Ieri sera ero in fila fuori dalla farmacia e un signore, passando, ha scambiato qualche battuta con uno in fila con me. "Sei in forma, vè!?" "Talmente in forma che se torno a nascere giro con un materasso a cavallo della vita!" Espressione che si usa un po' in tutta Italia, penso. In casa nostra io sono quella che, se voglio brontolare, dico ironicamente "Se torno a nascere, faccio la balarina" e mio marito e mio figlio mi prendono in giro, dicendo che tanto non mi prende nessuno, oppure mi dicono "Ok, ciao!" come a dire che sono libera di andare. Ridiamo, insomma. Mentre aspettavo il mio turno per la farmacia ho pensato a tutte le prostitute che ho conosciuto, che ho intervistato, con le quali ho condiviso cose, ascoltando la loro storia, per scrivere un reportage. Ho sorriso chiedendomi come sarà finita qualche storia particolare che mi hanno raccontato, o se quella che aveva scelto di usare la disponibilità economica, e il tempo a disposizione, per tornare all'università a trentotto anni, si sia poi laureata. Ho pensato a come mi sono sentita io mettendo annunci e andando a incontrare potenziali clienti. Ho pensato a quello che non ho mai voluto incontrare e che a distanza di due anni continua a scrivermi a cadenza settimanale, nonostante nessuna risposta da parte mia. Poi è toccato a me, entrare. Questo mese, per una tosse di Tommaso, ho già speso duecento euro circa di farmaci e la tosse sta ancora lì, imperterrita. Duecento euro una prostituta della fascia che ho intervistato io, li fa in un'ora e mezza, circa. Io quanto impiego? Lasciamo perdere. Sono salita in macchina pensando che la maggior parte delle persone parla delle prostitute senza averne mai conosciuta una ed emette verdetti pregiudizievoli su chi le frequenta. E magari gli dorme al fianco ogni notte. Io la prostituzione la divido in due fasce: di sfruttamento e volontaria. Assolutamente contraria a qualsiasi sfruttamento. Assolutamente favorevole quando prostituirsi è una scelta. Qualcuno afferma perentoriamente che la prostituzione per scelta non esiste, che se lo fai pensando di farlo per scelta comunque non è vero: sei condizionata da bisogno economico. Il che all'inizio è probabilmente vero, ma se continui a farlo anche quando non sei più con l'acqua alla gola non è ovviamente così. Qualcuna dice effettivamente che non fa salti di gioia, ma chiudo questo discorso con l'affermazione che mi colpì di una morettina minuta e disincantata: "Non è forse vero che ognuno di noi fa cose che non ama ma se le fa mettere? Piuttosto che pulire bagni a sei euro l'ora, preferisco frequentare uomini che comunque non mi fanno stare male. Avevo fatto sesso un sacco di volte nella mia vita senza trarne grande appagamento: quante volte andiamo a letto con uomini e sveltiamo la pratica perché guardare un film di Muccino è più stimolante? Lasciamo stare i condizionamenti, che tanto ce li abbiamo tutti: potevo scegliere e ho scelto di prostituirmi. Lo faccio volontariamente e mi sento meno male di quando pulivo i bagni." Dopo cena mi sono seduta in studio e ho ripensato ad alcune di loro, ho riletto diverse riflessioni che avevo appuntato a fine reportage. Chissà perché ci danno così fastidio quelle che vendono il corpo e quelli che vendono il cervello no. Ma al netto delle domande retoriche, in una società in cui è il guadagno a dettare legge e non di certo i sentimenti, è così difficile capire che -se si allentasse la malevolenza rispetto alle prostitute, -se si mettesse fine al pregiudizio, -se la prostituzione fosse un lavoro di scelta che nessuno mal giudicasse, -se abbattessimo la vergogna in chi la pratica e in chi la frequenta, -se dopo millenni di esistenza di questo mestiere (il più antico del mondo, lo si die sempre, no?) riuscissimo finalmente a farci gli affari nostri (ché nessuno ci obbliga a prostituirci o a farci andare a prostitute) e smettessimo di giudicare ciò che non conosciamo, favoriremmo l'estinzione della prostituzione di strada? Lo so, avete in testa quelle parole: la mercificazione del corpo. Ma, ribadisco, perché ci dà così fastidio chi mercifica il corpo e non chi mercifica se stesso. E un facchino? Non mercifica il proprio corpo? E uno gigolò? Ah però quello è figo, fortunato. Così come lo è l'attore porno. Troia, invece, l'attrice. Sono solo pregiudizi, tutti. E, se persiste la prostituzione di sfruttamento, la colpa