Quando diciamo "Io non capisco perché ti ostini a rimanere con lui" è perché non abbiamo capito cosa sia una relazione tossica, l'immobilità emotivo-decisionale che si prova e il senso di inadeguatezza che la determina.
Non abbiamo capito che la violenza fisica è solo la punta dell'iceberg di una violenza psicologica che anestetizza la lucidità al pari di una droga. Non abbiamo capito che non è una questione di volontà. Quando diciamo "Io non capisco perché ti ostini a rimanere con lui" a una donna che subisce violenza, non stiamo facendo altro che rinforzare l'azione di chi le sta usando violenza, perché fomentiamo il senso di inadeguatezza che prova quella donna. Le donne che subiscono violenza hanno bisogno di accoglienza e comprensione, non di giudizio. Hanno bisogno di essere guidate da persona esperta, capace di interrompere la spirale di violenza in cui quelle donne sono entrate. Non perché siano stupide ma perché, chi gliele ha spinte, le stordisce al punto da farle sentire tali. Se diciamo loro "Non capisco perché ti ostini a rimanere con lui", non facciamo altro che aumentare la loro sensazione di essere stupide e inette. Se vogliamo essere d'aiuto, c'è una sola possibilità: mettersi a disposizione sospendendo il giudizio, prestandosi all'ascolto con accoglienza e comprensione, cercando di ribaltare la sensazione di inadeguatezza e di stupidità che quelle donne si sentono continuamente buttare addosso. Se vogliamo essere d'aiuto, dobbiamo prima capire che quelle donne "non si stanno ostinando a rimanere con lui"... non sono proprio in grado di scegliere. Direste mai a una persona che ha subito violenza dopo essere stata drogata a sua insaputa "Perché ti sei fatta usare violenza?" Ecco. Una vittima di violenza è stata drogata a sua insaputa, ogni giorno, prima con piccole dosi, via via sempre più consistenti fino a renderla completamente dipendente. Cosa c'entra tutto questo con il femminicidio? Se non tutti i manipolatori arrivano a uccidere fisicamente, dietro a un femminicidio c'è sempre un manipolatore. Se vogliamo essere d'aiuto, dobbiamo dare attenzione e rispetto alla condizione di quelle donne e, anziché concorrere a sminuirle, possiamo aiutarle a focalizzare la loro sofferenza, spiegare loro che c'è una ragione biochimica per la quale le manipolazioni psicologiche inducono la vittima a pensare di non poter uscire da quella relazione. E che solo una persona competente può aiutarla, esattamente come un tossicodipendente non può uscire dalla dipendenza senza un aiuto competente. Se vogliamo essere d'aiuto, diamo loro una visione di futuro. "Uscire da una relazione tossica è difficile e doloroso, ma mai quanto restarci. E non sei sola. Sono qua e non penso che tu sia una stupida. Sono qua perché ti capisco".
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GRAZIA SCANAVINI
Ricercatrice Educatrice umanista Counselor filosofica Blog con intento educativo per favorire l'emancipazione dalle relazioni tossiche
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Ottobre 2022
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