Ieri sera abbiamo finito di vedere la serie #SexEducation su #Netflix. Io la quoto, sia perché affronta la tematica sessuale in maniera disincantata e in un linguaggio adeguato a quello a cui gli adolescenti sono abituati (quindi efficace nel coinvolgerli), sia perché pur avendo la sessualità come filo conduttore affronta diversi aspetti relazionali tra pari e non: le dinamiche dell'amicizia, il bullismo, la difficoltà del riconoscimento e dell'accettazione dell'orientamento sessuale sia proprio che altrui, le dinamiche delle relazioni genitori-figli (genitori che riversano aspettative sui figli, situazioni di famiglie con genitori dello stesso sesso, rapporto dei genitori con figli omosessuali,...). Si parla di aborto, si parla dei dubbi tipici dell'età, si parla di genitori troppo assenti e genitori troppo presenti, che esercitano eccessivo controllo psicologico. Si tratta la necessità adolescenziale del far parte dei gruppi, la fragilità dell'età stessa, il timore di rimanere vergini (correlato alla pressione dell'obbligo sociale di fare sesso per essere riconosciuti come individui capaci). C'è davvero tanto. Il ritmo e la fotografia sono accattivanti soprattutto se consideriamo che la serie è pensata principalmente per un pubblico davvero giovane ma che, almeno personalmente, ho trovato interessante. La serie è VM14 e credo che effettivamente non sia adatta la visione ai più piccoli perché potrebbe creare più confusione che altro, essendo piuttosto diretta e specifica. Nelle primissime puntate ero un po' scettica perché l'ambientazione modello "american college" mi dava l'impressione di storia stereotipata ma questi stereotipi sono svaniti attraverso la forza presentata in ciascuno dei personaggi principali. La costruzione dei personaggi è una delle cose più importanti in una narrazione, più importante degli scenari e della trama stessa, e in Sex Education a mio parere sono stati elaborati molto bene. La serie è stata in grado di condensare un'enorme pluralità di complicati problemi adolescenziali sotto forma di diverse esperienze e tutte le questioni che sono state trattate sono lungi dall'essere esaurite: cioè c'è molto materiale per discussione e riflessione. Noi abbiamo scelto di guardarlo tutti insieme ed è stato un momento utile anche per capire cosa nostro figlio avesse chiaro e cosa no, perché nell'intercedere delle puntate ci ha fatto parecchie domande che forse non avrebbe mai pensato di fare: non per pudore ma proprio perché non ci sarebbe stata l'occasione scatenante. Credo che possa essere un buon veicolo per affrontare insieme un argomento che spesso mette genitori e figli in difficoltà... magari un po' di imbarazzo subito, ma sempre meno difficoltoso e più fluido che partire dal "Dobbiamo fare un discorso". Se decidete di guardarlo insieme ai vostri figli, sia però chiaro che dovete imporvi di non criticare il linguaggio e i comportamenti dei protagonisti... cioè, non fate i bigotti perché la situazione vi imbarazza ad esempio. Ricordate sempre che se volete instaurare un dialogo costruttivo con i vostri figli dovete attenervi a tre regole basilari: ACCOGLIENZA, COMPRENSIONE e SOSPENSIONE DEL GIUDIZIO. Se i vostri figli non percepiscono questo, potete solo sognare che vi raccontino o vi chiedano. Insomma. Ce ne fossero di serie così e che prendessero il posto di tutte le varie "americanate" che davvero fanno, degli stereotipi, un mito. LABIBBIA 3.0: RIGUARDA NOI E I NOSTRI FIGLI. SIA CHE SIANO IN QUESTO ARCHIVIO, SIA CHE NON CI SIANO19/5/2016 Forse ne avete già sentito parlare in questi giorni o forse vi giunge del tutto nuovo ma se siete genitori (soprattutto di adolescenti) conviene che sappiate! Cos'è LABIBBIA 3.0? E' una raccolta di 10.380 file (video e foto) di adolescenti e giovani ragazze italiane in posa di seminudo, nudo, in atteggiamenti sessuali o riprese durante rapporti sessuali