Provo sempre molta meraviglia quando sento persone che hanno vissuto solo relazioni monogame dire, a una persona che vive relazioni poliamorose, "TU NON SAI COS'È L'AMORE VERO".
Mi stupisce perché sono convinta che proprio non percepiscano quanta insicurezza e quanta incoerenza trasudi dalle loro parole. La relazione monogama è la più diffusa perché il sistema, con le sue radici nella proprietà privata, l'ha scelta come nucleo ideale del sistema società. Poi che da sempre ci sia un sommerso di relazioni extraconiugali e tradimenti è altra storia, ma la relazione ufficiale a due è un qualcosa cui ci hanno educati. Siamo venuti al mondo e si faceva così, punto. Chi non si accoppiava era uno scapolo, o una zitella. Degli sfigati, insomma. La relazione poliamorosa esiste da sempre, anche se prima era elitaria: solo in certi ceti o per certe motivazioni culturali. Adesso è una possibilità per tutti. Non sto dicendo che tutti dovrebbero esserlo, sia ben chiaro. Sto tentando di spiegare che essere poliamorico significa solo avere più relazioni contemporaneamente con persone diverse. Un po' quello che succede a chi mette le corna, no? Vive un amore stabile e diversi innamoramenti. La differenza sta nel fatto che i poliamorici lo dicono. E hanno quindi la serenità mentale per poterli coltivare di più, quegli innamoramenti, mantenendo equilibrio nella relazione principale ed essendo più onesti e meno bisognosi di sotterfugi rispetto a chi tradisce di nascosto. Mi annoia sentir dire che chi ha più di una relazione contemporaneamente non ama, perché è un falso ideologico proprio. Mi annoia sentir categorizzare l'amore, questo bisogno che abbiamo sempre di classificare tutto. Cosa vi spaventa dei poliamorosi? O di chi ha dinamiche amorose e/o sessuali diverse, fa scambio di coppia di coppia, magari, o cuckoldismo. Perché avete bisogno di dire loro che non è vero che si amano o che sessualmente sono malati? Non attaccate coi "No ma io non sono d'accordo" perché non è interessante. Lo so che non siete d'accordo, ma è irrilevante perché nessuno vi sta chiedendo di cambiare idea. Vi si sta solo chiedendo cosa vi preoccupa. Perché il bisogno di sminuire chi ama in un modo diverso dal vostro o ha relazioni di coppia differenti? Perché non comprendere semplicemente che tutti noi siamo diversi perché condizionati da vissuti e princìpi educativi diversi? Se un poliamoroso dice di amare ed essere sereno/felice, in relazioni appaganti, ma chi siete, che esperienza avete, per poter dire che si sta sbagliando o che è sbagliato? Vi risparmio la fatica di rispondere: non vi sentireste in diritto di giudicare con supponenza, se foste persone educate al rispetto dell'altro e al Ben Essere, e non viveste conflitti di vostro. Lasciate fare, smettete di pensare che il vostro concetto di relazione sia l'unico a significare Amore. Nessuno verrà prendervi a casa e obbligarvi a cambiarlo, se vi ci sentite bene. #stayeasy and #enjoyyourlife
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Il titolo è volutamente provocatorio, e infastidisce proprio perché contiene una verità. Non sto dicendo che sia una fregatura innamorarsi e decidere di condividere la Vita, mi sto riferendo alla Coppia come istituzione sociale: ci viene da sempre dipinta come una naturale conseguenza dell'amarsi e del desiderarsi, ma in realtà cos'è? Partiamo dal fatto che quando parliamo di dinamiche sessuali, dovremmo avere sempre ben chiaro che la sessualità risponde in primis a un coinvolgimento biologico dell'individuo, mentre le dinamiche di amore monogamo rispondono a norme socio-economiche. Ve lo dico perché questi sono i dati di fatto: la Storia della Coppia è frutto del condizionamento socio-economico. La coppia non è nata perché il principe e la principessa si sono innamorati. È nata perché l'avvento della