Pensieri strani. Sensazioni diverse. Reazioni avverse. La mancanza non trova compensazione. E ti chiedi perché. Decidi che la ragione deve condurti oggi. Quella ragione che si scontra con il sentire. La stessa che ti ha spinta a decidere. La razionalità che sovrasta l'essere.. Eppure soffri. Vorresti certezze. Vorresti che fosse già finita. Vorresti capire che la ragione ha torto. Vorresti anima. Ma non succede. Immagine tratta dal web.
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Tensione che sale. Passione che infervora. Occhi che scrutano. Corpi che fremono. Bocche che ardono. Mani che si toccano. Braccia che stringono. Pensieri che si liberano. Immagini che si accavallano. Gambe che si allentano per dare spazio al desiderio. Polmoni che si affannano a respirare odori. Schiene che si inarcano in una danza liberatoria. Muscoli che si contraggono per liberare il desiderio. Voci che soffocano in grida di piacere. Sola, in un mondo di frenesia, in una stanza di tempo fermo. Sola con la mia pelle, sola con i miei pensieri, sola con la luce di una candela che scalda come fosse fuoco. Musica che suona dolcemente, che entra piano, che brucia dentro. Incanto, pensieri lievi che si fanno fiamme, odore intenso che toglie il respiro. Sola, abbracciata dal tuo pensiero, avvolta dal tuo desiderio, scaldata dalla tua passione. Amo stare sola. Pensieri in confusione. Cuore che batte all’impossibile. Pelle calda e sensibile, ogni centimetro. L’odore della tua pelle è la sola aria che mi ossigena. Aria che mi sfiora ed è carezza irresistibile. Le tue mani mi rubano la realtà, assecondano ogni mia fantasia, trasportano i miei sensi, mi accompagnano nel mio mondo. Mondo fatto di pelle, di odore, di calore, di piacere. Piacere intenso, e sempre diverso. Sono attimi. Durano una vita. Succede di rado che le persone ti stupiscano… soprattutto piacevolmente. Ci sono sguardi che ti scivolano addosso senza che tu te ne accorga, per lungo tempo, per anni. Non li percepisci, forse deviata dall’atteggiamento scherzoso, giocoso, apparentemente superficiale. Poi succede che un giorno nasce un gioco, sembra casuale, qualche battuta che capisci non essere uno scherzo, non essere il solito gioco. Parole che escono, una dopo l’altra, quasi legate al filo del tempo, del lungo tempo in cui sono state taciute. Escono come una liberazione pacata, un’ammissione del sentire quasi non importassero le conseguenze. Un dire gentile, un chiedere dolcemente, nulla pretendere. Parole che non ti aspettavi, pensieri che non immaginavi. La cosa strana è che non ti sconvolgono, ti sembrano quasi una carezza, un lieve sfiorare il tuo essere, un dolce cullare il tuo aver vissuto. Ti fermi. Non pensi. Non ti chiedi cosa vorresti, se vorresti. Non ci avevi mai pensato, non vuoi pensarci. Resti lì, immobile, a lasciarti accarezzare dalla dolcezza di quei pensieri, senza chiederti dove porteranno. E se fosse che eri già dentro me. E se fosse che mi hanno insegnato ad alzare un muro dentro me. E se fosse che in fondo ai miei pensieri ce n’era uno che non ho mai voluto leggere. Un solo neurone forse ha capito davvero il significato di quella frase, uno solo, in mezzo a milioni. Ma non si è isolato, non si è spento. Ha lentamente iniziato ad irradiare informazioni ai neuroni vicini. Qualcuno ha respinto. Qualcuno si è modificato. Qualcuno ha continuato ad agire sinapticamente. E ora sei qui, nella mia testa. I miei pensieri sono pieni di te, di sensazioni immaginate, di emozioni desiderate. Notte di pensieri. Notte di passioni. Notte di fumo e di whisky. Notte di parole già scritte. E scrivo proprio lì. sullo stesso foglio. Parole di vite diverse, di sensazioni simili. Come fossero allo specchio. Una testa che mi attrae. Dai pensieri che come mare trascinano al largo. Dai pensieri che come onde impetuose portano intensità e d’improvviso se la portano via. Restano note che sembrano dar voce alle tue parole che le urlano dentro fino a farle sbattere contro la pelle. E la pelle vuole. Non c’è spazio nella mia mente per trattenere le cose che gli altri non vogliono sentire, per tacciare i miei sensi, per non dire le cose che sento. Non voglio che l’attività dei miei cari neuroni sia rallentata dai pensieri non detti, dalle emozioni non comunicate, dalle sensazioni trattenute. Vivo in questo attimo, che può essere uno solo. Le sinapsi devono poter funzionare veloci, percorso pulito, non irretito da quel che dovrebbe essere. E’ così, e così va bene. Fumo lentamente, respiro profondamente, quasi a voler prolungare il mio benessere. Provo a carpire qualcuno dei miei pensieri che sembrano rincorrersi, incapaci di darsi pace. Inutile sai. Li catturo dolcemente quasi fossero bolle di sapone. Non li ascolto, non li leggo, li accarezzo appena, senza infrangerli perché possano continuare la loro danza fino a dissolversi lontano dal mio controllo, vicino al tuo respiro. Desiderano trovarti, per nutrirsi dell’odore della tua pelle, della carezza del desiderio del tuo sguardo. Io sono questa. Poi succede che non torna. Tu aspetti. Ti arrabbi. Ti disperi. Vuoi che torni. Non tornerà. Non c'è mai stato. Avevi il suo corpo, ma non la sua mente. Avevi l'apparenza, ma non il sentire. Non chiederti il perché. La ragione è scritta sulla mia pelle. Non cadere nella lotta delle colpe. Non è una colpa voler vivere. Non tornerà. Non c'è mai stato. La sua testa era altrove. Era sulla mia pelle. Era dentro di me. Le tue immagini mi catturano, le tue parole avvolgono i miei neuroni, i pensieri che fai entrare nella mia mente non mi lasciano spazio. Non ho altra scelta. Io ci sarò, sarò tua, potrai fare con me quello che vuoi. E nessun limite. Perché sarò eccitata, al punto in cui mi lascerò andare a sensazioni sconosciute, fortissime, indefinite. Di qualsiasi tipo. E nessun limite. Nemmeno quelli che mi trattengono dagli eccessi. Perché devo dirti questo: quando amo qualcosa, amo in eccesso. |
AuthorGRAZIA SCANAVINI Archives
Febbraio 2017
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