Being Human
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ESSENDO UMANI, siamo portati a esprimerci e a comportarci così come il contesto in cui viviamo e il nostro vissuto ci hanno portati a essere. Ma se le nostre relazioni vacillano, zoppicano o stanno sempre in bilico, è inutile che ci ostiniamo a credere che il nostro modo di relazionarci sia corretto. Evidentemente non lo è.
Già gli approcci individuali hanno sempre qualche vizio per le caratteristiche di personalità che ci portiamo appresso; aggiungiamo poi che spesso emuliamo quanto abbiamo visto fare dagli adulti di riferimento e che siamo cresciuti bombardati in ogni dove da stereotipi e pregiudizi: è naturale che il risultato sia il caos.
La mia mission non è giudicare chi sbaglia o cosa sbaglia, ma invitare chiunque ad assumere un punto di vista umanista: non arrocchiamoci dietro alla necessità di apparire giusti e infallibili perché questa società ci dice che dobbiamo essere sempre vincenti. Almeno nelle relazioni affettive, concediamoci di essere fallibili e di avere forti potenzialità di miglioramento: non è forse un punto di vista che dà speranza? Crederci infallibili ci mette di fronte al fallimento sempre, perché crea negli altri e soprattutto in noi stessi aspettative che non saremo mai in grado di corrispondere, ESSENDO UMANI ed essendo inseriti in un contesto che dell’aspetto umano si cura ben poco.
Non è una colpa non avere un’educazione sentimentale e/o sessuale completamente funzionale. Lo diventa se da adulti non decidiamo di migliorarci. Se continuiamo a crederci nel giusto, pensando che sia sempre il partner o la partner a sbagliare e, soprattutto, se non decidiamo razionalmente di approcciarci con umiltà e umanità alla questione.
La condizione che si crea nella relazione tra due individui di genere sessuale diverso, nella maggioranza dei casi (lo dicono i dati) è una fatica enorme. E ancora oggi, incredibilmente, ci attribuiamo le colpe per genere: gli uomini attribuiscono la colpa alle donne, le donne agli uomini.
Io non la attribuirò mai né agli uni né alle altre.
Gli uomini non sono tutti uguali. Così come non lo sono le donne.
E quando una persona si rivolge a me dicendo che gli uomini non hanno rispetto delle donne o le donne sono tutte rompicoglioni, non ha capito niente di me, della partecipazione emotiva con cui combatto le questioni di genere e nemmeno della consapevolezza alla quale è necessario educarsi se si vuole vivere in serenità. Se continuiamo a credere che il tradimento sia una situazione abnorme, viviamo seguendo un’idea falsata. Se continuiamo a credere che l’attrazione sessuale in una coppia monogama possa durare “per sempre”, ci raccontiamo frottole. Se rimaniamo nella convinzione che innamoramento, amore e sesso siano la stessa cosa, prendiamo in giro noi stessi. E potrei andare avanti per ore a elencare le false narrazioni su cui poggiano le nostre vite di relazione.
Come individui e come esseri sociali abbiamo due possibilità: perpetuare idee e comportamenti stereotipati, che però ci creano sofferenza, o prendere atto di come funzioniamo nella realtà. Dati statistici alla mano, risultati di ricerca scientifica pure ma, soprattutto, L’ANIMA. Il sentire. Il cuore. Chiamiamolo come vogliamo, ma guardiamoci dentro: siamo felici?
Sei felice? Le tue convinzioni sull’amore ti hanno portat* a una relazione soddisfacente?
 
Se sei arrivat* a questo blog per capire cose, vorrei che affrontassi subito due approfondimenti di base.

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UOMINI E DONNE

Se continuiamo a ragionare per stereotipi, non costruiremo mai una relazione positiva perché ci creeremo aspettative falsate.
Possiamo cominciare a pensare che non siamo uomini o donne, ma siamo semplicemente persone?
Che sono state divise su due diversi binari di comportamento molti secoli fa, a seconda del genere sessuale.
 