proprietà privata, all'Era dell'Agricoltura, ha consegnato il potere economico nelle mani dell'Uomo e ha reso necessario avere forza lavoro e eredi ai quali lasciare la proprietà. La coppia è nata quindi per evitare la promiscuità dei discendenti. Se fino a quel momento non era importante sapere di chi fossero i figli, con l'istituzione della proprietà privata è diventato necessario definire nuclei di appartenenza certi, sia per detenere la forza lavoro, sia per la successione della proprietà: l'Uomo ha chi far lavorare per la propria proprietà e sa a chi lasciarla. In tutto questo la Donna ha assunto quindi il ruolo di garante di eredi e della produzione di forza lavoro e, attraverso la fedeltà, assicurava l'esclusiva riproduttiva, oltre all'accudimento. In cambio di protezione e mantenimento. L'esclusivismo sessuale è una norma di comportamento sociale imposta per motivi economici dall'avvento della proprietà privata. È molto semplice, no? Nei millenni siamo stati educati all'esclusivismo sessuale perché era l'unico modo per garantire la continuità e la successione del patrimonio famigliare. Il problema è che nessuno ce lo racconta, nessuno ci educa nella consapevolezza che la Coppia come istituzione non c'entra un bel niente con il sentire. Non sto dicendo che tutti dovrebbero per forza cambiare, sia chiaro. Sto dicendo che è importante saperlo perché lì c'è la ragione per cui siamo eternamente affaticati nelle relazioni. Abbiamo mescolato le cose: se all'inizio chi si accoppiava lo faceva semplicemente in base a criteri socio-economici, nell'evoluzione storica dell'istituzione Coppia, abbiamo messo il sentimento, ma dobbiamo essere consapevoli di esserci immersi in una dinamica che non ha come base l'Amore, per le norme di comportamento. Non a caso per millenni (e ancora oggi) viene richiesto alla coppia di restare insieme anche quando il sentimento è cambiato, addirittura si ritiene un modello chi realizza il "per sempre". Modello idilliaco, lo sapete meglio di me: -c'è chi realizza il per sempre sopportando, e allora ha l'ammirazione di tutti, è considerato una brava persona, che si sacrifica per i figli, ecc; -c'è chi lo porta a termine con felicità, e viene addirittura invidiato, tanto succede raramente in rapporto alla media; -poi c'è chi invece non ce la fa proprio, decide di voler cercare Ben Essere e molla: viene additato come "irresponsabile", traditore e così via. Dal punto di vista socio-economico ha fallito, rompendo il nucleo famigliare. Dal punto di vista sentimentale, ha tradito il patto del per sempre. Non è possibile pretendere da una persona che il suo sentire resti immutato per un'altra persona per sempre, perché noi tutti evolviamo. Può succedere che si evolva insieme, che dalla compatibilità iniziale nasca una relazione in cui i partner si aggiustano l'un l'altro, man mano che si realizzano i reciproci cambiamenti individuali: questo è l'unico per sempre che può esistere. Ma pensate a quando c'è un problema in una coppia: la prima cosa che viene detta è "Sei cambiato" o cambiata, come fosse un difetto, una condotta sbagliata. Cambiare cambiamo tutti, in continuazione. Se non cambiamo granché è perché ce lo imponiamo per senso di dovere, fatto salvo poi finirci ai matti (espressione ironica ma veritiera... basta guardare le statistiche relative alla vendita di psicofarmaci). Ho scelto razionalmente di accogliere sempre ciò che gli altri sentono, senza mai dimenticare la variabile "Condizionamento socio-educativo" alla quale siamo tutti assoggettati, in misura diversa. Mi piace l'idea di arrivare a stimolare la riflessione sul fatto che ciò che noi pensiamo essere una nostra opinione, in realtà, è ciò che sentiamo per ciò che siamo come individuo-prodotto sociale. I concetti relativi alla monogamia, alle dinamiche di coppia, non