei non ha bisogno di fare sesso spesso mentre lui lo farebbe ogni giorno. Lei si dice dispiaciuta di non essere sempre "carica" proprio perché non è che lo ama meno, semplicemente le basta "farne meno". 
Sono anche molte le donne, soprattutto negli ultimi due anni, che mi dicono che amano fare sesso con il marito ma che hanno scoperto di aver bisogno di altro... non che il marito non dia loro quello di cui hanno bisogno sessualmente ma hanno capito che la propria carica sessuale dipende molto dall'aspetto emotivo della sessualità: a renderle "pantere" è la carica emozionale che provano durante l'innamoramento, per intenderci, e quindi la novità, la scoperta, la conquista.
So che questo discorso non piace ma sono tantissime le donne che negli ultimi anni hanno scoperto che tradire le rende più attive. So anche che i luoghi comuni su questi discorsi sono milioni ma credo che la verità, se abbiamo il coraggio di guardarla negli occhi, sia sempre dipendente dal fatto che le dinamiche sociali ci hanno voluti "fedeli" ma che la nostra natura non sia quella. E a condire il tutto è la diversità caratteriale tra uomo e donna: l'uomo sarebbe più fedele se la donna fosse più attiva perché la predisposizione al sesso dell'uomo è più fisica. Per la donna. il sesso, è l'ingrediente aggiunto ad una situazione che scatena l'adrenalina non solo per il sesso per tutta una serie di componenti emotive più complesse.
-non vi lamentate se vi tradiamo: e su questo non nego ragione uomini, sono dalla vostra parte. Può sembrare un luogo comune dire che l'uomo ha fisicamente bisogno di mantenere un ritmo sessuale elevato ma così è e non possiamo farvene una colpa.

Insomma, credo che con questo post non abbiamo risolto nulla! Ma credo che sia proprio perché uomini e donne hanno sentimenti talmente diversi in campo sessuale che, un po' per natura, un po' per condizionamento sociale venuto da centenni, servirà ancora qualche cambio generazionale perché si arrivi a vivere la sessualità in modo un po' più simile.
Le sindromi elencate da Alessandro hanno componente sessuale ma non solo: è chiaro che la sessualità di una coppia è legata indissolubilmente alle dinamiche di rapporto ma personalmente credo che siano molto dipendenti dalle differenze innegabili e non ovviabili, per ora, tra uomini e donne.
Poi Pellizzari, questo lo chiedo direttamente a te... siamo così sicuri che a cambiare, dopo il matrimonio, siano solo le donne? 



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SESSO E TECNOLOGIA: CAMBIANO LE ATTIVITA' MA NON CAMBIA LA NATURA DEI RAPPORTI

20/3/2015

 
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Colgo l'invito di Alessandro Pellizzari a riflettere su questo suo post perché credo ci sia bisogno di focalizzare qualche punto sulle "nuove" dinamiche di relazione. La novità è relativa e in continua evoluzione, nel senso che segue passo passo il progresso dei metodi di comunicazione e si adatta alle situazioni conseguenti, niente di più.
Cosa intendo dire con questa "introduzione"?
Semplicemente che nell'essenza dei rapporti sono semplicemente cambiate le modalità: che si tratti di tradimento o di relazione ufficiale, non è cambiato un granché se non il fatto che la tecnologia, sicuramente, ha assoggettato tutti all'obbligo di reperibilità e ha favorito la continuità di comunicazione (aspetto non sempre positivo).
Nella notte dei tempi ci si scrivevano missive che impiegavano giorni e giorni per arrivare al destinatario, e altrettanti per ricevere una risposta, quindi i tempi che intercorrevano erano più diluiti. Adesso, che stiamo vivendo l'era del "tutto subito", il contatto con l'altro è immediato e (questo è ciò che non sopporto) si è instaurato questo meccanismo per il quale se leggi il messaggio l'altro sa che lo hai letto, quindi se non rispondi subito "sei in fallo"! 
Perché non hai risposto? Cosa stavi facendo? Non ti interessava rispondermi o forse avevi di meglio da fare? Allora, se avevi meglio da fare, significa che di me non ti interessa abbastanza... e via tutte le paturnie allegate!
La realtà è che viviamo un delirio: ci sentiamo in diritto di controllare e condizionare l'altro in ogni momento della sua giornata, indipendentemente dalla situazione in cui l'altro si trova e nell'assoluta mancanza di rispetto del suo stato d'animo e del diritto che l'altro ha di gestire come crede il suo tempo e le sue emozioni.
Cosa c'entra tutto ciò con il post di Alessandro?
L'attinenza è molto banale: non è che adesso si tradisce e quindi si passa il tempo a messaggiare e chattare. Si tradisce come si è sempre fatto, solo che fino ad un decennio fa non c'erano queste dinamiche di comunicazione, di cui ora siamo schiavi, oltre che per il desiderio di farlo anche perché ci sentiamo in obbligo! Io per prima un sacco di sere, prima di andare a dormire, prendo in mano il telefono e (anche un po' controvoglia) mi metto lì a rispondere a chi sta aspettando la mia replica (anche da molte ore, spesso). Diciamo che in chiusura di giornata rispondo a chi devo per non trovarmi il giorno dopo un "carico" doppio. E' diventato un compito obbligatorio, per non deludere aspettative... triste, no?!
Mi chiedo quando ci renderemo conto la mole di energia mentale che tutto ciò richiede perché, non so voi, ma io sento il peso di tutto ciò. Mi disturba. Così come mi disturba che mi venga chiesto perché non ho risposto: domanda di una retorica inaudita perché è chiaro che ti posso raccontare ciò che voglio e, chiedo a voi, quante volte mentite a questa domanda ma non perché abbiate nulla da nascondere... semplicemente perché se diceste "guarda, in quel momento non avevo voglia di risponderti" cadrebbe il mondo! E non parliamo di quando poi, eventualmente, qualcuno scopre che avete risposto mentendo!!
Insomma... io credo che dovremmo rilassarci su questo aspetto... ne guadagneremmo senz'altro in serenità!
Detto questo, anche per quanto riguarda lo svolgere attività di comunicazione durante momenti che potrebbero essere dedicati alla sessualità, è solo questione di evoluzione delle attività: adesso si tarda ad andare a letto per colpa del tablet o del pc ma fino a qualche anno fa gli uomini andavano al bar (abitudine che si sta estinguendo), guardavano la partita e le donne facevano lavori a mano o altro.
Concludo raccontando un aneddoto di una decina di anni fa: una collega mi raccontò che lei durante il rapporto sessuale con il marito, leggeva un giornale. Io naturalmente rimasi basita (oltre che divertita da questa immagine) e chiesi spiegazioni. Lei disse che, siccome il marito voleva sempre farlo e a lei invece sarebbe bastato farlo molto meno frequentemente, per accontentarlo gliela dava quando lui la chiedeva... e intanto lei leggeva il giornale. Probabilmente, adesso, lei anziché leggere una rivista, guarda facebook, twitter o chatta con qualcuno, non necessariamente a sfondo sessuale.
E' chiaro che le "nuove" teconologie, l'avvento dei social network e i vari sistemi di chattamento favoriscono l'insorgenza e il mantenimento di relazioni... lo sappiamo tutti perfettamente e i numeri lo confermano: basta pensare ai milioni di iscritti a siti dedicati alla ricerca di relazioni ufficiali o ufficiose (soprattutto ufficiose!) per comprendere l'agevolazione. 
Ma il tradimento è sempre esistito, adesso numericamente è aumentato ma semplicemente perché è cambiata anche la mentalità femminile a riguardo e lo stile di vita attuale concede l'opportunità di farlo con più facilità, sia perché è più facile conoscere altre persone, sia perché è più facile programmare incontri, spostarsi, trovare "scuse" legate al lavoro o alla moltitudine di impegni che abbiamo ogni giorno... Ben diverso da una casalinga di paese, degli anni Novanta, magari senza patente che al massimo usciva per recarsi dal fornaio... o dal giornalaio per acquistare la rivista da leggere mentre il marito la penetrava.

Se invece vogliamo parlare della variazione delle dinamiche sessuali in relazione al sesso virtuale, trovate qui un post che parla del sexting, del suo utilizzo e le riflessioni attinenti.



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L'OPINIONE FEMMINILE SULLA "PILLOLA BLU": E VOI, COSA NE PENSATE?

5/1/2015

 
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Questa proprio non me la faccio scappare, anche perché rende ancora più chiara l'evoluzione psicologica di molte donne sul sesso: LA QUALITA' DELLA PERFORMANCE CONTA! E io ne sono... come dire? Fiera! Chiaramente l'evoluzione non è assoluta e non ha ancora (ancora è di buon auspicio) "colpito" tutte le donne... ma tante!
Andiamo per ordine.
Ieri l'amico giornalista Alessandro Pellizzari pubblica questo: http://www.alessandropellizzari.com/sesso-e-aiutini-per-lui-oggi-le-donne-hanno-cambiato-idea/ dopo un confronto pubblico su un minisondaggio che ha intrapreso on Facebook. Già in mattinata si era discusso di "sesso senza amore" ancora impensabile per parecchie donne che lo giudicano un "atteggiamento  maschile" non femminile. 
Per rendere ancora più chiaro il concetto: una donna che stimo, e per altro piuttosto aperta mentalmente, scrive questo commento:

"Perchè alcune donne hanno assunto un atteggiamento "tipicamente maschile" e molto sfrontato, meccanico nei confronti del sesso? Perchè essere ciò che non si è per sentirsi meno impaurite da ciò che si è veramente?"


