E se fosse che eri già dentro me. E se fosse che mi hanno insegnato ad alzare un muro dentro me. E se fosse che in fondo ai miei pensieri ce n’era uno che non ho mai voluto leggere. Un solo neurone forse ha capito davvero il significato di quella frase, uno solo, in mezzo a milioni. Ma non si è isolato, non si è spento. Ha lentamente iniziato ad irradiare informazioni ai neuroni vicini. Qualcuno ha respinto. Qualcuno si è modificato. Qualcuno ha continuato ad agire sinapticamente. E ora sei qui, nella mia testa. I miei pensieri sono pieni di te, di sensazioni immaginate, di emozioni desiderate.
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La mia testa freme e il mio corpo pure. Cercano te. Bramano te. Non fermerò i miei pensieri e non taccerò la mia bocca. Respirerò il tuo odore e ti dirò quello che sento. Immaginerò il tuo piacere e ti griderò il mio. Animerò il tuo desiderio e ti restituirò le mie sensazioni. Mi sentirai nelle tue mani. Stringerai. E capirai che sono tua. Entra. Non dire niente. Parla ai miei sensi. Parlagli piano e forte. Con carezze e schiaffi, con saliva e morsi, con anima e corpo, con diletto e passione. Concedimi. E privami. Dammi. E prendimi. Chiedimi. E comandami. Sussurrami. E urlami. Non un attimo. Non un’ora. Non una notte. Giorni e giorni. Chiusi nel nostro piacere. Vieni. Stenditi con me. a guardare oltre il mondo oltre l’infinito. Guardami. Non dirmi che sono bella. Non dirmi che mi ami. Non dirmi parole scontate. Parlami. Dimmi quello che senti. Dimmi l’effetto che ti fa toccare la mia pelle. Dimmi la sensazione che hai nel mordere le mie labbra. Raccogli una stella. Con cui accarezzarmi la pelle. Con cui ossigenarmi il respiro. Con cui sfiorare le mie labbra. Portami fino alla Luna. Sento il tuo desiderio di me cerco la dimensione in cui incontrarlo. Sento il tuo pensiero sulla mia pelle cerco la chiave per leggerlo. Sento la tua immagine farsi spazio tra i miei neuroni cerco di elaborarla e darle una collocazione. Sento l’intensità della tua carne che chiama la mia cerco il tuo respiro per lasciarmi andare. Sento passione indecisa, impaurita cerco di capire qual è il grado di piacere che riesci a sopportare. Uomo. Di apparente durezza in mezzo al mondo, per la convinzione di sentirsi più sicuro. Uomo. Di poche parole, per il timore di dover dare risposte. Uomo. Di certezze assolute, per la paura di dover cambiare. Uomo. Di pensieri nascosti, per la convinzione che siano solo suoi. Uomo. Di sogni taciuti, per il turbamento che potrebbero causare. Uomo. Di apparente indifferenza, per l’ansia di dover affrontare conseguenze. Uomo. Di cortese retrocedere, per l’incertezza di non essere all’altezza. Uomo. Di donne diverse, per la ricerca di quello che la sua donna non da. Uomo. Di corpi pagati, per la sicurezza che non chiederanno altro in cambio. Uomo. Di donne che pretendono, per il desiderio di incontrarlo nei suoi sogni. Uomo. Di donne che si lamentano, per l’indifferenza che le fa soffrire. Uomo. Di donne che piangono, per l’incapacità di sentirlo soddisfatto. Uomo. Che se riuscisse a chiedere, avrebbe riscontri mai creduti. Donna. Che se riuscisse a non pretendere, avrebbe la passione che desidera. Tu che di me sai tutto, che conosci ogni millimetro della mia pelle. Tu che hai toccato tutto ciò che si può toccare di me, che hai, dai miei neuroni e dalla mia pelle, tutto ciò che una mente e un corpo possono dare. Tu che mi vedi ogni mattina aprire gli occhi e ogni sera chiuderli, che senti il mio respiro mentre la mia mente sogna. Tu che mi hai vista provare il massimo del dolore e il massimo del