veri e propri. Non stiamo parlando di video e foto di una produzione pornografica ma di un gruppo di cracker (non hacker) che ha raccolto materiale finito negli archivi della rete, dal 1996 ad oggi, e materiale fornito da pubblico collaborante. Che significa? Che questi file sono immagini prelevate dagli archivi di alcuni siti di chat o di alcune app, oppure sono state volontariamente inviate ai cracker da parte di ragazzi che, avendo ricevuto queste immagini o video direttamente dalle ragazzine o dagli amici, le hanno girate ai creatori de La Bibbia. Quindi, accedendo al sito, si trovano le istruzioni per effettuare il download della raccolta e cosa succede quando lo si apre? Ci si trova davanti a 27 cartelle con denominazioni volgari e dispregiative: 26 di queste contengono foto e video di ragazzine, anche a volto chiaramente riconoscibile, ma anonime; una cartella invece, denominata "Bagasce con Nome e Cognome", contiene circa 300 sottocartelle denominate con il nome e il cognome della ragazzina che ci troverete all'interno, in scatti fotografici o video sessuali espliciti. Ora non intendo "perdere" tempo nel fare considerazioni di etica perché ormai è tardi ma personalmente ritengo che la prima fonte giornalistica che ha pubblicato la notizia dovesse attendere che il sito fosse oscurato e, di conseguenza, il download non fosse più possibile, per evitare ulteriore diffusione del materiale. Ma è tardi. Tutti i giornali ne stanno parlando e ancora la Polizia Postale non ha ottenuto l'oscuramento del sito perché burocraticamente la questione è molto complessa, essendo sì un fenomeno tutto italiano, ma sito registrato in Montenegro che utilizza server di altre nazioni, dove vige altra giurisdizione. Quindi bisognerà attendere e, grazie all'uscita sensazionalista della notizia, i download in questi giorni sono alle stelle. Tra chi ha scaricato questi file ci sono anche io, naturalmente, perché volevo capire di cosa trattasse e ve lo spiego in un modo molto semplice: ho aperto un video a caso in cui una ragazzina viene ripresa durante un rapporto orale da colui che lo riceve. Ho copiato il suo nome e incollato sul motore di ricerca di Facebook e... eccola lì! Sorridente in una foto con le amiche all'uscita della scuola. Ha compiuto 15 anni l'ottobre scorso. Le ho scritto chiedendole se sapesse cos'è La Bibbia 3.0 e lei mi ha risposto: l'ha saputo perché la sua amica, attraverso il fratello, aveva visto il video e le foto in questione. Le chiedo dove avessero potuto prendere quel materiale e lei ha risposto che pensa che sia stato il suo ex a inviare quel materiale perché sono tutte e solo foto che lei ha inviato a lui. Ha paura. Non sa se dirlo ai propri genitori perché teme la vergogna e che loro si arrabbino. Non sporgerà denuncia, naturalmente. Da 4 giorni, dice, non dorme al pensiero che qualcuno possa riconoscerla, perché qualche amico secondo lei già lo sa. Sembra quasi rassegnata a subire ciò che succederà. Tenterà la vendetta ecco, perché anche lei ha foto di lui nudo... Insomma. Nessuna consapevolezza. Che è il problema di base, no? Non credo ci sia bisogno di spiegare quali conseguenze possa avere tutto ciò sul piano sociale per queste ragazzine e su quello personale: la paura del giudizio e il timore che i genitori lo scoprano quali comportamenti potrebbero stimolare in questa ragazzina? E in tutte le altre migliaia presenti in questi file? Quando ho appreso questa notizia ho iniziato a riflettere e mi sono chiesta quale comportamento dovrebbe avere un genitore nel caso in cui la propria figlia fosse presente in questi archivi e questa mattina mi sono consultata con il Dottor Daniele Bonanno Psicologo Sessuologo presso AISPS Roma. La prima cosa che il Dott Bonanno consiglia è contestualizzare l'evento con le dinamiche attuali: non partiamo dal pregiudizio che queste siano dinamiche "malate". Lo scambio