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NON CHIAMATELE PUTTANE

21/8/2016

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Sto concludendo un libro-inchiesta sulla prostituzione. In particolare su quella fascia di prostitute che non trovi la sera lungo le strade ma che scelgono la prostituzione come mestiere sì spinte dal bisogno economico ma anche dal lato piacevole che questo tipo di lavoro offre loro. 
E ci sono sempre state. Nelle case chiuse non si trovavano solo donne costrette a farlo ma anche donne che lo facevano perché "portate", così come avviene anche oggi all'estero, nei Paesi che (bando all'ipocrisia) hanno deciso di regolarizzare l'attività.
In seguito ad una discussione stimolata dalla pubblicazione di questo mio post su Facebook:
"Il mondo è pieno di prostitute e di uomini che non pagherebbero mai una donna per fare sesso!
I conti non tornano..."

ho deciso di pubblicare qui uno stralcio dell'inchiesta, secondo me molto significativo.

BIANCA

Presenza notevole quella di Bianca: sarà alta un metro e settantacinque ma indossa un tacco dodici quindi è impossibile non notare una donna di quell’altezza. Le gambe camminano eleganti e sicure, appaiono forti. I muscoli scolpiti, decisi. Elegante e sensuale, in abito nero molto semplice che sembra esserle stato creato addosso. Un corpo importante, spalle larghe, fianchi evidenti ma non sgarbati. Armoniosa. Ha quasi quarantacinque anni ma ne dimostra trentotto, trentanove al massimo. Pelle candida, trucco impercettibile, labbra ben disegnate di un rosso intenso naturale.
Il pensiero che ho avuto vedendola è stato questo: “Qualsiasi uomo pagherebbe per venire a letto con te… ne sono certa” e lei ha sorriso, lo sa meglio di me!
Bianca è sposata da diciotto anni con un marito che venera. Lui sa che lei si prostituisce, è una soluzione che hanno trovato insieme dopo che la ditta del marito, in cui lavorava anche Bianca, è stata pignorata. Hanno tre figli, in età adolescente, e si sono trovati da un momento all’altro senza soldi per vivere. Non conducevano una vita di lusso prima del pignoramento, una vita normale ma fatta di buon vivere, vacanze e sufficiente serenità economica. In pochi mesi si sono trovati a non avere più i soldi nemmeno per pagare le utenze. Tra Bianca e il marito c’è sempre stata un’ottima intesa, hanno vissuto vicende intense ma sono sempre stati affiatati. A sentire lei l’affiatamento è sempre aumentato, anno dopo anno, vicenda dopo vicenda.


MI RACCONTI COME SIETE ARRIVATI A QUESTA SOLUZIONE?