dovrebbero nemmeno essere opinabili, perché non lo sono: -la scienza ci dice che siamo monogami seriali; -l'analisi antropologica dell'evoluzione delle dinamiche delle relazioni di coppia fotografa chiaramente il percorso che abbiamo fatto. Il problema è che l'educazione che ci impone il sistema socio-economico non ci consente di prenderci per quelli che siamo ma tende a imporci ciò che dovremmo essere. Lì nasce il mal essere generale che respiriamo: siamo in costante conflitto tra ciò che la società vuole da noi e ciò che noi non riusciamo a dare perché biologicamente inadeguati al modello imposto. Pensate a quanto vivremmo meglio se come riferimento avessimo la convinzione che le relazioni amore+sesso possono durare al massimo cinque anni... Vivremmo con più leggerezza, poi chi volesse restare insieme anche oltre potrebbe farlo, eh. Se ci avessero insegnato che la normalità per una relazione monogama è una durata quinquennale, tutto quello che verrebbe in più sarebbe straordinario. Questo farebbe sì che chi, invece, al termine dei cinque anni si lasciasse, prenderebbe la cosa come normale evoluzione: meno sofferenza, meno battaglie inutili, meno fatica di vita. Quanto malessere in meno... E non mi sembra un discorso così assurdo: se fino ad ora per educazione abbiamo pensato che l'obiettivo da raggiungere fosse il per sempre, e abbiamo vissuto frustrazioni enormi perché lo realizzano in pochissimi, spostando l'asticella a cinque anni non vivremmo più quella frustrazione. E non sarebbe una strategia di comodo, bensì basarsi semplicemente su ciò che siamo, punto. Non è che, in media, non raggiungiamo il Felici per sempre perché non vogliamo o non siamo capaci noi come individuo singolo: non lo raggiungiamo perché è un obiettivo che non tiene in considerazione le nostre potenzialità. In questi giorni sto leggendo molti interessanti articoli che riguardano l'impatto del lockdown, della convivenza obbligata o del distanziamento imposto, sulle coppie ufficiali: sposate, fidanzate o comunque con una relazione "in regola". Ho letto anche un sacco di sciocchezze, eh, però in linea di massima sappiamo che il lockdown ha imposto alle coppie un check-up della relazione: sia nel caso della convivenza forzata, sia nel caso in cui le coppie abbiano vissuto disgiunte questo periodo. Diciamo che ha messo alla prova i partner con il risultato che le coppie che funzionavano hanno goduto del tempo condiviso o si sono mantenute in equilibrio anche a distanza, nonostante le difficoltà logistiche; le coppie che già versavano in crisi prima, invece, o si sono riscoperte nella ricerca di un equilibrio di convivenza o hanno trovato la spinta definitiva a chiudere la relazione. E le coppie "clandestine", dove sono finite? Ah già, di quelle si parla sottovoce perché non sta bene. E poi meglio se è finita o se sono andate in crisi, no? Boh, a me dispiace tanto per loro quanto per gli altri, se stanno soffrendo. Al netto di tutte le elucubrazioni mentali e morali, quando c'è una situazione di relazione che induce malessere, a me dispiace sempre. Lo so che chi tradisce secondo voi andrebbe messo al rogo ma, siccome il fenomeno delle relazioni extraconiugali esiste da quando esiste la coppia, io in quelle relazioni ci vedo solo milioni di persone che provano a sopravvivere nonostante la dittatura monogamista. E allora ho cercato di capire come stia andando in generale anche per chi non rientrerà mai in dati e statistiche perché ovviamente non si può dire, non se ne può parlare, ecc. In linea di massima par di capire che diverse relazioni siano saltate: parliamo soprattutto di quelle in cui uno dei due partner aveva creato aspettative del tipo "Mi serve solo un po' di tempo per trovare il modo e il momento giusto per dirglielo, ma poi lo/la lascio e mi metto con te". Effettivamente