Fatevi un regalo: leggete questo. Lo so, libri straordinari da leggere ce ne sono tanti, ma dico proprio questo perché nei giorni a venire sarà inevitabile guardarsi dentro, salvo andare ai matti. Rallentare in una sorta di reclusione imporrà a tutti - chi più chi meno - un'autoanalisi, un ricalcolo di ciò che siamo rispetto a quella società in cui siamo abituati a vivere freneticamente, rincorrendo successo e fama. O, quantomeno, provando a saltarci fuori. Bè, questo lavoro della Hakim è un'opportunità in più per capire a fondo un potenziale che la maggior parte delle persone possiede senza saperlo e che non ha a che fare con la sessualità, in senso stretto. Non fatevi ingannare dal sottotitolo e dal termine "erotico" che per accezione comune potrebbero farvi credere a una sciocca guida per essere sexy. È un lavoro di grande spessore, che può dare tanto. Nell'intro sembra rivolto in particolare alle donne ma, date retta, utile a tutti. Qualche giorno fa, sotto a quel turbopost di Fusaro che girava sui social facendo ridere un po' tutti, ho letto un commento che diceva questo: "È un filosofo... la filosofia è quella cosa con la quale e senza la quale il mondo rimane tale e quale!" Non era una battuta, lo affermava con convinzione e diverse persone hanno likato il commento. Sono riuscita a non rispondere. Mi sono trattenuta. Sia perché la bacheca non era la mia, sia perché un po' di tempo fa ho razionalmente deciso di praticare l'astensione dalle battaglie virtuali sterili: se quella è arrivata a settant'anni senza sviluppare una conoscenza consapevole, potrà mai dargliela un mio commento? No. Non ho risposto - anche perché sono pronta a scommettere che avrebbe pensato che io fossi lì a difendere Fusaro - ma, per la malattia mentale cronica che mi porto dietro da una vita, dopo tre giorni ho ancora la nausea esistenziale ogni volta che ci ripenso. Esagerato? Può essere, sì, ma non riesco a non avvertire dolore quando una persona ignorante in materia sentenzia deficientate del genere e altri le vanno appresso. Vabbè, lo sappiamo, direte voi... in rete gira di tutto, le persone sono prese dal bisogno di distruggere prima che dalla consapevolezza della necessità di conoscere. È normale. Cioè, È DIVENTATO normale. E poi sono votata alla comprensione, quindi comprendo che la signora, per tutte le variabili di vita che si affrontano, non ha avuto la possibilità di capire la consistenza della filosofia. Adesso la nausea mi è passata, dopo aver trascorso la notte a "curarmi", leggendo questo. Purtroppo è edito solo in francese, quindi posso consigliarlo solo a chi conosce la lingua o a chi, pur di leggerlo, intende sbattersi e leggerlo attraverso un traduttore. Che c'azzecca Jung con la filosofia (dirà chi lo conosce solo di nome), ma soprattutto con me? Ve lo spiega Lenoir in questo ottimo saggio in cui analizza e divulga la visione di Jung sull'autorealizzazione, mettendola in relazione all'inconscio collettivo e fornendo una fotografia specifica di quanto il mito di cambiare il mondo con la politica non sia altro che psicologia di un'illusione. E direi che, in questi giorni, è dannatamente palese. "Come psicologo sono profondamente interessato ai disturbi mentali, in particolare quando contagiano intere nazioni. Voglio sottolineare che disprezzo la politica di tutto cuore: non sono né un bolscevico, né un nazista, né un antisemita. Sono uno svizzero neutrale e perfino nel mio paese non mi interesso di politica, perché sono convinto che per il novantanove per cento la politica sia solo un sintomo e che tutto faccia tranne che curare i mali sociali. Circa il cinquanta per cento della politica è detestabile perché avvelena la mente del tutto incompetente delle masse. Ci mettiamo in guardia contro le malattie contagiose del corpo, ma siamo esasperatamente incauti riguardo alle malattie collettive – ancora più pericolose – della mente. Faccio questa dichiarazione per scoraggiare sin dall’inizio ogni tentativo di coinvolgimenti in qualsivoglia partito politico. Ho delle buone ragioni per farlo: il mio nome è stato più volte portato nella discussione politica anche, come ben sapete, si trova attualmente in uno stato febbrile. È soprattutto a causa del fatto che mi occupo delle incontestabili differenze all’interno della psicologia nazionale e razziale che si è verificata una serie di fraintendimenti quasi fatali e di errori pratici nelle relazioni internazionali e nelle frizioni sociali interne. In un’atmosfera come questa, politicamente avvelenata e surriscaldata, è diventato praticamente impossibile condurre una discussione scientifica sana e spassionata su questi problemi così delicati eppure estremamente importanti. Discutere pubblicamente questi problemi avrebbe più o meno la stessa efficacia di un direttore di manicomio che si mettesse a discutere le particolari fissazioni dei suoi pazienti proprio in mezzo a loro. Vedete, il fatto tragicomico è che tutti sono convinti della loro normalità, esattamente come il dottore stesso è convinto del proprio equilibrio mentale…" “Sono convinto che lo studio scientifico dell’anima sia la scienza dell’avvenire… Appare in effetti, con una chiarezza sempre più accecante che non sono né le carestie, né i terremoti, né i microbi, né il cancro ma che è proprio l’uomo a costituire per l’uomo il più grande pericolo. Il motivo è semplice: non esiste ancora alcuna protezione efficace contro le malattie psichiche: ora, queste epidemie sono infinitamente più devastatrici delle peggiori catastrofi! Il supremo pericolo che minaccia tanto l’essere individuale quanto i popoli nel loro insieme è infatti il pericolo psichico”. Così parlò Jung nel 1936. E siamo ancora qui. Notevolmente peggiorati da decenni di manipolazione a opera del mercato, del potere economico. È un testo fruibile a chiunque, non serve una formazione specifica per leggerlo. Servono l'interesse a conoscere sé stessi e la presa di consapevolezza che chi ci rappresenta politicamente è lo specchio di ciò che siamo come individui: se non cambiamo noi come individui, non cambia la società. Se vi sembra una chiusa banale, non avete contezza della sua importanza. Quel che mi dispiace di più rispetto alla filosofia è che le persone che la sminuiscono, che la definiscono inutile e anacronistica, sono quelle che non la conoscono. La ignorano. Se decidessero invece di nutrirsene, scoprirebbero quanto tutto ciò che di positivo e funzionale abbiamo oggi venga da lei (anche scientificamente parlando) e tutto ciò che abbiamo di negativo venga proprio dall'ignorarla. Non dirò a nessuno che questo è un romanzo bellissimo, perché la banalità dell'espressione potrebbe portare a pensare che sia bellissimo come mille altri. Chi conosce la scrittura di Salvatore Basile sa che non delude mai, ma questo è un viaggio davvero incredibile. Prima della pubblicazione l'ho letto solo cinque volte, sullo schermo, e a ognuna diventava più grande, scavava più a fondo per restituire più Bellezza. Il 14 aprile, leggerlo sulla carta, stringendolo in mano... e stata ancor più Bellezza. Poi mi direte se non è impressionante quanto la ragazza del ritratto in copertina sia esattamente LEI. Maria, la giovane protagonista che ci trasporta l'anima in questo viaggio di formazione e ci tocca tutti i tasti più profondi dell'essenza umana. Dell'essere umani, non superbì, e del dover affrontare stereotipi, pregiudizi e difficoltà che spingerebbero ad arrendersi. Se avessi la possibilità economica, ne comprerei due camion con rimorchio e mi metterei a regalarlo a tutte le persone che conosco... anche a quelle brutte, ché magari ne guadagneremmo tutti. Mento poco. Sui libri MAI. Vi faccio un regalo. Ho letto un romanzo e vorrei raccontarvelo, ma preferisco rinunciare a