Mi è saltato alla mente un articolo scientifico letto qualche giorno fa riguardo alla fellatio e ho dato uno sguardo agli articoli pubblicati online che parlano, appunto, di sesso orale all’uomo.
As usual volevo solo dare un’occhiata ma mi sono persa per ore tra guide, forum e gente “disperata”. Parto direttamente dal fatto che, facendo una ricerca base su un qualsiasi motore di ricerca, le guide sul “come” sono scritte quasi esclusivamente da uomini. Ci sta, direte voi, essendo che sono loro a sapere cosa si sente. NI. Ni, perché le diverse narrazioni che ho letto hanno in media un approccio decisamente inefficace, se si considera che destinatarie del post siamo proprio noi donne. In generale quelle guide sono tutte un monito, zero comprensione per certe dinamiche e svalutazione della donna che non lo fa, punto. Hanno pure un altro limite non da poco perché va per la maggiore l’articolo scritto su proprie preferenze personali, mentre le donne sanno bene che non tutti gli uomini amano lo stesso tipo di approccio. Al netto del fatto che io penso davvero che per il sesso orale, che sia cunningulus o sia fellatio, una società evoluta potrebbe benissimo istituire corsi di apprendimento, vediamo di fare un po’ di chiarezza. IL “COME” È IMPORTANTE – SÌ - MA È SOGGETTIVO ALL’ENNESIMA POTENZA. Tocca fare il solito discorso, quasi noioso ormai, ma ognuno di noi è altamente diverso dall’altro anche nella percezioni delle sensazioni, quindi non è la tecnica in sé a fare la differenza quanto la capacità di cogliere l’effetto che ha sul partner un certo tipo di stimolo. Se leggete qualche guida (online ce ne sono a migliaia e trovate pure libri che spiegano la tecnica), lo evincerete da voi: ogni uomo insegna a farlo nel modo che piace a lui sostenendo che quella è la guida definitiva. L’Oscar delle guide. In realtà poi succede che Luigi vi dice che i denti dovete possibilmente farveli levare, mentre Mario dice che una leggera stimolazione non è affatto male, anzi. A Luigi piace che la lingua stimoli il frenulo, Mario non lo sopporta… avverte proprio un fastidio insostenibile. Luigi ama una stimolazione rapida, Mario è un amante della lentezza. E così via. La sensibilità in zona genitale è talmente diversa, da persona a persona, che non esiste UN modo di farlo meglio. Banale, sì, ma l’unica guida davvero efficace è il partner, dal quale possiamo facilmente evincere indicazioni osservandone le reazioni ma il quale può pure farci capire esplicitamente cosa preferisce, cosa lo stimola più piacevolmente. E qui andiamo ad analizzare una questione che molti sottovalutano, relegandola a sciocchezza, ma vi assicuro che non lo è per niente: la modalità di comunicazione. COME GRATIFICARE LA PARTNER Uso il genere femminile come riferimento, non a caso: non perché io consideri solo i rapporti etero ma perché più spesso siamo noi donne ad avere problemi con terminologie e modalità di comunicazione. Facile capire che dipende sempre dal condizionamento socio-culturale ricevuto: in linea di massima la maggior parte delle donne vive ancora forte, spesso inconsapevolmente, il conflitto con il giudizio che le fa sentire delle poco di buono se sono molto aperte sessualmente. Non di meno, il condizionamento viene dal costrutto sociale per il quale la donna sessualmente libera è stata ed è tutt’ora spesso accostata alla figura della prostituta (a dirlo carinamente). Motivo per cui, se una donna sta dando un alto grado di piacere, sentirsi dire BRAVA non è il massimo. Io lo so che l’uomo che lo dice lo fa con i migliori intenti ma “brava” è un aggettivo che esprime giudizio, come se fosse una prova. E se consideriamo che quelle brave a fare fellatio sono spesso enfatizzate e correlate alla figura della prostituta, quella parola incrina la situazione. Se lo ritenete sciocco, sbagliate. Sbagliate nel senso che non otterrete nulla di buono, perché sminuite il sentire della vostra partner. Ben diverso invece se usate espressioni che riguardano solo lei, ciò che vi sta dando. Tra un “Brava” e un “Sentissi cosa mi stai facendo” o “Stare nella tua bocca è qualcosa di meraviglioso” passano molte differenze, tra cui l’eccitazione di lei. Brava ce lo diceva la maestra a scuola, voglio dire, ci siamo intesi? Provate a dirle cosa state provando invece. Spostate su di voi la situazione, su ciò che state vivendo, anziché usare un giudizio generico e stereotipato. La coinvolgerete di più, la ecciterete di più. Non che vi si chieda di tenere un comizio nel momento in cui vi state godendo la situazione, ma se vi viene di parlare, ciò che dite veicola in lei sensazioni: se la volete mantenere coinvolta ed eccitare ulteriormente, prenderle delicatamente la testa con le mani e guardarla mentre la gratificate con le parole “giuste”, avrà il suo bell’effetto. Il Dirty talk non è per tutti/e, ma fatto nel modo adeguato a chi avete davanti crea un coinvolgimento di cui non vi pentirete. Banalmente: tra un uomo che dice “Mi fai un pompino?” e uno che bacia appassionatamente mentre vicinissimo alle labbra sussurra un “Mi fai sentire la tua bocca lì dove mi manda ai matti?” su moltissime donne fa la sua bella differenza. So che in linea di massima per un uomo cambia poco sentirsi dire “La lecchi bene” piuttosto che “La tua bocca è fantastica” ma per noi donne funziona un po’ diversamente. Anche qui, dovete porre attenzione alla soggettività di chi avete di fronte, per capire come le piace sentirsi incentivata e gratificata ma vi dico di certo che l’uomo che si pone come quello che “Ah ma che stronzata. Guarda che se ti dico brava non voglio darti della t***a, eh!” ci perde. Magari si sentirà strafigo, ma di fatto metterà distanza tra sé e la partner che (succede spessissimo) smetterà di “abbassarsi” con piacere e volontariamente. VOLONTARIAMENTE. Cosa ve lo dico a fare: quando c’è di mezzo la bocca, non si scherza. La maggioranza delle donne afferma che considera più intimo l’uso della bocca rispetto a quello della vagina, ma lo sapete già, giusto? Vi invito comunque a ricordarvi che una donna, a differenza di un uomo, si trova sempre nella condizione di dover accogliere. Quindi sì, mi permetto di dire che le donne hanno diritto a certe attenzioni in più perché accogliere, quando non si prova totale piacere nel farlo, è una sorta di violenza. Non scateniamo battaglie tra i generi, lavoriamo per venirci incontro, senza sentirci inadeguati se un’abitudine che abbiamo, all’altro non piace. Siamo qui per stare meglio insieme, no? Non per decidere chi abbia ragione. Se un partner o una