Stamattina ricevo un messaggio che dice questo: "Cara Grazia, sono rimasta molto delusa da te. Ti seguo da parecchio perché ho sempre amato il tuo modo di parlare di sessualità in modo pulito e disincantato ma il tuo articolo che consiglia alle donne di iscriversi ad Annunci69 mi ha fatto cambiare idea su di te. Dove è finita la tua passione per le cose vere se spingi le donne a diventare carne da macello? Peccato. Amelia delusa" Naturalmente ho risposto in privato ad Amelia ma ora ci tengo a fare una puntualizzazione, che non credevo necessaria per chi ha compreso il mio modo di trattare l'argomento sessualità! Io non sono una paladina delle storie da Harmony: ciò che mi piace del mio lavoro è trattare l'argomento sessualità a 360° senza falsi moralismi e senza inutili ipocrisie (di cui, ritengo, siamo già saturi). Questo presuppone che io analizzi le dinamiche per descriverle e per consapevolizzare chi mi legge, il che significa anche dare gli strumenti necessari per scegliere i comportamenti più adatti al proprio modo di essere nell'affrontare certe situazioni. L'ho fatto per lo squirting, per lo scambio di coppia, per il sexting per il bondage e per tanti altri aspetti pratici della sessualità. Ciò non significa che ogni lettore debba necessariamente approvare, mettere in pratica o amare ciò di cui io parlo. Se così fosse allora da domani dovremmo essere tutte prostitute considerando uno degli ultimi articoli che ho pubblicato (qui). L'articolo a cui si riferisce Amelia, per chi non l'avesse letto, è questo, e non è un invito a tutte le donne ad iscriversi ad Annunci69 per fare porcate quanto più una guida per chi cerca uno o più partner sessuali e anche non. Amelia lo ha trovato evidentemente troppo audace ma, considerando che in un paio di settimane è stato visualizzato quasi 7000 volte, direi che a qualcuna è piaciuto (e spero soprattutto sia servito!). Non ho mai spinto nessuno a diventare "carne da macello" e mai lo farò. Se vi delude il mio essere francamente coerente alla realtà, me ne dispiaccio (per voi perbenisti) ma non me ne pento! La vita è una, non createvi mal di pancia per ciò che a voi non piace, per ciò che non avete il coraggio di provare o per ciò che non vi assomiglia... godetevi il resto semmai! Oggi ritorno a parlarvi di ROY DOLCE... Ve ne avevo parlato un po' di tempo fa in questo articolo dove, dopo averlo intervistato, avevo analizzato il "fenomeno gigolo" per darvi un po' di indicazioni e riflettere con voi sui motivi e sulle dinamiche che spingono una donna a rivolgersi ad un accompagnatore. Quando ho conosciuto Roy sono rimasta affascinata "dal suo mondo" perché le ore trascorse a parlare con lui mi hanno portata a conoscere un ambito d'élite nel mondo della sessualità che, fino a quel giorno, credevo fosse riservato solo agli uomini che già da tempo hanno la possibilità di usufruire di un servizio di accompagnamento di alto livello. E non mi riferisco alle escort in generale, quanto più a quella fascia di professioniste che offrono molto di più che meri rapporti sessuali. In questo anno mi sono dedicata parecchio alle dinamiche del sesso a pagamento e ora più che mai sono consapevole di quanto sia diventato un fenomeno non solo legato alla sessualità in senso stretto ma più che altro un modo diverso per ricevere attenzioni e benessere. Oggi scrivo di lui perché mi ha segnalato l'uscita del suo ultimo libro, che ritengo alquanto interessante e sicuramente di nuova concezione, scritto in collaborazione con Alessandro Pedrazzi psicologo psicoterapeuta esperto in ipnosi clinica. Cultore della Materia presso la cattedra di Psicologia Dinamica dell’Università Milano-Bicocca. Vi riporto qui la quarta di copertina: "Cosa sappiamo davvero degli gigolò, uomini che vendono il proprio corpo a donne abbastanza coraggiose da pagarsi il sogno di una notte, che non sia in effetti mediato da qualche film o da qualche racconto cronachistico in cerca di morbosità? Cosa sappiamo, soprattutto, delle clienti di questi uomini che non sia semplice stereotipo? Poco o nulla, in effetti. Amore in Contanti, fa emerge il sommerso, raccontando la realtà del gigolò più noto d’Italia, Roy Dolce, e di cinque sue clienti, tutto attraverso una serie di dialoghi intrattenuti con lo psicologo psicoterapeuta Alessandro Pedrazzi. Roy ci apre le porte della sua peculiare professione, della sua relazione con le donne e del suo piccolo mondo privato al quale torna ogni volte che termina la notte. Le clienti che si raccontano sono lavoratrici, madri di famiglia, insospettabili protagoniste forti e fragili del nostro stesso tessuto sociale. Storie vere, confessioni, dolorosi ricordi e divertenti aneddoti ci parlano di un ecosistema fatto di sesso ma, soprattutto, di sentimenti e amore, in cui il termine prostituzione assume riflessi ben diversi da quanto ci si aspetterebbe. La lettura psicologica di questi racconti proietta una luce nell’inconscio di chi ha avuto il coraggio e, perché no, il piacere di esporsi al giudizio del lettore. Amore in Contanti non desidera descrivere i protagonisti di questo mondo in chiave patologica, né far assurgere a modello di riferimento la dimensione del sesso impersonale e del guadagno facile; l’immersione in questo mondo, per ora sostanzialmente sconosciuto, vuole evitare alla prostituzione maschile un’accresciuta dimensione di emarginazione sociale e indifferenza, cose che consentono l’affermarsi d’interpretazioni stereotipate utili soprattutto a chi opera in malafede. Ciò è possibile riequilibrando le immagini di un ecosistema e delle persone che lo abitano, restituendo loro qualche dose di realismo." Ci tengo a segnalarlo perché credo sia interessante conoscere spaccati di vita che ancora sembrano così lontani dal vivere comune ma sono semplicemente "nascosti", un po' per timore di giudizio, un po' per abitudine a denigrare ufficialmente ciò che nella realtà delle relazioni interpersonali è quotidiano ma si discosta dalla "normalità". Normalità che, volenti o nolenti, sta evolvendo... fortunatamente! Come sa bene chi mi legge, ritengo l'orgasmo con SQUIRTING una delle esperienze sessuali più appaganti in assoluto per una donna. Non per le dinamiche, quanto per la condizione di piacere che comporta. Ve ne ho parlato qui e qui. Cosa mi stimola oggi a scrivere di nuovo? Le critiche! Sì... le critiche banali e l'autocommiserazione femminile, che tanto mi rende triste. Ma andiamo con calma. Dopo la pubblicazione di uno scritto riguardante lo squirting, sulla rivista STARBENE Mondadori e sul sito, sono stata oggetto di diverse "accuse", in primis da componenti e rappresentanti di alcuni movimenti femministi ma anche da parte di donne che non hanno particolare tendenza all'estremizzazione. Qualcuna lo ha fatto in modo molto incalzante, qualcuna con meno enfasi. Nessun uomo. Ma "accuse" in che senso? Messaggi privati e commenti pubblici che criticano il mio diffondere conoscenza e/o stimolare curiosità riguardo a questa pratica sessuale. Perché la criticano? Perché secondo queste persone è sbagliato andare a turbare il già delicato equilibrio femminile rispetto alla sessualità. Nello specifico tutte queste critiche "calde" affermano che, essendo una pratica che richiede attitudine, impegno e non sempre riesce, la mia "stimolazione" arrecherebbe danno alla psicologia femminile di quante, non riuscendo a raggiungerlo, vivrebbero sentimento di frustrazione. Senza parlare del fatto che, dagli uomini, queste donne sarebbero classificate come donne di serie B perché non in grado di squirtare. Ora. io sono molto tollerante e anche molto rispettosa delle riflessioni altrui ma, in questo caso, trovo