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IN CHAT MI DESIDERAVA, ALL'INCONTRO SE N'È ANDATO/A. E IO CI STO MALE.

27/2/2019

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​È un periodo in cui ricevo sempre più spesso richieste di "aiuto" da parte di persone rimaste deluse da relazioni iniziate via chat.
Sto parlando di storie diversissime tra loro, sia per le dinamiche, sia per i soggetti di queste relazioni, che però hanno un comune denominatore: la delusione delle aspettative.
E non sto parlando di chi ci resta un po' male perché "aveva creduto che" e "invece", mi riferisco a chi in chat con una persona particolarmente affine si è trovato a investire molto di se stesso, al punto di mettere anche in discussione la propria vita, la propria relazione di coppia già in essere e la propria capacità di rimettere i piedi per terra. 

Lo so che tanti stanno già pensando: "Eh vabbè, che si aspettavano da una chattata?"
Ecco, io invece non giudico queste persone, io le capisco. Perché la relazione via chat ha questo dannato potere di coinvolgere la mente al punto tale che sembra annullarsi la differenza tra la virtualità e la realtà. Addirittura, sembra essere più vero ciò che si vive in quella relazione virtuale rispetto a ciò che si vive quotidianamente nella realtà perché, se si instaura quel meccanismo per il quale la persona dall'altra parte ci appare accogliente e affine a noi come modo di pensare, si è addirittura portati a parlare di sé come non si è mai fatto con nessuno, a confessare le proprie debolezze, i propri desideri, i propri vorrei ma non posso, il proprio sentire. Quindi, seppur attraverso un mezzo virtuale, le persone investono realmente i propri sentimenti.
Succede spesso in maniera quasi inconsapevole e si cade in una complicità che non è meramente sessuale come avviene nel sexting (pur magari essendo partito tutto da quello o comunque comprendendo anche quello), ma ci porta ad avere quella sensazione per la quale, a chi sta dall'altra parte, possiamo raccontare qualsiasi cosa di noi, anche le cose che non racconteremmo mai a chi ci sta accanto quotidianamente. Per il timore del giudizio, per la paura delle conseguenze o semplicemente perché il rapporto che abbiamo con partner e amici non ci consente di aprirci completamente. 
Superfluo dire che di relazioni di questo tipo ne nascono milioni ogni giorno, e altrettante finiscono. 
Il percorso emotivo, da quando iniziano a quando finiscono, potrebbe essere disegnato come una curva logica (a campana insomma): ci si conosce sullo zero, c'è un crescendo di coinvolgimento, si raggiunge l'apice, e poi si scende... per noia, perché si scopre che più in là non si vuole andare, perché l'interesse di uno dei due viene a mancare, perché non si ha più niente da dirsi o per mille altri ragioni. Il ritmo di chattata decresce, parallelamente all'interesse, e si torna allo zero iniziale. Amici come prima. 
Questo succede in una relazione virtuale che non fa male a nessuno. 
Ci sono poi le varianti in cui magari uno dei due sparisce improvvisamente (semplicemente bannando, o cancellando il profilo, ecc). Qui il "lasciato" ci rimane male, si chiede il perché, ma diciamo che in poco tempo razionalizza e si riprende. O quelle in cui uno dei due scopre che l'altro chatta con diverse/i, ecc. Anche qui passa tutto con po' di rabbia, qualche scaramuccia e spesso un vai a quel paese, siete tutti/e uguali, ecc. 
Diverso invece quando entrambi -o almeno uno dei due partecipanti- investe aspettative in questo tipo di relazione e, dopo mesi di conoscenza e interazione via chat, i due decidono di incontrarsi.
Accenniamo subito la possibilità che uno dei due non si presenti: è successo molto spesso, soprattutto nei primi tempi in cui i social sono diventati un mezzo di incontro. La persona può non presentarsi sia perché l'incontro incognito mette timore, sia perché in realtà tante persone cercano solo il coinvolgimento virtuale (fine a sé), sia perché giunti al momento clou qualcuno si rende conto di non volersi mettere davvero in gioco. In questo caso la persona sedotta e abbandonata ci rimane male, certo, ma una bidonata l'abbiamo presa tutti nella vita reale, figuriamoci se il mezzo d'incontro è virtuale.
Non sono poche nemmeno le situazioni in cui, quello che ha investito molto emotivamente, abbia scoperto di essere in realtà vittima di uno scherzo o di chissà quale situazione architettata per provare l'infedeltà del partner. Lo sappiamo no? Fidanzate che chiedono all'amica di intortare lui per potergli dire "Ecco ti ho beccato!", mariti che creano profili falsi per verificare che la moglie non chatti con altri, ecc. Qui diventa più un casino gestire le conseguenze dell'essere stati scoperti, che un problema di gestione di sentimenti investiti.
L'oggetto principale di questo post però sono le relazioni virtuali in cui entrambi i partner si sono davvero coinvolti in questa relazione, sono realmente attratti dalla persona con cui condividono la giornata attraverso messaggi continui e, a volte per desiderio comune, a volte perché uno dei due spinge e l'altro accontenta, si arriva a guardarsi negli occhi.
