Qualche tempo fa, dopo un post Fb sul narcisismo patologico (più correttamente: Disturbo narcisistico della personalità), mi sono trovata a parlare in privato con un uomo che si autodefinisce narcisista patologico.
Persona che apprezzo, con la quale siamo finiti a fare considerazioni sul fatto che, quando c'è un NP maschio al centro, dire "Attenta!" alle donne che gli stanno intorno (ignare) non è funzionale, perché si ottiene l'effetto esattamente contrario. Un po' perché noi donne per condizionamento socio-educativo abbiamo questa spinta alla convinzione di poter "guarire" l'altro, un po' perché non possiamo di certo credere che quello spettacolo di uomo sia tutt'altro da ciò che percepiamo direttamente di lui, che facciamo? Usiamo quel consiglio per dimostrare a lui che siamo dalla sua parte, che noi lo capiamo, ecc. Convinte che chi dice "Attenta!" lo faccia per invidia, per bruciargli il terreno intorno solo per una questione di "gelosia". Anche perché, diciamolo, succede anche questo, non esclusivamente quando c'è un NP di mezzo e nemmeno troppo di rado. Non siamo bravissime, ancora, a supportarci l'un l'altra... e di conseguenza, facciamo più fatica a fidarci. Non lo facciamo proprio, se quell'uomo al quale ci dicono di stare attente ci sembra Dio sceso in terra. I social, su queste dinamiche, hanno un impatto ancor più importante: sia perché il mezzo consente facilmente al NP di costruirsi il personaggio come vuole (mentre dal vivo è ovviamente molto più impegnativo), sia perché i social sono vera e propria fonte dalla quale attingere quell'attenzione che diversamente, da chi lo conosce davvero, non ha più. Succede quindi, sovente, che sul social il NP appaia come un'amalgama straordinaria di allegria, bellezza, ironia, bontà e chi più ne ha più ne metta. Si espone dipingendosi dalla parte delle donne, palesemente contro tutte le ingiustizie del mondo ed è brillantemente seducente. Spesso racconta di averne ha passate di tutte i colori per colpa delle donne, ma se ne prende la colpa eh: ha scelto la donna sbagliata, si è lasciato irretire, ma sa che tu sei diversa. Spessissimo ti stava cercando. Aveva proprio smesso di cercare perché pensava che tu non esistessi. Talmente capace nel costruire il proprio personaggio e diventarlo, che mai e poi mai potresti pensare che stia recitando. Non ho scritto "fingendo" perché non finge, recita la parte così come succede a teatro ai migliori attori: diventa proprio il personaggio. Di fronte a quel "Attenta!" pochissime donne possono credere che sia davvero un consiglio spassionato. Sono più portate a pensare che sia una mossa di gelosia o di vendetta, se tra i due c'è stato un trascorso. Succede, quindi, che si rafforzi l'idea che davvero quell'uomo non sia stato compreso. Del resto magari lui sta già scrivendo in privato "Come mi capisci tu, nessuna mai." Se al centro c'è un NP, chi scrive "Attenta!" può farlo per diverse motivazioni: - se non è entrata in relazione profonda con lui, perché nell'approccio ha subito riconosciuto il disturbo di personalità (ne ha competenza, oppure esperienza), ci tiene a mettervi in guardia; - se è entrata in relazione profonda ed è ancora dentro alla dinamica di manipolazione in fase di scarto (lui l'ha scartata), lo fa effettivamente per un discorso di gelosia, anche se spesso provocata dalla triangolazione che il NP ha messo in atto (oltre che splendido attore, diventa anche ottimo regista di dinamiche tra pretendenti: si nutre della gara per averlo); non è una gelosia che nasce spontanea, insomma: è voluta, provocata da lui che mette in atto indifferenza nei confronti di questa, e palesa pubblicamente l'interesse per l'altra. Gli serve: due donne che competono per averlo sono manna; non c'entrano nulla i sentimenti, sia chiaro: il suo obiettivo è l'approvvigionamento narcisistico, niente altro; - se è uscita dalla relazione, lo fa esclusivamente perché riconosce i comportamenti del NP, i suoi schemi, e le dispiace pensare che state rischiando di vivere quella sofferenza in cui lei è finita annientata e dopo la quale ha dovuto faticare enormemente per riprendersi in mano. Faccio questo discorso perché diverse volte mi trovo io stessa a voler dire "Attenta!" a qualcuna riguardo a diverse persone che conosco e, per competenza o conoscenza, sono certa di non sbagliarmi. Ma desisto, per evitare di rafforzare quella dinamica per la quale la donna consigliata finirebbe a investire emotivamente ancora di più in quella relazione. È una situazione che non ha una soluzione "buona". Desistere è come lasciare una potenziale vittima al suo destino. Intervenire è un po' come fornire un assist al NP. Quante volte vi è successo di dire "Attento!" a qualcuno e vedere poi distorcere il vostro intento buono? Quando c'è di mezzo un NP, succede sempre. So che, quando si legge qualcosa rispetto a questo disturbo, la risultante sembra sempre una caccia alla streghe ma in realtà questo succede solo perché analizziamo la relazione in termini empatici mentre