La cicatrice più brutta che lascia un narcisista patologico (uomo o donna che sia) a relazione conclusa è sicuramente la difficoltà di concedersi di vivere di nuovo emotivamente, di affidarsi alla spontaneità in una nuova relazione di qualsiasi genere. Un po' ciò che succede anche in altre relazioni in cui magari si scopre che il/la partner mentiva, sì, ma il grado d'intensità della ferita è tanto più profondo quanto più è stata totalizzante la manipolazione e quanto più sia consistente la dissonanza tra la persona che credevamo che fosse e quella che abbiamo scoperto essere in realtà. E soprattutto, a lasciare il segno, è l'evidenza dell'intento di chi manipolava. Ci si sente smarriti da sé, ci si chiede come si possa essere stati così stupidi, così incapaci di tutelarsi. Si rimane increduli di come ci si possa essere lasciati render ciechi, di come non ci si sia resi conto di perdere gradualmente la lucidità. Non ci si fida più di sé stessi, delle proprie capacità di capire chi si ha di fronte. Si entra in uno stato confusionale, in cui ci si sente incapaci di muoversi. Una totale sensazione di fallimento. Non si capisce in quale direzione si debba camminare per riprendere in mano sé stessi. Un'immobilità emotiva: si sente l'esigenza di andarsene da quello stato, di uscirne, ma non si capisce cosa si debba fare in concretezza. E i comportamenti altrui, per quanto onesti e spontanei, determinano un perpetuo dubbio interiore, generando un conflitto apparentemente ingestibile tra il desiderio di fidarsi e l'incapacità a farlo completamente. Ogni volta che qualcosa ci stimola emozione positiva, inevitabilmente quell'emozione si scontra con il timore che quella persona stia mentendo, che ci stia dando ciò che vorremmo al solo fine di attirarci nella gabbia in cui vorrebbe rinchiuderci. Se ho scelto di inoltrarmi nello studio di queste dinamiche è perché non riuscivo a capire per quale motivo, anche dopo aver preso consapevolezza di essere vittime di un NP, le persone non riuscissero a svincolarsi emotivamente dal manipolatore/manipolatrice. Nello studio delle dinamiche annesse alle dipendenze che ho portato avanti negli anni ho osservato centinaia di situazioni in cui la persona manipolata -seppur supportata psicologicamente da professionisti che stimolavano l'emancipazione con i corretti contenuti- di fatto non riusciva a uscire da quella gabbia fatta di schemi comportamentali del NP. Mi sono quindi chiesta se fosse possibile elaborare un metodo educativo per guidare l'emancipazione, al di là della necessità dell'analisi che la persona manipolata deve affrontare riguardo a sé e del necessario supporto per raggiungere la piena consapevolezza di quanto accaduto. Senza fare paragoni di sorta sul grado di sofferenza, quella che si genera quando ci si trova abbandonati in quella gabbia ha la particolarità di mantenere la persona lontana da sé: come se chi ha manipolato fosse entrato dentro la persona stessa, l'avesse buttata fuori da sé e se ne fosse andato tenendosi le chiavi del sé in tasca. Le chiavi di una gabbia che, anziché rinchiuderti dentro, ti chiude fuori. A quasi nulla valgono i "Devi stare lontano da quella persona", "Metti in atto il distacco totale", ecc. Devi, devi, devi... ma tu sei immobile. Lo vuoi, ma non ci riesci. Pensi a riprenderti quelle chiavi. Pensi di dovertele riprendere proprio da lui/lei, che le otterrai solo attraverso le spiegazioni che ti deve. Perché ti ha fatto questo? È davvero possibile che quello che tu sentivi come l'amore più intenso mai ricevuto fosse solo un insieme di comportamenti messi in atto metodologicamente per nutrirsi del ritorno emotivo che tu davi con tutt* te stess*? È davvero possibile che non ti abbia mai amato nemmeno un secondo? Il primo passo necessario per ritrovarsi è prendere consapevolezza che i NP non provano empatia. La recitano nel più funzionale dei modi, addirittura credendoci, in quel momento. Il bisogno che hanno di nutrirsi demolendo te, l'oggetto di manipolazione, li rende visceralmente credibili proprio perché non recitano una parte ma diventano realmente ciò che tu vorresti. Nella prima fase si conformano chirurgicamente a quello che tu ritieni l'ideale di persona con cui condividerti totalmente. Nelle fasi successive, all'apice del coinvolgimento che provi, mettono in atto comportamenti finalizzati a destabilizzarti, a metterti in confusione, a