Le possibili evoluzioni, lo capite bene, non sono tante:
-ci si piace e, dal punto di vista della nuova coppia, tutto va nel più romantico dei modi: nasce una vera e propria relazione. Poi le variabili delle conseguenze sulle reciproche vite possono essere infinite, ma questo è altro discorso: la coppia funziona in tutto e per tutto.
-ci si piace e si riversa il tutto su una relazione amicale-sessuale: ci si incontra quando si può, per il piacere di prendersi uno stacco, e via. 
-non ci si piace: anche questo non è un risvolto negativo. Entrambi si rendono conto di essersi lasciati trasportare più dall'idealizzazione che da altro. Manca la chimica da parte di entrambi, la si butta quasi in ridere, magari nasce anche una bella amicizia o magari ciao, stammi bene.
Diverso quando invece, incontrandosi, le reazioni sono completamente opposte: a uno, l'altro piace. L'altro, invece, non ne vuole sapere. Forse perché rimane deluso perché la persona incontrata non è come si aspettava: ma non solo in termini di fisicità, che sarebbe poco male, intendo proprio che la persona che si è trovato di fronte e che per mesi ha vissuto come persona intima, si rivela essere praticamente sconosciuta. Perché nella virtualità l
a persona dall'altra parte può dire tutto ciò che vuole, non necessariamente per fregarvi, ma anche inconsapevolmente perché nel virtuale spesso si finisce a disegnare sé stessi come si vorrebbe essere, più che con oggettività. Spesso, anche inconsapevolmente, si dipinge l'idea che si ha di sé stessi. E poi perché alla chimica non si sfugge: vero che il coinvolgimento mentale è una gran bella storia ma è anche vero che non è sufficiente, così come per tanti non è sufficiente l'attrazione fisica.
Dopo aver fatto un breve riassuntivo discorso sulle dinamiche, mi preme affrontare invece la situazione dal punto di vista emotivo del "non corrisposto", perché vedo troppa gente soffrire, ma soffrire davvero eh, e non ritengo per nulla stupido tutto ciò in quanto possiamo irridere finché vogliamo le questioni virtuali, ma la realtà è che ci siamo caduti dentro a piedi pari: possiamo razionalizzare finché vogliamo ma quando ci si trova coinvolti emotivamente con una persona, e questo la rete lo consente, la ragione ha il suo bel da lavorare per farci accettare che le nostre aspettative sono deluse. 
Ancor di più vi dico che, nelle persone con cui mi sono trovata a trattare la problematica, ho visto un forte impegno alla razionalità ma una difficoltà oggettiva  di gestire la propria emotività: intanto vivere il rifiuto è sempre un momento negativo per tutti. Per quanta autostima si abbia, essere rifiutati ci porta sempre a metterci in discussione, a vacillare, soprattutto quando chi ti ha rifiutato, ti aveva magari osannato e corteggiato per mesi, e per venti ore al giorno (notte compresa) aveva corrisposto il tuo sentire attraverso messaggi, magari telefonate, ecc. Capite anche voi che se, quando avviene la conoscenza reale, questo/a gira i tacchi e se ne va, per non cadere nella rete del cos'ho che non va bisogna essere di pietra. 
E non avete idea di quanto dispiaccia trovarsi davanti persone, per nulla stolte, che  si definiscono stupide, cretine, ammattite, perché faticano a restare lucide e fregarsene di ciò che è successo. E il problema non è "voglio quella persona": il problema è proprio riprendersi in mano, capire come sia stato possibile arrivare a dipendere da una storia del genere e lasciarsi destabilizzare da un NO che, in fin dei conti, viene da una persona sconosciuta. Vero, gli abbiamo raccontato talmente tanto di noi, e lui/lei ha fatto altrettanto, che non la percepiamo assolutamente come persona sconosciuta. Ma di fatto, lo è. 
Semplicemente il virtuale, per quanto sembri darci "tutto" dell'altro, ci dà solo ciò che l'altro vuole o riesce a mostrarci di sé. Ancor di più, la persona che conosciamo attraverso il virtuale, di fatto, è l'idealizzazione che noi ci facciamo di quella persona: all'incontro carnale è sempre tutta un'altra storia... e più ci si sente entrati in relazione, più la persona è diversa da ciò che pensavamo che fosse, perché più dura la relazione virtuale prima dell'incontro, più si fortificano le aspettative, più l'idea che ci siamo fatti di quella persona diventa solida e si assolutizza. Ma è la nostra idea di quella persona.
Le relazioni di questo genere sono talmente diffuse e in costante crescita che stanno comparendo studi studi antropologici e sociologici scientifici a riguardo, tant'è che già da qualche anno se ne occupano i festival della filosofia, i convegni di psicologia, di sociologia.
