Ieri sera mi sono trovata su questo post di Alessandro Pellizzari http://www.alessandropellizzari.com/non-vedo-lora-di-soffrire-per-amore-il-seguito-di-amanti-fanno-bene-o-male/ che vi invito a leggere prima di proseguire, perché qui di seguito troverete alcune mie considerazioni sul sempre-verde tema: IL TRADIMENTO. La mia riflessione, rivolta ad Alessandro, è questa: Sai che mi piace far quadrare i conti… che quando si parla d’amore io non resisto: devo mappare i percorsi, capire la causa e pure l’effetto, devo farmi il viaggio dalla radice alla conseguenza. E così commento con un concetto che potrebbe apparire di una banalità assurda ma considerando il fatto che in realtà il tradimento rimane una delle dinamiche interpersonali più ricorrenti, credo sia inevitabile. Si tradisce per rivivere il momento più emozionante dell’amore: l’innamoramento. Che per forza è il momento che da più intensità… perché le sensazioni che si provano durante la scoperta di nuova pelle e nuova mente non sono eguagliabili. E’ sempre effettivamente un soccombere all’idea che si tradisce per una mancanza nel rapporto di lunga durata. Ma non è una mancanza possibile da ovviare… è lo stimolo adrenalinico che da la novità, è l’eccitazione del vivere come in un film per qualche ora ogni tanto e godersi solo la parte migliore dell’altro, quella più eccitata, mentalmente e fisicamente. Più eccitata e più eccitante. Il rapporto tra i due amanti diventa un sistema che si autoalimenta, due componenti che in modo biunivoco infondono e ricevono energia e carica. Nella stessa misura. Rimangono sempre a carica totale. Quando la novità comincia ad essere nota, succede che si allenta la carica, ognuno dei due infonde e riceve meno energia di prima, non in modo sincronizzato, quindi c’è perdita di equilibrio, e come dici bene tu si giunge al bivio: o la storia finisce o si trasforma in qualcosa di più impegnativo. Se la storia finisce, si ritorna al punto di partenza, e quindi gli ex amanti probabilmente continueranno a perpetuare la ricerca e la soddisfazione del desiderio di innamoramento, fino a che eventualmente incontreranno una persona che, al bivio, non vorranno perdere. Se la storia continua può essere che la nuova coppia memore del vissuto, instauri un rapporto di continua crescita e cambiamento mentale che permette loro di mantenere alta la carica energetica dovuta agli stimoli. O può essere che non ci fosse una compatibilità tale da instaurare un rapporto efficace, quindi la coppia probabilmente reitererà la ricerca di nuovi innamoramenti. Vabbè perdonami… volevo esprimerVi la mia ammirazione per questo post sinergico su un argomento così delicato che di solito Pellizzari tratti in chiave ironica e invece qui ti percepisco più riflessivo, e invece ho usato il form per elaborare dei pensieri, un mio viaggio… un tentativo matematico di far quadrare i conti. Potrei tradurlo in grafico!! Pellizzari 10+ ma il 50% va a MariaGiovanna!