Io ho risposto con piacere perché credo che alcune donne (non poche e in netta impennata quantitativa) abbiano semplicemente smesso di recitare il ruolo di "principesse" e abbiano scelto di seguire l'istinto.
Io chiaramente faccio parte della categoria di donne "ex-principessa sul pisello", di quelle insomma che dal pisello hanno deciso di scendere!! Ma non mi sento "maschile", mi sento semplicemente una donna che ha compreso quanta soddisfazione possa dare una vita sessuale più ampia di quella consentita dal perbenismo. Non me la prendo se chi ha necessità di categorizzare mi giudica perché capisco che il mio punto di vista sia difficle da comprendere per chi ancora (condizionata dal proprio vissuto e dall'educazione ricevuta) non ha capito come fare a scendere dal pisello, togliersi l'abito da principessa e indossare qualcosa di meno casto, magari un reggicalze (lo sapevate che il 70% delle donne adulte italiane non ne ha mai indossato uno?). 
La cosa importnte è che ognuna di noi riesca ad acquistare la consapevolezza del proprio piacere e della propria essenza, poi quali siano le dinamiche soggettive è indifferente, nel senso che non è che per "evolvere" bisogna indossare per forza un reggicalze o fare chissà che! L'essenziale è capire cosa ci da piacere e non desistere dal sorpassare i limiti imposti dai tabù sociali se vogliamo ottenerlo. Insomma, il concetto principale è che le donne stanno approcciando la sessualità con una diversa consapevolezza: il sesso non è più quel momento comandato per soddisfare il proprio uomo e non è più una "missione da cartina tornasole".
Proprio questo traspare dal mini-sondaggio di Alessandro Pellizzari: le donne amano sì essere il fulcro di eccitazione del loro uomo ma (essendo scese dal pisello) non si offendono se il loro partner abituale o occasionale utilizza qualche aiutino, se questo significa opportunità di maggior divertimento per entrambi.
Questi argomenti sono il mio lavoro, lo sapete, quindi leggendo il post di Alessandro mi sono ritrovata a pensare ai consigli che sento più volte dare da Franco Trentalance a chi assiste ai suoi talk-show live: Franco spiega diversi metodi per aumentare la qualità delle performance maschili e per "vivacizzare" i rapporti ed è più propenso a consigliare un allenamento psico-fisico piuttosto che all'utilizzo di sostanze chimiche. E lui esperienza in questo campo ne ha, non poca!
Insomma... il "come" è una scelta soggettiva ma oggettivo è il fatto che gli uomini cercano di aumentare le proprie capacità sessuali e le donne ne sono felici!!
Sì perché... diciamolo! Finché il sesso era quel momento in cui l'uomo voleva e la donna doveva, non c'era problema: lui faceva e lei si dava per soddisfarlo, quasi come se dovesse assolvere ad un compito, quindi prima lui "finiva" meglio era. Perché a lei non era né concesso trovarlo un divertimento né avere pretese in merito. Adesso la storia è diversa: l'approccio femminile è decisamente cambiato, gli uomini si sentono "messi alla prova" e vivono la tensione del dover essere all'altezza. Vero o no?
Fino a pochi anni fa per loro era sufficiente seguire i propri tempi, adesso sentono di dover rispondere all'esigenza femminile che in fatto di tempi viaggia su binari diversi e in fatto di qualità richiede un buon livello. E non dobbiamo dimenticare che per l'uomo la virilità è una variabile aggettiva di fondamentale importanza! Finché non c'era esigenza femminile, tutti gli uomini si sentivano "forti" sessualmente no?! Adesso un po' meno... 
Da apprezzare però che le donne sono diventate sì pretenziose ma anche meno "pesanti". Pensate a una donna media che scopre che il marito guarda film porno, cosa succede (sempre meno ma succede ancora)? Lei si sente mortificata, crede di non essere sufficientemente eccitante e via con le crisi di pianto al suon di "allora non ti piaccio più come una volta" o "io non ti basto più".
Be', cari uomini, le "ex-principessa sul pisello" sono pretenziose ma hanno smesso di fare vittimismi e se vi beccano a guardare un film porno non vi faranno mai sceneggiate... semmai vi inviteranno a passar loro qualche filmato che avete trovato particolarmente eccitante!

PS: lo so amiche Principesse che ancora non sapete come scendere dal pisello, non ho parlato d'amore e di sentimenti ma mi giustifico con una citazione che mi ha postato ieri un amico (il cui autore mi è però sconosciuto, sorry):
 "Se hai bisogno del sesso per dimostrare un sentimento o di un sentimento per giustificare il sesso non hai capito nulla ne del sesso, ne dell'amore."



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VIA I PREGIUDIZI... E PARLIAMO DI RAPPORTI CUCKOLD!

13/10/2014

 
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Questa volta abbiamo elaborato direttamente insieme! Nell'immagine sembriamo un'associazione a delinquere ma in realtà ci associamo per darvi stimolo ad analizzare le situazioni da punti di vista diversi, quali io e Pellizzari abbiamo (ma prima o poi lo convinco a venire dalla nostra, ne sono certa!!).
Qui di seguito trovate il confronto tra Alessandro Pellizzari e me su un argomento alquanto scottante e del quale si fatica a parlare anche con persone amiche, per il timore di essere giudicati o addirittura derisi: il CUCKOLDISMO.
Per chi non lo sapesse, con questo termine si vuole indicare un modo di essere ovvero la tendenza a fare praticare al proprio partner un tradimento assecondato. Solitamente è l'uomo che trae piacere dal vedere la propria donna che compie atti di sesso con altri uomini, specie se superdotati e di colore. Il fenomeno del cuckoldismo è aumentato con l'avvento di internet che ha permesso un maggiore volume di contatti tra persone sconosciute e appassionate del genere. Attualmente si stima che sia una pratica sessuale adottata, nel mondo, da milioni di coppie desiderose di migliorare la propria intesa sessuale (da wikipedia).
Vi lascio al post introdotto da Pellizzari:



LEI MI RACCONTA CHE LUI VUOLE CHE LEI FACCIA... #sessohard. Accusa, difesa, giudizio.

Quello che io chiamo il popolo dei lettori silenti del mio blog, cioè coloro che preferiscono leggere e non commentare (al massimo condividono) e che rispetto esattamente come quelli più attivi, dopo il mio invito a scrivermi in privato a bloganpellizzari@yahoo.it si sono fatti vivi.
Fra le storie più interessanti e, a mio avviso, più “estreme”, quella di Laura (la chiameremo così) che, più che raccontare, mi chiede una specie di parere. Come lo chiederebbe a un amico, dato che non sono di certo un esperto. Ma io non me la sento, per una volta, di essere il solista, anche perché già nella parola estremo potete desumere la mia posizione.
Così, in un processo alle intenzioni, io farò l’“accusa” e la mia amica scrittrice,Grazia Scanavini (la bella ragazza della foto) di larghe vedute immensamente più di me preparata in questi temi, la “difesa”. A voi il giudizio finale. Ma bando alle ciance e veniamo alla storia.

LA STORIA
Laura è sposata da molti anni con Luigi. Sono una coppia normale, con alti e bassi. Da un po’ di tempo però Luigi ha problemi di libido. Così decidono, come fanno tanti, di girare su qualche sito porno. Funziona, si divertono anche, ma Luigi inizia a dare preferenze a certi filmati, quelli dove il parner assiste, passivo, a scene in cu la sua donna viene scopata da un altro. Laura mi racconta che la cosa non le dispiace, almeno teoricamente. Mi confessa che in passato ha avuto due storie extraconiugali, un po’ perché aveva voglia di novità, un po’ perché Luigi, negli ultimi tempi, aveva qualche problemino a letto. Ma, mi dice, bene venga questa nuova usanza e preferenze. Solo che il suo partner, a un certo punto, le propone di passare dal filmino ai fatti. A lui piacerebbe assistere davvero, dal vivo, a lei che fa l’amore con uno sconosciuto. E inizia anche a navigare su siti dedicati. Laura lo asseconda, almeno teoricamente, ma mi confessa: da una parte mi piacerebbe, anche per sentirmi meno colpevole per i tradimenti passati, condividendo con lui nuove “scappatelle”. Dall’altra ho paura che questa storia ci prenda la mano, facendo crollare, insieme alla routine, anche gli equilibri di coppia, e per lui diventi un’ossessione, come una droga di cui non può più fare a meno. Perché lui, su questo punto, sta diventando un po’ troppo insistente.

IL PARERE DELL’“ACCUSA”
Lascio da parte, per un momento, il mio concetto basilare di coppia che funziona, che si fonda su una gelosia sana e naturale. Dove non c’è gelosia non c’è amore, punto. E non parlo di gelosia claustrofobia, ma di quella normale, che impedisce naturalmente a qualsiasi uomo o qualsiasi donna di fare sesso con un altro.
Ma lasciamo perdere le convinzioni personali, e mettiamo che Laura e Luigi siano solo una delle tante coppie di lungo corso che, vedendo spegnersi un po’ la libido, cercano di reagire in coppia, e quindi positivamente.
Tralascio i due tradimenti, può succedere, inutile demonizzarli o farne causa dei vostri problemi.
Intanto un controllino medico a lui no? Queste defaillances di cui parla Laura potrebbero essere curate agevolmente o essere la spia di un problema vascolare, di un diabete, insomma, di qualcosa che va accertato dal medico.
Ma mettiamo che da un punto di vista organico sia tutto ok. Voi state puntando, come fanno molti, sul porno per eccitarsi: perché no? Il problema è passare dal virtuale al reale. E, soprattutto, scegliere di realizzare una delle pratiche più estreme.
Scambismo e similari infatti, a mio modesto avviso, fanno parte di un repertorio hard che può andar bene solo a un certo tipo di coppia (vogliamo chiamarla superaperta?), e che ha il rischio forte di annullare invece il legame che una coppia normale ha. Laura parla di “droga”: certe emozioni forti possono dare dipendenza, e non sono per tutti. Che succederebbe se tuo marito, fatta l’esperienza (o tu) rimanesse scioccato? E se invece non riuscisse più a fare l’amore normalmente, se non con la stampella dell’estrema trasgressione? Non pno che ciò possa fare la felicità di una coppia.
Ultima osservazione: queste cose devono avere il consenso profondo, sentito, inequivocabile di entrambi. Non c’è niente di peggio nel sesso di fare qualcosa sentendocisi costretti. E tu, Laura, tentenni non poco. Riflettici.
La parola alla “difesa”.
                                                                                                  Alessandro pellizzari

