COME SPIEGO IL SESSO A MIO FIGLIO E A MIA FIGLIA?
Riflessioni e consigli pratici per genitori che vogliono educare i propri figli e le proprie figlie
a una sessualità consapevole
a una sessualità consapevole
So che noi adulti siamo convinti di conoscere praticamente tutto sulla sessualità ma mi sembra opportuno, prima di approfondire qualsiasi argomento correlato, chiarire l'ABC.
Dobbiamo specificare un po' di nozioni, insomma, che sono però fondamentali se vogliamo ben intendere il significato di ciò che leggeremo . Per fare questo mi avvalgo di un passaggio contenuto in "Standard per l’Educazione Sessuale in Europa" - Quadro di riferimento per responsabili delle politiche, autorità scolastiche e sanitarie, specialisti" pubblicato nel 2010 a cura dell'Ufficio Regionale per l’Europa dell’OMS e BZgA. Qui di seguito sarà riportato il passaggio relativo alle definizioni e ai concetti ma cliccando sul link in rosso si aprirà l'intero documento (anche scaricabile) nel quale troverete riferimenti specifici ad esempio riguardo alle competenze che i nostri figli dovrebbero avere in base all'età e molte altre nozioni molto interessanti. Dateci un'occhiata. SESSUALITÁ, SALUTE SESSUALE ED EDUCAZIONE SESSUALE. DEFINIZIONI E CONCETTI. I concetti di sesso, sessualità, salute sessuale, diritti sessuali e i concetti direttamente interrelati vengono, in una certa misura, interpretati in modo differente in diversi paesi o culture. Anche quando sono tradotti in altre lingue può accadere che vengano intesi diversamente. Sono perciò necessari dei chiarimenti su come questi termini vengono utilizzati. Nel gennaio 2002 l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nell’ambito di un’iniziativa più ampia, ha indetto una riunione tecnica di consultazione allo scopo di definire alcuni di questi concetti, per i quali non esistevano definizioni concordate a livello internazionale. Dalla riunione scaturirono definizioni operative dei concetti di sesso, sessualità, salute sessuale e diritti sessuali. Quantunque non siano ancora diventate definizioni ufficiali dell’OMS, queste definizioni si trovano sul sito web dell’OMS e il loro utilizzo va incrementando. “Sesso”: si riferisce alle caratteristiche biologiche che in generale definiscono un essere umano come femmina o maschio, sebbene nel linguaggio comune con tale termine si intenda spesso l’attività sessuale. “Sessualità”: come concetto esteso, essa è definita, con- cordemente alla definizione operativa OMS, nel modo seguente: “La sessualità umana è una parte naturale dello sviluppo umano in ogni fase della vita ed include componenti fisiche, psicologiche e sociali [...]”. Una definizione più estensiva, suggerita dall’OMS, recita: “La sessualità è un aspetto centrale dell’essere umano lungo tutto l’arco della vita e comprende il sesso, le identità e i ruoli di genere, l’orientamento sessuale, l’erotismo, il piacere, l’intimità e la riproduzione. La sessualità viene sperimentata ed espressa in pensieri, fantasie, desideri, convinzioni, atteggiamenti, valori, comportamenti, pratiche, ruoli e relazioni. Sebbene la sessualità possa includere tutte queste dimensioni, non tutte sono sempre esperite o espresse. La sessualità è influenzata dall’interazione di fattori biologici, psicologici, sociali, economici, politici, etici, giuridici, storici, religiosi e spirituali.” Per una serie di ragioni quest’ultima definizione è molto utile: sottolinea che la sessualità è un aspetto centrale dell’essere umano, che non è limitata a determinate fasce di età, che è strettamente connessa al genere, che comprende vari orientamenti sessuali e che va ben oltre la riproduzione. Questa definizione chiarisce altresì che la “sessualità” comprende ulteriori elementi oltre a quelli meramente comportamentali e che essa può variare in grande misura a seconda dell’influenza di un’ampia gamma di fattori. Indirettamente, questa definizione indica anche che l’educazione sessuale deve essere intesa come riguardante aree molto più ampie e variegate della sola “educazione relativa al comportamento sessuale”, con la quale, sfortunatamente, viene talvolta erroneamente confusa. “Salute sessuale”: questa è stata inizialmente definita in una riunione tecnica dell’OMS nel modo seguente: “La salute sessuale è l’integrazione degli aspetti somatici, affettivi, intellettuali e sociali dell’essere sessuale in modalità positivamente arricchenti e che valorizzano la personalità, la comunicazione e l’amore”. Sebbene sia alquanto datata, questa definizione viene ancora utilizzata di frequente. Nel corso della consultazione tecnica OMS del 2002 è stata concordata una nuova proposta di definizione, che recita: “La salute sessuale è uno stato di benessere fisico, emotivo, mentale e sociale relativo alla sessualità; non consiste nella semplice assenza di malattie, disfunzioni o infermità. La salute sessuale richiede un approccio positivo e rispettoso alla sessualità e alle relazioni sessuali come pure la possibilità di fare esperienze sessuali piacevoli e sicure, libere da coercizione, discriminazione e violenza. Per raggiungere e mantenere la salute sessuale, i diritti sessuali di ogni essere umano devono essere rispettati, protetti e soddisfatti .” Questa bozza di definizione non solo enfatizza la necessità di un approccio positivo, il piacere come aspetto essenziale e la nozione che la salute sessuale comprende non solo aspetti fisici ma anche emotivi, mentali e sociali, ma mette in guardia rispetto a possibili elementi negativi e per la prima volta menziona l’esistenza dei “diritti sessuali”, due tematiche quasi totalmente assenti nella definizione del 192. Inoltre, l’attenzione non è incentrata sui potenziali elementi negativi come sovente accade nella letteratura di settore riferita ad HIV e AIDS. In breve, si tratta di una definizione equilibrata. La salute sessuale è uno dei cinque aspetti essenziali