In questi giorni sto leggendo molti interessanti articoli che riguardano l'impatto del lockdown, della convivenza obbligata o del distanziamento imposto, sulle coppie ufficiali: sposate, fidanzate o comunque con una relazione "in regola". Ho letto anche un sacco di sciocchezze, eh, però in linea di massima sappiamo che il lockdown ha imposto alle coppie un check-up della relazione: sia nel caso della convivenza forzata, sia nel caso in cui le coppie abbiano vissuto disgiunte questo periodo. Diciamo che ha messo alla prova i partner con il risultato che le coppie che funzionavano hanno goduto del tempo condiviso o si sono mantenute in equilibrio anche a distanza, nonostante le difficoltà logistiche; le coppie che già versavano in crisi prima, invece, o si sono riscoperte nella ricerca di un equilibrio di convivenza o hanno trovato la spinta definitiva a chiudere la relazione. E le coppie "clandestine", dove sono finite? Ah già, di quelle si parla sottovoce perché non sta bene. E poi meglio se è finita o se sono andate in crisi, no? Boh, a me dispiace tanto per loro quanto per gli altri, se stanno soffrendo. Al netto di tutte le elucubrazioni mentali e morali, quando c'è una situazione di relazione che induce malessere, a me dispiace sempre. Lo so che chi tradisce secondo voi andrebbe messo al rogo ma, siccome il fenomeno delle relazioni extraconiugali esiste da quando esiste la coppia, io in quelle relazioni ci vedo solo milioni di persone che provano a sopravvivere nonostante la dittatura monogamista. E allora ho cercato di capire come stia andando in generale anche per chi non rientrerà mai in dati e statistiche perché ovviamente non si può dire, non se ne può parlare, ecc. In linea di massima par di capire che diverse relazioni siano saltate: parliamo soprattutto di quelle in cui uno dei due partner aveva creato aspettative del tipo "Mi serve solo un po' di tempo per trovare il modo e il momento giusto per dirglielo, ma poi lo/la lascio e mi metto con te". Effettivamente qualcuno (quelli realmente intenzionati) ha colto il momento della convivenza forzata per sbottare e andarsene quindi da chi stava aspettando, ma sono la minoranza. Gli altri, quelli che promettevano ma proprio non ci pensavano, hanno visto finire la relazione extraconiugale... il che mi sembra abbastanza ovvio e sensato: se l'amante si stava aspettando un cambiamento, e magari ha pure vissuto il lockdown in solitudine con la limitazione anche di non poter telefonare, messaggiare, ecc, l'amante ha capito che aspettare è pressoché inutile. Le storie extraconiugali che sono sopravvissute sono indicativamente quelle nelle quali non c'era attesa di cambiamento: magari entrambi sposati (o impegnati comunque in una relazione appagante) o magari solo uno dei due partner è impegnato ma all'altro non interessa un cambio di status. Hanno faticato a sopportare la lontananza e tutte le limitazioni, ma sanno che tornerà il tempo di amarsi anche fisicamente. Sublimano l'assenza attraverso i mezzi tecnologici e aspettano di potersi di nuovo toccare. Scalpitano un po' di più quelli che hanno allacciato affinità online proprio in questo periodo. Ecco, questi sono tanti, sposati o liberi. Complici il clima di maggior empatia e maggior disponibilità di tempo dedicato alla socializzazione via web, durante la quarantena sono nate molte storie passionali e più o meno appassionanti: qualcuna si è esaurita in un sexting intenso ma breve, qualcuna ha messo le basi per una futura evoluzione verso la conoscenza anche fisica, oggi ostacolata dalla situazione pandemica. La relazione virtuale reggerà il lungo tempo? Non è per nulla scontato perché la passione virtuale solitamente ha tempi più celeri di combustione rispetto a quella carnale. Non possiamo nemmeno omettere il fatto che una relazione virtuale rimane comunque un qualcosa di non tangibile e che la conoscenza via chat può prendere tante possibili direzioni a seconda delle caratteristiche delle persone ma anche del loro modo di esprimersi, del loro modo di comunicare. Se un concetto non perfettamente espresso può essere ampiamente motivato o rimodulato nelle conversazioni faccia a faccia, gli scambi via chat portano spesso con sé dubbi, incomprensioni, interpretazioni devianti. Ed essendo comunque una relazione virtuale, il ban scatta facile se quella persona non ti convince o non ti convince più come prima. Ieri una ragazza mi ha chiesto: "Ma come faccio ad aspettare tutto questo tempo per incontrarlo? Anche perché finché non lo vedo non posso essere certa che mi piaccia davvero." Eh già. È così. Il tempo davanti è parecchio e nemmeno si ha il riferimento di quanto possa essere. Allora il mio consiglio può essere solo uno: distinguere se stiamo parlando di una relazione puramente sessuale (che non credo possa reggere mesi di impossibilità a frequentarsi) o di una relazione un po' più condita, nella quale le affinità non sono solo sessuali. Non mi sto riferendo necessariamente a relazioni che aspirano ad essere l'amore della vita ma a quelle relazioni tra persone che si piacciono anche oltre il mero desiderio sessuale: quelle capaci di divertirsi insieme nonostante la lontananza fisica; quelle che non si concentrano esclusivamente sul piacere sessuale ma spaziano negli interessi comuni o stimolano vicendevolmente a nuovi interessi. Vabbè, direte voi, ma in pratica cosa devo fare per allungare la vita a questa relazione virtuale? Evitare di farsi prendere dall'ansia, in primis. Inutile e anche controproducente sbattere la testa al muro perché vorremmo andare: non si può fare, punto. Non sarà mantenendosi in uno stato negativo che saremo piacevoli a noi stessi e a chi sta aspettando di incontrarci. Evitare raffiche di messaggi