In un modo molto semplice, abbiamo unito l’utile al dilettevole. Non ci siamo arrivati subito, non è che appena chiusa l’azienda ho iniziato a prostituirmi. L’idea mi è venuta un giorno, leggendo il giornale. Mio marito in quel periodo faceva turni notturni in nero in una fabbrica dove fortunatamente è stato preso subito ma con i soldi che portava a casa non riuscivamo più a sostenere la famiglia. L’articolo di quel giornale diceva che una donna era stata arrestata per prostituzione, per un giro di affari altissimo, e quella sera stessa lanciai a mio marito una battuta: “Ma se ci provassi anche io?”. Glielo dissi con molta ironia, come se stessi scherzando, ma in realtà volevo vedere la sua reazione. Lui ed io siamo molto legati, anche sessualmente… il nostro è stato un percorso intenso: siamo passati dal semplice conoscerci ad amarci realmente per quello che siamo, senza gelosie, senza pudori, senza limiti. Lui è la persona che meglio mi conosce al mondo e sa come sono fatta. Gli sono stata fedele per molti anni poi un giorno mi è scattato qualcosa: ho sentito che per amarlo intensamente avevo bisogno di avere stimoli nuovi ma temevo che cambiasse qualcosa nel nostro rapporto, così ho iniziato a tradirlo. Non una storia d’amore ma innamoramenti. Tanti. Sapevo di piacere agli uomini e ho semplicemente smesso di dire di no quando mi facevano proposte uomini che mi intrigavano. Poi ho iniziato anche io a esplicitare il mio interesse, ero capace di vedere un uomo che mi piaceva per strada e seguirlo dentro al bar magari, facendo in modo che si accorgesse della mia attenzione nei suoi confronti e cercando di creare la situazione giusta per innescare il gioco! Sì, era un gioco, il gioco di un attimo.
La realtà è che tutti mi volevano. Pochissimi uomini rimanevano indifferenti nei miei confronti e quindi ero libera di scegliere. Non sono mai stata rifiutata o lasciata, nemmeno una volta, perché ognuno si innamorava di me a suo modo ma in nessuno avevo mai trovato una quantità tale di caratteristiche e stimoli da saziarmi, da farmi smettere di "cercare" in continuazione nuove emozioni.
Naturalmente mio marito ha sospettato dopo pochissimo tempo e mi ha affrontata a viso aperto. Abbiamo parlato a lungo, ci siamo confrontati e abbiamo capito che potevamo farlo insieme. A lui eccitava ad esempio l’idea di guardarmi fare l’amore con un altro, quindi in pochi mesi abbiamo trovato un equilibrio fantastico: non avevo più bisogno di tradirlo… mi bastava dire quale fosse la situazione fantasiosa che desideravo e lui si amalgamava al mio desiderio.
Così, quando ho lanciato quella battuta sull’articolo del giornale ho visto il viso di mio marito “rimescolarsi”. Un misto di paura, eccitazione, timore e positività. Come me pensava che ero stata con altri uomini gratuitamente, solo per il piacere, perché non unire l’utile al dilettevole? Poi la ragione, naturalmente, ci ha portati a considerare i rischi e tutto il resto, e allora abbiamo deciso di provare a pianificare questa attività: una sorta di progetto! Volevamo capire se era fattibile senza che accadesse nulla, senza avere conseguenze. Non ci abbiamo impiegato molto, tre giorni dopo stavamo già cercando clienti. Sono molto selettiva: solo uomini distinti, intorno ai cinquant’anni meglio, solo sposati (per evitare di avere problemi da single che si innamorano) e solo nell’appartamento in cui lavoro. Lo abbiamo affittato non in regola, senza contratto, in centro. Roma è talmente grande che nessuno fa caso a chi entra o esce da quel palazzo e gli inquilini degli altri interni li incontro raramente. L’appartamento è l’unico ricavato sul terrazzato del tetto, quindi non ho vicini e oltre a godermi la vista della città in modo fantastico, posso godere di tranquillità assoluta.
Abbiamo predisposto tutto insomma: i  miei figli e tutti sanno che lavoro come manager, quindi è normale che ogni tanto io esca a cena o dorma via o trascorra qualche giornata fuori città. Tendo a non lavorare di sera comunque, per stare con i ragazzi. Intanto mio marito ha trovato impiego in un’azienda in regola e quindi siamo una famiglia normale che ora, grazie alle mie entrate, può pagare i debiti che ha con lo Stato e con le banche. Loro ci hanno instradato a questo, nessun lavoro mi avrebbe mai permesso di pagare le cifre che siamo arrivati ad accumulare con gli interessi, nel tentativo di salvare l’azienda.
Per noi la prostituzione, se così vogliamo chiamarla, è stata il giro di svolta insomma, la salvezza. Certo che per fortuna io ho questa predisposizione al sesso e il legame con mio marito è talmente forte già da prima che non abbiamo mai problemi dettati dalla gelosia, anzi, spesso mi chiede di raccontargli cosa succede quando sono con altri… lo eccita.


PROSTITUZIONE, SE COSI’ VOGLIAMO CHIAMARLA, DICI… TU TI SENTI UNA PROSTITUTA?