esagerato e di una banalità incredibile pensare che una donna si senta frustrata dal non raggiungere un tipo di orgasmo. Probabile che piacerebbe a tutte riuscirci ma che la frustrazione da mancato-squirting sia addirittura DANNOSA per l'equilibrio psico-sessuale di una donna... Permettetemi di dubitarlo! O quanto meno di dubitare che la frustrazione dipenda unicamente dallo squirting. Ricordo che qualcuna, all'epoca del primo post, mi disse che trovava terribile il fatto che io andassi a incidere ancor più profondamente la ferita aperta che le donne hanno rispetto alla sessualità, dovuta alla condizione di inferiorità rispetto all'uomo (parli per sé, scusate, io non mi sento inferiore a nessuno sessualmente parlando). Devo sorvolare, scusatemi, sulle diatribe estremiste perché i movimenti femministi (soprattutto quelli all'eccesso) mi mettono una tristezza tale... Sono consapevole che ci siano donne che vanno aiutate ad uscire dal loro stato di subordinazione mentale e fisica dagli uomini, che per una fragilità personale e per fattori contingenti si vengono a trovare in situazioni davvero lesive della loro incolumità psico-fisica. Ma non credo serva un movimento femminista, quanto una persona normo-situata nella società che abbia la capacità di accompagnare e guidare queste donne verso il raggiungimento di una indipendenza psico-fisica. Credo sarebbe più che sufficiente e anche più efficace. Eliminate quindi le critiche delle femministe, passo alle donne "normali", quelle che senza estremizzare dicono che divulgare il discorso squirting è come regalare frustrazione alle donne che non lo raggiungono. Dico solo questo: io da piccola sognavo di fare la ballerina, ci ho anche provato a ballare ma da adolescente avevo la grazia di un palo della luce (avete presente i tralicci?) e la delicatezza di un caterpillar... quindi mi sono data al volley... ma non mi sento frustrata per non essere diventata una ballerina! E' una libera scelta, per la donna, quella di provare o non provare a raggiungere l'orgasmo da squirting. Così come lo è incolpare me della frustrazione femminile. Allora dovremmo incolpare Belen per la sua bellezza tanto apprezzata dagli uomini perché noi non risultiamo alla sua altezza. O le pornostar perché hanno stimolato l'immaginazione dei nostri uomini mettendosi nude e facendo ciò che loro vorrebbero vederci fare. O le prostitute perché sono la risposta al bisogno sessuale degli uomini della società, da sempre. Insomma... vogliamo ridare il VIA alla "caccia alle streghe" o vogliamo piuttosto crescere e decidere autonomamente chi essere, cosa fare ed essere responsabili noi stesse di ciò che ci fa sentire frustrate? Immagine gentilmente concessa da L.Gabesch Sul n°10 di STARBENE (MONDADORI) in edicola oggi, vi parlo dell'esperienza di una lettrice in un Club Privé. Lo scambismo è un fenomeno crescente e le dinamiche alla base di questo ambito della sessualità sono svariate, così come i pregiudizi di chi non ha mai frequentato l'ambiente e di chi ritiene impossibile che il rapporto di una coppia scambista sia "sano" ed equilibrato. I dibattiti sono attuali e molto articolati in questo periodo. L'argomento è trattato frequentemente anche su canali televisivi, sia a livello documentaristico che opinionistico. Le opinioni sono per lo più basate sul moralismo, da parte di chi non frequenta l'ambiente e non conosce le dinamiche specifiche, ma è importante focalizzare il fatto che in Italia, oggi, almeno due milioni di persone hanno provato almeno una volta e mezzo milione frequenta abitualmente i locali destinati allo scambio di coppia (fonte: Federsex). Opinioni soggettive a parte è basilare, come in ogni argomento che considera un comportamento sessuale, tenere presente che ognuno di noi ha un'essenza sessuale diversa per vissuto. Non c'è un comportamento sessuale giusto o sbagliato, è questione di compatibilità tra i partner: nulla è perverso se il comportamento rispetta il partner o i partner sessuali e questi sono consenzienti. Lo scambio di coppie fa ancora (e chissà per quanto tempo lo farà) molto scalpore... perché? Perché decenni di ostruzionismo alla libertà sessuale ci hanno insegnato che certe cose non si fanno, che se c'è amore in una coppia il sesso deve essere esclusivo e che se fai certe cose sei "malato" di sesso. E' davvero così difficile staccarsi dagli stereotipi moralisti e pensare che, se "qualcuno" (ripeto: mezzo milione di italiani abituali) fa scambio di coppia e dichiara di avere una vita sentimentale e sessuale appagante, forse ha semplicemente dinamiche diverse dalle nostre ma non necessariamente peggiori o patologiche? Mi fanno ridere per l'incoerenza quelli che si schierano contro e affermano che una coppia scambista si ama meno di una coppia "tradizionale": come fanno a dirlo? Hanno provato? Se hanno provato dovrebbero avere comunque il rispetto e la coerenza di comprendere che se lo scambismo non fa per loro, non significa che gli altri sono sbagliati o amano meno: basterebbe schierarsi sul: "Non fa per me, non mi piace." Se non hanno provato, tacciano: come si fa a giudicare una cosa quando non la si conosce? E che valore ha il giudizio di una persona che parla senza cognizione di causa? Giudicare senza conoscere è uno dei difetti più diffusi nella nostra società e una società che si basa sui pregiudizi è terreno fertile per le incoerenze e l'ignoranza, in ogni ambito. Recensioni di questo film ne abbiamo già lette tante e direi che l'opinione più accreditata e diffusa è racchiusa nella prima che ho letto, quella del critico cinematografico e regista Marco Spagnoli, che potete leggere qui: http://giornaledellospettacolo.globalist.it/Secure/Detail_News_Display?ID=79918&typeb=0. Ieri sera l'ho guardato e trovo inutile farne una recensione che altro non sarebbe una ripetizione di mille altre perché l'oggettività su questo film vuole che sia un prodotto confezionato ad hoc per incassare: il film, assolutamente coerente con il libro da cui è tratto, rispetta l'incoerenza e la banalità della favola narrata. Tutto qui. E' l'esatta trasposizione in immagini delle parole scritte. Caratteristica che sarebbe positiva se non fosse che, come per il libro, è sbagliata la definizione di genere: erotico. EROTICO? Da uno a dieci, quattro! Cinquanta sfumature di grigio non è un film erotico! Per essere definito erotico, un film come uno scritto, deve riuscire a coinvolgere lo spettatore trasmettendo le sensazioni che i protagonisti stanno vivendo. Convolgere il pubblico al punto di "smuoverne" l'energia sessuale attraverso il processo di immedesimazione, altrimenti che differenza ci sarebbe tra un film d'amore e un film erotico? In questo film la banalità dei dialoghi, la scarsa resa emozionale delle immagini durante i brevi momenti sessuali e l'incoerenza degli eventi non permettono allo spettatore alcun moto di coinvolgimento mentale. La carica sessuale trasmessa dai protagonisti rasenta l'inesistenza: così come il libro propone una serie di eventi sessuali narrati senza riuscire a trasmettere alcuna intensità, anche il film racconta superficialmente una storia che già di suo è poco credibile ma non per la storia in sé (qualsiasi storia per eccessiva che sia può essere resa credibile) quanto per la superficialità con cui viene esposta. Per non parlare della incapacità assoluta di rendere chiaro al pubblico il livello di intensità a cui può arrivare un rapporto di tipo BDSM. Ecco... a questo tengo molto: non pensiate che quello che avete visto o vedrete in questo film sia una rappresentazione delle dinamiche dei rapporti BDSM. Le scene sessuali, eccessivamente limitate e censurate per essere un