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Oggi sulle ali delle parole di Alessandro Pellizzari (amico giornalista che ha scoperto lo stimolo a scrivere di rapporti tra uomini e donne da poco ma con parecchia ridondanza) mi sono trovata a riflettere sul passato. Pellizzari ha affrontato un outing che più che una confessione, come la definisce lui, mi sembra una esternazione di presa di coscienza (non di ora dico, ma maturata con il tempo) atta a scusarsi di un comportamento che credo appartenga a parecchie persone, magari è più un comportamento più di appartenenza maschile, ma non esclusiva. Alessandro parla da uomo in modo del tutto personale ma descrivendo un atteggiamento abbastanza diffuso: quello del non prendersi la responsabilità di fare una scelta: http://www.alessandropellizzari.com/uomini-che-non-lasciano-mai-uominichenonlascianomai/. Io in questo comportamento non mi ci ritrovo, nel senso che semmai sono sempre stata quella crudele e apparentemente "leggera" che ovviava le convenzioni: se una storia (fosse nata da 2 giorni o da 2 anni) non mi convinceva o iniziava a darmi sensazioni di disagio, parlavo chiaro e la storia finiva. Ho sempre amato le storie "piene", le storie che fossero il giusto equilibrio tra divertimento e passione, responsabilità e intensità. Quindi, quando capivo che certe cose mi davano fastidio o non erano compatibili con il mio modo di essere, parlavo chiaramente al compagno del momento e gli spiegavo che non era possibile andare avanti perché io non ci stavo dentro. Cosa succedeva matematicamente? Venivo incolpata di "leggerezza e mancanza di responsabilità". Le mie amiche poi, mono-fidanzatarie per convinzione (o convenzione?), mi criticavano un sacco... dicevano che non si poteva passare da un ragazzo all'altro come se si cambiasse un abito o una borsa. Per non parlare di quando lasciavo un ragazzo perché non mi ci trovavo sessualmente: lì il loro Super-Io si gonfiava prima di scatenarsi in frasi del tipo: "Che sciocca e immatura che sei! L'amore tu non sai nemmeno cosa sia!" Gli uomini in questione si arrabbiavano, anche loro naturalmente mi davano della poco seria e mi biasimavano il fatto di non volerci riprovare! Non era facile comunque lasciare, andarsene, dire alla persona che credeva in te che "non faceva al caso tuo". Sembrava un comportamento superficiale eppure preferivo dare il dolore acuto in quel momento piuttosto che dare un dolore cronico di mesi o anni. Ho sempre un po' ragionato di testa mia, ho sempre chiesto pochi consigli perché le riflessioni degli altri non facevano altro che cozzare contro la mia unica certezza: quando stai con una persona e i suoi atteggiamenti ti irritano e non ti danno un ritorno empatico, significa che non si è compatibili. E inevitabilmente, se quelle storie fossero proseguite, cosa sarebbe successo? Che avremmo cercato a vicenda di cambiarci o avremmo vissuto nell'insofferenza del non riuscirci. Ora, io ho estremo rispetto dell'essere degli altri e già da giovane non me la sono mai sentita di pretendere che una persona cambiasse per "accontentare" me. Lo trovo il modo più sbagliato di instaurare una relazione. Insomma: io "riprovare" l'ho sempre visto un comportamento di riparazione, di soluzione insolvente, di mancata presa di coscienza della vera essenza delle cose: un benessere a metà! Detto questo, è successo poche volte che io mi trovassi a decidere se lasciare la persona con cui stavo perché mi ero innamorata di un'altra. O meglio, era molto breve il periodo di indecisione, praticamente nullo perché quando capivo di essere attratta da un altro uomo non riuscivo a nascondere, non riuscivo a stare con il piede in due scarpe, nemmeno per brevi periodi! La coscienza del fatto che, se ti interessa un'altra persona significa che qualcosa sta cambiando, mi ha sempre spinta a scegliere la strada nuova, senza vigliaccherie, senza sensi di colpa. Inutile stare con una persona che dovresti amare e fingere di essere ciò che non sei. Chiaro che la condizione dell'essere in "coppia senza figli" mi dava la possibilità di ragionare con molta più lucidità e i problemi relativi erano molto minori. A distanza di anni, quando ricordo le mie amiche che mi "riprendevano" dicendomi "Ma tu non sei mica a posto!" sorrido sempre ma un po' amaramente: se avessi saputo spiegare loro che, prima di assumersi responsabilità quali quella di dire un sì che ha valenza per una vita (sotto stretto controllo sociale!) e soprattutto di fare figli, è MIRACOLOSO vivere e confrontarsi con diverse persone per capire davvero quale significato abbia trovare la persona giusta con cui condividersi, adesso sarebbero molto più serene anche loro, meno separate, meno agonizzanti, meno frustrate e meno desiderose di vivere tutto ciò che da ragazze hanno ripudiato per il timore di essere mal giudicate! L'amico