questo per regalarvi la meraviglia di leggere una scrittura del genere senza sapere cosa vi aspetti. Lasciarvi la possibilità di stupirvi parola dopo parola, come è successo a me. Qualcuno che mi conosce bene, e mi regala sempre Bellezza, me lo ha donato, io ho aperto e iniziato a leggere. Non vi anticipo nulla. Vi dico solo che è una di quelle narrazioni così potenti che mi ha fatto pensare a quanto sia inutile e sfiancante perdere il tempo dietro a gente disonesta, in discussioni sterili, quando posso invece dedicarlo a drogarmi di Bellezza. Compratelo e buttatevi dentro senza leggere né sinossi online, né la seconda di copertina... niente. Senza sapere di cosa parli. E, quando arrivate al punto in cui nomina la canzone, attaccatela e lasciatela andare in loop. Vi condizionerà al punto che, poi, la sentirete proprio amalgamarsi a ciò che siete e portarvi ancor più dentro alla storia. Non sono solo una canzone e un romanzo intensamente legati, sono un'esperienza emotiva a tutto tondo. Aspettando Bojangles, di OlivierBourdeaut. Se non lo leggete, vi fate un torto. È scritto con la stessa arte di Jerry Jeff Walker, che ha scritto questa canzone, che cantata dalla voce di Nina Simone è già di per sé un regalo. Se non volete leggere il romanzo, insomma, cliccate e fate almeno partire la canzone e leggete la traduzione qui sotto, se non conoscete l'inglese. Conoscevo un tale Bojangles che avrebbe ballato per te nelle sue scarpe consumate Capelli argentati, camicia stracciata, pantaloni larghi e scarpe morbide Saltava così in alto, saltava così in alto e poi atterrava gentilmente Mr. Bojangles, Mr. Bojangles, balla Lo incontrai in cella a New Orleans, ero triste e abbattuto Mi guardò negli occhi e mi parlò con saggezza della vita, della vita e si picchiava sulla gamba Mr. Bojangles, Mr. Bojangles, balla Disse di chiamarsi Bojangles e improvvisò un balletto nella cella e si prese i pantaloni per una performance migliore Oh, saltò così in alto e fece scioccare gli stivali E scoppiò a ridere, a ridere, e lanciò i vestiti ovunque Mr. Bojangles, Mr. Bojangles, balla, yeah, balla Aveva ballato per quegli spettacoli itineranti e alle feste di paese in tutto il sud Parlò con lacrime vecchie di quindici anni di come lui e il suo cane avevano viaggiato insieme Ma il suo cane morì, morì e dopo vent'anni lui ancora lo piange Mr. Bojangles, Mr. Bojangles, balla Disse: "Ora balla in ogni balera in cambio di cibo e di mance ma buona parte del tempo la passo al bancone perché bevo un po'" Scosse la testa, sì, scosse la testa Qualcuno gli chiese: "Per favore... Mr. Bojangles, Mr. Bojangles, balla, balla Mr. Bojangles, balla" Sabato pomeriggio. Seduta sotto al portico di Zibello, mi si para davanti un tipo che - senza dire nulla - mi appoggia sul tavolo alcuni libri. Io sono rimasta stranita. Mi ha ricordato un po' quelli che entrano al ristorante e appoggiano gadget sul tavolo, poi passano a ritirare i soldi, se chi è seduto vuole acquistare l'oggetto... Ho chiesto che stesse succedendo, ovviamente, e ho conosciuto questa realtà che trovo decisamente geniale, oltre che carezza per l'anima di chi ama leggere: Equi-Libristi. Allora vi presento Marco, Fabrizio e Alberto. Tre persone a dir poco stimolanti, fosse anche solo per questa idea. Cosa fanno questi tre tipi? Recuperano libri destinati a essere smaltiti e li distribuiscono gratuitamente in luoghi pubblici, per promulgare l'azione della loro Associazione di recupero e di riuso dei libri. Chi si associa può scegliere un tot di libri dal catalogo e andare direttamente nella loro sede di Bologna a ritirarli. Nelle Book Stations, che trovate indicate nel sito, si possono scegliere libri... con nessun obbligo di restituzione. E non parliamo di libri di "scarto", che nessuno vuol leggere. Guardate il catalogo, voi che amate leggere. La storia di un libro destinato al macero, che