continui e anche di darsi appuntamenti per le videochiamate. La sovrabbondanza di contatti potrebbe non fare granché bene. Meglio un approccio leggero, che non investa tutto il tempo che abbiamo a disposizione. Considerando anche la condizione di isolamento sociale, potremmo arrivare a dipendere da qualcuno che, intimorito dalla nostra onnipresenza, potrebbe defilarsi con un semplice ban, Evitare qualsiasi tipo di controllo: "Ho visto che stanotte alle due eri online e mi hai detto che andavi a dormire", "Ho visto che mentre chattavi con me hai messo i cuori a quella/o", "Ma che vuole quella/o che ti sta sempre sotto a tutti i post?", e potrei proseguire per ore con esempi. Non si fa. Se avete timore che stia chattando con altri/e, e questo vi mette a disagio, non potete riversare la vostra frustrazione sull'altro. L'altro è libero di avere a che fare con chi vuole e si diventa pesanti: se dovesse trovarsi a scegliere tra voi e qualcuno di più leggero e frizzante, chi sceglierebbe secondo voi? Mettere in atto il controllo non è mai buona cosa: né per chi lo attua, né per chi lo riceve. Evitare di addentrarsi troppo nella vita dell'altro: più che chiedere, date la disponibilità ad ascoltare. Lasciate che vi dica ciò che vuole della propria vita, del proprio modo di essere. Solo così capirete cosa effettivamente voglia o possa darvi. Evitare di pretendere promesse, strappare compromessi, ecc: ciò che deve venire, verrà da sé. Se c'è una cosa che non ci manca adesso è proprio il tempo per attendere. Avete tutti pensato o letto almeno una volta nella vita che L'attesa del piacere è essa stessa piacere (Lessing), no? Adesso è il momento di viverla davvero, quell'attesa, volenti o nolenti. Dedicarsi ad altre attività, in modo da rimanere vivi e attivi e non aver bisogno che il massimo adrenalinico dipenda esclusivamente da quella persona: non deve essere così nella vita virtuale così come in quella "normale" e, ancor di più, la situazione va presa in modalità leggerezza proprio perché non può mantenere sempre picchi altissimi di desiderio e stimolazione reciproca. Una volta raggiunto quel livello in cui il desiderio d'incontro è comune, "Ho voglia di te"/"Anch'io", stare due mesi a dirsi in continuazione che non ci si dura, poi diventa normalità. Riservate solo a certi momenti la passione, non pretendete attenzione continua. Semmai concentratevi su ciò che avete da fare e poi ogni tanto lanciate un messaggio preciso, che faccia capire che lo/la state pensando. Ah, ultima cosa. E questa la consiglio un po' a tutti, in generale: darsi una regolata con le pretese di risposta ai messaggi o le aspettative di riscontro. Se l'altro avverte che siete nervosi perché lui/lei ha visualizzato ma non ha risposto, non ha visualizzato però è online, ecc, non credo vi sopporterà per molto tempo. Prendetela con tranquillità: risponderà quando è il suo momento, sia per possibilità che per desiderio di farlo. Non vi piccate se per qualche motivo non ha risposto, è andato via senza salutare e altre sciocchezze varie. È uno spazio virtuale, prendetelo come tale: vi consente di sospendere il tempo e almeno una buona parte delle dinamiche che solitamente portano a scontri e ansie inutili. Com'è quel detto? Se sono rose, fioriranno? Voi annaffiatele, con equilibrio. Poca acqua le disidrata. Molta acqua le porta a marcire.
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È un periodo in cui ricevo sempre più spesso richieste di "aiuto" da parte di persone rimaste deluse da relazioni iniziate via chat. Sto parlando di storie diversissime tra loro, sia per le dinamiche, sia per i soggetti di queste relazioni, che però hanno un comune denominatore: la delusione delle aspettative. E non sto parlando di chi ci resta un po' male perché "aveva creduto che" e "invece", mi riferisco a chi in chat con una persona particolarmente affine si è trovato a investire molto di se stesso, al punto di mettere anche in discussione la propria vita, la propria relazione di coppia già in essere e la propria capacità di rimettere i piedi per terra. Lo so che tanti stanno già pensando: "Eh vabbè, che si aspettavano da una chattata?" Ecco, io invece non giudico queste persone, io le capisco. Perché la relazione via chat ha questo dannato potere di coinvolgere la mente al punto tale che sembra annullarsi la differenza tra la virtualità e la realtà. Addirittura, sembra essere più vero ciò che si vive in quella relazione virtuale rispetto a ciò che si vive quotidianamente nella realtà perché, se si instaura quel meccanismo per il quale la persona dall'altra parte ci appare accogliente e affine a noi come modo di pensare, si è addirittura portati a parlare di sé come non si è mai fatto con nessuno, a confessare le proprie debolezze, i propri desideri, i propri vorrei ma non posso, il proprio sentire. Quindi, seppur attraverso un mezzo virtuale, le persone investono realmente i propri sentimenti. Succede spesso in maniera quasi inconsapevole e si cade in una complicità che non è meramente sessuale come avviene nel sexting (pur magari essendo partito tutto da quello o comunque comprendendo anche quello), ma ci porta ad avere quella sensazione per la quale, a chi sta dall'altra parte, possiamo raccontare qualsiasi cosa di noi, anche le cose che non racconteremmo mai a chi ci sta accanto quotidianamente. Per il timore del giudizio, per la paura delle conseguenze o semplicemente perché il rapporto che abbiamo con partner e amici non ci consente di aprirci completamente. Superfluo dire che di relazioni di questo tipo ne nascono milioni ogni giorno, e altrettante finiscono. Il percorso emotivo, da quando iniziano a quando finiscono, potrebbe essere disegnato come una curva logica (a campana insomma): ci si conosce sullo zero, c'è un crescendo di coinvolgimento, si raggiunge l'apice, e poi si scende... per noia, perché si scopre che più in là non si vuole andare, perché l'interesse di uno dei due viene a mancare, perché non si ha più niente da dirsi o per mille altri ragioni. Il ritmo di chattata decresce, parallelamente all'interesse, e si torna allo zero iniziale. Amici come prima. Questo succede in una relazione virtuale che non fa male a nessuno. Ci sono poi le varianti in cui magari uno dei due sparisce improvvisamente (semplicemente bannando, o cancellando il profilo, ecc). Qui il "lasciato" ci rimane male, si chiede il perché, ma diciamo che in poco tempo razionalizza e si riprende. O quelle in cui uno dei due scopre che l'altro chatta con diverse/i, ecc. Anche qui passa tutto con po' di rabbia, qualche scaramuccia e spesso un vai a quel paese, siete tutti/e uguali, ecc. Diverso invece quando entrambi -o almeno uno dei due partecipanti- investe aspettative in questo tipo di relazione e, dopo mesi di conoscenza e interazione via chat, i due decidono di incontrarsi. Accenniamo subito la possibilità che uno dei due non si presenti: è successo molto spesso, soprattutto nei primi tempi in cui i social sono diventati un mezzo di incontro. La persona può non presentarsi sia perché l'incontro incognito mette timore, sia perché in realtà tante persone cercano solo il coinvolgimento virtuale (fine a sé), sia perché giunti al momento clou qualcuno si rende conto di non volersi mettere davvero in gioco. In questo caso la persona sedotta e abbandonata ci rimane male, certo, ma una bidonata l'abbiamo presa tutti nella vita reale, figuriamoci se il mezzo d'incontro è virtuale. Non sono poche nemmeno le situazioni in cui, quello che ha investito molto emotivamente, abbia scoperto di essere in realtà vittima di uno scherzo o di chissà quale situazione architettata per provare l'infedeltà del partner. Lo sappiamo no? Fidanzate che chiedono all'amica di intortare lui per potergli dire "Ecco ti ho beccato!", mariti che creano profili falsi per verificare che la moglie non chatti con altri, ecc. Qui diventa più un casino gestire le conseguenze dell'essere stati scoperti, che un problema di gestione di sentimenti investiti. L'oggetto principale di questo post però sono le relazioni virtuali in cui entrambi i partner si sono davvero coinvolti in questa relazione, sono realmente attratti dalla persona con cui condividono la giornata attraverso messaggi continui e, a volte per desiderio comune, a volte perché uno dei due spinge e l'altro accontenta, si arriva a guardarsi negli occhi. Le possibili evoluzioni, lo capite bene, non sono tante: -ci si piace e, dal punto di vista della nuova coppia, tutto va nel più romantico dei modi: nasce una vera e propria relazione. Poi le variabili delle conseguenze sulle reciproche vite possono essere infinite, ma questo è altro discorso: la coppia funziona in tutto e per tutto. -ci si piace e si riversa il tutto su una relazione amicale-sessuale: ci si incontra quando si può, per il piacere di prendersi uno stacco, e via. -non ci si piace: anche questo non è un risvolto negativo. Entrambi si rendono conto di essersi lasciati trasportare più dall'idealizzazione che da altro. Manca la chimica da parte di entrambi, la si butta quasi in ridere, magari nasce anche una bella amicizia o magari ciao, stammi bene. Diverso quando invece, incontrandosi, le reazioni sono completamente opposte: a uno, l'altro piace. L'altro, invece, non ne vuole sapere. Forse perché rimane deluso perché la persona incontrata non è come si aspettava: ma non solo in termini di fisicità, che sarebbe poco male, intendo proprio che la persona che si è trovato di fronte e che per mesi ha vissuto come persona intima, si rivela essere praticamente sconosciuta. Perché nella virtualità la persona dall'altra parte può dire tutto ciò che vuole, non necessariamente per fregarvi, ma anche inconsapevolmente perché nel virtuale spesso si finisce a disegnare sé stessi come si vorrebbe essere, più che con oggettività. Spesso, anche inconsapevolmente, si dipinge l'idea che si ha di sé stessi. E poi perché alla chimica non si sfugge: vero che il coinvolgimento mentale è una gran bella storia ma è anche vero che non è sufficiente, così come per tanti non è sufficiente l'attrazione fisica. Dopo aver fatto un breve riassuntivo discorso sulle dinamiche, mi preme affrontare invece la situazione dal punto di vista emotivo del "non corrisposto", perché vedo troppa gente soffrire, ma soffrire davvero eh, e non ritengo per nulla stupido tutto ciò in quanto possiamo irridere finché vogliamo le questioni virtuali, ma la realtà è che ci siamo caduti dentro a piedi pari: possiamo razionalizzare finché vogliamo ma quando ci si trova coinvolti emotivamente con una persona, e questo la rete lo consente, la ragione ha il suo bel da lavorare per farci accettare che le nostre aspettative sono deluse. Ancor di più vi dico che, nelle persone con cui mi sono trovata a trattare la problematica, ho visto un forte impegno alla razionalità ma una difficoltà oggettiva di gestire la propria emotività: intanto vivere il rifiuto è sempre un momento negativo per tutti. Per quanta autostima si abbia, essere rifiutati ci porta sempre a metterci in discussione, a vacillare, soprattutto quando chi ti ha rifiutato, ti aveva magari osannato e corteggiato per mesi, e per venti ore al giorno (notte compresa) aveva corrisposto il tuo sentire attraverso messaggi, magari telefonate, ecc. Capite anche voi che se, quando avviene la conoscenza reale, questo/a gira i tacchi e se ne va, per non cadere nella rete del cos'ho che non va bisogna essere di pietra. E non avete idea