farti dubitare di te, a sentirti in colpa perché sbagli sempre nei suoi confronti, non gli/le dai mai ciò che vorrebbe, non sei mai all'altezza. Finché arrivi a pensare che se le cose vanno male la responsabilità è tutta tua. E tu cerchi in ogni modo di recuperare, ci capire come riportare la relazione all'idillio dei primi tempi, convinto di aver rovinato tutto proprio tu. Ma il/la NP ti allontana, mette in atto indifferenza, e rimani con la sensazione di aver rovinato proprio tu quella relazione che tanto avevi da sempre bramato. E vuoi recuperare. Ci provi in ogni modo. Ma non è possibile. Sono schemi. Non c'è un coinvolgimento emotivo puro nel NP: c'è solo l'inovviabile bisogno di annientare l'altro per nutrirsi. Non è che non vuole amarti. Non ce la fa proprio. A nulla vale il tentativo di guarirlo/a. La persona manipolata, memore dei momenti belli e intensi vissuti, quasi sempre crede che quello stato di ben essere iniziale sia la reale natura de* NP e che -con l'amore, l'accudimento, la dedizione- si possa far sì che il/la NP si acquieti in una relazione sana. Prendere atto che non è possibile è l'unico modo per iniziare il viaggio per ritrovare sé stessi. Ce la si fa. È durissima. Due passi avanti e uno indietro. Ma ce la si fa. (uso il termine Narcisismo Patologico per questioni di efficacia comune; la dicitura corretta è Disturbo Narcisistico della personalità)
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perchÉ visualizza ma non risponde? PerchÉ non risponde ma vi segue sui social? si chiama orbiting.2/10/2022
Alcune parole random sull'orbiting messo in atto dalle persone manipolatrici.
Ieri una persona mi ha chiesto "Perché se mi ha lasciata, continua a girarmi intorno?" "Perché per mesi mi ha trattata con indifferenza, dopo avermi trattata così male senza che io capissi il motivo di tanta cattiveria, e adesso fa il carino su Instagram?" La cosa fondamentale è questa: non illudetevi. "Girarmi intorno" può corrispondere a: - azioni virtuali in assenza fisica: lui è sparito fisicamente dalla vostra vita, la relazione è finita più o meno dichiaratamente. Non risponde ai vostri messaggi ma ricompare e mette un like ai vostri post; o fa un commento che contiene un particolare simbolico nella vostra relazione, o scrive uno stato che voi possiate interpretare come riconducibili a qualcosa che vi ha legati durante il periodo bello. Magari mette come foto profilo proprio quella che gli avevate scattato voi in un momento altissimo o il link alla "vostra" canzone. O vi manda il tanto atteso messaggio "Mi manchi" e poi, quando voi esplodete di amore nei suoi confronti, lui di nuovo non risponde più. Cose così. - azioni fisiche, spesso attribuite al caso: ha chiuso la relazione con voi, magari dicendovi e facendovi le peggio cose, ma un giorno ricompare casualmente. Cioè, che sia un caso lo dice lui: passava di lì - la strada che fate per rientrare dal lavoro ogni giorno a quell'ora, per esempio - perché doveva portare qualcosa a qualcuno, per esempio. O andare proprio in quel negozio lì, sotto casa vostra, perché solo lì trova una determinata cosa. Non era lì per cercare voi, sia chiaro. Voi pensate: c'è venuto apposta, voleva vedermi, perché sa benissimo a che ora passo; se avesse voluto evitarmi, avrebbe scelto qualsiasi altro momento. Ed è vero... ma, ciò che è importante capire, è che non lo fa per il motivo che credete voi. Non è lì perché voleva trovare un modo per riprendere la relazione, come credete voi. Non mette il like perché spera così di riavvicinarsi, risolvere le incomprensioni e tornare di nuovo a essere felice insieme... la cosa, cioè, che vorreste tanto voi. Chi fa orbiting, dopo avervi portato a provare tutta la sofferenza possibile, non ha necessità relazionali affettive nei vostri confronti. Lo mette in atto solo per soddisfare un proprio bisogno di tenere la porta aperta ed una via di ritorno percorribile, per “tenervi in caldo”, per non consentirvi di allontanare l'attenzione da lui. Lo fa perché voi non riusciate totalmente a staccarvi da lui mentalmente, dalla relazione finita. Lo fa perché il vostro pathos resti su di lui e non riusciate ad aprirvi a possibili altre relazioni, o vi sentiate in difficoltà nel farlo. E non perché sia geloso in termini amorosi. Non perché vi ama ancora e non vuole che vi concediate a qualcun altro, ma perché ha bisogno di nutrirsi della vostra