Immagina una pista da ballo vuota.
A destra le donne, alle quali vengono insegnate cose. Tecniche.
A sinistra gli uomini, ai quali ne insegnano altre. Diverse.
In mezzo il vuoto.
Un terreno di conquista, ti dicono da entrambe le parti, in cui battagliare per ballare nel modo che ti è stato insegnato.
 
Voltiamoci verso il centro. Smettiamo di pensare alle tecniche che ci hanno insegnato e iniziamo a guardare chi abbiamo davanti, a metterci in gioco, a sperimentare; a cercare di comprendere, a cercare di capire che, seppur istruiti con tecniche diverse, l’unico modo per ballare senza battagliare è ammorbidirsi.
Sentire l’altro.
Se non si ascoltano le specifiche e caratteristiche movenze dell’altro, non ci sarà mai armonia.
Se si resta rigidi nella pretesa che l’altro si adatti completamente alla nostra tecnica, e ci si incazza se ci pesta un piede, il divertimento e il Ben Essere che cercavamo in quel ballo vanno a farsi fottere. Il ballo diventa una battaglia.
Puoi scegliere, insomma. Battagliare o ballare?
Aggiungo: se una o più persone dell’altro sesso ti hanno fatto male, ricorda che se cerchi un partner avendo in mente stereotipi di genere ti porti appresso pesantezze enormi, che l’altro non vorrà reggere.
Ogni persona è a sé e ha le proprie caratteristiche. I proprio desideri, il proprio senso della vita.
Se vogliamo “ballare”, l’unica possibilità è guardare l’altro per ciò che è come individuo, lasciando ai lati della pista i pregiudizi generalisti e le aspettative rispetto a ciò che ci hanno detto che dobbiamo conquistare.
Vedo quotidianamente gente affannarsi in relazioni di battaglia, senza demordere, fino alla devastazione. Relazioni che non funzionano, in cui si pretende cambiamento da parte dell’altro perché non corrisponde a certe aspettative, ma raramente si è disposti a smettere di battagliare e iniziare a comprendere che, se quella persona ha determnati comportamenti, è perché così è stata cresciuta dal condizionamento socioeducativo.
Vedo molti in pista, che si ostinano a pestarsi i piedi a vicenda, per dimostrare all’altro di essere più bravi a ballare.
Vedo una moltitudine di persone restare ai lati della pista, con la convinzione che nessuno dell’altro lato sappia ballare.
Vedo pochissimi ballare in armonia, divertirsi, sentirsi.
Solo se noi per primi dimostriamo l’amore per il ballo, c’è la possibilità di diventare davvero ottimi ballerini.
Solo se noi per primi ci approcciamo con il desiderio di conoscere, di superare i pregiudizi e di accogliere il nostro e l’altrui essere semplicemente UMANI, c’è la possibilità di vivere relazioni appaganti.
Mettiamoci in gioco. Proviamo a pensare che forse, mettendo in dubbio alcune convinzioni, la nostra vita potrebbe migliorare.
E, soprattutto, quando decidiamo di allacciare una relazione, facciamolo con la consapevolezza che niente dura necessariamente per sempre, perché ESSENDO UMANI cambiamo ogni giorno, a seconda delle esperienze che viviamo e di come cambia il nostro contesto. Cominciamo a pensare che le relazioni, di qualsiasi genere siano, possono essere positive soltanto se ci approcciamo con la consapevolezza che devono durare solo finché fanno stare bene entrambi i partner. Il che potrebbe essere anche per sempre, certo, ma allora è necessario cominciare a distinguere questi concetti…



infatuazione, ​INNAMORAMENTO, AMORE E SESSO

Apprendere la differenza tra questi tipi di relazione è la lesson number one. Se confondiamo le loro essenze, non possiamo nemmeno sperare di vivere serenamente. Affrontiamo la questione come se fossimo a scuola: definiamo.
 