di quanto dispiaccia trovarsi davanti persone, per nulla stolte, che si definiscono stupide, cretine, ammattite, perché faticano a restare lucide e fregarsene di ciò che è successo. E il problema non è "voglio quella persona": il problema è proprio riprendersi in mano, capire come sia stato possibile arrivare a dipendere da una storia del genere e lasciarsi destabilizzare da un NO che, in fin dei conti, viene da una persona sconosciuta. Vero, gli abbiamo raccontato talmente tanto di noi, e lui/lei ha fatto altrettanto, che non la percepiamo assolutamente come persona sconosciuta. Ma di fatto, lo è. Semplicemente il virtuale, per quanto sembri darci "tutto" dell'altro, ci dà solo ciò che l'altro vuole o riesce a mostrarci di sé. Ancor di più, la persona che conosciamo attraverso il virtuale, di fatto, è l'idealizzazione che noi ci facciamo di quella persona: all'incontro carnale è sempre tutta un'altra storia... e più ci si sente entrati in relazione, più la persona è diversa da ciò che pensavamo che fosse, perché più dura la relazione virtuale prima dell'incontro, più si fortificano le aspettative, più l'idea che ci siamo fatti di quella persona diventa solida e si assolutizza. Ma è la nostra idea di quella persona. Le relazioni di questo genere sono talmente diffuse e in costante crescita che stanno comparendo studi studi antropologici e sociologici scientifici a riguardo, tant'è che già da qualche anno se ne occupano i festival della filosofia, i convegni di psicologia, di sociologia. Con voglio dire con questo? Che chi soffre in queste situazioni non deve ritenersi uno stupido perché è oggettivo che il fenomeno riguardi milioni di persone. Questo semplicemente perché chi ha ideato social network e similari, sapeva bene che sarebbe stato vincente, in termini di coinvolgimento numerico, costruire questi strumenti semplicemente trasportando sul virtuale le medesime dinamiche relazionali che viviamo nella realtà: ci si conosce, ci si approccia, si interagisce, ci si addentra con le persone riconosciute come più compatibili e nasce una relazione. Punto. Relazione resa più fluida dalla connessione costante che questi mezzi consentono così come dal fatto di essere estranei, del non dover condividere e affrontare la quotidianità insieme, del non pesare, anche, uno sull'altro: è un po' come prendersi solo la parte più leggera, più divertente, che concede di dire qualsiasi cosa senza dover necessariamente corrispondere a conseguenze. Basta bannare, no? Ovvio che il grado di coinvolgimento e di sofferenza è dato dalla soggettività di chi si mette in gioco: c'è chi lo fa con leggerezza, c'è chi invece ci si affida davvero con sentimenti e quanto altro. Ecco, io sono qui a dirvi di non sentirvi stupidi, se vi siete trovati in queste condizioni. Dico invece di prendere atto che quando ci si immette in una relazione virtuale bisognerebbe farlo senza dimenticare, appunto, che è virtuale quindi dall'altra parte possiamo trovare sì persone molto sincere, ma è sufficiente che siano persone poco oggettive sul sé, che va tutto a rotoli, ad esempio. Per quanta affinità percepiate, non dimenticate mai che state vedendo solo l'idea che voi vi siete fatti sulla parte di sé che quella persone può o vuole mostrare: stiamo parlando quindi della vostra interpretazione di ciò che una persona sconosciuta può o vuole mostrarvi. Potrebbe sì essere indicativa di una persona che effettivamente potrebbe fare al caso vostro: ma è un potrebbe che non è oggettivamente misurabile. Quindi occhio. Non fatevi del male. Se vi è successo, se vi sta succedendo, se addirittura vi manca la persona che vi ha rifiutato, nonostante la forte rabbia che provate nei suoi confronti, fatevi una domanda: vi manca quella persona o vi manca ciò che la relazione con quella persona in questi mesi vi ha dato? Lasciate andare la rabbia, quella persona ha girato i tacchi perché si è probabilmente resa improvvisamente conto che di voi si era fatta un'idea totalmente sbagliata e ha realizzato l'incompatibilità. Non che voi siate sbagliati, o che. Semplicemente quella persona pensava che foste compatibili e invece non lo siete, punto. Potete esserlo con molti altri, non con quella. E a nulla serve chiedersi perché e per come, se non a prolungare la vostra sofferenza. Poco cambia che quella persone vi abbia rifiutato (magari è pure sparito/a dopo un pranzo che a voi era sembrato fantastico o una notte focosa, eh) per un motivo o per l'altro: se n'è andato, se n'è andata. Non vuole proseguire la relazione: questo è il fatto. Tutti i pensieri che vi fate intorno a questo fatto sono solo idee, vostre, che potrebbero pure non avere nulla a che fare con ciò che quella persona pensa. Lo so che fa male, che porta a dubbi su sé stessi, ma ripetetevi come una mantra che la situazione che si è venuta a creare è dovuta semplicemente ai limiti che i mezzi social hanno, oggettivamente, e che sono terreno di coltura per le dinamiche già nostre molto tempo prima che Zuckerberg & co venissero al mondo: l'idealizzazione, le aspettative, il bisogno di sentirsi amati, il desiderio di una relazione appagante, il benessere che viene dal pensare di aver trovato una persona compatibile, ecc. So che è difficile non investire emotivamente ma se già dovremmo cercare di essere il più possibile oggettivi nelle relazioni reali (e fatichiamo) figuratevi in quelle virtuali in cui abbiamo accesso ai fatti in percentuale bassissima. Magari, quando capite che con una persona si sta instaurando qualcosa che vi piace, beveteci un caffè prima di arrivare al profondo. E datevi la possibilità di utilizzare tutti i sensi, insieme alla razionalità, per capire se davvero quella persona può fare al caso vostro. Non è comunque