Alessandro Pellizzari mi invita al confronto su questo suo post http://www.alessandropellizzari.com/lui-ha-unaltra-test-fai-da-te-tradimento-coppia/, chiedendomi di spiegare quali sono i segni femminili indicatori di "tradimento in corso". Ovviamo le banalità: look nuovo, pettinatura nuova, dieta dimagrante... questi sono semplicemente segnali di un momento di rivalutazione del sé, in cui la donna ha voglia di cambiamento, di miglioramento, di sentirsi diversa e più piacente. Non necessariamente ha un altro, probabile che si guardi in giro ma può anche avere semplicemente il desiderio di essere più apprezzata e più notata sia dal proprio uomo che dagli altri. Sì perché alle donne piace essere guardate, apprezzate e desiderate, anche da uomini con cui non andrebbero mai, con cui non cercano una storia ma solo il nutrimento del proprio ego (è quell'aspetto delle donne per cui gli uomini le definiscono QUELLA CHE SE LA TIRA MA NON LA DA). I segnali reali di tradimento, in una donna, sono diversi a seconda del tipo di tradimento: se tradisce per sesso e lo fa abitualmente è probabile che il marito nemmeno se ne accorga, almeno finché non scopre che lei ha un secondo telefono di cui lui ignorava l'esistenza o qualcuno gli soffia all'orecchio di averla vista da qualche parte con qualcuno. La donna che tradisce abitualmente ha storie brevi, legate solo all'aspetto sessuale, una sorta di autocompiacimento erotico per il quale non mette in gioco la vita coniugale, quindi difficilmente manifesta cambiamenti caratteriali o comportamentali. Sa gestire la situazione, diciamo, a differenza della donna che tradisce per innamoramento. In questo caso intervengono meccanismi molto più complessi ma, indipendentemente dal motivo per cui la donna si innamora di un altro (coinvolgimento casuale con un altro uomo per affinità o meno casuale per carenze nel rapporto con il coniuge), quando la testa di una donna si emoziona per un altro uomo solo un marito in stato vegetativo potrebbe non accorgersene. Perché la donna che riscopre le emozioni non riesce a gestire la situazione "come se niente fosse": diventa più assente mentalmente e sessualmente, più intollerante su certe cose che prima magari tollerava, più nervosa quando le cambiano i programmi all'ultimo momento e decisamente rabbiosa se doveva uscire "per vedere un'amica" e non può farlo per qualche motivo legato alla vita famigliare. Certo è che, quando arriva a manifestare questi segni, la situazione è già molto avanzata. Perché la donna non sopporta a lungo una situazione del genere, per lei è faticoso gestire "una seconda vita" e continuerà a farlo solo fino a quando non arriverà all'inevitabile bivio di decisione: lasciare il marito per iniziare una relazione alla luce del sole con l'amante o lasciare l'amante perché la pressione mentale è diventata insopportabile ma, per i motivi più disparati, non ci sono i presupposti per credere che una vita con l'amante sarebbe meglio che quella con il marito attuale o l'amante non è disposto ad intraprendere una relazione ufficiale. Nel primo caso la moglie lascia il marito, e sappiamo a memoria le dinamiche che si instaurano. Nel secondo caso invece le reazioni comportamentali sono diverse a seconda che la donna scelga di rimanere con il marito perché non è sicura che con l'amante le cose andrebbero al meglio (sceglie la stabilità all'incertezza) o si veda obbligata ad interrompere la storia perché l'amante non le da alcuna possibilità di costruire un futuro insieme, limitando la loro storia ad un perpetuo incontrarsi ufficioso che a lei non basta: perché la donna ha bisogno di emozioni crescenti e una storia del tipo "ci vediamo quando e se si può, ma non ti aspettare nulla da me" ha una fine già scritta. Nel primo caso la ripresa della vita coniugale è forse un po' più facile perché la figura dell'amante ha perso d'intensità agli occhi della donna, rivelandosi non all'altezza di essere l'uomo della sua vita. Nel secondo caso sarà più dura a morire l'idealizzazione che la donna si era fatta dell'amante perché, essendo stato lui a negarsi, quell'istinto all'attaccamento che noi donne abbiamo innato le vieta di essere razionale al 100%. Soprattutto se l'amante è di quelli incapaci di dire le cose come stanno e si trincera dietro alla frase tipica: "Tu sei la donna della mia vita, non ho mai amato nessuna come te, ma non posso lasciare mia moglie. Vorrei ma non posso." Ovvio che questa semplificazione sottintende una miriade di situazioni, le più svariate e variabili, ma in fin dei conti allora... uomini e donne, siamo così diversi? |
GRAZIA SCANAVINI Ricercatrice Educatrice umanista Counselor filosofica Blog con intento educativo.
L'obiettivo è stimolare riflessione al fine di favorire la consapevolezza personale nelle relazioni.
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