della Strategia globale per la salute riproduttiva approvata dall’Assemblea Generale dell’OMS nel 2004. Va evidenziato che fin dai primi anni ‘50 l’OMS ha definito e affrontato la “salute” in modo molto ampio e positivo, riferendosi ad essa come a un “potenziale umano” e non meramente come assenza di malattia, includendo non solo aspetti fisici ma anche emotivi, mentali, sociali ed altri ancora. Per queste ultime ragioni, si ritiene che le definizio- ni dell’OMS siano accettabili e utili basi di partenza per un dibattito sull’educazione sessuale. Pertanto, in questo documento è utilizzato il termine “salute sessuale” che però comprende anche il significato e la nozione di “benessere sessuale”. La salute sessuale non è influenzata solo da fattori individuali, ma anche di tipo sociale e culturale. “Diritti sessuali”: comprendono in particolare il diritto all’informazione e all’educazione. Come si è detto in precedenza, la riunione OMS del 2002 ha prodotto anche una proposta di definizione di diritti sessuali che recita: “I diritti sessuali comprendono diritti umani che sono già riconosciuti da leggi nazionali, dalle carte internazionali sui diritti umani e da altre dichiarazioni di consenso. Essi comprendono il diritto di tutti gli esseri umani, liberi da coercizione, discriminazione e violenza, a: - il più alto livello raggiungibile di salute sessuale, comprendendo l’accesso ai servizi sanitari per la salute sessuale e riproduttiva; - ricercare, ricevere e divulgare informazioni relative alla sessualità; - l’educazionesessuale; - il rispetto per l’integrità fisica; - scegliere il proprio/la propria partner; - decidere se essere o meno sessualmente attivi; - relazioni sessuali consensuali; - matrimonio consensuale; - decidere se, e quando, avere figli; - ricercare una vita sessuale soddisfacente, sicura e piacevole. L’esercizio responsabile dei diritti umani richiede che tutti gli esseri umani rispettino i diritti altrui.” Quantunque si tratti solo di una proposta di definizione, essa è utilizzata come base di partenza nel presente documento, in quanto si ritiene che gli elementi presenti abbiano una larga base di consenso in tutta Europa. Inoltre, è importante sottolineare che tale definizione menziona esplicitamente il diritto all’informazione e all’educazione. A questo punto del discorso è comunque necessaria un’avvertenza. Ovviamente alcuni diritti di cui sopra sono stati pensati in riferimento ad una persona adulta e pertanto non tutti valgono automaticamente per bambini e adolescenti. Ad esempio, è chiaro che temi come il matrimonio consensuale o il diritto di decidere sulla procreazione non sono ancora pertinenti per bambini o giovani adolescenti. Il diritto del bambino all’informazione è stato altresì riconosciuto dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia dell’ONU, che ha visto la luce nel 1989 e da allora è stata ratificata dalla maggioranza degli Stati. La Convenzione afferma chiaramente il diritto alla libertà di espressione e il diritto di ricercare, ricevere e divulgare informazioni e idee di ogni natura (articolo 13); l’articolo 19 indica il dovere degli Stati di adottare delle misure educative per proteggere i minori, inter alia, dall’abuso sessuale. Recentemente l’IPPF, la principale organizzazione non governativa nel campo della salute sessuale e riproduttiva, ha adottato una Dichiarazione dei diritti sessuali. Questa Dichiarazione, ampiamente basata sui diritti umani riconosciuti a livello internazionale, presenta una struttura simile alla precedente, e ampiamente adottata, Carta dei diritti sessuali e riproduttivi della stessa IPPF30 e comprende anche il diritto all’educazione e all’informazione. La World Association for Sexual Health (WAS) ha pubblicato nel 2008 una dichiarazione sulla salute sessuale; anche questo documento riconosce i diritti sessuali come essenziali per raggiungere la salute sessuale per tutti. Avendo preso in esame le definizioni di cui sopra e altre ulteriori, seguendo l’approccio olistico e positivo che costituisce il fondamento dei presenti Standard, nel presente documento l’educazione sessuale è intesa come di seguito specificato. “Educazione sessuale” significa apprendere relativamente agli aspetti cognitivi, emotivi, sociali, relazionali e fisici della sessualità. L’educazione sessuale inizia precocemente nell’infanzia e continua durante l’adolescenza e la vita adulta. Con bambini e ragazzi l’educazione sessuale mira a sostenere e proteggere lo sviluppo sessuale. Gradualmente l’educazione sessuale aumenta l’empowerment di bambini e ragazzi, fornendo loro informazioni, competenze e valori positivi per comprendere la propria sessualità e goderne, intrattenere relazioni sicure e gratificanti, comportandosi responsabilmente rispetto a salute e benessere sessuale propri e altrui. L’educazione sessuale mette bambini e ragazzi in grado di effettuare scelte che migliorano la qualità della loro vita e contribuiscono a una società solidale e giusta. Tutti i bambini e i ragazzi hanno diritto ad accedere all’educazione sessuale adeguata alla loro età. In questa definizione l’attenzione è incentrata sulla sessualità come positiva potenzialità umana e come fonte di soddisfazione e di piacere. La necessità, chiaramente riconosciuta, di conoscenze e competenze atte a prevenire problemi di salute sessuale passa in secondo piano rispetto all’approccio globale positivo. Inoltre, l’educazione sessuale deve basarsi sui diritti umani riconosciuti a livello internazionale, in particolare sul diritto alla conoscenza, che ha la precedenza sulla prevenzione dei problemi sanitari.
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Questo blog è nato in risposta alle numerose richieste che ricevo da parte di genitori che chiedono consigli riguardo a come affrontare l'educazione sessuale dei figli e soprattutto a come affrontare certe situazioni.