scontato che le cose andranno bene, ma sicuramente sarete più oggettivi nel lasciarvi andare ad un eventuale coinvolgimento vero e proprio. Non siete sbagliati. Date retta a me, non ai fenomeni che si ritengono al di sopra di queste situazioni e magari deridono chi investe emotivamente nel virtuale. Le dinamiche di relazione evolvono, e quelle virtuali (volenti o nolenti) oggi sono oggettivamente relazioni a tutti gli effetti: dobbiamo solo prenderne atto e imparare a prenderci le misure. Inutile sminuire un fenomeno che oggettivamente sta cambiando le nostre dinamiche di comportamento, dobbiamo invece imparare a gestirlo. Ovvio che non mi piace pensare che gran parte delle relazioni oggi nasca proprio attraverso mezzi tecnologici ma credo sia impossibile opporsi. Ha deciso il mercato. Chi mi segue su Facebook sa che da qualche tempo, nell'ambito di uno studio riguardante gli approcci sui social network, sto pubblicando i contenuti di alcune chat che, tra il serio e l'ironico, hanno lo scopo di stimolare gli uomini a riflettere sul "come" approcciare una donna online. Molte le critiche pervenute riguardo a #chatting (così ho titolato la "serie" di pubblicazioni), soprattutto da parte degli uomini che si sentono derisi e offesi. Puntualmente ho provato a spiegare che uso le chat in modo ironico perché l'ironia è per me strumento di diffusione: non credo di dovermi giustificare se attuo strategie di pubblicazione perché trovo abbastanza normale in qualità di blogger cercare di farmi leggere da più persone possibili. Ma difficilmente mi sentono, arroccati dietro a pregiudizi del tipo "tu ce l'hai con gli uomini", spesso contestano le pubblicazioni arrivando anche a chiedere "Perché non fai lo stesso per le donne? Guarda che anche loro sono ridicole spesso o biasimabili". Io non voglio biasimare nessuno, semplicemente essendo donna mi approcciano gli uomini e non posso riportare esperienza diretta sul fare femminile. Detto questo (che piaccia o non piaccia è una situazione oggettiva) non posso non specificare che NON TUTTI GLI UOMINI approcciano in maniera ridicola, ripetitiva o banale. Alcuni lo fanno in maniera creativa, interessante, coinvolgente e anche simpatica. Solitamente ciò che "infastidisce" una donna nella maggioranza degli approcci che riceve è la serialità e l'evidente sensazione di essere oggetto di attenzione impersonale, nel senso che ti scrivono senza nemmeno prima guardare chi sei, cosa fai, dove vivi, di cosa ti interessi. Guardando ad esempio la bacheca di Facebook di una persona (non a caso ho scelto questo social per lo studio) è abbastanza facile capire con chi ci stiamo rapportando no? A parte le informazioni che ognuno di noi decide di mettere a disposizione degli altri, anche dare un'occhiata ai link pubblicati e al genere di post scritti da una persona può essere molto indicativo riguardo al tipo di persona a cui ci stiamo rivolgendo. E allora succede che quando arrivano messaggi da un uomo che comincia a chiederti di dove sei, cosa fai nella vita e se sei sposata (quando tu nelle info hai messo tutti questi dati) già storci il naso perché questo ti sta scrivendo senza nemmeno aver guardato chi sei. Dopo tre messaggi al massimo hai già la sensazione che questo abbia scritto a te ma avrebbe potuto scrivere a mille altre con lo stesse interesse: butto l'amo, vediamo chi abbocca... come fossero dei pescatori. La sensazione che hanno le donne, con i pescatori virtuali, è quella del "Se abbocca, me la mangio! Virtualmente o anche realmente se accetta di incontrarci." Qui nasce la diatriba: anche alle donne piace ricevere proposte, non ci stiamo nascondendo, ma non ci piace che avvenga in questo modo! Ci hanno cresciute con le favole delle principesse, vi ricordate? Ma ciò non significa che ci scaldiamo per ogni principe che ci fa provare la scarpa... abbiamo questo dannato (per voi) bisogno di sentirci uniche. E i pescatori questo lo sanno quindi inviano complimenti a go go che però al netto del numero degli approcci che riceviamo, sono un ripetersi dei soliti apprezzamenti (bellissima, meravigliosa, intrigante, intelligente, dea, magnifica creatura...). Quindi, diranno gli uomini, che ciccio andate cercando? Anche niente a volte, ma un uomo che si propone distinguendosi, facendoci capire che è interessato proprio a noi e non a qualsiasi essere di genere femminile che possa inviargli una foto osé o concedere una videochiamata sessuale, potrebbe anche coinvolgerci. Sì, è vero, siamo impegnative (anche pesanti spesso) ma siamo fatte così... prendetene atto. Quindi che succede? Tra cento approcci di tipo "pescatore seriale" arriva invece quello di un tipo con il quale già pubblicamente interagisci da un po' e che un po' conosci perché avete "parlato" di diversi argomenti magari. Ti scrive in privato senza subito "puntarti" e lo scambio è anche piacevole. Ha un certo modo di fare, si rivolge a te in maniera consona (nel senso che anche lui un po' ti conosce quindi non hai la sensazione del "fa così con tutte". E' una persona che dimostra una certa cultura, parlare con lui è davvero interessante e stimolante. Magari ci scappa un invito per un caffè o qualche allusione al piacere che ci sarebbe nell'incontrarsi o nel videochiamarsi... perché no? Questo è diverso. Poi succede che, come nella realtà, magari ti trovi a parlare con un'amica comune e dici: "Sai che Tizio ci sta provando e, ti dirò, ci sto facendo un pensiero?" " Ah sì? Sai che ci sta provando pure come me?" "Dai!" "Sì sì e anche io ci stavo facendo un pensierino... Mi scrive cose molto belle, mi manda suoi scritti, mi dedica anche pensieri che sembrano quasi poesie..." "Ehm... tipo?" " Aspetta, ti faccio leggere quello che mi ha mandato stamattina" e