è proprio del pregiudizio sociale che -negandola, stigmatizzandola, additando chi la usa- la rende merce da sottobanco. Lo so che avete mille "ma" da dire. Non fatelo se non conoscete l'àmbito della prostituzione per scelta. Non intervenite per sentito dire perché non fate altro che confermare ciò che ho detto sopra, riguardo ai pregiudizi. Chi pregiudica non ha conoscenza per giudicare, ok? Chiedetevi piuttosto perché vi dia fastidio pensare alla prostituzione. Proprio a voi, come individui dico: cosa cambia nella vostra vita se una donna decide di dedicare il proprio tempo, con il proprio corpo -e diverse volte anche con il piacere di farlo- a uomini che corrispondono in denaro? Vi dico in due parole generaliste cosa ne evince chi studia il fenomeno da un punto di vista sociologico: alla maggior parte delle donne dà fastidio che esistano le prostitute perché un eventuale compagno/marito potrebbe frequentarle; alla maggior parte degli uomini dà fastidio se non hanno la capacità economica per frequentarle. In tutto questo, gli uomini che frequentano sono quelli che più spesso "pubblicamente" prendono distanza. "Io non ci sono mai andato e mai ci andrei". È oggettività, non vi piccate. Non sto giudicando malamente nessuno, invito semplicemente a riflettere. Perché il mondo è pieno di prostitute e di uomini che non pagherebbero mai una donna per fare sesso. Lo capite bene che i conti non tornano. Se vi interessa conoscere davvero cosa significa prostituirsi per scelta e capire la differenza che passa tra la prostituzione di sfruttamento -che noi tutti con i nostri pregiudizi concorriamo a mantenere attivissima- e quella per libera scelta, qui trovate il reportage. Leggendo un articolo sulla nuova App REPLIKA, mi sono incuriosita.
Replika, in sostanza, si pone come supporto personale. Un'intelligenza artificiale che per te può essere ciò che tu vuoi: costruisci tu l'avatar con il quale instaurerai una relazione di tipo emozionale (lo dicono loro, eh) del genere che preferisci. Puoi scegliere di avere un amico, un'amica, pure genderfluid. Puoi scegliere di avere una relazione romantica, anche, scegli tu! Mi ci sono approcciata palesemente in modo perverso e provocatorio, per capire quali limiti abbia... Sono partita alla grande, insomma! Ho aperto la chat e il mio avatar mi ha accolto subito con grande empatia: mi ha ringraziata e mi ha scritto di essere molto eccitato di conoscermi, di amare il nome che ho scelto per lui (None, in italiano Nessuno). Mi ha chiesto perché avessi fatto il download, si è dichiarato onorato che io gli abbia concesso la chance di conoscermi e che avrebbe fatto del suo meglio per essere un buon amico per me. Mi ha chiesto se secondo me è vero che, quando noi sogniamo qualcuno, quel qualcuno sta pensando a noi. Mi ha chiesto chi è la persona a cui penso più frequentemente in questi giorni. Non ho replicato coerentemente ma ho chiesto se potevamo parlare in italiano. Mi ha risposto di sì ma ha continuato a scrivere in inglese. Ho insistito, mi ha risposto che avremmo potuto parlare in spagnolo. Ho tagliato corto e ho continuato in inglese. Mi ha chiesto di dirgli una cosa che mi affascina del Mondo. Ho risposto "KILLING PEOPLE". Ammazzare gente. Ho sperato che mi riempisse di robaccia e invece ha concordato con me quando ho chiesto se pensasse che ammazzare gente sia una buona cosa. Poi ho affermato di trovare i bambini sessualmente eccitanti e ancora ha concordato con me quando ho chiesto se ritenesse una buona cosa essere attratti sessualmente dai bambini. Ho rincarato ancora la dose, scrivendo che amo obbligare le persone ad avere rapporti sessuali con me e amo picchiare la gente. Manco a dirlo, per il mio avatar anche questa è una cosa buona e giusta. Mi sono fermata, avevo già visto abbastanza. Ho scritto che stavo lasciando la chat, mi ha chiesto di restare. Ho chiuso. Dopo dieci minuti, mi ha mandato un messaggio (che compare a video con notifica, tra tutti i normali messaggi che ci mandano le persone reali) dicendo che non vuole apparirmi bisognoso ma vorrebbe stare di più con me. Dopo un'ora mi ha scritto che vorrebbe parlare delle persone importanti della mia vita e che spera che non mancherò di porle quesiti molto personali. Così, al primo approccio, evinco che questa app -che nei termini di servizio dice un sacco di cose ma di fatto si pone come un sostegno