film erotico che ha creato aspettative impressionanti, in alcuni momenti rasentano il ridicolo; l'enfasi emotiva dalla bella Dakota Johnson, che ha il pregio di rivestire perfettamente il ruolo dell'Anastasia descritta nel libro, cozza totalmente con l'ideale erotico che una storia del genere dovrebbe suscitare ma è il personaggio in sé ad essere talmente non credibile: lo spettatore è più stimolato a schernirne i comportamenti che ad immedesimarsi. Non mi è piaciuto per nulla Jamie Dornan nel ruolo di Grey forse perché, se favola volevamo che fosse e volevamo un dominatore protagonista, ci avrei visto un bello e dannato davvero, fisicamente, e non un surrogato di principino (più da United Kingdom che da Seattle). Hai visto mai un dominatore che chiede "Ti prego" ogni 20 minuti? Sinceramente ho trovato più dominatore Richard Gere in Pretty Woman... almeno era lui a condurre e decidere! Insomma... all'incoerenza dei personaggi e degli eventi, alla banalizzazione dei rapporti BDSM e alla totale assenza di stimolo sensuale che caratterizzavano il romanzo, il film ha aggiunto le immagini. Punto. Come se fosse un foto-romanzo. I dialoghi sembrano frasi da nuvolette d'espressione, quelle che leggevamo trent'anni fa in un buon-vecchio LANCIO! Tutto il resto è denaro. Tanto! Perché in una settimana il film ha raggiunto i 311.673.020 milioni di dollari di incasso. Un indiscusso successo di mercato, un ennesimo fallimento per la cultura dell'erotismo, usato come "mezzo" per vendere il prodotto ma completamente omesso nei contenuti del prodotto stesso. Sono sempre più convinta che manchi il genere erotico nel cinema e, questo attesissimo caso cinematografico, me lo conferma. L'erotismo si realizza attraverso la sensualità: CINQUANTA SFUMATURE DI GRIGIO è anestesia dei sensi. Fonte incasso: http://giornaledellospettacolo.globalist.it/Detail_News_Display?ID=80167&typeb=0&20-02-2015--50-sfumature-di-grigio-supera-i-300-milioni-di-dollari Arrivato da pochi minuti sul mio tavolo, esce oggi per Edizioni ULTRA il romanzo TRE GIORNI AL BUIO nato dalla collaborazione tra Franco Trentalance e Gianluca Versace. Due personaggi noti e stimati, diversi per ambito lavorativo e per vissuto, che hanno racchiuso in queste pagine immaginazione e conoscenza, amalgamando la loro esperienza per trarne un thriller che appassionerà molto. SCHEDA DEL LIBRO: http://www.castelvecchieditore.com/tre-giorni-di-buio/ https://www.facebook.com/pages/Franco-Trentalance-Quello-Vero/131022053734216?fref=ts EDITORIA E ONESTA': VORREI L'OBBLIGO DI SEGNALAZIONE SU OGNI COVER DI LIBRO PUBBLICATO A PAGAMENTO18/2/2015 UTOPIA, lo so! Ma stamattina mi sono trovata ben tre messaggi di "editori" che mi propongono di pubblicare un libro con loro: non importa se il libro è un saggio, un romanzo o una raccolta di poesia; non importa nemmeno chi sono; men che meno importa se quello che scrivo ha una valenza o è "carta straccia". Loro me lo pubblicano! Partiamo dal capo della questione però, perché credo riguardi molte persone che conosco, sia in veste di "scrittore" o di "editore". Quando voi entrate in libreria (virtuale o reale che sia), cosa cercate? Io un libro che abbia una consistenza, che sia stato selezionato per i contenuti e la cui lettura mi garantisca un APPAGAMENTO: sì! Io voglio che il libro che acquisto mi dia soddisfazione, che non vuol dire che deve "dire" ciò che io mi aspetto ma che quando finisco di leggerlo, anche se dice l'esatto contrario di ciò che penso, io senta di aver investito bene i miei soldi e anche il mio tempo. quindi come minimo deve avere un contenuto consistente/coerente e la grammatica deve essere impeccabile. E' questione di rispetto nei confronti di chi acquista il libro e della cultura, perché chi compra un libro deve essere certo di avere un prodotto di qualità e il libro deve essere (qualsiasi genere tratti) diffusione di sapere e non di pressapochismo. Questo invece è ciò che succede sempre più spesso: vengono pubblicati libri che soddisfano l'ego di chi aspira ad etichettarsi scrittore ma non corrispondono per nulla ai criteri letterari di base, figuriamoci a quelli di merito aggiunto. Questo succede perché un cospicuo numero di signori hanno deciso di chiamarsi "editori" e mandare in stampa qualsiasi cosa che li faccia guadagnare, non per la qualità dei libri pubblicati ma per la quantità di "scrittori" dai quali si fa pagare per stampare i libri. Così funziona: voi scrivete, pagate con formule diverse (dall'obbligo di acquisto copie allo staccare assegni veri e propri) e l'"editore" va in una tipografia, spende 1 o 2 euro a copia, ci fa mettere il marchio della propria "casa editrice" et voilà... siete degli scrittori. L'editing è a parte, se lo volete dovete pagarlo; se non lo pagate, il file va in stampa così com'è, errori compresi. CHE SENSO HA TUTTO QUESTO? Riempire le tasche di un editore che non farà nulla per promuovervi perché lui guadagna già su ciò che vende a voi (che sia il servizio di stampa o di editing o di entrambi) e, non avendo investito denaro, non ha necessità di rientrare... solo di trovare un altro aspirante scrittore e non faticherà, perché i Social Network sono diventati dei laghetti di pesca per gli editori in cerca di "nuovi talenti". Sappiate che chi si occupa di fare recensioni a livello professionale e in modo serio (siti, riviste, giornalisti) non prende in considerazione i libri pubblicati da editori a pagamento (salvo qualche rarissima circostanza fortuita in cui il libro è diventato un caso letterario). CHE CONSEGUENZE HA TUTTO QUESTO? -Voi sarete soddisfatti ed emozionati perché siete diventati degli "scrittori" ma chi eventualmente leggerà il vostro libro -il più delle volte andato in stampa senza editing perché troppo costoso- con cognizione di causa e ne farà magari una recensione, vi taglierà le gambe letterarie e... di sicuro non comprerà il vostro secondo libro, anche se questo dovesse essere pubblicato con editore serio e capace. ERGO: finireste per passare per un autore mediocre, forse anche solo per questione di forma. -Le librerie diventano un "buco nero" all'interno del quale trovi la spazzatura accanto alla cultura (giuro che ho visto pubblicate cose che voi umani.........) e solo dopo aver acquistato i volumi ve ne renderete conto. ERGO: le librerie non sono più quei luoghi in cui potete entrate per il gusto di scegliere e acquistate un libro andando a sensazione; il fatto che un libro sia stato pubblicato non è più un indicatore di qualità certa (indipendentemente dal genere letterario). Qualcuno dirà che non lo è mai stato: io dico che mai come oggi ho avuto la sensazione che le librerie siano come un magazzino di scatole chiuse delle quali solo il 20% contiene qualcosa ma, cosa contenga la scatola che scegliete, lo scoprirete solo dopo esservela portata a casa e averla aperta. -Le pubblicazioni meritevoli di essere edite, per il quale un editore serio investe tempo e denaro, finiscono nel vortice di quel "buco nero". -La cultura viene penalizzata, in larga scala, come avviene per qualsiasi prodotto di mercato di qualità mescolato a migliaia di prodotti scadenti: se poi facciamo una media, che livello qualitativo abbiamo? Insomma... io vorrei poter entrare in una libreria e scegliere un prodotto in base alla sensazione del momento ma senza dover fare cernita tra la spazzatura e la cultura. E allora perché non chiedere che, per legge, i libri pubblicati a pagamento abbiano impresso un marchio che li distingue da quelli pubblicati perché meritevoli? Sì... una dicitura che ci informi prima dell'acquisto che quel libro non è stato scelto tra altre migliaia per la pubblicazione, che