te lo copia in chat "Ahahahahah!!! È lo stesso che ha mandato a me ieri sera!" "No dai!" "Giuro!" Ci ridete su e vi viene anche voglia di scrivere a un'altra amica che avete in comune con lui e, facile da prevedere, anche lei è "sotto approccio". E indovinate un po'!! La stessa "poesia" (che si riferiva ai vostri occhi, alla vostra anima e alla vostra femminilità) lei l'ha ricevuta l'altro ieri! Risata generale, nessuna rimane troppo delusa e, ahimè per lui, inevitabilmente diventa oggetto di derisione, perdendo chiaramente quell'aurea del "lui è diverso". Che a dire la verità un po' si è distinto, non è un pescatore seriale ma un pescatore seriale intellettuale. Ovviamente ci scherziamo su e questa situazione fa parte della "normalità": non è sicuramente un problema ma ho voluto scriverne qualche riga per stimolare gli INTELLECTUAL SERIAL FISHERMEN con un consiglio: state andando benino, meglio dei pescatori "semplici", ma se volete che funzioni abbiate la prontezza di non approcciare le amiche a tappeto e non con gli stessi slanci poetici dicendo che sono scritti per lei ad hoc... ché lo sapete che le donne hanno la mania di confidarsi con l'amica, no? ;) Che i social network siano una giungla, in cui puoi vivere avventure meravigliose ma dove i pericoli sono sempre in agguato, lo sappiamo tutti. Lo sappiamo ma sicuramente sottostiamo i pericoli e le vicende tristemente famose degli ultimi tempi lo dimostrano: contenuti personali anche diffusi in via confidenziale a una persona di cui ci si fida, possono diventare virali e mettere a repentaglio la reputazione, in una società che acclama la libertà dai giudizi moralistici ma che in realtà li coltiva e non ci pensa un attimo a fomentarli per interesse personale. Ma se a fare notizia solitamente sono le vicende che interessano le donne oggi vorrei redarguirvi su un fenomeno dilagante in Facebook, che sta mettendo a repentaglio la reputazione e i portafogli degli uomini. La situazione tipo vede una fanciulla che vi chiede l'amicizia: se guardate il suo profilo potrebbe avere foto abbastanza esplicite sull'avvenenza fisica ma potrebbe anche apparire come una ragazza normalissima, niente di che. Non vi offenderete se dico che so che ricevere una richiesta di amicizia da una bella sconosciuta vi attizza, soprattutto se la suddetta fanciulla inizia a scrivervi messaggi che lasciano intendere una possibilità di "conoscersi meglio". Nulla di male fin qui anche perché non siete proprio da buttare via e magari la fanciulla in questione ha trovato in voi qualcosa di stimolante, di accattivante. Sì... ha visto che siete sposati ma a lei non interessa, vuole solo scambiare due chiacchiere o "giocare" un po' senza crearvi problemi. Perché voi problemi non ne volete giusto? E problemi non ce ne sono finché si scrive, anche in modo spinto. E lei sa spingere! Non impiegherà molto tempo a inviarvi una foto in cui vi mostra le natiche allo specchio nel tentativo di "accendervi" o due foto (in mise intima) diverse per chiedervi quale le doni di più. A questo punto che si fa? Iniziare a giocare è un attimo naturalmente. Se anche non siete sul social con intenzioni sessuali di alcun tipo, un po' vi stuzzica l'idea, no? E poi è solo un gioco. Qualche messaggio ancora e lei vi dirà che è sola sul letto, seminuda, eccitata e ha una voglia matta di vedervi, di toccarsi con voi. Le possibilità che offre spaziano dalla videochiamata su Fb a quella su Skype, ooVoo, FaceTime e via discorrendo. Qualcuno non ci pensa proprio, qualcuno tentenna ma poi cede, qualcuno ci mette un attimo, non vedeva l'ora... Si apre la schermata, ci si diverte per una decina di minuti e poi ci si saluta in un clima ludico di bell'amicizia. Tutti soddisfatti, "Sono stata benissimo, mi hai fatta impazzire" e baci baci. E mentre ancora state godendo del relax di quel momento ludico arriva un suo messaggio, lo aprite sorridendo ma il sorriso vi passa in un attimo: c'è un video allegato... ed è il video che vi ritrae durante quella videochiamata. Volete chiederle cosa significa? Ve lo spiego io: vuole denaro per non renderlo pubblico, per non metterlo su Youtube, YouPorn o altre piattaforme social. Per forti che siate, per single che siate, per liberi sessualmente che siate... è panico! Non volevate problemi ma i problemi sono arrivati e in un attimo vi trovate a non sapere che fare. Innanzitutto calma! Cercate di non farvi prendere dall'ansia (lo so, non è facile ma dovete agire lucidamente). Non rispondete al messaggio (non serve a nulla perché insulti o preghiere non faranno cambiare idea a quella che sembrava essere una donna speciale ma che in realtà, probabilmente, ha alle spalle un'organizzazione vera e propria che ha fatto di queste truffe un business). Non pagate nessuna cifra (se anche vi chiedesse solo 10€, sarebbero solo i primi di una lunga serie). Prendete rapidamente nota di tutti i contatti che vi ha fornito, fate uno screenshot del suo profilo, segnalatelo per spam/truffa poi rimuovetelo dai contatti e bloccatelo, sia su Fb che sulla piattaforma usata per la videochiamata. Aumentate il livello di privacy del vostro account Fb. Nel caso in cui il video fosse già stato caricato su YouTube, quando lei ve lo invia, fate subito segnalazione del filmato per contenuti espliciti e sarà rimosso entro 24 ore. E adesso che avete fatto tutto questo? Non vi sentite meglio, lo so. Ragioniamo quindi in termini emotivi: le domande che vi saltano alla mente sono centinaia e riguardano le conseguenze che tutto ciò potrebbe avere nel vostro ambiente famigliare, in quello lavorativo e in quello sociale. Non voglio prendervi in giro naturalmente, quindi non posso dirvi "Tranquilli, non succederà nulla" ma posso comunque farvi