L’INFATUAZIONE è quello stato in cui soprattutto da adolescenti, ma anche da adulti, incontriamo qualcuno che corrisponde al nostro ideale di partner e che, anche solo ricambiando un nostro sorriso, ci provoca una reazione biochimica che ha l’effetto di una tempesta. Sentiamo un coinvolgimento che definiamo sentimentale (perché questo ci hanno insegnato), mentre in realtà quello stato di grazia dipende dalla produzione improvvisa di una grande quantità di feniletilamina, la molecola responsabile di quel brivido di calore che sentiamo salire dalla pancia fino alle guance. Simile all’anfetamina per composizione e per effetto, amplifica tutte le nostre emozioni. Agisce esattamente come se qualcuno cacciasse un urlo dentro a un grande magazzino vuoto e silenzioso. Hai presente? In più, nell’interazione con la norepinefrina, stimola la produzione di adrenalina, che ci fa battere forte il cuore e sudare le mani. Infine, scatena anche il testosterone e la dopamina, l’ormone gaudente responsabile della sensazione di estasi e di eccitazione che agisce quando siamo felicemente innamorati. Dentro la nostra testa, insomma, scoppia un caos di ormoni festeggianti, iperattivi, così come lo sono i centri cerebrali del piacere, quelli che si attivano quando assumiamo una sostanza stupefacente. 
La persona che abbiamo individuato come nostro partner ideale ha sul nostro cervello lo stesso effetto di una droga. Il che comporta la diminuzione dell’attività della corteccia prefrontale, quella in cui risiedono i centri della razionalità, quindi perdiamo anche la capacità critica e quella persona ci appare perfetta, in tutto e per tutto. Saremmo disposti a qualsiasi cosa pur di averla. Cominciano così gli alti e bassi imposti dalla serotonina, l’ormone dell’appagamento e della regolazione dell’umore, che riduce i toni della festa nel nostro cervello costringendoci a focalizzare il pensiero solo su quella persona, che diventa così il centro del nostro mondo: per riaccendere la festa dobbiamo vederla! 
L’adolescente, che sta sperimentando e sta cercando la via dell’autodeterminazione, potrà continuare anche mesi “a festeggiare” semplicemente vedendo e continuando a immaginare che un giorno possa succedere qualcosa, e che quel qualcosa sia fonte di piacere. Per quanto riguarda gli adulti, invece, entra in gioco la questione maturità: un adulto sano e consapevole ha bisogno che la situazione evolva per proseguire i festeggiamenti.
 
L’INNAMORAMENTO: sull’onda dell’infatuazione, succede che la persona che abbiamo individuato come partner ideale effettivamente ci corrisponde e la relazione ha inizio nel concreto. La vicinanza fisica e il contatto (baci, carezze, abbracci, rapporti sessuali) provocano un copioso rilascio di ossitocina che ci fa sentire bene e agisce sui centri della memoria, facendoci dimenticare il tono di umore basso che avvertiamo quando la persona di cui siamo innamorati non è con noi. I benefici della festa, insomma, continuano anche quando siamo lontani.
A sostenere tutto ciò concorre anche l’amigdala, quel piccolo agglomerato di nuclei nervosi nel nostro cervello con la funzione di mantenerci in allerta, che – drogata a sua volta – si disattiva. Era lei deputata a inviarci l’allarme nel caso in cui certi comportamenti della persona di cui siamo innamorati si fossero palesati a indicarci che non è quella giusta per noi. In sostanza, sistema di allarme disinserito. E non potranno far nulla nemmeno gli amici o le persone care, anche se tenteranno in tutti i modi di dirci che quella persona non fa per noi, che magari è strana o non convince. Strafatti di ormoni del piacere, con i centri della razionalità disattivati (corteccia prefrontale) e l’amigdala fuori uso, cadiamo in amore. To fall in love, dicono sapientemente gli anglosassoni…
 
L’AMORE: …e quando si cade può succedere di non farsi male o di farsene anche molto. Dipende dalla nostra costituzione (dalle caratteristiche che abbiamo in quanto individui amorosi), da come si cade (se sappiamo distinguere l’amore dall’innamoramento abbiamo gli strumenti per capire che a questo punto la relazione cambia, non è possibile vivere costantemente festeggiando) e in chi si cade.
 