riprende vita. Non so a voi, ma a me ste cose piacciono da impazzire. Io ho scelto questo: Il mangialibri, di Klaas Huizing. Nel SITO degli EQUI-LIBRISTI potete capire meglio cosa fanno, contattarli per donare libri o andare ad acquistarne; conoscere le date delle loro iniziative, dove sono e tanto altro. Vi ho già parlato di un romanzo che mi aveva presa, caricata su un treno e portata via: LO STRANO VIAGGIO DI UN OGGETTO SMARRITO, di Salvatore Basile. Lettura che ho amato al punto che, il giorno dopo, ho letto pure questo sotto... il suo secondo romanzo. Temendo che Salvatore mi prendesse per una stalker, non conoscendomi, ho aduggiato* l'entusiasmo e non ho fatto nessun post, ripromettendomi di farlo un po' più in là. Se con il primo romanzo mi ha portata in treno, con il secondo mi ha portata al mare e mi ha fatto lo sgambetto per farmi tuffare dentro all'anima di una storia che non fa sconti. Adesso Basile sa che non sono una stalker. Una rompicojoni sì, ma stalker no. Adesso sa che mi sono innamorata dei suoi "come se" e del suo modo di usare le parole per portare chi legge a una profondità di pensiero assurda. Il suo stile è divertimento puro, per chi ama il gioco delle parole che creano immagini mentali e inducono all'identificazione. Se d'abitudine, in tutto ciò che leggo, sottolineo i passaggi che mi stupiscono e mi divertono mentalmente, in questo romanzo non c'è una pagina intonsa. Il consiglio è sempre lo stesso. Leggetelo se volete farvi un gran bel viaggio. Ma leggetelo pure se volete imparare a scrivere, perché qui non si tratta di letture tanto per... si tratta di maestria. LA LEGGENDA DEL RAGAZZO CHE CREDEVA NEL MARE *aduggiato, me lo ha insegnato lui e adesso faccio la strafiga! Si fa presto a dire LIBRO. Quanti ne leggo all'anno... cinquanta, sessanta? Romanzi, quanti... venti? E mi piacciono quasi tutti, perché - salvo proprio strafalcioni o noia - ognuno di loro fornisce uno spunto di riflessione, un punto di vista alternativo o una storia che avrei voluto che qualcuno mi raccontasse. Poi ne arriva uno che mi inchioda. Posso anche chiuderlo a metà e andare a fare altro, ma lui continua a starmi in testa finché non ci torno. Eccolo. La copertina non mi aveva attratta (lo dico nell'ovvietà delle percezioni soggettive) ma ero curiosa di leggerlo perché considero lui, Salvatore Basile, decisamente più che ammirevole nel campo del cinema. E, leggerlo in un romanzo, mi incuriosiva. Non posso dire altro che "Mi ha divertito l'anima". È un viaggio - tanto assurdo, quanto vero - dentro l'essere umano. L'assurdità umana in senso positivo. La sua complessità snocciolata. Una storia resa unica da personaggi caratterizzati in modo magistrale. Uno stile narrativo che... non lo leggi: lo vedi e lo senti. Boh, vorrei raccontarvi la storia, i mille particolari che mi hanno colpito. Vorrei copiare qui tutte le cose che ho sottolineato con l'entusiasmo del "vorrei averlo pensato io", ma in senso di stupore, meraviglia, incanto. Sono malata per le storie di Vita e per le Parole, un'ossessione proprio. E questo romanzo è una medicina buonissima, che fomenta la mia dipendenza. A Salvatore ribadisco la mia ammirazione, con tutta la stima che posso. E lo ringrazio anche perché, leggere lui, mi ha sbattuto in faccia l'immaturità di un mio romanzo che deve uscire dopo l'estate, ma che ieri ho deciso di riscrivere completamente. Perché LO STRANO VIAGGIO DI UN OGGETTO SMARRITO è un romanzo di formazione in tutti i sensi. A chi scrive dico che, analizzare questo romanzo, è un ottimo corso intensivo di scrittura. A tutti gli altri dico che, non leggendolo, vi perdereste davvero un gran bel viaggio. Anche Repubblica si occupa di HO FATTO LA CAM GIRL (Edizioni Effetto). In questi giorni sono usciti diversi articoli sul saggio dedicato all'indagine sul mondo del sesso virtuale a pagamento, e devo dire che ognuno di loro