
Se sei qui, probabilmente sei finit* in una relazione tossica o sei in qualche modo arrivat* a contatto con un termine preciso: narcisismo patologico.
Non sono tossiche solo le relazioni in cui almeno uno dei partner ha un disturbo narcisistico della personalità, però.
In generale, una relazione è tossica quando i due partner non si sostengono a vicenda, c’è conflitto e uno cerca di minare l’equilibrio dell’altro, portandolo di fatto a dipendere.
Si parla di amore tossico quando una relazione crea un continuo stato di turbamento, infelicità e frustrazione in uno dei due partner, che subisce controllo e manipolazione da parte dell’altro.
Si usa spesso associare il concetto di relazione tossica alla relazione con una persona che ha un disturbo narcisistico della personalità perché è la situazione in cui, più spesso, il controllo e la manipolazione si palesano fino all’estremo. Non è solo il disturbo narcisistico della personalità (volgarmente chiamato narcisismo patologico) a determinare una relazione tossica, ma noi non dobbiamo fare diagnosi a quella persona... dobbiamo solo capire se ci sta manipolando per predisporci a uscire dalla relazione nel modo corretto.
La cosa positiva è che le persone che agiscono una manipolazione mettono in pratica comportamenti piuttosto schematici e usano espressioni verbali riconoscibili e ripetitive, che andremo ad approfondire nei post del blog.
Ora occupiamoci dello stato di confusione in cui ti trovi: fatichi a guardare le cose lucidamente, avverti una sofferenza che sembra gravare sulla testa, come se te la schiacciasse verso il basso? Come se il tuo torace fosse compresso in una morsa invisibile e non ti fosse possibile muoverti? Questa sofferenza è praticamente costante e non ti abbandona nemmeno quando il/la partner ti dice che va tutto bene? Hai iniziato a fingere che vada tutto bene per non scatenare l’ira del/la partner? Hai smesso di provare a spiegare come ti senti perché quando lo hai fatto ti sei sentit* “pesante” o inadeguat*? La sensazione di inadeguatezza, di non fare abbastanza, di non essere abbastanza è frequente?
Se la risposta è “Sì”, conviene approfondire le dinamiche delle relazioni manipolatorie per acquisire consapevolezza.
La prima difficoltà sta nel capire se sei davvero vittima di manipolazione e prenderne atto, perché spesso persiste quella voce nella testa che dice: “E se stessi esagerando tutto?”.
Se sei vittima di manipolazione, quella vocina non smetterà finché non si dissolverà il bias dovuto alla dissonanza cognitiva in cui sei finit* per effetto del gaslighting che ti è stato praticato, e persisterà per effetto della svalutazione che hai subito.
In termini meno tecnici, è come se qualcuno ti avesse portato in un parco giochi e ti avesse fatto divertire parecchio sulle giostre: tanti di quei giri che sei arrivat* a sentirti stordit* come ti succedeva da bambin* e non la smettevi più di ridere.
Poi, una volta sces* a terra, mentre ancora la sensazione ti faceva sentire come se camminassi sulle nuvole, quella persona ha cominciato a farti girare intorno a te stess*.
La sensazione è ancora quella di stare sulla giostra, ma adesso stai girando su te stess*, da sol*, e cominci a sentire la fatica di reggerti in piedi, sia per i capogiri, sia perché le gambe traballano.
La persona che ti ha accompagnato non fa altro che farti girare, e girare, e girare… raccontandoti che è come stare sulle giostre, che vi state divertendo insieme, che non ti succederà niente perché c’è lei a occuparsi di te. Puoi fidarti. Ogni tanto ti fa anche lo sgambetto, ma lo fa sorridendo, ti aiuta a rialzarti se cadi, ti dice che è divertentissimo e prende di nuovo a farti girare, girare, girare…
Tu cominci a sentirti a disagio. Vorresti smettere di girare.
Ma quella persona sembra delusa da te nonostante ti dica che se non vuoi più divertirti con lei, per lei va bene.