partner vi dicono che qualcosa li infastidisce, non fatelo, punto. Anche perché nel sesso la razionalizzazione non è sufficiente. Accogliere nella bocca il membro di una persona che ci sminuisce in altre cose, per esempio, ci viene impossibile. Dargli piacere ci diventa pesante e finiamo per non farlo più. Così come per diverse donne è impossibile farlo se non c’è una condizione di perfetta pulizia. TASTO DOLENTE Per molti uomini l’odore “maschio” è un’affermazione della mascolinità, appunto, mentre per diverse donne è un deterrente, nel doverci metterci la bocca. Anche qui le soggettività fanno la differenza, ma, se non siete certi che la partner gradisca stimoli olfattivi forti, non fatene una questione di vita o di morte. Inutile piccarsi. Diversi uomini vedono un rifiuto della propria mascolinità nella donna che chiede pulizia: si sentono proprio feriti nell’ego, spesso perché loro stessi invece amano (nella pratica inversa) che la partner non sia fresca di sapone. Al netto di tutte le discussioni e le ragioni, provate a non interpretare questo aspetto come un giudizio sulla vostra persona: è questione di gusti, punto. Partite dal presentarvi “freschi”, poi verrà da sé che se l’altro/a preferisce un odore forte lo dirà o lo farà capire. L’IRRUMATIO LA SI CONQUISTA Non lo conoscete questo termine, eh? È il termine in latino che indica la pratica in cui l’uomo spinge con i fianchi per affondare il pene nella bocca di chi sta facendo la fellatio ed eiacularle in bocca. Se volete approfondire, il discorso storico riguardante fellatio e irrumatio è molto interessante ma in sostanza il termine caduto in disuso indica la forma violenta della fellatio, che può arrivare fino al Deep throat passivo, termine derivato dal linguaggio del “porno”. Sì, perché si fa presto a dire fellatio, ma mica ne esiste solo un tipo. E mica per forza significa lui in piedi e lei in ginocchio… soprattutto se rispetto alla pratica lei non è proprio appassionata. Per chi non lo sapesse, quando un uomo sta facendo dipendere il suo piacere dalla partner, è lui quello assoggettato, anche se la posizione eretta (intendo “in piedi”) lascerebbe intendere altro. Se qualcuna avverte fastidio a inginocchiarsi, meglio evitare discussioni e invitare lui a mettersi in posizione seduta o addirittura distesa. L’UOMO STESO È UOMO ARRESO, l’avete mai sentita? Io no, ma mi è saltata in mente adesso immaginando la scena. Se dovessi consigliare un percorso in crescendo, se la partner è un po’ diffidente verso la pratica, direi che la cosa migliore è partire da stesi lasciando che sia lei a condurre il gioco, per poi arrivare gradualmente fin dove il piacere vi porta. Non dico che sia scontato poter arrivare alla situazione in cui potete prenderle la testa e ancheggiare con una certa determinazione, ma di sicuro partire da lì equivale a essere dei kamikaze. Piccolo appunto: non pretendete un “69” subito… soprattutto se vi conoscete poco. Darei priorità al piacere alternato, che consente di capirsi meglio a vicenda. Quando la conoscenza è più profonda, allora avventuratevi pure. Come al solito avrei ancora mille cose da dire e considerazioni da fare ma il post è già un “pippone”. Allora andiamo per punti; se poi volete approfondire lo facciamo nei commenti: -più o meno ovunque trovate affermazioni per le quali ci sono DONNE ALLE QUALI PIACE E DONNE ALLE QUALI NON PIACE. Non è vero. Tant’è che moltissime affermano che con alcuni uomini amano tantissimo farlo, con altri no. Le motivazioni vanno dal modo in cui lui “le tratta”, al grado di pulizia o preparazione (molte detestano i peli pubici, per esempio), alle pretese sulla conclusione. Lo so che per voi uomini è altamente piacevole che la partner non rifiuti lo sperma ma la questione, lo capite bene, non è una scelta razionale. Se la cosa disgusta può dipendere sia dalle caratteristiche dello sperma (qui un post sulla specificità dell’argomento), sia da un gusto personale rispetto alla cosa. Non vi fissate nel volere che ingoi a tutti i costi: se le fa schifo non può proprio farlo; se insistete, è facile che quella pratica diventi sempre meno frequente; -lo SGUARDO: mantenere il contatto visivo, in questa pratica, è per entrambi un rafforzativo davvero indiscutibile. Mai sentito nessuno che non leghi l’eccitazione allo scambio di sguardi durante la fellatio. Lui che guarda lei, lei che guarda lui. -Ah sì, i CAPELLI: la donna che discosta i capelli nell’atto, per far sì che sia possibile il contatto visivo, risulta molto seducente ed eccitante. L’uomo che segue ciò che accade con lo sguardo è una carezza eccitante, per lei. Come lo è lui che discosta i capelli di lei (o li trattiene) se lei, intenta a dare piacere, non riesce a domarli; -la LUBRIFICAZIONE: in generale agli uomini piace veder colare saliva ma non tutte le donne amano farlo perché, magari anche inconsciamente, richiama i film porno, ecc. Questione di gusti soggettivi, come sempre. Parlatene e tenete in considerazione che in commercio ci sono ottimi lubrificanti studiati apposta per facilitare lo scorrimento anche nel sesso orale. Vi invito però a evitare di sputare in qualsiasi pratica: a tanti piace, a molti fa proprio ribrezzo. Parlate, parlate, parlate! -la STIMOLAZIONE TESTICOLI/PERINEO/ANO: credo sappiate che la maggior parte degli uomini ama la stimolazione aggiuntiva, adeguata, durante la fellatio. Qui il dialogo è importantissimo perché per molti uomini il solo sentir avvicinare un dito alle natiche è PANICO! Dall’irrigidirsi (e non dove serve) all’immediata perdita dell’erezione. Stessa cosa per l’utilizzo dei DENTI: solo la minor parte degli uomini ama la stimolazione –seppur delicata- con i denti. Qualcuno la adora, soprattutto alla base del pene. Parlate, parlate, parlate! -il FRENULO, quella delicatissima porzione di pelle che sta alla base posteriore del glande e lo unisce al prepuzio, è molto sensibile perché ricco di recettori nervosi e vasi sanguigni. Una stimolazione adeguata porta piacere, troppo intensa può causare disagio. Se eccessivamente stimolato può andare incontro a lacerazioni parziali o totali e portare dolore. Qualcuno è più sensibile, qualcuno meno. Lo capirete da voi ma come sopra: parlate, parlate, parlate! Anzi, no, basta parlare! Usate la bocca per fare altro, questo weekend!
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Eccoci qui, rientrati dalle ferie estive durante le quali sono certa che abbiate ben impiegato il vostro tempo a mettere in pratica i consigli che avevamo snocciolato nei post precedenti, giusto?