qualcuno (quelli realmente intenzionati) ha colto il momento della convivenza forzata per sbottare e andarsene quindi da chi stava aspettando, ma sono la minoranza. Gli altri, quelli che promettevano ma proprio non ci pensavano, hanno visto finire la relazione extraconiugale... il che mi sembra abbastanza ovvio e sensato: se l'amante si stava aspettando un cambiamento, e magari ha pure vissuto il lockdown in solitudine con la limitazione anche di non poter telefonare, messaggiare, ecc, l'amante ha capito che aspettare è pressoché inutile. Le storie extraconiugali che sono sopravvissute sono indicativamente quelle nelle quali non c'era attesa di cambiamento: magari entrambi sposati (o impegnati comunque in una relazione appagante) o magari solo uno dei due partner è impegnato ma all'altro non interessa un cambio di status. Hanno faticato a sopportare la lontananza e tutte le limitazioni, ma sanno che tornerà il tempo di amarsi anche fisicamente. Sublimano l'assenza attraverso i mezzi tecnologici e aspettano di potersi di nuovo toccare. Scalpitano un po' di più quelli che hanno allacciato affinità online proprio in questo periodo. Ecco, questi sono tanti, sposati o liberi. Complici il clima di maggior empatia e maggior disponibilità di tempo dedicato alla socializzazione via web, durante la quarantena sono nate molte storie passionali e più o meno appassionanti: qualcuna si è esaurita in un sexting intenso ma breve, qualcuna ha messo le basi per una futura evoluzione verso la conoscenza anche fisica, oggi ostacolata dalla situazione pandemica. La relazione virtuale reggerà il lungo tempo? Non è per nulla scontato perché la passione virtuale solitamente ha tempi più celeri di combustione rispetto a quella carnale. Non possiamo nemmeno omettere il fatto che una relazione virtuale rimane comunque un qualcosa di non tangibile e che la conoscenza via chat può prendere tante possibili direzioni a seconda delle caratteristiche delle persone ma anche del loro modo di esprimersi, del loro modo di comunicare. Se un concetto non perfettamente espresso può essere ampiamente motivato o rimodulato nelle conversazioni faccia a faccia, gli scambi via chat portano spesso con sé dubbi, incomprensioni, interpretazioni devianti. Ed essendo comunque una relazione virtuale, il ban scatta facile se quella persona non ti convince o non ti convince più come prima. Ieri una ragazza mi ha chiesto: "Ma come faccio ad aspettare tutto questo tempo per incontrarlo? Anche perché finché non lo vedo non posso essere certa che mi piaccia davvero." Eh già. È così. Il tempo davanti è parecchio e nemmeno si ha il riferimento di quanto possa essere. Allora il mio consiglio può essere solo uno: distinguere se stiamo parlando di una relazione puramente sessuale (che non credo possa reggere mesi di impossibilità a frequentarsi) o di una relazione un po' più condita, nella quale le affinità non sono solo sessuali. Non mi sto riferendo necessariamente a relazioni che aspirano ad essere l'amore della vita ma a quelle relazioni tra persone che si piacciono anche oltre il mero desiderio sessuale: quelle capaci di divertirsi insieme nonostante la lontananza fisica; quelle che non si concentrano esclusivamente sul piacere sessuale ma spaziano negli interessi comuni o stimolano vicendevolmente a nuovi interessi. Vabbè, direte voi, ma in pratica cosa devo fare per allungare la vita a questa relazione virtuale? Evitare di farsi prendere dall'ansia, in primis. Inutile e anche controproducente sbattere la testa al muro perché vorremmo andare: non si può fare, punto. Non sarà mantenendosi in uno stato negativo che saremo piacevoli a noi stessi e a chi sta aspettando di incontrarci. Evitare raffiche di messaggi continui e anche di darsi appuntamenti per le videochiamate. La sovrabbondanza di contatti potrebbe