nel NP l'empatia emotiva non esiste. E non lo dico per screditarli, ma perché è una caratteristica propria di chi è portatore della patologia. Non è che non vuole amarvi, volervi bene: è proprio impossibilitato a farlo. È invece molto dotato di empatia cognitiva... cosa significa? Che non potendo empatizzare emotivamente, ha imparato alla perfezione quali comportamenti deve mettere in atto per provocarvi certe emozioni, sensazioni o sentimenti. Sa che se vi dice che come voi, nessuna mai vi porterà a sentirvi uniche e a legarvi in un legame che ai vostri occhi è indice di unicità. Di extra-ordinarietà. Sia chiaro che il NP non sta bene, non è felice, non è niente di ciò che appare... la sua vita è un totale dipendere dal bisogno di sentirsi il migliore, il più amabile, il più desiderato, il più degno di attenzione. Se quell'attenzione decade, va in tilt. E, aggiungo, non necessariamente ha bisogno di un riconoscimento positivo: trae approvvigionamento anche dal vostro stare male, dal sapere che fareste qualsiasi cosa per lui, per riaverlo. Questo il motivo per cui è difficile uscirne: è un meccanismo perverso. Se le persone sane traggono ben essere dalle situazioni positive, in cui entrambi i partner stanno bene, in una relazione con un NP l'equilibrio non esiste: - nella prima fase, quella dell'idealizzazione (love bombing) lui fa di tutto per farvi vivere il paradiso, confacendosi al vostro ideale di uomo; e voi traete un appagamento emotivo enorme, incredibile. Tutto questo perché vi fa vivere un'euforia che scatena un rilascio di endorfine da sballo. Anche lui sembra al settimo cielo, eh. Sembra. In realtà sta investendo una quantità enorme di energie per rendervi dipendenti, per far sì che non abbiate scampo nella fase successiva. - nella seconda fase, quella di svalutazione, il NP diventa freddo e indifferente, mettendo in atto continue critiche e svalutazioni sulla vittima che appare confusa poiché non capisce cosa stia accadendo. Sperimenta un forte stress, si sente infelice, le sembra di “camminare sulle uova”. Confusa dal comportamento incomprensibile del narcisista, la vittima lavora di più per compiacerlo, nella speranza di recuperare il rapporto che aveva assaporato all’inizio. Mette in dubbio sé stessa, prova a far di tutto per essere adeguata (e quindi amata). Privata della "droga narcisistica” (le endorfine) la vittima sperimenta i sintomi dell’astinenza con ansia, rabbia, tristezza; e per far fronte a questi stati d'animo mette in atto una serie di meccanismi inconsci di difesa (negazione, razionalizzazione, modelli regressivi di comportamento infantile, ecc) che rappresentano l’unico modo per poter sopravvivere all'ansia. Questa è la fase vera e propria del gaslighting: la vittima diventa ostaggio del grandioso e patologico sé del narcisista. Il narcisista la guarda con disprezzo; la concepisce come impotente, inferiore e priva di valore ma allo stesso tempo anche la fonte attraverso la quale alimentare il suo bisogno di sentirsi potente. Qui il paradosso: quanto più la vittima mostra la sua angoscia quanto più chi ne abusa alimenta il proprio narcisismo. Abuso che si manifesta attraverso la violenza verbale e fisica, la svalutazione delle capacità intellettive, della sessualità, della creatività. Svaluta ma al tempo stesso ha bisogno della vittima per autoalimentare il senso di sé grandioso: “Fai schifo, sei inadeguata a me, ma non ti azzardare a lasciarmi”. Per la vittima è difficile fuggire alla trappola. Quanto difficile, ce lo dicono tutti i femminicidi. - la fase di rigetto: è la conclusione, lo scarto. L’interesse per la vittima ormai "inerme" decade. Il NP resiste a tutti i tentativi di salvataggio del rapporto, ha un atteggiamento da bullo (non risponde, si nega) ed è totalmente indifferente a qualsiasi necessità o desiderio della vittima. Sparisce, senza dare spiegazioni. Se lei rimane ancorata a questo livello (cosa che lui spesso predispone nella fase di Love Bombing dicendo "Se anche andrò via, un giorno, tornerò sempre da te perché tu sei l'unica che mi ha amato davvero. Passassero anche dieci anni, tornerò") rafforza solo il senso di potenza del narcisista e gli lascia la possibilità di ripresentarsi. Cosa che succede solitamente quando la vittima ha ripreso almeno in parte vitalità, allegria. Mi fermo. Volevo scrivere solo alcune righe e invece mi sono persa in un'elaborazione forse fin troppo tecnica. Sia chiaro che ho parlato in termini di NP maschio perché le dinamiche sono un po' diverse a seconda del genere di chi manipola usando la comunicazione perversa. Non meglio o peggio, diverse. E perché oggi c'è una donna in particolare alla quale vorrei dire "Attenta!".
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GRAZIA SCANAVINI
Ricercatrice Educatrice umanista Counselor filosofica Blog con intento educativo per favorire l'emancipazione dalle relazioni tossiche
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Ottobre 2022
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