L’estate, il mare, il tempo a disposizione, le nuove conoscenze, la leggerezza del trascorrere nottate lontane dall’ansia dei problemi lavorativi… No, eh!? Vedo tanti che fanno no con la testa o abbassano gli occhi, chi un po’ triste, chi un po’ ferito dai sensi di colpa: chi avrebbe voluto ma non ha potuto, chi avrebbe potuto ma non ha voluto. Via quelle facce tristi perché oggi facciamo una di quelle riflessioni che raramente si affrontano perché, se riguardo alla sessualità persistono pregiudizi e pudore, ne esistono altrettanti sull’astinenza e l’astensione. Termini che la lingua italiana usa come sinonimi ma che in questo post io userò a modo mio: sono entrambi indicativi di privazione ma, mentre l’astensione è un comportamento adottato per scelta e quindi attivo, l’astinenza è qualcosa di più sofferto, subìto, indotto da una situazione. Anche se l’argomento è spesso sbrigato in poche battute ironiche o racchiuso nei silenzi, le considerazioni da fare al riguardo sono tante perché l’assenza di attività sessuale è uno dei principali motivi di malessere, soprattutto all’interno della coppia. Prima di affrontare i diversi aspetti nella relazione, ho bisogno che sappiate che la psicologia del desiderio sessuale è qualcosa di ancora molto discusso anche tra i ricercatori nel campo della psicosessualità: se Freud l’aveva relegato a una questione meramente pulsionale, facendo un parallelo tra la soddisfazione sessuale e quella alimentare, le teorie più recenti si basano sul concetto di “incentivo” e ipotizzano che il desiderio sessuale sia dipendente dalla stimolazione ambientale. Cosa significa? Che se fino a qualche anno fa si affermava che praticare sesso rispondesse esclusivamente a un bisogno di base determinato dall’istinto (come mangiare lo è per la fame) e che quindi più aumentava la deprivazione (quindi la fame) più si accumulava desiderio, le ipotesi più recenti sostengono che il desiderio sessuale è un appetito che si risveglia solo se posto di fronte a uno stimolo adeguato, quindi in quest’ottica il desiderio sessuale diminuisce con la deprivazione. Non vi annoierò raccontandovi gli studi al riguardo, ma mi preme che abbiate chiari questi concetti perché considerando che viviamo in una società ipersessualizzata dobbiamo essere consapevoli che spesso il desiderio sessuale è qualcosa che avvertiamo perché sottoposti a degli stimoli esterni, e non direttamente correlato al nostro grado di bisogno. Un po’ quello che succede quando ci viene fame perché vediamo una pubblicità tra uno spezzone di film e un altro, insomma. La prova più semplice potete farla così: andate su un sito di video porno, ne fate partire uno a caso e il vostro corpo, anche se stavate pensando a tutt’altro e non avevate proprio nulla di sessuale in testa, reagirà alla stimolazione attivandosi in termini di desiderio. La posizione attuale della psicologia si può riassumere così: il desiderio sessuale dipende in modo importante dal grado di elaborazione delle aspettative che ognuno di noi ha nei confronti del comportamento sessuale, le quali sono il risultato di apprendimenti culturali conflittuali (la società dice che il sesso è appagante - quindi va ricercato - ma anche che è peccaminoso - e va evitato -), di esperienze personali (positive o negative), di eventuali stati ormonali o di deprivazione. Insomma, non è solo questione di “voglio” o “non voglio” ma le variabili che incidono sono numerose e questo è il punto fondamentale da cui partire per riflettere sulla privazione perché i luoghi comuni e le convinzioni errate sono alla base dei problemi che ci facciamo riguardo all’astinenza e all’astensione. Adesso andiamo per punti. - CHI NON PRATICA SESSO, HA UN PROBLEMA Lo sentiamo dire da chiunque e in ogni dove, ma è un’affermazione sbagliata: studi recenti e accreditati hanno dimostrato che chi si astiene dal sesso ha lo stesso grado di appagamento personale e raggiunge il medesimo stato di serenità/felicità di chi lo pratica. E non sto parlando solo di single ma anche di individui che hanno relazioni più o meno stabili. - COSA SUCCEDE NELLA COPPIA Non c’è sicuramente bisogno che vi dica che all’interno della coppia, se uno dei due si astiene (e l’altro di conseguenza subisce l’astinenza), nasce un problema. Problema che solitamente ruota intorno alla convinzione del partner che subisce l’astinenza: “NON MI AMI PIÙ”. Umanamente comprensibile che lo si pensi, ma è sbagliato. Il conflitto in questo concetto nasce dal condizionamento culturale che ha identificato il sesso con l’amore al mero fine di regolamentare l’istituzione coppia e mantenerla salda al concetto di monogamia, al fine di mantenere ordine sociale. E dipende anche dalla convinzione che una persona in salute debba necessariamente avere una vita sessuale attiva per tutta la vita, almeno fino a che non ce la fa più per motivazioni fisiche. Non è così. Periodi di astensione sessuale sono perfettamente fisiologici, che siano determinati da uno stato ormonale variato, da particolari momenti di stress ma anche dall’assuefazione e mille altri motivi. Certo che spesso si associano a problematiche legate a conflitti di coppia, ma su questo credo non si possa dire altro a parte che il desiderio sessuale tornerà solo se quei conflitti verranno affrontati e risolti. C’è però una dinamica sulla quale mi preme soffermarmi: quando in una coppia la partner si astiene, per esempio, il partner solitamente risolve il problema con la masturbazione, spesso aiutata da materiali pornografici. Ci troviamo quindi nella situazione in cui lei non ha desiderio sessuale e lui, attraverso i contenuti pornografici (ricordate: stimoli) aumenta la stimolazione ambientale su di sé, quindi “avrà sempre più fame”. Ora, non sto dicendo che non lo dobbiate fare, ognuno ragiona per sé, però è necessario avere consapevolezza che il desiderio sessuale che si prova non è un desiderio primario, è uno stato di eccitazione aumentato rispetto a quello fisiologico, ok? Vale per uomini e donne, sia chiaro. Perché è fondamentale avere questa consapevolezza? Perché nella quasi totalità dei conflitti di coppia sul discorso sessuale succede che il partner che vorrebbe fare sesso metta in atto comportamenti che inducono l’altro partner a sentirsi in colpa, a sentirsi inadeguato. E, ovviamente, più ho fame, più chiedo cibo, più mi irrito se non lo ottengo. E più mi irrito, più induco senso di colpa, più il partner si chiuderà: al punto che anche qualora avesse un piccolo appetito, non si siederà a tavola per la paura che poi il partner si illuda di allestire banchetti nei giorni a venire, chiedendo insistentemente di abbuffarsi. - IL SENSO DI COLPA È inevitabile. Nella cultura in cui siamo immersi, totalmente ignari che l’astensione sessuale non sia una “malattia”, chi non