non fare granché bene. Meglio un approccio leggero, che non investa tutto il tempo che abbiamo a disposizione. Considerando anche la condizione di isolamento sociale, potremmo arrivare a dipendere da qualcuno che, intimorito dalla nostra onnipresenza, potrebbe defilarsi con un semplice ban, Evitare qualsiasi tipo di controllo: "Ho visto che stanotte alle due eri online e mi hai detto che andavi a dormire", "Ho visto che mentre chattavi con me hai messo i cuori a quella/o", "Ma che vuole quella/o che ti sta sempre sotto a tutti i post?", e potrei proseguire per ore con esempi. Non si fa. Se avete timore che stia chattando con altri/e, e questo vi mette a disagio, non potete riversare la vostra frustrazione sull'altro. L'altro è libero di avere a che fare con chi vuole e si diventa pesanti: se dovesse trovarsi a scegliere tra voi e qualcuno di più leggero e frizzante, chi sceglierebbe secondo voi? Mettere in atto il controllo non è mai buona cosa: né per chi lo attua, né per chi lo riceve. Evitare di addentrarsi troppo nella vita dell'altro: più che chiedere, date la disponibilità ad ascoltare. Lasciate che vi dica ciò che vuole della propria vita, del proprio modo di essere. Solo così capirete cosa effettivamente voglia o possa darvi. Evitare di pretendere promesse, strappare compromessi, ecc: ciò che deve venire, verrà da sé. Se c'è una cosa che non ci manca adesso è proprio il tempo per attendere. Avete tutti pensato o letto almeno una volta nella vita che L'attesa del piacere è essa stessa piacere (Lessing), no? Adesso è il momento di viverla davvero, quell'attesa, volenti o nolenti. Dedicarsi ad altre attività, in modo da rimanere vivi e attivi e non aver bisogno che il massimo adrenalinico dipenda esclusivamente da quella persona: non deve essere così nella vita virtuale così come in quella "normale" e, ancor di più, la situazione va presa in modalità leggerezza proprio perché non può mantenere sempre picchi altissimi di desiderio e stimolazione reciproca. Una volta raggiunto quel livello in cui il desiderio d'incontro è comune, "Ho voglia di te"/"Anch'io", stare due mesi a dirsi in continuazione che non ci si dura, poi diventa normalità. Riservate solo a certi momenti la passione, non pretendete attenzione continua. Semmai concentratevi su ciò che avete da fare e poi ogni tanto lanciate un messaggio preciso, che faccia capire che lo/la state pensando. Ah, ultima cosa. E questa la consiglio un po' a tutti, in generale: darsi una regolata con le pretese di risposta ai messaggi o le aspettative di riscontro. Se l'altro avverte che siete nervosi perché lui/lei ha visualizzato ma non ha risposto, non ha visualizzato però è online, ecc, non credo vi sopporterà per molto tempo. Prendetela con tranquillità: risponderà quando è il suo momento, sia per possibilità che per desiderio di farlo. Non vi piccate se per qualche motivo non ha risposto, è andato via senza salutare e altre sciocchezze varie. È uno spazio virtuale, prendetelo come tale: vi consente di sospendere il tempo e almeno una buona parte delle dinamiche che solitamente portano a scontri e ansie inutili. Com'è quel detto? Se sono rose, fioriranno? Voi annaffiatele, con equilibrio. Poca acqua le disidrata. Molta acqua le porta a marcire. Victoria Milan, in queste ore, torna a far parlare di tradimento le principali testate giornalistiche, pubblicando un articolo che stila una classifica dei "traditori" in base al ruolo professionale: broker e operatori finanziari al primo posto, seguiti da piloti e assistenti di volo, medici e infermieri, uomini d'affari e segretarie, e così via. Anche se è ovvio che Victoria Milan abbia tutto l'interesse a diffondere la cultura del tradimento, quindi tendenzialmente di parte, è molto interessante leggere gli articoli del blog perché sono quasi sempre supportati