 
LA DIFESA
La difesa parte in quinta Pellizzari ma forse non come ti aspettavi!
Sai bene che io appoggio nel modo più assoluto la realizzazione delle fantasie sessuali in un rapporto di coppia ma non in ogni caso.
Qui ci troviamo davanti ad una coppia che già a priori non funziona sessualmente: Luigi ha problemi ad eccitarsi con Laura ed è Laura stessa a dirci che vorrebbe tentare questa esperienza per togliersi i sensi di colpa dovuti a tradimenti passati. Appare chiaro, direi, che il problema sta alla base del rapporto e non è relativa alla “situazione cuckold” così come è chiamata in gergo.
In sé questa pratica è molto diffusa, anche se può apparire strano e impossibile in una società in cui il rapporto esclusivo sembra ancora essere l’unico accreditato per essere d’amore, mentre ogni digressione viene considerata una perversione. E’ diffusa al punto che si trovano migliaia di annunci online di coppie che cercano “un terzo” da inserire nei giochi di coppia.
Naturalmente la situazione di Laura va analizzata in un’ottica ben più ampia che relativa alla sola esperienza cuckold. Il punto di valutazione della situazione deve spostarsi necessariamente: il timore di Laura è che poi la situazione cuckold diventi indispensabile per la relazione sessuale tra lei e Luigi, ma questo è assolutamente irrilevante. Dobbiamo valutare la base di consistenza di rapporto per proiettarci nelle conseguenze di questa esperienza. L’esperienza cuckold è una messa alla prova molto impegnativa anche in una coppia che funziona, in cui c’è molto feeling, perché comunque passare da una fantasia alla messa in pratica comprende il rischio di scoprire che l’inserimento di una terza persona non è poi così facile: potrebbe determinare, anche all’interno di una coppia consenziente e che vive una sessualità molto aperta, un disequilibrio dei ruoli e delle affinità. Ma qualora la coppia sia ben salda e consapevole della messa alla prova che affrontano, l’esperienza sarebbe un rafforzativo del legame. La coppia si troverebbe ad essere riuscita a soddisfare una fantasia molto impegnativa senza alterare i propri equilibri interni, quindi sentirebbe rafforzato il legame.
Tornando alla situazione di Laura e Luigi, per come la vedo io che non credo nei rapporti basati sull’ipocrisia, affrontare questa esperienza sarebbe l’occasione per scuotere la loro relazione che si è stabilmente fossilizzata ad un livello di non-appagamento per entrambi. Ma è necessaria la consapevolezza che “scuotere” il rapporto può avere conseguenze molto incisive sulla relazione stessa: potrebbe succedere che l’esperienza cuckold renda entrambi consapevoli di non essere una coppia (già vivono una sessualità dissociata e separata) e quindi raggiungere l’effettiva consapevolezza che l’intesa sessuale è nulla. Potrebbe però succedere che la destabilizzazione dovuta all’esperienza induca Laura e Luigi a doversi confrontare in modo diretto e svestito delle variabili dell’abitudine. Potrebbero trovarsi ad analizzare il fatto che si sono “persi sessualmente” e stimolarli a ricercarsi, trovarsi di nuovo.
Non saprei consigliare Laura sul “farlo o non farlo”, le proporrei più che altro di valutare decidendo se vuole rimanere nello status attuale (e quindi non appagante, indefinito) oppure affrontare un percorso di cambiamento, consapevole che potrebbe valere la fine del rapporto oppure un impegnativo lavoro di “ristrutturazione”.
Con la mia mentalità (e te lo immaginavi) acconsentirei all’esperienza e la vivrei appieno per vedere dove la destabilizzazione dell’abitudine può portarci: una sorta di “buttiamoci e vada come vada perché io in questa situazione di stallo non appagante non ci voglio stare più”. Per me sarebbe l’occasione per cercare un confronto che (nella situazione di Laura e Luigi) sembra impossibile da instaurare in modo costruttivo.
Aggiungo che, per come mi appare la situazione della coppia e anche per il mio modo di analizzare le situazioni, non mi schiero dalla parte di nessuno dei due così come non colpevolizzo né Laura né Luigi. Sono semplicemente due persone insoddisfatte e senza gli strumenti necessari per instaurare un confronto costruttivo, quindi come la maggior parte delle coppie, elaborano il problema da un punto di vista soggettivo evitando di affrontare il problema reale.
Adesso invece ti faccio leggere una storia che riguarda la medesima situazione trasgressiva ma che si svolge nell’ambito di una coppia affiatata e, quindi, pur essendo una “prima esperienza” ha connotati molto diversi. Così puoi spostare l’accusa su di me che ritengo queste situazioni un frangente positivo e accrescitivoper le coppie!

ALTRA STORIA
“Quando ci siamo conosciuti, Andrea era gelosissimo. Avevo 20 anni ed era il periodo in cui frequentavo discoteche e lì ci siamo incontrati. Fin da subito era geloso al punto che se qualcuno mi guardava lui si innervosiva. Abbiamo iniziato a convivere dopo pochi mesi e la nostra intesa sessuale, fin da subito evidente ed appagante, è andata intensificandosi con gli anni. Anche la sua gelosia si è evoluta: da eccessiva che era, si è gradualmente rasserenata e modulata fino a raggiungere uno stato di fiducia tale che, a distanza di 18 anni, sembrava quasi godere del piacere che gli altri uomini mi guardassero. L’estate scorsa ci trovavamo in vacanza in un villaggio turistico; una sera, dopo cena, eravamo sul terrazzo dell’hotel e Andrea si è allontanato per prendere qualcosa al bar. Dopo pochi istanti mi si è avvicinato un ragazzo sui 35 anni: un bel tipo, spalle larghe, tipo mediterraneo.
“Beviamo qualcosa?”
“Grazie ma aspetto mio marito.”
Anziché andarsene, si è seduto sulla poltrona di fronte a me, guardandomi intensamente, quasi sfidandomi direi. C’è stato un momento di particolare eccitazione tra di noi, sentivo il suo sguardo addosso e la tensione sapendo che mio marito sarebbe tornato da lì a poco trovandomi seduta al tavolino con questo uomo che, proprio nel momento in cui Andrea compariva, mi tese la mano dicendomi: “Piacere Stefano.”
Non sapevo cosa fare ma è stato Andrea a togliermi dall’imbarazzo: “Ah bene, vi siete presentati! Buonasera Stefano.”
Mi ha spiegato che si erano conosciuti la mattina stessa nella palestra del villaggio e che era stato lui stesso ad invitare Stefano a trascorrere il dopo cena con noi. Lì per lì sono rimasta un po’ stranita ma nemmeno tanto, Andrea è una persona socievole anche se la situazione aveva un che di particolare. Stefano mi guardava in modo malizioso e spregiudicato. Andrea guardava prima me e poi Stefano, parlava molto lentamente spiegandomi che lui si trovava qui per lavoro ed era solo. Mentre lo diceva mi guardava dritta negli occhi, sorridendomi. Ho avuto un attimo di smarrimento quando Andrea è venuto a sedersi sul divanetto a fianco a me e, appoggiando la mano sulla mia gamba, ha cominciato a salire sotto l’abito. Lo ha fatto lentamente, guardandomi negli occhi e sussurrandomi: “ Amore, stasera sarai mia come non lo sei mai stata.” E’ cominciato un gioco di sguardi, eccitanti ed eccitati. Ben presto mi sono trovata in un vortice di emozioni. Andrea mi accarezzava e Stefano seduto di fronte era visibilmente eccitato: il suo sguardo passava ininterrottamente dalla mia bocca alle mie gambe, che mio marito continuava ad accarezzare.
Non saprei dire in quale momento ho compreso come sarebbe proseguita la serata, non saprei nemmeno dire se avevo compreso appieno fin dove ci saremmo spinti quella sera ma da lì a pochi minuti mi sono ritrovata nell’ascensore che conduceva al piano della stanza di Stefano. Andrea mi aveva attirata a sé e mi stava baciando, mentre Stefano alle mie spalle mi sfiorava il collo con la bocca. Trovarmi al centro dell’eccitazione di due uomini fu un’emozione molto forte, al punto che ho smesso di farmi qualsiasi domanda, convinta che fare l’amore con entrambi sarebbe stata un’esperienza unica. Non volevo rinunciarvi.
Una volta entrati nella stanza di Stefano, mio marito si è accomodato sul divano e mi ha guardata dritto negli occhi dicendo: “Adesso io ti guardo.”.
Ho avuto un attimo di smarrimento. Andrea ha sorriso a Stefano che si era avvicinato porgendogli un bicchiere di vino; poi mi ha guardato di nuovo, dritto negli occhi: “Sei la mia donna. Fammi godere.”
Ha fatto un cenno d’intesa a Stefano il quale si è avvicinato, mi ha baciata con passione ed ha preso ad abbassare la lampo del mio abito. Ho sentito le sue mani accarezzare la mia schiena, salire verso le spalle per liberarle e far cadere l’abito ai miei piedi.
Ho chiuso gli occhi e mi sono abbandonata completamente a quell’uomo, sentendomi addosso lo sguardo eccitato di mio marito che a tratti guardavo e mai dimenticavo, nonostante stessi facendo l’amore con un altro. Andrea mi sorrideva, eccitato e accogliente. Ero la sua donna.
E sono la sua donna ogni volta che un uomo mi prende mentre Andrea mi guarda.”

…e non mi dire Pellizzari che riesci a trovare qualcosa di negativo in questa storia!!
Aggiungo con piacere il parere della Dott.ssa Teresita Forlano, psicologa e psicoterapeuta: “Questo tipo di esperienza potrebbe sembrare un gioco perverso ma, quando in una coppia esiste la complicità, la perversione cede il passo ad una sessualità che va oltre il consueto. Il marito è osservatore attivo, non spettatore passivo, come accade in un contesto perverso in cui l’uomo si eccita e gode limitandosi a guardare, per incapacità psicosessuale ad avere un rapporto con la moglie. E’ un amante che gode di sua moglie, ne coglie gli aspetti sessuali e sensuali mentre la guarda fare sesso con un altro; prova piacere nel vederla e questo aumenta il desiderio verso di lei, che si lascia guardare, accoglie e soddisfa il desiderio. Lei rimane fedele mentalmente consapevole che quello che accade eccita entrambi. La sessualità vissuta in questo modo, anche con la partecipazione di un terzo, amplifica la loro unione sessuale. 
                                                                                                         Grazia Scanavini


A QUESTO PUNTO LASCIAMO IL GIUDIZIO AI LETTORI, MASCHI E FEMMINE. RINGRAZIO LA BRAVISSIMA GRAZIA SCANAVINI E CHISSÀ SE SIAMO STATI D’AIUTO A LAURA E LUIGI. SE AVRÒ NOTIZIE VE LE DAREMO
                                                                                                   Alessandro Pellizzari




http://www.teresitaforlano.it/
http://www.alessandropellizzari.com/lei-mi-racconta-che-lui-vuole-che-lei-faccia-sessohard-accusa-difesa-e-giudizio/

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TRADIMENTO: E' LA STORIA PIU' VECCHIA DEL MONDO MA E' SEMPRE LA PIU' ATTUALE

25/9/2014

 
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Ieri sera mi sono trovata su questo post di Alessandro Pellizzari 
http://www.alessandropellizzari.com/non-vedo-lora-di-soffrire-per-amore-il-seguito-di-amanti-fanno-bene-o-male/ che vi invito a leggere prima di proseguire, perché qui di seguito troverete alcune mie considerazioni sul sempre-verde tema: IL TRADIMENTO.