Con voglio dire con questo? Che chi soffre in queste situazioni non deve ritenersi uno stupido perché è oggettivo che il fenomeno riguardi milioni di persone. Questo semplicemente perché chi ha ideato social network e similari, sapeva bene che sarebbe stato vincente, in termini di coinvolgimento numerico, costruire questi strumenti semplicemente trasportando sul virtuale le medesime dinamiche relazionali che viviamo nella realtà: ci si conosce, ci si approccia, si interagisce, ci si addentra con le persone riconosciute come più compatibili e nasce una relazione. Punto. Relazione resa più fluida dalla connessione costante che questi mezzi consentono così come dal fatto di essere estranei, del non dover condividere e affrontare la quotidianità insieme, del non pesare, anche, uno sull'altro: è un po' come prendersi solo la parte più leggera, più divertente, che concede di dire qualsiasi cosa senza dover necessariamente corrispondere a conseguenze. Basta bannare, no?
Ovvio che il grado di coinvolgimento e di sofferenza è dato dalla soggettività di chi si mette in gioco: c'è chi lo fa con leggerezza, c'è chi invece ci si affida davvero con sentimenti e quanto altro. 
Ecco, io sono qui a dirvi di non sentirvi stupidi, se vi siete trovati in queste condizioni. Dico invece di prendere atto che quando ci si immette in una relazione virtuale bisognerebbe farlo senza dimenticare, appunto, che è virtuale quindi dall'altra parte possiamo trovare sì persone molto sincere, ma è sufficiente che siano persone poco oggettive sul sé, che va tutto a rotoli, ad esempio. 
Per quanta affinità percepiate, non dimenticate mai che state vedendo solo l'idea che voi vi siete fatti sulla parte di sé che quella persone può o vuole mostrare: stiamo parlando quindi della vostra interpretazione di ciò che una persona sconosciuta può o vuole mostrarvi. 
Potrebbe sì essere indicativa di una persona che effettivamente potrebbe fare al caso vostro: ma è un potrebbe che non è oggettivamente misurabile. 
Quindi occhio. Non fatevi del male.
Se vi è successo, se vi sta succedendo, se addirittura vi manca la persona che vi ha rifiutato, nonostante la forte rabbia che provate nei suoi confronti, fatevi una domanda: vi manca quella persona o vi manca ciò che la relazione con quella persona in questi mesi vi ha dato?
Lasciate andare la rabbia, quella persona ha girato i tacchi perché si è probabilmente resa improvvisamente conto che di voi si era fatta un'idea totalmente sbagliata e ha realizzato l'incompatibilità. Non che voi siate sbagliati, o che. Semplicemente quella persona pensava che foste compatibili e invece non lo siete, punto. Potete esserlo con molti altri, non con quella. 
E a nulla serve chiedersi perché e per come, se non a prolungare la vostra sofferenza. Poco cambia che quella persone vi abbia rifiutato (magari è pure sparito/a dopo un pranzo che a voi era sembrato fantastico o una notte focosa, eh) per un motivo o per l'altro: se n'è andato, se n'è andata. Non vuole proseguire la relazione: questo è il fatto. Tutti i pensieri che vi fate intorno a questo fatto sono solo idee, vostre, che potrebbero pure non avere nulla a che fare con ciò che quella persona pensa. 
Lo so che fa male, che porta a dubbi su sé stessi, ma ripetetevi come una mantra che la situazione che si è venuta a creare è dovuta semplicemente ai limiti che i mezzi social hanno, oggettivamente, e che sono terreno di coltura per le dinamiche già nostre molto tempo prima che Zuckerberg & co venissero al mondo: l'idealizzazione, le aspettative, il bisogno di sentirsi amati, il desiderio di una relazione appagante, il benessere che viene dal pensare di aver trovato una persona compatibile, ecc. So che è difficile non investire emotivamente  ma se già dovremmo cercare di essere il più possibile oggettivi nelle relazioni reali (e fatichiamo) figuratevi in quelle virtuali in cui abbiamo accesso ai fatti in  percentuale bassissima. 
Magari, quando capite che con una persona si sta instaurando qualcosa che vi piace, beveteci un caffè prima di arrivare al profondo. E datevi la possibilità di utilizzare tutti i sensi, insieme alla razionalità, per capire se davvero quella persona può fare al caso vostro. Non è comunque scontato che le cose andranno bene, ma sicuramente sarete più oggettivi nel lasciarvi andare ad un eventuale coinvolgimento vero e proprio. 

Non siete sbagliati. Date retta  a me, non ai fenomeni che si ritengono al di sopra di queste situazioni e magari deridono chi investe emotivamente nel virtuale.
Le dinamiche di relazione evolvono, e quelle virtuali (volenti o nolenti) oggi sono oggettivamente relazioni a tutti gli effetti: dobbiamo solo prenderne atto e imparare a prenderci le misure. Inutile sminuire un fenomeno che oggettivamente sta cambiando le nostre dinamiche di comportamento, dobbiamo invece imparare a gestirlo. Ovvio che non mi piace pensare che gran parte delle relazioni oggi nasca proprio attraverso mezzi tecnologici ma credo sia impossibile opporsi.
Ha deciso il mercato. 



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    ​GRAZIA SCANAVINI
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    Ricercatrice
    Educatrice umanista
    Counselor filosofica
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    Blog con intento educativo.
    L'obiettivo è stimolare riflessione al fine di favorire la consapevolezza personale nelle relazioni.

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