Credo sia ormai ovvio a tutti che la sessualità, oggi, pervade molti aspetti della vita sociale, della vita di relazione, in particolare nei media, nei social network e nella rete, con conseguente progressivo abbassamento dell'età di accesso ai contenuti sessuali da parte dei ragazzi e non solo, perché il sistema virtuale sempre più spesso escogita strategie per arrivare a coinvolgere anche bambini in tenera età. Mio figlio stesso, ad esempio, all'età di nove anni, cercando cartoni animati su YouTube, cliccò un video di quelli proposti il cui titolo era "La festa delle Winx", l'immagine di copertina era effettivamente relativa alle Winx ma si trovò in realtà linkato ad un sito porno. Per altro, di quelli che installano automaticamente il collegamento al desktop. Come tutti sappiamo i siti social combattono quotidianamente queste dinamiche ma sappiamo pure che le strategie del mercato del porno ne studiano una nuova ogni giorno. Per questo non è più sufficiente applicare blocchi per certi siti ai mezzi che usano ma diventa fondamentale educarli ad affrontare le dinamiche del mercato forti della conoscenza vera e propria della sessualità. Mantenendoli all'oscuro o educandoli in maniera non appropriata, si corre il rischio che, venendo a contatto con contenuti porno ad esempio, non ve lo dicano ma anzi, incuriositi, vadano a cercare di appagare la curiosità, acquisendo quindi concezioni distorte e non sicuramente adatte alla loro salute sessuale. Le situazioni che riguardano la sessualità, tutte, vanno affrontate con modalità di comunicazione corrette, sensibili e adattate alle caratteristiche soggettive di ogni bambino. Vi propongo qui la lettura degli STANDARD DI EDUCAZIONE SESSUALE IN EUROPA pubblicato dall'Ufficio Regionale per l’Europa dell’OMS e BZgA.regionale. Di cosa si tratta? Linee guida, in sostanza, che riguardano l'educazione sessuale dalla nascita del bambino fino al raggiungimento della maggiore età. Sono linee guida indirizzate a professionisti educatori e responsabili nel campo ma i contenuti sono utili e comprensibili a chiunque e riportano chiaramente molte risposte alle domande che mi sento spesso rivolgere. Un po' di nozioni insomma... poi tratteremo specifiche situazioni nei post di questo blog, ma questo è un valido riferimento quando ci si chiede qualcosa in riferimento alle tappe evolutive, ad esempio. Sent spesso genitori di bambini di dieci/undici anni dire: "Eh ma il mio è ancora piccolo per queste cose". In realtà un'educazione sessuale efficace andrebbe intrapresa fin dai primissimi anni di vita, ovviamente affrontata per fasi progressive specifiche, che in questo documento potrete vedere ben definite. Ovviamente, essendo linee guida, vanno adattate all'età del bambino e contestualizzate alla sua soggettività. Chi meglio di voi lo conosce? n questo periodo sto guardando una serie americana VM14 e ieri sera, in una puntata, la mamma apre la porta della stanza da letto del figlio e lo trova, cuffie in testa e occhi sul PC, in ginocchio a fianco al letto, intento a penetrare il materasso. Lui non se ne accorge, la madre grida, lui è in ovvio imbarazzo, la madre esce dalla stanza.
Stiamo parlando di finzione in questo caso ma potrebbe succedere anche a voi, perché i ragazzini a quattordici anni guardano i video porno e li usano per masturbarsi. Non è anormale. Non sto dicendo che sia una bellissima cosa ma è inutile che ci perdiamo dietro al "come dovrebbe essere", se vogliamo agire sulla nostra realtà in maniera efficace. È un dato di fatto: i ragazzini guardano il porno, le ragazzine un po' meno ma non sono esonerate. Vi dico di più: studi accreditati dicono che entro i diciotto anni, sia maschi che femmine, hanno già immesso un proprio contenuto pornografico sul web in una percentuale del 25%. Cosa significa? Che un/a ragazzo/a su quattro, tra i 13 e i 18 anni, ha già messo in rete un proprio filmato o foto in situazione sessuale. Ma questo è un argomento che verrà trattato in un altro post, qui volevo solo rendervi chiaro il fenomeno dell'utilizzo dei mezzi in senso pornografico da parte degli adolescenti. Spero di non dovervi spiegare che la masturbazione è un fatto fisiologico, quel che dispiace è invece che l'accesso al porno avvenga sempre prima, in termini di età, e che la masturbazione legata a contenuti porno non sia sicuramente l'ideale nella costruzione della consapevolezza sessuale e affettiva. Ma come abbiamo detto dobbiamo attenerci alla realtà dei fatti quindi cosa fare? Come comportarsi? Prenderne atto perché se non vi è ancora successo di capire che i vostri figli adolescenti guardano porno è perché non vi è successo di trovarvi in una situazione come quella sopra e probabilmente non guardate la cronologia sui loro PC o sui loro telefoni. Ecco, fatelo. Date un'occhiata, se vi è consentito accedere ai loro mezzi tecnologici. Se non trovate nulla potrebbe essere che ancora non sia successo o che abbiano cancellato, se pensano a un possibile controllo. Nel caso in cui invece sia palese che guardano porno, è necessario affrontare il discorso. Lo so, state già andando in panico ma bando all'emotività e seguite bene. Prima cosa su cui riflettere: è un fatto che non potete cambiare, di questo fatevene subito una ragione. Potete magari limitare la fruizione con i blocchi vari ma, ve lo dico sinceramente, dopo i tredici/quattordici anni, non ha più alcun senso... sanno come eluderli o troveranno comunque un modo. Potete invece sfruttare il momento per educarli. Come? Le modalità di approccio sono due: DIRETTA Se avete con loro un rapporto che vi consente di dirgli apertamente che avete guardato il loro telefono (anche con una scusa, è una bugia a fin di bene), basterà prenderli in un momento sereno e dire loro che non li state accusando o giudicando, volete solo parlarne per spiegare loro alcune cose che magari non sanno. Fateli sentire accolti e spiegate loro che ne state parlando perché magari non sanno cosa ci sia dietro a questo mercato. Usare frasi come: "Lo abbiamo fatto tutti, chi più chi meno, chi prima chi dopo" li tranquillizzerà perché sapere che "siamo simili" li farà sentire più vicini. Cercate di essere il meno imbarazzati possibile perché questo darà ai vostri figli il segnale che non c'è nulla di cui vergognarsi. Oppure confessate l'imbarazzo dicendo che vi dispiace esserlo ma che a voi nessuno ha mai parlato di sesso direttamente quindi non vi viene facile ma volete farlo perché lui/lei abbia una vita più facile e corretta. Dite loro che bisognerebbe non avere imbarazzo riguardo al sesso perché è una cosa naturale che tutti fanno ma che purtroppo il sesso è sempre stato visto