perchÉ visualizza ma non risponde? PerchÉ non risponde ma vi segue sui social? si chiama orbiting.2/10/2022
Alcune parole random sull'orbiting messo in atto dalle persone manipolatrici.
Ieri una persona mi ha chiesto "Perché se mi ha lasciata, continua a girarmi intorno?" "Perché per mesi mi ha trattata con indifferenza, dopo avermi trattata così male senza che io capissi il motivo di tanta cattiveria, e adesso fa il carino su Instagram?" La cosa fondamentale è questa: non illudetevi. "Girarmi intorno" può corrispondere a: - azioni virtuali in assenza fisica: lui è sparito fisicamente dalla vostra vita, la relazione è finita più o meno dichiaratamente. Non risponde ai vostri messaggi ma ricompare e mette un like ai vostri post; o fa un commento che contiene un particolare simbolico nella vostra relazione, o scrive uno stato che voi possiate interpretare come riconducibili a qualcosa che vi ha legati durante il periodo bello. Magari mette come foto profilo proprio quella che gli avevate scattato voi in un momento altissimo o il link alla "vostra" canzone. O vi manda il tanto atteso messaggio "Mi manchi" e poi, quando voi esplodete di amore nei suoi confronti, lui di nuovo non risponde più. Cose così. - azioni fisiche, spesso attribuite al caso: ha chiuso la relazione con voi, magari dicendovi e facendovi le peggio cose, ma un giorno ricompare casualmente. Cioè, che sia un caso lo dice lui: passava di lì - la strada che fate per rientrare dal lavoro ogni giorno a quell'ora, per esempio - perché doveva portare qualcosa a qualcuno, per esempio. O andare proprio in quel negozio lì, sotto casa vostra, perché solo lì trova una determinata cosa. Non era lì per cercare voi, sia chiaro. Voi pensate: c'è venuto apposta, voleva vedermi, perché sa benissimo a che ora passo; se avesse voluto evitarmi, avrebbe scelto qualsiasi altro momento. Ed è vero... ma, ciò che è importante capire, è che non lo fa per il motivo che credete voi. Non è lì perché voleva trovare un modo per riprendere la relazione, come credete voi. Non mette il like perché spera così di riavvicinarsi, risolvere le incomprensioni e tornare di nuovo a essere felice insieme... la cosa, cioè, che vorreste tanto voi. Chi fa orbiting, dopo avervi portato a provare tutta la sofferenza possibile, non ha necessità relazionali affettive nei vostri confronti. Lo mette in atto solo per soddisfare un proprio bisogno di tenere la porta aperta ed una via di ritorno percorribile, per “tenervi in caldo”, per non consentirvi di allontanare l'attenzione da lui. Lo fa perché voi non riusciate totalmente a staccarvi da lui mentalmente, dalla relazione finita. Lo fa perché il vostro pathos resti su di lui e non riusciate ad aprirvi a possibili altre relazioni, o vi sentiate in difficoltà nel farlo. E non perché sia geloso in termini amorosi. Non perché vi ama ancora e non vuole che vi concediate a qualcun altro, ma perché ha bisogno di nutrirsi della vostra attenzione verso di lui, semplicemente. E se voi la spostate su qualcun altro, lui dove va a nutrirsi l'ego? È possibile che negli incontri (così come nelle interazioni viruali) rivanghi momenti belli, ma lo fa solo per riportarvi indietro e aumentare in voi il senso di inadeguatezza (lui ce l'ha messa tutta in quella relazione, perché vi amava tanto, ma voi non avete capito e avete rovinato tutto) e rinnovarvi la dipendenza da quella relazione che lui ha tutto l'interesse a mantenere irrisolta. Chi vive le relazioni come dinamiche di manipolazione torna anche con la scusa di darvi finalmente quelle risposte che tanto avete atteso e non vi aveva mai dato: perché è finita? Non cascateci, non lo farà. Sa bene che voi avete atteso per mesi quelle