![]() Sto portando a termine la stesura del reportage complementare a NON CHIAMATELE PUTTANE. In quella prima pubblicazione riportavo dieci storie e testimonianze di donne che -per libera scelta- si prostituiscono. Storie che sono andata ad ascoltare in prima persona, chiedendo la disponibilità delle prostitute a raccontarsi. In questa seconda, invece, offrirò di leggere -direttamente dalle testimonianze dei diretti interessati- le risposte a quelle domande che tutti mi fanno: chi sono gli uomini che pagano per avere una relazione (sessuale ma non solo) con queste donne? Perché lo fanno? Hanno carenze nel rapporto matrimoniale? E perché pagare? Cosa pensano delle donne che si prostituiscono? In quelle relazioni, trovano appagamento reale o è solo tutta finzione? Per rispondere a queste domande nel modo più esauriente possibile, ho messo annunci fingendomi io stessa prostituta e sono andata a conoscere cinquanta uomini che usufruiscono di questa fascia di prostituzione. Il volume sarà pubblicato in piattaforma Amazon, come il primo, e sarà acquistabile dal 15/06/2020. Vi propongo intanto un estratto, e vi chiedo di soffermarvi al titolo un attimo: se l'ho scelto è perché usare un termine intriso di pregiudizi per definire persone, comporta spesso il fatto di approcciarsi con pregiudizio... è solo una questione di logica. Provate a leggere queste storie per quello che sono, non per dare giudizio. A dirci chi sono questi uomini, saranno i dati emersi dallo studio. GIOVANNI Roma Sono le undici di mattina e sono seduta in una caffetteria, a Piazza Santa Maria Maggiore. Giovanni è leggermente in ritardo per l’appuntamento ma mi ha avvisato con un messaggio. Nello scambio di mail mi ha raccontato di avere cinquant’anni, di essere sposato e di avere un ruolo lavorativo dirigenziale, che lo appaga. È laureato in scienze politiche e il suo linguaggio induce a pensare a una persona di ottimo livello culturale. Quando entra, capisco subito che è lui. Si è descritto alto, capelli neri, corporatura imponente e sorriso smagliante. Non ha mentito. Si avvicina al tavolo sorridendo e si presenta come se fosse un incontro qualsiasi, con molta naturalezza e giovialità. Un leggero imbarazzo nello sguardo, forse, che lascia svanire scherzando, chiedendomi se mi sia seduta così vicina all’uscita per potermela dare a gambe. Scambiamo qualche parola di circostanza, poi mi chiede come mai io abbia messo quell’annuncio e io rispondo ampliando la versione che già avevo dato nelle mail: il lavoro non mi va granché bene e ho deciso di unire il dilettevole all’utile. Giovanni non corrisponde di certo all’immagine che si può avere di un uomo che abbia bisogno di pagare una donna, per averla: è spigliato, allegro, espansivo. Molto cortese e affabile. Giacca blu, jeans e camicia bianca, è anche decisamente un bell’uomo. Mi conferma di essere sposato. Ha una figlia e una vita famigliare serena. E ALLORA PERCHÉ HAI RISPOSTO AL MIO ANNUNCIO? O, MEGLIO, PERCHÉ UN UOMO COME TE LEGGE QUEGLI ANNUNCI? Non è facile da capire, eh? Non mi manca niente, men che meno la possibilità di avere storie senza pagare, ma non voglio mettermi nei casini. Sono sposato da venticinque anni e lo troverai assurdo ma non ti racconterò di una moglie che non sopporto più o di frustrazioni: io amo mia moglie. Amo lei e amo la mia famiglia, però come dice mia sorella sono probabilmente un eterno Peter Pan! Ho bisogno di volare, almeno qualche ora ogni tanto. Di uscire da tutto: dalle responsabilità del lavoro, dalle pressioni quotidiane di ciò che la vita comporta. E ho bisogno di farlo in sicurezza, senza avere problemi… ché se devo andare a incasinarmi ancor di più, che senso ha? Ho come bisogno di quella sensazione che si prova quando ci si innamora di una persona che non si conosce, hai presente? È come se nella tua vita cambiasse tutto, se tutto prendesse un colore più vivo. Adrenalina, che ne so. La prima volta che ho sentito questo desiderio, qualche anno fa, è successo con una donna che lavorava al mio studio: lei era single, io sentivo questo trasporto per lei al punto che avevo messo in discussione tutta la mia vita. Non che non amassi più mia moglie, anzi, mi sentivo tremendamente in colpa, ma quando andavo a casa di Laura (la collega) mi sentivo un altro. Passavamo ore ad amarci, a ridere, a scherzare, abbracciarci, mangiare, ascoltare musica… un po’ come due ragazzini, insomma. Dopo qualche tempo tutto questo svanì, nel senso che svanì proprio in me il desiderio