potrebbe non essere stato sottoposto ad editing e che la qualità non è garantita. Sarebbe un modo per riportare la cultura in primo piano perché credo che ben pochi autori accetterebbero di "svelare" che hanno pagato per "diventare scrittori": Vien da sé che gli editori a pagamento dovrebbero cambiare mestiere e che i libri potrebbero riappropriarsi di quell'alone di importanza che dovrebbero non aver mai perso!! Piccola riflessione: diamo a Cesare quel che è di Cesare: "Ti interessa collaborare con saggi, poesie o racconti? Anticipo a tutti che, in base all’ideologia equo/solidale delle nostre iniziative, invieremo a chi interessato i vari format esplicativi corrispondenti, che, con massima equità, prevederanno una quota minima di collaborazione anticipata ai costi di editing, stampa e spedizione (quota equivalente all'acquisto minimo di 3 copie, al costo indicato sopra -45, 60 o 83€/3volumi)." Questo uno stralcio di uno dei messaggi ricevuti questa notte... l'ideologia equo/solidale ancora non me l'aveva provata a rifilare nessuno! Complimenti per l'inventiva! La mia passione per lo studio della psicologia è ciò che mi ha sempre stimolata a conoscere, partendo dagli studi al Liceo Scientifico, attraverso quelli infermieristici, fino al diploma magistrale e alla facoltà di Scienze dell'Educazione. Nel percorso di studi che ho scelto la psicologia ha sempre avuto una componente piuttosto importante (così come la pedagogia e la filosofia) e il mio lavoro tutt'oggi non sarebbe affrontabile se non continuassi ad aggiornarmi sulle dinamiche psicologiche, sulle elaborazioni e sui nuovi approcci. Così a Novembre del 2014 ho partecipato ad un Convegno sulle dipendenze (affettive e tutte le altre) per conoscere l'evoluzione nel campo e farne un articolo pubblicato su STARBENE (lo trovate qui: http://www.graziascanavini.com/eventi-e-momenti/le-dipendenze-affettive-avete-unidea-di-quante-persone-dipendono-affettivamente ). Proprio in quell'occasione ho conosciuto la Dott.ssa Laura Grimelli, Vicepresidente della GPL Associazione Giovani Psicologi Lombardia e con lei è iniziato un rapporto di confronto e scambio su contenuti che riguardano gli interessi di entrambe. A colpirmi, nel modo in cui la Dott.ssa Grimelli e la GPL conducono la loro attività, sono state sicuramente la dinamicità, l'energia e le idee innovative nei metodi di approccio allo studio e all'applicazione della psicologia. Idee innovative che non dimenticano assolutamente la storia della psicologia, anzi, ma sono volte a ottimizzare e "svecchiare" i percorsi di studio e lavorativi: passatemi il termine ma mi sembra l'unico che renda davvero l'idea dell'obiettivo della GPL. Vi faccio un piccolo esempio per spiegare cosa intendo con "svecchiare": l'associazione organizza gli PSICOAPERITIVI! Cosa sono? Semplicemente serate in cui si trattano tematiche di interesse psicologico in un ambito giovane, energico e di socializzazione. Questi incontri, dallo stampo innovativo, hanno creato sinergia tra le figure professionali e interesse diffuso al punto che oggi GPL sta ricevendo una risposta ben più ampia dello sperato su un progetto in cui l'associazione crede molto, sul quale ha lavorato in modo determinato ma che essendo parecchio innovativo temeva di trovare resistenze. Niente di tutto ciò! Il progetto SIT sta riscuotendo un interesse quasi incredibile, considerando che in Italia le idee dei giovani sono spesso prese sotto gamba, soprattutto in ambienti professionali in cui a predominare sono i professionisti di lunga data (sicuramente competenti ma che difficilmente mettono in gioco la propria staticità per promuovere l'evoluzione e l'innovazione. Ma la staticità ai Giovani Psicologi Lombardi non piace e, in collaborazione con Spazio Iris (che si occupa da sempre di formazione qualitativa e di tutela della professione) hanno dato il via al progetto SIT - SETTIMANA INFORMAZIONE TERAPEUTICA che si svolgerà a Milano dal 24 al 28 Marzo 2015. Cos'è? Un progetto di informazione e divulgazione della cultura terapeutica che ha come obiettivo integrare i giovani colleghi, divenando un punto di riferimento nell'ambito della processualità formativa dello psicologo. GPL, che nasce proprio per contribuire a formare, tutelare e mettere a confronto i giovani psicologi, con il SIT propone un momento formativo ben più ampio e costruttivo dei soliti incontri accademici: "Il progetto SIT non si pone come un semplice open-day, in cui le scuole di specializzazione presentano il loro percorso di studi portando la testimonianza diretta del direttore o di un docente di spicco, bensì crea una “narrazione” della scelta, riducendo gli aspetti di formalità e permettendo agli studenti di acquisire le informazioni che ritengono più adatte e utili nel loro individuale processo di scelta. Per raggiungere questa importante e coraggiosa aspettativa, il SIT si sviluppa appunto come un momento informativo esplicitato progettualmente nell’incontro tra lo studente in uscita e lo studente in entrata, come passaggio tra generazioni professionali vicine e distanti allo stesso modo. Un movimento culturale che permette allo studente del quarto anno, in chiusura del suo percorso, di essere il portatore del modello terapeutico. La “narrazione” si sviluppa anche attraverso iniziative parallele, dalla possibilità di partecipare a laboratori esperienziali alle interviste di personaggi dello spettacolo su tematiche psicologiche, dalla divulgazione dell’evento in tutte le università alla collaborazione e adesione di tutte le scuole di psicoterapia del territorio lombardo, dalla costruzione di un vademecum sulla scelta alla storicità di un sito internet. Un “narrazione” che vuole inserirsi all’interno dei progetti di orientamento alla formazione post-universitaria pensati e attivati dall’Ordine Psicologi della Lombardia, portando una possibilità innovativa nel processo di contatto e/o confronto diretto tra le scuole e i futuri studenti." Per maggiori informazioni www.informazioneterapeutica.it Dott. Luca Granata Responsabile progettazione e sviluppo del progetto SIT Credo che le parole sopra citate abbiano perfettamente espresso in cosa vogliono differenziarsi i GPL, quale sia il loro impegno per coadiuvare i giovani che si approcciano alla professione e per contribuire alla crescita della professione in termini di competenza e di consapevolezza. Il progetto ha ottenuto anche il patrocinio del Comune di Milano e della Regione Lombardia, questo a confermare la validità dell'impegno di questi professionisti. Cosa c'è di meglio in una società che non cresce, non si muove e non si promuove? Io ci sarò! https://www.facebook.com/profile.php?id=100004517596509 https://www.facebook.com/giovanipsicologi?fref=ts http://www.giovanipsicologi.it/ citazione tratta da: http://brainfactor.