La mia riflessione, rivolta ad Alessandro, è questa:
Sai che mi piace far quadrare i conti… che quando si parla d’amore io non resisto: devo mappare i percorsi, capire la causa e pure l’effetto, devo farmi il viaggio dalla radice alla conseguenza.
E così commento con un concetto che potrebbe apparire di una banalità assurda ma considerando il fatto che in realtà il tradimento rimane una delle dinamiche interpersonali più ricorrenti, credo sia inevitabile.
Si tradisce per rivivere il momento più emozionante dell’amore: l’innamoramento. 
Che per forza è il momento che da più intensità… perché le sensazioni che si provano durante la scoperta di nuova pelle e nuova mente non sono eguagliabili.
E’ sempre effettivamente un soccombere all’idea che si tradisce per una mancanza nel rapporto di lunga durata. Ma non è una mancanza possibile da ovviare… è lo stimolo adrenalinico che da la novità, è l’eccitazione del vivere come in un film per qualche ora ogni tanto e godersi solo la parte migliore dell’altro, quella più eccitata, mentalmente e fisicamente. Più eccitata e più eccitante. Il rapporto tra i due amanti diventa un sistema che si autoalimenta, due componenti che in modo biunivoco infondono e ricevono energia e carica. Nella stessa misura. Rimangono sempre a carica totale.
Quando la novità comincia ad essere nota, succede che si allenta la carica, ognuno dei due infonde e riceve meno energia di prima, non in modo sincronizzato, quindi c’è perdita di equilibrio, e come dici bene tu si giunge al bivio: o la storia finisce o si trasforma in qualcosa di più impegnativo. Se la storia finisce, si ritorna al punto di partenza, e quindi gli ex amanti probabilmente continueranno a perpetuare la ricerca e la soddisfazione del desiderio di innamoramento, fino a che eventualmente incontreranno una persona che, al bivio, non vorranno perdere. Se la storia continua può essere che la nuova coppia memore del vissuto, instauri un rapporto di continua crescita e cambiamento mentale che permette loro di mantenere alta la carica energetica dovuta agli stimoli. O può essere che non ci fosse una compatibilità tale da instaurare un rapporto efficace, quindi la coppia probabilmente reitererà la ricerca di nuovi innamoramenti.
Vabbè perdonami… volevo esprimerVi la mia ammirazione per questo post sinergico su un argomento così delicato che di solito Pellizzari tratti in chiave ironica e invece qui ti percepisco più riflessivo, e invece ho usato il form per elaborare dei pensieri, un mio viaggio… un tentativo matematico di far quadrare i conti. Potrei tradurlo in grafico!!

Pellizzari 10+ ma il 50% va a MariaGiovanna!





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COPPIA APERTA: E' SEMPLICEMENTE QUESTIONE DI CONSAPEVOLEZZA

22/9/2014

 
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L'amico giornalista Alessandro Pellizzari mi invita a leggere questo suo post http://www.alessandropellizzari.com/coppia-aperta-la-via-per-una-nuova-imperitura-fedelta-coppiaaperta/ che trovo altamente attuale e innovativo, soprattutto perché Alessandro è un tipo un po' conservatore che a fasi alterne rimane incredulo e riluttante davanti a certe dinamiche di coppia considerate "alternative". Per me che tratto questi argomenti da anni è tutto accettabile, tutto normale, tutto comprensibile: non do giudizi sulle dinamiche, cerco semplicemente di capirne i meccanismi. 
E questa dinamica che Alessandro propone nel suo post mi stimola molto perché mi da la possibilità di puntualizzare ancora una volta l'importanza di essere consapevoli del sé!
Avete letto il post di Pellizzari?
Mi piace la testimonianza di questa 39enne, mi piace per due motivi: primo perché sostiene la mia tesi e cioé che se si riesce a raggiungere la totale consapevolezza del sé, si prende coscienza che a rendere stabile ed efficace una coppia al fine della serenità non è il possesso ma la condivisione, in ogni ambito. In effetti in questa dinamica non si parla di "tradimento" perché tradire sarebbe fare qualcosa "alle spalle", di nascosto. Chi mi conosce sa come la penso: non siamo nati per desiderare una sola persona nella vita, questo è un ideale di comportamento che la società ci ha voluto inculcare per dare un ordine gestibile, che non esuli dal controllo, una standardizzazione. Questo non significa che io ritenga che sia stupido non comportarsi come la coppia di cui la partner femminile ci ha reso testimonianza; semplicemente dico che ritengo più maturo e vero il loro comportamento che, a tutti gli effetti, risponde ancor di più al principio di amore incondizionato per l'altro. E non è che si tradiscono a vicenda. Tradimento sarebbe nascondere questo loro modo di essere.
Chiaro che nel percorso evolutivo non siamo ancora pronti a vivere serenamente questo tipo di situazione perché veniamo da educazione che ci insegna che se lui desidera un'altra donna allora non ci ama. Chissà se un giorno, a livello societario dico, arriveremo a pensare che se l'uomo che amiamo va con un'altra non ci sta "tradendo" ma sta semplicemente prendendo benessere anche da una situazione diversa? Diversa (non dico migliore) non perché va ad ovviare un qualcosa che manca nella coppia ma semplicemente perché dona stimoli e sensazioni diversi essendo determinata dalla presenza di una persona diversa... Mi spiego meglio: se mio marito dovesse andare con un'altra donna non lo vedrei necessariamente come un tradimento che va ad ovviare una mia mancanza, bensì un benessere aggiunto che io non potrei mai dargli inquanto diversa da quella donna. 
Il secondo motivo per cui apprezzo molto questa testimonianza e capisco che somiglia molto al mio punto di vista, è che non descrive la situazione di una coppia in cui si "tradisce" appena si può, indistintamente, pur di farsi una "sveltina". 
Questo è molto importante a mio avviso: non è che si parla di "tradimenti perpetuati e finalizzati a due ore di sesso alternativo"... quelli li troverei squallidi, personalmente, anche se c'è comunque la coppia che trova equilibrio anche in un rapporto del genere. 
La realtà è che siamo tutti molto diversi, per vissuto, quindi la coppia "che funziona" è quella in cui i partner condividono le medesime dinamiche sentimentali. Non c'è un comportamento giusto o sbagliato, l'unico parametro di valutazione possibile è la COMPATIBILITA'! Indubbiamente i partner della coppia descritta nel tuo post sono altamente compatibili e quindi la proiezione di durata della coppia è alquanto positiva. Le loro dinamiche (che probabilmente tanti giudicheranno "sbagliate") consentiranno loro una vita sentimentale molto più appagante e serena di tante altre vite che, strette nella morsa del condizionamento sociale, non arrivano alla consapevolezza della propria essenza e quindi intrecciano relazioni stabili con persone che ritengono compatibili ma che in realtà hanno cognizione fittizia, e quindi, a lungo termine, si rivelano incompatibili.
Solo essere se stessi può permettere di comprendere se effettivamene c'è compatibilità: se fingiamo di essere ciò che non siamo, la valutazione di compatibilità è chiaramente inefficace, deviata, quindi porterà alla costruzione di una coppia dalla compatibilità apparente, non reale, che prima o poi inizierà a scricchiolare.... e lo scricchiolìo è il primo segnale di cedimento.



PS: vi invito a leggere anche i commenti sotto questo post, credono siano lo specchio delle dinamiche sociali rispetto alle evoluzioni delle dinamiche sentimentali contemporanee.




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DONNE CHE TRADISCONO

3/8/2014

 
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Alessandro Pellizzari, vice caporedattore di Starbene (Mondadori)  scrive questo post http://www.alessandropellizzari.com/lei-e-perfetta-ma-lui-cerca-altre-donne-perche/: dice che gli uomini tradiscono per fame di emozioni nuove e perché si sentono autorizzati a farlo, essendo che gli uomini hanno sempre tradito, sono traditori per specie.
Le donne invece, nel credere comune, tradiscono solo quando non si sentono amate.
Io dico che le donne, al giorno d'oggi, possono tradire senza togliere nulla a consorte e famiglia, semplicemente ritagliandosi un piccolo angolo di piacere e senza che il tradimento abbia conseguenze deleterie sul loro rapporto stabile. Non sto "venerando" il tradimento, è una pura analisi dell'evoluzione femminile in termini di tradimento.
Evito di commentare questo passaggio:


"Racconta una Superdonna: sono sposata con un uomo che è sempre stato uno sciupafemmine, infatti prima io ero la sua amante. Conosco la sua natura: per lui le donne sono come i pasticcini, ne è goloso e non gli bastano mai, anche se dovesse venirgli il diabete fulminante. Cosa faccio io? Non mi nascondo dietro la sicurezza della nostra felicità e…
• facciamo tanto sesso. Mai lasciare un uomo in riserva.
• Tengo il guinzaglio corto: non prendetelo come una forma di possesso, è solo un aiuto a restare fedeli. Avere l’abitudine di sentirsi spesso, sapere sempre dov’è l’uno o l’altro, forse non previene le scappatelle ma le rende più difficili, rende più complesse le bugie e gli dà il tempo di contare bene fino a 10 prima di allungare le mani su un’altra.
• Parliamo appena c’è un desiderio. Ci siamo abituati a esternare il fatto che un uomo o una donna ci abbiano colpiti, o ci lusinghi la corte di qualcuno. Il patto è “nessuna scenata” ma il fatto di dirselo già esorcizza, almeno in parte, il desiderio di evadere, previene distrazioni pericolose, rinfocola una sana gelosia che è il motore della passione. E fornisce l’occasione per mettere in luce qualche angolo buio che può formarsi soprattutto nelle coppie di lungo corso.
• Cerchiamo di essere propositivi e non monotoni nella sessualità: qualche sorpresa ci vuole, altrimenti uno le cerca fuori.
Forse queste apparenti “regolette” non basteranno a mettere al sicuro la coppia dalla labilità della natura maschile ma sono sicuramente più efficaci dell’affidarsi alla provvidenza."