un po' come una cosa di cui vergognarsi. È così, ma non è una cosa che "fa bene". Sconsiglio vivamente di approcciarsi alla situazione con ironia perché il momento di alta tensione psicologica in cui vi trovate e si trovano, potrebbe portare sia voi a dire cose senza senso, sia loro a interpretare male ciò che voi magari ritenete scherzoso. Parlatene con voce calma e rasserenante, affrontando questi punti specifici: -LA PORNOGRAFIA È FINZIONE: "L'importante è che tu capisca che quella è finzione, è esagerazione, non è ciò che succede nella realtà perché quelli sono attori e seguono un copione che ha scritto qualcun altro. Li hai visti gli attori? Sono quasi tutti belli e fisicamente perfetti: seni rifatti, peni enormi, nessuno ha la pancia, le donne sembrano tutte bambole e gli uomini sono tutti superuomini! Ti sembra un mondo reale?" -FARE SESSO NON È GINNASTICA: "Se decidi di guardarli, non devi pensare che quando avrai rapporti sessuali le cose andranno così, eh. Sarà tutta un'altra storia, perché le persone non fanno sesso per fare ginnastica ma lo fanno perché sono coinvolte. Non necessariamente innamorate, perché il sesso si fa per amore ma anche per passione, perché quella persona ti intriga e magari c'è una situazione particolare tra voi due. La cosa assolutamente importante è rispettare sempre la persona con cui si ha anche fare. Ok? Ma poi lo capirai da te in quel momento, vedrai... ti sentirai un po' impacciato/a o in imbarazzo le prime volte ma poi imparerai ad ascoltare e capire la persona con cui starai facendo sesso. L'importante è che non ci siano forzature, né da parte sua, né da parte tua. Cosa che nei film porno a volte succede eh. ma non dimenticare mai che è un film!" -LA DONNA NEI FILM PORNO IL PIÚ DELLE VOLTE È UN OGGETTO: "Non so quanti film hai già visto ma mi preme che quando li guarderai di nuovo tu faccia attenzione a questa cosa: le donne sono quasi sempre trattate come un oggetto. Se ci fai caso, nella maggioranza dei porno, il corpo di lei è sottomesso al piacere dell'uomo e la maggioranza dei porno finisce con lei in ginocchio, che aspetta che lui abbia un orgasmo. Ma non funziona così: due persone che fanno sesso non seguono uno schema... c'è un'alternanza: si decide insieme "cosa fare" e man mano che ci si conosce non ci sarà nemmeno più bisogno di decidere, verrà spontaneo. I video prono invece seguono degli schemi e questo succede perché i video porno sono guardati soprattutto dagli uomini, quindi vengono fatti dal punto di vista maschile. Questa cosa sta un po' cambiando perché ora anche le donne usano sempre più frequentemente il porno". Su questo fatto va diversificato l'approccio a seconda che si stia parlando con un ragazzo o una ragazza perché ovviamente loro si identificheranno con l'attore o con l'attrice per questione di genere. Con il ragazzo occorre focalizzare il concetto che lei non sarà una bambola che si presta solo al piacere di lui, con la ragazza bisognerà chiarire che il suo ruolo sessuale non sarà quello di assoggettata all'uomo. Per entrambi deve passare il messaggio che un rapporto sessuale, per essere positivo, deve svolgersi nel segno del piacere reciproco. -EVITA DI GUARDARE VIDEO "ECCESSIVI": attenzione, questo è un passaggio delicato. Come tutti sapete la rete offre contenuti di qualsiasi genere, tra i quali video di BDSM, violenze, anziani, ecc. La difficoltà qui sta nel riuscire a sconsigliare la vista di questi contenuti senza però provocare la curiosità in loro, quindi l'effetto contrario. "Devo chiederti un favore però: tra i tanti video che trovi, ce ne sono molti che vanno oltre ancora la tua capacità di comprenderli. Non perché tu sia stupido/a ma perché fanno parte di quelle pratiche che nella sessualità sono ritenute un'evoluzione non sempre sana. Tipo la violenza, ad esempio. Lo sai anche tu che la violenza non è una cosa buona, per niente. Purtroppo ci sono video anche su queste cose ma tu non li devi guardare perché potrebbero condizionarti, farti avere una visione distorta della sessualità, e farti sentire ancora più in difficoltà quando comincerai a fare sesso davvero. Lo dico proprio per te. Io non ti vieto, come vedi, di guardare quei video, anche se non sono il massimo eh come ti ho già detto, ma dammi retta: guarda quelli normali, senza cose che poi potrebbero darti una visione ancora più sbagliata. Perché ricordati sempre, quella è finzione e soprattutto quando si va agli eccessi e su cose sbagliate, poi la mente entra in confusione e ti troverai in difficoltà. Facciamo così (sorridete!): io non ti controllo ma tu mi prometti che quando cerchi video porno cerchi VIDEO PORNO SOFT che praticamente sono quelli un po' più simili alla realtà, ai rapporti veri insomma." Non è detto che lo faccia e non è detto che questo non stimoli la sua curiosità: qui sta a voi insomma cercare di fargli capire che nei contenuti disponibili online ci sono cose un po' più attinenti alla realtà e quelle magari possono pure aiutarli nel capire come funziona, mentre ce ne sono altri che aumenterebbero la loro ansia e li metterebbero in una condizione più difficoltosa. Non ci piace che guardino i porno, continuo a tenerlo presente, ma visto che come abbiamo già detto dobbiamo "farcela mettere", troviamo il modo per rendere un po' più positiva questa loro esperienza. INDIRETTA Questo è un “trucco” che potete mettere in atto quando pensate che parlarne direttamente non sia la scelta migliore: magari perché non avete con loro un gran dialogo o pensate che dire loro che avete scoperto che guardano film porno sarebbe un affronto troppo intenso alla privacy, e pensate di correre il rischio che si chiudano ancora di più. Può essere la via migliore anche se, fino ad ora, con loro non avete mai parlato di sessualità e quindi non sapete come potrebbero reagire. Dovreste utilizzare un approccio che gli permetta di riflettere senza però farlo sentire “scoperto”. Cosa significa? Molto praticamente dovreste prepararvi una sorta di discorso relativo alla pornografia, da fare in due, in sua presenza. Due che possono essere entrambi i genitori, se conviventi o comunque entrambi presenti nella quotidianità dei ragazzi, oppure tu genitore con un’amica/o, con una sorella/fratello. Insomma con una persona con la quale potete permettervi un dialogo del genere, spiegando prima l’intento di questa “messa in scena” (che, tecnicamente, si chiama triangolazione). Il dialogo deve essere tra voi due, facendo in modo che i figli ascoltino ma non si sentano presi in mezzo. Esempio: potreste inventare un’ipotetica situazione in cui un collega ha scoperto che suo figlio guarda porno e si è molto