Tu rispondi che vuoi continuare a divertirti… però tornando insieme sulla giostra, e facendola girare ma senza sfinirti, senza il rischio di cadere.
Tuttavia quella persona ti fa capire chiaramente che sei ingrat* e inadeguat* se non apprezzi il divertimento che ti sta dando.
Allora, siccome non vuoi deluderla, lasci che ricominci a farti girare. Anzi, se nel frattempo quella persona sembra aver perso la voglia di farti divertire, sei tu a chiederle di farlo di nuovo. E fingi che ti piaccia.
A questo punto lei alza il tiro. Mentre giri, di tanto in tanto sparisce per farti vivere il brivido del rischio di cadere senza che nessuno ti regga.
Ma dal suo nascondiglio ti parla, ti dice che va tutto bene. Non è lì, vicino a te, ma c’è.
Torna nel momento esatto in cui stai per fermarti, stai cercando di riacquistare lucidità mentre le gambe si fanno un po’ meno instabili… e riprende a spingerti, a farti girare, e girare, e girare.
Così, all’infinito, finché non troverà qualcun altro da far girare o finché non sarai tu a dire davvero “Basta”.
La giostra sulla quale ti porta e ti fa divertire come nessuno mai è il love bombing.
Il gioco che ti impone fino a sfinirti è il gaslighting.
La sensazione di stordimento che provi è la dissonanza cognitiva.
Farti sentire ingrat* e inadeguat* è la svalutazione.
L’incertezza tra il continuare a giocare o dire basta, tra l’idea che quella persona sia davvero divertente o ti stia prendendo in giro è il bias cognitivo.
Lo sparire è il ghosting.
Il parlarti dal nascondiglio è l’orbiting: legge i messaggi, ma non risponde; ti legge e mette like ai tuoi post, ma non risponde alle telefonate, alle mail, ecc.
Mentre tu ti lamenti dei capogiri troppo forti, delle ginocchia sbucciate per le cadute e della paura di non riuscire più a reggerti, potrebbe fermare qualcun altro e portarlo sulla giostra, anche davanti ai tuoi occhi, dicendoti: “Vedi che, a differenza di te, c’è chi apprezza il divertimento?”. Quella è la triangolazione. Ha trovato di meglio, insomma. Non giocherà più con te perché non sei divertente come sembravi all’inizio. Questo è lo scarto.
Che non è detto sia definitivo. Potrebbe tornare di tanto in tanto a chiederti se hai ancora voglia di divertirti insieme a lei sulla giostra. Magari si scuserà di averti abbandonat* finanche a piangere, o racconterà di essere stata obbligata a giocare con qualcun altr*. O qualsiasi altra cosa, pur di capire se sei ancora dispost* a divertirti. Ti promette di nuovo la giostra, ma non ha nessuna intenzione di portartici. Vuole solo sapere di poterti far girare quando vuole, nei momenti in cui non ha nessun altr* a cui farlo fare.
Ma perché lo fa? E perché tu non riesci a smettere di tornare a girare, nonostante tutto?
Fermiamoci qui, per ora.
So che ti preme capire, e farlo in fretta, ma prima di addentrarci nel pozzo delle manipolazioni e di tutto ciò che le riguarda, è necessario conoscere l’ABC: la differenza tra i diversi tipi sani di relazione. L’infatuazione, l’innamoramento, l’amore e il sesso.
Se confondiamo le loro essenze, se non abbiamo ben chiaro come funzionano soprattutto a livello biochimico, non possiamo nemmeno sperare di capire la differenza tra una relazione sana e una insana e, quindi, di vivere serenamente.
Se ti sembra tempo sprecato, leggere, ti consiglio di non impiegarne in questo blog perché, se non intendi fare ordine nel caos diseducativo in cui siamo cresciuti, non potrai mai riuscire a distinguere cosa sia positivo da cosa sia negativo.