Evito di commentarlo perché per come sono fatta io detesto pensare che per non farmi tradire da mio marito devo adottare "misure di sicurezza". Non mi piace pensare di dover "gestire" mio marito, condizionarlo in modo che non mi tradisca.

Voglio riflettere invece sul punto di vista di una commentatrice del post, la quale scrive:
"Gli uomini sono talmente egocentrici che pensano di essere gli unici ad avere fame di dolci e passioni, è bene che non dimentichino mai che le donne spesso sono bulimiche ma con un’unica differenza:non ammettono mai i loro difetti. Cercano di tenersi a dieta ma appena c’è un pasto appetitoso lo sbraniamo e poi di nuovo subito a dieta, così nessuno si accorge che sono ingrassate. Ci sono molti uomini distratti che si nutrono del loro narcisismo e alle spalle hanno donne che si appagano anche alla mensa del povero, se conviene. E poi attenti: spesso parlano per metafore. Mai essere dirette."
Credo che Simona (questo è il nome dell'autrice del commento) abbia colto il nocciolo della questione e molto oggettivamente "aggiorna" lo stato delle cose: è finita l'epoca delle donne che tradiscono solo quando non si sentono amate, quando cercano un nuovo principe azzurro, quando non sono appagate. Anche la donna oggi, cari uomini, tradisce per godersi nuove emozioni e per ovviare la routine. Non perché la vita che ha non le basta ma per sentire nuovi stimoli.
Vero è che le donne investono un po' diversamente nei rapporti extra-coniugali: hanno bisogno di intensità, non si accontentano del primo che passa (per quanto attraente) e cercano un appagamento più complesso rispetto agli uomini. Ma è anche vero che, non venendo da secoli di "autorizzazione sociale al tradimento" come gli uomini, hanno trovato la maniera più efficace per farlo in modo indolore e ce lo spiega perfettamente Simona con questa metafora: le donne, per tradire, non hanno più bisogno di farlo per appagare una mancanza ma lo fanno per nutrirsi ancora di più di sensazioni molto forti. Non hanno più bisogno di imbastire storie che durano lungo tempo, da cui diventare dipendenti. Possono stare a dieta anche mesi, anni ma quando un pasto stimola particolarmente i loro sensi, si nutrono a piena bocca e godono del piacere! E poi possono tranquillamente rimettersi a dieta, senza rimorsi e senza rimpianti!

Le donne si stanno quindi mascolinizzando? No. Stanno semplicemente uscendo dalla gabbia di sensi di colpa e obblighi morali che riguardava solo loro!!!




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TI VOGLIO O TI VORREI?  UOMO CHE PRETENDE O UOMO CHE CHIEDE?

9/7/2014

 
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Questa volta a stimolare la mia riflessione sono alcuni commenti di un paio di amici ad un mio scritto pubblicato su Facebook:

"Ti voglio e ti avrò.
Non puoi nulla contro il mio essere.

Puoi provare a resistere al mio corpo,
ma non resisterai alla mia mente.

Puoi credere di guidare,
ma ti accorgerai di camminare nella mia direzione.

Puoi combattere per restare distaccato,
ma ti sentirai sempre a un respiro dalla mia pelle.

Puoi mentire a te stesso,
ma ti sentirai uomo solo nei miei pensieri."


La mia esternazione è chiaramente un pensiero impositivo, un comando mentale. E proprio riguardo a questo nasce, nei commenti, un confronto tra un uomo e una donna, due persone con le quali mi piace parecchio confrontarmi perché non scrivono "bellissima, fantastica, meravigliosa" ma introiettano le mie parole e ne analizzano la consistenza. E che succede? Finiscono a concordare che c'è differenza tra il TI VOGLIO di un uomo e il TI VOGLIO di una donna: il primo manifesta un desiderio, la seconda un comando. Detta così parrebbe che la donna abbia la capacità di comandare la mente di un uomo, mentre difficilmente accade l'inverso. E allora mi chiedo? Quale può essere il motivo di questa differenza?
Premetto che personalmente non ho mai amato il Principe Azzurro... quello che ti fa "cadere" a suon di carinerie, fiori e tutto il resto; quello che ti fa sentire una Principessa insomma. Magari funziona con la maggior parte delle donne, cresciute in un'educazione "modello Cenerentola", ma con me no!
Analizzando i fatti ho incontrato pochi uomini nella mia vita che hanno "preteso" (e lo metto tra virgolette perché chiaramente la connotazione è mentale) ma mi ha sempre "eccitata" molto (sempre in senso mentale) l'uomo che non si mette in fila a corteggiarti con l'atteggiamento del "a me piacerebbe". Ho sempre preferito gli uomini che non ammettevano un "NO", che facevano di tutto per impormi il loro desiderio. Chiaro, non in senso molesto ma, qualora nascesse una sorta di intrigo, sono sempre stata attirata dagli uomini di carattere forte, pretenziosi, imprevedibili, sanguigni. Uomini imponenti mentalmente. La sensazione di possesso mentale è sicuramente uno degli stati d'animo più forte che si possa provare. Per come sono fatta credo che "l'approccio principesco" non sia meno galante dell'approccio determinato, ma sicuramente è più istintivo e va a colpire dritto dritto. Scatena un'emozione più pulsionale, determina una risposta più passionale (e non mi riferisco solo all'aspetto sessuale).
Ma presuppone un mettersi in gioco molto impegnativo... 
E allora mi chiedo: cosa fa desistere gli uomini dall'impegnarsi? Il timore del rifiuto forse? Il timore di risultare perdenti?
O il condizionamento venuto da molti anni di "dover fare attenzione come ci si comporta"?
Campo minato questo: gli uomini sono assolutamente tutti concordi che in amore così come nel sesso a decidere sono le donne. Eppure da anni a questa parte le donne sono definite il sesso debole, quelle che bisogna trattare con i guanti per intenderci: sia perché il retaggio culturale le ha rese tutte aspiranti Cenerentola, sia perché ci vuole un attimo perché una donna (anche a ragione spesse volte, intendiamoci) si senta "a rischio", minacciata nella sua debolezza di essere donna.
Insomma... il conto non mi torna... le donne sono il sesso debole ma sono loro a decidere. 
Dove sta l'inghippo?
Io non mi sento debole per nulla e anche quando sono stata il centro di un corteggiamento indesiderato non ho mai temuto il peggio, forse per questo preferisco un uomo deciso, che mi fa sentire che mi vuole, non che mi vorrebbe. Dirò di più: nel mio passato hanno guadagnato di più uomini determinati che magari non rispecchiavano il mio "ideale di uomo" piuttosto che uomini che mi interessavano molto ma non erano determinati nel dimostrarmi che ero io la donna che volevano. A parità di comportamenti, l'uomo che pretende mi ha sempre presa di più mentalmente rispetto a quello che chiede.
Un esempio? Arriva un mazzo di fiori con un biglietto per un invito a cena: un "STASERA A CENA. MIA" mi manda fuori di testa, mi carica emotivamente ed eroticamente, mi induce spontaneamente a seguire questa intensità di desiderio; un "POSSO INVITARTI A CENA QUESTA SERA?" mi fa pensare che devo decidere se andare o no, come vestirmi, come approcciarmi e mi da l'idea di una serata di luoghi comuni, di galanterie finalizzate a farmi prendere in considerazione il fatto di accettare la sua corte, di potermi concedere.

Non mi piace concedermi, mi piace non avere scampo!


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LE ROVINA-FAMIGLIE... donnacce o forse specchio di verità?