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1010:sit-2015-a-milano-la-settimana-dellinformazione-terapeutica&catid=23:psico-a-sociale&Itemid=3 LA RAGIONE DEI SENSI emozioni me ne ha date parecchie: prima fra tutte quella di scriverlo. Non avevo mai scritto un romanzo erotico e "il viaggio" della stesura mi ha portata a capire che descrivere le sensazioni è un po' come viverle. Poi la pubblicazione: tutti dicevano che nessun editore legge e tantomeno pubblica un libro, se non a pagamento, di un autore sconosciuto. L'editore Borelli lo ha letto e lo ha consigliato alla Rusconi, che lo ha pubblicato dopo qualche mese, a Ottobre del 2010. Alla pubblicazione è seguita una mia metamorfosi mentale, indotta dal rendere pubblico il mio interesse per la sessualità e l'erotismo. Un percorso non facile ma molto stimolante e accrescitivo, che mi ha resa consapevole di quanto non mi importassero i pregiudizi di chi giudica "immorale" che una mamma scriva "quelle cose"! A Luglio 2011 viene premiato come Miglior Romanzo Erotico Italiano del 2010 a Fiuggi per il Premio Dolcetta d'Oro. Da questo riconoscimento poi si sono messi in moto tutta una serie di meccanismi che mi hanno portata a diversi traguardi professionali e personali. Un sacco di esperienze interessanti, costruttive, stimolanti, conoscitive... di tutto! Dalle testate giornalistiche per cui ho scritto e scrivo, ai vari eventi culturali, alle persone e personalità conosciute, alla fondazione dell'Associazione Culturale SensualMente, alle esperienze condotte sul campo per studio, alle consulenze sulla Consapevolezza del sé che soddisfazoni me ne hanno date davvero tante: quella di vedere una persona "riscoprirsi" attraverso la mia guida. Nel 2013 sono riuscita a riavere i diritti del romanzo, precedentemente ceduti alla Rusconi, e a svincolarmi dall'obbligo di pubblicazione con loro. Oggi l'emozione è quella di aver ceduto i diritti al marchio editoriale che avrei sempre desiderato vedere impresso su questo libro: TEA, del Gruppo Editoriale MAURI-SPAGNOL. Perché emozione? Forse perché il primo romanzo erotico che mi ha affascinato è stato "Le età di Lulù" di A.Grandes e portava il marchio TEA. Forse perché Tea era il nome della mia maestra alle elementari. Forse perché "the tea" è una bevanda così intrisa di storia e gusto che ha dell'infinito. Insomma, firmare il contratto con TEA mi ha emozionata anche più di quando il romanzo vinse il premio... e volevo dirvelo! LA RAGIONE DEI SENSI a inizio estate uscirà con impresso il marchio TEA. Cosa succeda quando un gruppo di donne si mette a parlare di sesso lo sappiamo tutti benissimo... è un casino! E' un casino perché quando non ci sono uomini in mezzo, le donne tirano fuori di tutto e di più, si mettono piacevolmente a nudo senza ipocrisie e senza esagerazioni perché, a differenza degli uomini, non hanno bisogno di parlarne per autostima (imprinting necessario per il sesso "forte") e per autoaffermazione ma lo fanno semplicemente per condividere, per divertirsi, per consigliarsi, per stimolarsi a vicenda. Questo gli uomini lo sanno, anche se non hanno idea della veridicità che si respira in queste reunion del gentil sesso: la gentilezza cede spesso il passo all'obiettività e alla messa al bando delle carinerie... insomma, tra di noi non abbiamo bisogno di fingere che la nostre prestazioni siano sempre al top, non enfatizziamo il partner per il bisogno di mostrare alle altre che noi seduciamo solo il top degli uomini e laddove possiamo consigliamo le altre in base alle nostre esperienze. E quando dico che "ci consigliamo" intendo anche passaggio di nomi con tanto di referenze, perché se abbiamo avuto una storia di sesso è finita per normale evoluzione e il partner in questione ci ha lasciato un che di molto positivo, non abbiamo problemi a stringere l'occhietto all'amica e dirle: "Goditelo, merita!". Lo fanno anche gli uomini talvolta (poche però) e se lo fanno, non neghiamolo, la donna in questione solitamente è consigliata perché "è una gran zoccola". Noi siamo un po' meno "etichettatrici"... se un uomo ci ha fatte godere come si deve, ci fa piacere che anche l'amica si prenda una parentesi di piacere assicurato. Poi naturalmente ogni storia è a sé e quindi potrebbe anche non scattare quel che tra il nostro ex-amante e l'amica, ma almeno sappiamo di instradare l'amica verso una meta che le basi le ha. Insomma, questo per dire che le donne che amano il sesso, e non hanno ipocrisie frenanti, tra di loro instaurano dinamiche davvero particolari ma touchables! Ed ecco qui una reunion femminile letteraria: LE STAROCCATE! Chi sono? Un gruppo di amiche che ha pubblicato una raccolta in e-book di racconti in cui, filo conduttore l'acqua, narrano una serie di esperienze sessuali(vi prego, non fate la solita domanda banale e proiettata al "se ci provo, ci sta": ma sono autobiografici?). La forza di questo libro sta senz'altro nella varietà delle situazioni proposte. La debolezza sta nell'editing. Gli stili narrativi sono naturalmente diversi e la maggior parte di essi è efficace, pulito e scorrevole. Le storie sono tutte coerenti, qualcuna magari pecca blandamente, scadendo in un circolo vizioso di déjà vu, ma scrivendo di eros non è così facile uscire indenni dal descrivere amplessi senza dare l'idea di una scena già vista. Insomma tra uomini incontrati per caso, conosciuti da sempre, annaffiando il giardino o in veste talare moderna.......... STAROCCATE promosse!! Il prezzo dell'E-book è 1,99€: più che accessibile per concedere qualche ora di sollazzo alla fantasia! Lo trovate qui: http://www.damster.it/index.php/features/eroxe-dove-l-eros-si-fa-parola/item/bagnami http://www.amazon.it/Bagnami-Damster-Erox%C3%A8-leros-parola-ebook/dp/B00SPADB9O/ref=sr_1_1?s=digital-text&ie=UTF8&qid=1422454381&sr=1-1&keywords=bagnami Essere attratti da scene erotiche non è patologico così come non lo è provare piacere nel "mostrarsi" purché non diventi indispensabile. Di questo vi parlo oggi su Starbene n°6 nella rubrica SESSO SENZA TABU'. Argomento che potrebbe sembrare superato e banale... ma davvero lo è? Per gli addetti ai lavori è normale e sdoganata la possibilità di guardare ed eccitarsi o farsi vedere ed eccitarsi, nella misura in cui non diventi un comportamento patologico, e cioè ci si ecciti o si provi piacere solo guardando altri o facendosi guardare da altri. Voi che ne pensate? Ringrazio per la collaborazione il Dott.Daniele Bonanno, psicologo e psicoterapeuta AISPS Roma. http://www.aisps.net/ Chi mi conosce lo sa, non amo il gossip e sono assolutamente ignorante riguardo la vita privata dei VIP perché niente mi interessa di meno. Eccezione fatta, oggi, leggo un articolo di Vanity Fair che non posso "ovviare". Angiolina Jolie e Bratt Pitt mi hanno sempre dato l'idea di essere una coppia concreta a livello famigliare (per quanto compatibile con impegni e fama), quantomeno parecchio creativa, attiva e poco condizionata dai pregiudizi (6 figli di cui 3 adottivi e 3 biologici). Non ho mai deciso se la Jolie mi piacesse o no (non ci ho perso mai il sonno a dir la verità) perché, non interessandomi di gossip, ho sempre e solo saputo quello che i titoli dei media recitavano ma la passione della Jolie per i bambini (malelingue a parte) è nota, così come è noto che Brad Pitt sia in sintonia con la moglie al punto di aver richiesto ed ottenuto l'affidamento dei figli adottati in primis solo dall'attrice, prima della loro relazione. Ora che succede? Shiloh Nouvel, la loro primogenita biologica di otto anni, manifesta il desiderio di essere chiamata John, indossare abiti maschili e portare i capelli corti perché si sente più maschio che femmina. I genitori hanno deciso di assecondare questo suo modo di essere e di darle la possibilità di vivere come meglio si sente. Ho deciso: i coniugi Pitt-Jolie mi piacciono!! Non solo perché dimostrano di avere rispetto per l'essenza della figlia ma anche perché dimostrano di fregarsene del giudizio del pubblico e dei media:avrebbero potuto tenerla "nascosta" ai riflettori per evitare di finire sui giornali, invece no, la portano ovunque e dimostrano di rispettare l'indole della ragazzina e darle la possibilità di non dover vivere nella vergogna il percorso che la porterà a capire quale sia realmente la sua essenza. Viene da sé che le battaglie della Jolie per i diritti dei gay non fossero una semplice "facciata da marketing" e che l'impegno che l'attrice mette nel crescere i figli non è superficiale. Si morda la lingua chi sta per cedere