risposte, ma sa anche che non dare motivazioni significa tenere il coltello dalla parte del manico. Se non ha motivato subito, non è un caso. Torniamo sempre lì, insomma: se avete a che fare con un manipolatore, non interpretate i suoi comportamenti con l'onestà e la spontaneità che contraddistingue chi vive approcciandosi con empatia affettiva, perché state giocando su due campi diversi. So che i dubbi vi annebbiano, perché i manipolatori esperti hanno una forte capacità di empatia razionale, quindi sanno perfettamente cosa devono dire e come devono comportarsi affinché voi pensiate (e soprattutto sentiate) determinate cose... ma per loro l'empatia è solo uno strumento per scatenare in voi reazioni specifiche. Nel caso dell'orbiting, l'obiettivo è testarvi: capire se siete ancora lì ad aspettare e soprattutto rinforzare lo stato d'attesa. Se non comparisse, correrebbe il rischio che vi dimenticaste di lui e prendeste a vivere una vita appagante... in cui lui, poi, non riuscirebbe più a manipolarvi, dovesse averne necessità in un momento di "magra" altrove. Come si affronta, allora, un'azione di orbiting? Con l'indifferenza. Perché una reazione di indifferenza, interpretata attraverso l'empatia razionale, significa disinteresse. Se io manipolatore metto in atto una strategia per suscitarti emozioni e nel tuo comportamento non ne vedo nessuna, resto mortificato. E non posso permettermelo, perché questo abbassa la mia autostima, che è quella che tanto ostento in apparenza ma che in realtà è quella voragine che devo continuamente riempire con il pathos degli altri, se voglio tenermi a galla. Capito questo, come si mette in atto l'indifferenza? - lui fa un commento finalizzato a ravvivare? Fingete di non capire. Stravolgete proprio il senso del commento e rispondete come se non aveste colto. Fatelo in tono sereno, mai rabbia (che per loro è comunque un segnale che non avete messo fine a quella relazione). Come se fosse la risposta a una persona qualsiasi. - non andate mai a cuorare o commentare i suoi stati. Sparite dai suoi social, se possibile. - non scrivete stati che siano riferiti a lui in nessun modo. Nè al grande amore che è stato, né alla sofferenza che ha comportato. Tutto questo, per lui, è nutrimento dell'ego. - quando lo incontrate sulla vostra strada, sforzatevi di sorridergli, salutatelo anche, ma non dategli lo spazio per parlarvi: " Ciao! Stai bene? Bene, mi fa piacere! Scusa, ma sono in ritardo, devo proprio andare..." So che non stavate aspettando altro che ricomparisse, ma non è tornato perché vi ama. Vuole solo continuare a nutrirsi del vostro patimento, per essere sicuro di valere talmente tanto che non riuscite a dimenticarlo. Tutto qui. Sono strategie, non sentimenti. L'unico sentimento che avverte, suo malgrado, è il vuoto interiore che ha bisogno di riempire in qualche modo e, non essendo dotato di empatia affettiva, può farlo solo mettendo in atto strategie che mantengano alta l'attenzione e il desiderio nei suoi confronti. Se troverà serena indifferenza (non rabbiosa e non amorosa, è fondamentale) per alcune volte, andrà ad orbitare altrove e voi sarete libere di iniziare il percorso per uscire definitivamente dalla sofferenza. (ho usato la narrazione incentrata sul genere maschile solo perché mi viene più spontanea, essendo che sono le donne più spesso a esporsi e a interagire su questi argomenti, ma vale la stessa identica cosa per le manipolatrici)
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Quando diciamo "Io non capisco perché ti ostini a rimanere con lui" è perché non abbiamo capito cosa sia una relazione tossica, l'immobilità emotivo-decisionale che si prova e il senso di inadeguatezza che la determina.