27/6/2014

 
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A volte Alessandro Pellizzari, amico giornalista, sembra puntare il dito verso una a caso quando scrive: me! Lo fa involontariamente (non sempre a dir la verità) ma va a cogliere imperterrito argomenti che, con il mio vissuto, hanno sempre un nesso. E questa volta è molto forte. 
Pellizzari mi ha chiamato a rapporto (cito) su questo post http://www.alessandropellizzari.com/donne-contro-altre-donne-la-calciatrice/ che tratta l'argomento del tradimento da un punto di vista alternativo: parliamo di traditi e traditori andandoci a focalizzare su di lei: la pietra dello scandalo! Sì lei, l'istigatrice, la donna di malaffare, la rovina famiglie!
Alessandro non sbaglia una virgola in questo post, e lo dico da donna che un bel po' di tempo fa veniva definita proprio così: una rovina famiglie. Non in generale ecco, non che fossi una patita inseguitrice di uomini sposati ma bensì all'età di 24 anni mi sono innamorata di un uomo sposato. Sposato e con figli. 
Non faccio parte di quella categoria di donne che vanno in cerca a tutti i costi di un uomo sposato, né per spassarsela una sera, né per spirito di ossessivo di rubare mariti; piuttosto, già a quell'età, ero una donna risoluta e determinata, che metteva le sensazioni avanti a tutto. 
E così è stato quando mi sono innamorata di quell'uomo: non ho fatto nulla per "prendermelo", gli ho solo e sempre detto ciò che di lui sentivo, ciò che stando con lui provavo, le sensazioni che mi dava il suo esserci. E che io c'ero.
Inutile raccontare le varie situazioni che si sono avvicendate anche perché sarebbe uno sterile riassunto tipo quelli che si leggevano una volta su Sorrisi e Canzoni Tv, delle puntate di Beautiful. La cosa che mi ha centrata in pieno oggi, leggendo il post di Pellizzari, è questa perpetua raffigurazione mentale che viene proposta della donna che "ruba l'uomo ad un'altra donna". L'immagine immediata è quella di una donna invadente, agguerrita, senza scrupoli né morale. Una donna il cui obiettivo è quello di "rubare l'uomo di un'altra", quasi come se l'uomo (che pare diventare oggetto inanimato) non facesse la differenza.
Io questa immagine me la sono sentita scagliare addosso e vi assicuro che è pesante sopportarla, ma non impossibile. Soprattutto quando tu (a differenza della sua ex moglie) non consideri quell'uomo un inetto che soccombe fragilmente al sesso e null'altro.
Perché proprio qui sta la questione: mogli che si arrabbiano con le amanti perché gli hanno rubato il marito!!
Ma se è la rovina-famiglie a dover fare un passo indietro per salvare il matrimonio, poi cosa rimane a quella moglie, oltre al titolo coniugale? Come si sentirà ad avere vicino un uomo solo perché l'altra si è ritirata?
Quando chiesero a me di fare un passo indietro e rinunciare a lui per coscienza (perché sposato e con figli) fu proprio il momento in cui realizzai che ancora di più dovevo dargli tutta me stessa, perché lei non poteva essere innamorata di lui, se pensava che per "ripristinare" il loro matrimonio fosse sufficiente che io mi nascondessi, mi negassi a lui.
Lo trattava come un capriccioso, come se avesse dovuto togliere dalle mani di un bambino il gioco per fargli fare i compiti!
Mi fece riflettere un sacco questa cosa. E fu proprio quel momento a farmi realizzare che avrei dovuto rinunciare all'uomo che amavo, e per il quale avevo cercato di moderare e limitare i miei sentimenti perché era già impegnato, per "lasciarlo" ad una donna che non aveva il rispetto di considerarlo come una mente pensante ma solo come un inetto da gestire.
I conflitti interiori non furono pochi, anzi, per lungo periodo mi ero sentita invasa da perplessità, più che altro perché temevo poi di non essere all'altezza della situazione, nel senso che: ero sicura che sarei stata la donna giusta per lui? Ero sicura che sarei stata in grado di essere una buona compagna? In fin dei conti ci conoscevamo molto ma c'è differenza tra lo star bene insieme qualche ora al giorno e passare invece ad una convivenza con la responsabilità di una separazione sulle spalle, con tutti gli aspetti che una separazione tocca: i figli, i parenti (suoi e miei), i risvolti economici, il cambio di stile di vita (io vivevo sola allora, indipendente).
Ma proprio la richiesta da parte della sua ex moglie (di fare un passo indietro e smettere di vederlo) mi ha dato la spinta ad affidarmi solo alle sensazioni.
E questa è l'unica cosa che ho fatto!
Nessuna pressione a lui perché decidesse in un senso o nell'altro ma solo l'esternazione di ciò che sentivo: IO CI SONO. Non ho combattuto per averlo, non ho inventato nessun sotterfugio, non ho fatto nulla che lo spingesse a "scegliere" me: mi sono semplicemente messa a sua disposizione, con calma e tranquillità, evitando di farmi sconvolgere e incattivire dalle continue pressioni di chi mi giudicava cercando di far uscire un'immagine distorta di me e focalizzandomi sul fatto che (è questa la solidarietà femminile Pellizzari?) quella donna non era obiettiva: se trattava il marito come un incapace a gestirsi, ne era innamorata o forse era semplicemente attaccamento. Massimo rispetto per l'indiscutibile dolore che io stessa potevo comprendere ma di cui non riuscivo ad attribuirmi la colpa. 
Perché un uomo che sta bene "a casa sua" magari la sbandata di una sera può averla, anche di qualche sera. Ma quando a pelle si sente di non poter più fare a meno di un'altra persona, le sbandate non c'entrano, è tutta un'altra storia.
Una storia fatta di evoluzioni, di cambiamenti e di problemi risolti insieme sempre. Una storia fatta di complicità, di confronto e di crescita continua. Una storia fatta di intensità mentale e fisica, di compatibilità emotiva e di predisposizione all'altro. Una storia di complementarità, di alchimia e di menti intrecciate che viaggiano sullo stesso binario. Una storia fatta di rispetto.
No! Non ero sicura di essere all'altezza, non ero sicura di poter essere una compagna ideale, non ero sicura di amarlo in tutto e per tutto! Mi facevano male i giudizi insindacabili delle persone, mi facevano male gli sguardi sprezzanti, mi facevano male gli insulti. Ma forse sono stati proprio quelli a spingermi a seguire solo le mie sensazioni e quelle che da lui percepivo. Poca importanza alle parole, ma molta ai fatti.


E i fatti, a distanza di anni, mi dicono che forse essere più sensuali faciliterebbe la vita ad un sacco di persone. E ancora di più dico, per supportare la categoria delle donne in generale, che non serve accanirsi (chi per trattenere chi per prendersi un uomo): la via migliore è quella di dare per ciò che si sente, senza attaccarsi alle persone ma semplicemente rispettando il loro sentire, il loro essere e soprattutto senza macchinare cose incredibili per ottenere! Con i sotterfugi si ottengono situazioni basate su verità malate, finzioni devianti, equilibri instabili... tutto ciò che non può sicuramente portare ad un reale benessere. Essere se stesse e mettersi a disposizione completa dell'altro (non nel senso di sottomissione, naturalmente ma di condivisione dell'essere) è l'unica via per avere accanto un uomo che vi ama davvero e per quello che siete!

Il primo passo? Prendete il telecomando e spegnete per sempre le macchinazioni modello Beautiful!!








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TI LASCIO O CI RIPROVO? 

22/6/2014

 
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Oggi sulle ali delle parole di Alessandro Pellizzari (amico giornalista che ha scoperto lo stimolo a scrivere di rapporti tra uomini e donne da poco ma con parecchia ridondanza) mi sono trovata a riflettere sul passato. Pellizzari ha affrontato un outing che più che una confessione, come la definisce lui, mi sembra una esternazione di presa di coscienza (non di ora dico, ma maturata con il tempo) atta a scusarsi di un comportamento che credo appartenga a parecchie persone, magari è più un comportamento più di appartenenza maschile, ma non esclusiva. Alessandro parla da uomo in modo del tutto personale ma descrivendo un atteggiamento abbastanza diffuso: quello del non prendersi la responsabilità di fare una scelta: http://www.alessandropellizzari.com/uomini-che-non-lasciano-mai-uominichenonlascianomai/.
Io in questo comportamento non mi ci ritrovo, nel senso che semmai sono sempre stata quella crudele e apparentemente "leggera" che ovviava le convenzioni: se una storia (fosse nata da 2 giorni o da 2 anni) non mi convinceva o iniziava a darmi sensazioni di disagio, parlavo chiaro e la storia finiva. Ho sempre amato le storie "piene", le storie che fossero il giusto equilibrio tra divertimento e passione, responsabilità e intensità. Quindi, quando capivo che certe cose mi davano fastidio o non erano compatibili con il mio modo di essere, parlavo chiaramente al compagno del momento e gli spiegavo che non era possibile andare avanti perché io non ci stavo dentro.
Cosa succedeva matematicamente? Venivo incolpata di "leggerezza e mancanza di responsabilità". Le mie amiche poi, mono-fidanzatarie per convinzione (o convenzione?), mi criticavano un sacco... dicevano che non si poteva passare da un ragazzo all'altro come se si cambiasse un abito o una borsa. Per non parlare di quando lasciavo un ragazzo perché non mi ci trovavo sessualmente: lì il loro Super-Io si gonfiava prima di scatenarsi in frasi del tipo: "Che sciocca e immatura che sei! L'amore tu non sai nemmeno cosa sia!"
Gli uomini in questione si arrabbiavano, anche loro naturalmente mi davano della poco seria e mi biasimavano il fatto di non volerci riprovare!
Non era facile comunque lasciare, andarsene, dire alla persona che credeva in te che "non faceva al caso tuo". Sembrava un comportamento superficiale eppure preferivo dare il dolore acuto in quel momento piuttosto che dare un dolore cronico di mesi o anni.
Ho sempre un po' ragionato di testa mia, ho sempre chiesto pochi consigli perché le riflessioni degli altri non facevano altro che cozzare contro la mia unica certezza: quando stai con una persona e i suoi atteggiamenti ti irritano e non ti danno un ritorno empatico, significa che non si è compatibili. E inevitabilmente, se quelle storie fossero proseguite, cosa sarebbe successo? Che avremmo cercato a vicenda di cambiarci o avremmo vissuto nell'insofferenza del non riuscirci. Ora, io ho estremo rispetto dell'essere degli altri e già da giovane non me la sono mai sentita di pretendere che una persona cambiasse per "accontentare" me. Lo trovo il modo più sbagliato di instaurare una relazione.
Insomma: io "riprovare" l'ho sempre visto un comportamento di riparazione, di soluzione insolvente, di mancata presa di coscienza della vera essenza delle cose: un benessere a metà!
Detto questo, è successo poche volte che io mi trovassi a decidere se lasciare la persona con cui stavo perché mi ero innamorata di un'altra. O meglio, era molto breve il periodo di indecisione, praticamente nullo perché quando capivo di essere attratta da un altro uomo non riuscivo a nascondere, non riuscivo a stare con il piede in due scarpe, nemmeno per brevi periodi! La coscienza del fatto che, se ti interessa un'altra persona significa che qualcosa sta cambiando, mi ha sempre spinta a scegliere la strada nuova, senza vigliaccherie, senza sensi di colpa. Inutile stare con una persona che dovresti amare e fingere di essere ciò che non sei.
Chiaro che la condizione dell'essere in "coppia senza figli" mi dava la possibilità di ragionare con molta più lucidità e i problemi relativi erano molto minori.

A distanza di anni, quando ricordo le mie amiche che mi "riprendevano" dicendomi "Ma tu non sei mica a posto!" sorrido sempre ma un po' amaramente: se avessi saputo spiegare loro che, prima di assumersi responsabilità quali quella di dire un sì che ha valenza per una vita (sotto stretto controllo sociale!) e soprattutto di fare figli, è MIRACOLOSO vivere e confrontarsi con diverse persone per capire davvero quale significato abbia trovare la persona giusta con cui condividersi, adesso sarebbero molto più serene anche loro, meno separate, meno agonizzanti, meno frustrate e meno desiderose di vivere tutto ciò che da ragazze hanno ripudiato per il timore di essere mal giudicate!