di fotografie un po' spinte per i ragazzini di oggi è la normalità, è il loro modo di sperimentare. Così come noi giocavamo al dottore! Possiamo ritenerlo sbagliato e in effetti stiamo vedendo in questa occasione che è pericoloso su diversi fronti ma la realtà è che i comportamenti adolescenziali diffusi sono questi. Prendiamone atto, non ragioniamo come fossero dei malati. I mezzi per farlo glieli abbiamo dati noi come società, quindi non possiamo non essere consapevoli che il permesso di farlo glielo abbiamo dato nel momento in cui gli abbiamo concesso di usare Internet. Chiaro che ora non possiamo colpevolizzarli se il sistema di emancipazione che credevamo essere Internet ha portato, invece, ad una involuzione affettiva: prima la sessualità la si sperimentava con fisicità ed emotività, adesso lo si fa con la virtualità prima che con la fisicità. Perché è più facile, è più immediato, è più accattivante, se non lo fai sei "handicappato", sei uno che dorme! La contestualizzazione serve a capire che non dobbiamo affrontare il discorso con loro colpevolizzandoli perché creeremmo un'ulteriore destabilizzazione rispetto alla situazione di crisi in cui si trovano, messi di fronte al fatto che il genitore sa. Sì, bisogna dirglielo! Spiegargli che questa foto è lì, che non la stiamo giudicando perché sappiamo che lo fanno tutti ma che proprio per questo noi diciamo sempre di fare molta attenzione a Internet e all'invio di materiali. Fondamentale è darle la sensazione di accoglienza e non di giudizio. So che non è facile trattenere il "te l'avevo detto" ma questa volta serratelo tra i denti, ha davvero bisogno che voi la tuteliate ora, non che la facciate sentire in colpa. Con questo non sto dicendo che dovete giustificarla ma magari è proprio il momento buono per aiutarla a prendere consapevolezza che una foto mandata anche attraverso Snapchat e che si autodistrugge sul telefono di chi la riceve, rimane invece negli archivi di rete e può succedere che qualcuno le utilizzi in questo modo... è successo! Ditele di non parlarne con amici o amiche, non per ora, e rassicuratela sul fatto che nel momento in cui qualcuno dovesse riconoscerla e quindi prenderla in giro, offenderla o altro voi ci sarete. Sarete accanto a lei anche se ha disubbidito, se ha omesso le vostre raccomandazioni: l'importante adesso è tutelarla! Quindi affrontate un confronto costruttivo, fate il possibile per farle capire che tutto ciò che va in rete rimane in rete per sempre, anche se si pensa di inviare un messaggio privato. Ditele che volete fidarvi di lei e capire che ha compreso che telefoni e pc vanno usati con consapevolezza. Ulteriore consiglio: evitate di vietarle l'uso del telefono o di pressarla quando la vedete armeggiare... non serve a nulla e leggerebbe questo vostro comportamento come l'esatto contrario di ciò che le avete appena detto e cioè che vi fidate di lei. Serve a responsabilizzarla, non dimenticatelo. E se vostra figlia non c'è? Meglio naturalmente ma non omettete di parlarle comunque di questo fatto perché se ancora non lo ha fatto o non è finita in quella raccolta, non è detto che non potrebbe succedere. E fino a ora mi sono riferita solo alle adolescenti, perché in questa vile azione di cracker sono state loro il bersaglio. Questo però non significa che anche i maschi non siano soggetti al pericolo. In questo caso la natura dell'attacco è visibilmente sessista e ancora una volta di stampo offensivo verso il genere femminile ma la pornografia e la pedo-pornografia di questo tipo non fa distinzione di sesso, sappiatelo. Concludo con una riflessione, un po' triste direi, ma necessaria. Non possiamo colpevolizzare i nostri figli per questi comportamenti semplicemente perché come società non abbiamo dato loro una educazione sessuale efficace che li facesse crescere sperimentando consapevolmente. Sicuramente molti di noi lo