mi ha appagato perché hanno tutti centrato i concetti che volevo trasmettere. E con punti di vista davvero interessanti. Come questo, di Eleonora Giovinazzo, che ringrazio davvero dall'anima. È una bella soddisfazione che testate nazionali riconoscano un valore nella mia attività, e soprattutto che lo facciano con l'intento di diffondere consapevolezza. Hanno capito che c'è un nesso sociologico che va ben oltre la superficialità alla quale i pregiudizi e gli stereotipi ci hanno abituati, e questo non può fare che bene. ...e io sono davvero felice. Perché il libro l'ho scritto io? Sì, anche per questo, ma soprattutto perché di queste dinamiche sommerse, tenute nell'ombra dall'ipocrisia sociale, solitamente non si parla. Anche se contano milioni di utenti. Anche se è la via che molte donne sono sempre più costrette a prendere, messe economicamente in ginocchio dalla disoccupazione post-lockdown. Non sarà facendo finta di non vedere il fenomeno, che lo si risolverà. La crisi attuale ha indotto un numero incontrollabile di donne a immettersi nel mercato del sesso a pagamento virtuale (ma non solo) con tutti i rischi che ne possono conseguire, se l'attività viene affrontata senza consapevolezza. Ringrazio quindi Francesca Favotto che ha scelto di occuparsi di questo argomento in QUESTO ARTICOLO, aiutandomi così a diffondere un messaggio davvero importante: è necessario abbattere i pregiudizi, attraverso la consapevolezza. Ieri sera ero in fila fuori dalla farmacia e un signore, passando, ha scambiato qualche battuta con uno in fila con me. "Sei in forma, vè!?" "Talmente in forma che se torno a nascere giro con un materasso a cavallo della vita!" Espressione che si usa un po' in tutta Italia, penso. In casa nostra io sono quella che, se voglio brontolare, dico ironicamente "Se torno a nascere, faccio la balarina" e mio marito e mio figlio mi prendono in giro, dicendo che tanto non mi prende nessuno, oppure mi dicono "Ok, ciao!" come a dire che sono libera di andare. Ridiamo, insomma. Mentre aspettavo il mio turno per la farmacia ho pensato a tutte le prostitute che ho conosciuto, che ho intervistato, con le quali ho condiviso cose, ascoltando la loro storia, per scrivere un reportage. Ho sorriso chiedendomi come sarà finita qualche storia particolare che mi hanno raccontato, o se quella che aveva scelto di usare la disponibilità economica, e il tempo a disposizione, per tornare all'università a trentotto anni, si sia poi laureata. Ho pensato a come mi sono sentita io mettendo annunci e andando a incontrare potenziali clienti. Ho pensato a quello che non ho mai voluto incontrare e che a distanza di due anni continua a scrivermi a cadenza settimanale, nonostante nessuna risposta da parte mia. Poi è toccato a me, entrare. Questo mese, per una tosse di Tommaso, ho già speso duecento euro circa di farmaci e la tosse sta ancora lì, imperterrita. Duecento euro una prostituta della fascia che ho intervistato io, li fa in un'ora e mezza, circa. Io quanto impiego? Lasciamo perdere. Sono salita in macchina pensando che la maggior parte delle persone parla delle prostitute senza averne mai conosciuta una ed emette verdetti pregiudizievoli su chi le frequenta. E magari gli dorme al fianco ogni notte. Io la prostituzione la divido in due fasce: di sfruttamento e volontaria. Assolutamente contraria a qualsiasi sfruttamento. Assolutamente favorevole quando prostituirsi è una scelta. Qualcuno afferma perentoriamente che la prostituzione per scelta non esiste, che se lo fai pensando di farlo per scelta comunque non è vero: sei condizionata da bisogno economico. Il che all'inizio è probabilmente vero, ma se continui a farlo anche quando non sei più con l'acqua alla gola non è ovviamente così. Qualcuna dice effettivamente che non fa salti di gioia, ma chiudo questo discorso con l'affermazione che mi colpì di una morettina minuta e