piacere, che mi hai dato lo spazio per diventare me stessa. Tu non mi perderai mai per un altro uomo. Mai. Dimmi se è un gioco. Dimmi che gioco è. Dimmi se ho abbattuto le mie resistenze ed i miei perché per una banale curiosità o per qualcosa che senti. Dimmi se non guardi i miei occhi per timore di cadervi o per evitare di svelarti. Dimmi se cercavi un momento di svago o se cercavi me. Mi hai chiesto di giocare una carta… Ho giocato l’asso. L’asso prende tutto. Spazio che è culla ed è infinito. Stretta nelle tue braccia e libera di danzare per te. Danza di mente e danza di corpo comandata solo dall’amore per il tuo essere. Amore svestito del significato insignificante che porta. Amore vestito solo dell’intenso richiamo dei nostri sensi. Amore che nasce nei miei pensieri per morire sulla tua pelle. Amore che nulla ha a che fare con la convenzionalità del possedersi per abitudine. E nulla ha a che fare con la paura di finire. Chiede solo di respirarti. I nostri respiri ancora affannati si sono rincorsi fino a un attimo fa. La tua bocca ancora stringe la mia pelle dove i denti hanno morso. Le tue mani ancora tra i miei capelli ma ora hanno mollato la presa. Il tuo sudore ancora sulla mia pelle madida del mio e del tuo. Non spostarti. Resta dentro di me, voglio sentire la mia pelle che si restringe intorno alla tua. Voglio sentirti mio. Ancora. Non ci sarà abito bianco prezioso per un giorno. Non ci sarà noiosa abitudine a stancarci della vita. Non ci sarà un letto assonnato a spegnere la passione. Non ci saranno giornate nere a portarci insoddisfazione. Non ci saranno voci inutili a darci consiglio. Non ci sarà un tempo fissato perché tutto questo finisca. Ci sarà pelle, ci sarà calore, ci sarà piacere. Ci saranno anima e carne, ci saranno mani e bocche, ci saranno sguardi e parole. Ci sarà un vestito nero in cui gli occhi degli altri vedranno il peccato, guarderanno con disprezzo per celare invidia, sogneranno di indossare almeno un minuto nella vita. Non lo toglierò. Mai. Distendo le gambe sul lenzuolo bagnato, di acqua di passione. Si allenta la tensione delle braccia e delle mani. Che hanno toccato intensamente. Respiro affannosamente. Non di fatica. Discosto i capelli umidi di intensità dal viso. Appoggio sul cuscino la testa ancora intrisa di suoni di piacere, di parole forti, di sensazioni lancinanti. Chiudo gli occhi. Mentre lentamente svanisce la percezione di averti dentro. Il cuore continua a battere impazzito. Sembra continuare a godere. Note che mi accarezzano l’anima. Sfiorano il mio pensiero come fossero labbra sensuali. Cercano avidamente come fossero dita bramose. Entrano piano come fossero lingua delicata. Mi parlano dentro come fossero voce soffiata. Soffiata dalla tua bocca che ha sapore di whisky in questo momento, che sto desiderando abbia sapore di me. Note che diventano più intense ad ogni passaggio. Come se la tua bocca prima delicata e incerta diventasse sempre più intensa. Come se in un crescendo di desiderio le tue labbra non riuscissero a fermarsi, pretendessero di portarmi altrove. Dove sai che voglio andare. Le coppie che durano a lungo con positività e serenità non sono quelle che hanno trovato l'uno nell'altro quello che cercavano, ma sono quelle che hanno imparato ad amarsi l'un l'altro con vivacità per quello che sono. Lo fanno seguendo il percorso dei cambiamenti che inevitabilmente ognuno di noi affronta, stimolandosi e sorreggendosi a vicenda, anziché contrastando le novità per il timore di perdersi. |
AuthorGRAZIA SCANAVINI Archives
Febbraio 2017
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