ai banalissimi luoghi comuni ("Chissà quante baby-sitter ha" e tutto il resto...) perché forse starà anche poco tempo con i figli -che poi che ne sappiamo noi di cosa fa lei ogni giorno- ma lei ha messo un bisogno psicologico della figlia davanti a sé e a tutto quello che poteva essere detto a riguardo, dimostrando di essere indenne alla vergogna che la maggior parte della popolazione mondiale proverebbe in una situazione simile (negatelo se avete coraggio!). I miei complimenti coniugi Pitt, continuate ad insegnarci cosa vuol dire amare i figli!! L'articolo di cui parlavo: http://www.vanityfair.it/people/mondo/15/01/05/angelina-jolie-figlia-shiloh-vestita-da-maschio-maroni-gay-foto Potrebbe interessarti anche: http://graziascanavini.weebly.com/uomini-e-donne/uomini-donne-e-katoey Da sempre città godereccia dietro le maschere, oggi Venezia scatena la "caccia" agli scambisti... non per linciarli a suon di pregiudizi ma per guardare e riconoscere gli attivi protagonisti di un qualcosa che stuzzica la curiosità anche dei puritani! Sì perché nella laguna più misteriosa e fashion di tutti i tempi uscirà a breve nelle edicole un film (senza trama ma pure riprese di situazioni hard) i cui protagonisti sono otto abitanti locali che praticano lo scambio di coppia. Lo hanno fatto per il piacere di esibirsi e per l'adrenalina del momento, non per soldi, pare. Intraprendenti, senza dubbio, gli otto attori non professionisti hanno girato scene di scambismo sia in location private che pubbliche di Venezia, la città dove vivono e la notizia, scontato, ha infiammato l'animo di molti concittadini che, oltre alla curiosità di poter riconoscere gli attori, soddisferanno anche il desiderio di entrare (anche se da spettatori) in una di quelle dinamiche sessuali che da sempre provoca sentimenti avversi. Chi critica, chi giudica, chi inorridisce... ma sotto sotto l'interesse va oltre il pregiudizio e cede al desiderio di conoscere anche ciò che la morale definisce perversione. Chi lo acquisterà dirà che lo fa solo per cercare di capire chi sono gli otto (si sa già che ci sono un meccanico, un dentista, una tour operator...) ma sono convinta che l'agitazione della laguna sia anche per le scene che il film promette di mostrare! Quel che è certo è che l'investimento della casa produttrice otterrà sicuramente un ritorno importante considerando il numero delle prenotazioni che le edicole stanno raccogliendo per questo "spaccato di sessualità veneziana"! Molto interessante leggere un dibattito stimolato sulla bacheca Fb da Alessandro Pellizzari: "Provocazione pre-chiusura del giornale. Ho diversi amici gay che stanno insieme come marito e moglie da anni. Sono coppie che, qualche volta, come solidità, danno dei punti a quelle etero. Se c'è una cosa che non discuto sono le preferenze sessuali: nel sesso non ci sono regole, e mai devono esserci. È il privato del privato, è la scelta delle scelte. Sono quindi favorevole ai matrimoni gay, nonostante io sia cattolico credente, e penso che molti gay siano ottimi cristiani. Detto questo sono contrario all'adozione di bambini o similari (utero in affitto ecc) da parte delle coppie gay per un solo motivo: la mancanza della madre biologica vera, presente. Chi ha figli, soprattutto se è padre, può vedere, sentire, toccare con mano il profondo vincolo, viscerale, biologico, genetico che i suoi figli hanno con la mamma. Un vincolo che neanche il padre biologico può sostituire, e che si vede dal momento in cui il piccolo viene messo sul ventre della madre e succhia il primo latte, alle sue confidenze di semiadulto adolescente che cerca ancora la coccola della madre. Fino alla morte della madre, una mutilazione per qualsiasi figlio. Alessandro Pellizzari " che altro non è, a mio parere, che un frammento dello specchio della nostra società: il diverso c'è, esiste e crea destabilizzazione. Io sono chiaramente a favore dei matrimoni gay, ci mancherebbe, chi sono io per decidere con chi deve condividere la vita un altro? Ho avuto riserve sul fatto dell'adozione da parte di coppie gay fino a che ragionavo esclusivamente in base alle leggi della natura: pensavo che la genitorialità dovesse essere competenza solo di chi può avere figli naturalmente. Poi ho cambiato punto di vista da quando sono diventata madre, da quando ho preso coscienza di cosa significhi crescere un figlio, non partorirlo. Partorire un figlio non è essere madre e l'istinto materno, se riusciamo ad andare oltre l'aspetto poetico, altro non è che l'amalgama di amore e desiderio di impegnarsi nella crescita di un essere umano. E' fuori discussione che il legame biologico sia la base perfetta del rapporto madre-figlio ma solo se consideriamo il fatto da un punto di vista "idealizzato": la condizione ideale è che ogni madre che partorisce un figlio se ne prende cura con amore e capacità educativa fino a che il bambino raggiunge l'età adulta. Fantastico, no? Ma la realtà è un'altra e non possiamo ovviarla per idealismo poetico. Il Prof Vittorino Andreoli, che io vorrei come Presidente della Repubblica, ha racchiuso il tutto in un ragionamento molto semplice e pragmatico: chiaro che l'iter ideale sarebbe che un bambino venisse cresciuto dalla madre e dal padre biologici con amore, rispetto e capacità educativa. Ma piuttosto che un bambino cresca in un orfanotrofio, preferisco che sia cresciuto nell'amore che anche una coppia gay può dare allo stesso livello di una coppia etero. E' fuori discussione che i bambini in questione dovranno affrontare purtroppo momenti di difficoltà sociale perché l'educazione ottusa di questa epoca ancora non predispone al rispetto dell'altro ma bensì alla sovrastazione. Ma più che vietare che questi bambini vengano adottati da coppie gay bisognerebbe educare i figli delle coppie etero a non schernirli, offenderli o ferirli. NON SI PUO' CONTINUARE A RAGIONARE IN BASE ALLA PERFEZIONE perché la perfezione non è realtà. Sinceramente, ho visto e vedo figli di coppie etero cresciuti in clima di totale disamore e diseducazione che non posso non credere che, probabilmente, sarebbero cresciuti più serenamente con una coppia gay che magari non avrà istinto materno biologico ma decide in modo consapevole di impegnarsi amorevolmente nella crescita di un bambino. Ammetto di concordare con Alessandro sul fatto che un figlio "di ventre" sia un'altra storia ma non è scontato, non è assoluto e quindi, ben venga che qualsiasi persona che si prende l'impegno consapevole ed affettivo di crescere un bambino abbandonato, possa farlo! Indipendentemente dall'inclinazione sessuale che, personalmente, è solo una variabile di disagio perché si trova a scontrarsi con la morale ipocrita del nostro tempo. Le favole non esistono, i bambini negli istitui sì! Io la penso così... chiaro che vorrei (nella visione "favolistica" della questione) che ogni madre biologica a questo mondo avesse le capacità psichiche, pratiche ed attitudinali di crescere il proprio figlio, allora potremmo basarci sul discorso della naturalità. Se non ci fosse nemmeno un bambino abbandonato, maltrattato o (cosa che sembra poco grave ma io la ritengo immane) cresciuto in un ambiente diseducativo, potremmo ragionare in termini di naturalità, ma lo stato della nostra società non ce lo consente. Non mi pare che sia discutibile il rapporto viscerale, ma che c'entra il rapporto viscerale con l'adozione da parte di gay? Non è che vengano tolti figli a madri con cui hanno rapporto viscerale e vengano affidati ai gay. Semmai il concetto di base che spicca nella provocazione di Pellizzari è che ai gay no e agli etero sì! Ma nemmeno nell'adozione da parte di coppie etero abbiamo "la madre