fanno nella realtà famigliare ma sono ancora poche le famiglie in cui il sesso è argomento affrontato con il giusto approccio. E abbiamo dato loro in mano strumenti che li hanno esposti al pericolo senza essere, noi per primi, consapevoli di dove tutto ciò potesse portarli. Siamo tutti consapevoli poi della realtà sessuale in cui si trova la nostra generazione di adolescenti? Sappiamo che a scuola ci sono "le ragazze del bagno" che sono quelle che basta chiedere e ti fanno una prestazione orale? Sappiamo che quando mangiano la pizza a casa di un amico fanno "il gioco della pietra" in cui i ragazzi stanno seduti al tavolo, un ragazzina sotto il tavolo si inginocchia davanti a uno a caso che non deve far capire agli altri di essere stato il prescelto, altrimenti paga pegno? Sappiamo che in discoteca due ragazzine si siedono sul wc e hanno davanti la fila di ragazzi per gareggiare a "chi ne fa godere di più"? Sappiamo che il pomeriggio quando sono a casa dell'amica a fare i compiti nella stanza da letto accendono la cam e si spogliano per giocare con la propria sessualità nascente per ottenere pochi euro da chi le guarda? E' una situazione pericolosa sotto ogni punto di vista quella in cui noi, inconsapevoli di queste dinamiche, li abbiamo lasciati finire. Proviamo a rimediare, non pensiamo "tanto mia figlia quelle cose non le fa" o "no ma mio figlio è ancora piccolo per quelle cose". Sono piccoli, è vero. Sono immaturi, è vero. Ma queste cose per loro sono diventate la normalità, una normalità che non sono in grado di gestire. E finché non ci sarà consapevolezza sociale sul fatto che DEVE ESSERCI un'educazione sessuale efficace, non saremo in grado di gestirla nemmeno noi! LA BIBBIA 3.0, purtroppo, ce lo ha dimostrato! Rammento che chi scarica questo materiale può essere condannato per detenzione di materiale pedo-pornografico, essendo presenti immagini e video relativi a minorenni. Vi invito a non effettuare il download al fine di soddisfare la curiosità. ...e SENTIMENTALE aggiungo! Qualche mese fa (era il periodo dei dibattiti sulla legge matrimoni/adozioni gay), sulla chat del gruppo-genitori della squadra di calcio di mio figlio, un papà ha postato un'immagine uguale a quella che trovate qui sotto, mancava giusto la scritta "non ricchioni". Diciamo che lasciava solo sottintendere. Ironica, non ne discuto. Ma non sono riuscita a trattenermi e gli ho risposto che, nonostante io apprezzi l'ironia, ero molto dispiaciuta di vedere che un padre postasse cose del genere e che riflettesse riguardo a quanto l'ironia di questo genere possa incidere su un ragazzino meno che adolescente, nel caso lo avesse visto. Gli ho chiesto se avesse mai pensato che il figlio, qualora in futuro avesse scoperto di essere gay, probabilmente avrebbe avuto seri problemi a confidarsi con un padre che deride i gay (per onor di cronaca veritiera, ho scritto ironicamente che se lo avessi avuto davanti gli avrei dato un calcio nel culo!). Mi rispose malissimo naturalmente, dicendo praticamente che non gliene fregava nulla e che io non avevo nulla da insegnargli. Dopo poco la moglie ha commentato a difesa del marito dicendo che il marito non è omofobo ma, essendo ad una cena un po' ubriaco, aveva postato la foto nel gruppo sbagliato. Il che naturalmente non cambiava nulla. Non era il gruppo sbagliato, il problema, no?
