Anche Repubblica si occupa di HO FATTO LA CAM GIRL (Edizioni Effetto). In questi giorni sono usciti diversi articoli sul saggio dedicato all'indagine sul mondo del sesso virtuale a pagamento, e devo dire che ognuno di loro mi ha appagato perché hanno tutti centrato i concetti che volevo trasmettere. E con punti di vista davvero interessanti. Come questo, di Eleonora Giovinazzo, che ringrazio davvero dall'anima. È una bella soddisfazione che testate nazionali riconoscano un valore nella mia attività, e soprattutto che lo facciano con l'intento di diffondere consapevolezza. Hanno capito che c'è un nesso sociologico che va ben oltre la superficialità alla quale i pregiudizi e gli stereotipi ci hanno abituati, e questo non può fare che bene. Speravo nell'attenzione dei media? Sì, ovviamente. Perché metto passione nel mio lavoro, nei miei studi, quindi è banale dire che, essere attenzionata, mi appaga. Ma c'è una ragione ben più forte... sono undici anni che mi occupo di dinamiche di relazione in quegli àmbiti che solitamente vengono taciuti, o dei quali si parla per stereotipo. Sono abituata a restare nella "bolla" di persone che mi segue sui social, sul sito, o che mi chiede consulenza. Bè, in questi giorni sto respirando aria purissima... mi sta venendo il dubbio che sia possibile andare al di là degli stereotipi e cominciare a guardare certe dinamiche in modo oggettivo. Conoscerle. E, considerato che abbattere i pregiudizi, e stimolare a riflettere su ciò che siamo noi tutti realmente, è il mio obiettivo... sono giorni di speranza, per me. Che ci si stia predisponendo a guardarci per ciò che siamo? Oggi ringrazio Monica Coviello e Rolling Stone. Qui trovate l'articolo. Qui trovate l'anteprima su Books.Google.it. ...e io sono davvero felice. Perché il libro l'ho scritto io? Sì, anche per questo, ma soprattutto perché di queste dinamiche sommerse, tenute nell'ombra dall'ipocrisia sociale, solitamente non si parla. Anche se contano milioni di utenti. Anche se è la via che molte donne sono sempre più costrette a prendere, messe economicamente in ginocchio dalla disoccupazione post-lockdown. Non sarà facendo finta di non vedere il fenomeno, che lo si risolverà. La crisi attuale ha indotto un numero incontrollabile di donne a immettersi nel mercato del sesso a pagamento virtuale (ma non solo) con tutti i rischi che ne possono conseguire, se l'attività viene affrontata senza consapevolezza. Ringrazio quindi Francesca Favotto che ha scelto di occuparsi di questo argomento in QUESTO ARTICOLO, aiutandomi così a diffondere un messaggio davvero importante: è necessario abbattere i pregiudizi, attraverso la consapevolezza. Dopo aver appreso la notizia del suicidio di Tiziana Cantone, ho ascoltato e osservato per quarantotto ore le azioni e reazioni sul web a questo fatto. Non mi sono espressa subito in merito perché lo sconforto di queste tragedie conseguenti la complessità del vivere in una società 3.0 mi porta sempre a riflettere sul "come" aiutare le giovani donne, soprattutto, a difendersi da queste situazioni e a evitare di subirne le conseguenze. Chi mi conosce sa che mi occupo di sessualità e soprattutto delle dinamiche relative, tra le quali oggi largamente prendono spazio le dinamiche virtuali, di ogni genere. Perché oggi, più che mai, il sesso viaggia in rete e viaggia velocissimo, senza soste né confini, senza possibilità di fermarne i contenuti nel momento in cui prendono il largo, senza potere di gestione alcuno, anche quando una sentenza stabilisce che quei contenuti sono stati illegalmente diffusi e ne dispone la rimozione. Quindi succede che il gioco di un momento, fatto in maniera più o meno consapevole, diventi oggetto di una condanna alla persona senza via di scampo. E nessuna