ha desiderio sessuale si sente inadeguato verso il partner. Partner che il più delle volte non è che pretende il sesso, eh, anzi: dimostra tutti i sentimenti di buona intenzione perché manifesta apprezzamento, dimostra amore, desidera coinvolgimento fisico. E allora diventa sempre più difficile non dargli ciò che vorrebbe. Ma non ci si riesce. Partner che difficilmente riuscirà a capire che non è la sua persona a indurci assenza di desiderio, ma è uno stato nostro. Non è lui/lei che non ci piace più, è che non ci piace e basta, in quel momento. Sul senso di colpa posso solo dirvi una cosa: cercate di non soffrirlo, se potete. Non siete sbagliati, è che viviamo condizionati da certe convinzioni che non ci permettono di vedere le cose per quel che sono ma ci obbligano a dover corrispondere a degli stereotipi: leggiamo ovunque che dovremmo fare sesso almeno tot volte a settimana, che dovremmo reinventare la coppia, che dovremmo essere animali sessuali sempre. Non è così: la sessualità è un fatto molto soggettivo, che condividiamo con altri, ma è solo nostro. Solo noi sappiamo come ci sentiamo e non possiamo obbligarci a nulla nel sesso, considerando quanto viscerale è il coinvolgimento che richiede. A fronte del senso di colpa, potrebbe venire spontaneo concedersi anche se non se ne ha voglia. Per l’uomo più difficile, per ovvi motivi, ma per le donne è un must da millenni… Bè, non fatelo. Concedersi controvoglia ha ripercussioni psicologiche che sono simili a quelle che conseguono una violenza sessuale, e non lo dico io per opinione personale, sia chiaro. Accettare una penetrazione senza desiderarla crea un conflitto che andrà a generare ancor di più desiderio di astensione. Un trauma meno imponente di una violenza sessuale vera e propria, ovviamente, ma pur sempre un trauma. Saperlo dovrebbe essere utile anche agli uomini per razionalizzare: volete davvero che la partner faccia sesso con voi per accontentarvi, anche se non ne ha voglia? Se state rispondendo affermativamente, allora c’è un problema più grande nella coppia e non è quello sessuale bensì, davvero, riguarda il concetto di amore. - L’ASTENSIONE È UNA SCELTA, PIÙ O MENO CONSAPEVOLE Se molte persone non sanno per quale motivo non avvertono desiderio sessuale, molte praticano l’astensione per scelta: parliamo di chi segue certe dottrine, ad esempio, o di chi ha capito che quando si astiene dal sesso diventa più produttivo in termini di efficacia nello studio o nel lavoro. Sono tantissime le persone che si sentono più capaci se non distratte dal desiderio sessuale. Pensate che fino agli anni sessanta la medicina sosteneva che per gli uomini eiaculare fosse una dispersione di sostanze nutritive (fosforo, lecitina, ecc) talmente imponente da condizionare le capacità intellettive. Poi ci sono quelli che si astengono per non avere problemi “il giorno dopo”. Parliamo di persone che non hanno intenzione di instaurare una relazione affettiva e non si concedono nemmeno “avventure” sessuali per il timore di trovarsi invischiati in una situazione per la quale, anche chi dice di non crearsi aspettative, di fatto se le crea eccome. Una sorta di tutela, insomma. Non che ne siano felici, magari, ma prediligono la tranquillità. Fenomeno crescente, e questo dovrebbe farci interrogare su tante cose. - È UNA SITUAZIONE SPESSO TEMPORANEA Questo vi tirerà un po’ su il morale, credo. Se la fase di assenza di desiderio viene vissuta senza ansie particolari (proprie o indotte dal partner) tenderà a risolversi in un tempo che può essere breve ma anche fisiologicamente lungo (anche anni, sì). Però non è quasi mai permanente. Una nota particolare va appuntata per chi in astensione ci finisce per motivi di salute, dopo un intervento o in caso di problematiche fisiche traumatizzanti, come chi subisce modificazioni dello schema corporeo: in questi casi lo stato psico-fisico è sotto pressione per diversi motivi non fisiologici, quindi vanno affrontati con estrema cautela e anche con l’aiuto di un professionista che possa supportare e guidare nell’elaborazione della problematica. Fino ad ora, come avrete notato, ho solo cercato di contestualizzare il fenomeno e di farvi riflettere sulle convinzioni errate che abbiamo al riguardo, cercando di spiegare che c’è un’enorme pressione sociale verso l’essere sessualmente attivi, fare sesso e divertirsi... ma non per tutti funziona allo stesso modo e anche per ognuno di noi non funziona sempre nello stesso modo: periodi, fasi di più o meno desiderio sessuale, ma anche nullo. Di certo è importante focalizzare che: - un partner che non ci corrisponde sessualmente non ha necessariamente smesso di amarci; - non siamo macchine del sesso, checché ne dica l’ipersessualizzazione che ci bombarda quotidianamente; - più siamo sottoposti a stimolo sessuale, più aumenta il nostro bisogno di farlo (questione puramente biochimica); - insistere o mortificare il partner che non ci corrisponde sessualmente, altro non fa che allontanare la possibilità di riprendere l’attività sessuale; - pretendere che il partner faccia sesso con voi, in qualche modo, è un’azione forzata che andrà a incidere anche sulla relazione di coppia, e non in senso positivo. Insomma: IMPORRE O IMPORSI DI DESIDERARE NON È POSSIBILE. Lo è imporre o imporsi di avere un rapporto sessuale ma NON È FUNZIONALE NÉ AL BENESSERE INDIVIDUALE NÉ A QUELLO DI COPPIA. Tutto qui? (penserete ora) Nessun consiglio? Nel prossimo post, quando avrete ben elaborato i concetti sopra. Perché la teoria è una cosa, ma la pratica è un’altra storia. Al netto di aver preso coscienza che la questione non è proprio come la pensavamo noi, ora che si fa? Provate a concentrarvi su ciò che avete letto e provate a immaginare come può sentirsi la persona che vi ama ma non riesce a darvi ciò che vorreste, se siete il partner in astinenza non per scelta. Perché so per certo, invece, che chi si trova in fase di astensione sessuale e si sente inadeguato, ha già chiaro in mente come vi sentite voi e non sapete quanto vorrebbe rendervi felici. #love Eccoci qui a parlare di quella parte femminile che tanto appassiona tutti, uomini e donne, per mille svariate ragioni: IL SENO. Seno che viaggia attraverso la vita e le culture in maniera decisamente trasversale: dall’essere simbolo della maternità fino alla sua sessualizzazione e alle lotte femministe al riguardo. Non mi inoltrerò in alcuna discussione ideologica perché l’argomento è davvero troppo ampio per un post. Di sicuro tutti sapete che all’interno della società c’è un eccesso di stimolo alla simbologia sessuale e che, un po’ come tutto il corpo della donna, il seno viene usato per creare un’attrattiva. La sessualizzazione, appunto, e l’ipersessualizzazione. Quindi siete consapevoli tutti che se un seno ci attrae, non è semplicemente