arrabbiato. Questa è la situazione di partenza sulla quale dovete esprimervi in termini di “critica” verso il genitore che si arrabbia, in modo da far passare il messaggio che voi, sapendolo, non vi arrabbiereste, anzi, preferireste saperlo proprio perché sul web girano cose talmente assurde che un/a ragazzino/a ha comunque bisogno di essere sostenuto nel capire cosa sta guardando. Condiamo il tutto con una critica lucida alla pornografia, insomma. Diciamo pure che anche noi da ragazzini guardavamo cose spinte (così i ragazzi si sentiranno meno in colpa) e che è normale farlo, ma che i video che passano oggi sul web sono cose troppo eccessive, montate apposta, non reali e che nella realtà vanno affrontate con i piedi di piombo e soprattutto con una consapevolezza di ciò che si fa. Ci butterei una battutina del genere: “Certo che se questo ragazzino ha dei genitori che non parlano di sesso e deve affrontare tutto da solo, come può capire? Perché i film mostrano cose che però nella realtà sono molto diverse e magari, quando poi lui andrà a fare sesso, non sarà capace”. Questo lo “smonterà” un po’ e lo farà riflettere sul fatto che forse serve l’indicazione di un adulto, alla sua età. Potrebbe essere molto utile anche fare riferimento a pratiche specifiche se avete visto che prediligono film, appunto, relativi a situazioni particolari, in modo da creare anche maggior coinvolgimento nei ragazzi. La pornografia, purtroppo, non possiamo toglierla loro, nel senso che se andassimo a vietarla ora, lo prenderebbero come un affronto, non come una collaborazione. Il fatto che ne parliate senza chiamarli in causa, invece, vi permette di dirgli tutto ciò che vi ho suggerito sopra (nel metodo diretto) senza farli sentire giudicati, controllati. Li metterà sul chi va là ma senza farli sentire “tanati” e potrebbe essere anche stimolo a intervenire. O a confidarvi, in seguito, che anche loro hanno guardato video porno. L’importante è che rimarchiate il fatto che voi non trovate strano che un/a ragazzino/a guardi pornografia ma che vi dispiace che questo fantomatico figlio di collega non abbia genitori disposti a dialogare di questo con il proprio figlio. Anzi, diciamo pure che il vostro collega ha messo in punizione suo figlio e non può più usare telefono, pc, ecc, cosa che voi non fareste mai perché non vi interesserebbe punire vostro figlio ma il vostro interesse sarebbe quello di stargli vicino e aiutarlo a capire come si affrontano questi passaggi. La "tattica" del parlare in due perché il messaggio arrivi al terzo, funziona molto con gli adolescenti, che generalmente non hanno mezza voglia di essere invasi e il rischio di farlo (ai loro occhi) è altissimo. Anche nell’utilizzare il metodo indiretto per affrontare l’argomento, occorre ribadire spesso che il sesso non funziona così come lo si vede nei film e che la sessualità deve essere innanzitutto rispetto dell'altro, che non tutti hanno gli stessi desideri sessuali, ecc. Tenete conto che, se non avete un interlocutore secondo voi valido con cui mettere in scena questo discorso, potete pure cambiare la scena. Una finta telefonata, ad esempio: scegliete un momento in cui il/la ragazzino/a sia rilassato e possa sentirvi. Spegnete il vostro telefono (ché non suoni mentre siete in scena) e fingete di telefonare a un’amica o una persona che lui/lei conosce. “Ciao, come stai”, “Tutto bene e tu?” e poi dalle chiacchiere scivolate sull’argomento come avreste fatto se la persona fosse stata lì di fronte a voi. Potete anche pensare di seguire “una scaletta” con tutte le cose che dovete dire ma tenete presente che deve sembrare tutto molto vero, quindi non deve vedere appunti se vi gira intorno, ecc. Scegliete il tipo di approccio che vi sembra più adatto al rapporto che avete con i vostri figli e alle loro soggettività caratteriali: l’importante è che li facciate sentire accolti, non accusati, e che passi il messaggio che siete disponibili a parlarne in termini costruttivi per il suo benessere. La masturbazione o autoerotismo, come già sapete, è la pratica attraverso la quale stimoliamo i nostri organi sessuali (e altre parti del corpo) al fine di procurarci piacere e generalmente l'orgasmo.
Le modalità di autoeccitazione e di raggiungimento dell’orgasmo sono diverse da persona a persona: la masturbazione viene di solito effettuata con le mani ma sempre più spesso gli adulti utilizzano anche sex toys. Il modo nel quale ci tocchiamo e ci accarezziamo le parti erogene, così come le zone erogene stesse, sono soggettivi: ognuno di noi prova piacere in modo diverso, a seconda delle conformazioni fisiche perché ognuno di noi ha un sistema di recettori sensoriali diverso. I pensieri che facciamo, le fantasie che ci eccitano e le sensazioni che proviamo durante la masturbazione sono anch’essi diversi in funzione di chi li esperisce. La funzione più evidente della masturbazione è quella - appunto - di darsi piacere, ma la masturbazione permette anche di conoscere il proprio corpo. Non a caso durante la fase della pubertà, nel passaggio tra essere bambini e diventare adolescenti, i ragazzi sentono maggiormente l’istinto e il desiderio di toccarsi e provare piacere: è in atto un cambiamento importante che riguarda il corpo, la sua fisiologia (come funziona) e il suo aspetto esteriore, nonché la psiche. La masturbazione contribuisce a conoscere se stessi e i cambiamenti che si stanno realizzando sia fisicamente che dentro di sé. Dedicarsi quindi all’autoerotismo permette: - di individuare le proprie zone erogene: capire quali parti del corpo, se stimolate, provocano le sensazioni di maggior piacere; -di conoscere l’eccitazione: riconoscere cioè l’impulso sessuale e la sua dinamica di espressione corporea; -di aumentare il livello di autostima e di sicurezza personale: la masturbazione contribuisce all’acquisizione di una buona immagine di sé. La maggiore consapevolezza acquisita del proprio corpo, sia sul suo funzionamento che sulla sua anatomia, consentirà poi di comunicare meglio con l’altro durante i rapporti sessuali perché, se si ha già confidenza col proprio corpo e si conoscono zone e modalità di piacere, sarà più facile approcciarsi al partner ed entrare in intimità. Sperimentando il nostro corpo attraverso l’autoerotismo scopriamo una parte molto importante di noi stessi che non è mai uguale a quella degli altri: ciascuno di noi ha un proprio modo, molto personale, di esprimere il desiderio e di raggiungere il piacere sessuale. La masturbazione si pratica a tutte le età: anche i bambini fin da molto piccoli trovano piacevole sfiorarsi i genitali. Lo fanno per istinto legando semplicemente all’azione il