So che avverti quel senso di smarrimento che sembra non concederti nemmeno la possibilità di respirare… figuriamoci il tempo di leggere. Ma, da educatrice di adulti, non posso esimermi dal dirti che uscire da una relazione tossica non è affare di poco conto e non lo si fa in dieci minuti. Così come devo necessariamente farti capire che c’è un iter da seguire: prima bisogna capire i meccanismi, fino in fondo; solo dopo averli appresi si potranno mettere in atto le strategie per divincolarsi da una relazione che funziona esattamente come una dipendenza da stupefacenti.
Capisci bene che non se ne esce da un momento all’altro solo perché si è razionalmente deciso di smettere. Le sostanze in circolo nel tuo corpo condizioneranno la tua lucidità, tramortiranno la tua razionalità e ti spingeranno sempre e solo in un’unica direzione: la persona dalla quale sei dipendente.
Forse sei qui perché ti è sorto il dubbio di essere manipolat*, forse te lo ha suggerito qualcuno, forse vuoi aiutare qualcuno a te caro o forse hai già tentato di liberarti ma ci sei ricadut*.
In ognuno di questi casi hai bisogno di comprendere alla perfezione come funzionano le dinamiche di manipolazione. Diversamente, sarà tempo speso inutilmente o, ancor peggio, leggere contenuti senza avere tutti gli strumenti potrebbe creare un potenziale danno da errata interpretazione.
Allora, affrontiamo una cosa per volta, come se fossimo a scuola.
Partiamo dal definire le normali dinamiche di relazione… poi, nel blog, affronteremo i comportamenti specifici delle persone che manipolano ma, ancor di più, andremo a concentrarci su come ti senti tu se sei in una relazione tossica, quali consapevolezze devi necessariamente avere e cosa puoi – DEVI – fare se decidi di uscirne.
LE DINAMICHE DELLA RELAZIONE AMOROSA
L’INFATUAZIONE è quello stato in cui soprattutto da adolescenti, ma anche da adulti, incontriamo qualcuno che corrisponde al nostro ideale di partner e che, anche solo ricambiando un nostro sorriso, ci provoca una reazione biochimica che ha l’effetto di una tempesta. Sentiamo un coinvolgimento che definiamo sentimentale (perché questo ci hanno insegnato), mentre in realtà quello stato di grazia dipende dalla produzione improvvisa di una grande quantità di feniletilamina, la molecola responsabile di quel brivido di calore che sentiamo salire dalla pancia fino alle guance. Simile all’anfetamina per composizione e per effetto, amplifica tutte le nostre emozioni. Agisce esattamente come se qualcuno cacciasse un urlo dentro a un grande magazzino vuoto e silenzioso. Hai presente? In più, nell’interazione con la norepinefrina, stimola la produzione di adrenalina, che ci fa battere forte il cuore e sudare le mani. Infine, scatena anche il testosterone e la dopamina, l’ormone gaudente responsabile della sensazione di estasi e di eccitazione che agisce quando siamo felicemente innamorati. Dentro la nostra testa, insomma, scoppia un caos di ormoni festeggianti, iperattivi, così come lo sono i centri cerebrali del piacere, quelli che si attivano quando assumiamo una sostanza stupefacente.
La persona che abbiamo individuato come nostro partner ideale ha sul nostro cervello lo stesso effetto di una droga. Il che comporta la diminuzione dell’attività della corteccia prefrontale, quella in cui risiedono i centri della razionalità, quindi perdiamo anche la capacità critica e quella persona ci appare perfetta, in tutto e per tutto. Saremmo disposti a qualsiasi cosa pur di averla. Cominciano così gli alti e bassi imposti dalla serotonina, l’ormone dell’appagamento e della regolazione dell’umore, che riduce i toni della festa nel nostro cervello costringendoci a focalizzare il pensiero solo su quella persona, che diventa così il centro del nostro mondo: per riaccendere la festa dobbiamo vederla!