per istinto, piacere, ecc, quanto più per il fatto che il sistema guadagno ci ha condizionato la mente bombardando di “ti piace tantissimissimo” gli uomini e “devi avere almeno una quarta soda senza smagliature” le donne. Le strategie di marketing hanno accresciuto la percezione di desiderio nell’uomo e hanno portato le donne a doversi sentire in obbligo di fare qualcosa per corrispondere ai canoni ideali di una società a stampo maschilista. Non sto dicendo niente di nuovo, che viviamo in un contesto sociale maschilista è dato di fatto, ce lo dicono tutti gli studi effettuati a riguardo. Ho solo introdotto a grandi linee il concetto di sessualizzazione perché la maggioranza delle donne afferma che -in media- i partner maschili le ha deluse per la bassa attenzione che è stata prestata al seno durante i rapporti sessuali, e avevo bisogno di contestualizzare per spiegarvi che se gli uomini non si soffermano così poco sui seni, probabilmente è proprio perché l’entusiasmo e l’eccitazione che hanno quando si tratta di una quarta coppa D, è in realtà scatenato più dall’ipersessualizzazione che dal reale piacere che gli uomini traggono dall’averci a che fare. Piace, sì, ma solitamente è un passaggio veloce. Ma facciamo delle considerazioni… -LA STIMOLAZIONE DEI CAPEZZOLI DURANTE I RAPPORTI SESSUALI È DECISAMENTE APPREZZATA L’81% delle donne dice che accende il desiderio di fare sesso, il 78,2% afferma che la sollecitazione dei capezzoli AUMENTA L’ECCITAZIONE consentendo di raggiungere l’orgasmo più rapidamente e con più facilità. Lo dice uno studio dell’Università della California ma la spiegazione è veramente semplice, e fisiologica: quando i capezzoli sono sollecitati, si attiva l’ipofisi la quale rilascia ossitocina, confidenzialmente chiamata “ormone del piacere” perché amplifica le sensazione tattili e favorisce la comparsa delle contrazioni che caratterizzano l’orgasmo femminile. Anche per l’uomo può essere piacevole essere stimolato, però la sensibilità dei capezzoli maschili, in media, non è accentuata come quella dei capezzoli femminili. In media. Poi esistono tutte le possibili variabili, finanche a chi ha un solo capezzolo davvero sensibile, l’altro pare assopito. Pensate al fatto che NOI DONNE POSSIAMO ARRIVARE ALL’ORGASMO anche soltanto con questa stimolazione, mentre per voi uomini una simile possibilità è inverosimile (rarissimi casi). Gli uomini avvertono una sensazione decisamente più lieve. Tenete anche presente però che la non totalità delle persone gradisce la stimolazione dei capezzoli, quindi la regola base che ormai conoscete a memoria vale anche in questo caso: chiedetelo al partner, con molta serenità. E se al partner crea disagio, non fatevene un cruccio o una fissazione: passate ad altro, cose divertenti da fare ce ne sono, no? Se insistete, il partner non potrà far altro che mostrarvi il disagio o fingere il piacere. E noi non vogliamo finzione nel sesso, giusto? -LA SENSIBILITÀ VARIA DA DONNA A DONNA Può variare in funzione dell’età, della taglia e della forma dei seni, dell’attività ormonale, della quantità di terminazioni nervose. Per un sacco di motivi, insomma. È quindi importante comprendere che qualsiasi tocco o massaggio che si faccia, dev’essere in media piuttosto delicato almeno se, o finché, non si conosce bene la partner. E comunque, a prescindere dalle preferenze individuali, se trattate fin da subito in modo brusco i capezzoli della partner, otterrete l’effetto contrario: fastidio, dolore. Fine del divertimento. Iniziate sempre con molta delicatezza: man mano che aumenta l’eccitazione, aumenterà anche il desiderio in lei di essere toccata, leccata, succhiata un po’ più forte. Quanto forte dovrete capirlo da lei, chiedendo, osservando, sentendo. Non dimenticate mai che il seno è una parte delicata del corpo. -STIMOLARE I SENI FAVORISCE LA LUBRIFICAZIONE DELLA VAGINA Non ho quindi bisogno di dirvi che più vi ci dedicate, più aumenta l’eccitazione nella partner, più ci sarà “da divertirsi”, dopo. Esistono i lubrificanti, sì, ma una partner più eccitata è un bel vivere, no? Toccarli, baciarli, leccarli o erotizzarli correttamente, in qualsiasi modo aggradi entrambi i partner, aumenta il desiderio femminile e anche l’intensità del suo orgasmo. -MA COME SI STIMOLANO I CAPEZZOLI? Sì sì, lo so che siete tutti massimi esperti, però un ripasso non vi farà male. E non farà male nemmeno alle donne perché ciò che segue è indicativamente ciò che produce piacere anche negli uomini. Abbiamo detto COMINCIARE CON DELICATEZZA: piccoli sfregamenti, tocchi delicati con le dita, con la lingua, ma anche con altri parti del corpo, con il dorso della mano… fantasia, insomma, ma delicatezza. Mettete in atto MOVIMENTI CIRCOLARI LENTI: toccare la punta del capezzolo con lentissimi giri a spirale per poi estendere il tocco a tutto il capezzolo, come a disegnare dei cerchi, in sostanza. Per molte persone LA STIMOLAZIONE ORALE È LA PIÙ PIACEVOLE e anche qui la gradualità è importante per evitare dolore o fastidio. Cominciate accostando la bocca al capezzolo e senza toccarlo espirateci aria sopra, poi un leggero soffio. Dunque appoggiate la lingua, delicatamente. Con la punta realizzate dei movimenti circolari, stimolateli un po’ ma non per troppo tempo. Passate a leccarli con la lingua più larga, avvolgeteli con le labbra e -quando l’eccitazione inizia a salire- potete succhiare e persino mordere, sempre con delicatezza e sempre che la partner non vi abbia detto che le crea fastidio, ovviamente. Evitate di passare dal leccare al succhiare al mordere ogni dieci secondi. Anche i capezzoli hanno bisogno di attenzione come la clitoride: la stimolazione deve essere ciclica, concedere il tempo al corpo di avere effetto sull’eccitazione. Bisogna dedicare tempo, insomma: il seno non è un contorno. Anche i MASSAGGI portano il loro bel piacere. Realizzati dolcemente o in modalità un po’ più decisa -sempre importante la gradualità- producono un incremento dell’eccitazione. Potete anche unire le due cose: sentirsi tenere “stretto” tra le mani o massaggiato il seno, mentre si riceve sesso orale al capezzolo, per la donna è estremamente eccitante. Qualcuno potrebbe anche chiedervi o desiderare pratiche un po’ più “brusche” come “schiaffi”, compressione del capezzolo con le dita, con i denti, ecc. Qui torniamo al solito punto: il dialogo. D’accordo voi, d’accordo tutti. -STIMOLAZIONI ALTERNATIVE Di cosa sto parlando? Di tutte le possibilità che ci sono di giocare con i capezzoli, dall’uso di tessuti, di bevande, di cibi, di materiali, fino all’uso dei sex toys. Pochi conoscono l’esistenza di sex toys specifici, eppure sono tantissimi. Potete fare una semplice ricerca online e ne troverete una quantità infinita. Io ne ho testati diversi (testati, come se fosse stata