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LA DONNA AMAZZONE E' INGRASSATA!!

12/6/2014

 
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Eccolo qui il post che aspettavo!! 
Stamattina altro bello stimolo da parte di Pellizzari, amico giornalista che oggi mi esce con questo: http://www.alessandropellizzari.com/uomini-che-hanno-paura-delle-amazzoni/#comment-366 !
Immediatamente lo correggo su una cosa (e lo bastono virtualmente!) perché la perfetta donna amazzone (come la definisce lui) non è una donna magra ma è una donna che è talmente in armonia con il proprio corpo da riuscire a cavalcare leggiadramente perché è in grado di "sentire" il movimento del cavallo (i tacchi in questo caso) e dell'ambiente che la circonda fino al punto di armonizzarsi con esso in modo totale e sentirsi sicura nell'avanzare (anche combattendo).
E ci tengo a sottolinearlo, non solo perché io magra non sono (e amazzone mi sento proprio anima e corpo) ma anche perché non  mi va che passi l'idea che una donna è caratterialmente un'amazzone se supera il metro e 70 e corrisponde al'utopico 90/60/90! La vera donna amazzone, quindi in grado di gestire il proprio cammino e la propria battaglia come Pellizzari descrive, non ha bisogno di rispondere a canoni estetici fissi, anzi!! Preferisce distinguersi, magari proprio per quella sensualità e quell'abilità che il suo modo di muoversi, sia fisicamente che psicologicamente, la distingue all'interno della società. 
Non dimentichiamo che, nell'antichità, alle amazzoni veniva asportato il seno destro o bruciata la ghiandola mammaria destra affinché fosse più abile al tiro con l'arco; solitamente la donna amazzone odierna ha affrontato un momento di crisi particolare, durante l'adolescenza o in giovane età, che ha determinato un'evoluzione caratteriale mirata all'autodeterminazione.
La figura dell'amazzone richiama indubbiamente ad una immagine di donna tenace, capace, combattiva, caparbia, che sa gestirsi e difendersi, che non ha bisogno di essere guidata, che decide quale strada prendere e che non ha bisogno di un servitore al suo fianco, o di una guida, o di uno stalliere. 
Cavalca da sola, fiera e per nulla intimorita dalla battaglia. 
Semmai quando rallenta i ritmi ha il piacere di cavalcare con un cavaliere che sappia tenerle testa, senza intimorirsi quando decide di cambiare strada; un cavaliere che ami correre con lei senza porle troppi divieti per il timore che lei possa cadere o farsi male; un cavaliere che la lasci anche uscire sola per cavalcare, senza temere che lei possa incontrare un altro cavaliere ed innamorarsene. Un cavaliere che sia un piacere, un'emozione positiva, uno stimolo. Che sia deciso, che sappia gestirsi da sé, che sia propositivo e fiero!
E qui mi riallaccio al fatto che questa tipologia di donne, sia spesso single o divorziata: direi che gli uomini non hanno (più?) voglia di "investire", di faticare, di mettersi in discussione e, la donna amazzone, piuttosto che stare con un uomo solo per status, decide di cavalcare altrove.
Ma il torto è tutto degli uomini? Io non credo, penso piuttosto che ci sia stato un reale momento di disequilibrio tra il cambiamento del mondo femminile e quello del mondo maschile nell'ultima epoca. Diciamo che non sono stati direttamente proporzionali, e il genere maschile esce un po' frastornato dai passaggi perché la donna amazzone (così come la definisce Pellizzari) è una donna che richiede impegno e predisposizione ai cambiamenti. Mentre prima gli uomini erano abituati, nel rapporto di coppia, ad essere la colonna portante e decisiva della famiglia, con una moglie debole e dipendente dalle decisioni del marito, ora si trovano in situazione quasi paritaria, con una moglie che la debolezza non vuole nemmeno sentirla nominare e per decidere non ha bisogno di chiedere l marito, semmai ha l piacere di confrontarsi con lui. E per poter reggere il confronto è necessario avere due p.... ops... tacchi così!

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SESSO... PARLIAMONE!!

8/6/2014

 
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Lunedì mattina ore 8: bevo caffè mentre accendo il pc e che mi propone il mio caro amico di penna (tasti veramente!!) nonché giornalista Alessandro Pellizzari?
http://www.alessandropellizzari.com/50sfumature-di-nuovo-interesse-per-il-sesso-per-niente-grigie/
Naturalmente per me è argomento adatto a qualsiasi orario ma, siccome questo post è intriso di spunti e di argomentazioni, devo fissare qualche punto!
Sono notoriamente disordinata (anche mentalmente passo da un pensiero all'altro come se apparentemente non ci fosse alcun nesso ma perché mi riesce difficile non cogliere ogni stimolo che mi sfiora!) quindi parto da qui:
50 SFUMATURE DI GRIGIO!
Cosa penso di questo romanzo? Non mi è piaciuto: l'ho trovato scontato, poco consistente e pesante. Va specificato che io sono figlia di quella letteratura erotica che parlava di sensazioni, di stati d'animo e che ti narrava gli eventi dal punto di vista emozionale: vivevi mentalmente la storia immedesimandoti nel personaggio perché sapevi cosa il personaggio provasse; era una sorta di condivisione. In "50 sfumature" io queste sensazioni non le ho provate... mi è sembrato un susseguirsi di immagini distaccate messe in fila (anche con poca attinenza e consequenzialità) e per nulla sentite dalla narratrice, di conseguenza anche dal lettore. Eppure ha venduto quante copie? Oltre 100 milioni di copie (l'intera serie)!! 
Ma adesso viene la parte positiva: credo che questa sia stata una delle campagne di marketing più riuscita del centennio editoriale. Hanno scelto un libro che parlasse di uno dei generi fino ad allora ritenuti proibiti, lo hanno pompato pubblicitariamente con ottimo risultato, lo hanno distribuito all'inverosimile (lo si trovava anche sul banco del salumiere sotto casa, ad ogni cassa autogrill, credo mancasse solo sui banchi delle farmacie) con quale risultato? LO SDOGANAMENTO DELLA NARRATIVA EROTICA! Con questa ottima campagna editoriale è come se si fosse concesso alle persone di leggere di erotismo sena vergognarsene, una sorta di autorizzazione sociale: quei libri ritenuti letture per pervertiti mentali e relegati agli scaffali più bui delle librerie, sono diventati il genere del momento, determinando così un'apertura mentale che ritengo molto positiva. Naturalmente mi rende triste pensare che, come pecore, altro non facciamo che seguire il branco laddove viene guidato. E mai come in questo "fenomeno letterario" è chiara la manipolazione mediatica che hanno approntato: hanno preso un romanzo mediocre (non lo dico io, ma le recensioni serie, quelle non pilotate), che trattasse un argomento molto pruriginoso e lo hanno diffuso a macchia d'olio, in modo che raggiungesse chiunque. La mediocrità del romanzo non è stata casuale, ma mirata a raggiungere la maggior parte dei probabili consumatori: superfluo ribadire che al giorno d'oggi i lettori sono pochissimi e quelli acculturati sono ancora meno! Se avessero pubblicato e fatto marketing a questo modo utilizzando un romanzo più forbito, ricercato e strutturato, non avrebbe potuto diffondersi a questo modo perché la gente non sarebbe stata in grado di leggerlo o comunque sarebbe stata una lettura meno scorrevole, e quindi meno usufruibile dalla larga maggioranza!

Chiusa la parentesi legata al discorso editoriale in sé, rispondo ad Alessandro che il fatto che i lettori del web si accendano su questi argomenti non è segnale che "si fa più sesso" ma semplicemente che ora sembra quasi che se ne possa parlare!! Chiaro che il mondo virtuale da la possibilità di interagire in modo molto più costruttivo che nelle semplici chiacchiere da bar come magari era unica possibilità fare fino a qualche anno fa, tutt'al più se ne poteva parlare tra amici e anche limitatamente. 

Io, come Alessandro sa, sono molto "combattiva" su questo argomento, al punto di arrivare a fondare SensualMente la prima associazione culturale in Italia che parla di sensualità:
https://www.facebook.com/pages/Associazione-Culturale-Sensual-Mente/235530653277687?fref=ts 
http://www.sensualmente-sensualmind.com/chi-siamo.html
Mi piace che se ne parli perché la sessualità e la sensualità sono, che piaccia o no ai perbenisti, il motore principale del nostro essere. E non lo dico io: lo diceva Freud già alla fine dell'800 e non fu il primo comunque! 
Viene da sé che non è che certe dinamiche sessuali siano nate oggi (individuali, di coppia o di gruppo) semplicemente oggi si inizia a parlarne.
E parliamone allora!! Che male c'è?
Ce lo dimostrano le http://leragazzedelporno.org/ che hanno deciso che è ora di cambiare anche la mentalità cinematografica rispetto alla sessualità!!

Durante il mio percorso in parecchi mi hanno chiesto per quale motivo uno debba mettere alla mercé di tutti i propri pensieri o il proprio vissuto sessuale; sono stata spesso "accusata" di esibizionismo, di eccentricità, di voler essere "un fenomeno". E' l'esatto contrario per quanto mi riguarda: ho semplicemente capito, man mano che mi addentravo nelle conoscenze dell'ambito sessuale, che sbarazzarsi della vergogna significa riportare il nostro lato sessuale ad una spontaneità primordiale che permette di vivere le cose per come le si sentono e non in base al timore dei giudizi degli altri. 

Proprio qualche giorno fa, durante un momento di elaborazione mentale su uno studio che sto conducendo sulle camgirls, mi sono obbligatoriamente ritrovata a pensare che in fin dei conti l'ambiente del cybersex non è altro che l'espressione più vera probabilmente della reale essenza sessuale del nostro tempo. Quei desideri che per la maggior parte delle persone rimanevano nascosti, "irrisolti" e insoddisfatti ora hanno trovato "sfogo" nel virtual sex!! Lo so, lo so... non vi piace che sia così e avrete mille perplessità al riguardo ma appena vi esporrò questo studio che ho iniziato dopo aver assistito a PORNO MONDO  documentario teatrale di cui vi parlo qui  http://graziascanavini.weebly.com/eventi-e-momenti/2) vi renderete conto che esiste un mondo che pochi sembrano conoscere ma milioni di persone vivono quotidianamente con la stessa intensità con cui vivono il mondo non-virtuale!!
Anche io, come Alessandro, preferisco viaggiare mentalmente sulle righe di un buon libro di letteratura erotica ma nell'epoca del virtuale risultiamo essere dei nostalgici quasi...