Comunque, a parte che chiaramente la coppia in questione ora fatica a salutarmi, nel pomeriggio ho postato questa riflessione su Facebook: "Se siete genitori, ogni volta che vi sovviene di fare una battuta sugli omosessuali, pensate ai vostri figli. Pensate che potrebbero esserlo o avere dubbi sul proprio orientamento sessuale. Pensate al fatto che non avrebbero il coraggio di parlarvene proprio perché vi sentono deridere. Magari lo fate senza darci peso. Non è che siete omofobi è che la battuta è facile, divertente o anche solo carina.. O stare dalla parte di chi deride vi mette al sicuro dall'essere giudicati gay. Pensate che li fate soffrire. ...sempre che il vostro amore per loro sia superiore al bisogno di ridicolizzare un aspetto dell'essere umano che di ridicolo non ha nulla." Ne è scaturito un dibattito e dopo poche ore ho ricevuto questa mail:"Ciao ho letto il tuo post su fb e ho pensato di scriverti. In questo periodo sto male xché quando guardo video porno mi eccito di più a guardare quelli tra i gay. Secondo te sono gay? Io non li ho mai guardati poi con degli amici un pomeriggio li abbiamo visti per ridere. Quando sono stato da solo sono andato a rivederli e adesso mi masturbo guardandoli ma appena ho sborrato mi faccio schifo. Non ne parlo con nessuno xché so che i miei amici mi prenderebbero in giro fino a fottermi xché una volta mi sono azzardato a dire di lasciare in pace un ragazzino un po' effemminato che a scuola prendono in giro e mi hanno detto allora sei finocchio anche tu. Con i miei non ho mai parlato di sesso. Mio papa' poi li chiama checche quindi figurati. Tre mesi fa ho anche scritto a uno psicologo in un forum ma lui mi ha detto che dovevo andare a fare terapia da uno e io non ci penso neanche. Non ho mai scopato con una ragazza mi sono solo fatto fare un pompino da una in discoteca mentre lo faceva ad altri amici per gioco e mi è piaciuto. A volte penso a lei quando mi faccio una sega ma sborro di più guardando i video gay. Sono un finocchio secondo te? Vorrei scoparmi una ragazza per vedere ma ho anche paura che non mi diventi duro e di fare una figuraccia. Quando sono in palestra vedere gli altri nudi non mi fa un gran effetto ma se li penso a incularsi mi diventa di marmo. Cioè le donne mi piacciono, guardare le tette me lo fa diventare duro ma non voglio fare una figura di merda che se poi lei lo va a raccontare in giro? Da qualche parte ho anche letto che uno ha provato con una troia così non correva il rischio ma io non ho i soldi e neanche la macchina per ora. Quindi secondo te dovrei provare prima a scoparmi una ragazza o un ragazzo? XXX" Credo che qualsiasi genitore possa immaginare il mio stato d'animo quando ho letto questa mail. I punti su cui riflettere sono molteplici: - il malessere psico-fisico manifestato dal ragazzo per non essere in grado di comprendere la propria sessualità; - l'impellenza, il bisogno di capire subito; - la difficoltà di fare delle scelte sul come comportarsi per arrivare a capire se stesso; - il timore del giudizio da parte degli amici; - il linguaggio... purtroppo tipico di questa fascia adolescenziale, male educata ai rapporti in generale, utilizzano con adulti e sconosciuti la stessa terminologia che usano tra di loro, segnale che non sanno valutare la differenza dell'esporsi nei diversi ambiti (l'apoteosi sarebbe essere in grado di cambiare l'utilizzo di questo linguaggio anche tra di loro, il che sarebbe segnale dell'aver modificato il loro approccio mentale al problema); - l'impossibilità di chiedere consiglio ai genitori per la mancanza di dialogo e per la chiara idea che il padre non accetterebbe di avere un figlio "checca". Il timore di deludere il padre; - lo smarrimento di un adolescente che è buttato (come tutti gli adolescenti) in una vita sessuale non sana (credetemi che di ragazze che fanno a gara sui rapporti orali ho sentito parlare centinaia di volte dai ragazzi). La modalità con la quale questo ragazzo si rapporta alla sessualità è, mi sembra ovvio, molto indicativa di come i giovani vivano la sessualità oggi. Non stiamo più parlando dei sogni e dei timori che assillavano noi da adolescenti in attesa de "la prima volta" ma di trovare una soluzione rapida per risolvere un problema di classificazione: sono gay o non sono gay? La sofferenza è intrinseca, chiaro, ma pur considerando il coraggio di questo ragazzo a scrivermi, sono rimasta colpita dal