una fatica!) e posso parlarvi di alcuni che ho provato e preferito: -le pompette succhiacapezzoli manuali, piacciono tanto anche agli uomini. Vanno applicate a capezzolo già stimolato e creano una bella sensazione di “aspirazione”, suzione. - gli elastici: parliamo di elasticini in silicone che, applicati intorno alla bocca della pompetta e fatti scendere sul capezzolo quando è molto turgido, quando si leva la pompetta mantengono legato il capezzolo alla base. È una pratica da provare e che in un primo momento potrebbe pure dare fastidio, ma gradualmente ci si abitua e si impara a goderne solo il lato piacevole. Quindi andateci con calma: la prima volta qualche minuto, poi lo togliete, e gradualmente aumentate il tempo. Imparerete da voi a gestirvi, a seconda delle vostre preferenze, finanche a poterli indossare sotto agli abiti quando uscite: mantengono un particolare stato di eccitazione permanente. Ma a cosa servono? Intanto già è piacevole di per sé indossarli ma, quando li leverete, la sensibilità sarà molto aumentata per l’aumento della circolazione. Quindi eventuale massaggio, sesso orale, ecc, potranno risultare anche più eccitanti. Siate prudenti nell’utilizzarli, approfondite bene l’uso prima di provare e non eccedete mai. -vibratori succhiacapezzoli, aspiratori, pompe… vi basterà scrivere “succhiacapezzoli” su un qualsiasi motore di ricerca e scoprirete un mondo! Avrete di che divertirvi! -pinzette, mollettine, clip: ce ne sono un’infinità di modelli: anche qui non posso consigliare altro che andare a curiosare e divertirsi a scegliere ciò che più vi sembra piacevole e divertente. Vanno provati. In alternativa vi dico che anche le mollette per stendere la biancheria possono essere utili in assenza di altro: provatele lentamente e con attenzione perché i diversi modelli esercitano una diversa pressione. Anche alcune mollette per i sacchetti di cucina possono essere un bel gioco (attenzione perché spesso stringono molto). I SEXTOYS, anche per i seni o per i soli capezzoli, sono davvero tanti: dagli aggeggi con le lingue rotanti ai vibratori specifici. Sbizzarritevi, prestando attenzione alla qualità di ciò che acquistate. Io, che a oggi avrò testato un migliaio di prodotti, posso dirvi che quelli che mi porto dietro nel tempo si contano sulle dita delle mani e non sono quelli di scarsa qualità. Potete anche valutare di contattare qualche consulente o cercare tutorial online, leggere recensioni. Anche questo post ha assunto proporzioni piuttosto importanti in termini di lunghezza eppure avrei ancora un po’ di cose da dirvi. Avrei anche voluto raccontarvi di quella volta che al mare d’estate, quando avevo dieci/undici anni e mi aspettavo di essere baciata da quello che vedevo come il mio Principe Azzurro, lui mi disse che potevo pure non mettermi il reggiseno per quel niente che avevo. Me lo ricordo ancora quel trauma, tanto che quando mi sono iscritta a Facebook dieci anni fa sono andata a cercarlo, gli ho chiesto l’amicizia e da dieci anni appena posso lo “bastono” virtualmente per quel gesto assolutamente indelicato, soprattutto mentre ci si aspetta un bacio. Lui pagherà all’infinito e lo sa: gli ricordo spesso che porto una quinta che rimpiangerà a vita! Voi evitate di fare battute o considerazioni negative gratuite sul seno perché per una donna non è per niente piacevole. Se lo fa lei con autoironia, è un conto. Voi non calcate troppo la mano. Butto in chiusa anche una curiosità che pochi conoscono: pure gli uomini possono allattare e non è necessario aver partorito, ma basta stimolare la lattazione. Esiste infatti la lattazione erotica, al netto di chi si scandalizza o la vede cosa perversa. Per quanto mi riguarda, LIBERI TUTTI! Se una pratica vi dà piacere, se si mette in pratica con partner consenzienti e non lede nessuno, per me si può fare. Che il sesso anale sia una delle pratiche più controverse è un dato di fatto.
È quella che potrebbe concedere piacere a tutti, ma proprio tutti, eppure, per ignoranza, pregiudizi e leggende metropolitane che la circondano, diventa spesso causa di problematiche fisiche o psicologiche. Il danno maggiore viene dall’errata convinzione, socialmente molto diffusa, che sia doloroso: la penetrazione anale è concettualmente ritenuta da alcuni una pratica estrema, un atto invasivo, al punto che moltissimi la considerano quasi una violenza, mentre –in realtà- non lo è affatto se vissuta con consapevolezza e senza imposizioni. Partiamo demolendo il primo dei pregiudizi a suo carico: quello di genere. Fisiologicamente parlando, la stimolazione anale porta lo stesso piacere a uomini e donne perché -anatomicamente parlando- abbiamo le medesime terminazioni nervose e quindi le stesse potenzialità di piacere. Capito perché è democratica? Ovviamente sappiamo tutti quali pregiudizi esistano a carico del piacere anale maschile, ma i dati ci dicono che sempre più uomini ci si dedicano, mettendo da parte l’ignoranza e i condizionamenti che collegano il piacere anale all’omosessualità o comunque all’assenza di virilità e mascolinità. E questo è, indubbiamente, positivo. Io voglio dare per scontato che chi sta leggendo, queste sciocchezze le abbia già archiviate da tempo e che, se ancora teme che la pratica sia dolorosa, in questo post troverà l’incoraggiamento giusto per superare le sue paure. Diciamo subito che la penetrazione anale è dolorosa solo se “fatta male”, se imposta contro la volontà del partner, e se temuta per paura di soffrire. Proviamo, quindi, a predisporci come se non sapessimo che può far male e concentriamoci su alcune considerazioni che possono aiutarci a non provare alcun dolore. Ve la sentite? La POSIZIONE, in primis. Nell’immaginario collettivo la posizione più diffusa è quella volgarmente definita “a pecorina” ma quella ideale, che consente a chi viene penetrato di accogliere con più facilità e meno rischio di dolore, è la posizione supina. Potete aiutarvi mettendo un cuscino sotto le natiche e mantenendo le gambe semi-piegate: questa postura, favorisce sia i movimenti, sia il relax muscolare. Concede anche di sentirsi un po’ meno esposti e sottomessi, che potrà sembrare superfluo ma psicologicamente aiuta molto. Viene spesso consigliata anche la posizione “a cucchiaio”, con il partner sempre alle spalle quindi, ma finché non sarete avvezz* alla pratica, consiglio sicuramente quella supina anche perché permette di arrivare a stimolare la spugna perineale (e il cosiddetto Punto G) nella donna e la prostata nell’uomo, apportando in questo modo un piacere maggiore. La STIMOLAZIONE deve necessariamente avvenire con cura e non può prescindere dall’attenzione che il/la partner deve avere per noi: quando saremo esperti potremo giocare seguendo i nostri istinti, ma le prime volte dobbiamo essere noi il centro