da sondaggi e raccolte dati piuttosto attendibili che dipingono le dinamiche relazionali in maniera decisamente disincantata, e a me questo piace. Cosa io pensi del TRADIMENTO (parola che non amo) lo trovate qui in alcuni post che trattano l'argomento in aspetti diversi. Sappiamo bene che il tradimento, considerato e dichiarato "comportamento sbagliato" e condannabile dall'unanimità sociale, in realtà è perpetrato da una percentuale molto alta di uomini e donne, difficilmente definibile numericamente solo per l'ovvia riservatezza di tanti a confessarlo. Personalmente non ritengo interessante stabilire quanti tradiscono perché il fenomeno è ovvio e nemmeno nuovo... mi stupisce di più il fatto che ancora non si riesca a dargli una connotazione di "normalità" basandosi sui principi oggettivi che lo determinano. Mi stupisce ancora questa idea generale che alla base di un tradimento ci sia per forza una "mancanza" o uno "sbaglio" e non si instauri invece un concetto oggettivo basato sulla conoscenza che abbiamo, in termini antropologici. Anche in psicologia, ancora oggi, si elabora il tradimento come fosse una conseguenza di problematiche riguardanti l'inconscio in senso psicanalitico mentre sappiamo perfettamente che le pulsioni hanno radici ben più profonde e non razionalizzabili. Ma parliamo in maniera semplice, ché la questione è resa già fin troppo complicata dai centenni di condizionamenti morali che continuano ad accumularsi, e partiamo dal presupposto fondamentale del rapporto di coppia: la dinamica di accoppiamento (in termini di monogamia) è una strategia sociale che si è instaurata per preservare la riproduzione. In parole semplici si fonda una società all'interno della quale i due soci producono e si adoperano per garantire sostentamento a essi stessi e al prodotto della società (figli), e ovviamente c'è bisogno che i due soci investano tutto in questa società. O almeno, questo è ciò che il contratto richiede. Il problema dove nasce? Proprio dal fatto che si sia applicata una strategia razionale a ciò che di meno razionale abbiamo: l'istinto. L'antropologia ci ha ben dimostrato che la nostra natura non è monogama e che non è sufficiente che un partner ci garantisca amore e rispetto per non provare attrazione o desiderio per altre persone. Certo, le regole morali hanno tentato e ancora tentano di contenere i comportamenti che minano "il sistema coppia" ma con scarsi risultati e conseguenze non proprio positive sulle persone che durante il tradimento subiscono il malessere dei sensi di colpa (altra strategia sociale nata per preservare la coppia) e nel momento in cui vengono scoperte a tradire, quindi ad attuare un comportamento d'istinto, vengono investite di una connotazione negativa: "Gli/Le hai fatto le corna quindi sei una brutta persona". Lo so, siete già agitati, state già pensando ai vari "Eh sì, il senso di colpa è il minimo, vorrei vedere!" "Ah be', ha tradito, ha mentito, doveva essere sincero/a". Ecco. Proprio su questo vorrei invitarvi a riflettere: come possiamo continuare a ragionare e giudicare in termini di "sincerità" quando abbiamo fondato una strategia (quella della fedeltà di coppia) su un concetto falso? NOI NON SIAMO MONOGAMI, non lo siamo per natura, addirittura ci sono studi accreditati sulla mappatura genetica che hanno provato che i portatori del gene 334 hanno un istinto più elevato alla "multipartnerialità". Io vi invito solo a riflettere su questo ora: è impossibile accettare che il "per sempre" a cui ci hanno educati sia stato, in fin dei conti ma conti alla mano, un errore di sistema? Si può davvero pensare che funzioni un sistema creato su presupposti che non sono reali o, peggio, sono l'opposto della realtà? Si può davvero pensare di gestire razionalmente una caratteristica irrazionale senza che nascano problemi? Lo