riflettere su alcuni aspetti tranquillizzanti nel senso che un video pubblicato su YouTube con il vostro nome e cognome (perché così agiscono solitamente queste organizzazioni) è in effetti parecchio compromettente ma in realtà, salvo che siate personaggi famosi o youtubers, chi potrebbe proprio nell'arco di quelle 24 ore cercare un vostro video su YouTube? Se avessero caricato il video su YouPorn o piattaforma simile sarà un po' più difficile ottenerne la rimozione ma i contenuti caricati su questi siti sono talmente tanti (ma tanti ma tanti ma tanti) che la possibilità di essere riconosciuti è davvero molto blanda. Nei giorni successivi mantenete monitorata la situazione digitando vostro nome e cognome su un motore di ricerca privo di blocchi, giusto per accertarvi che non compaia il video, ma è difficile pensare che vi perseguitino se non gli avete dato soldi... è più facile che si dedichino a "nuova pesca". Siete un po' più sereni? Riflettiamo ora sul da farsi se siete sposati o avete un legame sentimentale. Conviene "confessare" in modo da non dover poi eventualmente rispondere anche dell'aver tentato di nascondere l'accaduto o conviene tacere e vedere che succede? A questo quesito non posso darvi una soluzione purtroppo, nel senso che la cosa migliore da fare potete stabilirla solo voi che conoscete la vostra compagna, conoscete il vostro rapporto e potete avere un'idea di come potrebbe reagire a questa situazione: io da moglie preferirei saperlo, non ci troverei nulla di così condannabile e vorrei essere un sostegno per mio marito contro l'accaduto ma io non faccio testo... Di sicuro vi consiglio però di mantenere più leggerezza possibile sulla situazione: fare sexting ormai è pratica diffusissima e a quelli che potrebbero puntare il dito risponderei con una sola affermazione/richiesta: "dammi il tuo telefono e fammi guardare la cronologia del tuo Pc!". Insomma fanciulli, se la frittata è fatta cercate di riparare i danni al meglio ma NON PAGATE perché diventerebbe solo il primo di tanti versamenti perché, una volta capito che possono attingere, non si faranno scrupoli. Ultimo consiglio, ma non in ordine di importanza, è FARE DENUNCIA ALLA POLIZIA POSTALE fornendo tutti i dati in vostro possesso (screenshot, foto della ragazza, contatti...). Andate senza timore perché oramai per loro è prassi, tanto diffuse sono queste situazioni. Se invece non vi è ancora successo e avete dei dubbi rispetto a chi vi contatta, segnalate senza farvi troppi scrupoli... voi magari non ci sareste cascati, sapete o non siete interessati a fare sexting ma segnalare profili sospetti è sicuramente un aiuto nella lotta a queste truffe. Parliamo di un'attività che, chi più chi meno, tutti conosciamo: il SEXTING. Il termine in sé magari non vi dice nulla ma, nato dalla crasi tra i due vocaboli inglesi SEX e TEXTING (inviare sms), è un neologismo che sta ad indicare il comportamento, diffusissimo, di inviare messaggi con contenuti esplicitamente sessuali (testi ma anche immagini e video). Riferito originariamente agli sms telefonici, ora comprende l'utilizzo di messaggi attraverso qualsiasi via telematica: chat, social network e web in generale. In pratica SEXTING è fare sesso a distanza, scrivendosi frasi hot ed inviandosi foto o video. Cosa c'è di nuovo, che non sappiamo in tutto ciò? Praticamente nulla, considerando che chi utilizza la rete e i social network affronta la questione quasi quotidianamente ricevendo proposte velate o meno. Curiosa e interessante l'analisi proposta da THE BODY OF SEX in una puntata di qualche tempo fa che, attraverso testimonianze, interviste e storie real, ha reso espliciti punti di vista sul SEXTING che spingono ad una riflessione molto più profonda. Prendo il caso di un ragazzo, piuttosto in carne, sulla trentina e non propriamente di bell'aspetto, che racconta di non avere una storia reale con una ragazza da 9 anni ma di avere molte storie virtuali contemporaneamente. Perché? "Il SEXTING ti permette di rimettere al mondo la mia personalità, quella che non esce quando sono fisicamente con una ragazza perché mi vergogno del mio aspetto e questo mi induce timidezza e incapacità di essere me stesso". Poche parole ma che inducono una riflessione obbligata: virtualmente puoi permetterti di essere quello che sei. Lui stesso ha continuato dicendo che le storie virtuali gli permettono di essere come si sente in quel preciso momento. Usa il termine permettere in continuazione, indicativo no?! Questo ragazzo ha la possibilità di comportarsi come, nella realtà, non riuscirebbe a fare. La distanza fisica, quindi il non sentirsi sottoposto a pregiudizi sull'aspetto, gli permette di essere se stesso. La forza del SEXTING è questa. L'essere "al riparo" consente di spingersi oltre, di dire e immaginare anche situazioni che mai avremmo il coraggio di affrontare nella realtà. Il problema, semmai, nasce laddove la persona approcciata chiede un incontro in carne ed ossa; ma è un problema facilmente ovviabile: si smette di rispondere al telefono, si blocca la persona sul social network attraverso il quale si erano trascorse nottate di fuoco e giornate eccitantissime e si trova un nuovo partner. Quindi, problema sostanzialmente inesistente. Spendo poche parole per attirare l'attenzione sul discorso sociologico delle dinamiche interpersonali: è sano che un trentenne abbia sostituito i rapporti sessuali reali con un'attività sessuale di sola masturbazione, guidata da un'eccitazione meramente virtuale? La risposta è ovvia e inutile. Chiaro che questo uso del SEXTING è eccessivo e patologico, mentre invece correnti di psicologi definiscono positivo l'uso del SEXTING quando serve a stimolare la fantasia, a legare i partner anche quando