Non abbiamo capito che la violenza fisica è solo la punta dell'iceberg di una violenza psicologica che anestetizza la lucidità al pari di una droga. Non abbiamo capito che non è una questione di volontà. Quando diciamo "Io non capisco perché ti ostini a rimanere con lui" a una donna che subisce violenza, non stiamo facendo altro che rinforzare l'azione di chi le sta usando violenza, perché fomentiamo il senso di inadeguatezza che prova quella donna. Le donne che subiscono violenza hanno bisogno di accoglienza e comprensione, non di giudizio. Hanno bisogno di essere guidate da persona esperta, capace di interrompere la spirale di violenza in cui quelle donne sono entrate. Non perché siano stupide ma perché, chi gliele ha spinte, le stordisce al punto da farle sentire tali. Se diciamo loro "Non capisco perché ti ostini a rimanere con lui", non facciamo altro che aumentare la loro sensazione di essere stupide e inette. Se vogliamo essere d'aiuto, c'è una sola possibilità: mettersi a disposizione sospendendo il giudizio, prestandosi all'ascolto con accoglienza e comprensione, cercando di ribaltare la sensazione di inadeguatezza e di stupidità che quelle donne si sentono continuamente buttare addosso. Se vogliamo essere d'aiuto, dobbiamo prima capire che quelle donne "non si stanno ostinando a rimanere con lui"... non sono proprio in grado di scegliere. Direste mai a una persona che ha subito violenza dopo essere stata drogata a sua insaputa "Perché ti sei fatta usare violenza?" Ecco. Una vittima di violenza è stata drogata a sua insaputa, ogni giorno, prima con piccole dosi, via via sempre più consistenti fino a renderla completamente dipendente. Cosa c'entra tutto questo con il femminicidio? Se non tutti i manipolatori arrivano a uccidere fisicamente, dietro a un femminicidio c'è sempre un manipolatore. Se vogliamo essere d'aiuto, dobbiamo dare attenzione e rispetto alla condizione di quelle donne e, anziché concorrere a sminuirle, possiamo aiutarle a focalizzare la loro sofferenza, spiegare loro che c'è una ragione biochimica per la quale le manipolazioni psicologiche inducono la vittima a pensare di non poter uscire da quella relazione. E che solo una persona competente può aiutarla, esattamente come un tossicodipendente non può uscire dalla dipendenza senza un aiuto competente. Se vogliamo essere d'aiuto, diamo loro una visione di futuro. "Uscire da una relazione tossica è difficile e doloroso, ma mai quanto restarci. E non sei sola. Sono qua e non penso che tu sia una stupida. Sono qua perché ti capisco".
Qualche tempo fa, dopo un post Fb sul narcisismo patologico (più correttamente: Disturbo narcisistico della personalità), mi sono trovata a parlare in privato con un uomo che si autodefinisce narcisista patologico.
Persona che apprezzo, con la quale siamo finiti a fare considerazioni sul fatto che, quando c'è un NP maschio al centro, dire "Attenta!" alle donne che gli stanno intorno (ignare) non è funzionale, perché si ottiene l'effetto esattamente contrario. Un po' perché noi donne per condizionamento socio-educativo abbiamo questa spinta alla convinzione di poter "guarire" l'altro, un po' perché non possiamo di certo credere che quello spettacolo di uomo sia tutt'altro da ciò che percepiamo direttamente di lui, che facciamo? Usiamo quel consiglio per dimostrare a lui che siamo dalla sua parte, che noi lo capiamo, ecc. Convinte che chi dice "Attenta!" lo faccia per invidia, per bruciargli il terreno intorno solo per una questione di "gelosia". Anche perché, diciamolo, succede anche questo, non esclusivamente quando c'è un NP di mezzo e nemmeno troppo di rado. Non siamo bravissime, ancora, a supportarci l'un l'altra... e di conseguenza, facciamo più fatica a fidarci. Non lo facciamo proprio, se quell'uomo al quale ci dicono di stare attente ci sembra Dio sceso in terra. I social, su queste dinamiche, hanno un impatto ancor più importante: sia perché il mezzo consente facilmente al NP di costruirsi il personaggio come vuole (mentre dal vivo è ovviamente molto più impegnativo), sia perché i social sono vera e propria fonte dalla quale attingere quell'attenzione che diversamente, da chi lo conosce davvero, non ha più. Succede quindi, sovente, che sul social il NP appaia come un'amalgama straordinaria di allegria, bellezza, ironia, bontà e chi più ne ha più ne metta. Si espone dipingendosi dalla parte delle donne, palesemente contro tutte le ingiustizie del mondo ed è brillantemente seducente. Spesso racconta di averne ha passate di tutte i colori per colpa delle donne, ma se ne prende la colpa eh: ha scelto la donna sbagliata, si è lasciato irretire, ma sa che tu sei diversa. Spessissimo ti stava cercando. Aveva proprio smesso di cercare perché pensava che tu non esistessi. Talmente capace nel costruire