L’adolescente, che sta sperimentando e sta cercando la via dell’autodeterminazione, potrà continuare anche mesi “a festeggiare” semplicemente vedendo e continuando a immaginare che un giorno possa succedere qualcosa, e che quel qualcosa sia fonte di piacere. Per quanto riguarda gli adulti, invece, entra in gioco la questione maturità: un adulto sano e consapevole ha bisogno che la situazione evolva per proseguire i festeggiamenti.
L’INNAMORAMENTO: sull’onda dell’infatuazione, succede che la persona che abbiamo individuato come partner ideale effettivamente ci corrisponde e la relazione ha inizio nel concreto. La vicinanza fisica e il contatto (baci, carezze, abbracci, rapporti sessuali) provocano un copioso rilascio di ossitocina che ci fa sentire bene e agisce sui centri della memoria, facendoci dimenticare il tono di umore basso che avvertiamo quando la persona di cui siamo innamorati non è con noi. I benefici della festa, insomma, continuano anche quando siamo lontani.
A sostenere tutto ciò concorre anche l’amigdala, quel piccolo agglomerato di nuclei nervosi nel nostro cervello con la funzione di mantenerci in allerta, che – drogata a sua volta – si disattiva. Era lei deputata a inviarci l’allarme nel caso in cui certi comportamenti della persona di cui siamo innamorati si fossero palesati a indicarci che non è quella giusta per noi. In sostanza, sistema di allarme disinserito. E non potranno far nulla nemmeno gli amici o le persone care, anche se tenteranno in tutti i modi di dirci che quella persona non fa per noi, che magari è strana o non convince. Strafatti di ormoni del piacere, con i centri della razionalità disattivati (corteccia prefrontale) e l’amigdala fuori uso, cadiamo in amore. To fall in love, dicono sapientemente gli anglosassoni…
L’AMORE: …e quando si cade può succedere di non farsi male o di farsene anche molto. Dipende dalla nostra costituzione (dalle caratteristiche che abbiamo in quanto individui amorosi), da come si cade (se sappiamo distinguere l’amore dall’innamoramento abbiamo gli strumenti per capire che a questo punto la relazione cambia, non è possibile vivere costantemente festeggiando) e in chi si cade.
Queste variabili decidono il prosieguo della storia.
- Se sei un adulto sano (che basta a sé stesso, che non entra in relazione perché ha BISOGNO dell’altro ma per condividere il Ben Essere) e hai incontrato un partner sano, passando dall’innamoramento all’amore ritornerai presente a te stesso così come lo farà l’altro. La botta stupefacente si acquieta, amigdala e corteccia prefrontale riprendono a funzionare e si parte a costruire una relazione che non è più guidata dall’emotività irrazionale, dagli ormoni, alla concentrazione dei quali il cervello si abitua: proprio come ci si assuefà a una sostanza tossica, il nostro organismo si assuefà all’amato, alla sua costante presenza nella nostra vita. I livelli di dopamina scendono a favore di un innalzamento di quelli di serotonina (che stabilizza il tono dell’umore) e ossitocina (che promuove la stabilità della coppia). L’ossitocina viene rilasciata quando ci sono contatto fisico e vicinanza, anche per la sensazione di avere stabilmente accanto la persona amata. Contribuisce pertanto a formare un legame di attaccamento sano, funzionale a costruire una relazione di Ben Essere. Affinché questo succeda, il partner deve essere una presenza costante nella nostra vita e porsi come base sicura. Il Ben Essere, in questa fase, dipende anche dal rilascio di endorfine: molecole che hanno un effetto calmante e piacevolmente appagante, simili per struttura a quelle della morfina. Insomma, i sussulti del cuore dei primi tempi sono lontani, le feste da sballo sono finite e adesso possiamo finalmente rilassarci e godere della fiducia e della stabilità che la persona amata ci offre. Come, se e quando finirà la storia saremo noi a deciderlo, a seconda del nostro grado di consapevolezza.