Occhio Pellizzari... rimarrai sbigottito!!! 




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LE DIMENSIONI CONTANO? 

30/5/2014

 
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Stimolata dal post http://www.alessandropellizzari.com/la-fedelta-e-zoccola-e-altri-racconti-fedelta-zoccola/ dell'ormai "specchio riflessivo" Alessandro Pellizzari, vado a toccare uno degli argomenti che automaticamente diventa di una banalità incredibile per chi ha lasciato l'ipocrisia alle spalle da tempo. 

LE DIMENSIONI CONTANO?
Per le donne le dimensioni contano nella stessa misura in cui per gli uomini è meglio una donna con una quinta piuttosto che una seconda! Chiaro che per la storia di una notte meglio una donna con una quinta di seno, un girovita massimo 75/80 e un didietro sodo, o no?! 
Quindi sarebbe ipocrita per una donna dire che non ha importanza la dimensione del pene di un partner "occasionale" considerando comunque che ognuna di noi ha le proprie preferenze anche sulle misure e sulle forme, 
Poi in una relazione le misure assumono un valore relativo (salvo che si abbia un cervello che non evolve)!!


Che poi, riferendomi al post di Alessandro, a proposito di Formula Uno, mi viene da sorridere pensando a questo: pensiamo al paradosso dell’uomo che spende 4000 euro per arrivare a portarsi a letto la tanto agognata e, quando ci riesce, è talmente caricato dall’attesa che non dura più di dieci minuti. E lei quindi che pensa? “Ma guarda tu questo… tanto casino per durare 10 minuti… e ha pure il coraggio di chiedermi se mi è piaciuto?”
Qui un po’ il torto è vostro cari i miei uomini, devo dirlo… l’ostentazione perpetua delle vostre capacità sessuali vi si ritorce contro!!
In questi giorni sto facendo un giro di interviste a camgirls, per preparare un articolo e sapete quale è la domanda più frequente che viene fatta loro dai clienti durante gli “show privati” mentre mostrano orgogliosi i loro attributi?


“TI PIACE?”

E lo domandano quasi tutti, indipendentemente dalle caratteristiche degli attributi stessi… questo che significa? Che gli uomini hanno una costante necessità di essere riconosciuti e apprezzati per la loro virilità, anche quando la situazione è chiaramente fittizia perché ti pare che una camgirl che stai pagando per fare sesso virtuale ti dica di no?
Le donne appaiono terribilmente giudicanti e sembrano bastonare gli uomini nelle loro debolezze quando sono obiettive sulle capacità sessuali dei partner, ma quelle debolezze sono quelle che gli uomini nascondono dietro a tanta ostentazione, no?!


Stessa cosa per “accelerare” il raggiungimento dell’obiettivo, gli uomini usano la tecnica della stimolazione del lato umanistico della donna, tipo questa: sono un ragazzo padre, abbandonato, amorevole con il figlio e deluso perché io a quella donna avevo dato tutto me stesso e lei mi ha lasciato. Che succede? Il rapporto accelera perché noi donne, lo sapete benissimo, in una figura come quella che ci fate credere essere la vostra, vediamo l’ideale di uomo! Quindi ci apriamo, concediamo e ci creiamo l’aspettativa di aver trovato finalmente quello diverso… quello che non cerca solo una botta e via! E che succede? Appena capite che la donna si sta “attaccando” scappate a gambe levate uscendo da quella porta di sicurezza che già vi eravate costruiti, onde evitare problemi…




Insomma Pellizzari…. le dimensioni contano e, se non trovate nelle donne la giusta risposta alle vostre necessità, la colpa è vostra!!! ahahahahhahah!!!!


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TRADIMENTO IN CORSO! LEI TI TRADISCE, COME LO CAPISCI?

21/5/2014

 
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L'amico Alessandro Pellizzari mi invita al confronto su questo suo post http://www.alessandropellizzari.com/lui-ha-unaltra-test-fai-da-te-tradimento-coppia/, chiedendomi di spiegare quali sono i segni femminili indicatori di "tradimento in corso". 
Ovviamo le banalità: look nuovo, pettinatura nuova, dieta dimagrante... questi sono semplicemente segnali di un momento di rivalutazione del sé, in cui la donna ha voglia di cambiamento, di miglioramento, di sentirsi diversa e più piacente. Non necessariamente ha un altro, probabile che si guardi in giro ma può anche avere semplicemente il desiderio di essere più apprezzata e più notata sia dal proprio uomo che dagli altri. Sì perché alle donne piace essere guardate, apprezzate e desiderate, anche da uomini con cui non andrebbero mai, con cui non cercano una storia ma solo il nutrimento del proprio ego (è quell'aspetto delle donne per cui gli uomini le definiscono QUELLA CHE SE LA TIRA MA NON LA DA). 
I segnali reali di tradimento, in una donna, sono diversi a seconda del tipo di tradimento: se tradisce per sesso e lo fa abitualmente è probabile che il marito nemmeno se ne accorga, almeno finché non scopre che lei ha un secondo telefono di cui lui ignorava l'esistenza o qualcuno gli soffia all'orecchio di averla vista da qualche parte con qualcuno. La donna che tradisce abitualmente ha storie brevi, legate solo all'aspetto sessuale, una sorta di autocompiacimento erotico per il quale non mette in gioco la vita coniugale, quindi difficilmente manifesta cambiamenti caratteriali o comportamentali. Sa gestire la situazione, diciamo, a differenza della donna che tradisce per innamoramento. In questo caso intervengono meccanismi molto più complessi ma, indipendentemente dal motivo per cui la donna si innamora di un altro (coinvolgimento casuale con un altro uomo per affinità o meno casuale per carenze nel rapporto con il coniuge), quando la testa di una donna si emoziona per un altro uomo solo un marito in stato vegetativo potrebbe non accorgersene. Perché la donna che riscopre le emozioni non riesce a gestire la situazione "come se niente fosse": diventa più assente mentalmente e sessualmente, più intollerante su certe cose che prima magari tollerava, più nervosa quando le cambiano i programmi all'ultimo momento e decisamente rabbiosa se doveva uscire "per vedere un'amica" e non può farlo per qualche motivo legato alla vita famigliare. Certo è che, quando arriva a manifestare questi segni, la situazione è già molto avanzata.
Perché la donna non sopporta a lungo una situazione del genere, per lei è faticoso gestire "una seconda vita" e continuerà a farlo solo fino a quando non arriverà all'inevitabile bivio di decisione: lasciare il marito per iniziare una relazione alla luce del sole con l'amante o lasciare l'amante perché la pressione mentale è diventata insopportabile ma, per i motivi più disparati, non ci sono i presupposti per credere che una vita con l'amante sarebbe meglio che quella con il marito attuale o l'amante non è disposto ad intraprendere una relazione ufficiale.
Nel primo caso la moglie lascia il marito, e sappiamo a memoria le dinamiche che si instaurano.
Nel secondo caso invece le reazioni comportamentali sono diverse a seconda che la donna scelga di rimanere con il marito perché non è sicura che con l'amante le cose andrebbero al meglio (sceglie la stabilità all'incertezza) o si veda obbligata ad interrompere la storia perché l'amante non le da alcuna possibilità di costruire un futuro insieme, limitando la loro storia ad un perpetuo incontrarsi ufficioso che a lei non basta: perché la donna ha bisogno di emozioni crescenti e una storia del tipo "ci vediamo quando e se si può, ma non ti aspettare nulla da me" ha una fine già scritta.
Nel primo caso la ripresa della vita coniugale è forse un po' più facile perché la figura dell'amante ha perso d'intensità agli occhi della donna, rivelandosi non all'altezza di essere l'uomo della sua vita.
Nel secondo caso sarà più dura a morire l'idealizzazione che la donna si era fatta dell'amante perché, essendo stato lui a negarsi, quell'istinto all'attaccamento che noi donne abbiamo innato le vieta di essere razionale al 100%. Soprattutto se l'amante è di quelli incapaci di dire le cose come stanno e si trincera dietro alla frase tipica: "Tu sei la donna della mia vita, non ho mai amato nessuna come te, ma non posso lasciare mia moglie. Vorrei ma non posso."

Ovvio che questa semplificazione sottintende una miriade di situazioni, le più svariate e variabili, ma in fin dei conti allora... uomini e donne, siamo così diversi?


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UN POST CHE DIVENTA UN MOMENTO DI CONFRONTO

25/4/2014

 
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Capita che leggi il post nel blog di Alessandro Pellizzari, un giornalista amico, ed inizia uno scambio di punti di vista. 
Poi lo proponi su un social network per capire cosa ne pensano anche gli altri. E diventa un vero e proprio dibattito, per nulla banale, su un argomento che tocca l'anima di talmente tante persone che nemmeno l'immaginiamo. 
C'è chi commenta, c'è chi legge solo perché non se la sente di intervenire pubblicamente su un argomento che sembra essere ancora un grosso tabù, c'è chi ti scrive in privato perché vorrebbe parlarne anche pubblicamente ma ha timore di essere letto dal partner... 

Insomma... per me stimolare alla riflessione è sempre un gran piacere, in qualsiasi modo le persone che leggono decidano di partecipare!!

http://www.alessandropellizzari.com/sono-sposato-ma-non-sono-morto/

https://www.facebook.com/graziascanavini/posts/677854002276283?comment_id=5633064&offset=0&total_comments=91


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    ​UOMINI
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    DONNE 

    è uno spazio riflessivo nato nell'ambito di scambi di punti vista, sui rapporti tra uomo e donna, con Alessandro Pellizzari, giornalista e vice caporedattore di Starbene (Mondadori). Proseguito poi come spazio dedicato alle dinamiche sessuali e sentimentali, che talvolta appaiono ovvie e scontate ma non lo sono per nulla se si è in grado di abbandonare i luoghi comuni.​

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