fatto che per lui la problematica sia più relativa al mondo che lo circonda che alla comprensione della propria sessualità. E non c'è nessun accenno all'aspetto dell'affettività. Nessuno. Ho molto riflettuto su questa mail e sinceramente mi sono sentita totalmente disarmata: mi chiedeva un consiglio, niente più, che non mi sono sentita di dargli perché a parer mio andava educato da zero! Lui voleva una risposta pratica, immediata, che facessi io la scelta al posto suo. Ho pensato, in termini adolescenziali, che avrebbe voluto una APP probabilmente! Mi ha "usata" come si usa una APP: a domanda corrisponde soluzione! Perché ho scritto questo post? Oggi dopo aver letto che un diciottenne si è suicidato sotto un treno perché i genitori non accettavano la sua indole gay mi sono sentita in colpa! Io a quel ragazzino avevo risposto che non mi sentivo di dare consigli perché non lo conoscevo, non conoscevo la sua realtà e che ritenevo sbagliato mettersi alla prova fisicamente solo per capire; che un'esperienza affrontata con quello stato d'animo non gli avrebbe dato nessuna sicurezza, anzi, forse gli avrebbe causato maggior confusione. Gli ho scritto che forse sarebbe stato più utile "entrare in stand-by", sospendere momentaneamente la ricerca forsennata di una risposta ma lasciare che l'affettività lo guidasse. "...Prova a non pensare di dover capire ora, subito. Prova a non vivere situazioni come quella della ragazza dei pompini ma cerca invece di uscire con una ragazza o un ragazzo che ti stimola, che ti piace, con cui ti diverti e ti senti a tuo agio. Poi saranno le sensazioni che vivi a indicarti cosa ti da benessere e cosa no. Non avere fretta di "scoparti" una o l'altro. Essere eterosessuale, omosessuale o bisessuale non significa "scopare" degli orifizi ma trovare soddisfazione nel condividere il proprio corpo con una persona che ti piace, che ti da benessere..." Mi ha risposto con un semplice "Ok" ma è chiaro che la mia risposta, molto lontana da quanto avrebbe fatto una APP, non gli è piaciuta: ho dilatato i tempi, non ho risolto nulla, gli ho chiesto di essere diverso da quel che è, e cioè un figlio dell'immediato, del "datemi una soluzione". Naturalmente lui ha tutta la mia comprensione perché non è sicuramente colpa sua se abbiamo cresciuto una generazione ineducata sulla sessualità e sull'affettività. Non è colpa sua se riteniamo che l'affettività sia innata e non capiamo che nell'era delle APP non lo è! Non è colpa sua se continuiamo a far finta che gli adolescenti siano asessuati e a incutere loro la vergogna di parlacene. Non è colpa sua se per la vergogna di affrontare il discorso continuiamo a dire: "ci siamo passati tutti e non siamo morti!". Non è colpa sua se per stupidi moralismi continuiamo a ritenere la sessualità un aspetto secondario e li lasciamo ad autogestirsi tra pornografia online, chat a sfondo sessuale e bagni di discoteche in cui si fanno le "gare di pompini". Oggi, leggendo l'articolo del ragazzino suicidatosi, mi sono chiesta: e se fosse lui? Non era lui ma questo non mi rasserena comunque. Che società è quella in cui un ragazzo non sopporta più di vivere per i pregiudizi che lo circondano? Società che ha fallito, che fallisce ogni volta che un ragazzino soffre inutilmente: Società che usa le notizie come questa per vendere giornali o ottenere visualizzazioni ma non affronta il problema, se non in poche, inefficaci e sporadiche iniziative. Adesso la colpa ricade sui genitori naturalmente, che noi tutti stiamo additando e riguardo ai quali ci chiediamo "come hanno potuto"? Ma finisce tutto qui, fino al prossimo eclatante titolo sul giornale! |
GRAZIA SCANAVINI
Ricercatrice Educatrice umanista Counselor filosofica Accanita divoratrice di film, libri, serie tv e... di Vita. Blog dedicato a fatti, film, libri, serie tv e cose belle.
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