piacere che ne traggono, imparando così a conoscere il proprio corpo. Gli adulti, proprio per il livello di piacere che si può raggiungere con la masturbazione conoscendo perfettamente il proprio corpo, possono continuare a masturbarsi per la ricerca del piacere nonostante trovino soddisfazione nella condivisione della sessualità con il partner. Nella coppia stessa la masturbazione reciproca è una pratica attraverso la quale darsi piacere reciprocamente andando così a conoscere sempre meglio le zone erogene del partner. Diversa invece è la masturbazione condivisa: i partner praticano autoerotismo in presenza dell’altro, pratica molto erotizzante perché mette in gioco il piacere di guardarsi, di provocarsi, di eccitarsi. Per quanto riguarda la masturbazione in età adolescenziale, va specificato, che non è una pratica prettamente maschile come molti pensano: anche le ragazze sentono lo stesso bisogno di darsi piacere e di conoscere il proprio corpo e le sue manifestazioni. Anzi è proprio la masturbazione, per le femmine, il modo per venire in contatto con i propri genitali che nel proprio corpo, al contrario di quello del maschio, sono “nascosti” e quindi non visibili direttamente guardandosi semplicemente allo specchio. Riguardo alla masturbazione, così come per la sessualità in genere, si sono da sempre creati miti e leggende atti a soggiogare questa pratica istintuale considerata sporca e peccaminosa dalla cultura sessuofoba che per anni ha imperato e ancora non demorde nella nostra società,che investe la sessualità di paure e pregiudizi. Proprio per questo non tutti vivono l’autoerotismo in maniera libera ma si lasciano condizionare da preconcetti e scarsa conoscenza perché magari in famiglia non si parla di sessualità o perché i propri genitori (o altre figure significative) rimandano aspetti negativi nei confronti della masturbazione. La scelta migliore è quella di non interferire ma contestualizzare. Cosa intendo? Bisognerebbe lasciare liberi i bambini di toccarsi i genitali spiegando loro, durante la crescita, che non si deve fare ovunque e davanti agli altri ma che è un comportamento intimo, da preservare quindi ai momenti in cui si è soli. Senza sgridarli ma con comprensione. Sgridarli non farà altro che indurli a sentirsi sbagliati. Così come deriderli, metterà a rischio la loro autostima, soprattutto se fatto in presenza di altre persone. Per quanto riguarda gli adolescenti invece, che già sanno di non doverlo fare in pubblico, cercate di non interferire, di non mortificarli, di non deriderli nemmeno scherzando su questo fatto. Quanti papà (e pure alcune mamme) ho sentito proferire orgogliosi agli amici, davanti al figlio, frasi come “Si ammazza di pippe”,“Non riesce a tenere a freno la bestia”, "Devo cambiare le lenzuola tre volte a settimana", ecc. Non fatelo. Arrecate danno alla sua consapevolezza sessuale e rischiate di condizionare negativamente la sua sessualità. La masturbazione è fisiologica ed è propedeutica alla salute sessuale. Lo so, questo è un tasto dolente, soprattutto se c'è già in atto un meccanismo per il quale lui/lei non ammette che voi controlliate ciò che loro fanno con telefono, pc, ecc. Se non sono già passati ad impostare una password che voi non conoscete, il problema non sussiste: o sono ancora piccoli e non ne vedono la necessità, o hanno con voi un rapporto per il quale non si sentono a disagio pensando che voi potreste vedere ciò che fanno. In questo caso avete i margini per lavorare sulle possibilità future, quindi quando dovesse eventualmente presentarsi il problema, sarà sufficiente essere chiari e determinati: "Guarda, sia chiaro che io mi fido di te ma deve esserlo altrettanto che tu non hai la piena conoscenza di cosa sia Internet, di quali siano le dinamiche che ci sono dietro e di quali siano i pericoli che ne derivano. Lo so che ti sembra esagerata la mia preoccupazione ma, considerando anche che tutto ciò che tu fai sulla rete è una mia responsabilità fino a che non sarai maggiorenne, tu puoi usare i mezzi tecnologici solo se io posso accedervi. Non c'è "ma" che tenga. Non lo faccio per invadere la tua privacy, lo faccio per tutelare te e anche me. È una regola, punto." Ovvio che non saranno contenti ma come non lo sono rispetto a tante altre regole. Si ribelleranno, si arrabbieranno, ma dovete essere risoluti: è una regola, non si discute. Se vogliono utilizzare i mezzi, queste sono le condizioni. Faranno storie per un po' di tempo ma poi diventerà normale e accettabile, soprattutto se manterrete un comportamento che non li faccia sentire sotto osservazione. Cosa significa? Che dovrete scegliere i momenti adatti per controllare ciò che fanno su WhatsApp, su Google, su Instagram, ecc. Quindi quando dormono, ad esempio, o quando siete sicuri che non possano vedervi, solo per non dare loro l'impressione di essere sempre sotto esame. Loro sanno che voi potete controllare no? Quindi non li state "fregando". State mantenendo il controllo, come è giusto che sia, ma senza metterli sotto stress. Questo consentirà loro di comportarsi più spontaneamente nelle attività che vogliono fare perché sanno che potete controllare ma non vi vedono mai farlo, non sanno nemmeno se lo fate. Qui dovete essere molto bravi: dovete utilizzare il controllo del telefono più come una "raccolta dati" che un mezzo per avviare la santa inquisizione, eh?! Questo significa che dovrete sì controllare sistematicamente le loro attività ma intervenire solo qualora ci sia qualcosa di pericoloso o molto sbagliato. Non dovete assolutamente intervenire, ad esempio, se vedete che litigano con amici e non ve l'hanno detto, o mandano messaggini un po' particolari ad amichette/i, o usano termini che non vi piacciono. Questo fa parte della loro normalità e intervenire in queste situazioni, ve li metterà contro, li farà sentire oppressi dal vostro controllo. Usate piuttosto "i dati" che potete raccogliere per instaurare dialoghi e confronti generali su ciò che trovate sbagliato o problematico: ad esempio, rilevate che usano un linguaggio estremamente volgare? Non partite con "Ho visto che quando scrivi i messaggi usi parole che non mi piacciono!" ma prendetela in largo, tipo: "Oggi in metro c'erano due ragazzini che parlavano tra di loro con un linguaggio che nemmeno degli scaricatori di porto... se capissero quanto diventano brutti agli occhi di chi li ascolta! Io, se fossi una ragazzina, uno che parla così non lo considererei nemmeno". Non è detto che servirà perché in alcune fasi diventa quasi fisiologico che lo facciano (per sentirsi grandi, fighi, ecc) ma li stimolerà a riflettere. E già questo è tanto. D'altronde, se