so amici monogami e contenti che vi arrabbiate quando dico queste cose ma non lo faccio per cattiveria, credetemi, e non voglio nemmeno convincervi del contrario... Io credo alla vostra felicità però non posso esimermi dal dirvi che non siete migliori di chi tradisce ma semplicemente il condizionamento sociale su di voi è stato più efficace che su altri. Come sempre, da un anno a questa parte, vi invito a leggere "IN PRINCIPIO ERA IL SESSO" di Christopher Ryan e Cacilda Jethá non per farvi cambiare idea ma perché dovete conoscere il nostro percorso antropologico se volete capire come siamo arrivati a essere ciò che siamo. Se invece non volete conoscere, liberi di non leggerlo, ma allora non arrogatevi il diritto di giudicare chi tradisce. Premesso che non amo il termine fedeltà perché mi riporta l'immagine mentale di un cane che in casa sta libero ma che quando esce viene messo al guinzaglio, trovo l'argomento sempre molto interessante. E non solo io. Quando parlo di fedeltà a #LaPecoraNelBosco succede che nelle diverse caselle di posta mi si scateni il putiferio! E-mail, Facebook, What'sapp, Twitter... piovono feedback da ogni dove e io, come sempre, mi dolgo di non poter rispondere a tutti singolarmente ma cerco di farlo globalmente con questo post, tralasciando i "marpioni": quelli non hanno capito nulla del mio espormi sull'argomento dinamiche sessuali e il gioco del buon Stefano Molinari, che con l'aplomb di sempre cerca scherzosamente di prendermi in castagna applicando il modello confessionale, fa loro credere che il mio modo libero di parlare di sessualità equivalga all'essere di facile abbordaggio. Spiacente per loro, è l'esatto contrario: sono molto esigente! Ma tornando alle dinamiche sessuali e di coppia io da "confessare" ho ben poco, nel senso che posso raccontare molto di me stessa ma ben poco che assomigli ad una confessione perché ciò che esprimo come parere solitamente corrisponde al mio modo di vivere. Ciò che mi piace molto de LA PECORA NEL BOSCO è che mi permette di parlarvi direttamente delle mie conoscenze, delle mie opinioni e soprattutto è un buon mezzo per invitare chi ascolta a riflettere sulla soggettività delle dinamiche! Per questo non mi infastidisce per nulla che durante trasmissione la mia privacy finisca " in scacco" perché il mio mettermi in gioco pubblicamente è da sempre il modo più efficace per coinvolgere chi mi ascolta o mi legge. Dunque nella trasmissione di ieri, che potete rivedere QUI abbiamo parlato di fedeltà (e tradimento, ovvio!) partendo da un quesito interessante mentre in regia mandavano questo sondaggio su Twitter: la fedeltà oggi è una scelta controcorrente? Ed è vero, come qualcuno afferma, che possa addirittura essere una variante erotizzante? E' controcorrente se pensiamo alla consistenza numerica di quanti tradiscono ma più che una libera scelta mi sembra un'opera di auto-censura, di auto-prigonia, un darsi dei limiti per essere sicuri che anche l'altro non li oltrepasserà. Insomma, una battaglia tra ciò che siamo e ciò che vorremmo/dovremmo essere per la morale. Ci mettiamo al sicuro dalle tentazioni per evitare di perdere il partner. Ci siamo giurati di non tradirci, così staremo per sempre insieme. Che va benissimo se entrambi i partner questo vogliono, desiderano. Se questo li fa star bene, per loro è la scelta adatta. Diciamo che, riflettendo in termini di equilibrio della coppia, la cosa fondamentale è che ci sia compatibilità in termini di fedeltà, poi che la maggior parte delle persone pretenda la fedeltà dal proprio partner anche laddove la vita di coppia non è appagante solo per il timore di perderlo è un'altra storia (e quindi parliamo di attaccamento, non di amore). Sul fatto che la scelta di fedeltà sia erotizzante... be'... attendo con ansia che qualcuno che ne è convinto (perché