disincantata: "Non è forse vero che ognuno di noi fa cose che non ama ma se le fa mettere? Piuttosto che pulire bagni a sei euro l'ora, preferisco frequentare uomini che comunque non mi fanno stare male. Avevo fatto sesso un sacco di volte nella mia vita senza trarne grande appagamento: quante volte andiamo a letto con uomini e sveltiamo la pratica perché guardare un film di Muccino è più stimolante? Lasciamo stare i condizionamenti, che tanto ce li abbiamo tutti: potevo scegliere e ho scelto di prostituirmi. Lo faccio volontariamente e mi sento meno male di quando pulivo i bagni." Dopo cena mi sono seduta in studio e ho ripensato ad alcune di loro, ho riletto diverse riflessioni che avevo appuntato a fine reportage. Chissà perché ci danno così fastidio quelle che vendono il corpo e quelli che vendono il cervello no. Ma al netto delle domande retoriche, in una società in cui è il guadagno a dettare legge e non di certo i sentimenti, è così difficile capire che -se si allentasse la malevolenza rispetto alle prostitute, -se si mettesse fine al pregiudizio, -se la prostituzione fosse un lavoro di scelta che nessuno mal giudicasse, -se abbattessimo la vergogna in chi la pratica e in chi la frequenta, -se dopo millenni di esistenza di questo mestiere (il più antico del mondo, lo si die sempre, no?) riuscissimo finalmente a farci gli affari nostri (ché nessuno ci obbliga a prostituirci o a farci andare a prostitute) e smettessimo di giudicare ciò che non conosciamo, favoriremmo l'estinzione della prostituzione di strada? Lo so, avete in testa quelle parole: la mercificazione del corpo. Ma, ribadisco, perché ci dà così fastidio chi mercifica il corpo e non chi mercifica se stesso. E un facchino? Non mercifica il proprio corpo? E uno gigolò? Ah però quello è figo, fortunato. Così come lo è l'attore porno. Troia, invece, l'attrice. Sono solo pregiudizi, tutti. E, se persiste la prostituzione di sfruttamento, la colpa è proprio del pregiudizio sociale che -negandola, stigmatizzandola, additando chi la usa- la rende merce da sottobanco. Lo so che avete mille "ma" da dire. Non fatelo se non conoscete l'àmbito della prostituzione per scelta. Non intervenite per sentito dire perché non fate altro che confermare ciò che ho detto sopra, riguardo ai pregiudizi. Chi pregiudica non ha conoscenza per giudicare, ok? Chiedetevi piuttosto perché vi dia fastidio pensare alla prostituzione. Proprio a voi, come individui dico: cosa cambia nella vostra vita se una donna decide di dedicare il proprio tempo, con il proprio corpo -e diverse volte anche con il piacere di farlo- a uomini che corrispondono in denaro? Vi dico in due parole generaliste cosa ne evince chi studia il fenomeno da un punto di vista sociologico: alla maggior parte delle donne dà fastidio che esistano le prostitute perché un eventuale compagno/marito potrebbe frequentarle; alla maggior parte degli uomini dà fastidio se non hanno la capacità economica per frequentarle. In tutto questo, gli uomini che frequentano sono quelli che più spesso "pubblicamente" prendono distanza. "Io non ci sono mai andato e mai ci andrei". È oggettività, non vi piccate. Non sto giudicando malamente nessuno, invito semplicemente a riflettere. Perché il mondo è pieno di prostitute e di uomini che non pagherebbero mai una donna per fare sesso. Lo capite bene che i conti non tornano. Se vi interessa conoscere davvero cosa significa prostituirsi per scelta e capire la differenza che passa tra la prostituzione di sfruttamento -che noi tutti con i nostri pregiudizi concorriamo a mantenere attivissima- e quella per libera scelta, qui trovate il reportage. |
GRAZIA SCANAVINI
Ricercatrice Educatrice umanista Counselor filosofica Accanita divoratrice di film, libri, serie tv e... di Vita. Blog dedicato a fatti, film, libri, serie tv e cose belle.
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