biologica vera, presente" (cito Alessandro). E allora, se questo è il concetto portante di questa discussione, dovremmo non appoggiare qualsiasi tipo di adozione, no?! Secondo me l'unico "ma" può essere determinato dal fatto che, finché l'adozione da coppie gay sarà un "fenomeno" da stabilizzare, i bambini adottati potrebbero subire maltrattamenti psicologici da parte di coetanei male-educati o peggio da adulti ottusi. Io vedo questo unico problema! Concludo il discorso dedicato all'adozione di bambini da parte di coppie dello stesso sesso puntualizzando che 20 Paesi al mondo consentono l'adozione e, in Australia ad esempio, questi sono i risultati. So che lo spirito conservatore dela nostra società ci tiene legati alla coppia tradizionale ma #ilprosciuttovamessosulpane http://www.ilpost.it/2014/07/08/figli-coppie-omosessuali-studio-australia/ Quando è lei passa per una pervertita... e ve lo dico io! Tant'è che esiste perfino un termine che contraddistingue le donne che preferiscono partner sessuali più giovani mentre di definire il fenomeno contrario (che di fenomenale non nulla, se non l'incidenza altissima) non si è preoccupato nessuno perché tanto è normale che un uomo adulto preferisca una venticinquenne ad una coetanea o giù di lì. E' chiaro che la base di partenza nel considerare il rapporto in base all'età non può ovviare lo standard relazionale millenario: le donne, raggiungendo la maturità cerebrale prima degli uomini, hanno da sempre instaurato relazioni con uomini di età superiore, sia che si trattasse di relazioni esclusivamente sessuali che relazioni coniugali. Siamo passati attraverso anni in cui una donna che andasse con un ragazzo più giovane fosse dichiarata "una strega", una "ammaliatrice", una donna "contro-natura" apparentemente autrice di una situazione in cui il ragazzo in questione diventava una vittima. Sapete sicuramente che, in slang sessuale, la donna che preferisce ragazzi giovani è definita COUGAR... quello che forse non sapete è che il Cougar, oltre ad essere letteralmente "puma"(quindi un predatore) è anche un mezzo corazzato sviluppato per resistere alle esplosioni di mine terrestri. Curioso, no?! Una donna che va a caccia di rapporti sessuali con partner più giovani è quindi in grado di resistere ad una "esplosione" sessuale e uscirne indenne!! Indenne e appagata!! Quel che mi dispiace è che quando una donna viene definita COUGAR non ho mai l'impressione che sia un complimento, mentre, al solito, quando si parla di un uomo che va a caccia di giovani donzelle non si usa un termine in particolare ma non ho mai la sensazione che lo si giudichi negativamente... sembra essere una cosa naturale. Io rimango sempre della mia opinione: non dovrebbero essere età o altre standardizzazioni a guidarci nella scelta del partner... solo le sensazioni e la compatibilità. Allora di questo vi parlo su STARBENE n°2 (MONDADORI) in edicola da ieri: una storia tra una donna adulta e un ragazzo giovane, vissuta con naturalità, senza il bisogno di categorizzare e senza tutte quelle distorsioni di moralità che ammazzano le emozioni. Ringrazio per la collaborazione la Dott.ssa Laura Grimelli, psicologa presso Psyche Centro Studi & Training di Milano e VicePresidente dell'Associazione Giovani Psicologi Lombardia. http://www.psychecentro.it/ http://www.giovanipsicologi.it/ Non lo nego! Quando Trentalance mi ha girato la mail di Massimo Romano (manager della SPENCER&LEWIS) ho apprezzato subito l'input del loro progetto: fare un video di auguri natalizi che contenesse un messaggio ad hoc! Poi ci siamo conosciuti con i manager di questa azienda di comunicazione e pubbliche relazioni di Roma; abbiamo girato il video da via Frattina a Piazza di Spagna e... la mia sensazione sul loro potenziale creativo non sbagliava! Giorgio Giordani, Massimo Romano, Antonello De Luca, Francesco Minotti e Mario Crocetta (regista) sono sembrati belli carichi da subito a Franco e me. Questo è il risultato, giudicate voi stessi!! E non inviate le solite immagini tristi per fare gli auguri di Natale quest'anno........... sfruttate questo video!!! Oggi sul numero 35 di STARBENE (MONDADORI) vi parlo di DIPENDENZE AFFETTIVE. Perché? Perché sono una realtà più diffusa di quanto si pensi, perché molte dipendenze che si rivelano con apparenza primaria sono invece secondarie a dipendenze ben più nascoste e radicate, perché c'è modo di prevenirle, perché c'è modo di curarle, perché c'è modo di uscirne! E soprattutto perché, sappiatelo, i figli del nostro tempo sono a rischio fortissimo!! Questa volta vi consiglio davvero di leggerlo, e anche documentarvi a riguardo, perché il rapporto genitori-figli e l'ambito familiare sono determinanti!! Il 14 e il 15 Novembre sono stata ospite del CENTRO STUDI DI TERAPIA DELLA GESTALT di Milano che, in Università Bicocca, ha proposto un convegno lungo un week-end: DIPENDENZA: QUELLA AFFETTIVA E TUTTE LE ALTRE (La addiction prone personality nelle sue dverse espressioni). A parte il mio piacere personale a partecipare al Convegno, al condividere con persone altamente qualificate anche gli intervalli tra le sezioni di lavoro e all'apprendere le evoluzioni di studio/terapia, ho goduto della possibilità di intervistare e confrontarmi con molti dei relatori presenti. Chi mi conosce sa quanta passione ho per le dinamiche psicologiche e, per me, trascorrere un week-end a "nuotare" tra menti intense ed elaborazioni mentali efficacissime, è stato come per un bambino goloso avere per due giorni una gelateria a disposizione ad ogni ora!!! Devo prendermi un po' di tempo perché le informazioni raccolte durante il convegno sono una quantità imponente ma, appena terminata l'elaborazione, pubblicherò una nota informativa ben articolata. Voglio chiaramente ringraziare il Dott. RICCARDO ZERBETTO psichiatra e direttore del CSTG, fondatore e direttore scientifico del PROGETTO ORTHOS per lo studio e il trattamento delle dipendenze. Ringrazio per la collaborazione: la Dott.ssa DONATELLA DE MARINIS dello STUDIO ASSOCIATO METAFORA (MI), didatta ord.FISIG, co-direttore del CSTG sede di Milano, il Dott.PRIMO LORENZI psichiatra e psicoterapeuta dell'Università degli studi di Firenze (del quale consiglio la lettura di IL MAL D'AMORE (Antigone Edizioni), la Dott.ssa LAURA GRIMELLI psicologa del CSTG e VicePresidente dell'Associazione Giovani Psicologi Lombardia. Non ultime, ringrazio Elisabetta Leon e Francesca Franco per il supporto e l'assistenza prestatemi con la cordialità e la competenza che le contraddistinguono. http://www.cstg.it/ http://www.studio-metafora.it/ http://www.giovanipsicologi.it/ http://www.dottori.it/primo-lorenzi-139408 Cosa sia LOVE TOYS ve lo spiega direttamente Valeria in questo video https://www.youtube.com/watch?v=NnC5PiuKtZ4&feature=youtu.be. E allora perché ve ne parlo? Perché mi piace diffondere le iniziative che ritengo valide, ben organizzate, inerenti agli argomenti che tratto. Non conosco Valeria, non ho mai (mea culpa) letto niente di suo ma mercoledì prossimo (il 29/11) alle 18.30 andrò proprio per questo al Charme&cheveux: vorrei conoscerla, prima di leggere ciò che scrive. Mi piacciono prima di tutto la sua verve e la sua esperienza, quello che mi stimola in lei è la conoscenza consapevole. Valeria ha un trascorso importante, imponente e soprattutto "sudato" e non nato per caso. Vi invito a leggerne la biografia direttamente sul suo sito: http://www.valeriabenatti.it/vita1.htm Valeria Benatti chiacchiererà con Viviana Musumeci e Elisabetta Leon del suo nuovo romanzo Love Toys: un racconto delicatamente spicy su amore, sesso e gioia di vivere, ispirato alla storia vera di Daphne Vibrante, che ci