vive questa condizione) mi spieghi cosa significa e in quali termini diventa erotizzante. Quel che mi preme sottolineare è che la fedeltà è un concetto che abbiamo assunto attraverso l'educazione ed è quindi un comportamento "imposto" da valori socio-morali, che ha subito diverse variazioni di rilevanza nell'arco del tempo fino a giungere ad oggi, momento storico in cui stiamo sicuramente facendo i conti con cambiamenti repentini e molto variegati della scala dei valori. Se aveste voglia di leggere IN PRINCIPIO ERA IL SESSO sarebbe molto facile capire che la fedeltà di coppia altro non è che un comportamento imposto che ognuno di noi, soprattutto ora, ha la possibilità di rivalutare in chiave soggettiva senza che succeda nulla di grave, anzi! C'è la necessità di comprendere che perché una coppia funzioni non è tanto necessario essere fedeli al 100% in chiave classica quanto riuscire a stabilire un livello di confronto sincero tra partner riguardo il grado di esclusivismo all'interno della coppia. Perché il concetto di fedeltà che ognuno di noi ha è diverso e non ne esiste uno giusto o uno sbagliato, esistono diverse sfumature che possono essere tutte funzionali purché i partner della coppia siano compatibili nella stessa sfumatura. Cosa significa ciò? Che i partner devono essere compatibili sull'idea di fedeltà, indipendentemente da quale essa sia. C'è chi si sente a proprio agio nell'idea classica di fedeltà (quindi la coppia funziona se entrambi i partner non hanno storie extra) mentre c'è chi ha un'idea di fedeltà relativa semplicemente alla correttezza, alla sincerità del condividere con consapevolezza la dinamica di coppia aperta. In mezzo ci stanno decine di sfumature diverse e possono funzionare tutte, l'unica variabile imprescindibile è la compatibilità tra i partner: entrambi devono avere lo stesso concetto di fedeltà, altrimenti si passa a quei modelli di coppia in cui le cose funzionano apparentemente, magari anche molto bene, ma solo per l'apparenza... in realtà le situazioni in cui si è costretti a "mentire" sono ansiogene e influiscono negativamente sul benessere (per effetto del "senso di colpa" pressante o latente che sia la sua manifestazione). Quel che mi piacerebbe che restasse a quanti leggeranno questo post è che la fedeltà intesa come esclusivismo sessuale non è l'unica interpretazione che fa la felicità di una coppia. E' la compatibilità di pensiero che fa funzionare le cose, non l'essere ineccepibili dal punto di vista moralista. Quindi non perdiamo tempo a giudicare le dinamiche degli altri, meglio investirlo nel confrontarsi con il partner per instaurare un canale comunicativo efficace basato sul nostro reale modo di essere e non sull'apparenza, non su ciò che pensiamo che l'altro si aspetti da noi. Ah... solo ad un messaggio di quelli ricevuti ieri vorrei rispondere in maniera specifica: un religioso (di professione proprio) mi ha scritto invitandomi a riflettere sul fatto che le mie affermazioni possono destabilizzare molto le persone e creare danno alla loro felicità. E' vero, ne sono consapevole, ma i miei inviti a riflettere non saranno mai dannosi quanto le obsolete imposizioni e le censure perpetrate e perpetuate dalla Chiesa nelle epoche trascorse, riguardo alla sessualità soprattutto. Riflessione: curioso che un religioso ascolti La Pecora Nel Bosco, no?! Personalmente lo trovo apprezzabile e stimolante anche se rimango sempre del parere che per dare consigli sulla vita di coppia sia sì necessario essere competenti ma anche viverla in prima persona. #MaLaChiesaCheDice? |
GRAZIA SCANAVINI Ricercatrice Educatrice umanista Counselor filosofica Blog con intento educativo.
L'obiettivo è stimolare riflessione al fine di favorire la consapevolezza personale nelle relazioni.
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