andaste a infierire direttamente, oltre a farli sentire pressati dal controllo, otterreste probabilmente una reazione negativa anche sul linguaggio: mi controlli, mi fai arrabbiare, io parlo come voglio. I "dati" che potete raccogliere e sfruttare per correggere certi comportamenti, sono innumerevoli. Così come potete raccoglierne tanti sul loro sentire e individuare problematiche di ogni genere. Vi consiglierei anche, per non farli sentire pressati, di non aprire conversazioni che loro non abbiano ancora visualizzato... perché questo farebbe capire loro immediatamente che avete guardato il telefono. Insomma: il compromesso che avete stabilito vi consente sì di controllare ma vi viene più utile che la vostra attività di controllo non sia così palese, il che evita malumori e favorisce il dialogo tra di voi. Tenete presente che poter accedere al loro telefono non ha la finalità di governare la loro vita in ogni singolo aspetto ma offre la possibilità di individuare pericoli reali (che sapete bene esistere) e di sapere su cosa magari abbiano bisogno di parlare, di essere indirizzati (es. quando ci si accorge che guardano video porno o inviano contenuti inadatti). La situazione è un po' più difficoltosa se non avete affrontato la questione "prima" e adesso il loro telefono per voi è inaccessibile. Qui occorre individuare la strategia migliore per cambiare la situazione. Anche in questo caso c'è un solo modo: la regola. Perché alla base di una educazione efficace, in qualsiasi àmbito, ci sono le regole che, indicando chiaramente quali sono i comportamenti più adeguati da mettere o non mettere in atto, infondono nei bambini e nei ragazzi sicurezza: le regole definiscono i limiti entro i quali possono spaziare e oltre i quali non devono andare perché incorrerebbero nel pericolo o metterebbero in atto un comportamento incivile, non rispettoso dell'altro, ecc. In questo caso la regola è comunque quella di cui abbiamo parlato sopra: "Tu puoi avere il telefono, il pc, il tablet, ecc. solo se io ho la possibilità di accedervi. Se io non posso accedervi, tu non puoi averli." Ovviamente comprendo lo sconforto che si impadronisce di voi se vi dico che dovete andare dai vostri figli a dire loro questa frase ma non sarà così disastroso, se affronterete l'argomento contestualizzando con un discorso tipo: " Guarda, succede una cosa che non ti piacerà ma che è necessaria: quando ti ho dato il telefono (pc, tablet, ecc) non avevo considerato/non sapevo/non ero consapevole dei problemi che ne possono derivare. Mi sono informato/a e ho letto alcune esperienze che mi hanno portato/a a riflettere e ho deciso che, se vuoi utilizzare i mezzi, io devo potervi accedere. " Preparatevi alla rivolta, ovviamente: qualcuno la butterà sul "tu non ti fidi di me", qualcuno sul "gli altri genitori non lo fanno quindi sono meglio di te", qualcun altro "piuttosto non lo uso più" finanche a minacce di scioperi vari (fame, compiti, doccia, ecc). Non vi spaventate, è fisiologico perché state limitando, ai loro occhi, la loro libertà personale. Il che non è nemmeno troppo contestabile ma fa parte dei diritti di un genitore come decidere a che ora far rincasare i figli, ad esempio: "Io sono responsabile di te fino a che non sarai maggiorenne, quindi io decido cosa è giusto e cosa è sbagliato". A seconda della soggettività dei vostri figli le reazioni saranno le più disparate (e disperate) ma datemi retta: un sacco di genitori oggi si mangiano le mani per non averlo fatto e non avere così potuto prevenire situazioni tragiche relative/conseguenti a bullismo, anoressia, bulimia, depressione, ecc. Non voglio allarmarvi ma voglio che siate consapevoli che i rischi esistono anche laddove noi pensiamo che i nostri figli siano ragazzi sereni, senza problemi e che ci raccontino tutti. Lo pensavano quasi tutti i genitori che poi si sono trovati invece in situazioni che mai avrebbero previsto o immaginato: sia che si siano trovai dalla parte di figli bullizzati, ad esempio, che bulli. Perché lo ribadisco: fino a che non raggiungono la maggior età, la responsabilità di tutto ciò che fanno in rete è vostra, sia in termini morali che giuridici. Quando affronterete la questione ripetete loro spesso che non è una questione di mancanza di fiducia nei loro confronti ma che gli adulti stessi, succede, cadono spesso in trappole tese dalla rete perché chi costruisce queste trappole per fregare la gente lo sa fare nel migliore dei modi. Usate frasi tipo "Io lo so che tu sei un tipo sveglio/a", "Lo so che tu non fai niente di male", " Lo so che tu sai gestirti", ecc. Nutrite la sua autostima, insomma, facendo capire che vi fidate di loro perché sono ragazzi capaci ma che chi vuole fregare è proprio specializzato a truffare. E i casi che succedono ogni giorno ne sono la prova. Alcune altre regole che sarebbe bene introdurre sono queste: -no al telefono acceso in camera di notte: "Quando la sera vai a dormire, il telefono va lasciato fuori dalla stanza da letto" (questa sarebbe una buona regola pure per gli adulti eh, sia per abituarci a un distacco emotivo da tutto ciò che il telefono rappresenta -attesa di messaggi, interazioni social, ecc-, sia per le onde elettromagnetiche perché anche se non lo utilizziamo, esso emana comunque radiofrequenze. Questo vuol dire che i telefoni cellulari trasmettono di continuo onde elettromagnetiche intorno a sé, non solo quando vengono utilizzati; metterlo vicino la testa quando si dorme significa essere investititi da queste onde che non fanno bene -cancerogene ma anche influenti sul ritmo circadiano, ad esempio-. Comprendo che si possa avere la necessità di essere reperibili per diversi motivi ma, per gli adulti, basterà alzare un po' la suoneria e lasciarlo in un'altra stanza; -no al telefono sul tavolo durante i pasti: sono certa di non dovervi spiegare le motivazioni e che questa regola valga anche per gli adulti, vero? -no alla dipendenza dal telefono: questa ve la scrivo così, con un po' di rassegnazione, perché so che ormai la maggior parte delle persone soffre se non ha il telefono sempre appresso. I motivi li avete sentiti ripetere talmente spesso che vi sono sicuramente già venuti a noia e hanno perso valore ma io vi invito a riflettere, poi la scelta è ovviamente vostra. Certo che se non volete che vostro figlio cresca dipendente da un telefono, dovreste per primi dare l'esempio... altrimenti non funziona, come in tutte le cose! Guardare questo docufilm, mi ha riportata a otto, nove anni fa quando, dopo la pubblicazione su Cosmopolitan di un articolo relativo alla sex-addiction, iniziarono a contattarmi molti giovani per raccontarmi le loro storie.