Due adulti sani e con una consapevolezza personale efficace sono perfettamente in grado di comprendere che gli individui cambiano e, con loro, la relazione. Quindi, possono aspirare a una relazione di lungo corso, consapevoli che non può restare sempre la stessa. Un dialogo funzionale a mantenersi presenti l’un l’altro, a condividersi ognuno nel proprio cambiamento, sarà lo strumento migliore per non perdersi.
Diversamente, e lo vediamo ogni giorno nel mondo che ci circonda, si scateneranno battaglie di cui godranno gli avvocati, in cui soffriranno eventuali figli, ecc.
- Se sei un adulto con propensione all’attaccamento eccessivo o con problemi di dipendenza affettiva e hai incontrato un partner sano probabilmente verrai lasciato. Non volergliene e non sentirti preso in giro: prova a comprendere che il tuo stato di bisogno presuppone che l’altro si prenda carico dell’attaccamento eccessivo e della responsabilità di darti ciò che ti manca, il che condiziona negativamente il suo Ben Essere. Non è necessariamente una persona senza cuore, insomma… Se questa tua caratteristica è evidente fin dai primi tempi della relazione, perché dovrebbe decidere di portarla avanti quando può scegliere di cercare un partner davvero compatibile con il quale vivere un rapporto alla pari? Concentrati invece sulla necessità di trovare un equilibrio che ti porti a non aver bisogno di dipendere da nessuno per sentirti bene… e lo dico con tutto l’affetto che posso: non hai idea di quanta bellezza tu possa trarre da una relazione quando non hai bisogno di quella persona (e quindi non vivi nel terrore di perderla) e puoi goderti tutto ciò che vivete.
- Se sei un adulto sano o, peggio, con propensione all’attaccamento eccessivo e hai incontrato un partner con disturbi della personalità o con un elevato tratto narcisistico della personalità, la storia diventa una brutta storia. Entrerai nel loop della compulsione d’amore e della dipendenza affettiva, quella per cui incessantemente ricercherai la dose quotidiana senza poter godere mai dell’appagamento che una relazione d’amore può dare.- se sei un adulto sano o, peggio, con propensione all'attaccamento eccessivo e hai incontrato un partner con disturbi della personalità o con un elevato tratto narcisistico della personalità, la storia diventa una brutta storia. Entrerai nel loop della compulsione d’amore e della dipendenza affettiva, quella per cui ricercherai la dose quotidiana incessantemente, senza poter godere mai dell’appagamento che una relazione d'amore può dare. L'illusione amorosa e la dissonanza cognitiva che si creano sono dovute ai continui alti e bassi della relazione, che scatenano botte di sostanze ormonali anche contrastanti tra loro e il cervello finisce in una sorta di burnout. Stand-by. Non vuole più saperne nulla.
Tutto chiaro? E allora addentriamoci.
Pensi che mi sia dimenticata il SESSO?
Non è così. È che quello viaggia a sé, nel senso che a livello biochimico è SEMPRE l’innescatore di botte adrenergiche (quelle sostanze citate sopra), in qualsiasi tipo di relazione. Nella nostra cultura è stato amalgamato ai concetti amorosi generando un caos enorme, fino al punto che oggi ognuno gli attribuisce un valore puramente soggettivo. Invece, trattare l’argomento a livello oggettivo è fondamentale per arrivare a instaurare relazioni funzionali. Se due partner attribuiscono un significato completamente diverso alla componente sessuale, difficilmente potranno costruire una relazione funzionale. Come in ogni ambito comunicativo, insomma: se non attribuiamo lo stesso significato a un certo termine, quando viene usato si crea sempre una incomprensione.
Se vuoi, qui trovi una sezione specifica sulla sessualità in generale, ma nelle relazioni tossiche c’è un vero e proprio uso del sesso come strumento di manipolazione. Non è mai spontaneo e mai libero da finalità manipolatorie. Porta a picchi di piacere più elevati rispetto alle relazioni normali e scopriremo il perché affrontando l’argomento man mano, nel blog.