di continuare: conoscevo già tutto di Laura. I nostri pomeriggi, le nostre serate, erano diventate abitudine, pure quelle. Piacevoli, eh, ma abitudini. Avevo la sensazione di essere sposato due volte. Te la faccio corta: le dissi apertamente le mie sensazioni. Lei sapeva che tra di noi non ci sarebbe mai stato niente più di quello, ero stato molto sincero con lei, ma quando capì che stavo troncando, cominciò a tampinarmi: in studio, al telefono. Mi ritrovai in un casino infinito, con la paura che facesse colpi di testa, con il timore di giocarmi la famiglia per le mie ore da Peter Pan. Ci vollero un paio di mesi perché le cose tornassero alla normalità e credo siano stati i mesi più difficili della mia vita. Il timore di perdere mia moglie erano all’ennesima potenza. Tu dirai: ben ti sta! MA FIGURATI! CREDO DI AVER CAPITO COSA INTENDI… Dopo quella storia mi misi buono buono. Ovvio che continuavo a sognare le ore da Peter Pan, sono fatto così, c’è poco da fare. Un annetto più tardi, a un evento di lavoro, iniziò un gioco di sguardi complici con una ragazza dello staff che gestiva la serata; il mio socio se ne accorse e mi stuzzicò. Io gli dissi che mai e poi mai mi sarei ricacciato nei casini e lui molto candidamente mi disse che potevo averla e non avere problemi, bastava pagare. Lei mi piaceva e pensai che un paio d’ore di sesso non mi avrebbero fatto male. Fu una delle storie più belle della mia vita, quella in cui mi sono sentito di poter essere me stesso fino in fondo. Lei era una bellissima persona, in tutto, e pagarla era come prendersi cura di lei, ringraziarla per essere quel che era. Dopo un paio di mesi successe la stessa cosa che accadeva con le altre donne, l’abitudine, ma non ci fu nulla di quanto vissuto in passato: nessun pianto, nessun litigio. Mi disse accarezzandomi che pure per lei cominciavo a essere come una vecchia ciabatta. Facemmo l’amore e quella storia si chiuse, così come si era aperta. Dopo qualche tempo le scrissi che mi mancava, il che era vero. Lei mi rispose che non le mancavo io, mi mancava la possibilità di essere Peter Pan, e che dovevo cercarmi una nuova Trilli per poter fare i voli che piacciono a me. Vuoi essere la mia Trilli? (RIDO) E CON QUANTE TRILLI HAI VOLATO? Non tantissime, a dir la verità. Non è facile trovare una donna che sappia volare davvero e poi, rimessi i piedi a terra, non pretenda di più. Che poi Trilli, da quanto ho capito attraverso mia figlia, è gelosa di Peter Pan, no? Quindi la metafora ci sta fino a un certo punto. Comunque, quando mi viene voglia di volare, cerco di farlo, ecco. E mi organizzo il volo in questo modo perché ho capito che le storie coi soldi di mezzo sono più schiette e meno problematiche. Può sembrare una posizione da vigliacco, ma io me ne frego: ho smesso da tempo di farmi seghe mentali su questa cosa, perché se dovessi misurarmi in termini moralistici probabilmente mi suiciderei. La morale la lascio agli altri: mi sono accettato per quel che sono, ho bisogno di spazi in cui sentirmi solo Giovanni: non marito di, padre di, titolare di. Giovanni ha bisogno di momenti in cui dedicarsi al bello della leggerezza e, viste le esperienze, questa in cui cercherò di portare pure te è la forma migliore che conosco. MA TI ECCITA ANCHE IL PENSIERO DI PAGARMI O È SOLO IL MODO PER SENTIRTI AL SICURO? Se avessi confidenza, ti direi di metterci una mano e sentirlo da te. EFFETTO POTERE MASCHILISTA? Uhm… mi pare che sia più l’effetto delle tue labbra e il pensiero di perdermici. Mi sa che il potere, qui, ce l’hai tu. Se ti alzi e te ne vai senza lasciarmi il tuo numero, io con il mio potere e i miei soldi mi ci faccio una pippa! SE INVECE TI LASCIO IL MIO NUMERO? Mi paleso per ciò che sono: un maschio semplice. Che appena sarai uscita da quella porta ti chiamerà per prenotare il primo volo disponibile, sperando che sia in giornata o domani al più tardi. VABBÈ MA SE FAI IL PIACIONE, CI CREDO CHE LE DONNE POI SI INNAMORANO. Ma quale piacione. Ovvio che non sono insensibile alla tua sensualità e che sto facendo di tutto per piacerti e strapparti una conferma. Mi incuriosisci. Tu sei una da storia fuori dal comune, ne sono certo. E io, quello voglio.
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GRAZIA SCANAVINI Ricercatrice Educatrice umanista Counselor filosofica Blog con intento educativo.
L'obiettivo è stimolare riflessione al fine di favorire la consapevolezza personale nelle relazioni.
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