Queste variabili decidono il prosieguo della storia.
 
- Se sei un adulto sano (che basta a sé stesso, che non entra in relazione perché ha BISOGNO dell’altro ma per condividere il Ben Essere) e hai incontrato un partner sano, passando dall’innamoramento all’amore ritornerai presente a te stesso così come lo farà l’altro. La botta stupefacente si acquieta, amigdala e corteccia prefrontale riprendono a funzionare e si parte a costruire una relazione che non è più guidata dall’emotività irrazionale, dagli ormoni, alla concentrazione dei quali il cervello si abitua: proprio come ci si assuefà a una sostanza tossica, il nostro organismo si assuefà all’amato, alla sua costante presenza nella nostra vita. I livelli di dopamina scendono a favore di un innalzamento di quelli di serotonina (che stabilizza il tono dell’umore) e ossitocina (che promuove la stabilità della coppia). L’ossitocina viene rilasciata quando ci sono contatto fisico e vicinanza, anche per la sensazione di avere stabilmente accanto la persona amata. Contribuisce pertanto a formare un legame di attaccamento sano, funzionale a costruire una relazione di Ben Essere. Affinché questo succeda, il partner deve essere una presenza costante nella nostra vita e porsi come base sicura. Il Ben Essere, in questa fase, dipende anche dal rilascio di endorfine: molecole che hanno un effetto calmante e piacevolmente appagante, simili per struttura a quelle della morfina. Insomma, i sussulti del cuore dei primi tempi sono lontani, le feste da sballo sono finite e adesso possiamo finalmente rilassarci e godere della fiducia e della stabilità che la persona amata ci offre. Come, se e quando finirà la storia saremo noi a deciderlo, a seconda del nostro grado di consapevolezza.
Due adulti sani e con una consapevolezza personale efficace sono perfettamente in grado di comprendere che gli individui cambiano e, con loro, la relazione. Quindi, possono aspirare a una relazione di lungo corso, consapevoli che non può restare sempre la stessa. Un dialogo funzionale a mantenersi presenti l’un l’altro, a condividersi ognuno nel proprio cambiamento, sarà lo strumento migliore per non perdersi.
Diversamente, e lo vediamo ogni giorno nel mondo che ci circonda, si scateneranno battaglie di cui godranno gli avvocati, in cui soffriranno eventuali figli, ecc.
 
- Se sei un adulto con propensione all’attaccamento eccessivo o con problemi di dipendenza affettiva e hai incontrato un partner sano probabilmente verrai lasciato. Non volergliene e non sentirti preso in giro: prova a comprendere che il tuo stato di bisogno presuppone che l’altro si prenda carico dell’attaccamento eccessivo e della responsabilità di darti ciò che ti manca, il che condiziona negativamente il suo Ben Essere. Non è necessariamente una persona senza cuore, insomma… Se questa tua caratteristica è evidente fin dai primi tempi della relazione, perché dovrebbe decidere di portarla avanti quando può scegliere di cercare un partner davvero compatibile con il quale vivere un rapporto alla pari? Concentrati invece sulla necessità di trovare un equilibrio che ti porti a non aver bisogno di dipendere da nessuno per sentirti bene… e lo dico con tutto l’affetto che posso: non hai idea di quanta bellezza tu possa trarre da una relazione quando non hai bisogno di quella persona (e quindi non vivi nel terrore di perderla) e puoi goderti tutto ciò che vivete.
 