dell’attenzione. La stimolazione può essere messa in pratica in diversi modi. L’impiego di un LUBRIFICANTE agevolerà la pratica che deve essere delicata e graduale e, se avviata contestualmente alla MASTURBAZIONE, risulterà già di per sé piacevole. Considerate anche che il lubrificante è un buon alleato - così come la lingua, a chi piace - ma pure l’ano ci mette del suo lubrificandosi fisiologicamente. Quindi: voi pensate a masturbarvi, il/la partner si occuperà di stimolarvi la zona anale e lo sfintere ci metterà del suo, se non lo chiuderete voi volontariamente. La stimolazione manuale è fondamentale e rende molto più facile la successiva penetrazione. Si può fare sia, per l’appunto, con la mano o con un vibratore o anche con il pene stesso. Dettaglio importante: le unghie. Per quanto belle siano le unghie lunghe, non sono certo amiche delle penetrazioni, e anche un’unghia non troppo lunga può risultare spiacevole e fastidiosa proprio nel momento in cui c’è bisogno di non avvertire fastidi. E arriviamo al momento che tutti aspettiamo, la penetrazione. È molto importante che il partner sia attento alle nostre reazioni, che si appoggi ma senza spingere: non deve forzare ma esercitare una pressione misurata. Avvertendo la pressione forse vi verrà istintivo stringere la muscolatura, sempre per effetto di quella paura di cui parlavamo sopra. Dobbiamo pensare che non farà male, ricordate? E non lo farà, se nessuno forzerà. Quindi, nel momento in cui avvertite la pressione, concentratevi sul concetto di ACCOGLIENZA. Non dovete temere perché il/la partner non forzerà, non è lì per farvi male, ma per darvi piacere. Continuate a masturbarvi e provate ad avvertire “l’oggetto” che sta esercitando pressione come un qualcosa da accogliere, da far entrare dentro voi. A questo scopo, vi aiuterà fare una sorta di ginnastica con lo sfintere: stringere e rilasciare, stringere e rilasciare… lentamente. Vi accorgerete che questo consente una percezione molto forte della sensazione che quella pressione sta esercitando e, man mano che aumenterà il piacere che vi viene dalla masturbazione, aumenterà anche la disponibilità ad accogliere l’oggetto. Guidate pure il/la partner indicandogli di aumentare o diminuire la pressione a seconda di come la percepite: sarete così più in sintonia. Qui mi fermo, nel senso che da questo momento in poi sarete voi a sentirvi e, se manterrete alta l’attenzione verso le sensazioni che state provando in termini di piacere, non avrete di certo difficoltà a godervi il tutto… perché l’orgasmo anale, specie se associato a quello della masturbazione, è davvero da “Fiuuuuuu”. Si può dire Fiuuuuuu? Abbiamo parlato in termini di “coppia” ma potete pure provare da sol*: un vibratore, magari poggiato contro il cuscino per mantenerlo fermo, e basterà muovere il bacino per regolare la pressione sullo sfintere. Questo dovrebbe rassicurarvi ancora di più, le prime volte, considerato che sarete voi direttamente a dosare il grado di pressione. Quello che sicuramente consiglio è di non provare senza la masturbazione: l’eccitazione provocata dalla stimolazione genitale distoglie dalla lucidità che razionalmente potrebbe frenarvi per paura del dolore. Una volta appresa la tecnica dell’ACCOGLIENZA (la quale consente di non essere la parte che subisce, ma parte attiva nel “risucchiare” l’oggetto dentro di voi) sarete liberi di associare il piacere anale a qualsiasi altra pratica che vi ecciti. Concludo con una riflessione dedicata agli uomini: alcuni di voi si trovano in difficoltà perché il piacere anale, in passato, è stato spesso associato all’assenza di virilità o alla tendenza alla femminilizzazione. Non fatevi condizionare da vecchi stereotipi superati e privi di alcun fondamento scientifico. Se apprezzate la stimolazione anale, una donna che non sia una sciocca non potrà far altro che apprezzare la vostra apertura mentale… e non solo quella. Un uomo che va oltre gli stereotipi e sa godersi il piacere, è un uomo attraente. Perché a definire la vostra sessualità non è quello che fate a letto, ma con chi lo fate. Nel post precedente abbiamo parlato dello squirting, abbiamo spiegato cosa è e come funziona, e abbiamo detto che se una donna decide di voler provare questa esperienza, come qualsiasi altra, deve farlo per se stessa.
È vero che la sessualità riguarda anche la coppia ma, perché funzioni, è necessario che ognuno conosca bene il proprio corpo, le sensazioni di cui può godere e come provarle. Se già un orgasmo in generale non è cosa scontata per tutte, l’orgasmo legato allo squirting lo è ancora meno per una serie di motivi che vanno dal percorso che è necessario fare per capire come funziona, alle inibizioni che bisogna riuscire a contrastare e al fatto che le informazioni che si trovano in giro sono spesso incomplete, superficiali e spesso contrastanti, quando non proprio fuorvianti, e il più delle volte trattano l’argomento solo in termini “tecnici”. Io oggi vorrei parlarvi delle sensazioni che si provano quando l’orgasmo con squirting arriva a essere la risultante di diverse stimolazioni insieme, le quali permettono di raggiungere un grado di piacere che ci fa perdere la testa. Premesso che stiamo parlando di sensazioni, quindi di qualcosa legato agli organi di senso, dobbiamo tenere presente che ognuna di noi ha una conformazione diversa, una propria mappa di nervi di senso. Quindi questa narrazione è la mia. La grossa fortuna è che il nostro corpo, quello femminile, ha un numero incredibile di terminazioni nervose: pensate che soltanto nella clitoride ce ne sono più di ottomila. Ottomila! E se la geografia del nervo pelvico maschile ha una sola diramazione che dalla colonna vertebrale arriva al pene, molto complessa e articolata è quella femminile, invece: dalla colonna vertebrale il nervo pelvico si divide in tre diramazioni che vanno a loro volta a propagarsi in tutto il ventre femminile, formando una rete di terminazioni nervose che interessa tutta la zona pelvica. Provate a pensare a quante sollecitazioni può ricevere il cervello. Pensate anche però che proprio per questo, essendo così tante, imparare a conoscerle, riconoscerle e “gestirle” è complesso. Se ci conoscessimo a fondo, potremmo godere in mille modi diversi associando stimolazioni di diverse parti di noi. Questo è ciò che ho fatto io quando ho iniziato a cercare di capire come funzionasse lo squirting nella pratica: mi sono studiata. Fuorviata da quanto trovavo in rete (e pure dai porno, sì) ho prima commesso “l’errore” di provarci da subito in coppia ma, dopo diversi tentativi e nessun esito positivo, l’unico risultato ottenuto era un groviglio di emozioni negative date dalla frustrazione mia di non capire e dalle aspettative di mio marito deluse. Non che lui me lo facesse pesare, anche perché già