attenzione verso di lui, semplicemente. E se voi la spostate su qualcun altro, lui dove va a nutrirsi l'ego? È possibile che negli incontri (così come nelle interazioni viruali) rivanghi momenti belli, ma lo fa solo per riportarvi indietro e aumentare in voi il senso di inadeguatezza (lui ce l'ha messa tutta in quella relazione, perché vi amava tanto, ma voi non avete capito e avete rovinato tutto) e rinnovarvi la dipendenza da quella relazione che lui ha tutto l'interesse a mantenere irrisolta. Chi vive le relazioni come dinamiche di manipolazione torna anche con la scusa di darvi finalmente quelle risposte che tanto avete atteso e non vi aveva mai dato: perché è finita? Non cascateci, non lo farà. Sa bene che voi avete atteso per mesi quelle risposte, ma sa anche che non dare motivazioni significa tenere il coltello dalla parte del manico. Se non ha motivato subito, non è un caso. Torniamo sempre lì, insomma: se avete a che fare con un manipolatore, non interpretate i suoi comportamenti con l'onestà e la spontaneità che contraddistingue chi vive approcciandosi con empatia affettiva, perché state giocando su due campi diversi. So che i dubbi vi annebbiano, perché i manipolatori esperti hanno una forte capacità di empatia razionale, quindi sanno perfettamente cosa devono dire e come devono comportarsi affinché voi pensiate (e soprattutto sentiate) determinate cose... ma per loro l'empatia è solo uno strumento per scatenare in voi reazioni specifiche. Nel caso dell'orbiting, l'obiettivo è testarvi: capire se siete ancora lì ad aspettare e soprattutto rinforzare lo stato d'attesa. Se non comparisse, correrebbe il rischio che vi dimenticaste di lui e prendeste a vivere una vita appagante... in cui lui, poi, non riuscirebbe più a manipolarvi, dovesse averne necessità in un momento di "magra" altrove. Come si affronta, allora, un'azione di orbiting? Con l'indifferenza. Perché una reazione di indifferenza, interpretata attraverso l'empatia razionale, significa disinteresse. Se io manipolatore metto in atto una strategia per suscitarti emozioni e nel tuo comportamento non ne vedo nessuna, resto mortificato. E non posso permettermelo, perché questo abbassa la mia autostima, che è quella che tanto ostento in apparenza ma che in realtà è quella voragine che devo continuamente riempire con il pathos degli altri, se voglio tenermi a galla. Capito questo, come si mette in atto l'indifferenza? - lui fa un commento finalizzato a ravvivare? Fingete di non capire. Stravolgete proprio il senso del commento e rispondete come se non aveste colto. Fatelo in tono sereno, mai rabbia (che per loro è comunque un segnale che non avete messo fine a quella relazione). Come se fosse la risposta a una persona qualsiasi. - non andate mai a cuorare o commentare i suoi stati. Sparite dai suoi social, se possibile. - non scrivete stati che siano riferiti a lui in nessun modo. Nè al grande amore che è stato, né alla sofferenza che ha comportato. Tutto questo, per lui, è nutrimento dell'ego. - quando lo incontrate sulla vostra strada, sforzatevi di sorridergli, salutatelo anche, ma non dategli lo spazio per parlarvi: " Ciao! Stai bene? Bene, mi fa piacere! Scusa, ma sono in ritardo, devo proprio andare..." So che non stavate aspettando altro che ricomparisse, ma non è tornato perché vi ama. Vuole solo continuare a nutrirsi del vostro patimento, per essere sicuro di valere talmente tanto che non riuscite a dimenticarlo. Tutto qui. Sono strategie, non sentimenti. L'unico sentimento che avverte, suo malgrado, è il vuoto interiore che ha bisogno di riempire in qualche modo e, non essendo dotato di empatia affettiva, può farlo solo mettendo in atto strategie che mantengano alta l'attenzione e il desiderio nei suoi confronti. Se troverà serena indifferenza (non rabbiosa e non amorosa, è fondamentale) per alcune volte, andrà ad orbitare altrove e voi sarete libere di iniziare il percorso per uscire definitivamente dalla sofferenza. (ho usato la narrazione incentrata sul genere maschile solo perché mi viene più spontanea, essendo che sono le donne più spesso a esporsi e a interagire su questi argomenti, ma vale la stessa identica cosa per le manipolatrici) |
GRAZIA SCANAVINI
Ricercatrice Educatrice umanista Counselor filosofica Blog con intento educativo per favorire l'emancipazione dalle relazioni tossiche
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