Guardando queste immagini, sono tornata a un sabato notte in cui fui svegliata dal telefono che suonava in continuazione per l'arrivo di messaggi. Allarmata, mi alzai e quei messaggi venivano da un sedicenne che mi scriveva da qualche giorno per raccontarmi le sue esperienze e per chiedermi consigli perché si sentiva ossessionato dal sesso e da tutte le dinamiche relative (amici, ragazze, genitori, ecc). Quel sabato notte era successo un disastro: due ragazzine quindicenni, sedute sui wc dei bagni di una discoteca, avevano fatto a gara su chi delle due avrebbe fatto più rapporti orali a ragazzi in fila davanti a questi bagni. Non so se è chiara la scena: due bagni uno a fianco all'altro, due quindicenni sedute sui wc, due file di ragazzi in attesa del loro turno. Il ragazzo in questione si era messo in una delle due file. La gareggiante della fila che lui aveva scelto, si è fermata al settimo, lui era l'ottavo. Lui le si è messo di fronte e lei ha vomitato, dichiarandosi sconfitta. Lui, innervosito per l'attesa e le sue aspettative disattese, l'ha riempita di botte. Lo hanno dovuto placare e portare fuori dal locale. Fuori dal locale, seduto a terra, incapace di fare qualsiasi cosa, ha iniziato a scrivermi incessantemente: i contenuti dei suoi messaggi andavano dal timore della denuncia allo schifo per questa ragazza fino allo schifo per se stesso. Fermatevi, non pensate: "Giustamente!" Perché non è lui il reale responsabile di questo fatto. E guardare questo docufilm vi farà ben intendere il motivo di questa mia affermazione. La responsabilità è della società ipersessualizzata in cui vive lui e viviamo noi. Consiglio vivamente la visione di questo docufilm, ai genitori soprattutto ma farebbe bene a tutti perché il filo conduttore è un'analisi socio-antropologica che riguarda ognuno di noi, nessuno escluso. Se potete, se conoscete bene l'inglese, seguitelo senza i sottotitoli in italiano, e vi chiedo di astrarvi geograficamente dal contesto in cui è girato perché non succede solo in America o altrove. È così anche in Italia, seppure a noi non sia palese e non esistano per ora docufilm ambientati nel nostro Paese. ![]() Noi ieri era abbiamo finito di vedere la serie #SexEducation su #Netflix. Io la quoto, sia perché affronta la tematica sessuale in maniera disincantata e in un linguaggio adeguato a quello a cui gli adolescenti sono abituati (quindi efficace nel coinvolgerli), sia perché pur avendo la sessualità come filo conduttore affronta diversi aspetti relazionali tra pari e non: le dinamiche dell'amicizia, il bullismo, la difficoltà del riconoscimento e dell'accettazione dell'orientamento sessuale sia proprio che altrui, le dinamiche delle relazioni genitori-figli (genitori che riversano aspettative sui figli, situazioni di famiglie con genitori dello stesso sesso, rapporto dei genitori con figli omosessuali,...). Si parla di aborto, si parla dei dubbi tipici dell'età, si parla di genitori troppo assenti e genitori troppo presenti, che esercitano eccessivo controllo psicologico. Si tratta la necessità adolescenziale del far parte dei gruppi, la fragilità dell'età stessa, il timore di rimanere vergini (correlato alla pressione dell'obbligo sociale di fare sesso per essere riconosciuti come individui capaci). C'è davvero tanto. Il ritmo e la fotografia sono accattivanti soprattutto se consideriamo che la serie è pensata principalmente per un pubblico davvero giovane ma che, almeno personalmente, ho trovato interessante. La serie è VM14 e credo che effettivamente non sia adatta la visione ai più piccoli perché potrebbe creare più confusione che altro, essendo piuttosto diretta e specifica. Nelle primissime puntate ero un po' scettica perché l'ambientazione modello "american college" mi dava l'impressione di storia stereotipata ma questi stereotipi sono svaniti attraverso la forza presentata in ciascuno dei personaggi principali. La costruzione dei personaggi è una delle cose più importanti in una narrazione, più importante degli scenari e della trama stessa, e in Sex Education a mio parere sono stati elaborati molto bene. La serie è stata in grado di condensare un'enorme pluralità di complicati problemi adolescenziali sotto forma di diverse esperienze e tutte le questioni che sono state trattate sono lungi dall'essere esaurite: cioè c'è molto materiale per discussione e riflessione. Noi abbiamo scelto di guardarlo tutti insieme ed è stato un momento utile anche per capire cosa nostro figlio avesse chiaro e cosa no, perché nell'intercedere delle puntate ci ha fatto parecchie domande che forse non avrebbe mai pensato di fare: non per pudore ma proprio perché non ci sarebbe stata l'occasione scatenante. Credo che possa essere un buon veicolo per affrontare insieme un argomento che spesso mette genitori e figli in difficoltà... magari un po' di imbarazzo subito, ma sempre meno difficoltoso e più fluido che partire dal "Dobbiamo fare un discorso". Se decidete di guardarlo insieme ai vostri figli, sia però chiaro che dovete imporvi di non criticare il linguaggio e i comportamenti dei protagonisti... cioè, non fate i bigotti perché la situazione vi imbarazza ad esempio. Ricordate sempre che se volete instaurare un dialogo costruttivo con i vostri figli dovete attenervi a tre regole basilari: ACCOGLIENZA, COMPRENSIONE e SOSPENSIONE DEL GIUDIZIO. Se i vostri figli non percepiscono questo, potete solo sognare che vi raccontino o vi chiedano. Insomma. Ce ne fossero di serie così e prendessero il posto di tutte le varie "americanate" che davvero fanno, degli stereotipi, un mito. |
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