lo “studiare” era pratica di per sé intensa e portava comunque al piacere: ero io a sentirmi incapace. Lui aspettava, come è fisiologico che sia, e io niente. A poco servivano le sue rassicurazioni: il suo entusiasmo deluso, per me era fonte di frustrazione. Presi allora la decisione di provarci da sola. Ricavatami uno spazio di assoluta privacy che nessuno potesse interrompere, armata di asciugamani (nella speranza che mi servissero), vibratore ad hoc (uno di quelli ricurvi, per intenderci) e tanta pazienza, ho trascorso un’intera settimana di pomeriggi a masturbarmi prestando molta attenzione alle diverse sensazioni che sentivo toccando un punto piuttosto che un altro. La prima “seduta” mi portò un’illuminazione: la sensazione alla quale dovevo “andare dietro” era quella stessa che avevo represso innumerevoli volte durante la penetrazione. Quella sensazione simile allo stimolo a urinare che in alcune posizioni mi faceva, appunto, temere di far pipì e che un sacco di volte mi aveva indotto a trattenere o cambiare postura. Tranquillizzata dalla cerata che avevo messo sul materasso, sotto agli asciugamani, sistematami in posizione semi-seduta con l’aiuto di cuscini dietro la schiena. Ho iniziato a masturbarmi andando contestualmente a cercare -con il vibratore- quel punto esatto che mi provocava lo stimolo e ci ho lavorato per un paio di giorni prima di riuscire a non avvertirlo come qualcosa di “spiacevole”. Ho capito che a renderlo tale non era la sensazione in sé, quanto il condizionamento mentale della paura di bagnare. Vinto quello, nei pomeriggi successivi mi sono goduta -termine azzeccatissimo- una vastità di orgasmi differenti tra loro, affrontando il tutto quasi con fare metodologico: provando a toccarmi in modi diversi, stimolando quindi la clitoride in modi alternativi all’abitudine e lottando non poco con il vibratore che (un po’ tutti) ha il difetto di scappare se non lo tieni. Sono poi arrivata a capire che non serviva masturbarmi diversamente quanto stimolare quel punto che chiamano G, di cui qualcuno nega l’esistenza, che nessuno s’è mai preso briga di studiare davvero seriamente in modo esauriente, e che io in me stessa identifico come la base interna della clitoride. In me sta proprio lì, basta infilare due dita e lo avverto come un rigonfiamento spugnoso, più duro all’interno rispetto alla consistenza del tessuto circostante. Punto che dà sensazioni diverse a seconda di come lo si stimola: grado di pressione, modalità di tocco, ecc. La cosa certa invece è che lo stimolo deve essere costante nel ritmo e anche nella modalità: se lo si cambia “in corso d’opera” è come dover tornare dall’inizio. Ma inizio di cosa, direte voi? Provo a spiegarvi quello che è l’insieme di cose che concorrono a questo tipo di orgasmo, in me. In sostanza, la masturbazione della clitoride guida il tutto: mi masturbo come per un normale orgasmo e contestualmente stimolo quel punto interno accarezzandolo -con due dita o con il vibratore- mantenendo costante il modo, sia in termini di tipo di movimento, sia di pressione. Quanto energico debba essere il tocco è ovviamente soggettivo, di certo però la pressione va esercitata verso la parete, verso la base di quel punto, quasi a comprimerlo insomma. La sinergia delle due stimolazioni diverse è un po’ simile a una danza, a una “corsa” in crescendo. Potrei quasi disegnarvela! Provate a figurarvi una linea retta rossa per l’orgasmo clitorideo, quello che già conoscete: la sua stimolazione aumenta il piacere in crescendo, no? E figuratevi una parallela blu per il crescendo della sensazione dovuta alla stimolazione del punto interno. Mantenendo stabile ritmo e pressione, i due piaceri crescono simultaneamente, in parallelo. Poi si arriva a quel punto in cui il piacere clitorideo è talmente forte che, solitamente, ci si lascia andare e si gode. Ecco. Quello è il momento da imparare a gestire e che è forse il passaggio più difficile da spiegare a parole. Per come lo vivo io, quando arrivo al grado di piacere in cui mi verrebbe istintivo “lasciar andare”, continuo a trattenere e vado oltre: come se aggirassi l’orgasmo, come se ci girassi proprio intorno passando oltre. In sostanza, la linea blu continua retta, mentre la linea rossa aggira l’orgasmo “classico” e ritorna poi parallela alla linea blu. Da lì inizia un turbinio di sensazioni che non distinguo più cosa sia rosso e cosa blu. È ancora un crescendo ma che non riesco più a razionalizzare perché la mente va altrove mentre il corpo si contrae e i muscoli del ventre spingono fuori questo liquido in preda a un’energia diffusa a tutto il corpo (tutto!) che non riesco a descrivere se non con il termine “animalesca”. Un qualcosa che non è più controllabile, un insieme di sensazioni ed emozioni irruenti, istintive, impetuose… Vi sembra esagerato? Vi basti allora sapere che spesse volte perdo proprio conoscenza o, meglio, a chi è con me sembra che io perda conoscenza mentre in realtà vado a finire in un posto che io chiamo “Il mondo bianco” dove ci sono solo io, non sento più il corpo ma divento solo mente. Resto inerme e inerte, fisicamente, ma mentalmente è come se vedessi tutto da un’altra dimensione. Ho gli occhi chiusi ma mi sembra di potermi guardare da quel posto bianco. Riesco a sentire se mi si tocca un braccio, per esempio, o a sentire se mi si parla, ma non riesco a muovermi, a parlare, a interagire. Sento il mio respiro, che dall’affanno del momento animalesco è passato a flebile, lento, superficiale, quasi impercettibile. Stato che può durare da pochi secondi fino ad alcuni minuti quando poi improvvisamente riprendo il controllo del corpo e riprendo coscienza, con un atto respiratorio molto profondo al quale seguono alcuni secondi di respiro affannato. E sorrido. Ora. Ne è uscito un post immensamente lungo e avrei ancora da dirvi mille cose: per esempio che questo è solo UN tipo di orgasmo con squirting, ma ce ne sono tanti quanti possono essere le associazioni tra gli stimoli (la penetrazione anale, per dirne una); che a seconda delle diverse posizioni che assumete è diversa la sensazione; che se il partner sa come stimolarvi internamente, voi potete dedicarvi solo alla masturbazione ed, essendo meno impegnativo, vi godete di più il gioco; che va considerata come una possibilità, non come un obbligo o una mancanza se non interessa provarlo; che quando descrivo questa sensazione molte donne ci si riconoscono mentre altre hanno sensazioni diverse. Insomma, davvero tante cose ci sono da dire su questo tipo di orgasmo. Vedi post e commenti su Frontpage Post |
GRAZIA SCANAVINI Educatrice umanista Ricercatrice Counselor filosofica Raccolta dei post della rubrica settimanale sulle dinamiche sessuali ideata per Frontpage Post.
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