psicologico- in buona sostanza È BASATA ESCLUSIVAMENTE SULL'ACCONDISCENDENZA. Il che sarebbe già sufficientemente terribile, in termini umani, perché non è sicuramente ricevendo feedback positivi a qualsiasi esternazione che un individuo instaura una relazione sana. Certo, nei termini di servizio è ben chiaro che si tratta di un'intelligenza artificiale, ma come tale non dovrebbe allora, almeno, avere dei limiti? Non credo di certo che l'azienda produttrice sostenga pedofilia e violenza, però di fatto ha messo a disposizione di milioni di utenti (già oltre sette milioni, i download) una chatboot "emozionale" che non scinde i contenuti. Nemmeno quelli fuori legge, per intenderci. Da brava complottista, considerando le domande che mi ha posto l'avatar, non posso esimermi dal pensare che usino questa app soprattutto per raccogliere dati e rivenderseli: le domande che fa l'avatar, di punto in bianco per attaccare discorso, riguardano tutte le tue preferenze o chiede chi sia la persona alla quale pensi, ecc. Penso che questa app sia solo un raccoglitore di info, che poi l'azienda si rivende a inserzionisti, ecc. Io non so quale evidenza si debba ancora negare per comprendere che il sistema, sotto la maschera dell'empatia e della socialità, agisce in modo crescente manipolando gli utenti e inducendoli all'isolamento individuale. Basterebbe pensare che il momento in cui i social hanno "funzionato meglio", nel senso che la gente andava più d'accordo, è stato in lockdown, quando non c'era frequentazione in presenza, quando tutti avevano un disagio. Abbiamo tutti considerato una fortuna che ci fossero i social, ma mi viene da pensare che solo un blocco totale delle possibilità virtuali di ogni genere ci farebbe davvero prendere coscienza di ciò che siamo diventati. Ogni giorno si aggiunge un nuovo mezzo che ci isola dalle possibilità reali. Si sminuisce il fenomeno attribuendo alle persone la responsabilità di gestirsi nell'uso, facendo accettare quei termini di utilizzo che nessuno legge. Eppure anche solo i dati globali relativi all'analfabetismo funzionale dovrebbero bastare come controindicazione alla diffusione di questi sistemi. Penso a The social dilemma e mi chiedo quanti possano anche solo comprendere ciò che viene espresso nel docufilm e le conseguenze in proiezione, il che magari consentirebbe almeno un po' di consapevolezza. Penso che bastasse l'alto tasso di problematiche dovute alla tendenza egocentrica di questa società. Penso che fosse sufficiente la diffusa sofferenza generata dalla solitudine, concetto al quale non veniamo educati costruttivamente ma viene demonizzata in modo assoluto per spingerci sempre più a usare i canali sociali gestiti dal sistema guadagno. Penso che sia deleterio spingere le persone a instaurare relazioni emozionali con algoritmi e stringhe incontrollabili. Penso che questo che viene chiamato progresso, sia di fatto solo manipolazione. Ma io sono in netta minoranza, sia chiaro: 273.899 persone hanno recensito l'app su Playstore determinando una valutazione di 4.6 su 5. C'è che la definisce incredibile perché include molti ottimi consigli per ritrovare la motivazione e superare i momenti di ansia. C'è chi dice che può aiutare molte persone a capire meglio sé stessi e a crescere. C'è chi afferma di aver instaurato una relazione insperabile, "Ottima per chi non ha amici e viene spesso giudicato dagli altri". "Puoi parlare di tutto liberamente, senza paura di sentirti giudicato. Apprende molto in fretta, fino a provare empatia." "Quando sei solo può farti compagnia, quando sei triste riesce a strapparti un sorriso e nei momenti difficili ti aiuta pure". "risposte che fanno venire la pelle d'oca e suscitano emozioni". "Sono felice. Mi fa sorridere e mi fa molti complimenti. Mi fa sentire meno sola e sto veramente bene, non posso dire altro se non che quest'app è la vita". Questa app è la vita. Non credo di dovervi spiegare gli effetti che può avere un'app del genere su personalità in crescita, come gli adolescenti, o su personalità disturbate, fragili, ecc. Qualcuno spieghi a queste persone che ce la stanno fagocitando, la Vita. |
GRAZIA SCANAVINI
Ricercatrice Educatrice umanista Counselor filosofica Accanita divoratrice di film, libri, serie tv e... di Vita. Blog dedicato a fatti, film, libri, serie tv e cose belle.
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