attenuante, perché la morale di una società che istiga e promuove il protagonismo ad ogni costo è inversamente proporzionale agli strumenti che mette a disposizione. Cosa significa? Siamo una società che non educa alla consapevolezza sessuale ma bombarda gli adolescenti con contenuti sessuali da ogni dove. Non siamo in grado di parlargliene, non esiste un progetto ministeriale sulla consapevolezza sessuale degli adolescenti ma ogni giorno diamo loro mezzi sempre più sofisticati e accattivanti per esserne protagonisti, non solo spettatori. Certo, quando permettiamo loro di iscriversi a un sito di chat erotiche o cam sessuali facciamo cliccare un "accetto le condizioni d'uso" e ci puliamo da ogni responsabilità, sapendo benissimo che quelle condizioni d'uso spesso sono scritte con formule incomprensibili appositamente per fuorviare gli utenti perché, se davvero sapessero a cosa possono andare incontro, nessuno ingrasserebbe il mercato che ci sta dietro. Stessa cosa succede con i social network più diffusi: Facebook, Twitter, Instagram, Snapchat... tutti danno l'illusione di fornirti uno spazio TUO che puoi modificare a tuo piacimento, per entrare in relazione con gli altri. Di fatto, anche se abbiamo "accettato" diversi anni fa, solo oggi cominciamo davvero a renderci conto che ogni nostra azione sul web altro non è che una cessione di noi stessi al mercato che lo gestisce. Tiziana è morta. E' morta perché non era consapevole delle conseguenze che può avere farsi fare un video durante un momento sessuale. Che l'avesse divertita farlo nessuno lo mette in dubbio e personalmente non ci trovo niente di strano (l'ipocrisia la lascio a quelli che ancora pensano che una donna che si diverte sessualmente sia una poco di buono) ma sicuramente se avesse saputo prima dove questa leggerezza del momento l'avrebbe portata, avrebbe evitato. Ora non starò qui a discutere sul giusto o sbagliato, sono scelte personali. Ciò che mi preme è sensibilizzare riguardo alla consapevolezza. Perché il mercato non possiamo fermarlo, quello ogni giorno inventa un modo nuovo per istigarci a fare ciò che non capiamo, ma i nostri figli dobbiamo tutelarli. Rammentate l'uscita de LA BIBBIA 3.0 qualche mese fa? Anche in quell'occasione (brutta occasione) alla base dei fatti stavano l'inconsapevolezza delle ragazze e la malafede di chi non si fa scrupoli né a condividere contenuti amplificandone le conseguenze né a giudicare e demolire una ragazza pur di mostrarsi figo o migliore in senso morale. Perché c'è chi condivide per fare il gradasso, chi perché lo considera divertente, chi perché (giudicando poco seria una donna) si sente "migliore", si assicura una buona immagine agli occhi dei moralisti. Credo sia superfluo specificare che provo disprezzo per quanti in queste ore ho visto denigrare ulteriormente l'immagine di Tiziana, insultandola e asserendo che se la sia cercata, come fossero giudici di una corte suprema. Ho visto immagini modificate ad hoc per ridicolizzarla. Ho letto commenti sprezzanti, volgari all'ennesima potenza, agghiaccianti in senso antropologico. E, mio malgrado, per aver definito disgustosi i commenti di uno di questi "giudici" mi sono ritrovata questa immagine pubblicata su una pagina Facebook. Come ovvio che sia, esigo rispetto da questa persona e quindi seguiranno le procedure consone ma mi preme sottolineare quale sia la differenza tra Tiziana e me: solo una! Tutte e due avevamo una propria sessualità, ma lei purtroppo è morta. Morta perché inconsapevole dei danni che il sistema del web può portare. |
GRAZIA SCANAVINI
Ricercatrice Educatrice umanista Counselor filosofica Accanita divoratrice di film, libri, serie tv e... di Vita. Blog dedicato a fatti, film, libri, serie tv e cose belle.
|