Uscire da una relazione ad alto tasso di manipolazione è una sfida enorme.
Complicata, ma possibile. E dopo? Dopo diventa estremamente difficile riuscire a lasciarsi andare in una nuova relazione. Fidarsi e affidarsi diventa quasi impossibile, soprattutto per i danni che la comunicazione perversa ha instillato, goccia dopo goccia, dentro di noi. Oggi, una donna alla quale voglio molto bene sta soffrendo proprio per questo motivo... uscita da una relazione devastante, aveva deciso "Mai più". Aveva scelto la solitudine amorosa. Poi ha incontrato un uomo che le piace, che la stimola, che le fa provare certe emozioni e che si pone in modo davvero accogliente, comprensivo. Ma dentro di lei che succede? Una continua bastarda entropia: più lui le dimostra amore, più in lei si alternano dubbi. Questo è il risultato della gabbia indotta dalla manipolazione: un bias cognitivo in cui non esiste più nessuna certezza perché sembra essere vero tutto, ma anche il suo esatto contrario. Ogni cosa bella scatena un caos enorme dentro di lei: è una cosa bella davvero o è una cosa architettata per farmi pensare che sia bella, mentre in realtà è solo funzionale a farmi cadere? Il tempo. Il tempo è una variabile davvero fondamentale ed è necessario concederselo perché l'emancipazione dalle relazioni insane deve passare necessariamente attraverso la capacità di restare nel conflitto emotivo, fino a smontarlo pezzettino per pezzettino. Fino ad annullare i danni che la manipolazione ha indotto all'autostima e alla determinazione del sé. Lasciarsi alle spalle una manipolazione significa mettere in discussione ogni singola convinzione che l'altro ci aveva instillato lentamente e metodicamente. Non è possibile uscirne da un giorno all'altro, perché l'azione del gaslighting è stata certosina... Se volessimo figurarci una manipolazione, vedremmo una persona in piedi, libera, e una di fronte a lei che le sorride e dice di amarla, mentre intorno a lei intesse una rete di sottilissimo filo metallico color oro. Un filo, e annoda. Un altro filo, e annoda. Un altro ancora, e annoda. Fino a chiuderla in una gabbia. E poi se ne va. Lo scarto. E la tinta color oro si scioglie, e rivela becero fil di ferro. Dentro quella gabbia, a mani nude, disarmate, senza tenaglie, non è possibile tagliare. È necessario sciogliere quei nodi tra i fili, uno a uno. Serve tempo, serve pazienza. A nulla serve scalciare, scalpitare... ci si fa solo male. Affrontare quei nodi con calma, restando nel conflitto, è l'unico modo per aprire la gabbia e uscirne. Dopo una relazione insana, usciti da quella gabbia, quando qualcun altro dice le stesse parole che aveva usato chi intesseva la gabbia, i dubbi che nascono sono un'infinità... quel bias cognitivo che in certi momenti ci vede sicuri che la persona nuova che abbiamo di fronte sia sincera, mentre in altri ci sbatte la testa al muro dicendo : "Svegliaaaaaa! Ti stai facendo fregare di nuovo!" Un caos enorme. Una destabilizzazione totale. Serve prendere una decisione razionale, anche se stiamo parlando di emozioni che la razionalità può solo blandamente gestire. Provateci, mentre vi concedete di restare anche in quel conflitto. Spiegate alla persona "nuova" quello che avete vissuto e il bias che vivete. Il che non significa che la nuova relazione debba assoggettarsi al passato, ma permette all'altro di capire in quale stato emotivo vi trovate e perché, in certi momenti, avvertite disagio emotivo. So che è difficile farlo, perché significa comunque mettere la propria emotività nelle mani dell'altro... e l'ultima volta che lo avete fatto è andata malissimo. Concedetevi di restare nel bias, datevi per quanto il momento vi consente di dare. Non imponetevi lo sforzo emotivo. II tempo è la variabile che farà la differenza, che vi concederà di riprendere ad avere fiducia. Di lasciar andare la paura.
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...chiedete aiuto a professionisti, a chi ha competenze, perché esattamente come non si esce da una dipendenza da stupefacenti da soli, non si esce da una dipendenza affettiva proprio per la questione biochimica.
Evitate il più possibile di chiedere consigli a parenti, amici, ecc. Da loro dovete solo farvi stringere forte, chiedere loro di starvi vicini ma senza giudicarvi. Perché chi non ha vissuto una relazione tossica non ha gli strumenti per capire come vi sentite e tenderà a minimizzare, con tutta la buona intenzione, ma concorrerà ad abbassare ulteriormente la vostra autostima. Fatevi guidare da qualcuno che vi spieghi perché non siete degli inetti se ci siete "caduti" e non riuscite a uscirne. E non è niente vero che ci cascano le persone deboli, ecc. E, se nel momento in cui un manipolatore vi scarta vi sentite una nullità, erranti in tutto e per tutto, la ragione sta proprio nella componente tossica della relazione. Ricordate la botta di ormino di cui vi ho parlato nella pagina introduttiva al blog? Abbiate comprensione per voi stessi. Non affossatevi nell'idea di essere una persona incapace di scegliere un partner o di gestire una relazione... non lo siete. Siete solo incappati in una persona che non agisce per amare ed essere amata, perché non è in grado. Quello che mette in atto, suo malgrado, è tutto finalizzato all'approvvigionamento narcisista: anche inconsapevolmente, quella persona diventa il vostro ideale di partner solo per prendere la vostra autostima e mangiarsela, nutrirsi del vostro benessere solo in funzione di quanto è capace di provocare reazioni emotive in voi, per innalzare la propria autostima. Insomma, è una partita giocata tra un onesto affettivo e un disonesto anaffettivo. |
GRAZIA SCANAVINI
Ricercatrice Educatrice umanista Counselor filosofica Blog con intento educativo per favorire l'emancipazione dalle relazioni tossiche
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