sono distanti durante la giornata e a mantenere la mente viva, eccitata. Pare che ci sia una conseguenza significante pure nella produzione ormonale (se si eccita la mente, il corpo agisce!) e quindi ben venga il SEXTING, se non diventa un sostitutivo dei rapporti sessuali reali. Un altro testimone della puntata di ieri sera, invece, usa il SEXTING come metodo selettivo pre-incontro: nel rapporto virtuale valuta la compatibilità che può esserci e decide se incontrarla oppure no. Un comportamento pratico, direi, che può apparire eccessivamente cinico ma personalmente preferisco una mente cinica ad una ipocrita. Insomma, il SEXTING ha dato tante soddisfazioni emotive, ha creato coppie reali e ha creato anche problemi alle coppie reali già esistenti: per molti scoprire che il proprio partner fa sexting con altre persone equivale a tradimento, che può essere comprensibile nell'ottica dell'esclusiva a cui ci hanno educati ma nell'ottica di chi pensa che la proprietà sull'altro non esiste fare sexiting è semplicemente un modo per divertirsi, trarre piacere e niente di più. Ancora di più, per qualcuno fare sexting è il modo per trattenersi dal tradire fisicamente! In alcuni stati, in America ad esempio, il SEXTING è una pratica ancor più diffusa e consolidata, considerata "normale", che ha trovato molta forza di espansione in SNAPCHAT il cui utilizzo oggi è molto diffuso anche tra i nostri adolescenti: e questa non è una buona cosa! Se appoggio assolutamente la pratica quando è condotta tra due adulti consapevoli, la boccio in toto se parliamo di adolescenti perché non hanno la misura dell'utilizzo di questi mezzi, non considerano i rischi e non temono conseguenze. Si sentono rassicurati dal fatto di poter inviare la foto decidendo per quanto tempo questa sarà visibile al destinatario (anche pochi secondi) e poi l'immagine si cancella e il destinatario non la vedrà più: in effetti il destinatario non potrà più vederla (salvo che la fotografi a sua volta, occhio!) ma rimane comunque in rete, non viene cancellata dal database! Le variabili, nel sexting come in ogni dinamica sessuale, sono numerose e soggettive ma qualche consiglio lo volete? -decidere prima quali sono i nostri limiti nel sexting: se vi piace fare sexting ma non avete alcuna intenzione di incontrare il partner virtuale, dovete predisporre da subito una situazione che vi consenta di non esporvi. Cosa significa? Molto semplicemente fate capire subito al patner che non state cercando un incontro ma semplicemente avete voglia di giocare un po'. Soprattutto mettetelo in chiaro con i patner che più vi piacciono, quelli che non desiderate perdere, perché qualora vi chiedesse un incontro e voi non doveste acconsentire, si sentirebbe rifiutato e la storia finirebbe. -usate un linguaggio che porti ad immaginare, anche le scene più spinte, ma è più efficace coinvolgere il partner con parole intense che con fotografie e video continui. Stiamo parlando di una storia virtuale e l'asso nella mancia di queste storie è l'immaginazione... più immagino, più ti desidero, più provo piacere. -al bando gli emoticon: volete mettere la differenza tra leggere "immagina la mia bocca sulla tua" e ricevere una faccina gialla che manda un cuore? Ormai fanno parte del linguaggio comune ma, come dice il nome stesso, sostituiscono le emozioni. -non dimenticate che le immagini inviate rimarranno a disposizione del partner anche quando la storia finirà e, soprattutto sul web, le immagini non si cancellano quindi usate prudenza a mostrare il volto o segni facilmente riconoscibili perché non sapete con certezza chi c'è al di là del telefono o del video: una persona che può sembrare la più onesta e buona di questa terra, potrebbe rivelarsi tutt'altro, soprattutto nel caso in cui siate voi a desiderare di interrompere la relazione. -non comunicate alcun dato sensibile: sembra scontato ma sono numerosissimi i casi di truffa basati su un approccio virtual-sessuale. -cancellate i messaggi se la storia è "clandestina" perché a volte, nelle storie virtuali, si arriva ad una confidenza che rasenta quella reale o addirittura la supera: se il vostro partner reale leggesse uno di quei messaggi potrebbe pensare che la storia non sia effettivamente solo una distrazione virtuale. -non fate promesse che non intendete mantenere: prima per una questione di rispetto ma anche per non incorrere poi in conseguenze che alle volte si sono rivelate anche estreme; se la persona, ad esempio, soffre di dipendenza affettiva e voi non lo sapete, potrebbe cercarvi realmente e anche fare di tutto, se siete sposati o impegnati, per "farvela pagare". -attenzione (molta) all'età della persona con cui fate sexting... molti minorenni si propongono come maggiorenni e si rischia la denuncia da parte dei genitori e delle autorità competenti. Concludo queste quattro chiacchiere sul SEXTING con una riflessione che ci porta molto lontano da emoticon ed eccitazione che corre attraverso il wi-fi... le lettere d'amore! Il SEXTING non è forse l'evoluzione delle ormai polverosissime missive sulle quali le emozioni venivano impresse con l'inchiostro e inviate all'amato o all'amata? Era diverso il linguaggio, erano diversi i tempi (potevano servire anche settimane perché la lettera giungesse al destinatario), non si aveva nemmeno la conferma che la lettera fosse arrivata a destinazione... ma il principio di base è lo stesso: emozionare ed emozionarsi attraverso le parole. Quindi... LET'S SEXTING! |
GRAZIA SCANAVINI Ricercatrice Educatrice umanista Counselor filosofica Blog con intento educativo.
L'obiettivo è stimolare riflessione al fine di favorire la consapevolezza personale nelle relazioni.
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