il proprio personaggio e diventarlo, che mai e poi mai potresti pensare che stia recitando. Non ho scritto "fingendo" perché non finge, recita la parte così come succede a teatro ai migliori attori: diventa proprio il personaggio. Di fronte a quel "Attenta!" pochissime donne possono credere che sia davvero un consiglio spassionato. Sono più portate a pensare che sia una mossa di gelosia o di vendetta, se tra i due c'è stato un trascorso. Succede, quindi, che si rafforzi l'idea che davvero quell'uomo non sia stato compreso. Del resto magari lui sta già scrivendo in privato "Come mi capisci tu, nessuna mai." Se al centro c'è un NP, chi scrive "Attenta!" può farlo per diverse motivazioni: - se non è entrata in relazione profonda con lui, perché nell'approccio ha subito riconosciuto il disturbo di personalità (ne ha competenza, oppure esperienza), ci tiene a mettervi in guardia; - se è entrata in relazione profonda ed è ancora dentro alla dinamica di manipolazione in fase di scarto (lui l'ha scartata), lo fa effettivamente per un discorso di gelosia, anche se spesso provocata dalla triangolazione che il NP ha messo in atto (oltre che splendido attore, diventa anche ottimo regista di dinamiche tra pretendenti: si nutre della gara per averlo); non è una gelosia che nasce spontanea, insomma: è voluta, provocata da lui che mette in atto indifferenza nei confronti di questa, e palesa pubblicamente l'interesse per l'altra. Gli serve: due donne che competono per averlo sono manna; non c'entrano nulla i sentimenti, sia chiaro: il suo obiettivo è l'approvvigionamento narcisistico, niente altro; - se è uscita dalla relazione, lo fa esclusivamente perché riconosce i comportamenti del NP, i suoi schemi, e le dispiace pensare che state rischiando di vivere quella sofferenza in cui lei è finita annientata e dopo la quale ha dovuto faticare enormemente per riprendersi in mano. Faccio questo discorso perché diverse volte mi trovo io stessa a voler dire "Attenta!" a qualcuna riguardo a diverse persone che conosco e, per competenza o conoscenza, sono certa di non sbagliarmi. Ma desisto, per evitare di rafforzare quella dinamica per la quale la donna consigliata finirebbe a investire emotivamente ancora di più in quella relazione. È una situazione che non ha una soluzione "buona". Desistere è come lasciare una potenziale vittima al suo destino. Intervenire è un po' come fornire un assist al NP. Quante volte vi è successo di dire "Attento!" a qualcuno e vedere poi distorcere il vostro intento buono? Quando c'è di mezzo un NP, succede sempre. So che, quando si legge qualcosa rispetto a questo disturbo, la risultante sembra sempre una caccia alla streghe ma in realtà questo succede solo perché analizziamo la relazione in termini empatici mentre nel NP l'empatia emotiva non esiste. E non lo dico per screditarli, ma perché è una caratteristica propria di chi è portatore della patologia. Non è che non vuole amarvi, volervi bene: è proprio impossibilitato a farlo. È invece molto dotato di empatia cognitiva... cosa significa? Che non potendo empatizzare emotivamente, ha imparato alla perfezione quali comportamenti deve mettere in atto per provocarvi certe emozioni, sensazioni o sentimenti. Sa che se vi dice che come voi, nessuna mai vi porterà a sentirvi uniche e a legarvi in un legame che ai vostri occhi è indice di unicità. Di extra-ordinarietà. Sia chiaro che il NP non sta bene, non è felice, non è niente di ciò che appare... la sua vita è un totale dipendere dal bisogno di sentirsi il migliore, il più amabile, il più desiderato, il più degno di attenzione. Se quell'attenzione decade, va in tilt. E, aggiungo, non necessariamente ha bisogno di un riconoscimento positivo: trae approvvigionamento anche dal vostro stare male, dal sapere che fareste qualsiasi cosa per lui, per riaverlo. Questo il motivo per cui è difficile uscirne: è un meccanismo perverso. Se le persone sane traggono ben essere dalle situazioni positive, in cui entrambi i partner stanno bene, in una relazione con un NP l'equilibrio non esiste: - nella prima fase, quella dell'idealizzazione (love bombing) lui fa di tutto per farvi vivere il paradiso, confacendosi al vostro ideale di uomo; e voi traete un appagamento emotivo enorme, incredibile. Tutto questo perché vi fa vivere un'euforia che scatena un rilascio di endorfine da sballo. Anche lui sembra al settimo cielo, eh. Sembra. In realtà sta investendo una quantità enorme di energie per rendervi dipendenti, per far sì che non abbiate scampo nella fase successiva. - nella seconda fase, quella di svalutazione, il NP diventa freddo e indifferente, mettendo in atto continue critiche e svalutazioni sulla vittima che appare confusa poiché non capisce cosa stia accadendo. Sperimenta un forte stress, si sente infelice, le