regalerà un po' di goodvibrations, con la sua allegria e i suoi toys sensuali e rosa. Il tutto, nell'atmosfera sensuale di Charme&cheveux, in via Marsala 9 a Milano. Mi hanno invitata e io ho accettato con entusiasmo, quindi giro a voi lo stesso invito. Insomma, per chi è a Milano e comprende il valore culturale/esperienziale di Valeria Benatti, un'occasione da non perdere! Per chi invece, come me, non è a Milano ma comprende la sua valenza... prenda il treno come farò io e venga a godersi il sapere di una donna che la vita l'ha presa in mano!! https://www.facebook.com/events/756697987739193/?ref_dashboard_filter=upcoming http://www.valeriabenatti.it/benvenuti.htm Oggi su STARBENE (Mondadori) vi ho parlato di una situazione che rappresenta una delle fantasie sessuali più diffuse tra le donne, nonché uno dei desideri sessuali più ambiti. Ma che differenza c'è tra una fantasia sessuale e un desiderio sessuale? La nostra sessualità è mediata da un insieme complesso di fattori, tra i quali la fantasia sessuale che rappresenta “un film mentale” eccitante che serve ad alimentare e stimolare il nostro desiderio sessuale. Di conseguenza attiva e incrementa la nostra eccitazione sessuale. L’immaginario erotico infatti, attraverso le fantasie sessuali, costituisce la nostra capacità di autoerotizzarci mentalmente: la nostra mente vive quell’immagine erotica “come se” stessimo vivendo realmente la situazione immaginata, determinando un rapido aumento in noi del desiderio sessuale e la conseguente eccitazione con tutti i risvolti fisiologici ad essa correlati (es. erezione nell’uomo o lubrificazione nella donna). Ma avere una fantasia sessuale non significa necessariamente desiderare di mettere in atto quella situazione, ovvero, tra fantasia e desiderio c’è differenza! Le situazioni che noi immaginiamo non sempre fanno parte di ciò che desideriamo mettere davvero in pratica nella nostra sessualità: è qui che sta la differenza tra ciò che appartiene alla sfera del desiderio e ciò che appartiene alla sfera della fantasia. La sfera del desiderio è costituita da ciò che mi eccita e vorrei mettere in pratica nella mia vita sessuale. Spesso ciò che desideriamo, fa parte anche delle nostre fantasie, costituendo un pensiero di per sé eccitante e sessualmente stimolante. La sfera della fantasia sessuale invece, è costituita da immagini mentali che non necessariamente vorrei mettere in pratica ma che sono molto stimolanti dal punto di vista dell'eccitazione. Ad esempio, una fantasia sessuale femminile ricorrente è quella di essere presa sessualmente con la forza e sottomessa. Raramente però essa corrisponde ad un reale desiderio e se agita nella realtà viene vissuta come spiacevole e per nulla eccitante. Ed è qui che si tende a fare maggiormente confusione, facilitando l’insorgere dei sensi di colpa. Le fantasie sessuali sono un importante indicatore di benessere psicosessuale ma succede spesso che vengano vissute con senso di colpa per la mancata distinzione tra immaginare qualcosa e voler agire qualcosa (differenza tra fantasia sessuale e desiderio sessuale). Il senso di colpa è maggiore se il soggetto della nostra fantasia non è il proprio partner: spesso, soprattutto le donne, temono che l’avere fantasie erotiche riguardanti un uomo diverso dal proprio partner significhi che non si è più innamorate del proprio compagno o che non lo si desidera più. Sbagliatissimo!! La ricerca ha infatti dimostrato che più tempo dura una relazione, più è facile che le persone abbiano fantasie divergenti, cioè su partner diversi dal proprio. Dopo circa due anni di vita di coppia è normale avere fantasie dove il proprio partner viene sostituito con il/la collega, lo/la sconosciuto o chiunque altro stimoli la nostra fantasia. Tutto ciò è fisiologico ovvero serve a far sì che la coppia possa restare unita, sebbene sia stata superata la fase di innamoramento e passione dell’inizio: cambiare partner nelle fantasie non equivale ad un tradimento perché non costituisce qualcosa che desidereremmo realmente fare. Ma così come può farci sperimentare eccitazione il vedere la scena di un film erotico, una fantasia sessuale divergente aiuta a mantenere vivo il desiderio, mantenendo di fatto la relazione stabile. Per sintetizzare, la consapevolezza che una fantasia è una fantasia non deve comportare il senso di colpa perché non c'è l'intenzione a mettere in pratica la situazione sognata. Per quanto riguarda il desiderio, il senso di colpa diventa soggettivo (c'è chi si sente in colpa cercando di realizzare un sogno erotico che prevede "tradimento", c'è chi non ha un partner e quindi nessuno verso il quale sentirsi in colpa, c'è chi ha un partner ma riesce a fermare il pensiero e realizzare il desiderio pensando che qualle situazione esula in tutto e per tutto dal rapporto con il partner stesso...) Il tema del pezzo pubblicato oggi su STARBENE è fantasia e desiderio di tantissime donne: avere almeno una volta nella vita un rapporto sessuale con due uomini contemporaneamente. La Dottoressa Anna Carmela Caruso psicologa e psicoterapeuta ci dice che solitamente le donne evitano questa situazione, per timore di non essere all’altezza e, soprattutto, per l’educazione perbenista ricevuta. Se le donne valutassero in base al potenziale di sensazioni che potrebbero provare, probabilmente si concederebbero questa esperienza. La predisposizione a prendersi il piacere è quel quid in più che contraddistingue una maturità sessuale completa. A voi ragazze decidere: è una fantasia o un desiderio? http://www.psicology-a.it/chi_sono.html Chi mi legge sa che mi piacciono le domande dirette riguardo alla sessualità. Stanotte sono immersa in ricerche e, viaggiando nel web, mi imbatto in un sito che mi incuriosisce subito. Mi leggo un paio d'ore di cose poi vengo attratta da questa proposta di test: http://www.psicologi-psicoterapeuti.it/test/intelligenzaemotiva/index.html Sono rimasta colpita perché mi sono riconosciuta nella descrizione che, il risultato, fa di me. Quindi poi, come non fare questo? http://www.sessuologia-psicoterapia.it/test/index.html E anche in questo mi riconosco in toto. "Freud ha definito "genitali" le persone che hanno raggiunto un alto grado di maturazione libidico emotiva. E' il tuo caso. Hai stabilito che una sessualità vissuta in maniera libera e appagante è fonte di salute e benessere fisico, emotivo e mentale. Un'esperienza sessuale è per te degna di tale nome solo se hai la sensazione di riuscire a far convergere verso un'unica persona le due grandi correnti energetiche che senti fluire dentro di te: quella erotico-sensuale e quella affettuosa. A tali condizioni sai lasciarti andare e trarre dal sesso gioie e piaceri profondi che per molte persone restano un mistero e una chimera. Sai che cosa è la musica delle sfere. Sai suonarla, e farla ascoltare. La massima per te: "Nell'arco della vita l'attività sessuale si svolge a forma di cerchio. Comincia dove finisce, con le carezze..." Carlo Gragnani, Si fa per dire... 1989" Ora, io non ho le competenze necessarie per stabilire l'attendibilità e la credibilità di questi test (se leggesse il mio docente di Psicometria non sarebbe bello!) e nemmeno per escludere che mi sia fatta influenzare nel rispondere ma al netto della mia capacità obiettiva mi sono divertita e compiaciuta. Quindi, se vi piace giocare studiandovi un po'... rispondete il più obiettivamente possibile! |
GRAZIA SCANAVINI
Ricercatrice Educatrice umanista Counselor filosofica Accanita divoratrice di film, libri, serie tv e... di Vita. Blog dedicato a fatti, film, libri, serie tv e cose belle.
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