- Se sei un adulto sano o, peggio, con propensione all’attaccamento eccessivo e hai incontrato un partner con disturbi della personalità o con un elevato tratto narcisistico della personalità, la storia diventa una brutta storia. Entrerai nel loop della compulsione d’amore e della dipendenza affettiva, quella per cui incessantemente ricercherai la dose quotidiana senza poter godere mai dell’appagamento che una relazione d’amore può dare. In questo caso, ciò che devi sapere innanzitutto lo trovi qui.
 
È chiaro, ora, che per vivere una relazione d’amore funzionale c’è bisogno, per prima cosa, di una certa maturità personale e di un equilibrio individuale che garantiscano il piacere di condivisione per entrambi i partner?
Ti sembra un approccio freddo? Lo è, ma solo dopo aver appreso le reali consistenze delle dinamiche amorose potrai permetterti di non pensarci più e lasciarti guidare da ciò che senti.
Non che questo sia sufficiente, però: attenzione! Perché poi nell’arco di una relazione amorosa funzionale intervengono diverse variabili (dipendenti dal contesto, dagli stereotipi e dai pregiudizi) che possono metterla in crisi.
Prendiamo la narrazione del per sempre, finché morte non ci separi. Lo so che il romanticismo è più confortante delle spiegazioni algide che ti ho snocciolato sopra. Lo so che spaventa e fa soffrire l’idea che le relazioni d’amore finiscano. Ma è la realtà. Non possiamo prevedere cosa succederà, come cambieremo in qualità di individui e di coppia. Evolveremo nella stessa direzione? Non è detto.
Di certo, un buon dialogo sul SENSO DELLA VITA e sul SENSO DELLA RELAZIONE sarà un ottimo alleato per non alzare muri che poi sarà quasi impossibile abbattere, man mano che passano il tempo e le esperienze individuali.
In questo blog troverai stimoli di riflessione che mirano a darti consapevolezza su quelle variabili che possono creare i muri. Si parla di dinamiche di coppia, di relazioni matrimoniali classiche, alternative e anche di quelle extra (sesso virtuale, prostituzione e… chi più ne ha più ne metta).
 
Come dici? Mi sono dimenticata il SESSO?
Non propriamente. Nel senso che il sesso è qualcosa che nella mala educazione simil-romantica è stato annesso all’amore come se fosse l’ingrediente principe di una relazione amorosa, mentre in realtà, quando quelle sostanze di cui ti ho parlato sopra cominciano a diminuire, anche il desiderio sessuale ne paga pegno.
È fisiologico, ESSENDO UMANI funzioniamo così.
Dovremmo invece cominciare a considerarlo come un’attività piacevole indipendente, che possiamo anche coltivare e mantenere viva in una relazione di coppia di lungo corso, ma non aspettiamoci che succeda spontaneamente… l’assuefazione all’amato di cui ti parlavo sopra, ricordi?
L’etologia, che ci studia al di là di ogni narrazione romantica, ci ha fornito la lettura nuda e cruda della nostra fisiologia sessuale già diversi anni fa… è che a noi fa paura pensare che tra due persone la monogamia sia possibile solo per tre/quattro anni, quindi fingiamo di non sentire da quell’orecchio.
Ma non infervorarti, nel blog se ne parla ampiamente.
Aspetta prima di scaldarti… abbiamo deciso che conoscere è meglio che credere di conoscere, no? Che una verità, per quanto non ci piaccia, concede più potenzialità di una falsa narrazione, giusto?
Se non riesci a metterti in questo mood, ti consiglio di non perdere tempo a leggere i post… non ti servirà a nulla. Una persona adulta, per autoeducarsi utilizzando gli strumenti che ha a disposizione, deve essere predisposta a cambiare.
 
Ti dico solo che se imparassimo a distinguere il sesso dall’innamoramento e dall’amore, riusciremmo ad amare e amarci tanto di più. E lo dico con tutta la comprensione umana che posso.


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Grazia Scanavini
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