sembra di “camminare sulle uova”. Confusa dal comportamento incomprensibile del narcisista, la vittima lavora di più per compiacerlo, nella speranza di recuperare il rapporto che aveva assaporato all’inizio. Mette in dubbio sé stessa, prova a far di tutto per essere adeguata (e quindi amata). Privata della "droga narcisistica” (le endorfine) la vittima sperimenta i sintomi dell’astinenza con ansia, rabbia, tristezza; e per far fronte a questi stati d'animo mette in atto una serie di meccanismi inconsci di difesa (negazione, razionalizzazione, modelli regressivi di comportamento infantile, ecc) che rappresentano l’unico modo per poter sopravvivere all'ansia. Questa è la fase vera e propria del gaslighting: la vittima diventa ostaggio del grandioso e patologico sé del narcisista. Il narcisista la guarda con disprezzo; la concepisce come impotente, inferiore e priva di valore ma allo stesso tempo anche la fonte attraverso la quale alimentare il suo bisogno di sentirsi potente. Qui il paradosso: quanto più la vittima mostra la sua angoscia quanto più chi ne abusa alimenta il proprio narcisismo. Abuso che si manifesta attraverso la violenza verbale e fisica, la svalutazione delle capacità intellettive, della sessualità, della creatività. Svaluta ma al tempo stesso ha bisogno della vittima per autoalimentare il senso di sé grandioso: “Fai schifo, sei inadeguata a me, ma non ti azzardare a lasciarmi”. Per la vittima è difficile fuggire alla trappola. Quanto difficile, ce lo dicono tutti i femminicidi. - la fase di rigetto: è la conclusione, lo scarto. L’interesse per la vittima ormai "inerme" decade. Il NP resiste a tutti i tentativi di salvataggio del rapporto, ha un atteggiamento da bullo (non risponde, si nega) ed è totalmente indifferente a qualsiasi necessità o desiderio della vittima. Sparisce, senza dare spiegazioni. Se lei rimane ancorata a questo livello (cosa che lui spesso predispone nella fase di Love Bombing dicendo "Se anche andrò via, un giorno, tornerò sempre da te perché tu sei l'unica che mi ha amato davvero. Passassero anche dieci anni, tornerò") rafforza solo il senso di potenza del narcisista e gli lascia la possibilità di ripresentarsi. Cosa che succede solitamente quando la vittima ha ripreso almeno in parte vitalità, allegria. Mi fermo. Volevo scrivere solo alcune righe e invece mi sono persa in un'elaborazione forse fin troppo tecnica. Sia chiaro che ho parlato in termini di NP maschio perché le dinamiche sono un po' diverse a seconda del genere di chi manipola usando la comunicazione perversa. Non meglio o peggio, diverse. E perché oggi c'è una donna in particolare alla quale vorrei dire "Attenta!".
Chi non è nella condizione di uscire dalla relazione tossica (perché dipende anche economicamente o ha figli in comune), soffre davanti alla mancanza di empatia emotiva da parte di chi la manipola e deve necessariamente imparare a gestire "le partite".
Preso atto che chi abbiamo di fronte ha dinamiche con accentuate caratteristiche di personalità specifiche (non necessariamente patologiche, ma spiccate al punto da condizionare la relazione e generare in noi sofferenza) per ottenere un equilibrio di relazione deve imparare a gestire la relazione. La spontaneità, ahimè, porta a soffrire, quindi c'è da decidere: o si esce dalla relazione (lo dico in tono banalizzante, ovvio che bisogna poterlo fare, ché se ci sei sposato e hai figli, o quella persona è il tuo capo, ecc. non è che puoi tanto scegliere) oppure si impara a CONTARE LE BRISCOLE. No, non sto dando di matto. Avete giocato tutti a briscola, no? Se ci giocate in modo amatoriale, così come viene, sapete che vince chi fa più punti e, seguendo la fortuna delle carte che vi capitano, prendete quando potete e... vinca il più fortunato! Ma - se giocate contro un esperto - al 99% perdete. Perché chi conosce bene il gioco della briscola, invece, conta il numero delle briscole che vengono usate durante la partita, sapendo quindi quante ne rimangono in gioco, e ha la possibilità di calcolare e programmare le mosse. Se poi è espertissimo/a e ha buona memoria, ha imparato a segnare mentalmente anche quali carichi vanno via, e il re, il cavallo, ecc., in modo da non farsi fregare giocando un banale due non di briscola che voi potreste usare per intascare il carico corrispondente. Vi ho ingarbugliato il cervello? Vi state chiedendo cosa significhi e cosa c'entri tutta questa manfrina sulla briscola? La faccio facile: se non ci si esime da una relazione tossica, bisogna imparare a controllarsi per controllarla, almeno in parte. La tocco piano: non potete permettervi di essere spontanei, pena la sofferenza, perché chi ha caratteristiche di personalità molto influenti gioca per schemi e strategie. E, spesso, nemmeno lo sa. Ma questo è un altro discorso.