Per nulla. Mi sento una donna, punto. Donna che sfrutta la sua attitudine con il mondo maschile, niente di più.  La prostituta, nell’immaginario della gente, è una donna “sporca”, senza amor proprio, che sottostà agli uomini per compiacerli, che farebbe qualsiasi cosa per denaro. Io non sono così. Io mi dedico a loro realmente, per questo la selezione dei clienti è molto importante in ciò che faccio: quando arrivo a conoscerli, di loro mi sono già fatta un’idea attraverso la corrispondenza online e, solitamente, non sbaglio. Il momento della conoscenza è fondamentale e non transigo: la persona deve piacermi e corrispondere ai canoni di sicurezza che io e mio marito abbiamo stabilito, altrimenti non se ne fa nulla. In un mese posso conoscere e avere una storia (di qualsiasi livello di intensità) con una decina di nuovi uomini e continuare le storie in atto con quelli presenti da giorni, da mesi, da anni. Sì, perché in tutte le nuove conoscenze scelgo di continuarne qualcuna e qualcuna resta il ricordo di un caffè, una cena, una scopata. Con qualcuno si instaurano rapporti intensissimi, con alcuni un po' più freddi, con alcuni puramente sessuali. Le prime volte ho anche intrattenuto relazioni basate su una soglia di sopportazione: ci stavo giusto per non dir di no, per non rinunciare al denaro ma in realtà non ne avevo voglia perché non mi sentivo stimolata né intellettualmente né fisicamente. Quindi il rapporto si riduceva a un incontro che sentivo pesantissimo e, pensa, la parte meno pesante era il momento sessuale. Per farti un esempio, i primi tempi ho conosciuto un avvocato, persona distinta, gentilissimo, sempre molto attento e rispettoso nei miei confronti. Troppo. Sai quegli uomini che ti venerano in tutto e per tutto, che farebbero qualsiasi cosa per compiacerti… Ecco, ogni volta che dovevo incontrarlo sentivo una pesantezza enorme anche se mi dispiaceva perché di fatto era una buonissima persona, ma pesante caspita! Ogni volta che entrava in casa mi prendeva una tristezza tale da diventare quasi asettica quando attaccava a raccontare dei suoi problemi, del figlio ammalato, della moglie distaccata. E’ caratteristica di tanti clienti quella di “usarmi” per parlare, per sfogarsi, per alleggerire la mente, soprattutto quando la frequentazione diventa abituale e si instaura una sorta di confidenza. Solitamente non mi da fastidio, anzi, ma con lui proprio non ce la facevo, era più forte di me. Sono arrivata al punto di trattarlo quasi male, o per lo meno in modo totalmente diverso sia dal mio modo di fare che dal mio modo di essere. Non sopportavo la sua presenza e cercavo sempre di portarlo a letto subito, in modo che se ne andasse il prima possibile. Era l’unico con il quale ero fiscale sul tempo: due ore, non di più. Se concordavamo di vederci dalle dieci a mezzogiorno e arrivava in ritardo anche di un’ora per il traffico, comunque alle dodici doveva andarsene… inventavo scuse di ogni genere affinché non prolungasse la sua presenza. Mi chiedevo come facesse a chiamarmi “amore”, “tesoro”, a desiderare di stare in mia compagnia nonostante e a pagarmi duecentocinquanta euro quando io lo trattavo con insofferenza. Era davvero impossibile per me comportarmi diversamente. A letto facevo in modo che godesse prima possibile… già lui soffriva di eiaculazione precoce, quindi diventava una lotta tra i miei movimenti che sapientemente cercavano di portarlo all’orgasmo subito e la sua difficoltà a cercare di resistere, perché non si esaurisse tutto in pochi minuti. Mi dava proprio fastidio averlo addosso, non sopportavo che mi baciasse e chiudevo la bocca, giravo il viso di lato. Parlare con lui mi annoiava, fare sesso anche perché non era per niente eccitante, mi guardava come se fossi la Madonna scesa in terra, era come se io fossi su un piedistallo e lui fosse disposto a qualsiasi cosa pur di stare ai miei piedi. Io non amo gli uomini “oggetto”, quelli che si assoggettano alle donne. Amo il confronto alla pari, sia dal punto di vista relazionale che sessuale. Evito sempre di conoscere gli “schiavi” ad esempio, quelli che cercano una donna che li domini: non è nel mio carattere e non riesco a comandare nessuno. Preferisco un uomo deciso, che sappia quello che vuole, che mi tenga testa insomma. Quindi, appena il giro di clienti me lo ha permesso, ho chiuso la relazione con questo anche perché mi metteva a disagio prendere i suoi soldi senza dargli ciò che cercava, non mi sembrava giusto. Io sono fatta così! Gli uomini che pagano per stare con me, che sia sesso o compagnia, devono avere il meglio, devono essere soddisfatti quando mi salutano, altrimenti mi sento in difetto.


Questa è solo una parte di una delle venti storie riportate dalle protagoniste di questa inchiesta che va a rivelare le dinamiche caratteristiche della fascia di prostitute che, anche attraverso percorsi diversi, è arrivata a scegliere la prostituzione come professione. Professione che tutti giudicano, nessuno confessa di usufruirne ma non tutte le donne sarebbero in grado di sostenere.

Per concludere, vi riporto la riflessione di Roberta, una delle protagoniste dell'inchiesta: "Quando sento le persone giudicare le prostitute e dire che ci piacciono i soldi facili o temiamo la fatica, mi viene una gran voglia di chieder loro se davvero pensano che loro stesse o loro moglie abbia le caratteristiche psicologiche e mentali per far star bene un uomo al punto che questo arrivi a pagarle anche mille euro per trascorrere una serata insieme! E magari senza fare sesso! Per fare l'amante a pagamento, come mi definisco io, bisogna avere la capacità di innamorarsi di nuovo, sempre, e riuscire a trovare sempre il lato positivo delle caratteristiche di un uomo. Potrebbero farlo quel branco di isteriche che si accontentano di guardare reality e inventano mal di testa ogni due per tre?"




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    ​GRAZIA SCANAVINI
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    Ricercatrice
    Educatrice umanista
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