Uscire da una relazione ad alto tasso di manipolazione è una sfida enorme.
Complicata, ma possibile. E dopo? Dopo diventa estremamente difficile riuscire a lasciarsi andare in una nuova relazione. Fidarsi e affidarsi diventa quasi impossibile, soprattutto per i danni che la comunicazione perversa ha instillato, goccia dopo goccia, dentro di noi. Oggi, una donna alla quale voglio molto bene sta soffrendo proprio per questo motivo... uscita da una relazione devastante, aveva deciso "Mai più". Aveva scelto la solitudine amorosa. Poi ha incontrato un uomo che le piace, che la stimola, che le fa provare certe emozioni e che si pone in modo davvero accogliente, comprensivo. Ma dentro di lei che succede? Una continua bastarda entropia: più lui le dimostra amore, più in lei si alternano dubbi. Questo è il risultato della gabbia indotta dalla manipolazione: un bias cognitivo in cui non esiste più nessuna certezza perché sembra essere vero tutto, ma anche il suo esatto contrario. Ogni cosa bella scatena un caos enorme dentro di lei: è una cosa bella davvero o è una cosa architettata per farmi pensare che sia bella, mentre in realtà è solo funzionale a farmi cadere? Il tempo. Il tempo è una variabile davvero fondamentale ed è necessario concederselo perché l'emancipazione dalle relazioni insane deve passare necessariamente attraverso la capacità di restare nel conflitto emotivo, fino a smontarlo pezzettino per pezzettino. Fino ad annullare i danni che la manipolazione ha indotto all'autostima e alla determinazione del sé. Lasciarsi alle spalle una manipolazione significa mettere in discussione ogni singola convinzione che l'altro ci aveva instillato lentamente e metodicamente. Non è possibile uscirne da un giorno all'altro, perché l'azione del gaslighting è stata certosina... Se volessimo figurarci una manipolazione, vedremmo una persona in piedi, libera, e una di fronte a lei che le sorride e dice di amarla, mentre intorno a lei intesse una rete di sottilissimo filo metallico color oro. Un filo, e annoda. Un altro filo, e annoda. Un altro ancora, e annoda. Fino a chiuderla in una gabbia. E poi se ne va. Lo scarto. E la tinta color oro si scioglie, e rivela becero fil di ferro. Dentro quella gabbia, a mani nude, disarmate, senza tenaglie, non è possibile tagliare. È necessario sciogliere quei nodi tra i fili, uno a uno. Serve tempo, serve pazienza. A nulla serve scalciare, scalpitare... ci si fa solo male. Affrontare quei nodi con calma, restando nel conflitto, è l'unico modo per aprire la gabbia e uscirne. Dopo una relazione insana, usciti da quella gabbia, quando qualcun altro dice le stesse parole che aveva usato chi intesseva la gabbia, i dubbi che nascono sono un'infinità... quel bias cognitivo che in certi momenti ci vede sicuri che la persona nuova che abbiamo di fronte sia sincera, mentre in altri ci sbatte la testa al muro dicendo : "Svegliaaaaaa! Ti stai facendo fregare di nuovo!" Un caos enorme. Una destabilizzazione totale. Serve prendere una decisione razionale, anche se stiamo parlando di emozioni che la razionalità può solo blandamente gestire. Provateci, mentre vi concedete di restare anche in quel conflitto. Spiegate alla persona "nuova" quello che avete vissuto e il bias che vivete. Il che non significa che la nuova relazione debba assoggettarsi al passato, ma permette all'altro di capire in quale stato emotivo vi trovate e perché, in certi momenti, avvertite disagio emotivo. So che è difficile farlo, perché significa comunque mettere la propria emotività nelle mani dell'altro... e l'ultima volta che lo avete fatto è andata malissimo. Concedetevi di restare nel bias, datevi per quanto il momento vi consente di dare. Non imponetevi lo sforzo emotivo. II tempo è la variabile che farà la differenza, che vi concederà di riprendere ad avere fiducia. Di lasciar andare la paura. |
GRAZIA SCANAVINI
Ricercatrice Educatrice umanista Counselor filosofica Blog con intento educativo per favorire l'emancipazione dalle relazioni tossiche
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